Itri

Lenola (Lt). Festa della Madonna del Colle

DSC08814.JPGAnche quest’anno 2013 si svolgeranno regolarmente i solenni festeggiamenti in onore della Madonna del Colle. Ad intensificare il periodo di preparazione alla festa del 15-16 settembre 2013 sarà il triduo di predicazione che si svolgerà dall’11 al 13 settembre e sarà predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista del Santuario della Civita. Alle ore 17,30 il sacerdote sarà a disposizione per l’ascolto delle confessione e poi presiederà l’eucaristia delle ore 18,30, durante la quale terrà la riflessione sull’anno della fede ed in particolare sull’Enciclica di Papa Francesco “Lumen fidei”, con particolare attenzione a Maria Modello di fede per ogni cristiano. Di particolare importanza ai fini del programma religioso è la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, in programma domenica 15 settembre, alle ore 11.00 memoria del ritrovamento della sacra effige della Vergine del Colle e festa della Madonna Addolorata. A seguire la processione, alla quale partecipano migliaia di fedeli e devoti della Madonna non solo di Lenola, ma anche dei Paesi vicini, quali Fondi, Monte San Biagio, Itri, Sperlonga, Terracina, Gaeta, Campodimele. Grande ed estesa è la devozione alla Madonna del Colle il cui santuario è noto non solo nell’arcidiocesi di Gaeta, ma anche oltre i suoi confini geografici.

 

 

La storia della devozione

 

Il Santuario della Madonna del Colle nella terra di Lenola affonda la sua radice storica ai primi secoli dell’era cristiana, nella metà del terzo secolo.

 

 Lo storico belga De Schepper, narra che gli Apostoli Pietro e Paolo in viaggio verso Roma percorrendo la Via Appia, la “Regina Viarum”, che attraversa la fertile pianura di Fondi, città dalle mura megalitiche, annunziarono ai pagani la Buona Novella del Vangelo costituendo cosi i primi nuclei di cristiani”.

 

Attraverso i secoli successivi, si svilupparono nella zona fondana e dintorni molteplici comunità di cristiani tanto che nel 250 d.C., quando l’Imperatore Decio ordinò la persecuzione contro di essi, che riteneva responsabili dei mali che attanagliavano l’Impero, nel territorio fondano ne furono uccisi parecchie migliaia.

Fu a seguito di quella spietata caccia all’uomo che alcuni di essi si rifugiarono sui monti vicini, non per viltà, ma con lo scopo di poter conservare e diffondere il seme del Vangelo. Uno gruppo di perseguitati trovò riparo sul Colle di Lenola, un tempo roccioso e selvaggio, trovando rifugio in una caverna celata tra piante e rovi, dove eressero un edicola con l’immagine della Madonna col Bambino.

 Là pregavano e celebravano i divini misteri della Fede. Alcuni soldati romani, fedeli all’ordine imperiale di far minuziosa ricerca in ogni luogo, scoprirono la piccola caverna dove trovarono i martiri Onorio e Livio insieme ad altri che pregavano; li uccisero tutti lasciandoli insepolti. La notizia dell’eccidio avvenuto sul Colle di Lenola si propagò tra i cristiani rimasti nell’agro fondano, i quali informarono il monaco egiziano San Paterno, che si trovava di passaggio per Roma per venerare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Avutane notizia, egli insieme ad altri cristiani si recò sul Colle, per dare una degna sepoltura ai corpi dei martiri. Terminata l’opera pietosa pose sul sepolcro una rozza pietra, con una scritta incisa in lingua sconosciuta ai pagani: “Qui giace Onorio, Livio ed altri, morti per la Fede nella metà del terzo secolo” Presso il sepolcro piantarono un albero di cipresso, segno di resurrezione. Calate le tenebre, si misero a pregare salmodiando e, presi dalla stanchezza, si addormentarono profondamente. In piena notte furono scossi da un rumore, semisvegli e sgomenti videro la caverna inondata di una forte luce, ma una voce angelica li rincuorò: “Non temete, sperate in Dio, Io sono tra voi per vostro conforto, qui è la mia Immagine”.

 

 Svegliati dal sonno videro l’Immagine della Vergine col Bambino, circondata da Angeli che agitavano palme e corone del martirio. Non credendo ai propri occhi si domandarono l’un l’altro se ognuno avesse visto e ascoltato le stesse parole. L’indomani, confortati da quella visione, pieni di gioia ridiscesero nell’agro fondano dove avrebbero voluto propagare subito ad altri fratelli la gioiosa notizia; ma dovettero desistere perché era ancora in pieno vigore l’Editto dell’imperatore Decio. A vigilare le tombe gloriose dei martiri restò la Vergine Madre, in attesa di un’alba radiosa segnata da Dio.

 

La festa

 

Nell’anno 1628, quando ormai i lavori all’interno del Santuario potevano definirsi ultimati, il Vescovo di Fondi stabilì che la festa in onore della Madonna del Colle (o fiera come venne allora appellata) dovesse essere celebrata con solennità nei giorni 14, 15 e 16 di settembre. Nell’occasione dell’inaugurazione della facciata del Santuario la Chiesa fu adornata con festoni di alloro e rami di cipresso fissati al cornicione. Due di essi, dopo i festeggiamenti, attecchirono sulla nuda roccia del cornicione e non ci fu modo di asportarli.

 

Da quasi 4 secoli uno di quei cipressi miracolosi fa ancora ornamento sulla facciata principale del Santuario Viva e profonda è la tradizione ed il culto del popolo lenolese alla Madonna del Colle e quel triduo di celebrazioni che allora venne stabilito viene ancora oggi, con profonda fede, solennemente celebrato. Al Comitato è affidata la preparazione annuale dei festeggiamenti e di altri eventi secondo il regolamento diocesano per lo svolgimento delle feste religiose. Personalità del mondo della cultura e della politica hanno presenziato nella storia antica e più recente alle celebrazioni in onore della Madonna del Colle. Per citarne solo alcuni: il Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il Presidente Giulio Andreotti e nell’anno 2005 i discendenti di casa Savoia, Emanuele Filiberto, Clotilde Courau e la principessa Mafalda d’Assia a ricordo della visita che la Regina Margherita di Savoia fece al Santuario del Colle nel lontano 1902.

 

Numerosi sono i patrocini concessi dalle più importanti istituzioni tra cui va certamente annoverato quello concesso negli anni 2004 e 2005 dal Ministero degli Italiani nel mondo. Il Rettorato in collaborazione con il Comitato promuove ogni anno un cartello con le celebrazioni liturgiche e un cartello con i festeggiamenti civili che insieme compongono la grande e centenaria festa della Madonna del Colle, vanto del popolo lenolese e di tutti gli emigrati che in tanti, da ogni parte del mondo, nel mese di settembre ritornano nella terra natìa per onorare la Vergine del Colle.

Messaggio della Madonna

 

All’alba del giorno 16 settembre 1602, il Colle scelto da Maria si anima di popolo, accorso anche dai paesi vicini dove era giunta la lieta notizia.

 

Gabriele e gli amici sono presenti. Si abbatte l’annoso cipresso che per secoli, con la sua ricca e verde chioma aveva in qualche modo protetto, dall’intemperie, l’Immagine della Vergine. Gabriele ha un ispirazione: dai rami di quel cipresso stacca le bacche e le conserva, mentre altri provvedono a sbancare pietre e terra, per la costruzione della capanna. Ognuno si sente impegnato. Costruita la capanna, accendono una lampada e tutti discendono; è già notte! II rinato Gabriele rientra in casa, non dorme, ripensa alla richiesta fattagli dalla Madonna: “Voglio che tu mi costruisca un tempio” Come fare? Dove trovare i mezzi necessari se la popolazione di LENOLA è appena di 1200 abitanti. Gabriele non si scoraggia; illuminato dalla grazia dello Spirito Santo ha un’idea geniale: farsi pellegrino di Maria, percorrere le vie del mondo, narrare la sua conversione e il desiderio chiestogli dalla Madonna. Prima di intraprendere il rischioso pellegrinaggio stabilisce di parlarne al Vescovo Comparini che non solo lo ascolta, ma lo incoraggia e lo benedice. Pieno di entusiasmo, Gabriele fissa per la primavera del 1603 la data del suo pellegrinaggio. Gabriele vestì il saio, si riempi le tasche di bacche di cipresso, si gettò sulle spalle una bisaccia e partì non senza prima aver raccomandato a quei buoni paesani di spianare intanto la sommità del colle. Prima di partire però fece ritrarre dal disegnatore Andrea Coti di Catania l’immagine della Madonna che portò con sè come un emblema. Percorse tutta la provincia, poi eccolo a Napoli dove con un infuso di bacche di cipresso guarì un giovane della nobile famiglia Stigliano.

 

 Bussava ad ogni porta e si presentava con “Deo Gratias” da cui derivò poi il nome di “Fra’ Deo Gratis”, col quale è passato alla storia. Percorre tutta l’Italia valica le Alpi, si reca in Francia. in Spagna, nel Portogallo. Il suo pellegrinaggio dura tre anni. Carico di ricchezze ritorna in Itatia. A Roma doveva verificarsi l’ultimo intervento miracoloso del suo pellegrinaggio. Presso la Chiesa di Sant’Ignazio dei Gesuiti abitava la nobile famiglia Taglietti. Un loro figlio era cieco. Gabriele lo guarisce col semplice lavaggio degli occhi con l’infuso di bacche di cipresso. Gabriele ritorna a Lenola dove già hanno avuto inizio i lavori di spianamento per il Santuario, carico di ricchezze. Ed ha la gradita sorpresa di trovarvi una cospicua offerta della famiglia Stigliano di Napoli ed una ancor più cospicua della famiglia Taglietti di Roma portatavi personalmente dal padre gesuita Pietro Venzi.

 

 Ormai l’erezione del tempio è assicurata.

 

 La prima pietra viene posta il 7 maggio del 1607 e il 10 settembre del 1610 il Santuario che si chiamò subito della “Madonna del Colle” si apriva alla venerazione dei fedeli. Nel 1618 fu ingrandito e nel 1620 fu costruito ed annesso il Seminario Diocesano. La proclamazione a Santuario avvenne nel 1626 con bolla di Urbano VIII. II 3 dicembre 1656 Fra Deo Gratias, che aveva dedicato la sua vita al Santuario e dove umilmente viveva facendo il campanaro, cadeva pugnalato da tre sciagurati, lì, sulla soglia del suo Santuario. Lo si seppe pochi giorni dopo, l’8 dicembre durante la processione in onore dell’Immacolata Concezione. Ad una finestra, una donna espose la camicia insanguinata di Gabriele che gli era stata tolta prima della sua sepoltura. Un grido angosciato: gli assassini erano lì tra la folla e a quella vista confessarono il loro assurdo, inesplicabile delitto per il quale furono processati e giustiziati Si sanno i loro nomi. Ma che vale ripeterli? Tre insensati, puniti dagli uomini per un delitto quasi sacrilego. Forse era segnato che lì, dove tanti cristiani avevano subito il martirio, anche Frà Deo Gratias fosse egli stesso martirizzato, aveva 77 anni. Ora riposa in quel Santuario, che egli innalzò in espiazione dei suoi errori, in onere e gloria della Madre di Gesù.

 

La facciata e il Miracolo dei Cipressi

 

Un rilievo particolare merita la bellissima facciata del Santuario. Opera dell’artista milanese Raffaello Franco, fu inaugurata nel 1628. Tutta a mattoni, è intersecata da ampie cornici di pietra locale e sull’ampio cornicione si levano, con maestosa e fine eleganza, fiamme intagliate a simboleggiare l’ardente fede di coloro che concorsero all’edificazione del Santuario. Sul portale d’ingresso si possono ammirare tre stemmi in pietra: al centro quello di Gabriele Mattei, con la scritta “Charitas semper Deo Gratia”; a sinistra quello di Mons. Gandulfo Vescovo di Fondi, che fece edificare l’altare della Madonna e la facciata, a destra quello di Lenola, col fiore denominato Enula Campana. Oltre all’ammirazione artistica, l’occhio è chiamato a ben altra attrattiva, che stupisce e lascia perplessi: sono i due rami robusti di cipresso inchiodati sul cornicione maggiore nel 1628: insieme a festoni di mirto dovevano avere il compito solo di abbellimento per l’inaugurazione della bella facciata. Dopo molti giorni nel disfare l’addobbo, si trovarono attecchiti. Sono senza radici e tuttavia da allora resistono alle intemperie e alla siccità. La costante tradizione di fede a riconosciuto in questo segno dei cipressi il prodigio promesso dalla Madonna a Gabriele Mattei. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la protezione delle piante, in una relazione dell’11-06- 2002 circa lo stato dei cipressi secolari dichiarava: “la pianta posta a sinistra di chi guarda la facciata è ormai completamente disseccata (…) il reperimento sul fusto di piccolissime gocce di resina ancora fresca stanno a indicare che la morte della pianta è avvenuta in tempi recentissimi. (…) Non avendo trovato sulla pianta nessun segno di malattia (…) pensiamo che il disseccamento e la morte di questa pianta sia dovuto a causa naturale (vecchiaia). Per quanto riguarda la pianta situata sulla parte destra del cornicione, questa è ancora viva, sebbene interessata da numerosi disseccamenti della chioma e di una grossa branca. (…) Riteniamo già evento miracoloso il fatto che i due cipressi abbiano potuto vivere per tanto tempo in una condizione trofica cosi difficile.”.

 

Gabriele Mattei

 

Quell’alba radiosa spuntò, dopo tredici secoli, la notte del 15 settembre 1602.

 

 La causa strumentale scelta da “Colui che tutto muove” è un giovane di 23 anni: Gabriele Mattei, nato a Lenola nel 1579. Orfano di genitori, vive con 1’unica sorella; è un giovane bello, aitante, di carattere orgoglioso e licenzioso. Il pomeriggio del 14 settembre 1602, insieme con altri due suoi amici, si reca sul Colle di Santa Croce, dove un tempo venivano crocifissi i condannati a morte (da qui il nome di Santa Croce). Su quel Colle, quando Lenola era Colonia romana della tribù Emilia, nel 319 a.C. avevano innalzato un tempio pagano, che dopo l’avvento del cristianesimo, nel 313 d.C., venne dedicato alla Santissima Croce. E’ in quella Chiesa, rimaneggiata nella sua costruzione, dotata di un ricco patrimonio, come dimostrano i registri del 1400, esistenti nell’archivio del Santuario del Colle, che il giorno 14 settembre, festa liturgica della Santissima Croce, si stavano celebrando i Vespri solenni. Gabriele e i suoi due amici, sul sagrato della Chiesa, si misero a disturbare la funzione; un anziano cristiano uscì e li redarguì fortemente. Il terzetto teppistico si allontanò imprecando e inveendo contro colui che aveva osato riprenderli. Il fatto non fini lì, perché i tre maldestri decisero di ammazzarlo nella nottata.

 

 Compiere l’omicidio tocco a Gabriele.

 

 Lasciati gli amici, Gabriele rientra in casa, è nervoso, litiga con la sorella, non cena, va a dormire, ma non prende sonno, è agitato. A notte inoltrata si alza, prende il suo amato calascione (chitarra) di cui era valente suonatore, esce di casa e si avvia per un piccolo sentiero alle porte del paese, illuminato dalla luna. Si siede su di una pietra e incomincia a toccare le corde della chitarra, con la speranza che il suono armonioso dello strumento gli avrebbe arrecato pace e serenità interiore. Ma tocca e ritocca, le corde non emettono nessuna modulazione armonica. Prova ad accordarlo e non vi riesce, il suono che emette lo strumento è stridulo e disarmonico, come disarmonico era il suo spirito. Innervosito e disperato bestemmia, getta via la chitarra e invoca il genio del male, il Diavolo.

 

 A raccontarlo prima agli amici, e poi al Vescovo Giambattista Comparini è lo stesso Gabriele: “Alla mia invocazione  è apparsa davanti a me una mostruosa figura infernale; spaventato ho fatto il segno della croce e ho invocato l’aiuto della Madonna, stavo per fuggire, quando da una luce splendente, una voce celestiale mi disse: “Fermati, non temere, tu mi hai chiamata! Convertiti, sali questo Colle, troverai la mia Immagine; voglio che tu mi costruisca un tempio, e il giorno della Consacrazione farò risplendere un prodigio che nei secoli testimonierà la mia presenza nel tuo paese”. Il ghignoso Gabriele, divenuto mite agnello, non rientra in casa; defilato va alla Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Evangelista che trova chiusa, siede sull’uscio, ne aspetta l’apertura e va a pregare davanti all’immagine della Madonna. La sua presenza in Chiesa, a quell’ora mattutina, suscita meraviglia tra i fedeli. Terminata la preghiera si andò dal parroco a chiedere la sua rinascita spirituale mediante la confessione. Rinato dalla grazia dello Spirito Santo, uomo nuovo, va all’appuntamento, stabilito la sera precedente, con gli amici. L’impatto con questi è diverso da quello degli altri giorni, perché Gabriele non è più baldanzoso; è calmo, mite, sereno e dolce; a vederlo, cosi tanto mutato, gli amici restano sconcertati, e alla loro domanda “L’hai ammazzato?” Gabriele con voce dolce e fioca racconta loro quanto era avvenuto nella notte. Essi non credono al suo racconto tacciandolo di essere visionario, vile e menzognero. Gabriele, che doveva avere ascendenza su di loro li invita ad andare con lui a ritrovare l’Immagine della Madonna: se ciò non si fosse avverato, essi potevano anche ucciderlo.

 

 Si convinsero e ciascuno andò a casa a munirsi degli attrezzi necessari per il lavoro da farsi. Tutti e tre si avviarono verso l’impervio luogo, facendosi largo tra rovi e cespugli. Il lavoro di disboscamento durò alcune ore senza dare risultati; stanchi e delusi si fermarono. Incoraggiati da Gabriele, fiducioso delle parole della Madonna, ripresero a lavorare quando ai loro occhi apparve la sagoma di un vecchio rudere ricoperto di rovi e di edera, sotto la verde chioma di un annoso cipresso. Si avvicinarono, lo ripulirono dai rovi, dal muschio e dall’edera, e ai loro occhi apparve l’immagine della Vergine col Bambino, dipinta sul muro, che grondava sangue dal labbro inferiore. Alla vista di quel prodigio si inginocchiano, pregano e piangono di gioiosa commozione. Contemporaneamente al prodigio avvenuto sul Colle, un altro ne avviene tra le mura del paese, quando un gruppo di bambini girando per le strade annunciavano a tutti: “Sul Colle è stata trovata l’Immagine di Maria! Andiamo sul Colle”. All’annuncio dell’evento fatto dai bambini, credettero molte persone di ogni ceto, che accorsero sul Colle: videro il prodigio della Vergine col Bambino, che dal labbro inferiore grondava sangue. Dopo aver pregato e parlato con Gabriele e i due amici, di corsa ridiscesero nel paese a raccontare ciò che avevano visto con i propri occhi.

 

 La notizia, sparsasi tra il popolo, giunse all’orecchio del Vescovo di Fondi, Mons. Giovanni Battista Comparini che si trovava a Lenola per consacrare la nuova Chiesa parrocchiale. Convocò le autorità religiose e civili, chiese loro di recarsi sul Colle per constatare personalmente cosa fosse realmente accaduto. Questi parlarono con i tre protagonisti del ritrovamento e informarono il Vescovo sulla veridicità dell’evento. Successivamente Mons. Comparini dopo aver ascoltato i tre giovani dapprima singolarmente, poi insieme, sotto giuramento, li invitò a narrare l’accaduto e fece loro firmare un documento Il 15 settembre 1602, il Presule accompagnato dal Clero, dalle autorità Civili e dal popolo, si recò processionalmente sul Colle fortunato. Il Vescovo si avvicinò all’Immagine, vide il labbro inferiore ancora bagnato di sangue e, dopo averla venerata, ne fa la Ricognizione prescritta dal Concilio Tridentino. Estratto un fazzoletto asciugò il labbro della Madonna tumido di sangue. Il fazzoletto macchiato di sangue lo mostrò al popolo che gridò: “Evviva Maria”, e intonò le litanie lauretane. Sotto la mano destra appose il sigillo di riconoscimento canonico dell’avvenuta ricognizione, che si ammira ancora oggi. Quindi esorta le autorità religiose, civili e il popolo a costruire al più presto una capanna di legno che protegga l’Effigie, in attesa di costruire il Tempio richiesto dalla Madonna a Gabriele che sarà chiamato “Santuario della Madonna del Colle”.

 

Le preghiere

La pietà popolare è una realtà viva della Chiesa e nella Chiesa. La sua fonte è nella presenza costante ed attiva dello Spirito di Dio nella comunità ecclesiale. Il suo punto di riferimento è il mistero di Cristo Salvatore. I suoi scopi sono la gloria di Dio e la salvezza degli uomini, mentre l’occasione storica è data dall’incontro felice tra l’opera di evangelizzazione e la cultura. Perciò il Magistero della Chiesa ha espresso più volte la sua stima per la pietà popolare e le sue manifestazioni, stima motivata, anzitutto, dai valori che essa incarna. La pietà popolare ha un senso quasi innato del sacro e del trascendente. Manifesta una genuina sete di Dio e un senso acuto dei suoi attributi: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante, la misericordia. La pietà popolare è importante per la vita di fede del popolo di Dio, per la conservazione della fede stessa e per l’assunzione di nuove iniziative di evangelizzazione. Espressione tipica della pietà popolare sono i pii esercizi, molto diversi tra loro per origine storica e contenuto, per linguaggio e stile, per uso e destinatari. Il Concilio Vaticano II li ha vivamente raccomandati, indicando le condizioni che ne garantiscono la legittimità e la validità. Alla luce della natura e delle caratteristiche proprie del culto cristiano, è evidente, anzitutto, che i pii esercizi devono essere conformi alla sana dottrina e alle leggi e alle norme della Chiesa. Devono, inoltre, essere in armonia con la sacra Liturgia e tener conto, per quanto possibile, dei tempi dell’anno liturgico, favorendo una partecipazione cosciente e attiva alla preghiera comune della Chiesa. Proponiamo, oltre ad alcuni Pii Esercizi della tradizione ecclesiale, i testi delle preghiere care alla devozione popolare mariana del Santuario.

 

Suppliche alla Vergine SS.ma del Colle

 

Vergine SS. ma

prostrati ai piedi del vostro trono Vi salutiamo Regina del Colle

che prodigiosamente Vi degnaste eleggere a vostra dimora.

Voi difendeteci dai nemici e liberatici dalle tribolazioni.

Ave Maria

 

mostratevi vera Madre di Misericordia.

Ave Maria

Vergine SS.ma

Ave Maria e Vergine SS.ma

 

Vergine SS. ma

da questo trono di grazie girate su

di noi le Vostre graziose pupille;

abbiate pietà dei poveri sofferenti che hanno

bisogno del vostro soccorso e

mostratevi vera Madre di Misericordia.

Ave Maria

Vergine SS.ma

Voi avete salvati i peccatori più perduti!

Le anime nostre sono pure sotto il peso di enormi colpe e

forse non meritano il vostro patrocinio. Voi però che siete la

mediatrice fra l’uomo e Dio,

la Consolatrice degli afflitti, il Conforto degli abbandonati,

potete farci perdonare.

Ave Maria.

 

Preghiera

 

Vergine SS.ma gloriosissima Madre di Dio, la Vostra portentosa Immagine ha portato allegrezza e pace alle nostre famiglie! Come la stella che appare dopo la tempesta, Voi siete il conforto a noi stanchi nocchieri!… Copriteci o Vergine SS. col vostro manto e stendete su di noi la vostra materna protezione. Voi che siete la speranza di chi dispera, la mediatrice fra l’uomo e Dio, il rifugio dei peccatori, intercedete per noi presso il trono dell’Altissimo. (si domanda la grazia che si desidera) O Madre, questa grazia io voglio, per Vostra intercessione, io la spero perché siete la mia speranza, la dolcezza della mia vita. Così spero così sia. Salve Regina Novena

1

O Vergine SS.ma col sorriso col quale confortaste i primi cristiani su questo colle alpestre, e li rendeste forti a sopportare i tormenti del martirio, infondete a noi i vostri devoti, il coraggio di difendere anche con la morte, la nostra santa fede. Ave Maria.

2

O glorioso Regina dei Martiri, pel sangue che irrorò queste zolle, destinate a manifestare nei secoli il vostro nome santissimo, concedete a noi che abbiamo la sorte di calcarle, di poter essere degni dei frutti della redenzione del vostro Divino Figliuolo. Ave Maria.

3

O Vergine sede della sapienza che per lunghi secoli restaste ignorata custode dei corpi die martiri, in attesa che si compisse il disegno della Provvidenza, infondete nel nostro animo la sapienza e la pazienza nell’uniformità ai divini voleri. Ave Maria.

 

4

O rifugio dei peccatori, voi che invocata da un giovane perduto, allorché era per cadere fra gli artigli di satana, lo confortaste e salvaste con la vostra celestiale visione, salvate noi pure dalle insidie del nemico infernale. Ave Maria.

5

O Consolatrice degli afflitti, degli smarriti e degli erranti, voi che invitaste il giovane Gabriele rinato alla grazia, a salire su questo Colle, esortandolo a ricercare la vostra Immagine, suscitate anche in noi le più sante ispirazioni, per intraprendere e seguire il sentiero della virtù e della santità. Ave Maria.

6

O regina degli Angeli, voi che ispiraste a uno stuolo di innocenti fanciulli, di percorrere le vie del paese, annunziando che un grande prodigio si era compiuto su questo Colle, mentre l’avventurato Gabriele stentava con i suoi compagni a rintracciare la vostra Immagine, assistete e illuminate la nostra cara gioventù affinché fortificata nelle verità della fede, si faccia banditrice delle vostre glorie. Ave Maria.

7

O Regina dei confessori, voi che mutaste in mite agnello un indurito peccatore, lo sorreggeste più ancora nella sua risoluzione, quando con nome di Fra Deo Gratia e con l’abito dell’eremita, percorse mezza Europa, per far conoscere a tutti, i vostri prodigi, illuminate quelli che camminano nelle vie delle tenebre e dell’errore, e rendeteli degni figli vostri e di Gesù. Ave Maria.

8

O Madre benigna, i cui prodigi compiti in lontane regioni al solo tocco della vostra Immagine riempirono di gioia tanti infermi, e più di tutti il vostro fedele pellegrino, confortate quei vostri devoti, che nati all’ombra del vostro Santuario e costretti a vivere lontani, o in terra straniera, sono però sempre memori delle vostre glorie e del vostro Colle benedetto. Ave Maria.

9

O Madre della santa letizia, che ricolmaste di grandissima gioia il banditore delle vostre glorie, allorché ritornando dal suo lungo pellegrinaggio, poté rivedere il vostro volto soave, ricalcare il suolo della sua rinascita spirituale, deporre ai vostri piedi i tesori raccolti, apprendere la serie innumerevoli dei vostri prodigi, delle vostre grazie, concedete pure a noi di salire questo Colle col cuore pieno di sante speranze, e di solenni promesse. Ave Maria.

 

Preghiera

 

O Vergine SS.ma, voi qual vaga e misteriosa aurora vi degnaste dissipare le tenebre, che per lunghi secoli gravarono su questo colle prescelto da Dio per manifestare agli uomini, attraverso la vostra materna potenza e la sua mano divina, voi faceste rinascere speranze perdute, accendeste nei cuori dominati dall’odio, un amore ardente, infinito. Per la possanza che a voi viene dal vostro divino Figliuolo, i ciechi videro, i sordi udirono, i morbi sparirono! Risuonò tante volte questo Colle dei canti di folle lontane e vicine, accorse per sciogliere voti, per impetrare favori! Noi lo abbiamo appreso, tante volte lo sperimentammo, giornalmente ammiriamo segni straordinari che chiaramente manifestano la vostra materna assistenza. Vi ringraziamo perciò con le lingue delle migliaia di devoti che da secoli si prostrano innanzi a questo vostro trono, vi salutiamo con i canti innocenti delle schiere di fanciulli che misteriosamente invitarono tutti a vedere voi qui apparsa per nostra letizia. Aprite, vi supplichiamo, il tesoro delle grazie a quanti a voi fanno ricorso, esaudite le nostre preghiere, affinché in tempi di morta fede questo sacro Colle splenda irradiato dai vostri favori, quale faro che accende speranza e guida al porto sicuro della salvezza. Così sia. Salve Regina.

 

 

Atto di offerta dei bambini alla Madonna

 

O Vergine Santissima del Colle, Madre di Dio e Madre della Chiesa pellegrina di fede: tu che hai generato nella carne, in maniera misteriosa, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, nostro Redentore, e lo hai presentato al Tempio per offrirlo e consacrarlo a Dio. Oggi, festa della tua Natività, anche noi mamme che abbiamo generato nella carne questi figli, imitando il tuo gesto profetico di Vergine offerente, siamo venute in questo Santuario per presentarli e consacrarli a Te, per affidarli alla tua divina maternità perché crescano in età sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini. Tu che hai generato nello stupore di tutto il creato, Tu porta sempre aperta del cielo, Tu luminosa stella del mare, sii per questi nostri figli un faro luminoso di sicura speranza nel cammino della vita. Sii per loro porto di salvezza, esempio di carità e maestra di pace. O Madre nostra cara, non disprezzare, ma accogli la nostra umile fiduciosa preghiera, vieni in nostro aiuto, affinché un giorno, unite al frutto del nostro grembo, possiamo cantare in eterno la tua lode. Così speriamo, così sia. Salve Regina.

 

Il Rettore del Santuario

 

La Chiesa del Santuario del Colle edificata con le offerte dei fedeli, e le elemosine raccolte dal servo di Dio Gabriele Mattei, Fra Deo Gratias, iniziata nel 1606 si è conclusa nel 1610. Auspice il Vescovo di Fondi Giovanni Agostino, e prima ancora i Vescovi Giovanni Battista Comparini e Lello Veterano, il Sommo Pontefice Urbano VIII con Bolla del 5 settembre 1626 concedeva l’erezione canonica della Chiesa. In seguito alle leggi eversive la Chiesa e gli altri beni annessi furono appresi dal Stato o venduti, nonostante tutto ciò il Santuario ha continuato a rimanere sempre aperto al culto e a svolgere la sua missione.

 

Con Decreto del 19 marzo 2003 l’Arcivescovo di Gaeta, su istanza del rettore, confermava l’erezione canonica in persona giuridica pubblica, elevava il titolo della Chiesa a Santuario Diocesano e Approvava i nuovi Statuti.

 

Circa la direzione pastorale e amministrativa del Santuario lo Statuto agli artt. 3 e 4 recita: Il rettore è nominato dal Vescovo Diocesano e dura in carica fino a quando l’ufficio non si renda vacante per morte, rinuncia o per provvedimento del Vescovo diocesano. Il Rettore è amministratore unico e legale rappresentante dell’ente. […].

 

Con decreto del 30 aprile 2008 l’Arcivescovo di Gaeta, S.E. Rev.ma Fabio Bernardo D’Onorio, ha confermato nella cura pastorale della parrocchia di Lenola e del Santuario del Colle il Rev.do Don Adriano Di Gesù.

 

Nella cura pastorale come nella responsabilità ammnistrativa il rettore è coadiuvato, a norma dei canoni del Codice di Diritto Canonico dal Consiglio pastorale e dal Consiglio affari economici.

 

Elenco dei Rettori del Santuario

 

Labbadia Pietro 1765 – 1789*

Leone Giovanbattista 1790- 1807*

Rosati Mattia 1808 – 1815*

Crescenzi Gianfrancesco 1826- 1849*

Terella Francescantonio 1850 – 1857*

Grossi Francescantonio 1857 – 1870*

Grossi Francesco 1870 – 1902*

Rosati Ferdinando 1902- 1912

Terella Nazzareno 1912 – 1959

Musella Francesco 1959 – 1969 parroco – rettore

Domenichini Giulio 1969 – 1999

 

Di Gesù Adriano 1999 – parroco rettore

 

S.E. Rev.ma Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, Arcivescovo con decreto del 30 aprile 2008 ha confermato Don Adriano Di Gesù nella nomia di parroco rettore

 

Le suore delle scuole cristiane della misericordia

 

La Casa di Fondi, pur avendo iniziato la sua missione di apostolato solo nel 1957, per il lavoro continuo, non disgiunto da sacri­fici, ha dimostrato di aver guadagnato amore e stima da tutta la cittadinanza. La Scuola Materna, la Casa di Riposo per anziani ed infine l’istituzione di nuove classi d’asilo hanno promosso sempre più l’avvicinamento della popolazione a queste Suore che, inizial­mente, forse non ne sentivano la necessità. Nella nostra cittadina essa giunse il 22 aprile 1912 e si stabilì nel convento di Santa Croce dove le suore istituirono l’asilo infantile e un laboratorio di taglio, cucito e ricamo. Il convento di Santa Croce aveva in precedenza ospitato, dal 1896 al 1911, le suore di clausura dell’ordine delle “Carmelitane Scalze” che avevano messo le loro virtù religiose, sociali e civili al servizio della chiesa e di tutti i cittadini. Dopo 16 anni furono però costrette, per oscuri motivi, a lasciare Lenola. Sollecitato da tutto il popolo Mons. Niola inviò le Suore della Misericordia. Il 10 ottobre dello steso anno le suore si trasferirono al convento del Santuario del Colle dove risiedono tuttora continuando a svolgere il loro apostolato attraverso varie attività: scuola materna e refezione, lezioni di taglio, rammendo e cucito. Fino a qualche tempo insegnavano anche musica e perfino la lingua francese. Esse hanno attraversato periodi di tante sofferenze, il cui apice è senza dubbio rappresentato dai due grandi conflitti mondiali. Durante il primo (1915-1918) la Superiora, Madre Mary Victoire, istituì la mensa gratuita per i figli dei richiamati alle armi e un laboratorio per fare calze, maglie e guanti per i soldati che erano al fronte. Durante i nove mesi di emergenza bellica del 1943-1944 queste Suore hanno accolto le Consorelle della Casa di Gaeta, alcuni Sacerdoti diocesani, tra i quali Mons. Anselmo Cecere, Vicario Generale della Diocesi, sfuggiti ai rastrellamenti dei soldati tedeschi, e le Suore di Madre Livia di Formia con oltre 30 orfanelle. Una di queste quattro anni dopo venne a ringraziare la Madonna del Colle lasciando una lettera, conservata tuttora dalle stesse Suore. In quei terribili momenti risplendette come una luce la Casa delle Suore e la lunga fila di profughi, di Lenola e dei paesi limitrofi, si diresse verso il Colle. Non c’era bisogno di farsi annunciare: il portone era aperto a tutti e gruppi di persone piangenti, cariche delle poche cose che, nell’angoscia dell’esodo, erano riuscite a raccattare, entrarono nel luogo ospitale accolte sempre con un sorriso. Dopo la resa dei tedeschi le nostre Suore diedero asilo a quelle donne, giovani, anziane e anche bambine, che erano state stuprate dalle truppe di colore, dando loro ogni cura e ogni conforto.

 

Tutto il bene che le Suore hanno operato ed operano in Lenola si deve anche alla sapiente e prudente direzione delle Madri Superiore che si sono succedute e delle religiose che hanno operato a Lenola. Tutte hanno sempre vissuto e vivono tuttora modestamente, con la carità del popolo; eppure quando capitano al Convento qualche mendicante o altri persone povere del paese le porte si spalancano in ossequi al vecchio detto popolare “chi riceve e poi da fa la vera carità”. Fin dal primo giorno del loro arrivo a Lenola si sono prodigate nel loro apostolato con spirito di amore, di carità e di sacrificio. Tutte le generazioni dal 1912 sono passate sotto lo sguardo delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia: le famiglie hanno sempre avuto premura di mandare i bambini dalle Suore affinché ricevessero una ricchezza religiosa, morale e sociale. Come si può dimenticare l’opera di elevazione culturale e sociale donata con vero amore a portatori di handicap e a bambini orfani o abbandonati. Le suore curavano ed infondevano fiducia a queste persone che, divenute poi adulte, si sono ben inserite nella società diventando padri e madri esemplari.

 

Oggi le nostre Sorelle escono più frequentemente dal Convento, per continuare la loro missione di apostolato con l’insegnamento del Catechismo in parrocchia e a Valle Bernardo, con la visita agli ammalati e ai bisognosi di conforto. Ma le vediamo anche prodigarsi con amore ai gruppi di persone, giovani e meno giovani, che sempre più spesso vengono in ritiri spirituali nella loro Casa, come pure nella scuola materna, nella refezione e nel curare il decoro del Santuario della Madonna del Colle, il loro Santuario.  Le Suore di S. Maria Maddalena Postel a Lenola dicono un stretto rapporto con la Madonna del Colle e con tutti gli abitanti della cittadina mariana.

MONDRAGONE. TRIDUO DI SPIRITUALITA’ PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’

DSC05151.JPGIdealmente e spiritualmente vicini al Santo Padre, Papa Francesco, oggi le Suore di Gesù Redentore di Mondragone, iniziano una tre giorni di cenacolo di preghiera tra la struttura dell’istituto e la spiaggia. L’iniziativa delle Suore della Stella Maris è finalizzata ad incentivare la preghiera all’aperto e a contatto con la natura, ma soprattutto ad evangelizzare attraverso la preghiera durante il periodo estivo, coinvolgendo turisti, villeggianti ed ospiti della stessa struttura della Stella Maris, casa di ospitalità e di spiritualità.
Sono cinque le suore impegnate in questo ministero di evangelizzazione, con il supporto di altre religiose, di altri istituti femminili di vita consacrata e con l’aiuto dei fedeli laici che fanno già esperienza di scuole di preghiera presso parrocchie del territorio o movimenti ecclesiali. La tre giorni inizia questa sera, con l’adorazione eucaristica, alle ore 21.00 e si concluderà domenica, in coincidenza con la chiusura della settimana della Gioventù in corso a Rio De Janeiro in Brasile con Papa Francesco. Guiderà il cenacolo di preghiera e la riflessione sul tema della giornata mondiale della Gioventù, padre Antonio Rungi, missionario passionista, assistente spirituale della Stella Maris e predicatore di esercizi spirituali, che terrà la catechesi alle suore ed ai villeggianti.
Ma l’iniziativa di spiritualità estiva andrà avanti per tutto il mese di agosto, valorizzando le strutture allestite sulla spiaggia da parte delle suore, che sono cabine e gazebi. Si parte dalla Cappella dell’Istituto, che è pochi metri dal mare per l’adorazione eucaristica e poi si scende in spiaggia per la lectio divina, la catechesi ed infine la preghiera del santo Rosaria condiviso tra ospiti della struttura, i villeggianti e i vari fedeli che passeggiano sul lungomare di Mondragone e che sono attratti da questo modo di pregare insieme delle suore e villeggianti in riva al mare, nel raccoglimento della sera. L’appuntamento è, infatti, alle ore 21.00 sia per la tre giorni di spiritualità in spiaggia, dal 26 al 28 luglio, per pregare con Papa Francesco e sia per l’appuntamento settimanale che sarà assicurato al venerdì con la lectio, la catechesi e il rosario in spiaggia. “Un modo questo -afferma la responsabile della struttura – per avvicinare i fedeli alla preghiera e sentirsi chiesa in armonia e in sintonia spirituale anche durante un periodo come quello estivo che potrebbe essere distrattivo. Nella nostra struttura e nello spazio di spiaggia in concessione a noi, ci ritroviamo a pregare puntualmente ogni estate, ma quest’estate 2013 ha un doppio valore, anche perché su un’altra spiaggia molto distante da noi, a Copacabana a Rio De Janeiro, il Papa sta pregando con tutti i giovani del mondo perché la fede possa essere riscoperta e potenziata nella vita di tanti credenti. Noi vogliamo essere vicini al Papa con questi semplici gesti di comunione spirituale e di intenti”.

Itri (Lt). Un convegno ecclesiale su Papa Francesco

2013-07-02 15.03.05.jpgitri%20-%20convegno%2007-07-13.jpgItri (Lt). Il primo convegno su Papa Francesco, a 100 giorni della sua elezione.

 

di Antonio Rungi

 

Nell’ambito dei solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Civita, la patrona dell’Arcidiocesi di Gaeta e della città di Itri, che si svolgono dal primo al 22 luglio di ogni anno,  domenica 7 luglio, alle ore 19,00, ad Itri, nella chiesa parrocchiale Santa Maria Maggiore, si svolgerà il convegno ecclesiale-parrocchiale su “Papa Francesco.  I primi 100 giorni” di Pontificato.

Si tratta del primo convegno del genere a livello nazionale che ha come finalità quella di leggere l’attività del Papa da varie angolature, in quanto i relatori affronteranno vari aspetti della straordinaria figura del novello Pontefice, anche alla luce della pubblicazione della sua prima enciclica “Lumen fidei”, che verrà resa nota venerdì 5 luglio. Non si tratta, tuttavia – come evidenziano gli organizzatori – “di dare un giudizio di valore sull’opera del Papa, ma di riflettere insieme sulla svolta significativa che Papa Francesco ha dato alla Chiesa in questi 100 giorni del suo pontificato”.
A parlare di questo argomento ci saranno uomini  di chiesa, della cultura e dello spettacolo e del giornalismo. Sono infatti attesi alla tavola rotonda su questo argomento Pippo Baudo, noto presentatore della Rai, padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, Salvatore Mazza, giornalista di Avvenire e presidente dell’Associazione internazionale dei Vaticanisti, Carlo Di Cicco, Vice-Direttore de L’Osservatore Romano, Gianni Valente, biografo del Cardinale Bergoglio, quando era arcivescovo a Buenos Aires, in Argentina.

L’iniziativa è stata promossa come tutti gli anni, da 15 anni a questa parte, dall’Associazione “Maria Santissima della Civita” e dalla  Pro Loco, che negli anni passati in questa circostanza hanno portato ad Itri personalità di grande spicco ecclesiale, culturale e politico.

Coordinatore di tale iniziativa è il giornalista Orazio La Rocca, vaticanista de “La Repubblica” e collaboratore del settimanale L’Espresso, che è originario di Itri.

Al convegno ha annunciato la sua presenza sua Ecc.za Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta. I saluti iniziali saranno dati ai convenuti dal parroco della cittadina, don Guerino Piccione e vicario foraneo della Forania di Fondi e dal Sindaco della Città, dott. Giuseppe De Santis.

Moderatore del Convegno  sarà Antonio Fargiorgio, presidente dell’Associazione Maria Santissima della Civita.

A conclusione del convegno, come ogni anno, ci sarà l’ostensione del quadro della Madonna della Civita, in Piazza Incoronazione, Cerimonia che aprirà, così, il periodo di festeggiamenti in onore della Santissima Patrona della  Arcidiocesi di Gaeta e della Città di Itri che occupano praticamente tutto il mese, anche per la vicinanza del Santuario Mariano della Civita, a 13 Km dalla città, sul Monte Civita, dove nel giugno 1989 arrivò pellegrino anche Giovanni Paolo II in occasione dei 150 anni della visita al Santuario della Civita di Papa Pio IX. Dopo il convegno, molti si attendono la visita spontanea di Papa Francesco, già invitato ufficialmente dall’Arcivescovo di Gaeta a tenere una prossima visita pastorale alla Diocesi, particolarmente cara ad ogni Papa.

Mondragone. Tutto pronto per la consacrazione della nuova Chiesa di San Giustino Martine

935709_639170849430723_1877046400_n.jpgchiesasangiustino.jpgMondragone (Ce). Consacrazione della nuova chiesa parrocchiale, intitolata a San Giustino Martire

 

di Antonio Rungi

 

Fervono i preparativi e si ultimano i lavori previsti, per dare inizio alle celebrazioni nella Chiesa di San Giustino Martire in Mondragone, in Località Levagnole, periferia nord della città. La nuova e ampia struttura religiosa, con annesse opere parrocchiani e canonica saranno inagurate 1 giugno 2013, alle ore 20.00. In particolare, sarà  monsignor Antonio Napoletano, Vescovo di Sessa Aurunca a consacrare il nuovo luogo di culto, che accoglierà i fedeli della zona e i villeggianti durante l’estate.

La parrocchia San Giustino Martire, istituita da monsignor Vittorio Maria Costantini, di v.m. negli anni 70, fu pensata per dare una struttura operativa pastorale ad una zona turistica di Mondragone, particolarmente rinomata e in fase di sviluppo turistico. Una prima struttura provvisoria per accogliere i fedeli ed ivi avviare l’attività parrocchiale fu eretta durante l’episcopato di monsignor Raffaele Nogaro e primo parroco ufficiale della parrocchia operativa fu padre Francesco Romano, dei padri passionisti della comunità di San Giuseppe Artigiano, dalla quale dipendeva la parrocchia. Con il contributo della Diocesi, dei fedeli e delle maestranze fu eretta la struttura della Chiesa e della sagrestia e ricavato, avanti alla chiesa temporanea, uno spazio adatto alle esigenze ricreative e associativa dei parrocchiali, specie per i bambini. Negli anni ottanta fu istituita la festa di San Giustino martire ed avviate le prime manifestazioni esterne religiose in onore del Santo con la predicazione del triduo e della processione, con la festa esterna e con la sagra.  Per oltre 25 anni la parrocchia ha funzionato con questa minima struttura di culto. Era evidente la necessità di realizzare una vera chiesa, completa con tutte le opere parrocchiali, secondo il progetto iniziale, che fu avviato e poi sospeso per mancanza di fondi e per altri problemi. Infatti nei primi interventi realizzati si riuscì, durante l’episcopato di mons. Costantini, a costruire solo la piattaforma in cemento armato, dove poter poi alzare l’opera. I soldi infatti furono spesi per consolidare le fondamenta, in una zona acquitrinosa e soggetta, durante, l’inverno a facili  alluvioni.  Molto interessamento all’erigenda chiesa parrocchiale San Giustino fu manifestato da monsignor Agostino Superbo, attuale arcivescovo di Potenza, durante il suo breve periodo di episcopato alla guida della Diocesi sessana.

La parrocchia per 30 anni è stata guidata pastoralmente dai passionisti di Mondragone, in particolare da una figura esemplare per disponibilità apostolica e spiritualità, che fu padre Emilio Vicini, coadiuvato da padre Antonio Rungi, passionista e missionario.

 

 

La parrocchia con 600 fedeli in totale, quando fu istituita, è cresciuta numericamente nel tempo, per i maggiori insediamenti abitativi. E a curarla spiritualmente e pastoralmente sono stati fino al 2008 i padri passionisti. Da un quinquennio a seguire pastoralmente la parrocchia San Giustino sono stati e sono  i sacerdoti diocesani: Don Roberto, don Oscar e ultimamente don Angelo  e  don Roberto congiuntemente.

La nuova chiesa è stata realizzata per diretto interessamento del Vescovo, monsignor Antonio Napoletano, che ha portato a termine, nel suo lungo servizio pastorale alla Diocesi di Sessa Aurunca, due importanti chiese alla periferia di Mondragone: quella di San Gaetano da Thiene, in Località Pescopagano, e quella di San Giustino Martire in Località Levagnole. Dopo 40 anni di attesa, la piccola comunità parrocchiale stabilmente residente nella zona avrà la sua chiesa e le opere parrocchiali. Potranno così celebrarsi tutti i sacramenti della vita cristiana. La parrocchia e le opere parrocchiali saranno il punto di riferimento per questa comunità che dal primo giugno in poi potrà usufruire dei servizi pastorali e liturgici ed essere strumento per formare la vera chiesa spirituale, come si legge nel manifesto che annuncia questo  storico avvenimento per l’intera Diocesi di Sessa Aurunca e per Mondragone in particolare: “Sulla roccia è costruito l’edificio, nello Spirito è custodita la comunità”.

Mondragone (Ce). Seminario di studi su Victorine Le Dieu

DSC07165.JPG150120132147.jpgDSC07159.JPG150120132139.jpgSi svolgerà giovedì 16 maggio 2013, per l’intera giornata, un seminario di studi sulla figura e l’opera della serva di Dio Victorine Le Dieu, Fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, che a Mondragone hanno una rinomata ed affermata struttura finalizzata all’accoglienza e all’ospitalità. E, infatti, presso la Stella Maris di Mondragone a pochi metri dal mare che giovedì prossimo si svolgerà questo importante convegno nell’anno della fede, voluto espressamente dalle suore della comunità e dall’assistente spirituale, padre Antonio Rungi, che sarà il moderatore del seminario di Studi. Importanti personalità del mondo ecclesiastico nazionale e locale prenderanno parte al seminario di studi. L’aspetto storico del tempo in cui visse ed operò Victorine Le Dieu verrà trattato, nella mattinata del 16 maggio 2013, dal passionista, Giuseppe Comparelli, uno studioso ed esperto dell’Ottocento. L’aspetto teologico e carismatico della figura della Serva di Dio Victorine Le Dieu verrà trattato, nella mattinata di giovedì prossimo, dall’arcivescovo di Potenza, mons. Agostino Superbo, già assistente nazionale dell’Azione Cattolica e Vice-presidente per l’Italia Meridionale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La presenza delle suore a Mondragone, le loro attività svolte e che continuano a svolgere veranno presentate da due comunicazioni nel pomeriggio, curate rispettivamente dal frate francescano, padre Berardo Buonanno, autore di numerose pubblicazioni di carattere storico e religioso su Mondragone e dal vicario foraneo, don Roberto Guttoriello. La giornata verrà aperta dal saluto del vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Sessa Aurunca, don Paolo Marotta e sarà conclusa con la celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo di Sessa Aurunca, alle ore 19.00, nella Chiesa delle Suore della Stella Maris. Il seminario di studio è aperto a tutti, specialmente ai fedeli laici e a quanti vogliono sviluppare un approfondimento della loro fede sull’esempio della Serva di Dio, Victorine Le Dieu, avviata verso la beatificazione. Il seminario di studi promosso dalla comunità delle Suore di Gesù Redentore ha un significato particolare, in quanto l’Istituto fondato da Victorine Le Dieu celebra quest’anno i suoi 150 anni di riconoscimento dell’opera, approvata il 15 gennaio 1863 da Pio IX. L’Istituto che fina dalla sua nascita e nel corso degli anni si è incentrato soprattutto nel curare le ferite del corpo e dello spirito, specialmente dei bambini e dei sofferenti, oggi è presente in varie parti d’Italia e del mondo, continuando con rinnovato vigore l’opera della fondatrice. Al seminario di studio è attesa anche la nuova madre generale delle Suore di Gesù Redentore, Marilena Russo, con i vertici della Congregazione, che ha la sua sede generale a Fonte Nuova in Roma. Lì sono conservati le spoglie mortali di Victorine Le Dieu, considerata da tutti nella chiesa del suo tempo e del nostro tempo una donna straordinaria oer generosità e sacrifio per servire la causa degli ultimi e dei sofferenti nella Francia post-rivoluzionaria e nell’Europa del periodo napoleonico e post-napoleonico. Dalla Francia all’Italia il suo cammino di carità, di fede e speranza mai si interruppe, forte come era della grazia e della potenza che le venivano da Cristo, unico Redentore del mondo, sotto la cui protezione aveva messo la sua opera e la sua missione nella Chiesa.

Il Seminario di studi parlerà di questa singolare donna francese in un anno speciale come quello della fede che la cristianità sta vivendo a cavallo di due pontificati: quello del Papa emerito, Benedetto XVI, che ha indetto questo anno in occasione dei 50 anni dell’inizio del Concilio Vaticano II e continuato con particolare fervore da nuovo pontefice, Papa Francesco, che ha ripreso le catechesi sull’anno della fede in occasione delle udienze generali del mercoledì, sempre più affollate da credenti e non in una Piazza san Pietro che incomincia ad essere stretta e limitata per accogliere tutti i pellegrini che giungono a Roma per vedere il Papa e celebrare l’anno della fede, nella sede di Pietro.

Itri (Lt). Tesseramento Oratorio delle Suore OMR

IFoto1244.jpgtri (Lt). Oltre 200 bambine per il tesseramento all’Oratorio delle Suore Opus Mariae Reginae

 

di Antonio Rungi

 

Circa 200 bambine, ragazze e giovani,  dai sei anni alla maggiore età hanno aderito per l’anno 2013 al tesseramento per l’Oratorio promosso dalle Suore Opus Mariae Reginae, la cui casa generalizia è situata a Formia sulla Statale Appia. Alla cerimonia di tesseramento hanno partecipato le Suore delle tre comunità della zona: Itri, Fondi e Formia, guidate dalla Superiora Generale, Suor Rosina Di Russo, il parroco di Itri, don Guerino Piccioni e padre Antonio Rungi, missionario passionista, cappellano della comunità della casa generalizia delle Suore Opus Mariae Reginae di Formia.

A presiedere la solenne eucaristica della Domenica VI del Tempo di Pasqua è stato l’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, che ha tenuto la breve, ma sentita omelia alle tante bambine, ragazze e giovani presenti nell’auditorium della casa religiosa di Itri (Lt), trasformato in tempio di preghiera e di raccoglimento. Il Vescovo, facendo tesoro della parola di Dio, si è soffermato, parlando con grande semplicità alle bambine presenti, dell’amore di Dio e come debba essere vissuto in famiglia, a scuola e nelle relazioni tra i compagni di classe e gli amici e coetanei.

A conclusione dell’omelia e prima della preghiera dei fedeli, incentrata sulla particolare circostanza, l’arcivescovo di Gaeta ha benedetto le tessere per tutte le iscritte all’oratorio, che ha una sua specificità, secondo il carisma del fondatore delle Suore Opus Mariae Reginae, esclusivamente aperto alle ragazze. Su di loro l’attività educativa delle Suore si concentrata attraverso l’impegno apostolico che tale istituto svolge nella Chiesa. Si tratta di un istituto di diritto diocesano, fondato dal sacerdote P.Mario Maria Merlin, riconosciuto con decreto dell’arcivescovo di Gaeta, monsignor Luigi Maria Carli, il 21 aprile 1979, con l’approvazione delle costituzioni. Queste sono state revisionate ed nuovamente approvate dall’arcivescovo Fabio Bernardo D’Onorio l’8 dicembre 2011. La Congregazione delle Suore dell’Opera di Maria Regina si propone come fine la santificazione dei suoi membri secondo lo spirito del Fiat della Vergine Maria e la formazione degli stessi al più autentico spirito evangelico nella professione dei voti religiosi. La natura specifica dell’istituto è affermata nell’articolo 3 delle nuove costituzioni, dove si legge: “Il fine si concretizza nell’apostolato rivolto in modo particolare alla donna affinché ella possa formarsi e prepararsi coscientemente al suo domani di responsabilità nella società, a seconda della specifica attitudine e vocazione personale”. Come dire che si tratta di un istituto particolarmente adatto al contesto sociale e culturale in cui viviamo, dove spesso la donna è offesa, vilipesa, maltrattata, violentata ed uccisa per una cultura di “femminicidio” assurda e da condannare con forza e coraggio in tutte le istituti e sedi. Da qui l’impegno nel campo della formazione delle donne mediante varie forme e soprattutto attraverso l’oratorio. Si legge, infatti, al n.46 delle nuove Costituzioni: “L’apostolato della Congregazione comprende molteplici forme di attività, tra cui principalmente oratori, incontri di preghiera, corsi di formazione, circoli culturali, sale di lettura, catechesi per i fanciulli e gli adolescenti”. In questo quadro normativo si comprende il perché ogni anno, durante il mese di maggio, dedicato alla Madonna, si svolge il tesseramento di quante, piccole, giovani e grandi, come donne fanno parte dell’oratorio e si formano mediante le attività da esso promosso.

La massiccia adesione per le sole tre comunità della zona (le altre sono presenti in varie regioni italiane del Nord e del Sud) con oltre 200 iscritti conferma la validità della formula oratoriana femminile che le Suore Opus Mariae Reginae portano avanti ininterrottamente da 42 anni.

La cerimonia del tesseramento non si è conclusa con la celebrazione eucaristica, ma ha fatto registrare altri significativi momenti di fraternità e di gioia. Nella sala giochi dell’istituto si è svolta, alla presenza dell’Arcivescovo, una ben organizzata manifestazione artistica con balli di tutte le tesserate, improntati all’Anno della Fede. Poi la consegna personale delle tessere a tutte le ragazze presenti, direttamente dalle mani dell’Arcivescovo. Grande la gioia ed evidente l’entusiasmo dalle più piccole alle più grandi. Infine un ulteriore momento di gioia, nel giardino esterno della struttura delle Suore che sorge nel cuore della città di Itri e continua alla Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, in Piazza, con il volo dei palloncini e la merendina pomeridiana, molto apprezzata da tutti le bambine. La conclusione di tutta la manifestazione alle ore 18,45, dopo due ore di gioia spirituale e di autentica fraternità, sotto l’attenta regia delle Suore Opus Mariae Reginae, sempre più immerse nel loro apostolato territoriale, con una speciale attenzione verso le giovani, quelle che un domani avranno grande responsabilità in tanti settori e prima di tutto in quel dono meraviglioso dell’amore fecondo, aperto alla vita e alla maternità, sull’esempio della Vergine Santa, venerata in modo speciale sotto il titolo dell’Immacolata. E non senza motivo, visto che Pio IX, nel 1849, esiliato a Gaeta, salendo al Santuario della Civita, decise di proclamare solennemente il dogma dell’Immacolata Concezioni, che venne ufficializzato nel 1854. Una Congregazione, quindi al femminile, che si rivolge alla formazione della donna e che attinge la sua motivazione più profonda nel “Si” di Maria e su questo Si strutturare la propria vita di consacrati o fedeli laici.

Roma. In Udienza da Papa Francesco, ieri mercoledì 10 aprile 2013

DSC07861.JPGUn gruppo di 50 fedeli, soci dell’Associazione nazionale dei Carabinieri, Sezione di Marcianise (Ce), mercoledì 10 aprile 2013, è stata in Udienza generale da Papa Francesco, in Piazza San Pietro ed ha visitato i Musei Vaticani, il maggior centro mondiale di cultura ed arte, per l’eccezionale patrimonio artistico che conserva in una vasta area, che giustamente viene definiti come “Musei”  e non Museo, in quanto è un insieme di tante espressioni artistiche.Il gruppo era accompagnato dall’assistente spirituale, padre Antonio Rungi, religioso passionista  e dal Luogotenente in pensione, Davide Morrone, presidente della sezione locale di detta affermata amata associazione di volontariato. Partenza da Marcianise alle ore 7,30 ed arrivo a Roma alle ore 11.00. Il gruppo ha fatto in tempo, data la distanza e il traffico, a partecipare all’Udienza generale in Piazza San Pietro, dove migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo ha seguito la catechesi di Papa Francesco, incentrata sulla paternità di Dio e sul tema della speranza cristiana che nasce dalla Pasqua di morte e risurrezione di Cristo. Conclusa l’Udienza generale un gruppetto dell’Associazione è stato intervistato in diretta da TV2000, la Tv dei Vescovi italiani. A nome di tutti ha parlato padre Antonio Rungi, assistente spirituale, sul tema della catechesi del Papa, e il maresciallo Davide Morrone che ha sottolineato alcuni aspetti importanti della figura di Papa Francesco. Subito dopo, il gruppo, accompagnata da Elisabetta, si è trasferito presso i vicini Musei Vaticani e tutto unito ha visitato, con la guida di Gabriele, un esperto del settore, che ci ha illustrato buona parte del patrimonio artistico conservato nei Musei Vaticani. In particolare ci ha presentato tutto ciò che è stato realizzato negli anni nella Cappella Sistina dai vari artisti che vi hanno messo mano ed hanno realizzato l’opera più bella ed espressiva del mistero di Dio, Creatore, Salvatore, Redentore del genere. Le varie immagini sono state presentate e commentate, calate nel contesto biblico, teologico e storico. Una grande lezione di fede e di catechesi per un cristiano che è particolarmente attento ai suoi bisogni spirituali. La visita ai musei vaticani e alla Cappella Sistina iniziata alle 12,30 si è conclusa alle 14,30. Dopo di ciò il gruppo percorrendo a piedi altri tratti della zona del Vaticano ha raggiunto un locale, in Borgo Pio, dove in fraternità è stato consumato il pranzo, impegnato circa un’ora e mezzo. Alle 16,30 concluso il pranzo, ognuno dei componenti ha avuto la possibilità di muoversi liberamente nella zona del Vaticano. Chi ha visitato la Basilica, chi ha fatto acquisto di ricordini, chi è rimasto in Piazza San Pietro e chi si è ritagliato uno spazio personale per la preghiera, raggiungendo la Chiesa di Sant’Anna, appena si entra nel Vaticano. Il gruppo si è ritrovato alle 17,15 in Piazza San Pietro per poi trasferirsi, accompagnato da Elisabetta, al Terminal del Gianicolo, per prendere l’Autobus e fare ritorno a casa. Da Roma, il gruppo è partito alle ore 18,00 circa ed è arrivato a Marcianise alle 22,15. La giornata bellissima da un punto di vista spirituale, culturale e sociale è stata anche bella da un punto di vista meteo. Il sole primaverile che ha accompagnato lo svolgersi della giornata romana ha fatto sì che tutti i componenti del Gruppo potesse godersi i vari momenti programmati e rispettati al millesimo. La grande folla presente in Piazza San Pietro non ha permesso di vedere da vicino il Papa, ma si è visto benissimo da lontano e sui maxi-schermi che inquadravano la persona di Papa Francesco in tutti i momenti più belli del suo percorso in mezzo alla gente, con la papamobile, abbracciando numerosi bambini e salutando tantissime persone presenti in Piazza San Pietro per la sua terza udienza generale del mercoledì, alla quale partecipano sistematicamente migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. L’elezione di Papa Francesco ha determinato un entusiasmo nuovo che è percepibile stando in mezzo alla gente, soprattutto durante le Udienze generali e la partecipazione alla preghiera domenicale della Regina coeli, che si recita in questo tempo di Pasqua, tempo di gioia, risurrezione, vita e speranza come ha ricordato Papa Francesco, nuovamente, mercoledì 10 aprile 2013, nella sua terza udienza generale, davanti ad oltre 50.000 fedeli che si sono radunati intorno al Santo Padre, per ascoltare parole di speranza, che trovano la loro sorgente nel mistero di Dio Padre e di Cristo Salvatore dell’umanità.
E il Gruppo si prepara, come ogni anno, a travalicare i confini nazionali, con il pellegrinaggio internazionale, che quest’anno si svolgerà a Medijugorie a fine agosto 2013.
 

Riflessione. Le periferie dell’esistenza umana

21dc0e6578352908781f32ea8db1cfbd.jpgLa periferia dell’esistenza

 

di Antonio Rungi

 

Il Santo Padre, Papa Francesco, in questi giorni di inizio del suo ministero petrino, spesso nei suoi interventi, discorsi, omelie, riflessioni, annotazioni, aggiunte fa riferimento al tema della periferia dell’esistenza umana e sociale entro la quale il cattolico deve operare e muoversi per agire da cristiano, per annunciare il vangelo, per ridare speranza alla gente, povera, indifesa, umiliata, emarginata di ogni parte del mondo.

Tutti conosciamo le periferie dei piccoli o grandi centri della nostra Italia, della nostra Europa e del resto del mondo. Le megalopoli hanno creato ed alimentato le varie periferie geografiche e di conseguenza hanno determinato strutturalmente le più significative e drammatiche periferie dove vivono gli uomini che non contano nella società, dove il criterio fondamentale per valutare la sua dignità è il denaro, il successo, la bellezza, la salute, la ricchezza, l’efficienza. Il misero, il drogato, il povero, il carcerato, il solitario, il barbone, il senza casa, il divorziato e separato, l’offeso, l’umiliato, il violentato non trovano posto nella vita di questa società, sempre più distratta dall’effimero e dal passeggero e meno concentrata sui grandi ideali della vita e della dignità di ogni essere umano.

Dall’enciclopedia delle Scienze sociali della Treccani, traggo alcune considerazioni e riflessioni per approfondire il tema e capirne di più, anche per inquadrare teoricamente e pastoralmente la problematica alla luce del Magistero di Papa Francesco.

Al centro delle parole del Pontefice la Settimana Santa, iniziata con la Domenica delle Palme lo scorso 24 marzo, c’è la necessità di uscire da noi stessi, dai nostri recinti ed andare verso gli altri, verso le periferie dell’esistenza. Come dire bisogna avere il coraggio di osare, di affrontare il mondo con tutti i suoi drammi e problemi, senza paura, ma con il coraggio e la forza dell’amore che viene dal Signore.

“È necessario uscire da se stessi — ha detto il Papa — e da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo ‘uscire’, cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana”.

“Dio — ha aggiunto —  non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure. E Gesù non ha casa, perché la sua casa è la gente”.

Un appello, quindi, ad uscire e andare verso quelle “periferie dell’esistenza” che Bergoglio più volte ha ricordato in questi giorni.

Capiamo bene questa nuova categoria teologica, sociologica, umanitaria che Papa Bergoglio ci sta proponendo ripetutamente ai cristiani di oggi.

 

A partire dai primi anni sessanta i due concetti correlativi di ‘centro’ e ‘periferia’ sono stati ampiamente utilizzati nell’analisi politica. Tuttavia, mentre il loro rapporto è stato interpretato in molti modi, la loro applicazione allo studio della politica non è stata esente da critiche. Sono stati espressi dubbi sulla loro sottigliezza concettuale e sul loro valore esplicativo. Il più delle volte, comunque, tali critiche hanno poggiato su un’interpretazione troppo strettamente geografica di centro e periferia, mentre centro e periferia non sono solo concetti spaziali: essi costituiscono un paradigma che denota gli elementi geografici di differenziazione sociale e di divergenza politica, cioè le origini e le basi territoriali di raggruppamenti politici, i cui interessi possono anche essere economici e/o culturali. In altre parole, non si può sostenere semplicemente che le diverse convinzioni politiche e i diversi comportamenti politici, riscontrabili in territori differenti, dipendano da caratteristiche intrinseche di unità puramente spaziali e a queste siano circoscritte. Il territorio in quanto tale è un concetto politicamente neutro; diventa politicamente significativo in virtù dell’interpretazione e del valore attribuitigli dalla gente, e di conseguenza diventa “un concetto creato dalla gente che organizza lo spazio per i propri scopi”.

Il paradigma centro-periferia riguarda quindi il grado di distanza sia geografica che sociale dall’asse centrale di una società e può riferirsi tanto al territorio quanto ai gruppi sociali. La distanza può essere psicologica oltre che fisica, e può così ingenerare, nella periferia, sentimenti di dipendenza verso quei luoghi/gruppi che diffondono i valori e le norme dominanti della società, e viceversa sentimenti di superiorità tra coloro che vivono al centro.

Sono vari i tipi di periferia a carattere sociali che si analizzano nelle scienze umane. Il tipo di periferia più ovvio è la periferia esterna, che è in genere geograficamente lontana dal centro ed è esposta all’influenza di un solo centro. In Europa periferie di questo tipo si trovano generalmente ai margini del continente e tendono a essere arretrate economicamente, meno vitali o non sviluppate affatto.

Diametralmente opposte alle periferie esterne sono le periferie interfaccia. Si tratta di territori marginali che si trovano in mezzo a due o più centri dominanti appartenenti a Stati diversi. Anche se sono collegate in qualche modo con tutti i centri limitrofi, queste periferie non sono mai pienamente integrate in nessuno di essi.

Si possono individuare altri due tipi di periferie: i centri falliti e le periferie enclaves. I centri falliti sono territori  che in passato praticarono l’imperialismo temporale costruendo proprie strutture centrali, ma che successivamente dovettero cedere di fronte a più efficaci iniziative di annessione promosse da altri centri. Nella fase imperialistica i centri falliti hanno creato un’infrastruttura istituzionale a sostegno della propria legittimità e della propria identità. Nella misura in cui elementi di questa infrastruttura sono sopravvissuti all’annessione, possono contribuire a conservare i confini tra periferia e centro.

Le periferie enclavi, infine, a prescindere dalle loro caratteristiche specifiche, hanno in comune di essere completamente circondate dalla cultura dominante. Dato questo accerchiamento geografico, le enclavi sono sottoposte alla pressione costante delle istituzioni centrali e la loro capacità di sopravvivere è probabilmente minore di quella degli altri tipi di periferia.

Quattro tipologie, quindi, di periferie: esterna, interfaccia, i centri falliti, le enclave.

Tali tipologie sociologiche ci rimandano indirettamente a quattro tipologie di periferie umane e pastorali. La periferia esterna, quella che non interessa o la si vede marginalmente in un progetto pastorale e di vicinanza alle persone in difficoltà. La periferia interfaccia, in cui l’impegno pastorale è più diretto ed immediato e gli operatori pastorali interagiscono con l’ambiente e lo migliorano con il loro umile servizio, disinteressato. I centri falliti, in cui tutte le iniziative di carattere pastorale sono stati posti in essere, ma non hanno raggiunto l’obiettivo proposto ed individuato. Tanti i fallimenti da questo punto di vista, soprattutto perché non sempre il progetto pastorale è seguito ed accompagnato bene. Infine, le enclavi, una sorte di zone felici e produttive a livello pastorali e spirituali che sono chiuse in se stesse e pur funzionali non contribuiscono al bene complessivo dell’area. Penso alle poche parrocchie efficienti e operative che restano isole felici in certe realtà metropolitane ove la povertà e la miseria morale e spirituale è enorme e alla quale non si riesce a far fronte.

A tal proposito, scrive don Luigi Ciotti, il prete che ha fatto delle periferie dell’esistenza umana, segnata dalla droga, dalla violenza, dall’ingiustizie il suo fondamentale impegno apostolico anche attraverso la sua associazione “Libera”:  “L’invito di Papa Francesco ad «annunciare il Vangelo nelle periferie» è un’esortazione profetica. Nelle sue parole la «periferia» è un luogo al tempo stesso geografico e spirituale. Così come ci sono le periferie urbane, luoghi di esclusione e di povertà, c’è una periferia dell’anima che va abitata con la prossimità, con l’accoglienza, con una solidarietà che abbia come fine la giustizia sociale, il riconoscimento della centralità e della dignità di ogni persona. È per questo che l’esortazione del Papa ha un carattere profetico e, in senso lato, politico. Una Chiesa che abbia a cuore il destino di tutta l’umanità non può sottrarsi alla provocazione e alla «convocazione» delle periferie. Deve saper trasformare spazi abbandonati in luoghi di opportunità, di una convivenza fondata sul rispetto dei diritti e della dignità di ciascuno. L’attenzione del Papa per i poveri, più che per la dottrina, il suo presentarsi semplice e dimesso, il suo rifiuto di ogni ostentazione e di ogni lusso fanno bene sperare in un forte impegno in questa direzione. Non possiamo infatti costruire speranza se non partendo da chi dalla speranza è stato escluso, dai tanti disperati che affollano la faccia di questa terra. Sono i poveri a offrirci le coordinate sociali, etiche, politiche, economiche del nostro impegno. È a partire da loro che possiamo sperare di nuovo. Perché la speranza o è di tutti o non è speranza.

LA PASQUA AL SANTUARIO DELLA CIVITA

DSC05116.JPGIniziate le celebrazioni pasquali con la Via Crucis presieduta dall’Arcivescovo di Gaeta, mons. Fabio Bernardo D’Onorio, al santuario diocesano della Civita, in Itri (Lt), affidato alla cura spirituale e pastorale dei passionisti, in questi giorni di Pasqua è stato un susseguirsi di presenze numericamente rilevanti alle celebrazioni, durante le quali i fedeli si sono accostati ai sacramenti della confessione e della comunione, partecipando alle varie messe in programma dalla prima mattinata fino alla tardi serata. I fedeli provenienti dalle varie parti del Lazio, della Campania e dell’Italia si sono radunati ai piedi della Vergine Santa, soprattutto per pregare e chiedere grazie per se stessi e per gli altri. Anche il Santuario della Civita, come tanti altri luoghi di culto, soprattutto mariani, ha beneficiato dell’effetto dell’elezione del nuovo Papa, Francesco Bergoglio, per cui l’afflusso al Santuario è stato continuativo soprattutto nel triduo pasquale, nella Domenica della Risurrezione ed oggi, Lunedì dell’Angelo. I sei sacerdoti passionisti impegnati al servizio del Santuario in questi giorni di festa hanno garantito a tutti il sacramento della confessione, amministrando la misericordia di Dio, come ha ricordato Papa Francesco, con abbondanza di doni spirituali, registrandosi profonde conversioni del cuore e della vita. La Pasqua quale mistero di vita e risurrezione è molto avvertita al santuario mariano della Civita che ha una storia di oltre 1000 anni. La fede popolare, la devozione sincera alla Madonna spingono molti fedeli in questi giorni di festa a fare 50-60 Km a piedi per raggiungere il santuario, quale forma personale di conversione e rinnovamento spirituale. Anche nella giornata di pasquetta, nonostante il tempo inclemente al Santuario della Civita sono arrivati migliaia di fedeli che hanno vissuto nella preghiera la vera esperienza della Pasqua, che è dono di grazia e di riconciliazione. Per tutta la settimana in Albis il santuario funzionerà a pieno regime nel servizio ai fedeli che continueranno a raggiungere la struttura situata al circa 800 metri sul livello del mare, a 15 Km dalla città di Itri, nel cui territorio entra il Santuario e a 30 Km da Gaeta e Formia.

 

ITRI (LT). LA CELEBRAZIONE DELLA SETTIMANA SANTA DAI PASSIONISTI

SETTIMANASANTA2013.jpgPADRI PASSIONISTI

 CONVENTO DI ITRI-CITTA’ (LT)

 

FUNZIONI RELIGIOSE

DELLA SETTIMANA SANTA

ANNO 2013

 

DOMENICA DELLE PALME – 24 MARZO 2013

ORE 8.00: NEL PIAZZALE BENEDIZIONE DELLE PALME

PROCESSIONE E SANTA MESSA CON LETTURA DEL PASSIO

ORE 17.00: MESSA DELLA DOMENICA DELLE PALME

 

LUNEDI’ SANTO – 25 MARZO 2013

ORE 7,00 ROSARIO- ORE 7,30 MESSA FERIALE

 

MARTEDI’ SANTO  – 26 MARZO 2013

ORE 7,00 ROSARIO- ORE 7,30 MESSA FERIALE

 

MERCOLEDI’ SANTO – 27 MARZO 2013

ORE 7,00 ROSARIO- ORE 7,30 MESSA FERIALE

ORE 18,30: MESSA CRISMALE A GAETA CON IL VESCOVO

 

GIOVEDI’ SANTO – 28 MARZO 2013

ORE 9,00-12,00: CONFESSIONI

ORE 18.00: MESSA IN COENA DOMINI

ORE 20,00-24.00: ADORAZIONE EUCARISTICA

 

VENERDI’ SANTO – 29 MARZO 2013

ORE 9,00- 12,00: CONFESSIONI

ORE 17,00: COMMEMORAZIONE DELLA PASSIONE DI GESU’

 

SABATO SANTO – 30 MARZO 2013

ORE 9,00-12,00; 16,00-19,00: CONFESSIONI

ORE 20,00: VEGLIA PASQUALE

CELEBRAZIONE EUCARISTICA DELLA RISURREZIONE

 

DOMENICA DI PASQUA – 31 MARZO 2013

ORE 8.00: MESSA SOLENNE DI PASQUA

ORE 18.00: MESSA DI PASQUA

 

LUNEDI’ IN ALBIS – 1 APRILE 2013

ORE 7,00: SANTO ROSARIO- ORE 7,30: MESSA DELL’ANGELO