SUORE

Casoria (Na). Consegnate le nuove costituzioni alle Suore

antonio7.jpgSono state presentate e consegnate, domenica 15 settembre 2013, nell’auditorium dell’Istituto Brando di Casoria, le nuove regole e costituzioni delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile fondato dalla Beata Maria Cristina Brando.

Alla cerimonia, officiata da padre Antonio Rungi, missionario passionista, erano presenti la Superiora Generale, Madre Carla Di Meo e il suo consiglio e circa 150 suore, provenienti da tutte le comunità presenti in Italia.

La cerimonia molto semplice, preghiera e riflessione di padre Rungi, è stata avvertita come un momento forte di rivitalizzazione della vita fraterna in comunità secondo il carisma della Beata Maria Cristina Brando, incentrato sull’adorazione eucaristica e sulla riparazione.

Le regole e costituzioni, dopo la revisione effettuata nel dicembre scorso, durante un capitolo generale straordinario, presieduto dalla Madre Generale, Suor Carla Di Meo sono state approvate il 22 febbraio 2013 dalla Santa Sede ed entrano e sono entrate in da domenica 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, protettrice dell’Istituto e contemporaneamente alla consegna delle stesse a tutte le religiose.

Per la fausta e storica ricorrenza, sono state convocate a Casoria tutte le responsabili delle case religiose in Italia e una delegata (la più giovane) delle stesse comunità.

Alle superiore locali, la Madre Generale, Carla De Meo ha consegnato nelle mani di ciascuna religiosa presente all’incontro il nuovo testo delle costituzioni e dei regolamenti delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, comunemente chiamate “Sacramentine”, dopo che sacerdote presidente della cerimonia religiosa ha benedetto i testi delle nuove norme che dovranno essere osservate diligentemente da tutte le religiose, di voti temporanei e perpetui, dell’Istituto Brando, presenti in Italia in varie parti, ma anche in Indonesia, Filippine, Sud-America e prossimamente in Africa nel Burkina Faso.

Ultime notizie ed informazioni del giorno

dom-mauro-mod-a.jpgNapoli. Settimo anniversario della morte di monsignor Mauro Bastos, passionista.

 

Ricorre oggi 14 settembre 2013, festa dell’Esaltazione della Croce, il settimo anniversario della morte del giovane vescovo passionista di origini brasiliane e in terra brasiliana, avvenuta il 14 settembre 2006, in un incidente stradale. Allora era superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, padre Antonio Rungi e la tristissima notizia giunse direttamente dal Brasile, quasi in tempo reale, lasciando nel sincero dolore tutti i religiosi passionisti della Provincia dell’Addolorata e del Vicariato del Brasile di Nostra Signora della Vittoria nonché le persone che lo aveva conosciuto ed apprezzato. Da qualche mese è morta anche la sua amatissima genitrice, profondamente legata al figlio sacerdote e poi vescovo e colpita da una così grave perdita con la morte di dom Mauro.

A distanza di sette anni tutti ricordano con grande affetto e nostalgia questo straordinario vescovo, dal cuore grande e particolarmente vicino alle sofferenze dei poveri e degli ultimi prima nella Diocesi di Janauba, dove esercitò il suo ministero episcopale per sei anni, mettendo su la nuova diocesi, e poi in quella di Guaxupé appena conosciuta essendo stato trasferito da poco, da Papa Benedetto, nella nuova più importante sede episcopale vicino San Paolo del Brasile.

“Padre Mauro Bastos fu un religioso esemplare e un santo vescovo”, è quanto ha dichiarato padre Antonio Rungi, già superiore provinciale dei passionisti di Napoli, che gli fece visita per due volte a Janauba nel 2003 e 2005.

P.Mauro  Pereira Bastos era nato il 12 settembre 1955 in Brasile, nello Stato di Espírito Santo. Dopo aver completato gli studi preparatori, frequentò i corsi di filosofia presso l’Istituto di filosofia e teologia dell’Arcidiocesi di Vitória, e quelli di teologia, prima presso il medesimo Istituto, quindi presso l’Università Cattolica di Belo Horizonte. Poi, a Roma, ottenne la Licenza in teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana.

Nel gennaio 1981 emise la professione religiosa nella Congregazione della Passione e, il 7 luglio 1984, fu ordinato sacerdotale. Fu Direttore della “Escola Passionista” di Vila Velha ES (1986); Parroco di “Santa Maria Goretti” in Cariacica,  (1987) e contemporaneamente anche Professore di teologia; poi fu Responsabile per la formazione dei seminaristi passionisti del corso di filosofia,  (1989-1993); Superiore del Vicariato regionale dei Passionisti negli Stati di Espírito Santo e Minas Gerais, dipendente dalla Provincia passionista italiana del Lazio Sud e Campania, di cui fu per un breve periodo anche Consultore;  Responsabile per la “Família Passionista” nel Brasile (1989-1995); Formatore dei seminaristi di teologia della sua Congregazione a Belo Horizonte (1996-1997); Direttore del “Projeto Social Passionista” (1998-2000) e Parroco di “Nossa Senhora da Penha” (2000) a Barbacena, MG.

Il 5 luglio 2000 fu nominato primo Vescovo di Janaúba, MG e fu consacrato vescovo il 17 settembre 2000.

Dal giugno 2006 era stato trasferito definitivamente nella Diocesi di Gauxupé, MG.  Il  14 settembre 2006 in un grave incidente stradale padre Mauro Bastos morì carbonizzato nella sua auto, incendiata insieme ad altre nell’impatto con un Tir che viaggiava ad alta velocità. Don Mauro stava recandosi a Belo Horizonte per una conferenza ai sacerdoti.

 

 

addolorata.pngCasale di Carinola (Ce). P. Rungi alle celebrazioni in onore della Madonna Addolorata

 

Sarà padre Antonio Rungi, missionario passionista e teologo morale, a presiedere, domani mattina, alle ore 10,30, nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo in Casale di Carinola, la solenne liturgia eucaristica in occasione della festa della Madonna Addolorata. Nella comunità parrocchiale da antica data opera una Congrega femminile intitolata alla Madonna Addolorata. Come tutti gli anni nella festa liturgica della Madonna Addolorata si svolge la celebrazione solenne e la relativa processione con la statua dell’Addolorata che viene portata in processione anche nel Venerdì Santo, per la processione del Cristo Morto. Padre Antonio Rungi, predicatore passionista è un volto ed una voce conosciuta nella comunità di Casale di Carinola, dove in varie circostanze, compreso l’ultimo Venerdì Santo di quest’anno della fede, e da diversi anni porta la parola della Croce, secondo il carisma della Congregazione della Passione di Gesù Cristo e dei dolori della Vergine Maria. A Casale di Carinola forte e sentita è la devozione alla Madonna Addolorata, dove tuttavia la festa principale è quella della Madonna delle Grazie. Domani quindi nella comunità parrocchiale guidata da diversi anni dal giovane sacerdote diocesano, don Luciano Marotta, si svolgerà questa festa in onore dell’Addolorata, forte richiamo alla spiritualità della passione e della morte in Croce del Signore, nella quale un ruolo fondamentale e non certamente secondario è quello della Madonna ai piedi del Crocifisso, alla quale Gesù stesso affida l’umanità e l’umanità è affidata alla custodia della sua Madre.

 

 

cristina-brando.jpgCasoria (Na). Presentazione e consegna delle nuove costituzioni delle Suore dell’Istituto Brando

 

Sarà presentate e consegnate domani pomeriggio, domenica 15 settembre, alle ore 17, nell’auditorium dell’Istituto Brando di Casoria, le nuove regole e costituzioni delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile fondato dalla Beata Maria Cristina Brando. Le regole e costituzioni, dopo la revisione effettuata nel dicembre scorso, durante un capitolo generale straordinario, presieduta dalla Madre Generale, Suor Carla Di Meo, e moderato dal teologo morale e religioso passionista (già superiore provinciale dei passionisti della Campania e Basso Lazio) padre Antonio Rungi sono state approvate dalla Santa Sede nel febbraio scorso e sono entrate in vigore subito. Domani, durante una cerimonia religiosa ed una conferenza di presentazione che terrà il teologo padre Antonio Rungi, passionista, verrà presentato il nuovo testo e consegnato alle religiose. Per l’occasione, festa della Madonna Addolorata, protettrice della Congregazione di Madre Cristina Brando, sono state convocate a Casoria tutte le responsabili delle case religiose in Italia e una delegata (la più giovane) delle stesse comunità. Alle superiore locali, la Madre Generale, Carla De Meo, che sarà presente insieme al Consiglio generale, consegnerà nelle mani di ciascuna religiosa presente all’incontro il nuovo testo delle costituzioni e dei regolamenti delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, comunemente chiamate “Sacramentine”, dopo che lo stesso sacerdote celebrante e presidente della cerimonia liturgica avrà benedetto i testi delle nuove norme che dovranno essere osservate diligentemente da tutte le religiose, di voti temporanei e perpetui, dell’Istituto Brando, presenti in Italia in varie parti, ma anche in Indonesia, Filippine, Sud-America e prossimamente in Africa nel Burkina Faso. 

Lenola (Lt). Domani conclusione dei solenni festeggiamenti in onore del Madonna del Colle

DSC08823.JPGSarà monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta, a chiudere i solenni festeggiamenti in onore della Madonna del Colle, a Lenola, con la celebrazione eucaristica delle ore 11.00 di domani, domenica, 15 settembre 2013, in coincidenza con il ritrovamento della sacra effige della Madonna il 15 settembre del 1602. Da quella data il popolo di Lenola onora la Vergine Santa con il titolo della Madonna del Colle. Alla festa i fedeli, che hanno partecipato numerosissimi, si sono preparati con un novenario e con il triduo predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista e guidati dai sacerdoti che si sono succeduti nel corso del novenario e che hanno proposto temi riguardanti la fede nell’anno della fede. Triduo di predicazione molto seguito ed apprezzato dai fedeli che, ieri, a conclusione della tre giorni di spiritualità hanno voluto ringraziare pubblicamente il sacerdote, ormai, da circa due anni, costantemente presenti nell’arcidiocesi di Gaeta ed un punto di riferimento spirituale e apostolico nella comunità passionista della Civita.

Dopo la solenne concelebrazione seguirà la processione per le principali vie della città con la statua della Madonna del Colle, alla quale prendono parte migliaia di fedeli, anche dei comuni limitrofi e soprattutto i tanti lenolesi immigrati in Italia o all’estero e che rientrano per la festa della Madonna del Colle. I solenni festeggiamenti organizzati dall’apposito comitato feste, presieduto dal rettore-parroco, don Adriano Di Gesù anche quest’anno hanno approntato un nutrito programma di celebrazioni religiosi e di manifestazioni culturali e ricreative per degnamente onorare la Vergine Santa. Per la prima volta tutte le funzioni religiose sono state trasmesse in diretta streaming utilizzando il sito interne del santuario della Madonna del Colle. Nell’anno della fede, un maggior impulso  è stato dato al culto mariano nel corso della novena e soprattutto durante triduo predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista del vicino Santuario mariano della Civita, altro luogo di spiritualità del Sud-Pontino, molto frequentato durante l’anno e soprattutto in questi giorni.

Lenola (Lt). Iniziato triduo di preparazione alla festa della Madonna del Colle.

DSC08823.JPGDSC08826.JPGE’ iniziato ieri, 11 settembre 2013, il triduo di preparazione alla festa della Madonna del Colle, a Lenola (Lt), protettrice della città, triduo predicato quest’anno da padre Antonio Rungi, missionario passionista del Santuario della Civita. Nella messa della sera delle ore 18,30 al Santuario della Madonna erano oltre 300 persone a partecipare alla solenne liturgia eucaristica, presieduta da padre Rungi e concelebrata dal Rettore-Parroco don Adriano Di Gesù. Padre Rungi ha parlato della riconciliazione, attenendosi alla messa in onore della Madonna, Madre della Riconciliazione. “Non ci sarà vera festa se non ci riconciliamo con la nostra coscienza, con Dio e con gli altri. La Madonna -ha detto il sacerdote – soffre per i nostri litigi, divisioni, conflitti e forme di odio e risentimento che albergano nel nostro cuore. Come manifestò la sua misericordia al servo di Dio Gabriele Mattei, che nutriva nel cuore l’odio e volontà di uccidere, così susciti in noi l’amore per ogni persona, ci spinga ad agire per riconciliarci partendo dai nostri familiari. Bella la festa esterna -ha concluso padre Rungi- ma molto più bella e gradita a Dio e alla Madonna la festa del cuore, la festa di un cuore riconciliato attraverso il sacramento della penitenza e la partecipazione all’eucaristia”.
Oggi, 12 settembre, festa del Nome di Maria, secondo giorno del triduo predicato, padre Rungi celebrerà nuovamente presso il Santuario della Madonna del Colle e terrà l’omelia sulla festa di oggi.
I solenni festeggiamenti proseguiranno domani, venerdì, con l’ultimo giorno di triduo predicato da padre Antonio Rungi, sabato con la messa della vigilia della Madonna del Colle, presieduta dal Rev.mo Padre Ugo Tagni, Abate dell’Ordine Cistercense; domenica la messa solenne presieduta alle ore 11.00 dall’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio alle ore 11.00 e a seguire la processione per le principali vie della città della statua della Madonna del Colle. Immagine che è solennemente esposta nel Santuario e messa alla venerazione del popolo di Dio che in questi giorno, più numeroso, arriva al Santuario per pregare ed affidarsi alla Madre di Dio e chiedere grazie al Signore, mediante la sua potente intercessione, come hanno potuto sperimentare gli abitanti di Lenola in tanti secoli di culto e pietà popolare verso la Madonna del Colle, onore e gloria di questo popolo laborioso e autenticamente mariano. Sono migliaia i fedeli che ogni anno, rientrando anche in paese, che ritornano per partecipare ai festeggiamenti religiosi e civili, organizzato dall’apposito comitato feste, presieduto dal rettore-parroco, don Adriano. Nell’anno della fede, un maggior impulso ad una vera ed autentica devozione mariana è stato dato nel corso della novena e soprattutto del triduo di predicazione tuttora in corso.

Lenola (Lt). Festa della Madonna del Colle

DSC08814.JPGAnche quest’anno 2013 si svolgeranno regolarmente i solenni festeggiamenti in onore della Madonna del Colle. Ad intensificare il periodo di preparazione alla festa del 15-16 settembre 2013 sarà il triduo di predicazione che si svolgerà dall’11 al 13 settembre e sarà predicato da padre Antonio Rungi, missionario passionista del Santuario della Civita. Alle ore 17,30 il sacerdote sarà a disposizione per l’ascolto delle confessione e poi presiederà l’eucaristia delle ore 18,30, durante la quale terrà la riflessione sull’anno della fede ed in particolare sull’Enciclica di Papa Francesco “Lumen fidei”, con particolare attenzione a Maria Modello di fede per ogni cristiano. Di particolare importanza ai fini del programma religioso è la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, in programma domenica 15 settembre, alle ore 11.00 memoria del ritrovamento della sacra effige della Vergine del Colle e festa della Madonna Addolorata. A seguire la processione, alla quale partecipano migliaia di fedeli e devoti della Madonna non solo di Lenola, ma anche dei Paesi vicini, quali Fondi, Monte San Biagio, Itri, Sperlonga, Terracina, Gaeta, Campodimele. Grande ed estesa è la devozione alla Madonna del Colle il cui santuario è noto non solo nell’arcidiocesi di Gaeta, ma anche oltre i suoi confini geografici.

 

 

La storia della devozione

 

Il Santuario della Madonna del Colle nella terra di Lenola affonda la sua radice storica ai primi secoli dell’era cristiana, nella metà del terzo secolo.

 

 Lo storico belga De Schepper, narra che gli Apostoli Pietro e Paolo in viaggio verso Roma percorrendo la Via Appia, la “Regina Viarum”, che attraversa la fertile pianura di Fondi, città dalle mura megalitiche, annunziarono ai pagani la Buona Novella del Vangelo costituendo cosi i primi nuclei di cristiani”.

 

Attraverso i secoli successivi, si svilupparono nella zona fondana e dintorni molteplici comunità di cristiani tanto che nel 250 d.C., quando l’Imperatore Decio ordinò la persecuzione contro di essi, che riteneva responsabili dei mali che attanagliavano l’Impero, nel territorio fondano ne furono uccisi parecchie migliaia.

Fu a seguito di quella spietata caccia all’uomo che alcuni di essi si rifugiarono sui monti vicini, non per viltà, ma con lo scopo di poter conservare e diffondere il seme del Vangelo. Uno gruppo di perseguitati trovò riparo sul Colle di Lenola, un tempo roccioso e selvaggio, trovando rifugio in una caverna celata tra piante e rovi, dove eressero un edicola con l’immagine della Madonna col Bambino.

 Là pregavano e celebravano i divini misteri della Fede. Alcuni soldati romani, fedeli all’ordine imperiale di far minuziosa ricerca in ogni luogo, scoprirono la piccola caverna dove trovarono i martiri Onorio e Livio insieme ad altri che pregavano; li uccisero tutti lasciandoli insepolti. La notizia dell’eccidio avvenuto sul Colle di Lenola si propagò tra i cristiani rimasti nell’agro fondano, i quali informarono il monaco egiziano San Paterno, che si trovava di passaggio per Roma per venerare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Avutane notizia, egli insieme ad altri cristiani si recò sul Colle, per dare una degna sepoltura ai corpi dei martiri. Terminata l’opera pietosa pose sul sepolcro una rozza pietra, con una scritta incisa in lingua sconosciuta ai pagani: “Qui giace Onorio, Livio ed altri, morti per la Fede nella metà del terzo secolo” Presso il sepolcro piantarono un albero di cipresso, segno di resurrezione. Calate le tenebre, si misero a pregare salmodiando e, presi dalla stanchezza, si addormentarono profondamente. In piena notte furono scossi da un rumore, semisvegli e sgomenti videro la caverna inondata di una forte luce, ma una voce angelica li rincuorò: “Non temete, sperate in Dio, Io sono tra voi per vostro conforto, qui è la mia Immagine”.

 

 Svegliati dal sonno videro l’Immagine della Vergine col Bambino, circondata da Angeli che agitavano palme e corone del martirio. Non credendo ai propri occhi si domandarono l’un l’altro se ognuno avesse visto e ascoltato le stesse parole. L’indomani, confortati da quella visione, pieni di gioia ridiscesero nell’agro fondano dove avrebbero voluto propagare subito ad altri fratelli la gioiosa notizia; ma dovettero desistere perché era ancora in pieno vigore l’Editto dell’imperatore Decio. A vigilare le tombe gloriose dei martiri restò la Vergine Madre, in attesa di un’alba radiosa segnata da Dio.

 

La festa

 

Nell’anno 1628, quando ormai i lavori all’interno del Santuario potevano definirsi ultimati, il Vescovo di Fondi stabilì che la festa in onore della Madonna del Colle (o fiera come venne allora appellata) dovesse essere celebrata con solennità nei giorni 14, 15 e 16 di settembre. Nell’occasione dell’inaugurazione della facciata del Santuario la Chiesa fu adornata con festoni di alloro e rami di cipresso fissati al cornicione. Due di essi, dopo i festeggiamenti, attecchirono sulla nuda roccia del cornicione e non ci fu modo di asportarli.

 

Da quasi 4 secoli uno di quei cipressi miracolosi fa ancora ornamento sulla facciata principale del Santuario Viva e profonda è la tradizione ed il culto del popolo lenolese alla Madonna del Colle e quel triduo di celebrazioni che allora venne stabilito viene ancora oggi, con profonda fede, solennemente celebrato. Al Comitato è affidata la preparazione annuale dei festeggiamenti e di altri eventi secondo il regolamento diocesano per lo svolgimento delle feste religiose. Personalità del mondo della cultura e della politica hanno presenziato nella storia antica e più recente alle celebrazioni in onore della Madonna del Colle. Per citarne solo alcuni: il Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il Presidente Giulio Andreotti e nell’anno 2005 i discendenti di casa Savoia, Emanuele Filiberto, Clotilde Courau e la principessa Mafalda d’Assia a ricordo della visita che la Regina Margherita di Savoia fece al Santuario del Colle nel lontano 1902.

 

Numerosi sono i patrocini concessi dalle più importanti istituzioni tra cui va certamente annoverato quello concesso negli anni 2004 e 2005 dal Ministero degli Italiani nel mondo. Il Rettorato in collaborazione con il Comitato promuove ogni anno un cartello con le celebrazioni liturgiche e un cartello con i festeggiamenti civili che insieme compongono la grande e centenaria festa della Madonna del Colle, vanto del popolo lenolese e di tutti gli emigrati che in tanti, da ogni parte del mondo, nel mese di settembre ritornano nella terra natìa per onorare la Vergine del Colle.

Messaggio della Madonna

 

All’alba del giorno 16 settembre 1602, il Colle scelto da Maria si anima di popolo, accorso anche dai paesi vicini dove era giunta la lieta notizia.

 

Gabriele e gli amici sono presenti. Si abbatte l’annoso cipresso che per secoli, con la sua ricca e verde chioma aveva in qualche modo protetto, dall’intemperie, l’Immagine della Vergine. Gabriele ha un ispirazione: dai rami di quel cipresso stacca le bacche e le conserva, mentre altri provvedono a sbancare pietre e terra, per la costruzione della capanna. Ognuno si sente impegnato. Costruita la capanna, accendono una lampada e tutti discendono; è già notte! II rinato Gabriele rientra in casa, non dorme, ripensa alla richiesta fattagli dalla Madonna: “Voglio che tu mi costruisca un tempio” Come fare? Dove trovare i mezzi necessari se la popolazione di LENOLA è appena di 1200 abitanti. Gabriele non si scoraggia; illuminato dalla grazia dello Spirito Santo ha un’idea geniale: farsi pellegrino di Maria, percorrere le vie del mondo, narrare la sua conversione e il desiderio chiestogli dalla Madonna. Prima di intraprendere il rischioso pellegrinaggio stabilisce di parlarne al Vescovo Comparini che non solo lo ascolta, ma lo incoraggia e lo benedice. Pieno di entusiasmo, Gabriele fissa per la primavera del 1603 la data del suo pellegrinaggio. Gabriele vestì il saio, si riempi le tasche di bacche di cipresso, si gettò sulle spalle una bisaccia e partì non senza prima aver raccomandato a quei buoni paesani di spianare intanto la sommità del colle. Prima di partire però fece ritrarre dal disegnatore Andrea Coti di Catania l’immagine della Madonna che portò con sè come un emblema. Percorse tutta la provincia, poi eccolo a Napoli dove con un infuso di bacche di cipresso guarì un giovane della nobile famiglia Stigliano.

 

 Bussava ad ogni porta e si presentava con “Deo Gratias” da cui derivò poi il nome di “Fra’ Deo Gratis”, col quale è passato alla storia. Percorre tutta l’Italia valica le Alpi, si reca in Francia. in Spagna, nel Portogallo. Il suo pellegrinaggio dura tre anni. Carico di ricchezze ritorna in Itatia. A Roma doveva verificarsi l’ultimo intervento miracoloso del suo pellegrinaggio. Presso la Chiesa di Sant’Ignazio dei Gesuiti abitava la nobile famiglia Taglietti. Un loro figlio era cieco. Gabriele lo guarisce col semplice lavaggio degli occhi con l’infuso di bacche di cipresso. Gabriele ritorna a Lenola dove già hanno avuto inizio i lavori di spianamento per il Santuario, carico di ricchezze. Ed ha la gradita sorpresa di trovarvi una cospicua offerta della famiglia Stigliano di Napoli ed una ancor più cospicua della famiglia Taglietti di Roma portatavi personalmente dal padre gesuita Pietro Venzi.

 

 Ormai l’erezione del tempio è assicurata.

 

 La prima pietra viene posta il 7 maggio del 1607 e il 10 settembre del 1610 il Santuario che si chiamò subito della “Madonna del Colle” si apriva alla venerazione dei fedeli. Nel 1618 fu ingrandito e nel 1620 fu costruito ed annesso il Seminario Diocesano. La proclamazione a Santuario avvenne nel 1626 con bolla di Urbano VIII. II 3 dicembre 1656 Fra Deo Gratias, che aveva dedicato la sua vita al Santuario e dove umilmente viveva facendo il campanaro, cadeva pugnalato da tre sciagurati, lì, sulla soglia del suo Santuario. Lo si seppe pochi giorni dopo, l’8 dicembre durante la processione in onore dell’Immacolata Concezione. Ad una finestra, una donna espose la camicia insanguinata di Gabriele che gli era stata tolta prima della sua sepoltura. Un grido angosciato: gli assassini erano lì tra la folla e a quella vista confessarono il loro assurdo, inesplicabile delitto per il quale furono processati e giustiziati Si sanno i loro nomi. Ma che vale ripeterli? Tre insensati, puniti dagli uomini per un delitto quasi sacrilego. Forse era segnato che lì, dove tanti cristiani avevano subito il martirio, anche Frà Deo Gratias fosse egli stesso martirizzato, aveva 77 anni. Ora riposa in quel Santuario, che egli innalzò in espiazione dei suoi errori, in onere e gloria della Madre di Gesù.

 

La facciata e il Miracolo dei Cipressi

 

Un rilievo particolare merita la bellissima facciata del Santuario. Opera dell’artista milanese Raffaello Franco, fu inaugurata nel 1628. Tutta a mattoni, è intersecata da ampie cornici di pietra locale e sull’ampio cornicione si levano, con maestosa e fine eleganza, fiamme intagliate a simboleggiare l’ardente fede di coloro che concorsero all’edificazione del Santuario. Sul portale d’ingresso si possono ammirare tre stemmi in pietra: al centro quello di Gabriele Mattei, con la scritta “Charitas semper Deo Gratia”; a sinistra quello di Mons. Gandulfo Vescovo di Fondi, che fece edificare l’altare della Madonna e la facciata, a destra quello di Lenola, col fiore denominato Enula Campana. Oltre all’ammirazione artistica, l’occhio è chiamato a ben altra attrattiva, che stupisce e lascia perplessi: sono i due rami robusti di cipresso inchiodati sul cornicione maggiore nel 1628: insieme a festoni di mirto dovevano avere il compito solo di abbellimento per l’inaugurazione della bella facciata. Dopo molti giorni nel disfare l’addobbo, si trovarono attecchiti. Sono senza radici e tuttavia da allora resistono alle intemperie e alla siccità. La costante tradizione di fede a riconosciuto in questo segno dei cipressi il prodigio promesso dalla Madonna a Gabriele Mattei. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la protezione delle piante, in una relazione dell’11-06- 2002 circa lo stato dei cipressi secolari dichiarava: “la pianta posta a sinistra di chi guarda la facciata è ormai completamente disseccata (…) il reperimento sul fusto di piccolissime gocce di resina ancora fresca stanno a indicare che la morte della pianta è avvenuta in tempi recentissimi. (…) Non avendo trovato sulla pianta nessun segno di malattia (…) pensiamo che il disseccamento e la morte di questa pianta sia dovuto a causa naturale (vecchiaia). Per quanto riguarda la pianta situata sulla parte destra del cornicione, questa è ancora viva, sebbene interessata da numerosi disseccamenti della chioma e di una grossa branca. (…) Riteniamo già evento miracoloso il fatto che i due cipressi abbiano potuto vivere per tanto tempo in una condizione trofica cosi difficile.”.

 

Gabriele Mattei

 

Quell’alba radiosa spuntò, dopo tredici secoli, la notte del 15 settembre 1602.

 

 La causa strumentale scelta da “Colui che tutto muove” è un giovane di 23 anni: Gabriele Mattei, nato a Lenola nel 1579. Orfano di genitori, vive con 1’unica sorella; è un giovane bello, aitante, di carattere orgoglioso e licenzioso. Il pomeriggio del 14 settembre 1602, insieme con altri due suoi amici, si reca sul Colle di Santa Croce, dove un tempo venivano crocifissi i condannati a morte (da qui il nome di Santa Croce). Su quel Colle, quando Lenola era Colonia romana della tribù Emilia, nel 319 a.C. avevano innalzato un tempio pagano, che dopo l’avvento del cristianesimo, nel 313 d.C., venne dedicato alla Santissima Croce. E’ in quella Chiesa, rimaneggiata nella sua costruzione, dotata di un ricco patrimonio, come dimostrano i registri del 1400, esistenti nell’archivio del Santuario del Colle, che il giorno 14 settembre, festa liturgica della Santissima Croce, si stavano celebrando i Vespri solenni. Gabriele e i suoi due amici, sul sagrato della Chiesa, si misero a disturbare la funzione; un anziano cristiano uscì e li redarguì fortemente. Il terzetto teppistico si allontanò imprecando e inveendo contro colui che aveva osato riprenderli. Il fatto non fini lì, perché i tre maldestri decisero di ammazzarlo nella nottata.

 

 Compiere l’omicidio tocco a Gabriele.

 

 Lasciati gli amici, Gabriele rientra in casa, è nervoso, litiga con la sorella, non cena, va a dormire, ma non prende sonno, è agitato. A notte inoltrata si alza, prende il suo amato calascione (chitarra) di cui era valente suonatore, esce di casa e si avvia per un piccolo sentiero alle porte del paese, illuminato dalla luna. Si siede su di una pietra e incomincia a toccare le corde della chitarra, con la speranza che il suono armonioso dello strumento gli avrebbe arrecato pace e serenità interiore. Ma tocca e ritocca, le corde non emettono nessuna modulazione armonica. Prova ad accordarlo e non vi riesce, il suono che emette lo strumento è stridulo e disarmonico, come disarmonico era il suo spirito. Innervosito e disperato bestemmia, getta via la chitarra e invoca il genio del male, il Diavolo.

 

 A raccontarlo prima agli amici, e poi al Vescovo Giambattista Comparini è lo stesso Gabriele: “Alla mia invocazione  è apparsa davanti a me una mostruosa figura infernale; spaventato ho fatto il segno della croce e ho invocato l’aiuto della Madonna, stavo per fuggire, quando da una luce splendente, una voce celestiale mi disse: “Fermati, non temere, tu mi hai chiamata! Convertiti, sali questo Colle, troverai la mia Immagine; voglio che tu mi costruisca un tempio, e il giorno della Consacrazione farò risplendere un prodigio che nei secoli testimonierà la mia presenza nel tuo paese”. Il ghignoso Gabriele, divenuto mite agnello, non rientra in casa; defilato va alla Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Evangelista che trova chiusa, siede sull’uscio, ne aspetta l’apertura e va a pregare davanti all’immagine della Madonna. La sua presenza in Chiesa, a quell’ora mattutina, suscita meraviglia tra i fedeli. Terminata la preghiera si andò dal parroco a chiedere la sua rinascita spirituale mediante la confessione. Rinato dalla grazia dello Spirito Santo, uomo nuovo, va all’appuntamento, stabilito la sera precedente, con gli amici. L’impatto con questi è diverso da quello degli altri giorni, perché Gabriele non è più baldanzoso; è calmo, mite, sereno e dolce; a vederlo, cosi tanto mutato, gli amici restano sconcertati, e alla loro domanda “L’hai ammazzato?” Gabriele con voce dolce e fioca racconta loro quanto era avvenuto nella notte. Essi non credono al suo racconto tacciandolo di essere visionario, vile e menzognero. Gabriele, che doveva avere ascendenza su di loro li invita ad andare con lui a ritrovare l’Immagine della Madonna: se ciò non si fosse avverato, essi potevano anche ucciderlo.

 

 Si convinsero e ciascuno andò a casa a munirsi degli attrezzi necessari per il lavoro da farsi. Tutti e tre si avviarono verso l’impervio luogo, facendosi largo tra rovi e cespugli. Il lavoro di disboscamento durò alcune ore senza dare risultati; stanchi e delusi si fermarono. Incoraggiati da Gabriele, fiducioso delle parole della Madonna, ripresero a lavorare quando ai loro occhi apparve la sagoma di un vecchio rudere ricoperto di rovi e di edera, sotto la verde chioma di un annoso cipresso. Si avvicinarono, lo ripulirono dai rovi, dal muschio e dall’edera, e ai loro occhi apparve l’immagine della Vergine col Bambino, dipinta sul muro, che grondava sangue dal labbro inferiore. Alla vista di quel prodigio si inginocchiano, pregano e piangono di gioiosa commozione. Contemporaneamente al prodigio avvenuto sul Colle, un altro ne avviene tra le mura del paese, quando un gruppo di bambini girando per le strade annunciavano a tutti: “Sul Colle è stata trovata l’Immagine di Maria! Andiamo sul Colle”. All’annuncio dell’evento fatto dai bambini, credettero molte persone di ogni ceto, che accorsero sul Colle: videro il prodigio della Vergine col Bambino, che dal labbro inferiore grondava sangue. Dopo aver pregato e parlato con Gabriele e i due amici, di corsa ridiscesero nel paese a raccontare ciò che avevano visto con i propri occhi.

 

 La notizia, sparsasi tra il popolo, giunse all’orecchio del Vescovo di Fondi, Mons. Giovanni Battista Comparini che si trovava a Lenola per consacrare la nuova Chiesa parrocchiale. Convocò le autorità religiose e civili, chiese loro di recarsi sul Colle per constatare personalmente cosa fosse realmente accaduto. Questi parlarono con i tre protagonisti del ritrovamento e informarono il Vescovo sulla veridicità dell’evento. Successivamente Mons. Comparini dopo aver ascoltato i tre giovani dapprima singolarmente, poi insieme, sotto giuramento, li invitò a narrare l’accaduto e fece loro firmare un documento Il 15 settembre 1602, il Presule accompagnato dal Clero, dalle autorità Civili e dal popolo, si recò processionalmente sul Colle fortunato. Il Vescovo si avvicinò all’Immagine, vide il labbro inferiore ancora bagnato di sangue e, dopo averla venerata, ne fa la Ricognizione prescritta dal Concilio Tridentino. Estratto un fazzoletto asciugò il labbro della Madonna tumido di sangue. Il fazzoletto macchiato di sangue lo mostrò al popolo che gridò: “Evviva Maria”, e intonò le litanie lauretane. Sotto la mano destra appose il sigillo di riconoscimento canonico dell’avvenuta ricognizione, che si ammira ancora oggi. Quindi esorta le autorità religiose, civili e il popolo a costruire al più presto una capanna di legno che protegga l’Effigie, in attesa di costruire il Tempio richiesto dalla Madonna a Gabriele che sarà chiamato “Santuario della Madonna del Colle”.

 

Le preghiere

La pietà popolare è una realtà viva della Chiesa e nella Chiesa. La sua fonte è nella presenza costante ed attiva dello Spirito di Dio nella comunità ecclesiale. Il suo punto di riferimento è il mistero di Cristo Salvatore. I suoi scopi sono la gloria di Dio e la salvezza degli uomini, mentre l’occasione storica è data dall’incontro felice tra l’opera di evangelizzazione e la cultura. Perciò il Magistero della Chiesa ha espresso più volte la sua stima per la pietà popolare e le sue manifestazioni, stima motivata, anzitutto, dai valori che essa incarna. La pietà popolare ha un senso quasi innato del sacro e del trascendente. Manifesta una genuina sete di Dio e un senso acuto dei suoi attributi: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante, la misericordia. La pietà popolare è importante per la vita di fede del popolo di Dio, per la conservazione della fede stessa e per l’assunzione di nuove iniziative di evangelizzazione. Espressione tipica della pietà popolare sono i pii esercizi, molto diversi tra loro per origine storica e contenuto, per linguaggio e stile, per uso e destinatari. Il Concilio Vaticano II li ha vivamente raccomandati, indicando le condizioni che ne garantiscono la legittimità e la validità. Alla luce della natura e delle caratteristiche proprie del culto cristiano, è evidente, anzitutto, che i pii esercizi devono essere conformi alla sana dottrina e alle leggi e alle norme della Chiesa. Devono, inoltre, essere in armonia con la sacra Liturgia e tener conto, per quanto possibile, dei tempi dell’anno liturgico, favorendo una partecipazione cosciente e attiva alla preghiera comune della Chiesa. Proponiamo, oltre ad alcuni Pii Esercizi della tradizione ecclesiale, i testi delle preghiere care alla devozione popolare mariana del Santuario.

 

Suppliche alla Vergine SS.ma del Colle

 

Vergine SS. ma

prostrati ai piedi del vostro trono Vi salutiamo Regina del Colle

che prodigiosamente Vi degnaste eleggere a vostra dimora.

Voi difendeteci dai nemici e liberatici dalle tribolazioni.

Ave Maria

 

mostratevi vera Madre di Misericordia.

Ave Maria

Vergine SS.ma

Ave Maria e Vergine SS.ma

 

Vergine SS. ma

da questo trono di grazie girate su

di noi le Vostre graziose pupille;

abbiate pietà dei poveri sofferenti che hanno

bisogno del vostro soccorso e

mostratevi vera Madre di Misericordia.

Ave Maria

Vergine SS.ma

Voi avete salvati i peccatori più perduti!

Le anime nostre sono pure sotto il peso di enormi colpe e

forse non meritano il vostro patrocinio. Voi però che siete la

mediatrice fra l’uomo e Dio,

la Consolatrice degli afflitti, il Conforto degli abbandonati,

potete farci perdonare.

Ave Maria.

 

Preghiera

 

Vergine SS.ma gloriosissima Madre di Dio, la Vostra portentosa Immagine ha portato allegrezza e pace alle nostre famiglie! Come la stella che appare dopo la tempesta, Voi siete il conforto a noi stanchi nocchieri!… Copriteci o Vergine SS. col vostro manto e stendete su di noi la vostra materna protezione. Voi che siete la speranza di chi dispera, la mediatrice fra l’uomo e Dio, il rifugio dei peccatori, intercedete per noi presso il trono dell’Altissimo. (si domanda la grazia che si desidera) O Madre, questa grazia io voglio, per Vostra intercessione, io la spero perché siete la mia speranza, la dolcezza della mia vita. Così spero così sia. Salve Regina Novena

1

O Vergine SS.ma col sorriso col quale confortaste i primi cristiani su questo colle alpestre, e li rendeste forti a sopportare i tormenti del martirio, infondete a noi i vostri devoti, il coraggio di difendere anche con la morte, la nostra santa fede. Ave Maria.

2

O glorioso Regina dei Martiri, pel sangue che irrorò queste zolle, destinate a manifestare nei secoli il vostro nome santissimo, concedete a noi che abbiamo la sorte di calcarle, di poter essere degni dei frutti della redenzione del vostro Divino Figliuolo. Ave Maria.

3

O Vergine sede della sapienza che per lunghi secoli restaste ignorata custode dei corpi die martiri, in attesa che si compisse il disegno della Provvidenza, infondete nel nostro animo la sapienza e la pazienza nell’uniformità ai divini voleri. Ave Maria.

 

4

O rifugio dei peccatori, voi che invocata da un giovane perduto, allorché era per cadere fra gli artigli di satana, lo confortaste e salvaste con la vostra celestiale visione, salvate noi pure dalle insidie del nemico infernale. Ave Maria.

5

O Consolatrice degli afflitti, degli smarriti e degli erranti, voi che invitaste il giovane Gabriele rinato alla grazia, a salire su questo Colle, esortandolo a ricercare la vostra Immagine, suscitate anche in noi le più sante ispirazioni, per intraprendere e seguire il sentiero della virtù e della santità. Ave Maria.

6

O regina degli Angeli, voi che ispiraste a uno stuolo di innocenti fanciulli, di percorrere le vie del paese, annunziando che un grande prodigio si era compiuto su questo Colle, mentre l’avventurato Gabriele stentava con i suoi compagni a rintracciare la vostra Immagine, assistete e illuminate la nostra cara gioventù affinché fortificata nelle verità della fede, si faccia banditrice delle vostre glorie. Ave Maria.

7

O Regina dei confessori, voi che mutaste in mite agnello un indurito peccatore, lo sorreggeste più ancora nella sua risoluzione, quando con nome di Fra Deo Gratia e con l’abito dell’eremita, percorse mezza Europa, per far conoscere a tutti, i vostri prodigi, illuminate quelli che camminano nelle vie delle tenebre e dell’errore, e rendeteli degni figli vostri e di Gesù. Ave Maria.

8

O Madre benigna, i cui prodigi compiti in lontane regioni al solo tocco della vostra Immagine riempirono di gioia tanti infermi, e più di tutti il vostro fedele pellegrino, confortate quei vostri devoti, che nati all’ombra del vostro Santuario e costretti a vivere lontani, o in terra straniera, sono però sempre memori delle vostre glorie e del vostro Colle benedetto. Ave Maria.

9

O Madre della santa letizia, che ricolmaste di grandissima gioia il banditore delle vostre glorie, allorché ritornando dal suo lungo pellegrinaggio, poté rivedere il vostro volto soave, ricalcare il suolo della sua rinascita spirituale, deporre ai vostri piedi i tesori raccolti, apprendere la serie innumerevoli dei vostri prodigi, delle vostre grazie, concedete pure a noi di salire questo Colle col cuore pieno di sante speranze, e di solenni promesse. Ave Maria.

 

Preghiera

 

O Vergine SS.ma, voi qual vaga e misteriosa aurora vi degnaste dissipare le tenebre, che per lunghi secoli gravarono su questo colle prescelto da Dio per manifestare agli uomini, attraverso la vostra materna potenza e la sua mano divina, voi faceste rinascere speranze perdute, accendeste nei cuori dominati dall’odio, un amore ardente, infinito. Per la possanza che a voi viene dal vostro divino Figliuolo, i ciechi videro, i sordi udirono, i morbi sparirono! Risuonò tante volte questo Colle dei canti di folle lontane e vicine, accorse per sciogliere voti, per impetrare favori! Noi lo abbiamo appreso, tante volte lo sperimentammo, giornalmente ammiriamo segni straordinari che chiaramente manifestano la vostra materna assistenza. Vi ringraziamo perciò con le lingue delle migliaia di devoti che da secoli si prostrano innanzi a questo vostro trono, vi salutiamo con i canti innocenti delle schiere di fanciulli che misteriosamente invitarono tutti a vedere voi qui apparsa per nostra letizia. Aprite, vi supplichiamo, il tesoro delle grazie a quanti a voi fanno ricorso, esaudite le nostre preghiere, affinché in tempi di morta fede questo sacro Colle splenda irradiato dai vostri favori, quale faro che accende speranza e guida al porto sicuro della salvezza. Così sia. Salve Regina.

 

 

Atto di offerta dei bambini alla Madonna

 

O Vergine Santissima del Colle, Madre di Dio e Madre della Chiesa pellegrina di fede: tu che hai generato nella carne, in maniera misteriosa, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, nostro Redentore, e lo hai presentato al Tempio per offrirlo e consacrarlo a Dio. Oggi, festa della tua Natività, anche noi mamme che abbiamo generato nella carne questi figli, imitando il tuo gesto profetico di Vergine offerente, siamo venute in questo Santuario per presentarli e consacrarli a Te, per affidarli alla tua divina maternità perché crescano in età sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini. Tu che hai generato nello stupore di tutto il creato, Tu porta sempre aperta del cielo, Tu luminosa stella del mare, sii per questi nostri figli un faro luminoso di sicura speranza nel cammino della vita. Sii per loro porto di salvezza, esempio di carità e maestra di pace. O Madre nostra cara, non disprezzare, ma accogli la nostra umile fiduciosa preghiera, vieni in nostro aiuto, affinché un giorno, unite al frutto del nostro grembo, possiamo cantare in eterno la tua lode. Così speriamo, così sia. Salve Regina.

 

Il Rettore del Santuario

 

La Chiesa del Santuario del Colle edificata con le offerte dei fedeli, e le elemosine raccolte dal servo di Dio Gabriele Mattei, Fra Deo Gratias, iniziata nel 1606 si è conclusa nel 1610. Auspice il Vescovo di Fondi Giovanni Agostino, e prima ancora i Vescovi Giovanni Battista Comparini e Lello Veterano, il Sommo Pontefice Urbano VIII con Bolla del 5 settembre 1626 concedeva l’erezione canonica della Chiesa. In seguito alle leggi eversive la Chiesa e gli altri beni annessi furono appresi dal Stato o venduti, nonostante tutto ciò il Santuario ha continuato a rimanere sempre aperto al culto e a svolgere la sua missione.

 

Con Decreto del 19 marzo 2003 l’Arcivescovo di Gaeta, su istanza del rettore, confermava l’erezione canonica in persona giuridica pubblica, elevava il titolo della Chiesa a Santuario Diocesano e Approvava i nuovi Statuti.

 

Circa la direzione pastorale e amministrativa del Santuario lo Statuto agli artt. 3 e 4 recita: Il rettore è nominato dal Vescovo Diocesano e dura in carica fino a quando l’ufficio non si renda vacante per morte, rinuncia o per provvedimento del Vescovo diocesano. Il Rettore è amministratore unico e legale rappresentante dell’ente. […].

 

Con decreto del 30 aprile 2008 l’Arcivescovo di Gaeta, S.E. Rev.ma Fabio Bernardo D’Onorio, ha confermato nella cura pastorale della parrocchia di Lenola e del Santuario del Colle il Rev.do Don Adriano Di Gesù.

 

Nella cura pastorale come nella responsabilità ammnistrativa il rettore è coadiuvato, a norma dei canoni del Codice di Diritto Canonico dal Consiglio pastorale e dal Consiglio affari economici.

 

Elenco dei Rettori del Santuario

 

Labbadia Pietro 1765 – 1789*

Leone Giovanbattista 1790- 1807*

Rosati Mattia 1808 – 1815*

Crescenzi Gianfrancesco 1826- 1849*

Terella Francescantonio 1850 – 1857*

Grossi Francescantonio 1857 – 1870*

Grossi Francesco 1870 – 1902*

Rosati Ferdinando 1902- 1912

Terella Nazzareno 1912 – 1959

Musella Francesco 1959 – 1969 parroco – rettore

Domenichini Giulio 1969 – 1999

 

Di Gesù Adriano 1999 – parroco rettore

 

S.E. Rev.ma Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, Arcivescovo con decreto del 30 aprile 2008 ha confermato Don Adriano Di Gesù nella nomia di parroco rettore

 

Le suore delle scuole cristiane della misericordia

 

La Casa di Fondi, pur avendo iniziato la sua missione di apostolato solo nel 1957, per il lavoro continuo, non disgiunto da sacri­fici, ha dimostrato di aver guadagnato amore e stima da tutta la cittadinanza. La Scuola Materna, la Casa di Riposo per anziani ed infine l’istituzione di nuove classi d’asilo hanno promosso sempre più l’avvicinamento della popolazione a queste Suore che, inizial­mente, forse non ne sentivano la necessità. Nella nostra cittadina essa giunse il 22 aprile 1912 e si stabilì nel convento di Santa Croce dove le suore istituirono l’asilo infantile e un laboratorio di taglio, cucito e ricamo. Il convento di Santa Croce aveva in precedenza ospitato, dal 1896 al 1911, le suore di clausura dell’ordine delle “Carmelitane Scalze” che avevano messo le loro virtù religiose, sociali e civili al servizio della chiesa e di tutti i cittadini. Dopo 16 anni furono però costrette, per oscuri motivi, a lasciare Lenola. Sollecitato da tutto il popolo Mons. Niola inviò le Suore della Misericordia. Il 10 ottobre dello steso anno le suore si trasferirono al convento del Santuario del Colle dove risiedono tuttora continuando a svolgere il loro apostolato attraverso varie attività: scuola materna e refezione, lezioni di taglio, rammendo e cucito. Fino a qualche tempo insegnavano anche musica e perfino la lingua francese. Esse hanno attraversato periodi di tante sofferenze, il cui apice è senza dubbio rappresentato dai due grandi conflitti mondiali. Durante il primo (1915-1918) la Superiora, Madre Mary Victoire, istituì la mensa gratuita per i figli dei richiamati alle armi e un laboratorio per fare calze, maglie e guanti per i soldati che erano al fronte. Durante i nove mesi di emergenza bellica del 1943-1944 queste Suore hanno accolto le Consorelle della Casa di Gaeta, alcuni Sacerdoti diocesani, tra i quali Mons. Anselmo Cecere, Vicario Generale della Diocesi, sfuggiti ai rastrellamenti dei soldati tedeschi, e le Suore di Madre Livia di Formia con oltre 30 orfanelle. Una di queste quattro anni dopo venne a ringraziare la Madonna del Colle lasciando una lettera, conservata tuttora dalle stesse Suore. In quei terribili momenti risplendette come una luce la Casa delle Suore e la lunga fila di profughi, di Lenola e dei paesi limitrofi, si diresse verso il Colle. Non c’era bisogno di farsi annunciare: il portone era aperto a tutti e gruppi di persone piangenti, cariche delle poche cose che, nell’angoscia dell’esodo, erano riuscite a raccattare, entrarono nel luogo ospitale accolte sempre con un sorriso. Dopo la resa dei tedeschi le nostre Suore diedero asilo a quelle donne, giovani, anziane e anche bambine, che erano state stuprate dalle truppe di colore, dando loro ogni cura e ogni conforto.

 

Tutto il bene che le Suore hanno operato ed operano in Lenola si deve anche alla sapiente e prudente direzione delle Madri Superiore che si sono succedute e delle religiose che hanno operato a Lenola. Tutte hanno sempre vissuto e vivono tuttora modestamente, con la carità del popolo; eppure quando capitano al Convento qualche mendicante o altri persone povere del paese le porte si spalancano in ossequi al vecchio detto popolare “chi riceve e poi da fa la vera carità”. Fin dal primo giorno del loro arrivo a Lenola si sono prodigate nel loro apostolato con spirito di amore, di carità e di sacrificio. Tutte le generazioni dal 1912 sono passate sotto lo sguardo delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia: le famiglie hanno sempre avuto premura di mandare i bambini dalle Suore affinché ricevessero una ricchezza religiosa, morale e sociale. Come si può dimenticare l’opera di elevazione culturale e sociale donata con vero amore a portatori di handicap e a bambini orfani o abbandonati. Le suore curavano ed infondevano fiducia a queste persone che, divenute poi adulte, si sono ben inserite nella società diventando padri e madri esemplari.

 

Oggi le nostre Sorelle escono più frequentemente dal Convento, per continuare la loro missione di apostolato con l’insegnamento del Catechismo in parrocchia e a Valle Bernardo, con la visita agli ammalati e ai bisognosi di conforto. Ma le vediamo anche prodigarsi con amore ai gruppi di persone, giovani e meno giovani, che sempre più spesso vengono in ritiri spirituali nella loro Casa, come pure nella scuola materna, nella refezione e nel curare il decoro del Santuario della Madonna del Colle, il loro Santuario.  Le Suore di S. Maria Maddalena Postel a Lenola dicono un stretto rapporto con la Madonna del Colle e con tutti gli abitanti della cittadina mariana.

Casoria (Na). Oggi 9 suore si sono consacrate a Dio con la professione perpertua

1265531_469365253162558_1462634454_o.jpgE’ stato il Segretario della Congregazione delle Cause dei Santi, sua eccellenza monsignor  Marcello Bartolucci, arcivescovo, a presiedere la solenne liturgia eucaristica domenica 8 settembre 2013, alle ore 17.00, nella Chiesa delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato (Sacramentine) in Casoria, durante la quale nove suore, tutte indonesiane, hanno emesso i voti perpetui nelle mani della Madre Generale, Carla Di Meo, e si  sono consacrate definitivamente al Signore, nella Congregazione fondata dalla Beata Maria Cristina Brando, professando i voti di castità, povertà ed obbedienza. Con mons. Bartolucci hanno concelebrato sua eccellenza, mons. Prosper Kontiebo, vescovo della nuova diocesi di Tenkodogo, in Burkina Faso, che è anche il primo Vescovo dei Missionari Camilliani.
Con i due prelati anche il sottosegretario della Congregazione delle cause dei santi e numerosi sacerdoti, tra cui padre Antonio Rungi, passionista, che ha preparato spiritualmente il gruppo delle neo-professe con un corso ad hoc di esercizi spirituali, tenuto nella struttura delle Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone. Oltre 500 le persone che hanno riempito la chiesa, con una folta presenza di religiose della stessa congregazione e di altri istituti femminili. La cerimonia è durata oltre due ore e tanti i momenti emozionanti vissuti da tutti i presenti. Toccanti le parole pronunciate da monsignor Bartolucci durante l’omelia, nel corso della quale ha evidenziato il significato teologico e pastorale della professione perpetua, sottolineando i vari passaggi del rito liturgico. Alla celebrazione erano presenti anche i rappresentanti dell’Ambasciata indonesiana in Italia. Queste le suore che faranno la professione perpetua:  Adriana dell’Immacolata, Annachiara di San Francesco, Arianna del Santissimo Nome di Gesù, Graziana del Santissimo Sacramento,  Ines dei Santi Angeli, Livia dei Sacri Cuori,  Marta di Gesù, Mercedes dell’Eucaristia,  Veronica del Crocifisso. A conclusione della solenne liturgia, le suore sono state festeggiate nella casa madre della loro Congregazione a Casoria, circondate dall’affetto dei fedeli, delle suore e di qualche parente, presente in Italia e con il cuore spiritualmente unite alla loro patria e soprattutto alla loro famiglia d’origine.

Con la professione perpetua le Suore sono entrate a far parte definitivamente della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, come ha evidenziato la Superiora Generale, Carla Di Meo, accogliendole nell’Istituto fondato a Napoli da madre Maria Cristina Brando (18561906), beatificata da Papa Giovanni Paolo II nel 2003.  Le suore si dedicano all’adorazione eucaristica, ma anche all’insegnamento catechistico e nelle scuole parificate,  alla gestione di educandati e orfanotrofi. Attualmente la Congregazione conta circa 400 religiose presenti in 30 case, in Italia, in Indonesia, Filippine e Sud America. Una Congregazione in crescente sviluppo ed aumento con la presenza di suore di origini indonesiane, che sono la parte più consistente dell’Istituto oggi in Italia. In prospettiva immediata una prossima apertura in Burkina Faso nella nuova diocesi di Tenkodogo.  

Casoria (Na). Nove suore dell’Istituto Brando emettono la professione perpetua

SAM_2710.JPGSarà il Segretario della Congregazione delle Cause dei Santi, sua eccellenza monsignor Marcello Bartolucci, arcivescovo, a presiedere la solenne liturgia eucaristica di domenica 8 settembre 2013, alle ore 17.00, nella Chiesa delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato (Sacramentine) in Casoria, durante la quale nove suore, tutte indonesiane, emetteranno i voti perpetui e si consacreranno definitivamente al Signore, nella Congregazione fondata dalla Beata Maria Cristina Brando, con i voti di povertà, castità ed obbedienza. Ad accogliere questo loro proposito di dedicare tutta la loro vita al servizio di Cristo e della Chiesa, sarà la Madre Generale, Carla Di Meo, che segue con particolare attenzione e cura l’evolversi e lo sviluppo della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato nei Paesi dell’Estremo Oriente, da dove proviene il maggior numero delle religiose che oggi compongono la loro famiglia religiosa. In prospettiva c’è una prossima apertura di una casa religiosa ed una comunità religiosa in Burkina Faso, in Africa, completamente dedita alla contemplazione e all’adorazione eucaristica. Le nove suore sono: Livia dei Sacri Cuori, Graziana del Santissimo Sacramento, Veronica del Crocifisso, Marta di Gesù, Adriana dell’Immacolata, Arianna del Santissimo Nome di Gesù, Maria Mercedes dell’Eucaristia, Ines dei Santi Angeli, Annachiara di San Francesco. Alla professione perpetua le suore si sono preparate con un corso di esercizi spirituali, predicato dal teologo morale, padre Antonio Rungi, missionario passionista, e tenuto nella Casa di spiritualità delle Suore di Gesù Redentore (Stella Maris) in Mondragone da sabato 31 agosto a venerdì 6 settembre 2013 sul tema “Un viaggio spirituale dentro la nostra vocazione e il nostro cuore per un sì definitivo a Dio nella vita consacrata”. La settimana di intensa spiritualità è stata così strutturata: ore 6.00 (Levata); ore 6,30 (Mattutino e Lodi); ore 7,30 (Santa Messa); ore 8,30 (Colazione); ore 9,30 (I Meditazione); ore 11,00 (Adorazione eucaristica); ore 12.00 (Ora Media); ore 13.00 (Pranzo); ore 15,30 (Confessioni o direzione spirituale); ore 17,00 (II Meditazione); ore 19,30 (Vespro); Ore 20,00 (Cena); ore 21,00 (Compieta). Le Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: le suore di questa congregazione, dette popolarmente Sacramentine. La congregazione venne fondata a Napoli da madre Maria Cristina Brando (1856-1906). Già novizia presso il monastero napoletano delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento di San Giuseppe dei Ruffi, nel 1877 la religiosa fu costretta a lasciare il chiostro per problemi di salute. Su consiglio di padre Ludovico da Casoria, nel 1878 la Brando diede vita a un nuovo istituto, con lo stesso carisma dell’ordine delle monache Sacramentine ma dedito all’istruzione delle fanciulle. Le Vittime Espiatrici ottennero dalla Santa Sede il riconoscimento ecclesiastico di istituzione di diritto pontificio con il decreto di lode del 7 luglio 1903. Le loro costituzioni vennero approvate definitivamente il 23 marzo del 1911. Successivamente aggiornate dopo il Concilio Vaticano II, sono state approvate, dopo la revisione fatta durante il Capitolo generale straordinario del dicembre 2012, moderato da padre Antonio Rungi, dalla Santa Sede nel febbraio 2013. La fondatrice è stata beatificata da papa Giovanni Paolo II nel 2003. L’origine l’istituto era diviso in due rami, uno contemplativo (dedito all’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento) e uno di vita attiva, poi riuniti. Le suore si dedicano prevalentemente all’insegnamento catechistico e nelle scuole, ma anche all’organizzazione di ritiri spirituali e alla gestione di educandati e orfanotrofi. Oltre che in Italia, le suore Vittime Espiatrici sono presenti in Brasile, Colombia, Filippine e Indonesia. La loro casa madre è a Casoria., mentre la casa generalizia è attualmente a Mugnano di Napoli, presso il Santuario del Sacro Cuore di Gesù, dove ha operato la sorella di Madre Cristina, Suor Maria Pia Brando, che ebbe a cuore soprattutto i bambini orfani. Oggi i due istituti fondati dalle due “sante” sorelle sono uniti in una sola Congregazione sotto il titolo di Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato. Attualmente la Congregazione conta circa 400 religiose presenti in 30 case, in Italia, in Indonesia, Filippine e Sud America. Una Congregazione in crescente sviluppo ed aumento con la presenza di suore di origini indonesiane, che sono la parte più consistente dell’Istituto oggi in Italia.

Roma. Esercizi spirituali predicati da padre Rungi

cristina-brando.jpgCento Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, congregazione fondata dalla Beata Maria Cristina Brando, trascorreranno in preghiera, seguendo il ferragosto. Le religiose, infatti, guidate dalla Madre Generale, Madre Carla Di Meo, dal 14 al 18 agosto  saranno in preghiera presso la casa di spiritualità e di accoglienza, “Villa Maria Cristina Brando, situata in Roma, sulla Via Cassia. A predicare questo ulteriore corso di esercizi spirituali sarà padre Antonio Rungi, missionario passionista della Comunità del Santuario della Civita. Padre Rungi ha già predicato un precedente corso di esercizi spirituale alle stesse suore dal 7 all’11 agosto 2013. Tema portante di questi incontri di spiritualità è la fede e la testimonianza della vita consacrata nell’oggi della Chiesa e della società, alla luce degli insegnamenti di Papa Francesco. Gli esercizi spirituali per le religiose iniziano oggi 14 agosto e si concluderanno il 18, domenica, con la visita al santuario della Madonna delle Grazie in Nettuno e la celebrazione della messa solenne alle ore 11.00 nella casa del Martirio di Santa Maria Goretti a Le Ferriere.  Vi partecipano religiose di varie nazionalità, che oggi compongono l’avviata famiglia religiosa della Beata Brando. Molte le religiose filippine, indonesiane, dei Paesi dell’America Latina che costituiscono oggi la parte più consistente e rilevante della Congregazione, che conta circa 400 membri. con una buona presenza di religiose giovani di origine italiana. Il carisma di fondazione di Cristina Brando è l’adorazione eucaristica, tradotta, in termini teologici con “vittimalità”, come hanno sottolineato le Costituzioni revisionate alla fine del 2012, durante il capitolo generale straordinario, moderato da padre Antonio Rungi, ex-superiore provinciale dei passionisti di Napoli,  ed approvate dalla Santa Sede. Le religiose tuttavia sono impegnate nel campo educativo, soprattutto dei più piccoli, ma anche dei giovani. Avviati istituti di scuole superiori sono presenti in varie parti d’Italia e del mondo, con particolare attenzione a Casoria (Na), dove l’istituto Brando è nato e poi si è stabilizzato in varie nazioni. Le Suore che sono conosciute più comunemente come “Sacramentine” hanno una duplice finalità: adorare Cristo nell’eucaristia per poi testimoniare l’amore del Signore nella vita di tutti i giorni a servizio della comunità, della chiesa e dei più poveri e deboli. Una parte dell’istituto è composta da religiose che facevano parte della Congregazione della Serva di Dio, Maria Pia Brando, sorella della Beata Maria Cristina Brando, e che svolgeva attività caritativa in Mugnano di Napoli, dove era operativo un Orfanatrofio, oggi un’avvita scuola dell’infanzia con il noto Santuario del Sacro Cuore di questa cittadina alla periferia di Napoli. Su questi temi le cento religiose rifletteranno, avendo come guida e maestra di vita spirituale la Vergine Santa, che venerano in modo speciale sotto il titolo dell’Addolorata e dell’Immacolata ed Assunta. Lo faranno nella città eterna, a Roma, dove la loro presenza, è assicurata in varie zone della città dei Papi, in vari ministeri e servizi pastorali che svolgono con particolare attenzione e professionalità in Italia e all’estero, godendo la stima delle chiese locali. Prossima nuova apertura di missione in Africa, mentre si attende con ansia la canonizzazione della fondatrice, che dovrebbe avvenire il prossimo anno.

Capriglia. Gli esercizi spirituali predicati da padre Rungi

foto.JPGEsercizi Spirituali in sintesi

 

Capriglia – luglio- agosto 2013

Corso guidato da  Rev.do Padre Antonio Rungi

 

Il rev.do Padre Antonio per dare apertura agli esercizi spirituali ha ritenuto opportuno introdurre il Vangelo di Luca (10: 39-40)  tratto dal commento del Papa Francesco durante  l’Angelus, in piazza san Pietro, domenica 21 luglio, “la figura delle due donne Maria e Marta”. Ha sottolineato l’importanza dei due atteggiamenti che sembrano contrapposti, ma in realtà sono due aspetti entrambi essenziali per la nostra vita cristiana e religiosa, sono aspetti che non vanno mai separati, ma vissuti in perfetta armonia. Preghiera e azione sono sempre unite. Bisogna parlare con Gesù a tu per tu. Se si bada solo all’attività si rischia di servire solo a noi stessi.

 

Nel primo incontro ha introdotto il tema del corso di esercizi spirituali centrato sul discorso della fede che genera la scelta della nostra vocazione religiosa. Stiamo nell’anno dedicato alla fede. Il padre ha ribadito che anche noi religiose/i dobbiamo curare la nostra formazione permanente. Ci  ha invitato a riflettere e maturare consapevolmente la nostra fede, per poterla  vivere concretamente nelle nostre comunità. Ci ha detto anche che non c’è fede se non c’è una vera conversione. Perciò dobbiamo vivere pienamente la fede in Gesù Cristo, nel suo Mistero della sua morte e risurrezione, l’amore di Dio che ci salva e ci chiama alla conversione. La fede che si rende operosa per mezzo della carità. Come sottolinea  anche San Paolo (1 Cor.13,13) le virtù  più importanti sono fede speranza e carità. Ma la più importanti è la carità.

 

 Il testo principale di riferimento insieme ai testi biblici e documenti sulla vita religiosa, è la prima Enciclica di Papa Francesco “Lumen Fidei”.

 

Infatti il Padre nella prima meditazione ha introdotto   il primo capitolo  intitolato “Abramo, nostro padre nella fede”. Ci chiediamo che cos’è la fede?  Per capire che cos’è la fede, bisogna fare un percursus sulla storia della salvezza come leggiamo nell’AT. Dio parla ad Abramo, si rivela. Abramo non vide Dio ma sentii la sua voce. La fede ha un tu e ha un nome.  La fede è legata all’ascolto. essa  assume un carattere personale perchè  il Dio di una persona, appunto di Abramo,… capace di entrare in contatto con l’uomo. La Parola di Dio contiene una promessa. Dio infatti chiama  Abramo ad uscire  dalla sua terra e gli promette una terra promessa, una numerosa discendenza. Anche a noi religiose/i ci ha chiamato ad uscire dalla nostra terra e ci ha promesso il centuplo, il cento volte tanto,.. “la vita eterna”.

 

Quella che chiede ad Abramo è di fidarsi della sua Parola. Il termine Fede deriva dalla parola ebraica  aman che significa “sostenere”. Il termine indica sia la fedeltà di Dio che dell’uomo. San Agostino sintetizza così:  “l’uomo  fedele è colui che crede a Dio che promette; il Dio fedele è colui che concede ciò che ha promesso all’uomo.

 

Attualizzando questa riflessione nella nostra vita di consacrate, padre Antonio ci ha invitato a ripercorrere il nostro cammino vocazionale, così da riportare alla mente tutte quelle volte in cui Dio ha parlato a noi e ha invitato ad abbandonarci in Lui.

 

Continuando a presentarci la nuova Enciclica ci ha introdotto alla storia del popolo d’ Israele scelto da Dio quale popolo eletto e chiamato a stabilire con Lui un’alleanza eterna. La storia d’amore tra Dio e  questo  popolo non fu di una vera e costante fedeltà. Infatti nonostante i prodigi che Dio continuava a manifestare, gli israeliti coglievano ogni occasione per tradirlo, si creavano gli idoli, mormoravano rimpiangendo le cipolle  dell’Egitto.

Tanti sono stati riferimenti fatti dal padre sulla nostra vita consacrata. Anche noi spesso ci attacchiamo ai nostri idoli ( cose materiali, persone, personali interessi,….)  e incominciamo a sgranare i rosari delle nostre lamentele.

 

Il padre proseguendo il discorso sulla fede ha introdotto i capitoli sul nostro battesimo e la nostra professione religiosa. Con il battesimo diventiamo figli di Dio, creature nuove. Invece con il nostro impegno di vita consacrata, attraverso i consigli evangelici che pubblicamente professiamo, c’incamminiamo sulla strada  sequela Christi, che porta alla perfezione e anticipa la gioia futura. Il padre sempre riportando il discorso sulla vita nostra concreta, ci ha invitato con tanti esempi a vivere seriamente la nostra consacrazione. Ci ha spronate più volte ad impegnarci a diffondere il nostro Carisma, a trasmettere ai giovani la gioia di appartenere a Cristo.

 A tal proposito ci ha dato anche suggerimenti pratici per avviare una vera e propria campagna  vocazionale. Ha ripreso le parole del papa Francesco che invita i religiosi ad aprirsi, a raggiungere le periferie dell’esistenza per testimoniare l’ Amore e la misericordia di Dio. Il padre poi ha messo in evidenza i doni, i talenti che ha riscontrato in noi in questi giorni. Sono gli strumenti con i quali possiamo evangelizzare. Ci ha suggerito anche di usufruire  dei nuovi mezzi di comunicazione come ad esempio creare un sito ufficiale del nostro Istituto per diffondere il nostro carisma specialmente alle giovani generazioni, perchè è un mezzo efficace che ha suggerito anche la Chiesa.

 

Ha voluto ribadire che la fede ha un carattere ecclesiale non solo personale. Quindi la nostra vocazione è quella di evangelizzare.

 

Nelle ultime tre riflessioni il padre ha scelto quei capitoli dell’ Enciclica che più direttamente interpellavano noi religiose/i  sull’importanza dei consigli evangelici incarnati da Gesù stesso, povero casto e obbediente.  Si è soffermato sull’aspetto teologico di questi voti ma soprattutto li ha calati nella nostra realtà, in base alla sua personale esperienza come religioso, sacerdote e ex- superiore provinciale.

 

Con il voto di povertà dobbiamo sentirci liberi dalle cose materiali, moderate nell’uso delle cose e generose nel condividere con la comunità ciò che ci viene donato. Senza lasciarci tentare dalla cupidigia e dall’accaparramento. 

 

Riguardo alla Castità ci ha dapprima illustrato la situazione di come in passato si concepiva  questo voto. Di come si formavano i giovani religiosi, inculcandogli una visione troppo peccaminosa della sfera della sessualità e della corporeità. Grazie al Concilio Vaticano II le nuove generazioni hanno potuto invece beneficare di una rinnovata e giusta visione di questo voto. Concretamente ci ha esortate  a vigilare sulla nostra persona, sulle nostre relazioni con le consorelle, sulla purezza del nostro modo di agire e di parlare con gli altri. C’è  bisogno ha detto il Padre di curare la formazione nelle comunità educando le giovani a raggiungere una sana ed equilibrata maturità affettiva. Come ha ribadito il Papa che noi suore non dobbiamo essere “zitelle” ma materne.

Il nostro modello deve essere Maria che per dogma di fede è rimasta vergine anche dopo il parto.

 

Per quanto riguarda il voto di Obbedienza, padre Antonio ha sottolineato che questo voto non mortifica la nostra libertà. Esso invece aiuta a creare la comunità  come luogo privilegiato per discernere ed accogliere il Volere di Dio e camminare insieme in unione  di mente e di cuore. Ci ha invitate ad avere uno sguardo di fede, a riconoscere la volontà di Dio attraverso la persona delle nostre superiore, locali e generale al di là dei loro errori e debolezze.  Ci ha comunque spiegato che il voto di obbedienza è il più importante ma anche il più difficile da esercitare concretamente.

In base alla sua esperienza personale da ex-superiore provinciale ha potuto constatare tale difficoltà,  specialmente quando doveva  trasferire un religioso per esigenze generali della provincia religiosa. 

 

I vari incontri sono stati arricchiti anche dagli interventi di molte di noi che superando la timidezza e la paura di  sbagliare a parlare, abbiamo  reso più dinamico e proficuo questo corso di esercizio.

 

Ringraziamo Padre Antonio per averci guidato in questo momento di grazia. Arricchenti sono  state  anche le omelie, le riflessioni di vari momenti della liturgia. Lo ringraziamo per il suo stile immediato, paterno e semplice ma nello stesso tempo profondo ed erudito.

Spetta a noi fruttificare i doni ricevuti in questi giorni mettendo in pratica i propositi che ciascuna di noi metterà in atto per la gloria di Dio.

 

 

 

 

 

MONDRAGONE. TRIDUO DI SPIRITUALITA’ PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’

DSC05151.JPGIdealmente e spiritualmente vicini al Santo Padre, Papa Francesco, oggi le Suore di Gesù Redentore di Mondragone, iniziano una tre giorni di cenacolo di preghiera tra la struttura dell’istituto e la spiaggia. L’iniziativa delle Suore della Stella Maris è finalizzata ad incentivare la preghiera all’aperto e a contatto con la natura, ma soprattutto ad evangelizzare attraverso la preghiera durante il periodo estivo, coinvolgendo turisti, villeggianti ed ospiti della stessa struttura della Stella Maris, casa di ospitalità e di spiritualità.
Sono cinque le suore impegnate in questo ministero di evangelizzazione, con il supporto di altre religiose, di altri istituti femminili di vita consacrata e con l’aiuto dei fedeli laici che fanno già esperienza di scuole di preghiera presso parrocchie del territorio o movimenti ecclesiali. La tre giorni inizia questa sera, con l’adorazione eucaristica, alle ore 21.00 e si concluderà domenica, in coincidenza con la chiusura della settimana della Gioventù in corso a Rio De Janeiro in Brasile con Papa Francesco. Guiderà il cenacolo di preghiera e la riflessione sul tema della giornata mondiale della Gioventù, padre Antonio Rungi, missionario passionista, assistente spirituale della Stella Maris e predicatore di esercizi spirituali, che terrà la catechesi alle suore ed ai villeggianti.
Ma l’iniziativa di spiritualità estiva andrà avanti per tutto il mese di agosto, valorizzando le strutture allestite sulla spiaggia da parte delle suore, che sono cabine e gazebi. Si parte dalla Cappella dell’Istituto, che è pochi metri dal mare per l’adorazione eucaristica e poi si scende in spiaggia per la lectio divina, la catechesi ed infine la preghiera del santo Rosaria condiviso tra ospiti della struttura, i villeggianti e i vari fedeli che passeggiano sul lungomare di Mondragone e che sono attratti da questo modo di pregare insieme delle suore e villeggianti in riva al mare, nel raccoglimento della sera. L’appuntamento è, infatti, alle ore 21.00 sia per la tre giorni di spiritualità in spiaggia, dal 26 al 28 luglio, per pregare con Papa Francesco e sia per l’appuntamento settimanale che sarà assicurato al venerdì con la lectio, la catechesi e il rosario in spiaggia. “Un modo questo -afferma la responsabile della struttura – per avvicinare i fedeli alla preghiera e sentirsi chiesa in armonia e in sintonia spirituale anche durante un periodo come quello estivo che potrebbe essere distrattivo. Nella nostra struttura e nello spazio di spiaggia in concessione a noi, ci ritroviamo a pregare puntualmente ogni estate, ma quest’estate 2013 ha un doppio valore, anche perché su un’altra spiaggia molto distante da noi, a Copacabana a Rio De Janeiro, il Papa sta pregando con tutti i giovani del mondo perché la fede possa essere riscoperta e potenziata nella vita di tanti credenti. Noi vogliamo essere vicini al Papa con questi semplici gesti di comunione spirituale e di intenti”.