Religione

LA VIA CRUCIS DI PADRE ANTONIO RUNGI PER DEBELLARE L’EPIDEMIA DA CORONAVIRUS

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VIA CRUCIS PER CONTRASTARE L’EPIDEMIA DA CORONAVIRUS 

TESTI – PREGHIERE DI INTERCESSIONE E INVOCAZIONE

DI PADRE ANTONIO RUNGI – PASSIONISTA

INTRODUZIONE

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Galati (Gal 6,14)

<<Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo>>.

La Via della croce, è una via difficile da percorrere. Una via che richiede il coraggio di salire con Cristo al Calvario, accettando, con fede, tutto quello che tale cammino ci chiede di fare.  Con questa pia pratica dei venerdì di tutto l’anno e specialmente di quello del tempo di Quaresima, noi cristiani intendiamo metterci alla sequela di Cristo crocifisso che ci ha invitato, se lo vogliamo seguire, a prendere la croce ogni giorno e mettersi sulla strada che Egli ha percorso dal Pretorio di Pilato fino al Calvario e alla deposizione del suo corpo nel sepolcro di Giuseppe di Arimatea.

Preghiamo: Signore insegnaci a seguirti sulla via della Croce per essere tuoi veri discepoli, senza porre ostacoli di nessun genere al cammino che ci porta a vivere totalmente in Te. Aiutaci in questo difficile momento che stiamo attraversando con la nuova epidemia mondiale causata dal coronavirus. Soccorici e guariscici. Amen 

PRIMA STAZIONE

GESU’ E’ CONDANNATO A MORTE

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 10-15)

<<[Pilato] sapeva che i sommi sacerdoti gli avevano consegnato [Gesù] per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: “Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”.  Ed essi di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”. Ma Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Allora essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso>>.

L’unico vero innocente di tutta la storia dell’umanità, per un assurdo gioco di potere, di odio e di avversità, viene condannato ingiustamente alla morte più terribile ed ignominiosa di tutti i tempi. Quell’innocente è il Figlio di Dio, venuto sulla terra, per portare la gioia, l’amore e la giustizia, fondata sulla verità e sulla universale capacità umana di superare ogni steccato ed ogni limite della propria mente e della propria visione dell’esistenza.

  1. Ripetiamo insieme
  2. Signore aiutaci a proteggere la vita

-Quando non abbiamo i mezzi necessari per fronteggiare un’epidemia globale . R.

-Quando muoiono gli anziani colpiti da questo terribile male. R.

-Quando ci chiudiamo in noi stessi e non aiutiamo chi sta in difficoltà. R.

-Quando non si assistono i malati, i moribondi e gli anziani della nuova epidemia virale. R.

-Quando siamo indifferenti verso i nostri fratelli toccati da questa emergenza sanitaria. R.

-Quando offendiamo e banalizziamo la sofferenza degli altri. R.

Preghiamo: Signore, Tu l’innocente, noi i rei e i peccatori. Tu in croce e noi liberi di continuare a fare il male e a rincorrere verità e giustizia per tutti noi, incapaci di uscire dal buio e dalle tenebre dell’errore. Amen.

SECONDA STAZIONE

GESU’ E’ CARICATO DELLA CROCE

 Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,16-20)

<<Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo>>.

Gesù, quale primo atto dell’esecuzione a morte, che i tuoi carnefici avevano decretato, è stato quello di caricarti della croce, il legno, sul quale, da lì a poche ore saresti stato crocifisso. Ti hanno caricato di questo pesante strumento di morte e Tu in silenzio hai iniziato il cammino verso la meta finale del Calvario. Esempio per tutti noi che, pur coinvolti a portare le nostre piccole o grandi croci quotidiane, spesso ci lamentiamo, protestiamo e scarichiamo sugli altri i nostri pesi e le nostre responsabilità.

 Preghiamo insieme e diciamo

  1. Signore donaci forza e coraggio.

-Nella sofferenza per l’epidemia da coronavirus. R.

-Nelle delusioni della scienza e medicina. R.

-Nella paura di aumento di casi e diffusione del contagio . R.

-Nelle difficili relazioni umane e sociali messe in atto. R.

-Nelle problematiche ecclesiali di questi giorni. R.

-Nelle lotte politiche ed economiche per questa epidemia . R.

Preghiamo: Gesù, donaci la forza di saper accettare le nostre croci e di guardare con grande rispetto ed attenzione alle croci dei nostri fratelli, che, molto frequentemente, sono più dure e pesanti delle nostre. Amen.

TERZA STAZIONE

GESU’ CADE LA PRIMA VOLTA SOTTO LA CROCE

Dal libro del profeta Isaia (Is 53, 4-5)

<<Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità>>.

E’ nella costituzione di ogni essere umano che sotto la fatica, la stanchezza e il dolore si possa cadere nel viaggio della vita. Tu Gesù, per la prima volta, cadi lungo la strada che dalla città santa, ti porterà al Calvario, il luogo del cranio, fuori dalle mura, dove sarai crocifisso perché così deciso dalle autorità politiche e religiose del tempo. La tua prima caduta rammenta a noi, esseri mortali, le nostre prime volte in tante cose che hanno segnato la nostra storia personale nel peccato, dalle quali ci siamo ripresi nella speranza di non dovere più cadere. Non è stato così, più volte siamo caduti, come è successo a Te, e più volte ci siamo rialzati con la tua grazia.

  1. Preghiamo insieme e diciamo
  2. Convertici o Signore

-Quando non vogliamo accettare le difficoltà della vita. R.

-Quando siamo freddi e distaccati dai problemi degli altri. R.

-Quando giudichiamo e condanniamo facilmente gli altri. R.

-Quando non accogliamo chi è nella malattia da Covid-19. R.

-Quando ci rifiutiamo di aprire il nostro cuore ai bisogno dei sofferenti. R.

Preghiamo: Gesù donaci la grazia di non peccare più e di pentirci dal profondo del nostro cuore dei nostri piccoli o grandi errori, ripetuti senza la minima consapevolezza che ogni peccato da noi commesso è un’offesa a Te, a noi stessi e alla Chiesa. Amen.

QUARTA STAZIONE

GESU’ INCONTRA LA SUA SANTISSIMA MADRE

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 34-35. 51)

<<Simeone parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” …Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore>>.

Come in tutti i momenti più sofferti della vita chi ti trovi vicino? Proprio colei che ti ha dato la vita. Così è per noi e così è stato per Te Gesù. Lungo la strada del Calvario Ti sei incontrato con la Tua Madre. Non avete proferito parole, vi siete capiti con uno sguardo, lo sguardo dell’amore e del perdono. Possano le mamme di questo mondo curare l’amore verso i figli e seguirli soprattutto nei momenti più duri della loro vita.

  1. Preghiamo insieme e diciamo
  2. Sii nostro rifugio o Signore

-Nella vita familiare dove possiamo recuperare amore e speranza. R.

-Nelle famiglie dove possiamo aumentare la preghiera e l’aiuto reciproco. R.

-Nelle situazioni di dolore e malattia da virus di ogni tipo. R.

-Nelle difficoltà dei genitori anziani ed ammalati dell’Italia e di altre nazioni. R.

-Nella mancanza di tranquillità psicologica per questa emergenza sanitaria. R.

Preghiamo: Gesù nell’incontro con la tua Santissima Madre, lungo la via del Calvario, ci aiuti a comprendere quanti sia importante camminare insieme, nell’unità della famiglia naturale e nella famiglia ecclesiale, sulle strade della vita, non sempre facili da percorrere, soprattutto se sono in salita ed hanno una meta ben precisa: quella della risurrezione e della vita. Amen

QUINTA STAZIONE

GESU’ E’ AIUTATO DAL CIRENEO A PORTARE LA CROCE

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 15, 21)

<<Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce>>.

Costringere qualcuno a fare qualcosa contro la propria volontà è sempre una violenza, soprattutto quando si tratta di portare la croce degli altri e assumere responsabilità non proprie. Questo uomo di Cirene, passato alla storia della cristianità, ci aiuta a capire il dramma di tante persone costrette a fare cose ignobili per la prepotenza di chi comanda e che schiaccia la libertà e sopprime ogni diritto della persona. Gesù non chiede di essere aiutato, in questo caso, e certamente quando si è visto sollevare, almeno per un po’, dal peso della fatica della croce, ha guardato con occhio di amore e comprensione Simone di Cirene, che da quello sguardo di gratitudine di Gesù ha ricevuto la giusta consolazione.

 Preghiamo insieme e diciamo

  1. Sei tu la nostra speranza Signore.

-Nelle lotta contro questa nuova epidemia. R.

-Nei conflitti tra le diverse opinioni scientifiche. R.

-Nella mancanza di unità di intenti e di interventi sanitari. R.

-Nella privazione della libertà di uscire e muoverci con facilità. R.

-Nelle situazioni di carenza delle strutture sanitarie. R.

Preghiamo: Gesù, lungo la via del Calvario hai incontrato una persona che ti ha aiutato, forse contro la sua stessa volontà, a portare, per un tratto, la tua croce. Donaci la forza di prendere sulle nostre spalle le croci di quanti sono nelle molteplici situazioni di dolore di questo nostro mondo. Vogliamo essere, anche noi, per tutto il tempo necessario, a sollevare le sofferenze degli altri, i Cirenei del XXI secolo, che con Cristo salgono il Calvario di questa umanità. Amen.

 SESTA STAZIONE

GESU’ E’ ASCIUGATO IN VOLTO DALLA VERONICA

Dal libro del profeta Isaia (Is 53, 2-3)

<<Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia>>.

Gesù, lungo la via della tua croce, hai ricevuto un gesto bellissimo, tipico della sensibilità femminile. Dopo l’aiuto dell’uomo, è arrivata la tenerezza di una donna che ti asciuga il volto, mentre sali il Calvario, tra sofferenze indicibili, al punto tale che lasci il segno di questo tuo volto insanguinato su quel panno bianco, su quella tovaglia nitida, reliquia della tua passione e morte in croce. Veronica sarà il nome di ogni donna che asciuga le lacrime e il sangue versato dalle persone che amano e sanno perdonare.

  1. Preghiamo insieme e diciamo
  2. Liberaci Signore.

-Da quanti seminano morte e dolore in ogni angolo del mondo. R.

-Da quanti operano in campo scientifico e medico per interesse. R.

-Da quanti non si impegnano per trovare soluzione ai problemi dell’umanità. R.

-Da quanti alimentano conflitti istituzionali ed internazionali. R.

-Da quanti rovinano il Creato e la Natura con le loro azioni immorali. R.

Preghiamo: Grazie Gesù che ci dai l’opportunità, mentre vai a Calvario, di apprezzare il gesto di questa straordinaria donna coraggiosa che va incontro a Te per donarti un temporaneo sollievo e per pulire il tuo volto e i tuoi occhi perché Tu veda meglio le debolezze e le cattiverie del genere umano e sappi apprezzare l’operato di quanti, nel tuo nome, si fanno Veroniche lungo le strade tortuose di questo mondo. Amen.

SETTIMA STAZIONE

GESU’ CADE LA SECONDA VOLTA SOTTO LA CROCE

Dal libro delle Lamentazioni (Lam 3, 1-2. 9. 16)

<<Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce… Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri… Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere>>.

Cadere e ricadere è la realtà della vita di ogni essere umano. E’ la debolezza della natura umana. E questo non solo riguarda la sfera biologica e fisica, ma soprattutto quella interiore e morale. In questa seconda caduta di Gesù, di cui, come della prima, non parlano i testi sacri, troviamo un preciso richiamo a prendere coscienza delle nostre mancate promesse fatte a Dio. Non sappiamo calcolare bene ciò che realmente possiamo fare da soli: nulla. Con l’aiuto di Dio e con la sua grazia possiamo fare molto, basta che non abbandoniamo la strada della fede che abbiamo intrapreso e che ci invita a fissare il nostro sguardo sul Cristo pellegrino tra i vari monti del dolore di questo mondo.

 1.Diciamo insieme

  1. Signore allontana da noi ogni tentazione

-Quando si sviluppa in noi la sete di potere e di successo. R.

– Quando cresce la bramosia del denaro e della speculazione in casi di necessità. R.

– Quando siamo presi dalla frenesia del superattivismo. R.

– Quando non sappiamo riflettere sui drammi dell’umanità come in questo caso. R.

– Quando ci autoesaltiamo, senza considerare la pochezza del progresso illimitato. R.

Preghiamo: Signore converti il nostro cuore all’amore. Facci comprendere che vivere nella tua santa grazia, lontani da ogni caduta di ordine morale e spirituale, ci aiuta nel cammino della santità, il cui centro è la tua e nostra Pasqua. Amen.

OTTAVA STAZIONE

GESU’ INCONTRA LE PIE DONNE DI GERUSALEMME

 Dal Vangelo secondo Luca (Lc. 23, 28-30)

<<Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”>>.

La strada del Calvario, percorsa da Gesù, è disseminata da tanti personaggi, tra cui un consistente gruppo di donne pie che, chiaramente vicine a Gesù, piangono nel vederlo soffrire e in quella estrema condizione di dolore. Gesù apprezza questo loro gesto di empatia e di vicinanza al suo dolore, ma coglie l’occasione per invitare quelle donne, per lo più tutte mamme, a riflettere sulla condizione dei propri figli, in considerazione del fatto che saranno trattati più duramente da chi ha in mano il potere. L’invito a versare lacrime di dolore sul frutto del loro grembo, i figli, è chiaro riferimento alle sofferenze che intere generazioni, nel nome di Cristo dovranno soffrire, a partire dai primi martiri.

  1. Diciamo insieme
  2. Signore dacci una mano

-Quando dobbiamo lavare davvero le nostre mani. R.

-Quando vogliamo pregare solo in un certo modo e secondo i nostri comodi. R.

-Quando ci rivoltiamo contro il cielo per questa nuova epidemia. R.

-Quando le nuove generazioni si allontano da Dio per mali di ogni tipo. R.

-Quando non sappiamo ritrovare la strada della speranza nel dolore e nel pianto. R.

Preghiamo: Signore dona conforto e speranza a tutte le madri di questa valle di lacrime, nella quale è più frequente l’esperienza della sofferenza e meno quella della gioia. Sii vicino alle madri che sperano in un mondo migliore per i loro giovani figli. Amen.

NONA STAZIONE

GESU’ CADE LA TERZA VOLTA SOTTO LA CROCE

Dal libro delle Lamentazioni (Lam. 3, 27-32)

<<È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza; porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non rigetta mai… Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia>>.

Non c’è due senza tre, dice un antico motto sapienziale, per dire che è possibile cadere non una, ma più volte, nonostante le nostre promesse. La stessa cosa accade a Gesù, nel suo viaggio al Calvario. Anche se non è citato nel vangelo questa triplice caduta sotto il legno della croce, il fatto che sia stata inserita nel rito tradizionale della Via Crucis, limitandosi al numero tre, sta ad indicare la perfezione nel dolore di Cristo che tocca il vertice cadendo a terra, sulla quale sono passati i suoi piedi santissimi, ridando a quella terra e a quella via di Gerusalemme la giusta valorizzazione per raggiungere la meta finale del Regno.

  1. Diciamo insieme
  2. Dacci Signore la forza di rialzarci dalle nostre cadute morali e spirituali

-Quando la nostra religiosità è superficiale e immatura. R.

-Quando non sentiamo nel cuore l’invito alla conversione. R.

-Quando non amiamo gli altri con tuo stesso cuore di Padre. R.

-Quando spegniamo ogni barlume di speranza in noi e negli altri. R.

– Quando la tua parola ci scivola addosso e non diamo frutti spirituali. R.

– Quando non prestiamo ascolto alle norme morali e sociali finalizzate al bene. R.

Preghiamo: Donaci o Gesù la forza di combattere i dubbi che attanagliano la nostra mente e non ci fanno credere fermamente in Te. Aumenta la nostra fede con la forza della preghiera e dell’ascolto di Te, che sei la Parola di Dio vivente. Amen.

DECIMA STAZIONE

GESU’ È SPOGLIATO DELLE SUE VESTI

 Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 24)

<<I soldati si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere>>.

Nudi siamo venuti al mondo e nudi ce ne andiamo da questo mondo. Gesù viene denudato, prima di essere crocifisso, e spogliato della tunica, di un solo pezzo, per insegnare a noi il distacco da ogni cosa di questa terra. Nulla ci porteremo nell’eternità e tutto lasceremo in eredità. La miseria umana, l’attaccamento alle cose materiali fanno sì che i soldati si giochino a sorte la tunica di Gesù per entrarne in possesso, non come bene spirituale, ma come bene materiale da usare o da spendere sul mercato dell’usato. Gesù spogliato di tutto e alcuni ricchi di tutto, al punto tale che la ricchezza non fa più vivere e addirittura ci mette nella condizione di essere seriamente preoccupati per le cose che possediamo e per la fine che faranno una volta che non siamo più a conteggiare o aumentare quello che già è in nostro possesso e nella nostra disponibilità.

  1. Preghiamo insieme e diciamo
  2. Donaci, Signore, un totale distacco dalle cose della terra

-Quando coltiviamo soltanto i nostri interessi terreni. R.

-Quando nascondiamo la verità per paura e per viltà.

-Quando non operiamo per il bene della comunità. R.

-Quando non prestiamo la nostra opera in casi come quelli che stiamo vivendo. R.

-Quando ci chiudiamo nel nostro orticello per paura di contrarre malattie. R.

-Quando non usiamo saggiamente dell’intelligenza per risolvere i problemi. R.

Preghiamo: Signore fa che nulla anteponiamo al tuo amore e alla tua amicizia. I beni della terra non ci distraggano dal possesso pieno e duraturo dei beni del cielo, quelli che ci danno la vera gioia e la felicità autentica. Amen.

UNDICESIMA STAZIONE

GESU’ E’ INCHIODATO SULLA CROCE

Dal Vangelo secondo Marco (Mc.15, 25-27)

<<Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l’iscrizione con il motivo della condanna diceva: “Il re dei Giudei”. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra>>.

Essere inchiodato sulla croce, per Gesù è stato un dolore inimmaginabile per il procedimento adottato, con la perforazione delle mani e dei piedi, utilizzando chiodi di spessore consistente per reggere il corpo una volta elevato dalla terra e conficcata la croce nel terreno. Un dolore doppiamente avvertito per l’aspetto umano e spirituale, davanti alla tanta ingratitudine del genere umano. Lui che era passato beneficando tutti e sanando ogni sorta di malattia, si trova bloccato mani e piedi al patibolo più infamante della storia dell’umanità. Eppure Gesù permette questo strazio, ben sapendo che sarà limitato il tempo per l’uomo in cui, impunemente, può violare il suo corpo, inchiodato sulla croce, in attesa della risurrezione.

Diciamo insieme

Donaci, Signore la santa rassegnazione.

-Di fronte alle offese alla religione. R

-Di fronte alle persecuzioni alla Chiesa. R.

-Di fronte ai carnefici di ieri e di oggi. R.

-Di fronte al martirio silenzioso di tanti nostri fratelli cristiani. R.

-Di fronte alle dure prove della malattia e dell’abbandono di questi giorni. R.

Preghiamo: Signore dall’albero della croce volgi il tuo sguardo misericordioso sulle sofferenze di quanti sono costretti all’immobilismo totale a causa di malattie rare, non ben curate o ereditate o che sono rimasti inabili in incidenti di ogni genere. Dona a tutti Gesù il conforto nelle loro invalidità fisiche e mentali. Amen.

DODICESIMA STAZIONE

GESU’ MUORE IN CROCE

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 33-34. 37. 39)

<<Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lema sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?… Ed egli, dando un forte grido, spirò …Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”>>.

Gesù muore in croce nel supremo atto di amore verso di noi. Tre ore di agonia, durante le quali pronuncia parole di infinita attenzione e preoccupazione verso di noi. Dal perdono chiesto al Padre per noi, alla promessa del paradiso al ladrone pentito, all’affidamento dell’umanità alla custodia della sua Mamma e all’accoglienza di Lei nella casa del discepolo prediletto, al grido di aiuto e di dolore rivolto al Padre in un momento di abbandono, al desiderio di essere dissetato nel corpo e nello spirito, al compimento dell’opera della redenzione, al momento della sua morte in croce. Ore in cui l’amore di Cristo Crocifisso rivela tutta la potenza costruttrice di un’umanità nuova, che sa accogliere la croce, la sa portare con dignità, la sa innalzare con orgoglio e la sa valorizzare per il bene e per la vittoria finale.

 Diciamo insieme

Perdona Signore i nostri errori

-Per tua morte in croce. R.

-Per il tuo infinito amore. R.

-Per la tua gloriosa risurrezione

-Per l’intercessione della tua Madre Addolorata. R.

-Per la bontà di quanti ti hanno seguito sulla via del Calvario. R.

-Per la generosità di quanti ogni giorno si donano agli altri negli ospedali e nelle case di cura e sollievo della sofferenza. R.

Preghiamo: O Gesù volgo il mio povero sguardo a Te che sei morto in croce, divenuta con Te il segno più evidente di un amore immenso e condiviso. Fa che dall’albero della croce sorgano tempi di vita e risurrezione per tutti gli uomini di questo mondo, in cui la croce non continui ad essere simbolo di morte e di violenza, a causa di un cuore senza amore. Amen.

TREDICESIMA STAZIONE

GESU’ E’ DEPOSTO DALLA CROCE

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 42-43. 46)

<<Sopraggiunta ormai la sera, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il Regno di Dio, comprato un lenzuolo, calò il corpo di Gesù giù dalla croce>>.

La legge della natura prevede che dopo la morte, passato il tempo necessario, il corpo riceva degna sepoltura. Per procedere a questo rito, Gesù viene calato dalla croce dalle persone più care della sua vita. Tra di esse c’è la sua Mamma, le pie donne, Giuseppe d’Arimatea e Giovanni, l’unico che era presente sul Calvario, alla morte del Signore. Con gesti di amore e di attenzione, con il dolore nel cuore, con la delicatezza di anime elette, Gesù scende lentamente dalla croce e viene deposto sulle ginocchia della sua Mamma. Nella sua nascita, come nella sua morte è la sua Mamma ad accoglierlo, prima nel grembo purissimo e, dopo la morte, tra le braccia e sulle ginocchia, simbolo della Terra riconciliata con il cielo, anche attraverso il Sì generoso di Maria, la Madre del Redentore e la Madre della Chiesa.

  1. Diciamo insieme
  2. Madre santissima conforta i tuoi figli

-Nella morte di tanti nostri fratelli per questa ondata di epidemia. R.

-Nelle tragedie e catastrofi come quella che stiamo attraversando. R.

-Nella diffusione dei virus infettivi del corpo e dello spirito. R.

-Nella falsificazione della verità e manipolazione dei fatti. R.

-Nelle ingiustizie subite nella società e nella comunità cristiana. R.

-Nella perdita delle persone care, del lavoro e di legittime aspirazioni. R.

Preghiamo: O Gesù, tra le braccia e sulle ginocchia della tua amatissima Madre sei l’immagine della pietà che genera amore e conforto, nonostante la conclusione cruenta del tuo tempo cronologico tra di noi. Dal grembo di Maria Santissima fa sorgere, soprattutto oggi, un’umanità capace di andare oltre il tempo, la morte e il dolore, per aprirsi alla certezza dell’eternità, della vita, oltre la vita, e della gioia oltre i confini del soffrire. Amen.

QUATTORDICESIMA STAZIONE

GESU’ E’ DEPOSTO NEL SEPOLCRO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 46-47)

<<Giuseppe d’Arimatea, avvolto il corpo di Gesù in un lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del sepolcro. Intanto Maria di Magdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva deposto>>.

Gesù è deposto nel sepolcro, ma l’alba della risurrezione già risuona nel cuore di Maria e di tutti i veri credenti in Cristo. La morte non è l’ultima parola di Gesù e dopo di lui neanche per ogni essere umano che viene in questo mondo. L’ultima parola è la risurrezione e la vita. Quel sepolcro nuovo, preparato da Giuseppe e messo a disposizione di Gesù è già pieno di luce. Bisogna solo attendere un po’, appena tre giorni, e la pietra rotolata via per potenza divina, dirà al mondo che Cristo non è morto, ma è risorto e in Lui anche noi risorgeremo a vita nuova.

 1.Ripetiamo insieme:

  1. Credo

-Signore noi crediamo che Tu sei il nostro unico Redentore. R.

-Signore noi crediamo che Tu ci ami e ci perdoni anche nelle nostre debolezze. R.

-Signore noi crediamo che Tu non ci abbandoni e non ci lasci soli in questo difficile momento che stiamo vivendo. R.

-Signore noi crediamo che tu sei la via, la verità e la vita. R.

-Signore noi che tu ci salverai quanto prima da questa epidemia mortale. R.

Preghiamo: Gesù vederti morto e deposto in una tomba, per quanto nuova ed accogliente, lascia dentro i nostri sguardi un po’ di tristezza, velata, ma vera. Sai, non sempre siamo in grado di pensare alla vita oltre la morte, soprattutto di fronte alla perdita di persone care. Donaci la grazia di essere forti di fronte alla perdita dei propri cari e di pensare alla risurrezione finale. Amen.

CONCLUSIONE

Secondo le intenzioni del Sommo Pontefice: Pater, Ave e Gloria.

Preghiera finale

Signore Gesù, guarda noi e l’umanità intera afflitta dall’epidemia di coronavirus, che già sta seminando sofferenza e morte in ogni angolo della terra.

Ti chiediamo, umilmente, difendici da questo morbo terribile che sta colpendo particolarmente le persone già debilitate nel fisico e nello spirito.

Non permettere che in Italia e nel resto del mondo, questa nuova epidemia si trasformi in una strage di persone di ogni età, soprattutto di anziani, ma libera dalla sofferenza e dal male tutti coloro che vengono a contatto con il nuovo male o vengono contagiati.

Fa che l’efficacia delle cure preventive, disposte dalle autorità mediche e governative, possano frenare l’avanzata del coronavirus in Italia e nel mondo.

Affidiamo alla tua bontà di Padre questa nostra umile preghiera, mediante l’intercessione della Beata Vergine Maria, salute degli infermi, di San Rocco e di tutti i santi nostri protettori.

Fa che non soffriamo ulteriormente per questa nuova epidemia che sta mettendo ansia e preoccupazione nel cuore dei tuoi figli, così deboli, fragili e paurosi di fronte ai tanti mali e sofferenze di questo nostro tempo e di questo nostro secolo. Amen.

  1. Il Signore sia con voi.
  2. E con il tuo spirito.
  1. Vi benedica Dio onnipotente: Padre, Figlio e Spirito Santo.
  2. Amen
  1. Benediciamo il Signore.
  2. Rendiamo grazie a Dio.

 

P.RUNGI. IL COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DELLA XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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DOMENICA XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

DOMENICA 13 OTTOBRE 2019

Alzati e va, la tua fede ti ha salvato

Commento di padre Antonio Rungi

La liturgia della parola di Dio di questa XXVIII domenica del tempo ordinario ci offre l’occasione di riflettere in modo più circostanziato sul tema della fede.

Siamo nella scia dei testi del Vangelo di Luca di queste ultime domeniche, che ripropongono con cadenza settimanale il discorso sul credere e della potenza della fede, come è nel caso del Vangelo di oggi che ci presenta il racconto della guarigione di dieci lebbrosi, di cui solo uno torna indietro, dopo essere stato guarito per ringraziare il Signore.

E questo brano chiude proprio con l’invito di Gesù, al lebbroso guarito, quello che ha cambiato totalmente vita, di alzarsi e andare, perché la forte e convinta fede in Gesù lo aveva guarito, ma soprattutto lo aveva salvato.

Infatti, questo brano del Vangelo di Luca pone i nostri passi dentro la terza tappa del cammino che Gesù sta compiendo verso Gerusalemme; la meta ormai è vicina e il maestro chiama con ancora maggior intensità i suoi discepoli, cioè noi, a seguirlo, fino ad entrare con Lui nella città santa, nel mistero della salvezza, dell’amore.

La prima annotazione che Luca fa su Gesù è che Egli in cammino e attraversa la Samaria e la Galilea; si avvicina piano a Gerusalemme. Nel suo andare verso Gerusalemme Egli non lascia nulla di non visitato, di non toccato dal suo sguardo d’amore e di misericordia.

Continuando nella lettura del Vangelo ci viene detto che Gesù entra in un villaggio, che non ha nome e qui incontra i dieci lebbrosi, uomini malati, già intaccati dalla morte, esclusi e lontani, emarginati e disprezzati.

Tali lebbrosi Gli chiedono la guarigione. Egli accoglie subito la loro preghiera, che è un grido straziante del loro cuore e li invita ad andare a Gerusalemme e a presentarsi ai sacerdoti nel tempio. E mentre essi andavano, furono purificati. Li invita quindi a raggiungere il cuore della Città santa, il tempio, i sacerdoti. Li invita al ritorno alla casa del Padre.

E non appena ha inizio questo storico viaggio verso Gerusalemme, i dieci lebbrosi vengono risanati, vengono purificati.

A questo punto succede una cosa che Gesù fa osservare. Uno solo di loro torna indietro per rendere grazie a Gesù e per giunta fa osservare che quello che è tornato indietro è un samaritano, uno che non apparteneva al popolo eletto. A conferma che la salvezza che egli è venuto a portare è per tutti, anche per i lontani, gli stranieri. Nessuno è escluso dall’amore del Padre, che salva grazie alla fede.

Il racconto del brano del vangelo si chiude con due verbi che esprimono cammino di conversione e di rinnovamento interiore: alzarsi ed andare, ovvero risorgere. Solo la fede può farsi risorgere da una condizione di malattia dell’anima e solo la fede spinge a camminare nella vita, nonostante le difficoltà e le croci di ogni genere.

Ce lo ricorda la prima lettura di questa domenica tratta dal secondo libro dei Re, nella quale è raccontata la guarigione di Naaman il Siro, anche lui affetto da lebbra. Una volta purificato tornò dal profeta Eliseo professando la sua fede con queste parole: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele”.

Di conseguenza abbandonò ogni forma di idolatria, e si mise a servire il vero ed unico Dio, rivelato a Mosè sul monte Sinai.

Anche qui riscontriamo una forte intenzione di cambiare stile di vita religiosa e quindi di attuare una vera conversione spirituale, che tende verso la manifestazione del culto divino autentico, come quello del popolo d’Israele.

La capacità di testimoniare la fede in Cristo, che ci viene dalla docilità allo Spirito Santo ci viene richiamata, poi, dall’apostolo Paolo nel breve brano della sua seconda lettera all’amico e vescovo Timoteo. In essa Paolo, maestro e compagno di viaggi, non turistici, ma apostolici e missionari,  ricorda a Timoteo che per Gesù Cristo si deve fare ogni cosa, avere il coraggio dell’annuncio, affrontare le prove della vita, subire anche le catene e lo stesso martirio, come egli stesso, sta sperimentando in quel momento.

I limiti umani, la restrizione della libertà personale, come avviene per un detenuto, nella cui condizione si trova Paolo in quel momento, essendo stato imprigionato, a causa del Vangelo, non deve incatenare la Parola di Dio, che viaggia e cammina anche tra le sbarre di un carcere o di un luogo di detenzione forzata. Infatti, lui sopporta ogni cosa “per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna”.

E poi va nel cuore delle verità di fede essenziali per la dottrina cristiana: “Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo”. In opposizione a questo dialogo di intesa e d’amore con il Salvatore, c’è il rinnegamento, l’infedeltà che portano evidentemente la persona religiosa ad allontanarsi da Dio e a vivere senza Dio, come se Dio non esistesse.

Questo comportamento non ci aiuterà ad essere nella grazia e nell’amicizia con Cristo e quindi di sperare nella salvezza eterna.

Si tratta di un forte monito per ricordare a ciascuno di noi che la fede va vissuta, testimonianza con coraggio fino alla morte.

Naaman, il lebbroso del vangelo che torna indietro a ringraziare, Timoteo sono personaggi citati nella parola di Dio di questa Domenica, insieme al profeta Eliseo e all’Apostolo Paolo che vanno nell’unica direzione possibile, quella che dà salvezza e sicurezza, e cioè la direzione di Cristo.

Possiamo, a conclusione di queste riflessioni e considerazioni, elevare la nostra mente a Dio con la preghiera della colletta di questa domenica: “O Dio, fonte della vita temporale ed eterna, fa’ che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo: ogni fratello in questo giorno santo torni a renderti gloria per il dono della fede, e la Chiesa intera sia testimone della salvezza che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio”. Amen.

PENTECOSTE 2019. LA FESTA DELLA SPERANZA SULLE ALI DELLO SPIRITO

RELIQUIARIO SANT'ERASMO

Solennità della Pentecoste

Domenica 9 giugno 2019

Pentecoste: cammino di speranza cristiana sulle ali dello Spirito.

Commento di padre Antonio Rungi

Celebriamo oggi la solennità della Pentecoste, e tutti noi credenti siamo inviati a metterci alla scuola dello Spirito Santo, che in questo giorno discende sugli Apostoli e Maria, riuniti in preghiera nel Cenacolo.

Sappiamo che oggi si chiude il tempo pasquale che nella liturgia cattolica ha un significato tutto particolare.

Il Tempo di Pasqua, infatti, dura cinquanta giorni, sette volte sette giorni, una settimana di settimane, con un domani; e il numero sette è un’immagine della pienezza (si pensi al racconto della creazione nel primo capitolo della Genesi), l’unità che si aggiunge a questa pienezza moltiplicata apre su un aldilà. È così che il tempo di Pasqua, con la gioia prolungata del trionfo pasquale, è divenuto per i padri della Chiesa l’immagine dell’eternità e del raggiungimento del mistero del Cristo. Per Tertulliano alla fine del secondo secolo, la cinquantina pasquale è il tempo della grande allegrezza durante il quale si celebra la fase gloriosa del mistero delle redenzione dopo la risurrezione del Cristo, fino all’effusione dello Spirito sui discepoli e su tutta la Chiesa nata dalla Passione del Cristo. Secondo sant’Ambrogio: “I nostri avi ci hanno insegnato a celebrare i cinquanta giorni della Pentecoste come parte integrante della Pasqua”.

La gioia della risurrezione di Cristo non si può esaurire spiritualmente nell’arco di una giornata o di un’ottava.

Da qui la consacrazione di cinquanta giorni, che vanno dalla Pasqua fino alla Pentecoste, come estensione della gioia pasquale.

In questo tempo di gioia, nella vita del cristiano sono banditi il digiuno e le forme varie di penitenza. Cose che anche più austeri asceti dei primi secoli bandivano dal loro comportamento.

In poche parole, i cinquanta giorni sono come una sola domenica di gioia e di festa. Gioia, rendimento di grazie, celebrazione della luce e della vita.

La stessa ottava di Pasqua ha un carattere più pronunciato di allegrezza e di meditazione sul fatto della risurrezione del Cristo e della nascita del cristiano nel battesimo, che è una partecipazione alla vita risuscitata del Cristo, mediante una nuova nascita e un pegno della risurrezione futura.

Ma tutta la cinquantina ha più o meno questo carattere. La liturgia canta continuamente l’Alleluia e la messa di questo giorno di Pentecoste si conclude proprio con il canto dell’Alleluia.

Chi ha vissuto integralmente questo periodo sa benissimo che liturgia della parola ha privilegiato gli epiloghi evangelici delle manifestazioni di Gesù dopo la risurrezione, ma anche, secondo san Giovanni, il suo ultimo discorso, gli ultimi insegnamenti sul comandamento dell’amore, l’unione intima fra lui e suo Padre, la promessa di un altro consolatore, lo Spirito di verità, la grande preghiera sacerdotale per l’unità.

Nel quarantesimo giorno si celebra l’Ascensione di Cristo al cielo, (una volta celebrata il giovedì, ora alla domenica successiva) e i giorni che seguono sono una lunga preghiera per la venuta dello Spirito, in unione con i discepoli e Nostra Signora del Cenacolo.

Alla luce della liturgia si comprende quindi l’importanza biblica, teologica, spirituale e pastorale della solennità della Pentecoste.

Gesù, infatti,  prima di ascendere al cielo rassicura gli apostoli che invierà  loro lo Spirito Paraclito che insegnerà  loro ogni cosa, oltre a ricordare ad essi tutto quanto aveva compiuto il Signore nel suo essere nel tempo.

Nel testo del Vangelo di Giovanni, Gesù si rivolge ai suoi apostoli con queste parole: “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Cosa dovrà mai insegnare lo Spirito del Signore? Cosa devono ricordare gli apostoli delle parole dette da Gesù e che essi non devono mai dimenticare?

Sono sintetizzate in queste espressioni: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.  Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato”.

Discepoli dello Spirito Santo significa quindi discepoli dell’amore divino, che è amore Trinitario, di comunione e di unione.

Noi dallo Spirito Santo dobbiamo imparare ad amarci come Gesù ci ha amato. Ecco perché lo Spirito Santo dovrà illuminare la mente e il cuore, attraverso i sette doni e consigli, gli apostoli, la chiesa e gli uomini di buona volontà ad amarsi sinceramente e totalmente come Cristo ci ha amati.

Ricordare l’amore infinito di Dio per essere tra noi amici e non nemici, fratelli e non stranieri, accoglienti e non respingenti, aperti e generosi e non chiusi ed avari nel cuore, perché l’amore è sapere accogliere l’altro e saper donare.

Tuttavia, la Pentecoste è soprattutto memoria della confermazione, cioè del sacramento della cresima che abbiamo ricevuto.

Come è importante festeggiare il giorno del nostro compleanno, quello del nostro onomastico, è bello pure ricordare e festeggiare il giorno del nostro battesimo e della nostra cresima.

Quanti di noi ricordano con esattezza questo giorno.

Da chi abbiamo ricevuto il sacramento della Cresima e chi è stato il nostro padrino o madrina?

Ricordare, come ha detto Gesù, è andare a ritroso nella nostra esperienza di vita cristiana e ringraziare Iddio per tutto quello che ci ha donato nel corso della nostra esistenza, che sei svolge nel tempo, ma è orientata verso l’eterno. E lo Spirito Santo è questo Eterno che si è calato in noi e chi ha consacrati per sempre figli nel suo Figlio.

In questo giorno di Pentecoste che ci fa riscoprire la presenza e l’azione dello Spirito operante nella Chiesa, ricordando, quindi, la nostra cresima, invochiamo, in modo speciale, di rinnovare in noi l’unzione del Paraclito, affinché si accresca in noi l’impegno nella comunione  missione.

Gesù che di fatto ci invia il dono del suo Spirito ci indica anche il percorso da fare in sintonia con Lui, che è guida, maestro e docente al massimo grado per insegnare a noi poveri mortali, dove sta il bene e dove sta il male. Perciò chiediamo al Signore che confermi in noi i sette doni dello Spirito Santo: sapienza; intelletto; consiglio; fortezza; scienza; pietà; timore di Dio e faccia fiorire in noi i frutti dello Spirito che sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé.

Con un attento esame di coscienza da veri cristiani e testimoni di Cristo, o come si diceva una volta da soldati di Cristo, domandiamoci se siamo davvero difensori della fede che abbiamo ricevuto nel battesimo e che poi abbiamo confermato nel giorno della cresima, impegnandoci a vivere secondo lo spirito e non secondo al carne; oppure abbiamo barattato la nostra fede per rincorrere altri falsi ideali e speranze che non trovano adeguata risposta nelle cose della terra, ma in quelle del cielo e spirituali.

Ce lo ricorda l’apostolo nel brano della sua lettera ai Romani che ascoltiamo nella messa del giorno di Pentecoste: “Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene…Noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”.

La Pentecoste è prendere coscienza della propria identità di figli di Dio e come tali, dobbiamo vivere, agire, operare e soprattutto sperare, perché la Pentecoste è la festa della speranza cristiana che cammina sulle ali spirituali.

NAPOLI. MESSA IN COENA DOMINI AL CENTRO PENITENZIARIO DI SECONDIGLIANO PRESIEDUTA DA P.RUNGI

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Napoli. Al Centro Penitenziario di Secondigliano la Messa in Coena Domini per i detenuti.

Una rappresentanza di detenuti del Centro Penitenziario di Secondigliano ha partecipato questa mattina, Giovedì santo, 13 aprile 2017, alla Messa in Coena Domini, celebrata nella cappella del penitenziario e presieduta da padre Antonio Rungi, passionista della comunità di Santa Maria ai Monti in Napoli.

Presenti alla celebrazione i cappellani del carcere, il diacono, Sebastiano Mazzara, gli assistenti, le suore, i volontari dell’Associazione La Mansarda, presieduta dal professore Samuele Ciambriello, gli agenti della polizia penitenziaria.

La messa è iniziata alle ore 9,30 ed è terminata dalle 10,30. La parola di Dio è stata proclamata dai detenuti così pure la preghiera dei fedeli è stata letta da uno di loro. Per motivi di tempo è stata omessa la lavanda dei piedi, in quanto oggi era giornata di visita dei parenti ai detenuti ospiti del penitenziario.

L’omelia del sacerdote celebrante  è stata incentrata sul tema della speranza, sulla libertà. sull’amore, sul riscatto, sulla misericordia e la voglia di ricominciare.  I detenuti si sono accostati all’ eucaristia, in quanto e sono seguiti dai cappellani che ne curano la vita spirituale e religiosa all’interno della struttura. E sulla figura del cappellano che è incentrata la pastorale carceraria, il cui ruolo è indubbiamente complesso e richiede, oltre ad una particolare preparazione umana e religiosa, la disponibilità a trascorrere del tempo dietro le sbarre per incontrare, parlare e conoscere i detenuti. Ma la presenza del cappellano  non è soltanto legata “all’annuncio di Cristo”, ma ha anche un risvolto di dimensione umana, di conforto morale e di un rapporto personale con il detenuto. Il cappellano si occupa oggi in modo specifico della cura del culto religioso, che comprende la celebrazione della messa (normalmente il sabato e la domenica a sezioni separate) e del sacramento della confessione ma svolge anche  compiti di assistenza sociale e materiale in questo aiutato dai tanti volontari.

Attraverso la sinergia tra cappellani e volontari, e grazie alla generosa solidarietà di tanta gente comune ma anche di enti ed associazioni si riesce a provvedere alle esigenze concrete dei detenuti, soprattutto di quelli più bisognosi, attraverso la raccolta e la distribuzione del vestiario e delle sigarette, attraverso modesti aiuti finanziari alle loro famiglie e assistendoli anche per il disbrigo delle comuni pratiche amministrative.

Sono varie le associazioni cattoliche che collaborano con i cappellani per l’assistenza ai carcerati e sono circa 150 i volontari impegnati tra le due istituzioni penitenziare di Napoli (Poggioreale e Secondigliano) che accolgono complessivamente qualche migliaia di detenuti.

 

P.RUNGI. RIVISTO IL TESTO DELLA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA

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RIVISTA E AGGIONATA LA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA A CONCLUSIONE DELL’ANNO DELLA MISERICORDIA.

Padre Antonio Rungi, sacerdote passionista, ha rivisto ed ha aggiornato la coroncina della Divina Misericordia, aggiungendo alla formula tradizione di questa preghiera popolare, che viene recitata in tutto il mondo, con costanza da milioni di cattolici, i testi biblici del Vangelo di San Matteo, riguardanti la morte in croce di Gesù, la sua deposizione e la sua sepoltura.

In tal mondo, padre Rungi, autore di numerosi preghiere, tra cui quella dei Defunti, recitata da Papa Francesco, nell’Angelus del 2 novembre 2014, di Via Crucis e Rosari meditati, con il testo del Rosario Meditato su padre Pio da Pietrelcina, ha voluto dare un assetto biblico alla preghiera che fa riferimento proprio alla Passione, Morte  in Croce e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.

“Come religioso passionista, che si ispira a san Paolo della Croce – ha detto padre Rungi – e come devoto di santa Faustina Kowalska e San Giovanni Paolo II, che ha dato importanza al tema e alla preghiera della Divina Misericordia, istituendo la Domenica della Divina Misericordia, nella settima in Albis, Ottava di Pasqua, in ascolto del messaggio di Papa Francesco, in questo anno giubilare della misericordia, che sta per concludersi, ho ritenuto opportuno integrare con i rifermenti al Racconto della Passione di Gesù Cristo secondo Matteo, ciò che viene detto e pregato con la Coroncina della Divina Misericordia, tanto amata e praticata dai cattolici di tutto il mondo, al punto tale da diventare una devozione popolare, più popolare delle altre. Ogni preghiera –conclude padre Rungi- aiuta ad elevare la nostra mente e il nostro cuore al Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza e a riconoscere con umiltà i nostri peccati e quelli del mondo intero per chiedere misericordia e perdono a Dio, Sommo ed Eterno Bene”.

Ecco la nuova struttura della Coroncina.

 

LA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA

 

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI – PASSIONISTA

Con riferimenti al testo del Vangelo di San Matteo

CANTO: GESU’ CONFIDO IN TE

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

 

O Sangue e Acqua, che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in Te (1v)

 

DAL VANGELO SECONDO  MATTEO (Mt 27,45,51).

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». E Gesù, emesso un alto grido, spirò.

 

Preghiamo e crediamo

 

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

 

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen

 

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

 

PRIMA DECINA

DAL VANGELO SECONDO  MATTEO (Mt. 27, 45-51).

Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

 

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero (1v).

 

Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero (10v).

 

SECONDA DECINA

DAL VANGELO SECONDO MATTEO  (Mt. 27, 55-56).

C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

 

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero (1v).

 

Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero (10v).

 

TERZA DECINA

DAL VANGELO DI MATTEO – (Mt 27,57-61)

Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.

 

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero (1v).

 

Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero (10v).

 

QUARTA DECINA

DAL VANGELO SECONOD MATTEO – (Mt.27, 62-64)

Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E’ risuscitato dai morti.

 

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero (1v).

 

Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero (10v).

 

QUINTA DECINA

DAL VANGELO SECONDO MATTEO- (Mt. 28, 1-8)

Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E’ risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.

 

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero (1v).

 

Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero (10v).

 

Conclusione

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

 

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero (3v).

 

O Sangue e Acqua, che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in Te (1v)

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

CANTO: GESU’ CONFIDO IN TE

COMMENTO ALLA TERZA DOMENICA DI PASQUA – 10 APRILE 2016

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III DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)
DOMENICA 10 APRILE 2016 

Nella rete della misericordia di Dio 

Commento di padre Antonio Rungi 

La terza domenica di Pasqua ci presenta Gesù che appare agli apostoli e li aiuta nel lavoro di pescatori. Da una notte senza aver pescato nulla, ad una pesca in pieno giorno in cui prendono tutto, raccolgono ogni tipo di pesce, piccoli e grandi, una raccolta straordinaria. E’ l’immagine di questo giubileo della misericordia, durante il quale il Signore Gesù, attraverso l’opera della sua Chiesa, intende raccogliere nella rete del suo amore misericordioso tutti i suoi figli. Quelli che vivono nella grazia e quanti sono lontani da una vita di preghiera e sacramentale. Il miracolo della pesca abbondante che Gesù permette di fare agli apostoli dopo una notte di lavoro senza aver raccolto nulla ci indica la strada di come lavorare nel campo dell’apostolato. Solo con Gesù e in ascolto della sua parola, nel mettere in pratica i suoi insegnamenti possiamo riavvicinarci a Lui e portare a Lui chi naviga in mari pericolosi, smarrito tra tanti rischi della vita di tutti i giorni, quando non si è in sintonia con il vangelo dell’amore e della misericordia. Gesù, agli apostoli, dopo aver dato il conforto di una pesca eccezionale, vuole condividere con loro la gioia dello stare insieme. E’ la chiesa della risurrezione che intorno al suo maestro si accosta al cibo eucaristico, dal quale trae la forza e il coraggio per testimoniare e vivere il vero amore nel mondo. Non a caso dopo la pesca miracolosa Gesù si rivolge a Pietro in prima persona e gli pone una delle domande alle quali o si risponde con sincerità oppure tutto diventa farsa, menzogna e fariseismo. Dalla risposta cosciente e convinta alla richiesta di un amore sincero, scaturisce la sequela di Cristo e le conseguenze di tale scelta totale di Cristo. Il dialogo tra Gesù e Pietro è tra i quelli che toccano le corde più profonde di un Dio, che è Gesù, e di un essere umano, Pietro:Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Questa domanda il Signore, oggi, la rivolge a ciascuno di noi. In che misura possiamo dire come Pietro: Signore, tu sai che io ti amo e sei tutta la mia vita? Certo nella misura in cui ogni giorno ci immergiamo in questo amore, mediante la preghiera, la partecipazione alla messa, alla comunione, nell’ascolto della sua parola, nella pratica della giustizia, nella lotta per la verità, nella difesa degli ultimi, questo amore cresce in noi e diventa autentico. La risposta che Cristo ci chiede se ci vogliamo porre alla sua sequela è quella di una amore completo che si fa servizio ed oblazione e che investe tutta la vita, fino al mistero più paradassale della morte in croce alla quale allude Gesù nella parte finale del dialogo con Simon Pietro. Tu Maestro ci hai insegnato ad amare e fa che questo amore sia ogni giorno più forte e potente per combattere le forze dell’odio e della morte che si presenti in questo nostro tempo. Bisogna avere il coraggio e la fede dei primi apostoli e dei primi cristiani di Gerusalemme che, nonostante la persecuzione, le proibizioni dei politici del tempo, vanno avanti per la loro strada nel parlare di Cristo e nell’annunciare la sua misericordia. Il coraggio dei martiri, dei perseguitati per la fede è quello che oggi la chiesa necessita. E’ vero che anche oggi tanti sono i cristiani, nel mondo, che testimoniano la fede fino alla morte. Anche in questi ultimi mesi, da ogni angolo della terra, i crimini contro i cristiani si rinnovano, senza che alcuno alzi la voce a loro protezione e difesa, tranne quella del Papa, dei Vescovi, dei sacerdoti e di quanti sperimentano l’emarginazione in questo nostro terribile momento storico.In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».  Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.Una riflessione conclusiva su quanto ci raccontano e ci insegnano i due testi biblici che abbiamo ascoltato e commentato in questa terza domenica di Pasqua la troviamo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dall’Apocalisse. In questa meravigliosa visione dell’apostolo Giovanni, è la sintesi della nostra fede, del nostro cammino nella storia e della meta ultima del nostro pellegrinaggio verso l’eternità: “Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Vogliamo metterci in adorazione del Risorto in questo tempo di Pasqua e noi sappiamo benissimo che il Risorto è presente in corpo, sangue ed anima nella santissima eucaristia. Il tempo di Pasqua sia il tempo di un’adorazione perpetua al Cristo, volto misericordioso del Padre. Lasciamoci prendere nella rete del suo amore e lasciamoci catturare dal suo volto luminoso, glorioso, che è la nostra vera gioia.

Sia questa la nostra umile preghiera: Padre misericordioso, accresci in noi la luce della fede, perché nei segni sacramentali della Chiesa riconosciamo il tuo Figlio, che continua a manifestarsi ai suoi discepoli, e donaci il tuo Spirito, per proclamare davanti a tutti che Gesù è il Signore. Amen.

Itri (Lt). P.Rungi, teologo morale. Una nuova Via Crucis, la “Via della Misericordia”.

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COMUNICATO STAMPA

Itri (Lt). P.Rungi, teologo morale. Una nuova Via Crucis, la “Via della Misericordia”.

“L’anno giubilare della misericordia ci impegna personalmente ed ecclesialmente, come comunità di credenti, ad approfondire il tema della misericordia”, è quanto scrive, nella introduzione ad un nuovo sussidio di “Preghiere, norme e proposte di catechesi”, per l’Anno Giubilare della Misericordia, padre Antonio Rungi, sacerdote passionista della comunità del Santuario della Civita, in Itri, teologo morale, autore di vari opuscoli di carattere spirituale. “Le modalità sono diverse, dalla catechesi, allo studio e alla preghiera. Molto spazio per raggiungere questo obiettivo, in questo, mio contributo – scrive padre Rungi – è stato dato alla preghiera, che è lo strumento più importante per alimentare nella nostra vita un atteggiamento ed un comportamento davvero misericordioso, secondo il motto del Giubileo della Misericordia: “Misericordiosi come il Padre”. A poche ore dalla chiusura del tempo natalizio, al cui centro della nostra preghiera e della nostra riflessione c’è stato il mistero dell’Incarnazione, ad un mese esatto dall’inizio della Quaresima 2016, dell’Anno Giubilare, ho inteso  ristrutturare la preghiera della Via Crucis tradizionale, con 15 stazioni nuove, intitolandola “La Via della Misericordia- Via Misericordiae”. Le parole di Papa Francesco al riguardo sono adatte per tale scopo. Egli scrive:  “La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio”.La pubblicazione di questa nuova articolata preghiera viene effettuata in occasione della festa del Battesimo di Gesù, il 10 gennaio 2016, a 30 giorni dal mercoledì delle Ceneri.

V- LA VIA CRUCIS DELLA MISERICORDIA  COMPOSTA DA PADRE ANTONIO RUNGI

(VIA MISERICORDIAE)

SCHEMA DELLE 15 STAZIONI DELLA VIA CRUCIS DELLA MISERICORDIA

01.Gesù Bambino accoglie i pastori nella grotta di Betlemme.

02. Gesù riceve i doni dai sapienti dell’Oriente.

03. Gesù a 12 anni tra i Dottori del Tempio.

04. Gesù rimane sottomesso ai suoi genitori, fino all’inizio della predicazione.

05.Gesù si ritira nel deserto per 40 giorni a pregare e a digiunare.

06. Gesù chiama i discepoli a seguirlo sulla via della croce.

07. Gesù accoglie il pentimento di Pietro, dopo i tre rinnegamenti.

08. Gesù incontra la sua Madre e le pie donne sulla via del Calvario.

09. Gesù perdona l’umanità mentre versa il suo sangue sulla croce per essa.

10. Gesù perdona il ladrone pentito e lo introduce con sé in Paradiso.

11. Gesù affida la Chiesa alla custodia della sua Madre dolcissima.

12.Gesù risorge dai morti e appare a Maria.

13. Gesù invia i discepoli a battezzare e a rimettere i peccati.

14. Gesù ascende al cielo, dove attende l’intera umanità.

15. Maria è assunta in cielo, come Madre di misericordia.

Introduzione

R. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

T. Amen.

R. Recitiamo il Credo apostolico

T. Io credo in Dio Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente, di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

R. Dio onnipotente, abbia misericordia di noi. Perdoni il nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.

T. Amen.

R. Il Signore c conceda il perdono e l’assoluzione dei nostri peccati e l’estinzione delle nostre pene.

T. Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia.

Dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (Fil 2,5-8)

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

(Breve pausa di silenzio e riflessione)

Preghiamo: O Dio, Padre di immensa carità, la tua parola illumini il nostro cammino di conversione, soprattutto in questo tempo di grazia, che è il Giubileo della misericordia, e ci disponga a accogliere il dono del tuo amore e la comunione sempre più profonda con te ed i fratelli, nella piena consapevolezza che siamo peccatori ed abbiamo bisogno del tuo perdono. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Prima stazione:  Gesù Bambino accoglie i pastori nella grotta di Betlemme.

Dal Vangelo di Luca (Lc 2, 8-19)

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:  «Gloria a Dio nel più alto dei cieli  e pace in terra agli uomini che egli ama».  Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

Padre nostro…..

Preghiamo – O Dio, che hai illuminato  con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, la mente e il cuore dei pastori che andarono alla Grotta di Betlemme, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo. Per Cristo nostro Signore.

T. Amen.

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Seconda stazione: Gesù riceve i doni dai sapienti dell’Oriente.

Dal Vangelo di Matteo (Mt 2, 1-12)

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».  Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Padre nostro…..

Preghiamo – O Dio, che  con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Terza stazione:  Gesù a 12 anni tra i Dottori del Tempio.

Dal Vangelo di Luca (Lc 2, 41-50)

I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole.

Padre nostro…..

Preghiamo – O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo,  fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto,  perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza  e possiamo amarti con cuore sincero. Per Cristo nostro Signore.

T. Amen.

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Quarta stazione: Gesù rimane sottomesso ai suoi genitori, fino all’inizio della predicazione.

Dal Vangelo di Luca (Lc 2,51-52)

Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Padre nostro…..

Preghiamo – O Dio che nella Santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che per intercessione del tuo Figlio Gesù, della Vergine Madre e di San Giuseppe camminiamo tra le varie vicende del mondo, sempre orientati ai beni eterni.   Per Cristo nostro Signore.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Quinta stazione: Gesù si ritira nel deserto per 40 giorni a pregare e a digiunare.

Dal Vangelo di Luca (Lc 4,1-13)

Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti:  Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano;  e anche:  essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra».  Gesù gli rispose: «E’ stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

Padre nostro…..

Preghiamo – O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato, concedi al tuo popolo di proseguire con la forza della tua parola il cammino giubilare, per vincere le seduzioni del maligno e giungere alla sua conclusione pienamente convertiti e rinnovati nello Spirito. Per Cristo nostro Signore.

T. Amen.

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Sesta stazione: Gesù chiama i discepoli a seguirlo sulla via della croce.

Dal Vangelo di Luca (Lc 5, 1-11)

Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.   Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Padre nostro…..

Preghiamo – O Dio, che ispiri e compi ogni santo proposito, guida il tuo popolo sulla via della salvezza eterna, e fa’ che i tuoi figli, che si sono consacrati a te abbandonando ogni cosa per seguire Cristo casto, povero e obbediente, con piena fedeltà servano te, nostro Padre, e la comunità dei fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Settima stazione: Gesù accoglie il pentimento di Pietro, dopo i tre rinnegamenti.

Dal Vangelo di Luca (Lc 22, 54-62)

Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente.

Padre nostro…..

Preghiamo – Manda su di noi, Signore, il tuo santo Spirito, perché apra i nostri occhi alla contemplazione del tuo volto; purifichi con la penitenza i nostri cuori e conducendoci all’incontro con il tuo Figlio ci trasformi in sacrificio a te gradito per lodare la tua misericordia e dare testimonianza al tuo Nome santo. Per Cristo nostro Signore.

T.Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Ottava stazione:  Gesù incontra la sua Madre e le pie donne sulla via del Calvario.

Dal Vangelo di Luca (Lc 23, 27-29)

Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.

Padre nostro…..

Preghiamo- Dio onnipotente ed eterno, conforto degli afflitti, sostegno dei tribolati, ascolta il grido dell’umanità sofferente, perché tutti si rallegrino di avere ricevuto nelle loro necessità il soccorso della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Nona stazione: Gesù perdona l’umanità mentre muore sulla croce

Dal Vangelo di Luca (Lc 23, 33-34)

Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».

Padre nostro…..

Preghiamo- Ricordati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo, tuo Figlio, ha versato il suo sangue sulla croce, in riscatto dei  peccati dell’intera umanità. Per Cristo nostro Signore.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Decima stazione:  Gesù perdona il ladrone pentito e lo introduce con sé in Paradiso.

Dal Vangelo di Luca (Lc 23, 39-43)

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».  Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?  Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

Padre nostro…..

Preghiamo – Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna,  perché l’umile gregge dei tuoi fedeli  giunga con sicurezza accanto a te,  dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Undicesima stazione: Gesù affida la Chiesa alla custodia della sua Madre dolcissima.

Dal Vangelo di Luca (Lc 19, 25-27)

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Padre nostro…..

Preghiamo – O Padre, che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, hai voluto presente la sua Madre Addolorata: fa’ che la santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Dodicesima stazione: Gesù risorge dai morti e appare a Maria.

Dal Vangelo di Giovanni ( Gv 20, 11-18)

Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

Padre nostro…..

Preghiamo – O Padre, che per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che facciamo memoria della Pasqua di risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Egli è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo. Per tutti i secoli dei secoli.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Tredicesima stazione: Gesù invia i discepoli a battezzare e a rimettere i peccati.

Dal Vangelo di Giovanni (Gv 20, 19-23)

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

Padre nostro…..

Preghiamo – O Dio, tu vuoi che tutti gli uomini siano salvi  e giungano alla conoscenza della verità;  guarda quant’è grande la tua mèsse  e manda i tuoi operai,  perché sia annunziato il Vangelo a ogni creatura;  e il tuo popolo, radunato dalla parola di vita  e plasmato dalla forza dei sacramenti,  proceda nella via della salvezza e dell’amore. Per Cristo nostro Signore.

T. Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Quattordicesima stazione: Gesù ascende al cielo, dove attende l’intera umanità.

Dal Vangelo di Luca (Lc 24, 50-53)

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Padre nostro…..

Preghiamo – Esultiamo di santa gioia,  per il mistero dell’Ascensione al cielo di nostro Signore, poiché in Gesù Cristo asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a Lui, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria. Egli vive e regna nei secoli, dei secoli.

T. Amen.

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Canto penitenziale

Quindicesima stazione: Maria, assunta in cielo, è Madre di misericordia.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 11,19; 12,1-6.10)

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.  Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

Padre nostro…..

Preghiamo – Dio onnipotente ed eterno,  che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima  l’immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio,  fa’ che viviamo in questo mondo  costantemente rivolti ai beni eterni,  per condividere la sua stessa gloria.  Per Cristo nostro Signore.

T.Amen

R. Abbi pietà di noi, Signore.

T. Abbi pietà di noi.

R. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.

T. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Secondo le intenzioni del Sommo Pontefice e per ottenere le indulgenze plenarie.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.

Preghiamo

(Si può recitare la Preghiera di Papa Francesco per il Giubileo)

Canto finale.

Padre Antonio Rungi

COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI – 2 NOVEMBRE 2015

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COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Lunedì 2 Novembre 2015

La morte: il nostro natale per l’eternità

Commento di padre Antonio Rungi

Per i cristiani la morte è il transito all’eterno è il dies natalis, cioè della vera nascita, quella per l’eternità celebriamo una volta e per sempre nel giorno in cui il Signore ci chiama a far parte del suo Regno eterno nel santo Paradiso. Oggi, commemorazione annuale di Tutti i Fedeli Defunti, noi come credenti riflettiamo sul senso della vita, piuttosto che sul senso della morte, in quanto la morte, pur essendo un fatto biologico, naturale, in realtà essa non riguarda l’essere umano, perché, in base alla sua anima spirituale ed immortale, egli non è soggetto alla morte eterna e se pure attraversa la morte corporale per lui esiste anche una risurrezione finale. In poche parole, la morte non è l’ultimo atto di una storia umana individuale e personale, ma l’inizio di una nuova vita, quella di comunione con Dio. E noi in questo giorno di riflessione e di preghiera per i nostri fratelli defunti, quelli più stretti a noi da vincoli di affetto e di sangue, a quelli sconosciuti e dimenticati da tutti, vogliamo rendere lode al Signore che ci ha aperto, attraverso la sua morte in Croce e risurrezione il varco per un’eternità beata. Oggi celebriamo la nostra pasqua, quella del vero passaggio dalla morte alla vita, perché, per quanti hanno operato il bene ed hanno risposto in pienezza al messaggio evangelico la morte non è altro il giorno della vita, della nascita, della felicità per sempre. Oggi, infatti, come Natale e Pasqua i sacerdoti hanno la facoltà di celebrare tre sante messe, con altrettanti formulari di preghiera e di testi biblici, che ne costituiscono l’ossatura e la struttura di celebrazione eucaristica. Noi in questa meditazione sulla giornata di Commemorazione ci soffermiamo a riflettere sui testi delle letture della prima messa, anche perché è quella che apre la giornata eucaristica per ogni sacerdote, che celebra l’eucaristia nella prima mattinata, come è prassi. E il primo pensiero meditativo va proprio all’antifona d’ingresso della prima messa dei defunti: “Gesù è morto ed è risorto; così anche quelli che sono morti in Gesù Dio li radunerà insieme con lui. E come tutti muoiono in Adamo, così tutti in Cristo riavranno la vita”. (1Ts 4,14; 1Cor 15,22). Il riferimento alla risurrezione è evidente in questo primo passo nella commemorazione dei defunti. Si piange per la perdita dei propri cari, ma si gioisce, nella speranza che un giorno ci rivedremo tutti insieme nell’eternità, con un corpo trasformato e destinato alla vita eterna. Noi crediamo infatti alla risurrezione finale anche del nostro corpo mortale, perché Gesù ha portato nella gloria del paradiso la nostra umanità, ascendendo al cielo in anima e corpo e confermando questa prospettiva di un’eternità beata, anche per la nostra corporeità, con l’Assunzione al Cielo della Vergine Santissima, Madre di Dio e Madre nostra. Questa verità di fede in cui noi crediamo, la esprimiamo oggi anche nella preghiera iniziale della messa dei defunti: “Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore risorto, e conferma in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova”.
Tale vita nuova, a cui aspiriamo, piangenti e gementi in questa valle di lacrime, è il Paradiso, è il Regno eterno di Dio. Ce lo ricorda il testo della prima lettura di oggi, tratto dal Libro di Giobbe, che in un canto di lode al Signore, in un impeto di gioia e speranza nel Signore, scrive: “Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro». La  consapevolezza dell’eternità della felicità, dell’incontro con il Risorto, è questo il dono della fede che esprimiamo anche nel Credo con quella espressione, credo nella “risurrezione della carne e la vita eterna”. Credere nella risurrezione e nella vita eterna, significa camminare sulla strada che hanno percorso i santi, i quali hanno perseguito questo obiettivo avendo chiaro nella loro vita quello che l’Apostolo Paolo ci indica nel brano della sua Lettera ai Romani che oggi ascoltiamo: “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.  A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”. Noi, quindi, siamo uomini di speranza, anzi di certezze di fede che attingiamo dalla parola di Dio, che è vita e sostegno al nostro cammino nel tempo presente, assegnando a noi, nella quantità e nella qualità che solo il Signore sa. D’altra parte, la volontà di Dio, espressa in tanti modi mediante la vita, le opere di Cristo è ben espressa nel vangelo di Giovanni, che è il primo testo del vangelo che oggi ci accompagna in questa giornata di riflessione sulla morte-vita, qual è la Commemorazione dei Fedeli Defunti. “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Con animo pieno di fiducia nel Signore, anche in questa giornata, e non solo in questa, vogliamo elevare la nostra umile preghiera in suffragio di tutti i fratelli che hanno lasciato questo mondo per l’eternità e lo facciamo con la stessa preghiera che Papa Francesco ha recitato il giorno 2 novembre 2014, durante l’Angelus, pregando con queste parole: «Dio di infinita misericordia, affidiamo alla tua immensa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l’eternità, dove tu attendi l’intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo, tuo Figlio, morto in riscatto per i nostri peccati. Non guardare, Signore, alle tante povertà, miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale, per essere giudicati per la felicità o la condanna. Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso, che nasce dalla tenerezza del tuo cuore, e aiutaci a camminare sulla strada di una completa purificazione. Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell’inferno, dove non ci può essere più pentimento. Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari, delle persone che sono morte senza il conforto sacramentale, o non hanno avuto modo di pentirsi nemmeno al temine della loro vita. Nessun abbia da temere di incontrare Te, dopo il pellegrinaggio terreno, nella speranza di essere accolto nelle braccia della tua infinita misericordia. Sorella morte corporale ci trovi vigilanti nella preghiera e carichi di ogni bene fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza. Signore, niente ci allontani da Te su questa terra, ma tutto e tutti ci sostengano nell’ardente desiderio di riposare serenamente ed eternamente in Te. Amen» (P. Antonio Rungi, passionista, Preghiera dei defunti).

 

FESTA DI SAN ROCCO -DOMENICA 16 AGOSTO 2015

immigrati MADRE TERESA SANROCCO

LECTIO DIVINA 

FERRAGOSTO 2015 NEL SEGNO DELLA CARITA’ 

FESTA DI SAN ROCCO -16 AGOSTO 2015 

Commento di padre Antonio Rungi 

La solidarietà non va in vacanza, soprattutto d’estate, mentre, forse, noi e tanti altri siamo in vacanza. Non va in vacanza neppure la fame, il bisogno. Non vanno in vacanza le necessità di tanti poveri della nostra terra o che arrivano da noi e ci chiedono un pezzo di pane, un lavoro. Ci chiedono accoglienza e noi li rifiutiamo.  In una nazione come l’Italia, dove gli immigrati sono di casa, anzi sono in crescente numero di presenza, questo discorso dell’accoglienza capita a proposito a Ferragosto 2015. obbiamo accogliere nel rispetto della legge e della norma civile, ma dobbiamo accogliere come cristiani ed esseri umani nel nome di quel Vangelo della carità e della solidarietà che Gesù Cristo ci ha insegnato e che non possiamo dimenticare, perché prevalgono i nostri interessi locali, nazionali, europei, mondiali, sul rispetto che si deve ad ogni persona umana, soprattutto se è un bambino, una donna, un ammalto, un povero che ci tende la mano per chiedere aiuto a chi questa mano la potrebbe dare, ma non la dà.  In questi giorni di agosto, tante parole sono state dette e scritte per la questione dell’accoglienza degli immigrati in Italia e in Europa. Valgano su tutte, le parole del Santo Padre, Papa Francesco che si ispirano al Vangelo e partono dal Vangelo, che si deve portare soprattutto nel cuore e non solo tra le mani o sulla bocca, per ricordare a ciascuno di noi, quanto ha detto Gesù, in riferimento al giudizio universale: “Ero forestiero e non mi avete ospitato”. E a Lui, che sa tutto e ci conosce benissimo, non potremmo dire neppure: “Signore quando sei stato forestiero e non ti abbiamo ospitato?”. Egli ci dirà: “Dalla mattina alla sera stavo accanto a voi e voi mi avete girato le spalle, facendo finta di non conoscermi, di non appartenervi, non essere tra i vostri eletti e prediletti. Cosa potrà dirci il Signore? Avete fatto bene a cacciarmi via? No assolutamente! Ma ci butterà via Lui, dalla sua eternità, perché non abbiamo vissuto nell’amore, nella carità. Non abbiamo accolto, abbiamo sempre rifiutato, espulso e mai ospitato.Queste considerazioni di carattere evangelico si addicono perfettamente al tempo che stiamo vivendo, in questo Ferragosto 2015, che ha riportato alla nostra attenzione il dramma dell’immigrazione, tra tante inutili polemiche, mentre la gente soffre e muore in tante parti del mondo, tra l’indifferenza generale dei potenti. Domenica  16 agosto 2015, terza domenica del mese delle ferie, all’indomani della solennità dell’Assunta, la chiesa ci offre come modello di santità un santo francese. San Rocco di Montpellier. Un santo di quella Francia rivoluzionaria che tanto parla di uguaglianza, libertà e fraternità e che all’atto pratico non attua, poi nella vita politica e normativa. Davanti a noi ci sono anche le immagini degli immigrati rifiutati alla frontiera di Ventimiglia, tra l’Italia e la Francia, nei mesi scorsi. Chiaro avviso che loro di immigrati non ne vogliono sul loro territorio, soprattutto se vengono dall’Italia. Sappiamo pure che l’Europa ha restituito all’Italia oltre 12.000 immigrati irregolari, entrati nel nostro Paese, nei modi illegali che ben conosciamo. Il resto d’Europa non accoglie e non vuole accogliere. L’Italia rimane l’unico Paese al mondo, di transito o di definitiva accoglienza dei tanti profughi dalle guerre, di tante donne, bambini e giovani in cerca della salvezza. Il Mare Nostrum, il Mare Mediterraneo, invece di essere il mare della vita è diventato il mare della morte. Un grande cimitero di acqua e in  acqua che ha accolto le salme di oltre 2500 immigrati, annegati, dall’inizio di questo anno 2015 fino ad oggi. Il Mare nostrum è diventato il Mare monstrum, il mare del mostro della mancanza d’amore e di carità verso questi nostri fratelli disperati e in cerca di una speranza di vita.

San Rocco, era straniero, di origine francese, e venne in Italia da pellegrino, per sollevare le sofferenze di tanti appestati del nostro Paese. E’ un esempio che vale la pena ricordare in questi giorni di festa, ferie e vacanze estive. Vale la pena ricordare anche di fronte alle tante polemiche accese tra la chiesa italiana e una parte della politica italiana. Leggiamo la storia, anche se leggendario di questo francese forestiero nel nostro Paese.  San Rocco nacque a Montpellier (Francia), secolo XIV – e morì il 16 agosto di un anno imprecisato. Il nome Rocco di origine tedesca  significa grande e forte, o di alta statura.  Le fonti su di lui sono poco precise e rese più oscure dalla leggenda. In pellegrinaggio diretto a Roma dopo aver donato tutti i sui beni ai poveri, si sarebbe fermato  ad Acquapendente, dedicandosi all’assistenza degli ammalati di peste e operando guarigioni miracolose che ne diffusero la sua fama. Peregrinando per l’Italia centrale si dedicò ad opere di carità e di assistenza incoraggiando  continue conversioni. Sarebbe morto in prigione, dopo essere stato arrestato presso Angera da alcuni soldati perché sospettato di spionaggio. Si dice che solo un cane provvide alle sue necessità materiali portandogli un po’ di pane che il suo padrone gli dava per farlo mangiare. Da qui nell’iconografia e nei detti popolari di “San Rocco e il cane”.  Invocato nelle campagne contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali, il suo culto si diffuse straordinariamente nell’Italia del Nord, legato in particolare al suo ruolo di protettore contro la peste. E’ protettore delle persone diversamente abili, dei carcerati e dei malati infettivi. Altri segni distintivi della sua santità e della sua fama sono la Croce sul lato del cuore, l’Angelo, e i Simboli del ellegrino.

A San Rocco affidiamo i tanti ammalati di peste, di malattie infettive e tante persone diversamente abili che necessitano di essere accudite con amore e con la stessa passione con la quale san Rocco curò i suoi ammalati di peste e con la stessa generosità di questo grande santo, amato al Nord come nel Sud Italia ed esempio di amore verso le persone bisognose del mondo. E lo facciamo con una celebre preghiera della Beata Madre Teresa di Calcutta: “Vuoi le mie mani?”. 

Signore, vuoi le mie mani per passare questa giornata aiutando i poveri e i malati che ne hanno bisogno? Signore, oggi ti do le mie mani. 

Signore, vuoi i miei piedi per passare questa giornata visitando coloro che hanno bisogno di un amico? Signore, oggi ti do i miei piedi. 

Signore, vuoi la mia voce per passare questa giornata parlando con quelli che hanno bisogno di parole d’amore? Signore, oggi ti do la mia voce. 

Signore, vuoi il mio cuore per passare questa giornata amando ogni uomo solo perché è un uomo? Signore, oggi ti do il mio cuore.

SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA – 1 MARZO 2015

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SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA

1 MARZO 2015

La fede ci trasfigura nel Cristo Redentore

Commento di padre Antonio Rungi

La seconda domenica di Quaresima ci presenta nel vangelo di oggi  Gesù che sale sul monte Tabor, dove davanti ai suoi tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, si trasfigura, cambia sembianze rispendendo ai loro occhi di luce incommensurabile e di una bellezza unica. La bellezza della gloria dei cieli, del paradiso, che gli apostoli possono contemplare ed assaporare in un modo tutto speciale, al punto tale che di fronte a questa gioia e bellezza infinita, chiedono al Signore, che si presenta in questa visione con Elia e Mosè, di restare per sempre lì, di continuare a vivere la bellissima situazione di pace che si presenta ai loro occhi. Ma non sarà possibile, perché Gesù, dopo il monte Tabor, dovrà salire su un altro e non minore, per importanza, monte, quello del Calvario, dove offrirà la sua vita in riscatto dell’umanità e per ridare la pace nel mistero della redenzione del genere umano che si compie con la sua morte e risurrezione. Il testo del Vangelo di Marco di oggi ci descrive con precisione questo momento di Gesù e degli apostoli, soprattutto la necessità di scendere da quel monte e andare verso Gerusalemme, dove verrà portato a compimento il mistero della salvezza dell’umanità. “In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”. Il mistero della trasfigurazione di Cristo, inserito nella recita del santo rosario, nei misteri della luce, da san Giovanni Paolo II, ci riporta all’altro momento fondamentale della vita di Gesù che è la sua morte in croce e la sua risurrezione. Tale mistero è congiunto a quello della glorificazione di Cristo sul calvario nel momento in cui Gesù muore sulla croce per noi. Ecco perché Gesù vuole che i tre apostoli conservino nel loro cuore la gioia contemplata sul onte Tabor, per attingere da essa, poi, la forza di continuare a seguire Cristo nel momento del dolore e della morte. Gesù si prepara e prepara gli apostoli allo scandalo della Croce. Li fortifica mediante il dono della preghiera e della contemplazione. San paolo Apostolo lo sottolinea nel brano della lettera ai Romani che oggi leggiamo come seconda lettura della liturgia della parola di questa domenica:Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!”. Gesù Cristo è morto per noi e che è risorto per noi sta alla destra di Dio Padre, ove continua a seguire con amore le sorti di questa umanità, non sempre in sintonia di cuore e di mente con il Salvatore”. Per essere in tale sintonia abbiamo bisogno di una fede forte, sincera e coraggiosa che sappia guardare in faccia la realtà e leggerla alla luce di questo meraviglioso dono che abbiamo ricevuto dal Signore e che è la fede. Quella fede che ha caratterizza la vita del patriarca Abramo che offrì in obbedienza alla voce di Dio il suo figlio Isacco ricevuto e per essere padre di nuove generazioni di credenti. Il racconto della libro della Genesi ci insegna ad avere solo sete e fame del nostro Dio che è gioia.In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Alcune importati e approfondite riflessioni sui testi della parola di Dio ci aiuteranno a capire il nostro mondo e quello degli altri e tutti insieme correre speditamente verso la pace.

In primo luogo siamo invitati in questa Quaresima a trasfiguraci mediante la fede in Gesù Cristo, cambiando il nostro modo di vivere, rinnovandoci dal profondo del nostro cuore, per far sì che questi santi giorni che il Signore ci dona da vivere, siano davvero promettenti di pace spirituale. Inoltre, non c’è rinnovamento se la nostra fede è tiepida e ferma nel suo progressivo cammino verso un maggiore e fiducioso abbandono in Dio. Infine, non ci può essere trasfigurazione se non ci facciamo aiutare da Cristo, dalla sua parola che è vita, dalla parola del Dio vivente che per sua natura ci porta a contemplare e a riflettere. Docili alla parola del Signore, attimo per attimo ci trasfigureremo per essere davvero nuove e rinnovate creatura, capaci di atti generosi come Abramo e soprattutto con la stessa potenzialità del Cristo che per amore nostro ha dato la sua vita sulla croce. Sia questa, allora la nostra costante preghiera, in questo giorno del Signore: “O Padre, che ci chiami
ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola
e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamo godere la visione della tua gloria. Amen.