Vaticano

Una mia riflessione sulla morte del Papa emerito, Benedetto XVI

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Una mia riflessione sulla morte del Papa Emerito, Benedetto XVI
di padre Antonio Rungi
Di fronte alla morte del Papa emerito, Benedetto XVI, come davanti alla morte di ogni persona, piccola o grande, nota o sconosciuta, potente o debole, a mio modesto avviso sono necessari il silenzio e la preghiera, come stanno facendo tanti fedeli, da tutto il mondo, che stanno sfilando davanti alla salma del Papa emerito per l’ultimo saluto e per pregare per lui.
Da tre giorni continuativamente e ovunque ci rivolgiamo per vedere qualcosa o sentire oppure leggere una notizia sono scesi in campo gli esperti per analizzare la figura del Papa emerito. I cosiddetti analisti, studiosi, coloro che sanno di tutto e di più, che leggono dove non c’è niente da leggere, interpretando dove tutto è invece chiaro, sospettano quando tutto è evidente, dovrebbero fare silenzio e solo pregare questo santo, come tanti santi che nella chiesa si sono sacrificati per il bene della barca di Pietro e per la stessa umanità.
Lo sappiano tutti chi era Papa Benedetto, della sua statura ed elevatura culturale, e morale, ma forse una cosa che non tutti sanno e che è il caso di approfondire: quella della sua santità, come ricerca continua di Dio e della verità. Una santità fatta di semplicità, umiltà, essenzialità, riservatezza, delicatezza, capacità di ascolto di tutti, di rispetto di tutti, del suo coraggio nell’affrontare i tanti problemi che c’erano nella Chiesa, in quanto costituita da persone umane, con le loro fragilità, le loro debolezze e i loro peccati. Una Chiesa non diversa da altre istituzioni dove sono in gioco persone con i propri limiti e che ogni giorno sono sotto la lente dell’opinione pubblica con i vari scandali, che poi si mettono a tacere per evidenti interessi di parte. Ma parliamo anche di una chiesa fatta di santi, che ogni giorno continuano a testimoniare l’amore a Cristo e ai fratelli nel sacrificio totale della propria vita, nella generosità, nella carità senza limiti, molte volte uccisi, derisi, calunniati e diffamati per buttare fango sulla Chiesa di Cristo. Se vogliamo fare un servizio di verità sulla figura di Papa Benedetto, più che prendere libri e scritti di filosofia, teologia ed altro che ha pubblicato, prendiamo in mano ciò che ha offerto alla Chiesa come Pontefice nel corso di otto anni di ministero petrino e leggiamo attentamente ciò che è l’insegnamento di un Papa dei nostri giorni. Un Papa che non può essere ingabbiato in schemi precostituiti, quasi a collocarlo in opposizione a qualcuno, tra i tradizionalisti e progressisti. Un insegnamento ci è venuto da lui su cui c’è poco da discutere e fare analisi: il suo pensionamento. Si tratta di una decisione non di dimettersi, come si dice, ma di prendere atto che ad una certa età, con la salute precaria, con difficoltà di muoversi facilmente nel contesto di una nuova figura di pontefice adatta ai nostri tempi, la cosa più saggia è quella di farsi da parte e lasciare il campo a persone che lo Spirito Santo indica di volta in volta alla guida della Chiesa in tutti i momenti della sua storia.
La Chiesa non è del Papa dei momenti, dei Vescovi, dei preti, dei religiosi o dei fedeli laici, la Chiesa è di Cristo e Lui provvede a mettere al posto giusto la persona giusta per guidare il popolo di Dio verso i pascoli eterni e la salvezza.
Papa Benedetto XVI è stato il Papa che il Signore ha posto sul soglio di Pietro negli anni 2005-2013, come oggi mantiene su questo stesso soglio Papa Francesco , al quale va tutto il nostro affetto, apprezzamento ed incoraggiamento e soprattutto la nostra preghiera. Papi eletti regolarmente, come regolare è l’atto di dimissione dal suo mandato, firmato da Papa Benedetto e andato in vigore dalle ore 20 del 28 febbraio 2013. Si tratta di un precedente che potrà essere seriamente preso in considerazione di qualsiasi altro Pontefice in futuro, in quanto nessuno è eterno su questa terra e nessuno potere deve essere considerato per sempre, anche quando non ci sono le condizioni fisiche e psichiche per portare avanti il proprio ufficio.
Ora Papa Benedetto dal cielo aiuterà meglio il cammino del popolo santo di Dio verso la gioia e la pace del Paradiso.
Sono convinto che tra qualche anno, non meno di 5 previsti, tranne dispense che sempre si possono concedere, papa Benedetto sarà riconosciuto ufficialmente santo, non della santità della porta accanto, ma di quella santità che sta dentro ad un cuore grande, gentile e semplice come quello del nostro amato e venerato pontefice emerito.
Ora sono necessari il silenzio e la preghiera più che interminabili discorsi e personali interpretazioni di una vita così straordinariamente ricca, che solo Dio, Amore e Misericordia infinita, conosce profondamente, come quella di Papa Benedetto e di tutti noi uomini della Terra.

P.RUNGI. COMMENTO ALLA XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C- 3 LUGLIO 2022

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Domenica XIV del Tempo ordinario – Anno C

Domenica 3 luglio 2022

Da soli non si evangelizza, insieme si cammina e si realizza il progetto di Dio

Commento di padre Antonio Rungi

La quattordicesima domenica del tempo ordinario, la prima di questo mese di luglio 2022 ci invita a riflettere su uno dei temi di grande attualità nell’ambito della vita ecclesiale: la mancanza di operai nella messe del Signore. Gli operai sono gli evangelizzatori; papa, vescovi, sacerdoti, religios e religiose e soprattutto i laici, quelli che sono numericamente più consistenti e che possono contribuire enormemente alla diffusione del vangelo, soprattutto oggi, in questo nostro difficile tempo in cui il rapporto personale, familiare e comunitario con il sacro è davvero un problema ed una preoccupazione.

Come fare per far conoscere Cristo, il Vangelo, la Chiesa ed i valori autenticamente cristiani in un mondo globalizzato e massificato come il nostro?

Nel brano del vangelo di questa domenica, tratto da San Luca, Gesù ci indica un possibile percorso da seguire e da attuare. Bisogna scegliere ed inviare coloro che sono disposti ad evangelizzare. Mai come oggi la messe è davvero grande ed estesa, ma gli operai che lavorano nella vigna del Signore si sono ridotti e pochi si rendono disponibili a seguire la chiamata di Dio nella vita sacerdotale, religiosa o missionaria. La scelta degli altri settantadue discepoli ci fa capire al di là del numero simbolico che più siamo e più convinti siamo della nostra fede e più facilmente la diffondiamo senza imposizione o violenza di sorta, ma semplicemente con la nostra testimonianza e santità di vita. Facendo un calcolo in base alla scelta effettuata da Gesù 72 diviso 2, costituiscono 36 gruppi di discepoli che devono andare a due a due e non da soli.

La chiesa è comunione non è singolo, anche se è composta da singole persone, ma da soli non si fa chiesa e non si proclama la verità della comunione ecclesiale che parte proprio dall’esigenza di non essere battitori liberi e singoli, ma di camminare insieme e lavorare insieme. In un tempo come quello che stiamo vivendo del sinodo sulla sinodalità risulta di grande importanza questa scelta operativa fatta da Gesù stesso per indicarci il criterio essenziale per camminare ed evangelizzare come comunità di credenti. Quante volte sentiamo queste espressioni e anche lamentele che da soli non ce la facciamo non solo nel ministero sacerdotale, episcopale o laicale e che abbiamo bisogno di aiuto. Quel due a due e quelle 36 coppie di apostoli esprimono l’intera umanità che necessita dell’incontro con il vangelo di Cristo e con i testimoni di Cristo. Tuttavia Gesù pur sapendo della necessità di diffondere il vangelo in ogni angolo della terra mette in guardia e sull’avviso i suoi ulteriori 72 discepoli, dopo i 12 apostoli, dicendo “Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. Quindi state attenti non sarà facile evangelizzare, in quanto la bontà e la dolcezza della parola di Dio si scontrerà con la realtà drammatica e difficile del mondo, dove i lupi rapaci sono sempre in agguato per sbranare gli agnellini deboli e semplici come sono le pecore dell’ovile di Cristo. Gesù non si limita a fare raccomandazioni ma anche ad indicare uno stile di missionario da cui non si può prescindere se si vuole essere credibili nell’annunciare il vangelo.

Quali regole allora osservare per un vero missionario? Non portare borsa, né sacca, né sandali e non fermarsi a salutare nessuno lungo la strada. Cosa voglia dire tutto questo è facile da capire: la povertà, la celerità e l’itineranza devono caratterizzare il missionario del vangelo.

Cosa devono annunciare gli apostoli del Vangelo? E’ Gesù che lo indica espressamente: “In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi”.

Mai come in questi mesi di guerra nel cuore dell’Europa da tutto il mondo cattolico, in primis dalla voce di Papa Francesco, si è alzato il grido della pace, ma nessun figlio delle nazioni in conflitto sembra essere disposto a fare la pace, mentre sembra che ci sia tutto l’interesse a continuare in un’ assurda guerra che rischia in qualsiasi momento di degenerare e di estendersi in altri territori.

Il grido di pace della Chiesa non è ascoltato, non si è trovato un figlio della pace che in Russia a partire da Putin ha accolto questo grido e questa richiesta di tutta la cristianità.

Un altro monito viene da Gesù ai suoi nuovi 72 apostoli, quello di non girovagare perdendo tempo inutilmente. Ecco quindi l’ultima raccomandazione: “Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra”.

Sapersi accontentare e restare in quelle abitazioni dove si possa stabilire anche un contatto preciso con chi vuole incontrare il missionario. Per cui, quando un inviato della Chiesa viene mandato in una città o luogo, quando questi vi entra e sarà chiaramente accolto, deve essere grato di quel poco o molto che gli verrà dato. Non deve pretendere nulla. Anzi, al contrario deve impegnarsi in quell’opera di evangelizzazione che ha una sua credibilità ed efficacia nella misura in cui si traduce in promozione umana.

Non a caso Gesù obbliga, perché è un suo inviato, di guarire i malati che si trovano in quel luogo e soprattutto quello di annunciare la conversione perché il regno di Dio è vicino.

I 72 partirono, andarono e tornarono con grandi risultati missionari, tanto da inorgoglirsi per il successo ottenuto. Ma Gesù li richiama e li riporta alla realtà della vita e della salvezza eterna: “Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

La nostra gioia non sta nel successo che otteniamo anche nella predicazione e nell’evangelizzazione, ma nel fatto che mediante questo nostro impegno missionario potenziamo e rendiamo più visibile e leggile la scrittura del nostro nome che è stato inciso nel Paradiso. Di questo tutti dobbiamo esserne fieri e raggiungere la meta nelle condizioni migliori possibili, per non far sbiadire quel nome nostro che Dio ha scritto nel giardino del suo e nostro cielo.

ROMA. LA SCALA SANTA DALL’11 APRILE SI SALE SULLE SCALE ORIGINALI

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ROMA. LA SCALINATA DEL SANTUARIO DELLA SCALA SANTA PERCORRIBILE IN ORIGINALE

di Antonio Rungi

Il prossimo 11 aprile sarà il Cardinale Vicario di Roma, Angelo De Donatis, a riaprire ufficialmente con la prevista benedizione della scalinata del Santuario della Scala Santa in Roma.

La scalinata sarà accessibile ai fedeli, come era originalmente, fino al 9 giugno, solennità della Pentecoste. In due mesi di accessibilità si prevedono migliaia di fedeli da tutto il mondo che verranno a pregare sulla scala, percorsa da Gesù, nel Pretorio di Pilato, prima della sua condanna a morte.

Dopo questo temporaneo riporto all’originale, saranno riposizionate le assi di noce che nel 1723, furono collocate sul marmo per espresso volere di Papa Innocenzo XIII, al fine di proteggere la scalinata dai tanti fedeli che la salivano in ginocchio. Dopo 300 anni, per i 28 gradini, questa sarà la prima volta che si presenteranno senza la copertura in legno di noce.

A darne conferma è stato padre Francesco Guerra, Rettore del Santuario, durante i lavori capitolari dei passionisti Italiani, Francesi e Portoghesi, in corso a Roma ai Santi Giovanni e Paolo. Come già anticipato da alcuni giornali. Secondo la tradizione, la scalinata che è sistemata nel complesso monumentale vicino a San Giovanni Laterano in Roma, faceva parte del palazzo di Ponzio Pilato e fu percorsa da Cristo il giorno della sua condanna a morte.  La scalinata fu portata a Roma da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, nel 326.  Sulla Scala secondo la tradizione ci sono 4 macchie del sangue di Gesù: 3 sono coperte da croci, 2 di bronzo e una di porfido rosso. All’altezza della quarta, protetta da una grata, si è formato un buco, perché i fedeli infilavano le dita per toccare proprio quel punto. E sotto il legno sono stati trovati migliaia di biglietti, lettere, richieste di grazia, infilati nei secoli fra le assi. Il santuario, opera di Domenico Fontana fu fatto costruire da Sisto V nel 1589 e per secoli fu luogo speciale di preghiera per i papi. Nel 1853 Pio IX aveva realizzato l’attiguo convento affidandolo ai Padri Passionisti, che tuttora lo gestiscono. Da 2015 è divenuto sede ufficiale della Curia provinciale della Provincia unitaria dei Passionisti d’Italia, Francia e Portogallo, intitolata a Maria Presentata al Tempio, dopo essere stata sede della Curia della sola provincia passionista della Presentazione, del Lazio e della Toscana. I lavori iniziati nel 1990 non ancora sono stati ultimati, anche se buona parte del complesso monumentale, sia del santuario che del convento, è stata sistemata bene.

TUTTI SIAMO CHIAMATI ALLA SANTITA’. L’ESORTAZIONE APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO

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NUOVA ESORTAZIONE APOSTOLICA
DI PAPA FRANCESCO
SULLA CHIAMATA ALLA SANTITÀ
NEL MONDO CONTEMPORANEO

Sintesi e presentazione di padre Antonio Rungi

«Rallegratevi ed esultate» (Mt 5,12), in latino “Gaudete et exultate”(GeE), è la nuova Esortazione Apostolica di Papa Francesco, dedicata alla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.
Un documento magisteriale composto da cinque capitoli, 177 numeri e 125 note esplicative, in cui è sintetizzato il pensiero di Papa Francesco sul cammino della santità, possibile sempre, anche ai nostri giorni, mediante altre vie ed esperienze, ma che necessita di essere riscoperto e messo al centro della vita di ogni cristiano.

Il Signore “ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente”.
Questa chiamata universale alla santità, come già aveva sottolineato il Concilio Vaticano II, “in realtà, fin dalle prime pagine della Bibbia è presente, in diversi modi”. Infatti “il Signore la proponeva ad Abramo: «Cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1), come si leggiamo nel n.1 dell’Esortazione.

Questo nuovo testo, come sottolinea il Papa al n.2, non è “un trattato sulla santità, con tante definizioni e distinzioni che potrebbero arricchire questo importante tema, o con analisi che si potrebbero fare circa i mezzi di santificazione”, ma ha “l’ umile obiettivo di far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità”, nella chiesa e nel mondo contemporaneo “cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità. Perché il Signore ha scelto ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4).

In sequenza capitolare sono trattati temi di carattere generale e argomenti specifici.

La chiamata alla santità è affrontata nel capitolo primo (dal n. 3 al n.34), con argomenti più particolareggiati, quali “i santi ci incoraggiano e ci accompagnano” (nn.3-5); “i santi della porta accanto” (nn.6-9), espressione tipica del linguaggio di oggi; “il Signore chiama” (nn.10-13), “anche per te” (nn.14-18); “la tua missione in Cristo” (nn.19-24); “l’attività di Cristo” (nn. 25-31); “più vivi e più umani” (nn.32-34).

Due sottili nemici della santità sono descritti nel capitolo secondo (dal n.35 al n.62), e sono identificati, primo nello gnosticismo attuale (n.36), “con una mente senza Dio e senza carne” (nn.37-39); “con una dottrina senza mistero” (nn.40-43); “i limiti della ragione” (nn.43-46); nel “Pelagianesimo attuale” (nn.47-48), caratterizzato da “una volontà senza umiltà” (nn.49-51); “un insegnamento della Chiesa spesso dimenticato” (nn.52-56); “i nuovi pelagiani” (nn.57-59); “il riassunto della Legge” (nn.60-62).

Alla luce del Maestro, è il titolo del terzo capitolo che va dal n.63 al n.109, nel quale, dopo l’introduzione (n.63), e “al controcorrente”(n.64), sono prese in esame le Beatitudini, a partire dalla prima di esse “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli (nn.67-70); a seguire “Beati i miti, perché avranno in eredità la terra”(nn.71-74); poi “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati” (nn.75-76); poi “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (nn.77-79); continua con “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (nn.80-82); poi con “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (nn. 83-86); sempre sul tema, troviamo “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (nn.87-89); e per concludere l’analisi delle beatitudini, “Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (nn.90-94).

Il capitolo continua con indicare “la grande regola di comportamento”, citata da Matteo (25,31-46) riguardante il giudizio universale con il richiamo alle opere di misericordia corporale (n.95); poi il richiamo all’impegno “per fedeltà al Maestro” (nn.96-99).
Sempre in questo ampio capitolo, sono citate “le ideologie che mutilano il cuore del Vangelo” (nn.100-103); ed è sottolineato “il culto che Lui (il Signore) più gradisce” (nn.104-109).

Alcune caratteristiche della santità del mondo attuale, sono messe in rilievo da Papa Francesco nel capitolo quarto dell’Esortazione che va dal n.110 al n.157.
In questo lungo capitolo, dopo l’introduzione (nn.110-111), sono indicate le vie possibili per raggiungere la santità oggi, come la “sopportazione, pazienza e mitezza” (nn.112-121); la “gioia e il senso dell’umorismo” (nn.122-128); l’“audacia e fervore” (nn.129-139); il vivere “in comunità” (nn.140-146); e stare “in preghiera costante” (nn.147-157).

Combattimento, vigilanza e discernimento sono gli argomenti trattati nel quinto ed ultimo capitolo dell’Esortazione “Gaudete ed exultate”, che Papa Francesco presenta con il suo tipico linguaggio immediato e facilmente recepibile.
Dopo la presentazione del capitolo (nn.158-159), entra nel merito del discorso sul Diavolo che è “Qualcosa di più di un mito” (nn.160-161), da cui bisogna difendersi.
Per cui bisogna essere “svegli e fiduciosi” (162-163), combattendo “la corruzione spirituale” (nn.164-165); facendo “il discernimento” (n.166), che è “un bisogno urgente (n.167-168) del nostro tempo; il tutto “sempre alla luce del Signore” (n.169).
Tale discernimento è “un dono soprannaturale” (nn.170-171), che va effettuato nella preghiera, perché in essa “Parla il Signore” (nn.172-174), con indicare una strada precisa quella de “la logica del dono e della croce (nn.174-177).

E in questo percorso di santità adatta ai nostri giorni e possibile a tutti una figura eminente guiderà i passi verso le alture più elevate di questo itinerario di ascesi cristiana, e questa è Maria “perché lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù. Ella è colei che trasaliva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suo cuore e che si è lasciata attraversare dalla spada. È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica” (GeE, 176).

Come dire, a conclusione di tutto la riflessione fatta da Papa Francesco in questo documento sulla “chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”, che non c’è vero santo nella Chiesa cattolica, che non sia stato, che è e che sarà imitatore della Beata Vergine Maria, non a caso invocata Regina degli Angeli e dei Santi.

Questa esortazione di Papa Francesco aiuterà tutti, Vescovi, sacerdoti, religiosi, fedeli laici a comprendere meglio, alla luce del Battesimo che tutti siamo chiamati ad essere santi e tutti, nel tempo, con la grazia di Dio, con lo sforzo quotidiano del nostro vivere le Beatitudini e di attuare le opere di misericordia corporale e spirituale dobbiamo raggiungere la santità, come l’hanno raggiunta i nostri fratelli e sorelle che godono della visione beatifica di Dio, ben sapendo che siamo «circondati da una moltitudine di testimoni» (Ap 12,1) che ci spronano a non fermarci lungo la strada, ci stimolano a continuare a camminare verso la meta. E tra di loro può esserci la nostra stessa madre, una nonna o altre persone vicine (cfr 2 Tm 1,5). Forse la loro vita non è stata sempre perfetta, però, anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e sono piaciute al Signore” (GeE, 3).

ROMA. E’ MORTO PADRE TITO AMODEI – L’ARTISTA DEI PASSIONISTI

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Roma. Grave lutto tra i Passionisti. E’ morto il frate artista, padre Tito Amodei.

di Antonio Rungi

 

Ieri mattina, 31 gennaio 2018, alle ore 8.10, alla Scala Santa in Roma, all’età di 92 anni, dopo una breve agonia, è morto il nostro confratello Passionista padre Tito dell’Angelo custode, al secolo Ferdinando Amodei.

Padre Tito era affetto da alcuni anni da una grave malattia che ne limitava le attività e nonostante questo continuava la sua giovanile passione artistica. Nel pomeriggio di ieri, dalle ore 15,00 alle ore 19.00 è stata allestita la camera ardente nella portineria della Scala Santa, che come è noto è affidata ai Padri Passionisti.

Padre Tito era conosciuto in tutto il mondo, essendo un artista apprezzato per le sue doti e capacità artistiche manifestate in tante sue creazioni.  Era nato l’11 marzo 1926 a Colli al Volturno in provincia di Isernia. Entrato giovanissimo tra i Passionisti a Nettuno, in seguito alla predicazione di una missione popolare, professò il 4 ottobre 1945 e fu ordinato sacerdote il 3 maggio 1953. Appassionato di arte conobbe i pittori e scultori più noti del tempo soprattutto a Firenze dove frequentò l’Accademia delle belle Arti. Le sue opere sono conservate in vari musei d’Italia e del mondo. Un molisano dal cuore sensibile alla bellezza della natura, che seppe apprezzare in tante forme e riprodurla con genialità e creatività nelle sue opere. Ora contempla in cielo la piena e perfetta bellezza di Dio, immerso nel suo volto d’amore e di splendore. I funerali si svolgeranno il giorno 2 febbraio alle ore 10.30 alla Scala Santa in Roma. Dopo i funerali le spoglie mortali del noto religioso saranno tumulate al cimitero dei Passionisti del Monte Argentario, in provincia di Grosseto, dove san Paolo della Croce eresse la prima casa religiosa della sua Congregazione della Passione.

P.RUNGI. IL MIO SUSSIDIO PER IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

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COMUNICATO STAMPA

P. RUNGI (TEOLOGO MORALE). CURATO DAL RELIGIOSO PASSIONISTA UN SUSSIDIO SUL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA.

“Anno Santo della Misericordia – 2015/16”, è questo il titolo del sussidio sul Giubileo della Misericordia, curato da padre Antonio Rungi, religioso passionista della comunità del Santuario della Civita, docente, teologo morale, originario di Airola (Bn). Con tale titolo l’autore ha voluto indicare il contenuto del suo opuscolo, in distribuzione presso lo stesso autore e presso le Suore di Gesù Redentore di Mondragone. La prima edizione, a carattere divulgativo, è stata stampata a Mondragone, dove padre Rungi insegna Filosofia e Pedagogia nel Locale Liceo Statale “G.Galilei” e dove il religioso ha vissuto per circa 30 anni, ricoprendo vari uffici a livello diocesano e scolastico.
Il sussidio predisposto da padre Rungi si divide in due parti. La prima riguarda la presentazione del Giubileo in generale con il concetto e i simboli del Giubileo, e il Giubileo della Misercordia in particolare, con il richiamo al concetto biblico di misericordia, a quello di indulgenza, alle parabole della misericordia; alle opere di misericordia corporale e spirituale; alla Madonna, Madre della Misercicordia e ad alcuni Santi della Misericordia, particolarmente conosciuti, tra cui san Paolo della Croce, San Pio da Pietrelcina, Santa Faustina Kovalska, Santa Rita da Cascia, Santa Maria Goretti ed altri. Si tratta di piccoli accenni biografici di questi e di altri santi, accenni utili per inquadrare il cammino giubilare personale che si intende fare. La seconda parte del sussidio è di carattere catechestico e liturgico con il richiamo ai comandamenti giubilari, al Sacramento e al rito della Confessione, con la proposta di uno schema di esame di coscienza, per prepararsi in modo serio a ricevere il Sacramento della Riconciliazione, alle varie preghiere per il Giubileo, a partire da quella ufficiale, scritta da Papa Francesco, alle preghiere che hanno attinenza con la devozione alla Passione di Cristo, ai Dolori di Maria, alla Preghiera della Divina Misercordia di Santa Faustina. Si tratta di un utile sussidio ed aiuto spirituale che deve accompagnare il cammino dei cristiani in questo anno Santo. Tutto il materiale inserito nel libro è stato attinto dai vari testi, libri e siti internet sul Giubileo, con una consistente parte del lavoro fatto, quello più specifico, che è stata scritta dall’autore. In particolare le preghiere, le riflessioni sui testi biblici delle parabole e delle opere di misericordia corporale. Intanto, è in fase di stampa, presso l’Editore Caramanica di Marina di Minturno, lo stesso sussidio con ulteriori testi del Magistero di Papa Francesco sul Giubileo della Misericordia; sussidio che sarà pronto, quale approfondimento del primo, alla fine della prossima settimana, subito dopo l’apertura ufficiale dell’Anno Santo.

LA TERAPIA DI PAPA FRANCESCO CONTRO LE MALATTIE DELLA CHIESA

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CONTRO LE MALATTIE DELLA CHIESA

LA TERAPIA DI PAPA FRANCESCO 

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA 

Il Santo Padre, Papa Francesco, nell’incontrare la Curia Romana, per l’annuale augurio di Natale e di Capodanno ha parlato senza peli sulla lingua di 15 malattie che affliggono la Chiesa e da cui bisogna guarire.

Tali malattie e tali tentazioni – dice Papa Francesco – sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale, e possono colpire sia a livello individuale sia comunitario.

1. La malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile”trascurando i necessari e abituali controlli.  L’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori e di dire con tutto il cuore: «Siamo servi inutili”.

2. Un’altra: La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro,  , inevitabilmente, “la parte migliore”: il sedersi sotto i piedi di Gesù (cfr Lc 10,38-42). La cura consiste nel riposo. 

3. C’è anche la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale. La cura consiste nell’ «avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5), sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità. 

4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo. La cura consiste nell’abbandonarsi allo Spirito Santo. Egli è freschezza, fantasia, novità».  

5. La malattia del cattivo coordinamento. La cura sta nell’armonizzare il tutto, senza prevaricazione di qualcuno o superiorità di altri.  

6. C’è anche la malattia dell’“alzheimer spirituale”. La cura consiste nel recuperare la vita spirituale ed interiore. superando passioni, capricci e manie, eliminando muri di divisione, abbandonando gli idoli che hanno scolpito con le loro stesse mani. 

7. La malattia della rivalità e della vanagloria. La cura è la comunione e l’umiltà del cuore e della vita.  

8. La malattia della schizofrenia esistenziale. La cura consiste nell’essere autentici e coerenti. Fare ciò che si dice e farlo bene. 

9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi.  È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle. La cura consiste nel silenzio e nel parlare bene degli altri, senza calunniare e fare chiacchiere inutili. 

10. La malattia di divinizzare i capi. La cura consiste nel servizio umile e disinteressato, senza attese di promozioni varie.  

11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri. La cura consiste nell’attenzione amorevole verso gli altri e nell’aiuto quando uno cade.  

12. La malattia della faccia funerea. La cura consiste in un sano umorismo e autoironia. Fa bene scherzare con su se stessi e non prendere seriamente ogni cosa. 

13. La malattia dell’accumulare. La cura consiste nel distacco da ogni cosa e nell’alleggerirsi dei pesi dell’economia fine a se stessa e che non fa bene a nessuno. L’accumulo appesantisce solamente e rallenta il cammino inesorabilmente!  

14. La malattia dei circoli chiusi. La cura consiste nell’aprirsi agli altri e dare opportunità a tutti di realizzarsi. Il potere, che è servizio, deve passare di mano i mano e mai fermarsi sempre nelle stesse mani o negli stessi gruppi e circoli chiusi. 

15.Il profitto mondano degli esibizionismi. La cura consiste nel conservare nel proprio cuore le confidenze e le conoscenze degli altri, senza vantarsi di sapere tutto e di potere tutto. 

Ed aggiunge una cosa molto importante che riguarda tutti i sacerdoti e tutti i consacrati. “Una volta ho letto che i sacerdoti sono come gli aerei: fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro. Quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che “cade” a tutto il corpo della Chiesa”.  

LE CURE DI PAPA FRANCESCO SUGGERITE

AI DIPENDENTI DELLO STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO.

 •curare la vostra vita spirituale, il vostro rapporto con Dio, perché questa è la colonna vertebrale di tutto ciò che facciamo e di tutto ciò che siamo. Un cristiano che non si nutre con la preghiera, i Sacramenti e la Parola di Dio, inevitabilmente appassisce e si secca. Curare la vita spirituale; 

•curare la vostra vita famigliare, dando ai vostri figli e ai vostri cari non solo denaro, ma soprattutto tempo, attenzione e amore; 

•curare i vostri rapporti con gli altri, trasformando la fede in vita e le parole in opere buone, specialmente verso i più bisognosi;  

•curare il vostro parlare, purificando la lingua dalle parole offensive, dalle volgarità e dal frasario di decadenza mondana; 

•curare le ferite del cuore con l’olio del perdono, perdonando le persone che ci hanno ferito e medicando le ferite che abbiamo procurato agli altri; 

•curare il vostro lavoro, compiendolo con entusiasmo, con umiltà, con competenza, con passione, con animo che sa ringraziare il Signore;  

•curarsi dall’invidia, dalla concupiscenza, dall’odio e dai sentimenti negativi che divorano la nostra pace interiore e ci trasformano in persone distrutte e distruttive;

•curarsi dal rancore che ci porta alla vendetta, e dalla pigrizia che ci porta all’eutanasia esistenziale, dal puntare il dito che ci porta alla superbia, e dal lamentarsi continuamente che ci porta alla disperazione. Io so che alcune volte, per conservare il lavoro, si sparla di qualcuno, per difendersi. Io capisco queste situazioni, ma la strada non finisce bene. Alla fine saremo tutti distrutti tra noi, e questo no, non serve. Piuttosto, chiedere al Signore la saggezza di saper mordersi la lingua a tempo, per non dire parole ingiuriose, che dopo ti lasciano la bocca amara; 

•curare i fratelli deboli: ho visto tanti begli esempi tra di voi, in questo, e vi ringrazio, complimenti! Cioè, curare gli anziani, i malati, gli affamati, i senzatetto e gli stranieri perché su questo saremo giudicati;  

•curare che il Santo Natale non sia mai una festa del consumismo commerciale, dell’apparenza o dei regali inutili, oppure degli sprechi superflui, ma che sia la festa della gioia di accogliere il Signore nel presepe e nel cuore. 

Papa Francesco a Caserta. Un motivo di gioia e di impegno

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Caserta. La visita di Papa Francesco un motivo di preghiera e di riflessione per i Passionisti del casertano e della Campania

di Antonio Rungi

La visita di Papa Francesco a Caserta del 26 luglio 2014, in coincidenza con la festa dei Santi Gioacchino ed Anna, e il giorno 28 per incontrare, in forma strettamente privato, un suo carissimo amico, è  un motivo di preghiera e di profonda riflessione per i Passionisti del Casertano e dell’intera Campania, dove i passionisti sono presenti, con vari conventi dagli inizi del XIX secolo.

Risale, infatti, al 1855, prima dell’Unità d’Italia, la presenza passionista nella Reggia di Caserta, per assistere le truppe e fare formazione spirituale in questo luogo simbolo di cultura, storia e potere di quel tempo. In questa comunità religiosa resiedette  il Venerabile padre Fortunato Maria di S.Paolo (al secolo Paolo De Gruttis) che era nato a Roccavivi (Aq) il 3 marzo 1826, nella Diocesi di Sora. Dopo una breve permanenza nel Seminario diocesano di Sora, all’età di 17 anni, nel 1843, entrava tra i Passionisti che, nel 1842, avevano aperto una casa religiosa a Sora. A Paliano (Fr),  farà il noviziato e qui emetterà la prima professione religiosa, preparandosi al sacerdozio a Ceccano e Falvaterra. Il 23 dicembre 1848 venne ordinato sacerdote in Veroli, in maniera quasi clandestina essendo in atto i noti moti rivoluzionari. Per esigenze di ministeri fu inviato in varie case religiose della Provincia dell’Addolorata (Basso Lazio e Campania). Dal 1869 fino alla morte dimorò ininterrottamente nel Ritiro di S. Sosio in Falvaterra. Morto in concetto di santità, il primo significativo gradino del processo di beatificazione è stato scritto l’11 luglio 1992, (22 anni fa) quando fu dichiarato “Venerabile” da San Giovanni Paolo II e proposto come maestro di vita spirituale per religiosi, sacerdoti e laici..

Nel 1857 padre Fortunato va a Caserta, dove da due anni era stata aperta una nuova sede dei passionisti, all’ombra del Palazzo reale, per desiderio del re Ferdinando II. Qui padre Fortunato fu inviato specialmente come confessore. Quando nel 1866 la sede di Caserta viene chiusa dal nuovo governo italiano postunitario, padre Fortunato viene accompagnato dalla polizia, insieme ai confratelli, fino al Convento di Falvaterra. Questa esperienza maturò nel Venerabile l’urgenza delle risorse interiori per poter affrontare gli urti della vita, ma anche la tensione apostolica. Quando non possiamo annunziare e testimoniare, pensava, dobbiamo parlare con il contagio della carica intima che deve qualificare un maestro di fede. Di questa storica e importante presenza dei passionisti a Caserta, che mai ha dimenticato i figli spirituali di San Paolo della Croce, rimane a perenne memoria “Via Passionisti”, adiacente la Reggia di Caserta, dove ancora oggi si può notare la chiesa che i passionisti utilizzavano per fare apostolato dentro e fuori il Palazzo Reale.

La visita di Papa Francesco è, quindi, un motivo in più per i missionari del Crocifisso, come ha voluto che fossero chiamati i passionisti dallo stesso loro fondatore, perché potenziano in questa terra casertana la nuova evangelizzazione, secondo quanto è precisato nella Lettera Apostolica, Evangelii gaudium di Papa Francesco. I passionisti, oggi, hanno una loro presenza a Calvi Risorta e Mondragone nel Casertano, ad Airola, nel Beneventano, a Forino, nell’Avellinese, a Napoli e a Casamicciola nel Napoletano. Come dire che a partire dall’Ottocento, prima nel Regno di Napoli, e poi nell’Italia Unita, i Passionisti hanno sempre curato la loro presenza nella Regione, forti di quel mandato missionario di Paolo della Croce di essere vicino agli ultimi e ai sofferenti, che, allora come oggi, la Campania presenta in numero sempre più elevato, soprattutto nel campo della povertà assoluta. Nella terra dei fuochi o dei veleni, anche i Passionisti, soprattutto oggi, con il fenomeno dell’immigrazione sempre più crescente nel casertano e nel napoletano, hanno qualcosa di dire e da proporre in sintonia con il progetto di rivoluzionare pastoralmente la chiesa, come Papa Francesco continuamente suggerisce con il suo alto magistero di Pastore universale della Chiesa, molto attento ai drammi ed ai problemi delle popolazioni locali e delle chiese locali.

La presenza di Papa Francesco a Caserta per due giorni diversi, 26 e 28 luglio, e per due scopi diversi, è un motivo di grande gioia per tutti e soprattutto di grande speranza per questa terra segnata da tanti problemi, ma profondamente legata alla fede cattolica, con una chiesa viva ed operosa, che guarda soprattutto alle sofferenze degli ultimi e dei sofferenti del vasto comprensorio di Caserta città e Provincia. Insieme e uniti, tutte le forze ecclesiali e sociali possono dare un volto nuovo alla città e al territorio casertano e campano, ripartendo proprio da questa importante, anche se brevissima visita pastorale, di appena 4 ore, di Papa Francesco, il Papa del nuovo corso della Chiesa del XXI secolo.

Mondragone (Ce). Indagine statistica su Papa Francesco svolta dalle studentesse liceali

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MONDRAGONE (CE). Un’interessante indagine su Papa Francesco, condotta dalle studentesse del Liceo delle Scienze umane del Galileo Galilei. 

di Antonio Rungi 

Un’interessante indagine conoscitiva e statistica su Papa Francesco è stata condotta e conclusa dalle studentesse della classe II A delle Scienze umane, nell’ambito di un progetto culturale che tende ad applicare sul campo gli studi acquisiti nella metodologia della ricerca. Guidate dal docente delle scienze umane, il professore Ciro Antonio Rungi, le studentesse hanno portato a compimento questi lavoro scientifico dopo due mesi di attività didattica ed extra-curriculare. Scelta la tematica, proposta e votata dall’intera classe, si è proceduto a stilare il questionari, optando per sei domande, tra aperte a chiuse, in modo da acquisire tutti i dati relativi all’indagine stessa sulla figura e l’opera di Papa Francesco a distanza di un anno dell’inizio del suo ministero quale Vescovo di Roma e Romano Pontefice. Effettuato il campionamento per quota di età, professioni, sesso, titolo di studio, si è proceduto alle interviste sul campo, partendo da quelle casuali. Le 16 studentesse hanno potuto acquisire le interviste di 136 questionari, completi in ogni loro parte, sua una popolazione di circa 100.000 abitanti della Provincia di Caserta e Napoli, ma anche di altre Regioni. Le interviste, infatti, sono state svolte anche per telefono. Tutti gli intervistati si sono mostrati disponibili all’intervista, anzi hanno apprezzato l’iniziativa che una classe liceale prenda a cuore, concretamente, tali problematiche, facendo oggetto di ricerca diretta. Cosicché le risposte pervenute possono essere ritenute attendibili e valide e così anche la ricerca in generale.

Questi i sei quesiti posti agli intervistati, che sono rimasti nell’anonimato:

1. Pensi che Papa Francesco abbia apportato cambiamenti significativi nella chiesa cattolica? Se si, quali?

2.Secondo te, piace il modo di comunicare di Papa Francesco?: Molto. Abbastanza.

Poco. Per niente.

3.Quali aspetti religiosi rispetto ai pontefici precedenti vanno sottolineati?: Indicane da uno ad un massimo di tre.

4.Credi che le sue umili origini e la sua formazione ricevuta abbiano inciso sul suo modo di agire?: Se si, in che misura?

5.Quali caratteristiche personali ti hanno maggiormente colpito di questo Papa?(max3)

6.Indica almeno tre valori, parole o immagini che ti hanno fatto riflettere su Papa Francesco.

 

Il lavoro è stato svolto  in gruppo di 5 e 6 alunne. In tutto tre gruppi, organizzati con un presidente e un segretario. Il lavoro è si sintesi è stato svolto nel corso delle ore di lezioni, ma anche a casa. Sono stati utilizzati gli strumenti classici ed attuali per condurre un’intervista e poi arrivare ai risultati, che sono stati sintetizzati in una relazione finale dei singoli gruppi e in una relazione conclusiva unitaria dei tre gruppi che hanno lavorato. I risultati sono stati preparati su grafici scelti ed adatti al tipo di inchiesta e predisposto un power-point.

 

Ecco in sintesi tutto il lavoro fatto.

Il campione esaminato si compone di 136 soggetti, equamente suddivisi tra maschi e femmine. L’età media degli intervistati è di circa 34 anni. Il campione maschile è più giovane (31,34) rispetto a quello femminile, leggermente più adulto. Le interviste erano rivolte a giovani (15-25 anni); adulti (26-50 anni); Anziani (oltre i 50 anni). Dai risultati si evince che il campione di tutti gli intervistati si compone maggiormente di soggetti giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni.

Per quanto concerne la professione e il titolo di studio si è cercato di esaminare una “platea” di soggetti il più eterogenea possibile al fine di rilevare il “sentimento” suscitato da Papa Francesco in uno spaccato della società che fosse quanto più possibile rappresentativo di tutte le componenti. Infatti, tra gli intervistati ci sono laureati, diplomati, studenti, professionisti, disoccupati, casalinghe, pensionati. Insomma, il variegato panorama della società italiana.

Andando nel merito dell’indagine, si è poi passato alla sintesi dei risultati relativi ai sei quesiti posti.

Circa la prima domanda l’85% del campione intervistato ritiene che Papa Francesco abbia apportato importanti cambiamenti nella Chiesa Cattolica. Solo il 15% ritiene che nulla è cambiato nella Chiesa con il suo pontificato.

In particolare, la maggioranza delle persone è rimasta colpita dall’umiltà del Pontefice (27% circa) e dallo spirito di rinnovamento con il quale il Papa ha iniziato la sua opera di ricostruzione della Chiesa cattolica (27%). Interessanti sono i dati relativi anche ad altre risposte date: Si è avvicinato ai poveri e ai fedeli (23% circa); Ha un nuovo modo di comunicare con i giovani (8% circa).

Circa il secondo quesito riguardante il modo di comunicare di Papa Francesco, la maggioranza degli intervistati (73%) sia uomini che donne, è rimasta affascinata dal modo di comunicare immediato e spontaneo, con linguaggio semplice ed accessibile a tutti. Il 15% apprezza il modo di comunicare del Papa anche se non si esalta più di tanto; il 4% lo apprezzo poco e l’8% per nulla.

Circa il terzo quesito sugli aspetti religiosi del suo magistero e della persona del Papa, la semplicità di Papa Francesco è quella maggiormente apprezzata dagli intervistati (20%). A seguire le altre virtù e qualità umane e spirituali: l’umiltà (13% circa); la povertà (10% circa), l’umanità (7% circa), ed altre virtù ed atteggiamenti umani e interiori. Viene messo in risalto in questo quesito soprattutto la capacità di Papa Francesco di rifiutare agi e privilegi riguardanti il suo stato e il suo ufficio. Così pure l’amore alla povertà e il suo modo di comunicare sono apprezzati da un buon numero di intervistati.

Entrando nel merito della vita privata e della formazione del Papa, nel quarto quesito si è preso in considerazione le umili origini di Papa Bergoglio e il 96% degli intervistati ritiene che le umili origini di Papa Francesco influenzino positivamente il suo modo di essere come uomo e come Pontefice. Di questi, il 70% circa ritiene che tale influenza sia determinante per la formazione del Pontefice, mentre il 20% concorda sull’affermazione, ma ritiene che ciò sia avvenuto in modo umano, ovvero come poteva accadere, come di fatto accade, per qualsiasi persona umana. Solo il 10% ritiene che le origini povere del Papa non abbiano affatto influenzato il suo passato e il presente.

Sempre considerando gli aspetti tipici della personalità di Papa Francesco, nel quinto quesito, quanti hanno risposto alle domande hanno sottolineato queste virtù umane e spirituali del Pontefice: l’umiltà (39%), la semplicità (21%), e la generosità (11%). La virtù dell’umiltà ritorna costantemente nelle risposte degli intervistati, al punto tale che sembra caratterizzare sia la persona di Papa Francesco che il suo ministero petrino. Non mancano altre virtù ed atteggiamenti che lo rendono particolarmente gradito alle persone, quali l’allegria (9%) e la solidarietà (9%) verso i più deboli, poveri, bisognosi di tutto.

Il sesto ed ultimo quesito del questionario proposto, entra nel merito della visibilità del Papa, in particolare si è cercato di fissare le immagini, le parole e i valori che rappresentano il Vescovo di Roma in modo singolare. Dall’indagine risulta che sono tante le immagini che sono scolpite già nel cuore delle persone e ognuno, a seconda del proprio vissuto, e del proprio animo è rimasto colpito di una o più immagini o comportamenti del Papa. Tuttavia, va subito detto che la maggior parte degli intervistati (15%), sia uomini che donne, sono rimasti colpiti dagli abbracci e dalle carezze che il Papa dà agli ammalati, ai diversamente abiliti a quanti sono in necessità. Sui valori invece, la gente ha compreso che il Papa ha particolarmente a cuore la povertà (13%), la famiglia (11% circa) e a seguire la pace, l’amore, la solidarietà, la vicinanza al prossimo, l’altruismo.

Concludendo, l’indagine presenta un alto grado di accettazione di Papa Francesco non solo della sua persona, ma anche del suo ministero che svolge con zelo, passione, amore, generosità e competenza. Questo gradimento spazia tra il mondo dei semplici e delle persone benpensanti, tra i ricchi e tra i poveri, tra i governati e le popolazioni di tutto il pianeta. Possiamo ben dire che Papa Francesco è davvero la persona, oggi, più amata nel mondo e lo dimostra anche questa indagine, svolta secondo un modello scientifico e, pertanto, nei suoi risultati finali vera ed attendibile.

Papa Francesco sta davvero nel cuore e nelle preghiere di tutti, specialmente di quanti vedono nel Papa la figura del Buon Pastore e del buon padre di famiglia.

PREGHIERA AI NOVELLI SANTI, GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II

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PREGHIERA AI DUE NUOVI SANTI 

Signore Gesù, che hai chiamato a così alto grado di santità,

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Papi,

pastori universali della Chiesa da te istituita

e affidata alla guida di Pietro,

primo Papa della storia del Cristianesimo,

ti chiediamo, umilmente,

per intercessione di questi tuoi figli eletti della Chiesa,

elevati oggi agli onori degli altari,

in questa speciale giornata di grazia

e benedizione dall’alto,

di camminare, anche noi, sui sentieri di quella santità,

fatta di umiltà, bontà e sacrificio,

che ha caratterizzato la vita di questi

tuoi speciali discepoli e figli amatissimi.

 

Signore, per intercessione

di San Giovanni XXIII
e San Giovanni Paolo II,

ti chiediamo di difendere la chiesa

dagli assalti del maligno,

che si insinua nella vita anche dei tuoi figli prediletti

che tu hai scelti per guidare il tuo popolo santo,

nella storia di questo secolo, appena iniziato,

afflitto da tanti mali ed insofferenze di ogni genere.

 

Fa o Signore che sull’esempio di questi santi pastori,

i vescovi, i sacerdoti, le anime consacrate e i fedeli laici

possano vivere in totale fedeltà

la chiamata alla santità,

senza dubbi, incertezze

e sicuri nel dono della fede,

forti nel dono della speranza,

dinamici con dono della carità.

 

Signore, pastore supremo delle anime nostre,

mediante l’intercessione dei novelli santi papi,

nessuna pecorella smarrita, continui a vagare nel dubbio e nella solitudine,

ma tutte possano ritrovare la strada del ritorno

e ritrovarsi  insieme intorno alla tavola della divina misericordia.

 

A Te Signore del tempo e della storia,

che ci hai donato due grandi e santi pastori

in Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II,

degni discepoli di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa,

sia lode onore e gloria,

per tutti i secoli dei secoli.

Amen 

(Padre Antonio Rungi, passionista)