Capriglia. Gli esercizi spirituali predicati da padre Rungi

foto.JPGEsercizi Spirituali in sintesi

 

Capriglia – luglio- agosto 2013

Corso guidato da  Rev.do Padre Antonio Rungi

 

Il rev.do Padre Antonio per dare apertura agli esercizi spirituali ha ritenuto opportuno introdurre il Vangelo di Luca (10: 39-40)  tratto dal commento del Papa Francesco durante  l’Angelus, in piazza san Pietro, domenica 21 luglio, “la figura delle due donne Maria e Marta”. Ha sottolineato l’importanza dei due atteggiamenti che sembrano contrapposti, ma in realtà sono due aspetti entrambi essenziali per la nostra vita cristiana e religiosa, sono aspetti che non vanno mai separati, ma vissuti in perfetta armonia. Preghiera e azione sono sempre unite. Bisogna parlare con Gesù a tu per tu. Se si bada solo all’attività si rischia di servire solo a noi stessi.

 

Nel primo incontro ha introdotto il tema del corso di esercizi spirituali centrato sul discorso della fede che genera la scelta della nostra vocazione religiosa. Stiamo nell’anno dedicato alla fede. Il padre ha ribadito che anche noi religiose/i dobbiamo curare la nostra formazione permanente. Ci  ha invitato a riflettere e maturare consapevolmente la nostra fede, per poterla  vivere concretamente nelle nostre comunità. Ci ha detto anche che non c’è fede se non c’è una vera conversione. Perciò dobbiamo vivere pienamente la fede in Gesù Cristo, nel suo Mistero della sua morte e risurrezione, l’amore di Dio che ci salva e ci chiama alla conversione. La fede che si rende operosa per mezzo della carità. Come sottolinea  anche San Paolo (1 Cor.13,13) le virtù  più importanti sono fede speranza e carità. Ma la più importanti è la carità.

 

 Il testo principale di riferimento insieme ai testi biblici e documenti sulla vita religiosa, è la prima Enciclica di Papa Francesco “Lumen Fidei”.

 

Infatti il Padre nella prima meditazione ha introdotto   il primo capitolo  intitolato “Abramo, nostro padre nella fede”. Ci chiediamo che cos’è la fede?  Per capire che cos’è la fede, bisogna fare un percursus sulla storia della salvezza come leggiamo nell’AT. Dio parla ad Abramo, si rivela. Abramo non vide Dio ma sentii la sua voce. La fede ha un tu e ha un nome.  La fede è legata all’ascolto. essa  assume un carattere personale perchè  il Dio di una persona, appunto di Abramo,… capace di entrare in contatto con l’uomo. La Parola di Dio contiene una promessa. Dio infatti chiama  Abramo ad uscire  dalla sua terra e gli promette una terra promessa, una numerosa discendenza. Anche a noi religiose/i ci ha chiamato ad uscire dalla nostra terra e ci ha promesso il centuplo, il cento volte tanto,.. “la vita eterna”.

 

Quella che chiede ad Abramo è di fidarsi della sua Parola. Il termine Fede deriva dalla parola ebraica  aman che significa “sostenere”. Il termine indica sia la fedeltà di Dio che dell’uomo. San Agostino sintetizza così:  “l’uomo  fedele è colui che crede a Dio che promette; il Dio fedele è colui che concede ciò che ha promesso all’uomo.

 

Attualizzando questa riflessione nella nostra vita di consacrate, padre Antonio ci ha invitato a ripercorrere il nostro cammino vocazionale, così da riportare alla mente tutte quelle volte in cui Dio ha parlato a noi e ha invitato ad abbandonarci in Lui.

 

Continuando a presentarci la nuova Enciclica ci ha introdotto alla storia del popolo d’ Israele scelto da Dio quale popolo eletto e chiamato a stabilire con Lui un’alleanza eterna. La storia d’amore tra Dio e  questo  popolo non fu di una vera e costante fedeltà. Infatti nonostante i prodigi che Dio continuava a manifestare, gli israeliti coglievano ogni occasione per tradirlo, si creavano gli idoli, mormoravano rimpiangendo le cipolle  dell’Egitto.

Tanti sono stati riferimenti fatti dal padre sulla nostra vita consacrata. Anche noi spesso ci attacchiamo ai nostri idoli ( cose materiali, persone, personali interessi,….)  e incominciamo a sgranare i rosari delle nostre lamentele.

 

Il padre proseguendo il discorso sulla fede ha introdotto i capitoli sul nostro battesimo e la nostra professione religiosa. Con il battesimo diventiamo figli di Dio, creature nuove. Invece con il nostro impegno di vita consacrata, attraverso i consigli evangelici che pubblicamente professiamo, c’incamminiamo sulla strada  sequela Christi, che porta alla perfezione e anticipa la gioia futura. Il padre sempre riportando il discorso sulla vita nostra concreta, ci ha invitato con tanti esempi a vivere seriamente la nostra consacrazione. Ci ha spronate più volte ad impegnarci a diffondere il nostro Carisma, a trasmettere ai giovani la gioia di appartenere a Cristo.

 A tal proposito ci ha dato anche suggerimenti pratici per avviare una vera e propria campagna  vocazionale. Ha ripreso le parole del papa Francesco che invita i religiosi ad aprirsi, a raggiungere le periferie dell’esistenza per testimoniare l’ Amore e la misericordia di Dio. Il padre poi ha messo in evidenza i doni, i talenti che ha riscontrato in noi in questi giorni. Sono gli strumenti con i quali possiamo evangelizzare. Ci ha suggerito anche di usufruire  dei nuovi mezzi di comunicazione come ad esempio creare un sito ufficiale del nostro Istituto per diffondere il nostro carisma specialmente alle giovani generazioni, perchè è un mezzo efficace che ha suggerito anche la Chiesa.

 

Ha voluto ribadire che la fede ha un carattere ecclesiale non solo personale. Quindi la nostra vocazione è quella di evangelizzare.

 

Nelle ultime tre riflessioni il padre ha scelto quei capitoli dell’ Enciclica che più direttamente interpellavano noi religiose/i  sull’importanza dei consigli evangelici incarnati da Gesù stesso, povero casto e obbediente.  Si è soffermato sull’aspetto teologico di questi voti ma soprattutto li ha calati nella nostra realtà, in base alla sua personale esperienza come religioso, sacerdote e ex- superiore provinciale.

 

Con il voto di povertà dobbiamo sentirci liberi dalle cose materiali, moderate nell’uso delle cose e generose nel condividere con la comunità ciò che ci viene donato. Senza lasciarci tentare dalla cupidigia e dall’accaparramento. 

 

Riguardo alla Castità ci ha dapprima illustrato la situazione di come in passato si concepiva  questo voto. Di come si formavano i giovani religiosi, inculcandogli una visione troppo peccaminosa della sfera della sessualità e della corporeità. Grazie al Concilio Vaticano II le nuove generazioni hanno potuto invece beneficare di una rinnovata e giusta visione di questo voto. Concretamente ci ha esortate  a vigilare sulla nostra persona, sulle nostre relazioni con le consorelle, sulla purezza del nostro modo di agire e di parlare con gli altri. C’è  bisogno ha detto il Padre di curare la formazione nelle comunità educando le giovani a raggiungere una sana ed equilibrata maturità affettiva. Come ha ribadito il Papa che noi suore non dobbiamo essere “zitelle” ma materne.

Il nostro modello deve essere Maria che per dogma di fede è rimasta vergine anche dopo il parto.

 

Per quanto riguarda il voto di Obbedienza, padre Antonio ha sottolineato che questo voto non mortifica la nostra libertà. Esso invece aiuta a creare la comunità  come luogo privilegiato per discernere ed accogliere il Volere di Dio e camminare insieme in unione  di mente e di cuore. Ci ha invitate ad avere uno sguardo di fede, a riconoscere la volontà di Dio attraverso la persona delle nostre superiore, locali e generale al di là dei loro errori e debolezze.  Ci ha comunque spiegato che il voto di obbedienza è il più importante ma anche il più difficile da esercitare concretamente.

In base alla sua esperienza personale da ex-superiore provinciale ha potuto constatare tale difficoltà,  specialmente quando doveva  trasferire un religioso per esigenze generali della provincia religiosa. 

 

I vari incontri sono stati arricchiti anche dagli interventi di molte di noi che superando la timidezza e la paura di  sbagliare a parlare, abbiamo  reso più dinamico e proficuo questo corso di esercizio.

 

Ringraziamo Padre Antonio per averci guidato in questo momento di grazia. Arricchenti sono  state  anche le omelie, le riflessioni di vari momenti della liturgia. Lo ringraziamo per il suo stile immediato, paterno e semplice ma nello stesso tempo profondo ed erudito.

Spetta a noi fruttificare i doni ricevuti in questi giorni mettendo in pratica i propositi che ciascuna di noi metterà in atto per la gloria di Dio.

 

 

 

 

 

Capriglia. Gli esercizi spirituali predicati da padre Rungiultima modifica: 2013-08-06T19:23:00+02:00da pace2005
Reposta per primo quest’articolo