Mondragone

CONTEMPLARE, ASCOLTARE E RIPARTIRE. COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DELLA II DOMENICA DI QUARESIMA 2021 A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI

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II Domenica di Quaresima

Domenica 28 febbraio 2021

Tra l’Oreb e il Tabor c’è solo un cammino da fare: quello della fede e della speranza.

Commento di padre Antonio Rungi

La parola di Dio di questa seconda domenica di Quaresima ci invita a salire su due monti: il monte di Abramo, l’Oreb e il monte di Gesù, che è il Tabor, dove Egli si trasfigura.

Nella prima lettura, infatti, tratta dal libro della Gènesi si parla del sacrificio di Isacco, figlio di Abramo, avuto per miracolo nella vecchiaia e considerata la sterilità di sua moglie Sara. Questo dono del cielo, dal cielo stesso viene chiesto di sacrificarlo come segno di totale abbondono ai disegni di Dio.

Il testo biblico è sicuramente tra i più drammatici, da certi punti di vista, ma nello stesso tempo è aperto alla speranza e alla piena fiducia in Dio. L’ordine del Signore è chiaro e perentorio nei confronti di Abramo: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

Abramo stranamente obbedisce senza porre delle domande: Signore perché, dopo che mi ha concesso il dono della paternità?.

Quante mamme e quanti papà vediamo nel volto triste ed angosciato di questo patriarca che sa benissimo che la vita, anche quella di un figlio, non gli appartiene, ma tutto dipende da Colui che dà la vita e che mantiene in vita.

Comunque Abramo fa quello che ha chiesto il Signore e così arrivarono, lui e il figlio, al luogo che Dio gli aveva indicato, il monte Oreb.

Nulla era preparato e tutto c’era da allestire per consumare il sacrificio di un giovane figlio.

E così, Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.

Nei sacrifici umani ritorna spesso il coltello come arma del delitto, dell’assassinio e nel caso specifico di un atto sacrificale.

A questo punto, Dio interviene mediante l’Angelo liberatore che ordina ad Abramo di non stendere la mano contro il ragazzo e non a fargli niente!.

Il motivo di questo gesto di tolleranza da parte di Dio sta nelle parole che seguono: “Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».

C’era, quindi, bisogno di verificare la fede di quest’uomo, padre e patriarca, prima di affidargli un compito molto importante.

E la fede di Abramo vince, perché nel suo cuore avrà pensato che il Signore non avrebbe permesso tutto questo.

Dio voleva constatare il coraggio della fede di questo uomo, totalmente votato ai suoi disegni e al suo volere.

La ricompensa del Signore per questo atto di fiducia non si fa attendere e così Abramo alzando gli occhi, vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.

Il sacrificio a Dio viene comunque assicurato ma si sostituisce la vittima; da una persona umana, giovane, ad un animale che normalmente veniva ucciso per esigenze di caccia e di alimentazione.

Ma il discorso non si conclude con quel gesto sacrificale sostitutivo. Infatti, l’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e gli fa una promessa, un giramento vero e proprio, che ha il fondamento nella parola stessa di Dio che è fedele e dura in eterno: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Si arriva alla conclusione di tutto il racconto. Da un sacrificio dell’unico figlio, che viene proposto e poi annullato da Dio, alla moltitudine dei figli di Abramo che ben conosciamo chi sono e cioè il popolo eletto.

Abramo così diventa il padre, non biologico di un intero popolo, ma il padre nella fede e come tale trasmette il dono più prezioso ai figli di questo popolo che è la fiducia totale e piena in Dio.

Saliamo adesso sull’altro monte, quello di Gesù, il Tabor e vediamo cosa succede qui.

Il vangelo di Marco ce lo dice sinteticamente: qui Gesù si trasfigura, presenti Elia e Mosè, appararsi a fianco a Lui nella gloria, davanti ai tre discepoli, Pietro, Giovanni e Giacomo, ascesi al sacro monte con il divino Maestro.

Tutto si sarebbero aspettavano i tre, ma non di certo di trovarsi davanti a questo scenario di paradiso che tocca il loro cuore e la loro mente al punto tale da far dire a Pietro: Signore è bello per noi stare qui, facciamo tre tende e ci stabilizziamo nella gioia e nel benessere eterno su questo luogo della vera felicità. Invece, dopo quel momento di estasi, si ritorna alla normalità, alla quotidianità, con all’orizzonte il monte Calvario, il monte della passione e morte in croce, ma anche della risurrezione del Signore.

L’episodio della trasfigurazione che è narrato nei tre vangeli sinottici (Marco 9:2-8, Matteo 17:1-8, Luca 9:28-36), ed è collocato dopo la confessione di Pietro, ci racconta che Gesù, dopo essersi appartato con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, cambiò aspetto mostrandosi ai tre discepoli con uno straordinario splendore della persona e uno stupefacente candore delle vesti.

In questo contesto si verifica l’apparizione di Mosè ed Elia che conversano con Gesù e si ode una voce, proveniente da una nube, che dichiara la figliolanza divina di Gesù.

Lo splendore di Cristo richiama la sua trascendenza, la presenza di Mosè ed Elia simboleggia la legge e i profeti che hanno annunciato sia la venuta del Messia che la sua passione e glorificazione; la nube si riferisce a teofanie già documentate nell’Antico Testamento.

Una tradizione attestata già nel IV secolo da Cirillo di Gerusalemme e da Girolamo, identifica il luogo dove sarebbe avvenuta la trasfigurazione con il monte Tabor, letteralmente “la montagna”. Si tratta di un colle rotondeggiante e isolato, alto 588 m s.l.m., ossia circa 400 metri sul livello delle valli circostanti, nella Regione della Galilea, in Israele. Nella prima metà del XX secolo qui fu costruita la Basilica della Trasfigurazione e il monastero greco-ortodosso di Sant’Elia.

Il mistero luminoso della trasfigurazione del Signore, quindi, ci riporta all’essenza stessa del nostro rapporto con Dio e ci chiede di fare, soprattutto in questo tempo di quaresima e di pandemia, tre cose importanti: contemplare, ascoltare e ripartire. 

Contemplare significa riflettere sulla vita di Gesù. Al centro del metodo della contemplazione vi sono i sensi umani: vedere, udire, sentire.

Lo scopo della contemplazione è far crescere la conoscenza intima di Gesù Cristo, per amarlo di più e seguirlo più da vicino.

La contemplazione è una preghiera affettiva piuttosto che una riflessione intellettuale.

Meditazione e contemplazione fanno parte della tradizione della spiritualità cristiana che risultano particolarmente utili nel corso della Quaresima che è tempo forte per contemplare e meditare.

Altra cosa da fare è ascoltare Dio che parla a noi attraverso la legge e i profeti. La presenza di Elia e Mosé nella trasfigurazione di Cristo ci indicano i riferimenti più incisivi per ascoltare davvero Dio che parla a noi, soprattutto attraverso la voce di Cristo: questi è il mio figlio l’amato, ascoltatelo. Gesù non ci parla direttamente, non ci viene a fare una lezione o una predica, né ci appare in sogno o visione per dirci quello che dobbiamo fare. Egli ha parlato e continua a parlare a noi attraverso il sacramento della Chiesa, suo mistico corpo, nella quale un ruolo fondamentale ha Pietro, il Papa, che sale con Gesù su Monte Tabor e al quale Gesù stesso affida la sua chiesa. Egli continua a parlare con la voce di Giovanni e Giacomo e degli altri apostoli che personalmente hanno ascoltato il Signore. Non facciamoci parlare dalla voce di un altro apostolo, Giuda iscariota che fu il traditore.

Il terzo atto da compiersi è quello di ripartire, dopo aver contemplato ed ascoltato. E ripartire significa, nella logica della trasfigurazione e del monte Tabor, scendere a valle e camminare per le strade del mondo per annunciare la parola che salva. In questa valle di lagrime e di speranza noi dobbiamo essere gli annunziatori della gioia che ci viene da Dio nella contemplazione del suo Figlio, Gesù Cristo, nato, morto, risorto ed asceso al cielo per la nostra salvezza. Ripartire ce lo chiede anche il tempo della pandemia che stiamo vivendo e tale ripartenza riguarda non solo la vita economica e sociale, ma soprattutto la vita spirituale e cristiana, bloccata da tante limitazioni sanitarie che si sono trasformate in autolimitazioni per allontanarci, senza alcun motivo, dalla frequenza della Chiesa e dei sacramenti.

La parola di Dio di questa domenica sia un motivo in più per riflettere su come stiamo vivendo la nostra fede in questo tempo di prova e sofferenza e se proprio vogliamo farci guidare da essa, penso che sia quanto mai opportuno meditare sulla seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!”.

Come è facile capire, se fondiamo ogni nostro agire e soprattutto tutta la nostra vita in Gesù Cristo, chi potrà mai danneggiarci, offendere, umiliare, condannare? Nessuno, perché Cristo ci ha salvati e redenti e gli uomini di questa terra sono dei poveri illusi se pensano di essere i salvatori di questa o quell’altra situazione, compresa quella della pandemia. Senza la fede in Dio non si riesce in nulla, neppure nell’eliminare da questo mondo un semplice ma terribile virus.

La lezione di vita che ci viene dalla parola di Dio di questa domenica è chiara. Sta a noi capirla e come Abramo salire sul monte ed offrire tutto quello che è più importante e prezioso per noi. E Dio non si terrà per se qualsiasi gesto di amore, obbedienza e fiducia in Lui e ci ricompenserà già su questa terra con la pace del nostro cuore e la luce della nostra mente. Ma salire anche con Cristo sul Tabor per gustare la dolcezza e la serenità di stare in contemplazione dell’unico salvatore del mondo.

CARINOLA (CE). OGGI I FUNERALI DI DON RICCARDO LUBERTO

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CARINOLA (Ce). GRAVE LUTTO PER LA DIOCESI DI SESSA AURUNCA.  E’ MORTO MONSIGNOR RICCARDO LUBERTO. OGGI I FUNERALI NELLA CHIESA CATTEDRALE DI CARINOLA

di Antonio Rungi

Si svolgeranno, oggi pomeriggio, alle ore 15.00 nella Cattedrale di Carinola i solenni funerali di monsignor Riccardo Luberto, sacerdote della Diocesi di Sessa Aurunca. Le esequie del noto sacerdote di origini carinolesi saranno presieduti dal Vescovo diocesano, monsignor Orazio Francesco Piazza. Parteciperanno i sacerdoti della diocesi e di altre realtà ecclesiali della Campania, dove don Riccardo era molto conosciuto, i parenti del sacerdote defunto e i fedeli di varie parrocchie della Diocesi, dove don Riccardo ha svolto il suo ministero sacerdotale, particolarmente nella città di Mondragone. Don Riccardo è morto all’ospedale civile San Rocco di Sessa Aurunca nella serata di mercoledì 16 gennaio 2019, dove era stato ricoverato per problemi cardiocircolatori. Ieri giovedì 17 gennaio, dalle 8.00 alle 20.00 presso la cappella dell’Ospedale di Sessa Aurunca è rimasta aperta la camera ardente. Questa mattina 18 gennaio, alle ore 10,30 la salma partirà per la Cattedrale di Carinola, in attesa delle esequie nel primo pomeriggio. Monsignor Riccardo Luberto è stato rettore e parroco del Santuario e Basilica Minore della Madonna Incaldana in Mondragone (Ce) per 50 anni. Aveva 86 anni e 60 anni di sacerdozio, celebrati lo scorso anno, di cui 50 anni vissuti nella Basilica Minore della Madonna Incaldana.
Tanti gli incarichi ed uffici ricoperti nella Diocesi di Sessa Aurunca e a livello di Regione ecclesiastica campana, tra cui quello di direttore dell”istituto diocesano di sostentamento del clero e responsabile dell’associazione familiari del clero. Per lunghi anni responsabile della pagina diocesana di Avvenire. E’ stato anche docente di religione nelle scuole statali di Mondragone. Ha collaborato con sei vescovi: De Cicco, Costantini, Nogaro, Superbo, Napoletano e Piazza. Un battagliero e coraggioso sacerdote sempre in prima linea nella difesa del territorio di Mondragone e dell’intera diocesi di Sessa Aurunca.
Don Riccardo era nato a Carinola in provincia di Caserta il 4 maggio 1932 e dopo il seminario minore, gli studi filosofici e teologici, fu ordinato sacerdote il 13 luglio 1958 a Sessa Aurunca da monsignor Gaetano De Cicco.
Dopo 60 anni di ministero attivo, per raggiunti limiti di età, era ritornato, cinque anni fa, nella sua Carinola e collaborava con la Parrocchia di Santa Croce. Dopo i funerali, la salma sarà sepolta nella cappella di famiglia nel cimitero di Carinola

P.RUNGI. COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DELLA XXV DOMENICA T.O. – 24 SETTEMBRE 2017

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XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
DOMENICA 24 SETTEMBRE 2017

Comportarsi in modo degno del Vangelo

Commento di padre Antonio Rungi

Per un cristiano, la prima preoccupazione che dovrebbe avere nei suoi pensieri e nella sua mente è quella della fedeltà al Vangelo.

Non che gli altri uomini non abbiano obblighi; anzi tutti gli esseri umani hanno regole morali da rispettare e che hanno attinenza con l’essere stesso umano e sociale.

Chiaramente per ogni religione scattano specifici doveri ed obblighi per chi veramente sente la propria fede come elemento importante ed essenziale nella vita.

Perciò l’apostolo Paolo, nel brano della seconda lettura della parola di Dio di questa XXV domenica del tempo ordinario, tratto dalla sua lettera ai Filippesi, conclude con questa raccomandazione: “Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo”.

Ma l’apostolo, in precedenza, aveva sottolineato un aspetto importante del suo essere convertito al vangelo di Cristo: “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno”.

L’apostolo considera la vita eterna più importante della vita terrena. Tuttavia, egli precisa che “se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere”.

Come dire, è bello pensare ed aspirare al paradiso, all’eternità, ma è altrettanto bello pensare e vivere una vita con frutti spirituali che portano ad accumulare beni per l’eternità.

E, quindi egli si trova in un conflitto interiore che, da un lato, desidera morire e dall’altro gli fa piacere vivere. Infatti dice con estrema lealtà interiore e sincerità del cuore: “Sono stretto  fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo”. Vede, quindi, la sua presenza importante per la comunità cristiana di Filippi, perché necessita della sua guida.

Il vivere e il morire lo sappiamo tutti è nelle mani di Dio. Noi possiamo esprimere dei desideri, degli auspici, ma è il Signore che decide sulla nostra vita e sul momento in cui dobbiamo lasciare questa terra. Se ci siamo ancora è perché Egli vuole così.

E noi cerchiamo di vivere questa vita, che ci ha donato, con il massimo impegno per dare frutti terreni e soprattutto eterni.

In questo contesto del premio, si comprende il bellissimo brano del Vangelo di oggi, che riguarda la chiamata degli operai a lavorare nella vigna di un signore che uscì in diversi momenti del giorno a chiamare le persone a lavorare con lui. Tutti risposero di sì e svolsero al meglio il compito affidato, dal mattino oppure nel tardo pomeriggio, ovvero per molte o poche ore di lavoro. Alla fine della giornata il padrone di casa, che aveva la sua vigna ed aveva assunto part-time o full-time per un giorno i lavoratori, nella sua piena libertà, pagò tutti allo stesso modo. Con i primi assunti fu firmato un accordo, con gli ultimi chiamati, nessuno accordo fu stipulato. Sappiamo come andò a finire quando i primi videro che il padrone diede la stessa somma agli ultimi e li pagò secondo il suo giudizio e la sua libertà di decidere. Infatti nel testo del vangelo, troviamo questa indicazione di comportamento da parte del padrone della vigna, il Quale rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

La conclusione e l’ammonizione finale del Vangelo di oggi ci fa riflettere molto e ci fa uscire dalle nostre presunte sicurezze di salvezza e di privilegiati della prima ora; per cui questa sentenza evangelica impone a tutti noi cristiani della prima ora o credenti che abbiamo ricevuto la fede da piccoli a non illudersi, perché “gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”. L’arroganza, la presunzione di essere sempre i primi e di avvalersi di una sorte di eredità scontata o diritto alla primazia, viene messa in crisi dal modo di pensare ed agire di Dio. Purtroppo, in tutte le vicende umane, questa primazia e questa superiorità nei confronti degli altri, che arrivano per ultimi o alla fine, determina molti conflitti e gelosie e quando, anche nella chiesa, si scelgono gli ultimi per farli primi, c’è una ribellione e spesso una gelosia, che sfiora la vendetta o la lenta distruzione di chi è stato scelto per ricoprire ruoli e posti, non chiesti e non desiderati. Il rischio è che i primi rimangono eternamente primi, pur non meritando i primi posti, e gli ultimi rimangono eternamente ultimi, pur meritando i primi posti, perché si blocca il potere sui primi e non si guarda mai agli ultimi, intesi, in questo caso, anche come chi ha più bisogno di tutto ed è in necessità di ogni genere.

Ci serva da lezione spirituale e di vero itinerario di fede e di cammino interiore il bellissimo brano della prima lettura di questa domenica, tratto dal profeta Isaia, il profeta dell’umiltà e della disponibilità piena alla parola di Dio: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino”.

E poi cambiare davvero vita e convertirsi alla verità e all’onestà: “L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri”.

Chi ha sbagliato “ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona”.

Questo nostro Dio è grande e buono nell’amore e la sua misericordia è infinità, per cui non possiamo sapere effettivamente i pensieri di Dio, né pensare che le nostre strade coincidano con le sue. Spesso non si incontrano, perché noi chiediamo ed aspettiamo dal Signore, ciò che ci è utile, necessario nella vita terrena, Dio offre a noi ciò che è indispensabile per la vita eterna. Chi pensa secondo il mondo, non potrà mai incontrare il Signore, perché i suoi progetti sono di diversa natura, che è quella divina. Noi siamo fatti di carne e pensiamo secondo la carne e non secondo lo spirito.

La nostra preghiera, in questa domenica, sia la stessa che rivolgiamo a Dio con il Salmo 144, inserito nella liturgia della parola di oggi: “Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode; senza fine è la sua grandezza. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità”.

Potessimo, ogni attimo della nostra vita comprendere l’inestimabile valore di rendere lode a Dio in ogni momento del nostro vivere, senza presumere di essere noi il dio, al posto del vero ed unico Dio, che Gesù Cristo ci ha rivelato con il volto della misericordia, della bontà, della tenerezza e dell’amore.

Bello, allora rivolgerci a Lui, con questa preghiera, la colletta della domenica XXV, che ci fa pregare con queste espressioni: “O Padre, giusto e grande nel dare all’ultimo operaio come al primo, le tue vie distano dalle nostre vie quanto il cielo dalla terra; apri il nostro cuore all’intelligenza delle parole del tuo Figlio,  perché comprendiamo l’impagabile onore di lavorare nella tua vigna fin dal mattino”. Amen.

 

PADRE ANTONIO RUNGI, 40 ANNI DI VITA SACERDOTALE, IL 6 OTTOBRE 2015

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Padre Antonio Rungi, 40 anni di vita sacerdotale

Martedì 6 ottobre 2015, padre Antonio Rungi, sacerdote passionista della comunità del Santuario della Civita, in Itri (Lt), ricorda i suoi 40 anni di vita sacerdotale a servizio della Chiesa, della Congregazione dei Passionisti e dell’intero popolo di Dio.
La fausta ricorrenza sarà ricordata con una solenne concelebrazione eucaristica che padre Antonio Rungi presiederà, alle ore 19.00, nella Chiesa delle Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone, dove padre Rungi ha svolto il suo ministero sacerdotale per circa 30 anni, dal 1978 al 2003 e dal 2007 al 2011. E dove ancora oggi esercita il suo ministero come assistente spirituale delle Suore.
Alla celebrazione parteciperanno i parenti, i conoscenti, i sacerdoti, le suore, gli amici, gli studenti e quanti si vorranno aggiungere ad essi per condividere un momento di ringraziamento al Signore per il dono della vocazione alla vita sacerdotale, elargita a padre Rungi.
Dei 40 anni di vita sacerdotale, intensamente e generosamente vissuti come figlio spirituale di San Paolo della Croce, circa 30 sono stati al servizio della Chiesa locale di Sessa Aurunca e della comunità passionista di Mondragone (Ce), ricoprendo vari uffici e ruoli: Direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali, Responsabile della Pagina diocesana di Avvenire, Direttore dell’Ufficio pastorale del turismo, sport e spettacolo, cappellano delle Suore di Gesù Redentore, delle Suore Stimmatine, collaboratore della parrocchia san Rufino in Mondragone e di altre parrocchie, missionario e predicatore, docente di Teologia Morale e di altre discipline nell’Istituto Scienze religiose di Sessa Aurunca, docente nelle scuole statali, dove ancora oggi svolge il suo servizio e il suo ministero tra i giovani del Liceo Scientifico di Mondragone, insegnando Filosofia, Pedagogia e Scienze Umane. Docente di Teologia Morale al Magistero di Scienze Religiose di Capua e dell’Istituto Scienze Religiose di Teano.
Sono questi alcuni degli impegni come sacerdote e missionario ed educatore che padre Antonio Rungi ha svolto a Mondragone e nella Diocesi di Sessa Aurunca, ma si è pure prodigato tantissimo per la vita culturale, sociale e spirituale del territorio del litorale domiziano ed in particolare della parrocchia San Giuseppe Artigiano.
Nella comunità passionista di Mondragone è stato Direttore del Collegio San Giuseppe Artigiano, Direttore delle colonie estive, più volte vice-superiore della comunità e incaricato in vari settori della vita passionista.
Direttore della Rivista Presenza Missionaria Passionista dal 1990 al 2011 è giornalista pubblicista dal 1993 ed ha collaborato con varie Riviste e Quotidiani di ispirazione cristiana.
Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive della Rai, di Radio Vaticana, Radio Maria, Teleradio Padre Pio. Di questo grande santo beneventano è stato figlio spirituale negli anni 1958-68.
Dei rimanenti 11 anni di vita sacerdotale, padre Rungi, i primi tre, dal 6 ottobre 1975, quando fu ordinato a Napoli nella Chiesa dei Passionisti di Santa Maria ai Monti, da monsignor Antonio Zama, li ha vissuti nella comunità passionista di Napoli, ultimando gli studi per la Laurea in Teologia e svolgendo attività di predicazione e di collaborazione nella Parrocchia di San Paolo in Casoria.
Successivamente si è Laureato in Filosofia all’Università di Napoli e in Materie Letterarie all’Università di Cassino.
Nella stessa comunità di Napoli vi è ritornato a febbraio 2003 fino al maggio 2007 nell’Ufficio di Superiore provinciale dei Passionisti della Provincia dell’Addolorata (Basso Lazio e Campania) e guidando in quegli anni, saggiamente, gli oltre 100 sacerdoti e religiosi passionisti della Provincia religiosa e del Vicariato del Brasile, durante il mandato, concluso alla fine di aprile 2007.
In questo periodo, oltre a visitare sistematicamente le comunità passioniste del Basso Lazio e Campania e del Brasile, ha ricoperto l’Ufficio di Vice-presidente della Cism-Campania, la Conferenza dei superiori maggiori degli istituti religiosi maschili. Dal 1978 sempre impegnato nella scuola e nell’insegnamento, non ha mai tralasciato, tranne per un anno, questo ambito della pastorale e della formazione dei giovani.
Negli ultimi quattro anni di vita sacerdotale, dal 6 ottobre 2011, padre Antonio Rungi ha svolto il suo ministero sacerdotale nella comunità passionista di Itri-città e poi del Santuario della Civita, svolgendo un intenso ministero di predicazione itinerante e di assistenza spirituale alle Suore di varie Congregazioni.
Qui, attualmente vive, svolge il suo servizio scolastico a Mondragone e continuando ad assicurare la predicazione tipica della Congregazione dei Passionisti, ovunque viene chiamato e richiesto.

Nativo di Airola, in provincia di Benevento, nella Diocesi di Cerreto-Telese-Sant’Agata dei Goti, dove nasceva 64 anni, accolto nelle braccia della Serva di Dio Concetta Pantusa, entra tra i passionisti da ragazzo, nel 1964 a soli 13 anni. Emette la professione religiosa il 1 ottobre 1967 insieme ad altri suoi confratelli, a Falvaterra (Fr). Segue gli studi liceali e filosofici a Ceccano, dal 1967 al 1971 e quelli teologici a Napoli, dal 1971 al 1979 quando si Laurea in Teologia.
Circa 15.000 articoli scritti per giornali, riviste, blog, siti internet, oltre 3.000 predicazioni svolte in Italia e all’estero, autore di libri di vario genere, di preghiere, di commenti alla Parola di Dio, grande comunicatore attraverso i new media, i suoi testi sono letti e commentati da migliaia di persone ogni settimana.
Per ricordare questo giorno speciale per lui, padre Rungi, come è solito fare nelle grandi circostanze e ricorrenze, ha composto una preghiera, da vero pastore che ha a cuore il bene supremo delle anime: “Signore, Buon Pastore, mite ed umile di cuore, Ti ringrazio per il dono della vita sacerdotale che mi hai voluto assicurare in questi 40 anni di totale servizio alle anime, che hai affidato alla mia cura pastorale. Rinnovo oggi le mie promesse sacerdotali che mi hanno impegnato nella sincerità del cuore e della mente in tutti questi anni, che Tu, Signore, mi hai concesso con tanta generosità. Ti chiedo perdono se, eventualmente, senza mio volere, non ho corrisposto pienamente alla vocazione sacerdotale e donami la grazia di portare a compimento l’opera che Tu, Gesù, Buon Pastore, hai iniziato in me 40 anni fa. Amen”.

Padre Antonio Rungi, inoltre, ringrazierà il Signore, la Madonna e San Paolo della Croce, al Santuario della Civita, nei prossimi giorni e in data da stabilire ad Airola, nel suo paese natio, che ha portato e porta nel cuore con grande affetto e nostalgia, perché in questa sua città, tra i suoi genitori, parenti, amici e figure esemplari di religiosi passionisti di Monteoliveto è nata e si è consolidata la vocazione alla vita religiosa e sacerdotale, che ha raggiunto traguardi rilevanti e significativi, di 51 anni da passionista e di 40 anni da sacerdote. Augurissimi padre Antonio per tanti anni ancora di vita sacerdotale e missionaria.

Mondragone (Ce). Giornata e marcia della legalità.

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Mondragone (Ce). Nella solennità di San Giuseppe una marcia per ricordare i martiri delle mafie: don Pino Puglisi e don Peppe Diana

di Antonio Rungi 

Migliaia di bambini, ragazzi e studenti di tutte le scuole di Mondragone e di altri Comuni, insieme a molti cittadini hanno partecipato questa mattina ad una grande manifestazione per ricordare i martiri delle mafie di tutti i tempi sul tema “La verità illumina la giustizia”. XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.

Sono stati ricordati in particolare le due figure sacerdotali emblematiche della lotta alla mafia e alla camorra: don Pino Puglisi e don Giuseppe Diana. La marcia iniziata nel centro storico di Mondragone, da Piazza Falcone, si è snodata per le principali strade cittadine, attraversando la Statale Domiziana,  per concludersi nel Piazzale Conte, vicino al mare, in una giornata primaverile che ha aperto il cuore alla speranza ai tanti giovani della città e del territorio. Hanno partecipato alla manifestazione tutte le parrocchie cittadine con i rispettivi parroci. La manifestazione è stata organizzata da Libera ed ha avuto l’adesione di tutte le istituzioni cultuali, sociali e politiche della città. La marcia è stata preceduta da vari incontri culturali nelle scuole medie e superiori di Mondragone con la partecipazione del magistrato, Giuseppina Casella, presidente del Tribunale del Riesame di Napoli, che nel Liceo Scientifico Statale “G.Galilei” ha parlato della legalità e del sistema di corruzione in atto in Italia e che deve essere debellato con il contributo di tutti i cittadini e le istituzioni. “Sull’esempio di Papa Francesco, ha detto Casella, la Chiesa sta prestando maggiore attenzione alla morale sociale e ai problemi sociali portando il suo contributo di idee a di azione in questa crescita del senso comune e del bene comune”. Una speciale menzione il magistrato ha voluto fare dei due sacerdoti simboli della lotta alla mafia e alla camorra, rispettivamente don Pino Puglisi e don Giuseppe Diana. A Liceo, la manifestazione si è caratterizzata come una profonda e sentita riflessione sul tema della giornata. L’incontro culturale è stato moderato da professore Silvio Macera e l’organizzazione della mattinata al Liceo è stata curata dalla professoressa Rosa Crocco. A dare il saluto ed offrire la prima riflessione della giornata è stata la professoressa Filippa De Gennaro, Vice-preside che ha messo in evidenza l’importanza di simili iniziative, soprattutto quando è la scuola ad essere protagonista. Nel corso della mattinata, al tavolo dei relatori si sono succeduti testimoni di giustizia, giornalisti ed esperti della materia. Significativa è stata anche la presenza del primo cittadino di Mondragone, Giovanni Schiappa, ex-allievo del Liceo Galilei ed ora sindaco della città, che ha detto deve migliorare sul versante della legalità.

Ampia partecipazione alla manifestazione anche delle associazioni cattoliche presenti sul territorio e che sono coordinato da un apposito comitato dal Vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca, monsignor Orazio Francesco Piazza. La parte conclusiva della manifestazione si è svolta vicino al mare con questi significativi momenti condivisi dalle miglia di persone presenti: un momento di silenzio, il suono e canto dell’Inno nazionale, l’inno alla Gioia, un fash mob, il saluto delle istituzioni presenti, con in prima fila il sindaco della città, dottor Giovanni Schiappa, assistito dalla baby-sindaco, che ha rivolto un caloroso messaggio a tutti i presenti. Poi canzoni e la testimonianza canora di Agnese Ginocchio ed anche il ricordo del cantante napoletano, Pino Daniele, che oggi avrebbe compiuto 60 anni. A concludere la manifestazione l’intervento di un bambino affetto da un male incurabile contratto nella cosiddetta terra dei fuochi, di cui Mondragone è una delle zone più a rischio, che ha invitato tutti a promuovere la pace e a difendere la vita, soprattutto dei più piccoli e innocenti.

Mondragone (Ce). L’estremo saluto ad un giovane testimone della carità

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Mondragone. L’estremo saluto ad un giovane eroe della carità

di Antonio Rungi

Raccontare da lontano i funerali del giovane Eduardo D’Alessandro, da tutti chiamato e conosciuto come Aldo, non è la stessa cosa che avervi partecipato, averli vissuti dal vivo. Ma nelle parole e nel cuore di chi vi è stato c’è tutta l’emozione, l’amarezza e la speranza cristiana di chi guarda la vita in altra direzione e distanza, quella dell’eternità. E’ stato un funerale speciale, per un giovane eroe che meritava tutta l’attenzione della città, dei giovani e della chiesa. La presenza del Vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Orazio Francesco Piazza, che ha presieduto la messa esequiale e di tutti i parroci della Forania di Mondragone è stato un segno tangibile di come essere vicino alla sofferenza della famiglia di Eduardo che ha perso una persona cara, appena ventunenne, e a tutti gli amici e conoscenti. La chiesa san Giuseppe Artigiano dei Padri Passionisti di Mondragone si è trasformata, per una mattinata il centro della preghiera per un giovane mondragonese che nel servizio generoso di soccorrere gli altri ha perso la vita, guadagnando il premio più grande e duraturo che è il paradiso. “Aldo vive nel cuore di chi lo ama”. Sono queste le parole di monsignor Piazza durante l’omelia. Ed ha aggiunto: “Più grande l’amore, più forte il dolore, e le parole non bastano a lenirlo. Aldo deve farvi riflettere” “Aldo ha offerto la propria vita…., l’amore non è sconfitto. Questa esperienza così amara non può essere cancellata. C’è differenza profonda tra la morte e il morire . La morte ci porta a fare la domanda sulla vita: la vita è un incrocio di responsabilità. Aldo oggi ci conduce sulla strada della speranza”. Ad accompagnare la liturgia le noti dell’organo della Chiesa dei Passionisti, suonato da don Paolo Marotta. Clima di preghiera, di sofferenza, ma anche di gioia per la testimonianza di vita di questo giovane. Tanti gli applausi nel corso della cerimonia per sottolineare la verità assoluta per sempre, che l’amore supera la morte e donare la vita per gli altri è il gesto più grande di ogni persona umana, credente e non. Ed Aldo era un giovane credente che insieme alla sua famiglia frequentava la parrocchia dei passionisti, dove i suoi genitori hanno voluto che si svolgessero le esequie, pur abitando da poco tempo in via Venezia. E’ stato padre Bernard ad andare a benedire la salma nella casa del defunto, in Via Matilde Serao ed accompagnare il feretro per tutto il percorso. La bara è stata porta a spalla, con l’accompagnamento delle note della banda di Mondragone, note struggenti e commoventi, che ti strappano le lacrime ad ogni passo che fai. La città ha risposto alla grande al lutto cittadino e tutti i negozianti hanno abbassato le serrande al passaggio del feretro. Tanti i confetti e fiori sparsi al passaggio della bara bianca, attraversando Viale Margerita e la Domiziana. Tante le autorità civili e militari presenti al rito funebre, con il sindaco della città, Giovanni Schiappa. Tanti i manifesti di partecipazione al lutto della famiglia di Aldo e tanti gli striscioni disseminati lungo la strada e soprattutto davanti alla Chiesa per ricordare il coraggioso gesto di Eduardo. Ma il momento più intenso emotivamente è stata la celebrazione della messa, alla quale tutti i presenti hanno partecipato in silenzio con la morte nel cuore per la perdita di un giovane come Aldo. A conclusione della funzione, la bara bianca di Eduardo D’Alessandro è stata salutata con un applauso, dentro e fuori la chiesa e qui con il volo dei palloncini bianchi librati verso il cielo, nello spazio antistante la chiesa di San Giuseppe Artigiano, con la lettura di alcune lettere stilate dai suoi amici. Il tutto col sottofondo musicale della bellissima canzone di Blues dedicata da un musicista e cantante mondragonese ad Aldo ed un altro giovane morto recentemente a Mondragone. La bara è proseguita per il cimitero di Mondragone, dove verrà tumulata e ne siamo certi, la tomba di Aldo sarà una meta costante di parenti, amici e conoscenti di questo “novello e giovane samaritano” della città di Mondragone.

Mondragone (CE). Domani, 15 gennaio 2015, i funerali del giovane Eduardo

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MONDRAGONE (CE). I FUNERALI DEL GIOVANE EDUARDO D’ALESSANDRO

 Sarà sua Eccellenza, monsignor Orazio Francesco Piazza, Vescovo di Sessa Aurunca, a presiedere domani mattina, giovedì 15 gennaio 2015 alle ore 10.00 la messa esequiale di Eduardo D’Alessandro nella Chiesa dei Padri Passionisti di Mondragone. Data la limitata capienza della chiesa e siccome si attendono migliaia di persone, si sta organizzando il modo di fare vedere e sentire anche all’esterno l’intera celebrazione, che sicuramente sarà commovente. La famiglia D’Alessandro abitava fino a poco tempo fa in Viale Europa e solo da poco si era trasferita alla Via Matilde Serao, una traversa di Via Venezia. Aldo frequentava la parrocchia San Giuseppe, come pure la famiglia. Da qui la decisione di far celebrare i funerali nella parrocchia che lo ha visto crescere. E  domani a Mondragone è stato proclamato il lutto cittadino. Per ricordare Eduardo, domani, 15 gennaio 2015, a Mondragone il Sindaco, Giovanni Schiappa, ha disposto: la chiusura con l’abbassamento delle serrande per tutti gli esercizi commerciali, le imprese e le attività artigiane, nonché la chiusura degli Uffici comunali, salvo per il Comando di Polizia Locale, e degli altri Uffici pubblici dalle ore 9:30 alle ore 11:30; la sospensione delle attività didattiche per tutte le Scuole Secondarie di Secondo Grado (Superiori) al fine di esprimere la partecipazione al lutto cittadino; ad osservare un minuto di silenzio alle ore 10.30 in tutte le Scuole di altro ordine e grado in segno di raccoglimento.

Nell’ordinanza sindacale le motivazione di questo gesto di attenzione dell’Amministrazione verso questo giovane, verso i familiari e verso l’intera comunità cittadina. Si legge infatti “che il giorno 11/01/2015 è prematuramente scomparso a seguito di un gravissimo incidente stradale Eduardo D’Alessandro, nato a Formia (Lt) il 27/09/1993, giovane concittadino mondragonese; evidenziato che l’intera Comunità cittadina è rimasta profondamente colpita da questo evento luttuoso prodottosi a seguito del riuscito tentativo di prestare soccorso a persone coinvolte in un precedente incidente stradale; tenuto conto che l’Amministrazione comunale intende manifestare in modo tangibile e solenne il proprio cordoglio e quello dell’intera Cittadinanza per la perdita di un giovane figlio della nostra terra, deceduto nel compimento di uno dei più alti doveri civici, ovvero quello di prestare soccorso a persone in difficoltà. Per questi motivi è stato proclamato questa giornata di lutto, molto giusta ed opportuna, dato il grande gesto di solidarietà compiuto dal giovane mondragonese. Il racconto di questa tragedia sui media locali della Provincia di Caserta e regionali della Campania. Eduardo D’Alessandro, per tutti Aldo, è morto, doemica mattina, 11 gennaio 2015, alle prime ore seguendo il suo cuore buono, in un estremo atto di altruismo ed è stato falciato da un’automobilista alla guida di un’Alfa 147 scura mentre soccorreva gli occupanti di un’altra automobile tamponata sulla strada statale Nola-Villa Literno. Eduardo, 21 anni, era così: generoso e spensierato; non ha voltato la faccia dall’altra parte, facendo finta di non vedere, come troppe volte capita sulle strade quando ci sono incidenti e sono si vuole soccorrere la gente. Egli, quando ha visto una Ford Fiesta con a bordo tre ragazzi ridotta in frantumi al centro della strada ha chiesto di fermarsi ed agire. La notte per lui era trascorsa in una discoteca di Pozzuoli. All’alba stava rientrando a Mondragone in compagnia di tre amici. L’incidente all’altezza dello svincolo per Ischitella aveva attratto la sua attenzione. Eduardo aveva fatto cenno al suo amico di fermarsi. Lui era sul sedile passeggeri di una Fiat Panda bianca. Così, si era avvicinato allo sportello della Ford chiedendo cosa fosse successo. I tre ragazzi della Ford, tutti di Sessa Aurunca, erano in pessime condizioni. Poi, è arrivato il tragico momento. Quell’attimo in cui sembra non esserci nulla da preoccuparsi e che si trasforma improvvisamente in uno schianto che la strada maledetta non riesce a contenere. Perché il corpo di Eduardo è finito sul parabrezza dell’Alfa 147, guidata da un trentenne di Napoli, sopraggiunta a gran velocità ed è volato giù in una scarpata con un volo di 20 metri. Il suo corpo è stato trovato sotto al cavalcavia della Nola-Villa Literno. La superstrada che inizia a Mondragone, arriva a Castel Volturno e da Castel Volturno parte per arrivare a Nola, fino all’ingresso dell’Autostrada, passando per il territorio di Villa Literno, nella direzione di Caserta, e attraversando il territorio di Licola, in direzione di Pozzuoli-Napoli. Su questa arteria sono tante le vittime della strada, soprattutto giovani che spesso raggiugono le zone di Napoli o quelle di Caserta per lavoro o per sano divertimento.

L’ultima vittima è stata Eduardo, marmista di professione, da tre anni rientrato a Mondragone dopo un periodo fuori regione.  Alle cinque e trenta il mancato rientro a casa, l’arrivo di vigili del fuoco di Aversa e Mondragone e i carabinieri della compagnia di Casal di Principe.  La scena vista dai militari è quella che rimane impressa per sempre, quando a morire sono i giovani.

Gli amici di Eduardo sono stati trasferiti alla clinica di Castel Volturno e a Napoli. Gli occupanti delle altre vetture sono stati invece portati all’ospedale di Aversa. Per l’automobilista che ha investito Eduardo l’iter giudiziario previsto per questi casi.

In occasione dei funerali del giovane mondragonese, morto nella mattinata di domenica, padre Antonio Rungi, sacerdote passionista, dal 1978 a Mondragone fino al 2011, religioso della parrocchia San Giuseppe, docente nel Liceo Statale, ha scritto sul suo profilo Fb: “Invito tutte le persone a pregare per questo giovane, per i suoi familiari, toccati da così grande dolore. Invito a pregare anche per i feriti, che hanno vissuto un’esperienza terribile, vedendo morire il loro caro amico. Tante le vittime sulle strade, soprattutto giovani e questo ci dispiace profondamente. Per Eduardo un gesto di generosità, altruismo, di soccorso stradale si è trasformato in morte per lui. Profondamente addolorato per questo. Prego per tutti”.

Mondragone (Ce). La Madonna Assunta arriva dal mare

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Mondragone (Ce). La Madonna Assunta arriva in processione per via mare. La prima volta di mons. Piazza

di Antonio Rungi

Come tutti gli anni, da circa mezzo secolo, nella domenica antecedente la solennità della Madonna Assunta, la sacra immagine della Vergine Santa viene portata in processione, sui natanti e barche, per via mare. Anche quest’anno, oggi, domenica 10 agosto, si svolgerà questo rito religioso a Mondragone, dove la Madonna Assunta è solennemnte festeggiata nella Chiesa parrocchiale di San Rufino, che dal giugno scorso ha un nuovo parroco nella persona di don Osvaldo Morelli. A presiedere la processione per via mare, dalla località Baia Azzurra a 4 Km a nord di Mondragone, fino a Mondragone Lido sarà il Vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Orazio Francesco Piazza, che per la prima volta parteciperà a questa singolare processione in onore della Madonna Assunta. Manifestazione che attira devoti e curiosi da tutta la Regione e oltre Regione Campania fino a raggiungere circa 100.000 fedeli lungo tutto il litorale domiziano. La Madonna, infatti, sistemata su un natante e scorata dalla Capitaneria di Porto e da altri natanti che la seguono a distanza, viene trasferita da una zona all’altra della riviera dai pescatori del posto. E’ un’antica e sana tradizione di fede popolare che soprattutto gli uomini di mare, i pescatori in primo piano, sentono particolarmente e curano nei minimi particolari. E’ un tempo di preghiera e di riflessione sulla figura di Maria ed è un segno di benedizione per quanti operano nel settore turistico a Mondragone e sulla fascia domiziana. Nel passaggio della Madonna tutti i lidi usano far brillare i fuochi artificiali in onore della Madonna, ai quali concorrono i turisti e i villeggianti che affollano il litorale domizio nel periodo di ferragosto. L’estate abbastanza tardiva e le attività turistiche in crisi anche per il tempo incerto hanno sollecitato gli operatori del settore a chiedere un intervento dal cielo con la preghiera e l’intercessione della Madonna Assunta. Confidano infatti in questo momento di festa per recuperare economicamente, augurandosi che il tempo sia migliore fino alla fine dell’estate. Appuntamento a Baia Azzurra alle ore 20,30  di oggi, domenica 10 agosto, festa di San Lorenzo Martire, con la partenza della statua della Madonna Assunta che attraverserà la costa mondragonese per oltre 5 Km pregando insieme al pastore della chiesa locale.

Mondragone (Ce). Cenacolo di preghiera per la pace nel mondo

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Mondragone (Ce). Con le suore e tra i turisti e villeggianti si prega per la pace in Medioriente. 

di Antonio Rungi 

Un cenacolo di preghiera speciale a conclusione del mese di luglio, si svolgerà domani sera, 31 luglio nella chiesa delle Suore di Gesù Redentore, Istituto Stella Maris di Mondragone, per pregare per la pace in Medioriente in altre parti del mondo, in sintonia con Papa Francesco, che proprio sabato scorso ha sorvolato in elicottero questa zona, prima di atterra a Caserta. La singolarità di questa iniziativa estiva promossa dalle Suore della Stella Maris che a pregare con loro e con il gruppo di animazione saranno gli ospiti della struttura ed i villeggianti che si trovano in questi giorni luogo la costiera domiziana. La veglia di preghiera inizierà alle ore 21-00 e si concluderà alle ore 24.00, seguendo uno schema di preghiera e di adorazione personale e comunitaria davanti a Gesù Sacramentato che sarà esposto solennemente nella chiesa delle Suore, che si trova a 10 metri dal mare. Il tema di questo incontro di preghiera è la riconciliazione e i testi su cui rifletteranno i fedeli, guidati dalle suore e dall’assistente spirituale dell’Istituto Stella Maris di Mondragone, saranno il Vangelo di Giovanni  (15,12-17) e il testo della lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (8,28-39). Il testo evangelico è incentrato sull’amore e sul perdono, sull’accoglienza reciproca nel nome di Cristo e di Dio Padre. Chiedere amore con la preghiera, chiedere pace per il Medioriente in particolare e per tutti i focolai di guerra attualmente in essere, sarà il motivo di ritrovarsi insieme intorno all’eucaristia per quanti sono anche in ferie e godono di un periodo di serenità e pace, lontani da queste crisi belliche che interessano la terra di Gesù e di Maria. Ecco il brano del Vangelo oggetto di riflessione di Lectio divina durante il cenacolo di preghiera di domani sera. 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. Il testo sarà preceduto dal brano della lettera ai Romani, in cui l’Apostolo Paolo non si scoraggia di fronte a nessuna prova della vita ed invita a fare altrettanto i cristiani di Roma, perché nulla potrà separare coloro che amano Dio dall’amore suo e dall’amore reciproco, fino al perdono e alla riconciliazione, nonostante la spada, la tribolazione e la sofferenza di ogni genere. Ecco il brano della lettura: “

28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.

31Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. 34Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? 35Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. 37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.

La potenza della preghiera è ben conosciuta dalla comunità cristiana. Chiede e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto. Con questo spirito di richiesta di pace, i fedeli, i villeggianti, i turisti si ritroveranno a pregare per la pace in ogni angolo della terra e soprattutto nella terra di Gesù. E lo faranno a Mondragone con le Suore e dalle Suore di Gesù Redentore che hanno come carisma di fondazione: adorazione, riparazione e riconciliazione, secondo gli insegnamenti della loro fondatrice, Madre Victorine Le Dieu, di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario dell’adorazione eucaristica perpetua, iniziata nella sua casa paterna ad Avranches in Francia.

Mondragone (Ce). E… state in preghiera alla Stella Maris

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Mondragone (Ce). E… state in preghiera alla Stella Maris

di Antonio Rungi

Con la seconda domenica di luglio entra in piena attività il progetto “E.. state in preghiera” che le Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone hanno programmato per i mesi estivi 2014.

Un servizio religioso ad ampio raggio per gli ospiti della struttura, ma anche per i numerosi villeggianti che soprattutto al sabato e alla domenica affollano il litorale domizio.

La Stella Maris costituisce l’unico centro di ascolto estivo lungo la fascia costiera che va da Levagnole fino a Pescopagano, senza interessare la Statale Domiziana, risultante pericolosissima per il suo attraversamento.

Le strutture parrocchiali, infatti, sono state tutte costruite al di là della Domiziana, nella zona monte. Da qui l’indispensabile ruolo e funzione di assicurare ai fedeli la celebrazione della messa quotidiana e festiva ai villeggianti, offrire tempi di preghiera della liturgia delle ore, dell’adorazione eucaristica e della preghiera quotidiana del santo rosario, nonché il cenacolo di preghiera ogni venerdì alle ore 21.00.

Le cinque suore impegnate in questa opera di assistenza spirituale sono coadiuvate dai sacerdoti che di volta in volta sono presenti nella struttura, dai religiosi passionisti della vicina comunità parrocchiale di San Giuseppe e dai sacerdoti della Forania di Mondragone.

Un dettagliato programma di iniziative spirituali è stato assunto come impegno apostolico della comunità religiosa della Stella Maris di Mondragone che, come tutte le religiose appartenenti alla Congregazione delle Suore di Gesù Redentore, fondate dalla Serva di Dio, Madre Victorine Le Dieu, celebrano quest’anno il loro anno eucaristico, in quanto ricorrono i 150 anni dell’adorazione perpetua iniziata nella casa paterna della Le Dieu, in Francia, ad Avranches il 2 febbraio 1864.

E sarà l’Eucaristia al centro del progetto di preghiera “E.state in preghiera” che le Suore della Stella Mari avviano per i fedeli, gli ospiti ed i villeggianti da domani, domenica 13 luglio 2014 fino alla seconda domenica di settembre.

Un tempo quotidiano da destinare alla santa messa e all’adorazione eucaristica da parte di chi vuole vivere l’esperienza della vacanza estiva con la mente ed il cuore e rivolti a Dio.