Meditazioni

Omelia di padre Antonio Rungi per la seconda domenica di Quaresima

SECONDA DOMENIA DI QUARESIMA

16 MARZO 2014

TRASFIGURATI DALLA TRASFIGURAZIONE DI CRISTO

di padre Antonio Rungi

 

La seconda domenica di Quaresima pone alla nostra attenzione il Vangelo della Trasfigurazione di Cristo sul Monte Tabor.

Possiamo dire che in questo giorno, come ad una lezione di spiritualità, siamo chiamati a fare esperienza di trasfigurazione, mediante la contemplazione del Cristo trasfigurato. Siamo, cioè, chiamati a trasfigurarci in Cristo, mediante un cammino di purificazione e di santificazione.

Vorrei in questa mia riflessione sottolineare un aspetto importante di questo mistero riguardante la vita di Gesù, un momento forte della sua vita terrena, quello di cambiare volto, vesti, aspetto esterno per comunicare ai tre discepoli, chiamati da Gesù stesso a seguirlo sul monte Tabor, la sua divinità.

La trasfigurazione è un’altra delle teofanie di Cristo, finalizzata a confermare la sua natura divina e la sua natura umana.

Non cambia la sua identità di Figlio di Dio, ma, nella trasfigurazione cambia l’aspetto esteriore.

Gesù trasfigurato, è lo stesso Gesù sfigurato nella passione.

La trasfigurazione è forte richiamo al mistero della santissima eucaristia.

Le specie rimangono uguali nella esteriorità, ma la sostanza cambiano.

Il pane diventa corpo del Signore, donato per noi, e il vino, il sangue di Cristo versato per noi sulla croce.

Gesù,  nella trasfigurazione davanti a tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, che vorrebbero restare lì per sempre, avendo sperimentato la gioia del paradiso in terra, ricorda che bisogna scendere da quel monte, per salire un altro monte, quello del Calvario, prima della glorificazione finale del Figlio di Dio, che è la risurrezione e l’ascensione al cielo.

La vita di ogni cristiano è un salire e scendere continuo, come è stata la vita di Cristo.

Gesù, nel Vangelo, lo incontriamo spesso sulla montagna, sulla collina, o in riva al mare, tra la gente. In solitudine o tra la folla, in preghiera o in azione, in momenti di gioia e in momenti di umana tristezza.

La contemplazione, esperienza forte di vita interiore, trova in Gesù trasfigurato sul Monte Tabor un esempio di come vivere noi la nostra trasfigurazione nella nostra quotidianità.

La base è la solitudine, il silenzio, la preghiera. Poi segue la parola di Dio, espressa qui attraverso l’apparizione di Mose ed Elia; poi il necessario approfondimento; poi il dialogo a tu a Tu con il Signore; poi il cambiamento della vita, che è sintetizzato nel cambiamento del volto di Cristo; infine, il cambiamento delle vesti, che indica il cambiamento del modo di agire, del nostro essere insieme agli altri.

Ad un’attenta lettura proprio del testo del Vangelo della Trasfigurazione, l’itinerario di ascesi e discesi lo comprendiamo perfettamente.

Non a caso durante la Quaresima, tempo forte dell’anno liturgico, a partire dal Papa e ad arrivare ai tantissimi fedeli, si avverte la necessità di una preghiera più profonda e silenziosa, di una preghiera del cuore, di una preghiera che trasformi davvero la nostra vita.

Gli esercizi spirituali che si moltiplicano in questi giorni, la necessità di una confessione più circostanziata dei propri peccati, mediante il sacramento della riconciliazione, una lettura più sistematica della parola di Dio e la meditazione continua di essa, la lectio divina ed altre forme di preghiera tradizionale o moderna non sono altro che normali strumenti della grazia ed aiuti concreti per assaporare il paradiso in terra.

La nostra trasfigurazione sull’esempio di Cristo avviene mediante questo salire sempre più in alto per assaporare la gioia di toccare il cielo con le mani, per essere davvero ad un passo dal cielo, per essere nel paradiso, al quale tutti aspiriamo di arrivare mediante una vita autenticamente cristiana, fatta anche di sofferenze e calvari, di patimenti e passioni da vivere, sull’esempio di Cristo, nostro maestro e guida.

Ascoltiamo il brano del vangelo della Trasfigurazione.

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

 

Sul tema della sofferenza è incentrata la seconda lettura di oggi, tratta dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo.

In questo sintetico brano, Paolo scrivendo al suo carissimo amico Timoteo, usa espressione di incoraggiamento nella lotta contro il male per essere autentico evangelizzatore, apostolo ed annunziatore della buona notizia della salvezza operata da Cristo sulla Croce:

“Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo”.

 

Cristo vincitore della morte, Cristo risorto è la base della fede di ogni cristiano. Il cristiano non è tale se non si mette alla sequela di Cristo. Non c’è cristiano senza la croce di Cristo, come ci ha ricordato continuamente, Papa Francesco, in questo primo anno del suo pontificato.

La nostra vita è davvero un uscire da noi stessi, dalle nostre certezze e sicurezze, affidarsi totalmente nella mani di Dio.

La Quaresima è questo itinerario di fede che è ben espresso dalla figura e dal cammino fatto da Abramo, quando il Signore gli chiede di lasciare tutto e seguire unicamente Lui.

Abramo senza esitazione, obbedì. E’ quella obbedienza della fede e della fiducia in Dio che spesso manca nella nostra vita, facendo sì che questa nostra esistenza terrena sia solo preoccupazione per le cose del mondo, mancando in noi la speranza, e non affidandoci alla provvidenza che viene dall’alto.

Leggiamo il brano della prima lettura di oggi, tratto dal libro della Genesi, dove ci viene presentata la chiamata di Abramo alla fede: “In quei giorni, il Signore disse ad Abram: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore”.

Ecco la nostra vita è un partire ed un patire continuo. Non si parte una sola volta, se non quando lasciamo questa terra per volare in cielo.

Le nostre partenze e ripartenze sono tante su questa terra. Bisogna capire chi ci chiama o spinge a partire: se Dio, Cristo, la fede o tutto ciò che non è Dio, Cristo o fede.

Quante volte ci mettiamo in marcia senza meta o allo sbando, o ci mettiamo in movimento per cose che non sono espressioni ed esigenza di fede.

Saliamo anche il Tabor, ma solo per assaporare la gioia. Poi non vogliamo scendere da questo luogo di felicità (e lo comprendiamo perfettamente), ben sapendo che ci aspettano, tantissime volte, prove di ogni genere.

Ci aspetta la passione e il dolore, come Gesù ci insegna oggi nel mistero della trasfigurazione. Noi non possiamo essere di meno del maestro, dobbiamo seguire le sue orme nella gioia e nel dolore, dobbiamo soprattutto metterci in sintonia con Lui ed ascoltarlo attentamente, specie se ci chiama a salire il monte del dolore, il monte della sua passione e morte in croce.

Sia questa la nostra preghiera: “O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamo godere la visione della tua gloria”. Amen.

 

Liturgia.Ottava Domenica del tempo ordinario. Commento di padre Antonio Rungi

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VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

DOMENICA 2 MARZO 2014 

CERCATE DIO E IL SUO REGNO, POI IL RESTO NE VIENE DI CONSEGUENZA 

Commento di padre Antonio Rungi 

Cercare Dio, prima di tutto e il suo Regno e tutto il resto, a livello materiale e umano, ne viene di conseguenza. Per un cristiano la priorità assoluta in tutte le situazioni e in tutti gli stati di vita è questa ansia per il Regno di Dio da cercare, prima di tutto, noi e poi diffonderlo attraverso la nostra testimonianza di vita. Invece, nella nostra storia personale, familiare, sociale, mondiale ci accorgiamo che la prima e fondamentale ricerca è quella di carattere economica, materiale. Ci preoccupiamo di cosa dobbiamo indossare, cosa dobbiamo mangiare, esattamente come ci fa osservare il vangelo di questa domenica ottava del tempo ordinario, che già ci proietta al mercoledì delle Ceneri, il 5 marzo prossimo, con l’inizio della Quaresima in preparazione alla Pasqua di questo anno 2014. Le preoccupazioni maggiori delle persone, soprattutto oggi, in una crisi economica mondiale e specialmente italiana, sono di questo tipo. Basta vedere ogni giorno la televisione, sentire la radio, leggere i giornali, consultare Internet, il linguaggio unico e ricorrente è sempre lo stesso: non abbiamo nulla, non possiamo mangiare, non possiamo vestirci, non possiamo curarci e giù di lì le tante lamentele che esprimiamo perché ci mancano le cose e siamo preoccupati per questo. Il discorso della Provvidenza, quello sulla fiducia filiale in Dio passa in secondo piano, anzi a volte quello che leggiamo nei testi sacri, sembra essere assurdo, impossibile da capire e soprattutto da condividere ed accettare. Neppure la testimonianza dei santi che hanno contato molto sulla provvidenza di Dio e nulla è mancato nella loro vita, avendo avuto a cuore, prima di tutto il Regno dei cieli, ci insegna qualcosa e ci incoraggia a vivere nella disponibilità totale alla volontà di Dio. Il bellissimo e incisivo brano del vangelo ci pone pertanto davanti ad una scelta fondamentale: scegliere il Signore, distaccati da ogni cosa ed abbandonati totalmente in Lui, oppure cercare il successo personale e di gruppo rincorrendo dio mammona, il denaro e la posizione economica? La scelta sta a noi. Ma il Vangelo ci ammonisce chiaramente o si serve un padrone e un altro, non si possono conciliare termini antitetici per sostanza e per natura di cose. La vera ricchezza dell’uomo è Dio e non il denaro. Capire questo significa fare la scelta della vera felicità e della serenità. E’ meglio non avere nulla, o magari l’essenziale, che vivere in continua agitazione per le cose si posseggono e non danno sicurezza. Perché chi fonda la vita sul denaro o cose similari è un fallito umanamente, in questa vita e per l’eternità. Tranne qualche caso particolare, la ricchezza non è mai stata la via privilegiata per la santità. Non a caso Cristo è nato povero, è vissuto povero ed è morto povero, spogliato di tutto, sul patibolo della croce.  

Leggiamo con attenzione e meditiamolo accuratamente questo testo del Vangelo di Matteo:  “In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?

E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». 

Discorso più chiaro di questo non possiamo farlo. Ogni giorno, lo sappiamo benissimo, che ci presenta il conto del dolore e della pena, ma anche vero che chi vive nel Signore ci presenta il conto della gioia e dell’amore. Non bisogna abbattersi di fronte ai tanti problemi di ogni genere che dobbiamo affrontare quotidianamente. Una maggiore fiducia in Dio ed una più sicura docilità alla sua parola ci aiuta a maturare a livello spirituale e a capire ciò che veramente è necessario per la nostra vita, considerata che passa come l’erba del campo e appassisce come il fiore di una bellissima aiuola, qual è la nostra esistenza qui su questa terra. 

La tenerezza del nostro Dio, del suo Figlio Gesù Cristo, il calore dell’amore che spigiona per noi lo Spirito Santo, li cogliamo congiuntamente nell’immagine che il profeta Isaia ci ha lasciato in questo sintetico ma accattivante testo del suo libro:Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”.

Dio ci conosce per nome e sa chi siamo noi, dentro e fuori, perché Egli privilegia la lettura del cuore, ma non dimentica il volto di ogni uomo. Perciò Dio è il nostro Padre e la nostra Madre, sempre e non solo in determinate circostanze della nostra vita. Egli davvero non ci abbandona mai, specie quando più giù siamo. 

Con il Salmo 61, possiamo a ben ragione, in un contesto di preghiera e di celebrazione gridare ad alta voce e con giubilo: Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia salvezza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare… Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore”. 

E con l’Apostolo Paolo, nel brano della lettura di oggi, tratto dal Prima Lettera ai Corinzi, ognuno prenda coscienza della sua vocazione, della sua missione, della sua responsabilità davanti a Dio e ai fratelli circa la vita presente e quella futura:Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.

A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!

Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode”.

Dio è il nostro giudice imparziale e misericordioso. A dobbiamo rende conto della nostra vita, anzi la rendicontazione avviene attimo per attimo, perché tutto quello che facciamo e siamo, tutto è presente davanti a Dio, nel bene, come, purtroppo, nel male. 

Sia allora la nostra preghiera di oggi, la stessa che pregheremo insieme ai nostri fratelli nella fede, all’inizio della santa messa di questo giorno del Signore, giorno di festa, di conversione e di fiducia nel Signore: “Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall’avidità e dall’egoismo, ma operiamo con piena fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno”.

Amen.

NOVENA IN ONORE DELLA MADONNA IMMACOLATA

NOVENA IN ONORE DELLA MADONNA IMMACOLATA

NOVEMBRE-DICEMBRE 2013

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI – PASSIONISTA 

PRESENTAZIONE 

All’indomani della chiusura dell’anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI e portato a termine da Papa Francesco, in preparazione alla Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine e Madre, dopo aver pregato davanti all’immagine della Madonna della Civita, in Itri, dove, il 10 febbraio 1849 si recò pellegrino, Papa Pio IX, e decise di promulgare, nel 1854, il dogma dell’Immacolata Concezione, ho ritenuto opportuno predisporre questo sussidio spirituale e liturgico per celebrare degnamente la Novena in preparazione alla Madonna dell’Immacolata di quest’anno 2013. Mi ha spinto in questa direzione non solo l’alta magistero di Papa Francesco, ma anche di tutti i suoi predecessori, in particolare, Papa Giovanni Paolo II, che il 25 giugno 1989, in occasione dei 150 anni della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, venne in visita pastorale al Santuario della Civita, da pochi anni affidato alla cura pastorale dei Padri Passionisti. Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, gli ultimi tre grandi Pontefici che la Chiesa ha avuto come guide spirituali ed illuminate, come grandi devoti della Madonna vogliano, con il loro magistero, adeguatamente valorizzato in questo opuscolo della Novena dell’Immacolata, da me curato, aiutarci a prepararci bene, spiritualmente alla Solennità dell’Immacolata Concezione ed anche al Santo Natale. La pubblicazione poi dell’Esortazione di Papa Francesco “Evangelii gaudium (La gioia del Vangelo) mi ha suggerito di partire dal tema della gioia e da Maria, Madre della gioia, per poi concludere il Novenario con Maria, Vergine e Madre Immacolata. Vi affido questo piccolo lavoro, frutto di un cammino interiore e spirituale fatto in questi giorni, soprattutto pregando ai piedi della Vergine Santa, perché anche voi possiate prepararvi alla solennità dell’Immacolata con la preghiera, con la conversione del proprio cuore e soprattutto con l’imitazione di tutte quelle virtù mariane, che vengono indicate in questo itinerario di spiritualità, alla scuola di Cristo e di Maria, nuovo Adamo e nuova Eva per quanti cerca di realizzare il bene in questo nostro tempo, tanto bisognoso di salvezza e redenzione di tutti i generi. 

L’autore:P.Antonio Rungi,passionista 

SCHEMA 

29 NOVEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA GIOIA 

30 NOVEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA SPERANZA 

01 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA MISERICORDIA 

02 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA TENEREZZA 

03 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA FAMIGLIA 

04 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DEL BELL’AMORE 

05 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DEL SALVATORE 

06 DICEMBRE 2013: MARIA MADRE DELLA CHIESA 

07 DICEMBRE 2013: MARIA, VERGINE E MADRE IMMACOLATA

29 NOVEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA GIOIA 

DAL VANGELO SECONDO LUCA- CAP.I 

[8]C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. [9]Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, [10]ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: [11]oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. [12]Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». [13]E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:  [14]«Gloria a Dio nel più alto dei cieli  e pace in terra agli uomini che egli ama». 

RIFLESSIONE 

Perché Maria è detta Fonte della nostra gioia? Per dare risposta a questa domanda è necessario chiederci anzitutto quale sia la gioia di cui Maria è fonte per noi. La gioia cristiana non è l’allegria esteriore e rumorosa che la nostra cultura spesso identifica con questo termine. È invece la serena letizia che nasce dalla certezza di essere amati da Dio, amati personalmente dal nostro Creatore, da colui che tiene nelle sue mani l’universo intero e che ama ciascuno di noi e tutta la grande famiglia umana con un amore appassionato e fedele. Il suo è un amore più grande delle nostre infedeltà e peccati e che – proprio per questo – riscatterà la nostra vita dalla morte. La gioia evangelica è la gioia della fede e della speranza; ma anche la gioia della carità, cioè della comunione con l’amore stesso di Dio. Una gioia che non viene spenta dalle prove e dalle sofferenze che possiamo incontrare, ma si dimostra più forte di esse, dal momento che ha il suo fondamento nell’amore fedele del Padre che si è donato a noi in Gesù Cristo.

Proprio Gesù, venuto a rivelarci e a comunicarci l’amore del Padre, ci ricorda: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Di questa gioia che è frutto dello Spirito Santo (cf Gal 5,22) Maria ha fatto esperienza più di ogni altra creatura. Più di ogni altro Maria «ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» abbandonandosi con totale fiducia nelle mani di Dio. Per questo è dichiarata beata dalla cugina Elisabetta. E lei stessa canta la gioia che nasce da questo affidamento a Dio con le parole del Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore». In Maria si realizza dunque la profezia di cui ci ha parlato il profeta Zaccaria: «Gioisci, esulta, Figlia di Sion, perché io vengo ad abitare in mezzo a te» (Zc 2,14). E quanto si realizza in lei è destinato a realizzarsi in ogni battezzato e nell’intera Chiesa del Signore. Guardando a Maria e soprattutto vivendo nei suoi confronti una comunione di amore filiale, ciascuno di noi (e tutta la Chiesa) può percorrere insieme con lei quel pellegrinaggio della fede che l’ha portata a vivere la pienezza della gioia evangelica. Nella Redemptoris Mater Giovanni Paolo II ci ricorda: «Nei riguardi di ogni cristiano, di ogni uomo, Maria è colei “che ha creduto” per prima, e proprio con questa sua fede di sposa e di madre vuole agire su tutti coloro che a lei si affidano come figli. Quanto più questi figli perseverano in tale atteggiamento e in esso progrediscono, tanto più Maria li avvicina alle imperscrutabili ricchezze di Cristo». Invocando l’aiuto di Maria e facendo affidamento nella sua materna intercessione potremo davvero unirci sempre più profondamente a Gesù e sperimentare quella pienezza di gioia che ci ha promesso: «Ora siete nel dolore, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,22). 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

 PREGHIAMO

Maria, fonte della nostra gioia, gaudio e letizia della nostra vita, donaci di assaporare la vera gioia, accogliendo Gesù Cristo ogni attimo nella nostra vita, per dialogare con Lui nel segreto del nostro cuore. Amen.

CANTO MARIANO  

30 NOVEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA SPERANZA 

DAL VANGELO SECONDO LUCA- CAP.I 

26]Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [27]a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. [28]Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». [29]A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. [30]L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. [31]Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. [32]Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre [33]e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 

DALLA SPES SALVI DI PAPA BENEDETTO XVI 

Con un inno dell’VIII/IX secolo, quindi da più di mille anni, la Chiesa saluta Maria, la Madre di Dio, come « stella del mare »: Ave maris stella. La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente Arca dell’Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14)? (SS, 49).

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

 PREGHIAMO

Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra,  insegnaci a credere, sperare ed amare con te.  Indicaci la via verso il suo regno!  Stella del mare, brilla su di noi  e guidaci nel nostro cammino! Amen. 

CANTO MARIANO 

01 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA MISERICORDIA

DAL VANGELO SECONDO LUCA – CAP.I 

[46]Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore

[47]e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

[48]perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

 D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

[49]Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

 e Santo è il suo nome:

[50]di generazione in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.

[51]Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

[52]ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

[53]ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato a mani vuote i ricchi.

[54]Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

[55]come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza,

 per sempre».

 RIFLESSIONE

Il titolo Maria, Madre della misericordia, celebra la benignità, la magnanimità, la dignità della beata Vergine esaltata nei cieli. Maria portando a compimento ciò che era stato prefigurato nella regina Ester  «interviene incessantemente per noi presso il Figlio» suo per la salvezza del popolo, che ricorre a lei fiducioso nelle tribolazioni e nei pericoli. La Madre del Signore e la «regina clemente», «esperta della benevolenza (di Dio), accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei»  e salutata «conforto dei penitenti e speranza dei miseri» Questo titolo, giustamente celebra la santa Vergine, sia perché ci ha generato Gesù Cristo, che e la misericordia visibile dell’invisibile Dio misericordioso, sia perché è madre spirituale dei fedeli, piena di grazia e di misericordia: la beata Vergine è chiamata «madre della misericordia»  il che significa che è infinitamente misericordiosa, madre clementissima e tenerissima, madre dolcissima».

Due volte nel cantico «Magnificat», Maria ha lodato Dio che usa misericordia: «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono»; «ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia». Per questo i fedeli desiderano vivamente «magnificare con Maria la bontà infinita» di Dio, la donna che ha fatto un ‘esperienza della misericordia di Dio. Ella è «la regina clemente, esperta della benevolenza (di Dio), accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei. Tali parole ci ricordano ciò che scrive Giovanni Paolo Il riguardo alla beata Vergine nell’Encliclica Dives in misericordia: «Maria (…) in modo particolare ed eccezionale – come nessun altro – ha sperimentato la misericordia; (…) avendo fatto esperienza della misericordia in una maniera straordinaria» (DIM, 9). 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

 PREGHIAMO 

Dio di bontà infinita,  concedi ai tuoi fedeli,  per intercessione della beata Vergine Maria, madre di misericordia,  di sperimentare sulla terra la tua clemenza, e di contemplare la tua gloria nel cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,  e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 CANTO MARIANO 

02 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA TENEREZZA 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI- CAP.III 

[16]Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. [17]Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. [18]Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. [19]E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. [20]Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. [21]Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. 

RIFLESSIONE 

Il titolo di Maria Madre della Tenerezza ci porge questa domanda: “A chi appartieni?” E’ la domanda centrale della nostra vita spirituale. Apparteniamo al mondo, alle sue inquietudini, al suo popolo, alla sua infinita catena di sollecitazioni, o apparteniamo a Dio? Rispondere a questa domanda non è troppo difficile. La contemplazione di Maria, Madre della tenerezza è un invito gentile a lasciare per un momento l’ambito costrittivo, a volte lacerante del mondo, per entrare nella sfera liberante di Dio. Il Cardinale Henry Newman, prima anglicano e poi convertito al cattolicesimo per opera del Beato Domenico della Madre di Dio, passionista, scriveva circa la Madonna, Madre della tenerezza: ”Cerco sempre un contatto visivo con coloro che mi parlano. Questo mi fa sentire accettato, preso sul serio. Ma quando cercai fare lo stesso con l’icona della Vergine della tenerezza, mi accorsi che questo non era possibile e rimasi turbato. Volevo che mi guardasse, che mi riconoscesse suo figlio, amico personale. Ma la Madre di Dio non mi guardava”. I suoi occhi guardano all’interno la vita di Dio e all’esterno la vita del mondo. Sguardo al Creatore e alla creazione. Il significato dello sguardo fisso di Maria è accentuato dalle stelle che brillano sulla fronte e sulle spalle e che indicano la sua verginità, segno di una presenza divina che avvolge tutta la persona. Lei ci guarda con gli stessi occhi con cui guarda Gesù. Ci vede come uomini e donne chiamati dalle tenebre del peccato alla luce della fede, chiamati a diventare figli di Dio. E’ difficile per noi questo sguardo, perché desideriamo essere visti e accettati nella nostra realtà mondana e non in quella spirituale. Desideriamo talmente essere visti, che siamo poco abituati ad essere guardati. “Tu appartieni a Dio” ci dice questo titolo. La tenerezza di Maria è la tenerezza di Dio e del suo Figlio, Gesù Cristo. Tutto l’essere della Madre è per Gesù. La sua mano non insegna, non spiega, non implora; semplicemente offre il Bambino come Salvatore del mondo a tutti coloro che sono disposti a vedere Gesù con gli occhi della fede. La mano di Maria sintetizza tutta l’icona in un solo canto: “L’anima mia magnifica il Signore”. Vuole che troviamo anche noi lo spazio interiore dove collocarci per questa adorazione. La sua mano acquista importanza, ci chiama, vuole che vinciamo le nostre paure, vuole che confidiamo in Dio come ha fatto lei. Man mano che il nostro sguardo spazia dagli occhi alle mani, riconosciamo la sua profonda pazienza. Pazienza è un termine collegato con “Patire”. Lei, donna glorificata, è stata la donna dal cuore trapassato da una spada. Lei sa cosa significa il mite patire. Sa cosa vuol dire essere povero, oppresso, profugo, essere tenuto a distanza, stare ai piedi della croce, serbare pensieri e sentimenti che non possono essere condivisi con nessuno. Queste sofferenze indugiano nella fissità dei suoi occhi e nel gesto delle mani, non come pena che indurisce, ma come segni glorificati della sua pazienza. Maria è solo la Madre del Figlio crocifisso, ma di tutte le persone che al mondo patiscono, conosce le nostre esitazioni, i nostri dubbi, le nostre tristezze. Attende con pazienza che dal nostro cuore scaturisca il “si”. La sua pazienza è salda, confidente, perseverante. La sua mano indica sempre là, il cuore del mistero dell’Incarnazione, ci invita ad andare a Gesù che è la via alla casa di Dio, a cui noi in realtà apparteniamo. 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo. 

PREGHIAMO 

O Dio che ci hai dato per Madre, la tua tenerissima Madre, fa che sul suo esempio anche noi diventiamo teneri e accoglienti verso i nostri fratelli, amandoli come Tu ci hai amato fino al sacrificio supremo della Croce. Amen 

CANTO MARIANO 

03 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA FAMIGLIA

DAL VANGELO SECONO LUCA – CAP.II 

[41]I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. [42]Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; [43]ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. [44]Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; [45]non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. [46]Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. [47]E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. [48]Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». [49]Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». [50]Ma essi non compresero le sue parole.  [51]Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. [52]E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. 

DALL’ESORTAZIONE APOSTOLICA DI GIOVANNI PAOLO II ROSARIUM VIRGINIS MARIAE 

Il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera….La famiglia che prega unita, resta unita. Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio…Molti problemi delle famiglie contemporanee, specie nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l’immagine del Redentore, l’immagine della sua Madre Santissima. La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po’ il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino. (n.41) 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

PREGHIAMO 

O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che, per intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe, nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine. Per Cristo, nostro Signore. Amen. 

CANTO MARIANO 

04 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DEL BELL’AMORE 

DAL VANGELO SECONDO LUCA – CAP. VI 

[27]Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, [28]benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. [29]A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. [30]Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. [31]Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. [32]Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. [33]E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. [34]E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. [35]Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi.  [36]Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. [37]Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; [38]date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». 

RIFLESSIONE 

L’espressione «madre de bell’amore» si trova nel Siracide 24,24 «Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza».

La Chiesa, celebrando il mistero e la funzione della beata Vergine Maria contempla con gioia la sua bellezza spirituale.

La bellezza e lo splendore della santità e della verità di Dio, «fonte dell’eterna bellezza»  ed anche immagine della bontà e della fedeltà di Cristo, il più bello «tra i figli degli uomini». La beata Vergine per tre motivi è detta «bella», cioè amabile e pura: perché, essendo «piena di grazia» e «arricchita dei doni dello Spirito», «è rivestita della gloria del Figlio e adornata di ogni virtù» ; perché nel modo più puro amò appassionatamente Dio, il suo mirabile Figlio e tutti gli uomini, di un amore cioè verginale, sponsale e materno; perché fu splendidamente partecipe del mistero della concezione e della nascita di Cristo, nonché della sua morte e risurrezione, aderendo con la dolcezza e la forza dell’amore in perfetta sintonia al disegno salvifico di Dio.

Nella Vergine Maria che è «tutta bella» e «senza macchia», si trovano, portate a perfezione, le egregie virtù delle donne dell’Antico Testamento: la bellezza e l’amore della Sposa, del Cantico, la bellezza e la saggezza di Giuditta, lo splendore e la grazia della Regina, sposa del Re messianico. La «via della bellezza» è il cammino della perfezione cristiana; i fedeli che la percorrono «insieme con Maria» sono aiutati «a progredire nella, via del santo amore» e si rivolgono a Dio, «perché ripudiando la turpitudine del peccato (si innamorino) della bellezza incorruttibile». 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo. 

PREGHIAMO

Dio d’eterna sapienza e d’infinito amore, che dal talamo purissimo di Maria hai fatto uscire lo Sposo della Chiesa, Gesù Cristo tuo Figlio, il più bello tra i figli degli uomini, per intercessione della sua gloriosa Madre, dona letizia e pace a tutti i popoli e fa’ splendere la tua santità nei nostri cuori. Per Cristo, nostro Signore. Amen. 

CANTO MARIANO 

05 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DEL SALVATORE 

DAL VANGELO SECONDO MATTEO – CAP.XII 

[46]Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. [47]Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». [48]Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». [49]Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; [50]perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». 

RIFLESSIONE 

La possibilità di essere madre del Salvatore è offerta a tutti i credenti; lo ha dichiarato solennemente il Salvatore in persona quando ha affermato: «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,48). Questo nulla toglie alla grandezza e alla unicità della Vergine Maria; nelle parole di Gesù, infatti, è espresso l’elogio più bello a sua mamma, dal momento che nessuno è stato, come lei, docile al disegno misterioso di Dio e nessuno si è posto al servizio dell’Altissimo con altrettanta prontezza e disponibilità: «Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Nella sorpresa trepidante dell’Annunciazione come nella straziante angoscia ai piedi della croce Maria rimane l’icona inarrivabile della fedeltà. E Madre del Salvatore perché, secondo il commento di sant’Agostino, ha concepito il Figlio eterno prima nel cuore che nel grembo; un cuore umile e disponibile, un cuore abitato dall’unico silenzio che meriti questo nome: il silenzio dell’adorazione. Prima nel cuore, quindi; ma anche nel grembo. Qui l’unicità della Vergine si rivela assoluta: lei sola è madre del Salvatore perché è in lei che il Verbo, scendendo dal trono regale, si è fatto carne (Gv 1,14); solo a lei è rivolto l’elogio, commovente nella sua concretezza, fiorito sulle labbra di un’altra donna che, affascinata dalla persona e dalle parole di Gesù, ha dichiarato beata colei che lo aveva portato in grembo e da cui aveva preso il latte (Lc 11,27). Ogni maternità è un mistero che coinvolge Dio, dal momento che è lui che ci ha tessuto nel grembo di nostra madre (Sal 139,13b). Ma in quello di Maria è la Sapienza stessa che si è costruita una casa (Prov 9,1), è l’Eterno che ha rivestito carne mortale. La Vergine è la porta regale attraverso cui la salvezza ha fatto il suo ingresso nel mondo, è l’arca dell’alleanza. Sono molte le immagini, quasi tutte tratte dalla Bibbia, nelle quali si tenta di esprimere il mistero della divina maternità di Maria, ma tale mistero continua a rimanere ineffabile: il cuore di una giovane donna e l’immensità di Dio; gesti di assoluta semplicità quotidiana, compiuti nell’abisso rovente della divina Trinità. Una mamma riversa la sua tenerezza sul suo bambino, lo coccola, lo consola, lo nutre, lo protegge; cose antiche come la storia dell’uomo. Ma quel bambino è Dio, i gesti di quella mamma sono offerti all’Altissimo: Maria insegna parole umane a colui che è la Parola, conta i giorni, i mesi e gli anni di colui che è l’Eterno, suggerisce come ci si comporta sulla scena di questo mondo a colui che è venuto ad insegnarci come si comportano i figli di Dio. Poco alla volta, con discrezione, Maria si mette in disparte. Lo fa ogni mamma che deve lasciare spazi sempre più ampi alla libera realizzazione del suo bambino, divenuto adolescente e uomo. Ma il mettersi in disparte di Maria è entrare in un rapporto ancora più profondo e vitale con suo Figlio: diminuiscono i suggerimenti della Madre e cresce il suo ascolto; non gli chiede più di seguirlo, gli va dietro. La Mamma diventa discepola; la prima, la più attenta, la più docile: «Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19); custodiva con amore le parole e i gesti di Gesù, il suo maestro e salvatore, nel suo cuore eternamente giovane, perché apparteneva, fin dal primo battito, a Dio. Maria è madre del Salvatore e di tutti coloro che gli appartengono: madre nostra, quindi; e della Chiesa. Le chiediamo che ci aiuti ad essere discepoli attenti e docili del suo Signore, perché possiamo entrare, anche noi, sempre più profondamente nel mistero della divina maternità. «Salve, o amata dal Signore; salve, tu che siedi presso l’Altissimo. Il bambino nato da te salverà tutte le tribù di Israele, tutte le nazioni della terra. Salve, Madre di Dio, Madre del Salvatore» (Cirillo d’Alessandria).

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

 PREGHIAMO 

O Dio, nostro Padre e Salvatore, in Maria “Stella della nuova evangelizzazione”, spronaci e accompagnaci Tu sui passi di una pastorale instancabilmente missionaria con un unico e decisivo programma: annunciare Cristo, Redentore dell’uomo. Amen. 

CANTO MARIANO 

06 DICEMBRE 2013: MARIA MADRE DELLA CHIESA 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI- CAP. XIX 

[25]Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. [26]Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». [27]Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. 

RIFLESSIONE 

Maria è strettamente associata, per il suo legame con Gesù, a ciò che crediamo. Nel concepimento verginale di Maria abbiamo un segno chiaro della filiazione divina di Cristo. L’origine eterna di Cristo è nel Padre, Egli è il Figlio in senso totale e unico; e per questo nasce nel tempo senza intervento di uomo. Essendo Figlio, Gesù può portare al mondo un nuovo inizio e una nuova luce, la pienezza dell’amore fedele di Dio che si consegna agli uomini. D’altra parte, la vera maternità di Maria ha assicurato per il Figlio di Dio una vera storia umana, una vera carne nella quale morirà sulla croce e risorgerà dai morti. Maria lo accompagnerà fino alla croce (cfr Gv 19,25), da dove la sua maternità si estenderà ad ogni discepolo del suo Figlio (cfr Gv 19,26-27). Sarà presente anche nel cenacolo, dopo la Risurrezione e l’Ascensione di Gesù, per implorare con gli Apostoli il dono dello Spirito Santo (cfr At 1,14). Il movimento di amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito ha percorso la nostra storia; Cristo ci attira a Sé per poterci salvare (cfr Gv 12,32). Al centro della fede si trova la confessione di Gesù, Figlio di Dio, nato da donna, che ci introduce, per il dono dello Spirito Santo, nella figliolanza adottiva (cfr Gal 4,4-6) (Dall’Enciclica Lumen fidei di Papa Francesco).

 TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo. 

PREGHIAMO

A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede, ci rivolgiamo in preghiera. Aiuta, o Madre, la nostra fede! Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa. Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede. Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei  momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare. Semina nella nostra fede la gioia del Risorto. Ricordaci che chi crede non è mai solo. Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore! Amen

CANTO MARIANO 

07 DICEMBRE 2013: MARIA, VERGINE E MADRE IMMACOLATA 

DALLA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AGLI EFESINI 

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,  che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo  per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi  mediante Gesù Cristo,  secondo il disegno d’amore della sua volontà,  a lode dello splendore della sua grazia,  di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.  In lui siamo stati fatti anche eredi,  predestinati – secondo il progetto di colui  che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo 

RIFLESSIONE 

Fu Sant’Anselmo che per primo mise in luce la vera grandezza del mistero che si attua nella concezione di Maria: la sua preservazione dal peccato. Già nel 1439 il concilio di Basilea considerò questo mistero come una verità di fede, e Pio IX ne proclamò il dogma nel 1854. Dio ha voluto Maria per la salvezza dell’umanità, perché ha voluto che il Salvatore fosse «figlio dell’uomo»; per questo viene applicata a Maria, con pienezza di significato, la parola di Dio contro il tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa» (Gn 3,15). E Maria viene riconosciuta come la «nuova Eva, madre di tutti i viventi». Così Maria appare accanto a Cristo, il nuovo Adamo, e perciò ci si presenta come colei che aiuta a riscoprire e a rispettare il posto della donna nella salvezza dell’umanità. Richiama ed esalta il posto e il compito della vergine, della sposa, della madre, della vedova, nella società, nella Chiesa e nel mondo; rivendica la dignità della donna contro ciò che la attenta.

Alla luce del dogma dell’Immacolata Concezione si comprende meglio la nostra identità di cristiani, prescelti e predestinati alla gloria futura. La scelta che Dio ha fatto di ogni essere umano che viene all’esistenza per essere inserito nel Cristo e per avere in lui il suo posto nel mondo, nella Chiesa, viene richiamato dalla pagina di Paolo. Siamo tutti voluti e amati da Dio, ciascuno ha il suo inconfondibile posto nell’umanità, ciascuno vi deve operare in maniera santa, senza macchia, nella carità. Maria sta certo al vertice di questa corrispondenza. Maria Santissima, sottratta al peccato «originale», è anche la garanzia che nel mondo il bene è più forte e più contagioso del male. Con lei, la prima redenta, ha inizio una storia di grazia «contagiosa». 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo. 

PREGHIAMO

O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro… 

PREGHIERA CONCLUSIVA TRATTA DALLE VARIE PREGHIERE ALL’IMMACOLATA DI PAPA GIOVANNI PAOLO II. 

Vergine Immacolata!

La tua intatta bellezza spirituale

è per noi sorgente viva di fiducia e di speranza.

Aiutaci a costruire un mondo

dove la vita dell’uomo sia sempre amata e difesa,

ogni forma di violenza bandita,

la pace da tutti tenacemente ricercata.

Con premura materna, Vergine Maria,

guida sempre i nostri passi sulle vie del bene.

A Te si volge il nostro sguardo con più forte trepidazione,

a Te ricorriamo con più insistente fiducia

in questi tempi segnati da non poche incertezze e timori

per le sorti presenti e future dell’umanità.

A Te, primizia dell’umanità redenta da Cristo,

finalmente liberata dalla schiavitù del male e del peccato,

eleviamo insieme una supplica accorata e fidente:

ascolta il grido di dolore delle vittime

delle guerre e di tante forme di violenza,

che insanguinano la Terra.

Dirada le tenebre della tristezza e della solitudine,

dell’odio e della vendetta.

Apri la mente e il cuore di tutti alla fiducia e al perdono!

Madre di misericordia e di speranza,

ottieni per gli uomini e le donne del terzo millennio

il dono prezioso della pace:

pace nei cuori e nelle famiglie, nelle comunità e fra i popoli;

pace soprattutto per quelle nazioni

dove si continua ogni giorno a combattere e a morire.

Fa’ che ogni essere umano, di tutte le razze e culture,

incontri ed accolga Gesù,

venuto sulla terra  e morto sulla croce per noi.

In Te, “umile ed alta più che creatura”,

la grazia divina ha riportato piena vittoria sul male.

Preservata da ogni macchia di colpa,

Tu sei per noi, pellegrini sulle strade del mondo,

luminoso modello di coerenza evangelica

e pegno validissimo di sicura speranza.

Prega, o Madre, per tutti noi.

Prega per l’umanità che soffre miseria e ingiustizia,

violenza e odio, terrore e guerre.

Prega per noi, Madre della speranza!

“Donaci giorni di pace, veglia sul nostro cammino.

Fa’ che vediamo il tuo Figlio,

pieni di gioia nel cielo”.

Tu sei la Tutta Bella,

che l’Altissimo ha vestita della sua potenza.

Tu sei la Tutta Santa, che Iddio s’è preparata

come sua intatta dimora di gloria.

Ave, Tempio arcano di Dio,

ave piena di grazia,

 intercedi per noi ora e sempre. Amen.

 

ATTO DI AFFIDAMENTO ALLA MADONNA DI PAPA FRANCESCO 

Beata Maria Vergine di Fatima,

con rinnovata gratitudine per la tua presenza materna

uniamo la nostra voce a quella di tutte le generazioni  

che ti dicono beata.

Celebriamo in te le grandi opere di Dio,

che mai si stanca di chinarsi con misericordia sull’umanità,

afflitta dal male e ferita dal peccato,

per guarirla e per salvarla.

Accogli con benevolenza di Madre

l’atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia,

dinanzi a questa tua immagine a noi tanto cara.

Siamo certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi

e che nulla ti è estraneo di tutto ciò che abita nei nostri cuori.

Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo

e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso.

Custodisci la nostra vita fra le tue braccia:

benedici e rafforza ogni desiderio di bene;

ravviva e alimenta la fede;

sostieni e illumina la speranza;

suscita e anima la carità;

guida tutti noi nel cammino della santità.

Insegnaci il tuo stesso amore di predilezione

per i piccoli e i poveri,

per gli esclusi e i sofferenti,

per i peccatori e gli smarriti di cuore:

raduna tutti sotto la tua protezione

e tutti consegna al tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù. Amen. 

SALVE REGINA 

PREGHIERA CONCLUSIVA 

O Dio che ci hai concesso di prepararci nella preghiera alla solennità della Madonna Immacolata, fa che quanto lo Spirito Santo ha suggerito alle nostre menti e ai nostri cuori, durante il novenario, si traduca in stile di vita cristiana, imitando la Vergine Maria, preservata da ogni macchia di peccato originale, ad evitare il peccato e il male nella nostra vita e di non essere di scandalo ai più piccoli di questo nostro afflitto mondo, fatto di miserie e passioni di ogni genere. Amen.

BENEDIZIONE  DEL SACERDOTE 

CANTO MARIANO FINALE

Mondragone (Ce). Le Suore della Stella Maris ricordano la loro fondatrice

vivtorine1.jpgIl 26 ottobre del 1884, la serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, Fondatrice delle Suore di Gesù Redentore (Ex-Patrocinio San Giuseppe) terminava a Roma la sua missione terrena ed iniziava, in cielo, la sua adorazione perenne della SS.Trinità, come aveva fatto nel corso della sua esistenza tra la Francia, sua nazione d’origine e l’Italia, sua nazione di approdo e di concretizzazione della sua opera a favore dei bambini orfani ed abbandonati. A distanza di 129 anni della sua morte e in coincidenza dei 150 anni di approvazione dell’opera di Madre Victorine Le Dieu, da parte di Pio IX il 15 gennaio del 1863, le sue figlie spirituali della comunità religiosa della Stella Maris ricordano la loro Fondatrice con un triduo di preghiera, e di riflessione, dal 24 al 26 ottobre, nella parrocchia San Giuseppe Artigiano dei Padri Passionisti di Mondragone, e con una speciale giornata di ritiro spirituale, aperto a tutti, mercoledì 30 ottobre 2013. Questa sera si è tenuto il primo giorno con una buona partecipazione dei fedeli e dei devoti della serva di Dio. Il triduo sarà incentrato sulla fede, sulla speranza  e la carità di Madre Victorine Le Dieu ed il ritiro spirituale,  sarà un momento di ringraziamento a Dio per l’Anno della fede, nel nome di Victorine Le Dieu. La speciale ricorrenza ha suggerita alla comunità delle Suore della Stella Maris, composta da 5 religiose, di focalizzare la loro attenzione sul carisma della Fondatrice che è l’Adorazione eucaristica, la riparazione dei peccati dell’umanità e la riconciliazione come pace tra Dio e l’uomo e tra gli uomini tra loro nel segno di quella pace e fraternità universale che Victorine Le Dieu ebbe a cuore nella Francia post-rivoluzionaria del XIX secolo, durante il quale visse. Era, infatti, nata in Francia il 22 maggio del 1809 ad Avrances e dal giorno della sua nascita fu un progressivo cammino di santità alla luce dell’eucaristia del mistero del Cristo Redentore.Il triduo di preghiera sarà incentrato sull’adorazione eucaristica, che si svolgerà durante i tre giorni nella casa di spiritualità delle Suore della Stella Maris e sulla celebrazione della messa alle ore 18,30 nella parrocchia dei Passionisti. Celebrazione che sarà preceduta dalla preghiera del Rosario meditato e dalla catechesi sulla vocazione alla vita cristiana e religiosa della Serva di Dio. Di particolare interesse, invece, riceve la giornata di spiritualità del 30 ottobre con inizio alle ore 9.00 del mattino e chiusura alle ore 18.00 e che sarà guidata dal missionario passionista, padre Antonio Rungi, che nelle due meditazioni previste per la giornata, con le catechesi e l’omelia presenterà il volto più bello ed innovativo del carisma di Victorine Le Dieu, alla luce dell’insegnamento e del magistero di Papa Francesco sulla vita consacrata, sulla fede e sulle opere di carità. Come dire una quattro giorni di intensa spiritualità tra la Stella Maris e il Convento dei Passionisti, durante i quali i fedeli sarà invitati a prendere esempio da Victorine Le Dieu per tradurre il dono meraviglioso della fede in vera e concreta azione di amore verso gli ultimi ed abbandonati del territorio. In una terra dove il problema dei tumori, delle malattie consequenziali all’inquinamento atmosferico, dove la presenza degli extra-comunitari si fa sentire in modo evidente, anche le Suore della Stella Maris, nel nome della Serva di Dio Victorine Le Dieu pongono al centro della loro missione, la difesa della vita e la cultura della vita, attingendo il coraggio della loro missione dalla fonte della carità che è Gesù Sacramentato.

Preghiera alla Madonna di Medjugorje

1380238_10202205563326364_278906684_n.jpgPreghiera alla Madonna di Medjugorje
Testo di padre Antonio Rungi, passionista.

Regina della pace che vegli sul mondo intero
da questo luogo sperduto e solitario
dell’ex-Jugoslavia, terra di atei e senza fede in Dio,
che tanto hanno fatto soffrire il tuo cuore già ferito,
per le tante guerre che gli uomini di ogni tempo
si sono combattute in ogni angolo della terra,
guarda oggi questa umanità senza più fede ed ideali.
 

Dal cielo, ove siedi Regina alla destra del tuo Figlio,
proteggi quanti credono nella parola del Vangelo,
che è alimento di ogni anima che cerca la verità.
Sostieni quanti in ogni parte del mondo
lottano per la pace, la giustizia e la fratellanza universale.
Porta gioia e pace nelle famiglie afflitte dal più terribile male
del nostro tempo, che è l’egoismo distruttivo di ogni
vera relazione affettiva.
 
Dona pace e serenità a quanti vivono l’esperienza del dolore,
della malattia e dell’abbandono
e non trovano conforto in nessun uomo e donna di questo mondo.
 
Fa che ovunque nel mondo trionfi il santo nome del tuo Figlio Gesù,
che ha dato la vita per tutti gli uomini
ed ha versato sulla croce  il suo sangue prezioso,
per riconciliare tutte le creature con il loro Creatore.
 
Madre e Regina della pace,
ti affidiamo il Santo Padre,
i vescovi e soprattutto i sacerdoti,
quelli che hanno un posto speciale nel tuo cuore di Madre.
Sono tuoi figli prediletti e fa che questa speciale predilezione
che porti ad ognuno di loro
sia corrisposta con una vita santa, povera, casta,
nella piena e santa obbedienza alla Chiesa.
 
Proteggi i bambini, i giovani, gli adulti,
gli anziani, gli ammalati
e quanti hanno una speciale devozione
verso il tuo santuario di Medjugorje,
dove tu parli al cuore di ogni uomo
con il solo linguaggio della preghiera, dell’amore e del perdono.
 
Non permettere che nessuno dei tuoi figli
possa sperimentare il totale disastro spirituale ed interiore
e che, con la tua grazia e la tua potente intercessione presso il Signore,
ogni uomo di questo mondo
possa vedere il tuo volto glorioso e luminoso
nella gloria e nella felicità eterna del Santo Paradiso.
Amen.
 
Padre Antonio Rungi cp

Maranola. Meditazione di P.Rungi sul carisma di Victorine Le Dieu

ADORARE, RIPARARE E RICONCILIARE

IL CARISMA DI VICTORINE LE DIEU

E DELLE SUORE DI GESU’ REDENTORE

RIFLESSIONE DI PADRE ANTONIO RUNGI

NEL CENTENARIO DELLA PRESENZA

DELLE SUORE DI GESU’ REDENTORE A MARANOLA DI FORMIA

 

VENERDI’ 4 OTTOBRE 2013 – FESTA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI

 

 

Inizio questa mia riflessione, citando uno dei numeri più significativi dell’Esortazione apostolica del prossimo Santo, il Beato Giovanni Paolo II, “Vita consecrata” circa la vita e la missione dei religiosi nella chiesa e nel mondo contemporaneo. Una citazione che si addice al momento che stiamo vivendo, celebrando in questi giorni il primo centenario di presenza delle Suore di Gesù Redentore, in questa storica ed affascinante frazione del Comune di Formia, Maranola, che ha dato i natali ad una degna e santa figlia della Serva di Dio, Madre Victorine Le Dieu, fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, e che corrisponde al nome, a voi ben noto, che è la Serva di Dio Suor Ambrogina di San Carlo, al secolo Maddalena D’Urso.

Ecco la citazione tratta dall’esortazione apostolica di Papa Giovanni Paolo II:

“Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi. Fate della vostra vita un’attesa fervida di Cristo, andando incontro a Lui come le vergini sagge che vanno incontro allo Sposo. Siate sempre pronti, fedeli a Cristo, alla Chiesa, al vostro Istituto e all’uomo del nostro tempo. Sarete così da Cristo rinnovati di giorno in giorno, per costruire con il suo Spirito comunità fraterne, per lavare con Lui i piedi ai poveri e dare il vostro insostituibile contributo alla trasfigurazione del mondo. Questo nostro mondo affidato alle mani dell’uomo, mentre sta entrando nel nuovo millennio, possa essere sempre più umano e giusto, segno e anticipazione del mondo futuro, nel quale Egli, il Signore umile e glorificato, povero ed esaltato, sarà la gioia piena e duratura per noi e per i nostri fratelli e sorelle, con il Padre e lo Spirito Santo” (VC, 110).

 

Mi preme evidenziare in questo contesto celebrativo, quanto è stato scritto ne depliant di invito al “Rendimento di grazie per il centenario di missione” delle Suore di Gesù Redentore in questa comunità cristiana, parrocchiale, civile ed umana. Una citazione tratta dagli scritti della Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu “L’amore di Dio, può rinnovare la terra. Credo con una nuova fede. Spero con una più forte speranza. Voglio con una sincera carità lavorare all’opera così giusta e necessaria della riconciliazione che Dio nella sua misericordia ha riservato al nostro tempo”.

E’ su questo progetto di vita e missione della loro fondatrice che le Suore di Gesù Redentore hanno lavorato in questi 100 anni di presenza a Maranola. E di questo vogliamo rendere rende grazie al Signore noi tutti qui convenuti e chi ci sta spiritualmente vicino per celebrare degnamente questo primo centenario.

A me il compito di delineare i contenuti essenziali del carisma di Victorine Le Dieu e delle Suore di Gesù Redentore, che è incentrato su tre parole chiavi del Vangelo: Adorale, riparare, riconciliare.

Il mio pensiero va in questo momento in segno di gratitudine e di riconoscenza a Papa Francesco, in questo giorno in cui la chiesa festeggia San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, di cui Papa Bergoglio porta il nome. Il mio pensiero va anche al pastore di questa Diocesi, l’arcivescovo, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, al parroco di questa comunità, monsignor Antonio De Meo, alla Madre generale delle Suore di Gesù Redentore, Suor Marilena Russo, a tutte le religiose della Congregazione di Victorine Le Dieu, ed in particolare alle suore di Gesù Redentore di Maranola, quelle presenti, quelli che sono viventi e soprattutto quelle che dal cielo guidano il cammino di questa comunità nel segno dell’adorazione, della riparazione e della riconciliazione, in particolare la figura esemplare della Serva di Dio, Suor Ambrogina, che proprio in questo luogo nasceva e maturava la sua decisione di seguire le orme di Victorine Le Dieu.. Scriveva nel diario spirituale: “Vorrei gridare a tutte le creature della terra: l’Amore s’è fatto Pane. Vorrei gridare a tutto il mondo che amasse l’Amore”; “Voglio guardare sempre in alto cercando una cosa sola: l’Amore”.

 

Nel discorso di Papa Francesco ai partecipanti all’assemblea plenario dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali  (U.I.S.G.), nell’ Aula Paolo VI , di Mercoledì, 8 maggio 2013, il Santo Padre così si è rivolto a tutte le superiore maggiori degli istituti femminili di vita consacrata e attraverso di loro a tutte le religiose del mondo:

“Gesù, nell’Ultima Cena, si rivolge agli Apostoli con queste parole: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), che ricordano a tutti, non solo a noi sacerdoti, che la vocazione è sempre una iniziativa di Dio. È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questo “esodo” da se stessi è mettersi in un cammino di adorazione e di servizio.

Un esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore e di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle.

Adorare e servire: due atteggiamenti che non si possono separare, ma che devono andare sempre insieme.

Adorare il Signore e servire gli altri, non tenendo nulla per sé: questo è lo “spogliamento” di chi esercita l’autorità.

Vivete e richiamate sempre la centralità di Cristo, l’identità evangelica della vita consacrata.

Aiutate le vostre comunità a vivere l’”esodo” da sé in un cammino di adorazione e di servizio, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza.

Questi cardini sono i voti: obbedienza, povertà e castità.

Papa Francesco si domanda ad un certo: “Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre!”

Io mi chiedo e vi chiedo cosa sarebbe stata o sarebbe Maranola senza le Suore di Gesù Redentore, al cui centro del carisma e della spiritualità c’è l’eucaristia, che si fa dono e servizio per tutti ed in particolare per i bambini di questa amata terra maranolese.

 

I fondamenti del carisma

 

Dall’adorazione-contemplazione eucaristica nasce, cresce l’amore verso Gesù e verso i fratelli. Il vangelo della carità è quello che le interessa maggiormente, attingendo dall’eucaristia la forza per andare avanti, nonostante le innumerevoli difficoltà che si frappongono sistematicamente nella sua vita. Da tutta la sua esperienza di donna di fede, si comprende bene come Victorine Le Dieu, mossa dallo Spirito Santo, si sentì chiamata, in modo del tutto particolatr, a collaborare con Gesù, “unico e vero riparatore”, nella sua missione salvifica.

Visse l’evento della riparazione come ricomposizione nell’unità di tutto ciò che viene continuamente distrutto dal peccato, ed arricchì la Chiesa di un Istituto religioso di diritto pontificio, dedito all’apostolato, che ne continua la missione.

Il suo è il cammino di una donna che, sotto molti aspetti ed in diversi settori, ha precorso i tempi, è il cammino di un ideale che è ancora tutto da scoprire, da approfondire, da vivere in un mondo sconvolto che, come già lo esprimeva al suo tempo, “ha più che mai bisogno di redenzione e di riconciliazione”.

Per Victorine tutto inizia da una profonda vita interiore.

Attraverso i suoi scritti scopriamo come la Parola di Dio è per lei cibo quotidiano.

“È certo che la Parola di Dio nutre e consola. Molte volte ho ringraziato Dio per avermela fatta amare”.

L’Eucaristia è al centro della sua vita: passa lunghe ore in adorazione e approfondendo la vita eucaristica potrà anche lei diventare eucaristia per i fratelli, pane offerto e spezzato per rispondere alla fame dell’umanità: fame di Dio, fame di libertà… ma soprattutto si sentirà fortemente interpellata dalla fame di amore e di dignità da parte di tanti fratelli emarginati, disgregati, per niente calcolati dalla società.

Nasce il lei in desidero profondo di riparare con una vita di penitenza, sacrificio e donazione i mali del mondo. La sua esperienza carismatica la porta ad un profondo ascolto dei segni dei tempi…

La voce interiore si fa sempre più pressante: è la chiamata a riparare, riconciliare, aiutare l’uomo diviso in se stesso, con Dio, con la società a ritrovare l’unità, collaborare all’opera di Cristo Redentore venuto nel mondo per riportare il creato alla sua vocazione d’origine nell’unità della Trinità.

Vuole coinvolgere uno stuolo di persone di ogni condizione che, ponendo Cristo al centro della loro vita, collaborino alla missione di redenzione e di riconciliazione. Aspira a fare in modo che il mondo intero diventi eucaristia!

In un primo tempo si sente spinta a fondare una famiglia religiosa totalmente dedita all’adorazione riparatrice ed al culto liturgico, ma, alla richiesta del Papa di dedicarsi alle opere di misericordia nel mondo, il 15 gennaio del 1863, esattamente 150 anni fa, ella incarna la sua missione nel duplice aspetto di:

• contemplazione attraverso l’adorazione e il culto liturgico;

• dedizione verso tutti coloro che, secondo i tempi e i luoghi, hanno bisogno di essere riconciliati in loro stessi, con Dio, con i fratelli.

In lei si compie un doppio movimento:

• tutto riceve dall’Eucaristia e tutto dà in gesti concreti d’amore;

• poi di nuovo nell’Eucaristia offre, insieme a Cristo, l’umanità intera perché, nella forza dello Spirito, sia restaurata nell’unità della Trinità.

 

 Sempre fedele al progetto di Dio, ella esplicita chiaramente le opere che ritiene prioritarie e l’ideale che dovranno vivere coloro che la seguiranno: infanzia abbandonata, case di preghiera, case di accoglienza…

Questa missione, nella Chiesa, è affidata alla Congregazione delle Suore di Gesù Redentore che sono riunite dallo Spirito per l’originale chiamata di adorazione, di riparazione e di riconciliazione a servizio dei fratelli:

• ponendo come centro propulsore l’Eucaristia, “fonte e apice di tutta la vita cristiana”;

• dedicandosi particolarmente ai fratelli disgregati dal peccato, dall’emarginazione, dalla povertà, per ricomporre la loro umanità in Cristo.

Il carisma di famiglia rende particolarmente attenti ad esprimere nell’adorazione ed intercessione i sentimenti di misericordia di Cristo verso i poveri, coloro che hanno il cuore spezzato, per collaborare con Lui all’edificazione e restaurazione del suo regno fra gli uomini.

 

Questo carisma nella concretezza della vita di tutti i giorni è stato vissuto da tutte le Suore di Gesù Redentore che sono passate in questi 100 anni nella casa religiosa di Maranola, dove dal loro primo insediamento hanno curato i bambini abbandonati o in disagio sociale con il Convitto, secondo il carisma della Fondatrice, la Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, e successivamente hanno e lavorano nell’attività formativa nella scuola dell’infanzia e nella collaborazione sistematica con la parrocchia.

Oggi siamo qui per ringraziare il Signore, la Vergine Santa, venerata con il titolo di Madre della Riconciliazione, riferendosi alla Madonna de La Salette, alla fondatrice Madre Victorine le Dieu, a tutta la sua famiglia religiosa, che oggi soffre per mancanza di vocazioni in Italia e in Europa.

Questo evento storico di particolare importanza per Maranola e per le Suore di Gesù Redentore possa costituire un momento di forte impegno pastorale, missionario, spirituale, umano e cristiano in generale per chiedere al Signore, attraverso l’intercessione della Madonna de La Salette, di San Giuseppe, della Serva di Dio Victorine Le Dieu, sante e ferventi religiose alla Chiesa di Cristo, per rendere visibile e trasmettere quel carisma di adorazione, riparazione e riconciliazione che è stato ed è il cuore della vita delle Suore di Gesù Redentore qui di Maranola e di tutte le comunità religiose di questo amato, stimato, apprezzato e storico istituto di vita consacrata con il suoi 100 anni di presenza qui a Maranola e con i suoi 150 anni di storia e di approvazione, avuta prima dello stesso riconoscimento uffciale, da Papa Pio IX, il 15 gennaio del 1863.

Victorine Le Dieu e Suor Ambrogina, entrame serve di Dio, dal cielo guidino il cammino della loro famiglia religiosa in questo tempo di difficoltà e di vari problemi della chiesa e nel mondo contemporanei.

 

Faccio mie le preghiera del Beato Giovanni Paolo II per la vita consacrata, tratta dall’Esortazione Apostolica “Vita consecrata” (n.112) e di Papa Francesco, posta a conclusione della sua Enciclica “Lumen fidei” (n.60), punto di riferimento spirituale per questo anno della fede che volge al termine.

 

 

Preghiera di Giovanni Paolo II

 

Maria, figura della Chiesa,

Sposa senza ruga e senza macchia,

che imitandoti «conserva verginalmente integra la fede,

salda la speranza, sincera la carità»,

sostieni le persone consacrate

 nel loro tendere all’eterna e unica Beatitudine.

 A Te,

 Vergine della Visitazione,

 le affidiamo,

 perché sappiano correre incontro

 alle necessità umane,

 per portare aiuto, ma soprattutto per portare Gesù.

 Insegna loro a proclamare le meraviglie

 che il Signore compie nel mondo,

 perché i popoli tutti magnifichino il suo nome.

 Sostienile nella loro opera a favore dei poveri,

 degli affamati, dei senza speranza,

 degli ultimi e di tutti coloro

 che cercano il Figlio tuo con cuore sincero.

 A te, Madre,

 che vuoi il rinnovamento spirituale e apostolico

 dei tuoi figli e figlie nella risposta d’amore

 e di dedizione totale a Cristo,

 rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera.

 Tu che hai fatto la volontà del Padre,

 pronta nell’obbedienza, coraggiosa nella povertà,

 accogliente nella verginità feconda,

 ottieni dal tuo divin Figlio

 che quanti hanno ricevuto il dono

 di seguirlo nella vita consacrata

 lo sappiano testimoniare

 con una esistenza trasfigurata,

 camminando gioiosamente,

 con tutti gli altri fratelli e sorelle,

 verso la patria celeste

 e la luce che non conosce tramonto.

 Te lo chiediamo,

 perché in tutti e in tutto sia glorificato,

 benedetto e amato il Sommo Signore

 di tutte le cose

 che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

 

 

 

Preghiera di Papa Francesco

 

A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede,

ci rivolgiamo in preghiera.

Aiuta, o Madre, la nostra fede!

Apri il nostro ascolto alla Parola,

perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.

Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi,

uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.

Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore,

perché possiamo toccarlo con la fede.

Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui,

a credere nel suo amore,

soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce,

quando la nostra fede è chiamata a maturare.

Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.

Ricordaci che chi crede non è mai solo.

Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù,

affinché Egli sia luce sul nostro cammino.

E che questa luce della fede cresca sempre in noi,

finché arrivi quel giorno senza tramonto,

che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore!

Amen

Passionisti. 38 anni di sacerdozio di padre Antonio Rungi, missionario passionista

150120132141.jpgantonio1.jpgPadre Antonio Rungi, passionista, domenica 6 ottobre 2013 celebra il 38° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta a Napoli il 6 ottobre 1975 per la preghiera e l’imposizione delle mani di mons.Antonio Zama, nella Chiesa dei padri passionisti di Napoli, dedicata a Santa Maria ai Monti, ai Ponti Rossi. Una tappa importantissima per noto religioso passionista della Provincia dell’Addolorata, che ha guidato come superiore provinciale nel quadriennio 2003-2007. Padre Antonio Rungi, padre Antonio dell’Addolorata, religioso e sacerdote passionista  è nato ad Airola (BN) 62 anni fa. Entra tra i Passionisti, all’età di 13 anni, nella Scuola Apostolica di Calvi Risorta (CE) il 4 ottobre 1964. A settembre del 1966, dopo il ginnasio, fa il suo ingresso nel Noviziato passionista di Falvaterra (FR), dove svolge il suo anno di prova, prima della professione religiosa, emessa il 1 ottobre del 1967 nel Ritiro di San Sosio Martire in Falvaterra (Fr). Completati gli studi filosofici a Ceccano (Fr) nel Ritiro della Badia, viene trasferito a Napoli per seguire gli studi di Teologia, presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sez. San Tommaso d’Aquino-Capodimonte.

Il 21 novembre del 1974 emette la professione perpetua. Ultimato il quinquennio teologico consegue il Baccellierato in Teologia nel 1975. Il 23 luglio 1975 è ordinato Diacono nella Chiesa S. Maria ai Monti dei Padri Passionisti di Napoli. Il 6 ottobre 1975 nella medesima Chiesa dei Passionisti di Napoli viene ordinato sacerdote dall’allora vescovo ausiliare di Napoli, mons. Antonio Zama, poi diventato arcivescovo di Sorrento-Castellammare.

Negli anni accademici dal 19775/76 al 1977/78 prosegue gli studi per la Licenza specializzata in Teologia, che consegue, nel 1979, presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale con una tesi in Teologia pastorale, indirizzo etico, sul “Verbum Crucis e rinnovamento pastorale” (relatore: prof. Settimio Cipriani, biblista).

I primi anni del suo ministero sacerdotale li svolge nella città di Napoli e nella vicina città di Casoria, come collaboratore del parroco di San Paolo Apostolo. Promuove una serie di iniziative culturali, ricreative e religiose e svolge un’intensa azione pastorale nelle famiglie, tra i giovani, con gli anziani e nella scuola. Memorabile è la sacra rappresentazione della Passione di Gesù nella settimana santa del 1977 nella Piazza di Casoria con circa 200 attori e 10.000 spettatori.

Nel settembre del 1978 è trasferito alla comunità passionista di Mondragone, con l’incarico di collaboratore del parroco. Inizia, così, la lunga ed ininterrotta presenza di Padre Antonio Rungi nella comunità di Mondragone, che durerà fino al 2003, quando fu eletto dal capitolo provinciale, tenuto a Formia (Lt), superiore provinciale della provincia religiosa dell’Addolorata (Basso Lazio e Campania). Mandato ultimato nell’aprile 2007. In questo periodo è stato assistente spirituale del Monastero delle Monache Passioniste di Napoli e Vice-presidente della Cism Campania.

Padre Rungi nel 1982 consegue anche la Laurea in Filosofia all’Università di Napoli, con una tesi in Filosofia della Storia, e, nel 1986, la Laurea in Lettere classiche presso l’Università di Cassino (FR), con una tesi in Storia della Scuola.

Docente di ruolo nelle scuole statali di varie discipline (Lettere, Filosofia, Pedagogia, Psicologia, Scienze umane e sociali), ha insegnato ininterrottamente dal 1978 a tutt’oggi 2013.

Impegno didattico anche nel campo religioso, con l’insegnamento della Teologia Morale  ed altre discipline teologiche ed umanistiche negli Istituti di Scienze religiose di Sessa Aurunca e Teano e nel Magistero di Capua.

Dal 1973 a tutt’oggi ha collaborato, in qualità di giornalista pubblicista, con diverse riviste e giornali, quali l’Osservatore Romano e Avvenire. Dal 1990 al 2011 è stato direttore responsabile della rivista Presenza Missionaria Passionista.

Tra i passionisti ha ricoperto alcuni uffici: vicario, direttore,, membro delle commissioni provinciali apostolato, delegato al Capitolo provinciale, delegato della Cipi, Superiore provinciale. 

Nella diocesi di Sessa Aurunca è stato chiamato a vari uffici e mansioni: membro del consiglio presbiterale, del consiglio pastorale diocesano, vice-segretario del Sinodo Diocesano, presidente della commissione comunicazioni sociali, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, incaricato diocesano della pastorale del tempo libero, turismo, sport e spettacolo.

Autore di oltre 13.000 articoli di prevalente contenuto religioso, molti sulla vita consacrata, pubblicati su giornali, riviste, siti e blog internet è autore anche di alcuni opuscoli (Chiesa locale e mass-media; Il Servo di Dio Padre Giuseppe Pesci, il Nuovo Rosario Meditato, la Via Crucis, ecc,), Il Rosario di Padre Pio da Pietrecina..

La sua maggiore attività l’ha svolta nel campo missionario: panegirici, tridui, settenari, novenari, collaborazione alle missioni popolari, conferenze, esercizi spirituali al popolo, ritiri spirituali alle Suore, settimane sante, prediche di circostanze, esercizi spirituali ai religiosi e alle religiose, Ritiri mensili al clero diocesano. Assistente spirituale e confessore ordinario e straordinario di vari istituti religiosi femminili. Negli anni 1978-2011 è stato cappellano delle Suore Stimmatine e di Gesù Redentore di Mondragone. Ha predicato gli esercizi spirituali a vari istituti religiosi, ha tenuto il ritiro mensile a tutte le religiose della Diocesi di Sessa Aurunca e dall’arcidiocesi di Gaeta. Continua questo suo specifico ministero nell’attuale comunità di residenza del Santuario della Civita in Itri (Lt).

Nel 2006 è’ stato eletto Vice-presidente della Cism-Campania.

Oggi continua la sua missione nella Chiesa e nella Congregazione dei Passionisti offrendo il suo pieno servizio per la diffusione della Parola della Croce e del Vangelo della Passione, sull’esempio del fondatore dei Passionisti, San Paolo della Croce, con la predicazione itinerante, l’amministrazione del sacramento della riconciliazione, con la direzione spirituale e la predicazione di corsi di esercizi spirituali alle Suore di vari istituti femminili.

Attualmente è confessore ordinario di vari istituti religiosi femminili della Campania e del Lazio. Predica ritiri spirituali mensili o periodici a vari istituti religiosi. Cura la formazione di Suore, di Laici e soprattutto dei giovani con l’insegnamento nella scuola statale.

Un sincero augurio da parte della comunità web a padre Antonio Rungi, anche per il suo impegno nella comunicazione sociale.

 

Gaeta (Lt). Ordinazione sacerdotale di don Gennaro Petruccelli, sabato 5 ottobre

gennaro-diacono.jpggennaro-diacono1.jpgGaeta (Lt). Mons. D’Onorio, arcivescovo di Gaeta, ordina presbitero, Gennaro Petruccelli, diacono del clero diocesano

 

di Antonio Rungi

 

Sabato 5 ottobre 2013 alle ore 19.00 nella Chiesa parrocchiale di San Paolo Apostolo in Gaeta  S. E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo di Gaeta  (Lt) presiederà la solenne concelebrazione eucaristica durante la quale il diacono Gennaro Petruccelli del clero diocesano riceverà l’Ordine Sacro del Presbiterato, per la preghiera e l’imposizione delle mani del suo vescovo, che lo ha ritenuto degno di questo ministero, dove averlo ordinato diacono  il 12 aprile scorso nella stessa chiesa parrocchiale, ove verrà ordinato presbitero.

Don Gennaro Petruccelli, 26 anni, nativo di Gaeta, ha avvertito la vocazione sacerdotale ben presto, svolgendo il servizio di ministrante e di giovane di Azione Cattolica nella sua parrocchia di San Paolo in Gaeta e nella comunità dell’Oratorio San Giovanni Bosco, sotto la guida del parroco don Stefano Castaldi. Dopo la maturità scientifica, il 25 ottobre del 2006 è entrato nel Seminario Maggiore Regionale, Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, ove ha ultimato, nel maggio 2013, gli studi teologici in preparazione al sacerdozio. Negli anni di formazione ha svolto il ministero pastorale  presso le parrocchie “San Pio X a Salto di Fondi, “Santa Maria Maggiore” a Lenola, “Cuore Eucaristico di Penitro. Dall’ottobre 2012 svolge il suo servizio presso le parrocchie di Itri sotto la guida del parroco don Guerino Piccione. E’ iscritto alla Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Dall’inizio di settembre 2013 è stato nominato Assistente del Settore Giovani di Azione Cattolica diocesana. Il Presbiterato è il secondo grado del Sacramento dell’Ordine e inserisce l’eletto nel presbiterio diocesano in stretta obbedienza e unione col Vescovo. Il presbitero a immagine di Cristo sommo ed eterno sacerdote, sono consacrati per annunciare la buona novella del Regno di Dio, pascere i fedeli e celebrare il culto divino. Segnati da uno speciale carattere che lo configura a Cristo sacerdote, egli agiscono ‘in persona’ di Cristo capo, soprattutto nella celebrazione dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione. Parte essenziale del rito sarà l’Imposizione delle mani dell’Arcivescovo sul capo dell’eletto assieme alla preghiera consacratoria. Come è prassi liturgica imporranno le mani sul novello consacrato tutti i sacerdoti presenti e concelebranti. Questa nuova ordinazione sacerdotale è un dono straordinario di grazia del Signore per la diocesi di Gaeta, in mancanza di sacerdoti. Un’occasione questa per pregare il Signore perché mandi santi sacerdoti alla Chiesa di Gaeta. Sono, infatti,  dodici i seminaristi che studiano nel Seminario di Anagni e si stanno preparando spiritualmente e culturalmente al ministero del presbiterato.

Preparazione al Capitolo generale delle Suore delle scuole cristiane della Misericordia

PREPARAZIONE AL CAPITOLO GENERALE

DELLE SUORE DELLE SCUOLE CRISTIANE DELLA MISERICORDIA

LA PROMOZIONE VOCAZIONALE SECONDO

SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

SCHEMA DI SINTESI DI PADRE ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA

POSTULANTATO

1.      NON AMA FARE LA CERNITA DELLE POSTUNANTI. ACCETTA TUTTE INIZIALMENTE.

2.      ERA CONVINTA CHE NON TUTTE QUELLE CHE CHIEDEVANO DI ENTRARE NELL’ISTITUTO VI POTEVANO RIMANERE. ERA NECESSARIO UN ACCURATO DISCERNIMENTO PER NON ROVINARE TUTTO IL GRUPPO.

3.      ERA CONVINTISSIMA CHE LA VOCAZIONE ERA ED E’ UN DONO DI DIO: “NON VOI AVETE SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI”.

4.      ERA UNA DONNA PRUDENTE E NON SI FIDAVA COMPLETAMENTE DI SE STESSA. CHIEDEVA LUMI A PERSONE ESPERTE E SAGGE.

5.      NON GUARDAVA ALLA DOTE MATERIALE CHE PORTAVA L’EVENTUALE SUORA, MA ALLA DOTE SPIRITUALE, SOPRATTUTTO LA CAPACITA’ DELLA RELIGIOSA DI ASSIMILARSI A CRISTO POVERO ED UMILIATO. IN COMUNITA’ NON SI DOVEVA MAI PARLARE DELLA DOTE PIU’ O MENO CONSISTENTE PORTATA IN CONVENTO.

6.      LA PORTA DEL CONVENTO ERA SEMPRE APERTA PER CHI ERA DOTATA DI VERA ED AUTENTICA VOCAZIONE.  OGGI DIREMMO SENZA CONTO IN BANCA, CARTA DI CREDITO, PROPRIETA’ E BENI MATERIALI.

7.      NON SI CURAVA DELLA QUANTITA’ MA DELLA QUALITA’ DELLE SUORE. POCHE E BUONE DICEVA… MA SE ERANO MOLTE E BUONE ANCORA MEGLIO. CERCAVA IN LORO L’AUTENTICA VOCAZIONE ALLA VITA CONSACRATA

8.      ACCETTAVA ANCHE LE RAGAZZE E DONNE CON CARENZE E DIFETTI, PURCHE’ DISPOSTE A CAMBIARE COMPORTAMENTO E AD EMENDARSI.

9.      NON AMMETTEVA LIMITI DI ETA’ E CONDIZIONI DI SALUTE. ALLA BASE DELLA SUA PROMOZIONE VOCAZIONALE C’ERA LA STESSA VOCAZIONE ALLA SANTITA’.

NOVIZIATO

10.    AFFIDAVA LE NOVIZIE AD UNA MAESTRA COMPETENTE E CAPACE DI PORTARE AVANTI IL PROGRAMMA DI FORMAZIONE.

11.    SEGUIVA PERSONALMENTE LA FORMAZIONE DELLE NOVIZIE CON UNA CONFERENZA SETTIMANALE CHE ASSICURO’ FINO ALLA FINE DELLA SUA VITA.

12.    UNA VOLTA VERIFICATA INCOMPATIBILITA’ CON LA VITA RELIGIOSA, NON ASPETTAVA MOLTO E FACEVA CAPIRE ALLE POSTULANTI E ALLE NOVIZIE CHE NON ERA LA LORO STRADA, CONVINTA CHE  ERA MEGLIO AVERNE POCHE E BUONE, CHE MOLTE, MA SENZA AUTENTICA VOCAZIONE.

13.    RIGETTAVA FORTEMENTE COLORO CHE ERANO SCRUPOLOSE IN QUANTO LE SUORE STAVANO A CONTATTO CON IL MONDO E NON DOVEVANO SCANDALIZZARSI, MA ESSERE  DI ESEMPIO AGLI ALTRI.

14.    CHIEDEVA MASSSIMO RISPETTO PER I SACERDOTI MA NON VOLEVA ASSOLUTAMENTE CHE LE RELIGIOSE SI RIVOLGESSERO AI SACERDOTI, SE NON PER LA CONFESSIONE E NON PER LA DIREZIONE SPIRITUALE. TANTOMENO VOLEVA CHE LE RELIGIOSE INTRATTENESSERO RELAZIONI CONFIDENZIALI CON I LAICI, CHE PARLASSERO DELLA LORO VITA E DELLA VITA DELLA LORO COMUNITA’ AL DI FUORI DEL CONVENTO. NEL SERVIZIO PARROCCHIALE DOVEVANO LIMITARSI ALLE COSE NECESSARIE. DICEVA: “Se il buon Dio mi esaudisce, quando una suora va al presbiterio per capriccio e senza utilità, quel pavimento dovrebbe bruciarle i piedi”.

15.    ERA SEVERA ED INTRANSIGENTE CON LE SUORE ADULATRICI, MA AMAVA LE SUORE ADORATRICI, CHE TRASCORREVANO LA LORO VITA NELLA PREGHIERA, NEL SACRIFICIO QUOTIDIANO, NEL CONFORMARSI SEMPRE PIU’ ALLO SPOSO DIVINO.

 

LA PROFESSIONE RELIGIOSA

16.    RICONOSCEVA IL VALORE DELLA DIREZIONE SPIRITUALE, DELLA PREGHIERA, DELL’ISTRUZIONE, DELLA VITA COMUNITARIA, MA RITENEVA IMPORTANTE PER OGNI RELIGIOSA IL BUON ESEMPIO, QUELLO CHE FA DI UNA RELIGIOSA PROFESSA UN MOTIVO DI PROMOZIONE VOCAZIONALE DA SOLO. E QUESTO LO RICHIEDEVA PARTICOLARMENTE A COLORO CHE SVOLGEVANO IL SERVIZIO DELL’AUTORITA’.

17.    CIRCA L’OSSERVANZA DEI VOTI ERA MOLTO ATTENTA NEL RISPETTARLI,  MA VIGILAVA CHE LE ALTRE SUORE LI  RISPETTASSERO. SOTTOLINENAVA L’IMPORTANZA E L’ECCELLENZA DEL VOTO DI OBBEDIENZA. PER LEI ERA UNA VIRTU’ CHE E’ IL FONDAMENTO DELLA VITA CONSACRATA. GESU’ CROCIFISSO E’ IL MODELLO A CUI ISPIRARSI NEL FARE L’ OBBEDIENZA: “Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato”.

18.    PROPONEVA UN COSTANTE RICHIAMO ALLA  VITA DELLA  E ALLA COMUNIONE CON LA CHIESA. VUOLEVA UN SINCERO ATTACCAMENTO AD ESSA, SOPRATTUTTO VIVENDO QUESTO LEGAME MEDIANTE LA PARTECIPAZIONE ALL’EUCARISTIA, ALLA MESSA QUOTIDIANA, PARTECIPANDO PIENAMENTE E CONVINTAMENTE ALLA LITURGIA EUCARISTICA.

19.    CIRCA IL VOTO DI POVERTA’ DIMOSTRAVA UN DISTACCO COMPLETO DALLE COSE E DAL MONDO. DIGIUNAVA TUTTI I GIORNI IN QUANTO FACEVA UN SOLO PASTO CON MINESTRA, PANE ED ACQUA. LA SUA STANZA CONDIVISA CON ALTRA SUORA ERA SPOGLIA DI TUTTO. C’ERA SOLO L’ESSENZIALE PER LA VITA PERSONALE E PER LE PREGHIERE. ERA POVERA NEL VESTITO, MA ERA UNA DONNA PULITISSIMA. BELLA LA SUA AFFERMAZIONE: “La pulizia è la ricchezza dei poveri”.

20.    CIRCA IL VOTO DI CASTITA’ FU MOLTO ATTENTA A VIVIVERE IN PROFONDITA’ LA BELLA VIRTU’ E NON SI FECE MAI DISTRARRE DA AFFETTI, SENTIMENTI O ALTRO CHE POTESSERO MINIMAMENTE METTERE IN DISCUSSIONE LA SUA VERGINITA’ FISICA E SPIRITUALE. LA SUA FU UNA VITA IMMACOLATA SULLE VETTE DELLA PERFEZIONE.

21.    CIRCA LA VITA COMUNITARIA AVEVA IN GRANDE CONSIDERAZIONE LA COMUNIONE VERA TRA TUTTE LE SUORE. OGNI GIOVEDI’ DETTAVA  LA SUA RIFLESSIONE ALLE SUORE. NON AMAVA MAI PARLARE DI SE STESSA, MA SOLO DI GESU’ E DI GESU’ CROCIFISSO. AMAVA LA LETTURA E L’APPROFONDIMENTO DELLA SACRA SCRITTURA. NON SI FIDAVA DELLE SUE CONVINZIONI PERSONALI, MA CHIEDEVA LUMI MEDIANTE LA PREGHIERA, LA MEDITAZIONE E LO STUDIO DEI PADRI DELLA CHIESA, SOPRATTUTTO SAN BERNARDO.

22.    LA PRIMA COSA CHE CHIEDEVA A CHI VOLEVA ENTRARE IN CONVENTO: “Tu ami il Signore con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta te stessa?”. ED AGGIUNGEVA: “Tu ami il prossimo come te stessa?”.

IN POCHE PAROLE METTEVA ALLA BASE DELLA VITA CONSACRATA LA CARITA’ SENZA LA QUALE NON E’ POSSIBILE FARE UN CAMMINO VOCAZIONALE PERSONALE E PROPORRE AD ALTRI UN CAMMINO DI CONSACRAZIONE TOTALE E DEFINITIVA A DIO. CHI NON AMA DIO E I FRATELLI NON SARA’ MAI UN BUON CRISTIANO E TANTOMENO UN BUON RELIGIOSO O RELIGIOSA. L’INNO DELLA CARITA’ DI SAN PAOLO APOSTOLO ERA IL PUNTO DI PARTENZA, MA ANCHE DI ARRIVO DI OGNI CAMMINO VOCAZIONALE SINCERO.

 

  

SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

FONDATRICE DELLE SUORE DELLE SCUOLE CRISTIANE

DELLLA MISERICORDIA

Santa Maria Maddalena Postel, al secolo Julie-Françoise-Cathérine, in francese Marie-Madeleine (Barfleur, 28 novembre 1756; † Saint-Sauveur-le-Vicomte, 16 luglio 1846), è stata una religiosa e fondatrice francese, della congregazione delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia: nel 1924 è stata proclamata santa da papa Pio XI.

Figlia di Jean Postel e Thérèse Levallois, nacque nel 1756 in Normandia nella diocesi di Coutances, da pii e facoltosi contadini.  La scuola di Barfleur era insufficiente per le esigenze spirituali e culturali della Postel. Grazie alla generosità di una benefattrice, poté entrare nell’abbazia reale di Valognes per terminarvi la sua educazione. Le benedettine avrebbero voluto trattenerla con loro data la sua pietà e l’ottima riuscita che faceva negli studi, ma la santa preferì ritornare in famiglia nel 1774 per aprire una scuola con educandato, per ragazze povere e orfane.  Tra il 1789 e il 1799, durante la rivoluzione francese, la Postel ottenne, in sostituzione del parroco, che aveva giurato la costituzione civile del clero, il permesso di conservare il Santissimo Sacramento in un minuscolo oratorio da lei allestito sotto la scala di casa sua, di comunicarsi con pinzette d’argento, preparare i bambini alla prima comunione, visitare i malati, confortare i moribondi, portare loro il viatico e procurare ai sacerdoti rimasti fedeli a Roma, ricercati dalla polizia, l’occorrente per la Messa che celebravano ora in casa sua, ora nei granai, con pericolo della vita. Passata la bufera, Julie, terziaria francescana dal 1798, continuò la sua opera di catechista e sostenne i sacerdoti rientrati dall’esilio.  Nel 1804, una sua allieva, Maria Dadure, di otto anni morente, le manifestò profeticamente il suo avvenire. L’anno successivo la Postel, di quarantanove anni, già indebolita dal lavoro, dalle veglie e dalle austerità, disgustata per i dissensi religiosi sorti a Barfleur a causa della riorganizzazione del culto, si trasferì a Cherbourg. Padre Cabart, cappellano dell’ospizio, le chiese di quali risorse disponesse per stabilire la Congregazione che si sentiva ispirata a fondare. Gli ripose: « Sono tutte nella Provvidenza assecondata dal lavoro e dalla povertà personale». Per colei che tutti chiamavano la santa signora fu affittata una casa nella quale fece, nel 1807, con le prime sue quattro compagne, la professione religiosa con il nome di Maria Maddalena. Nella scuola da lei aperta ben presto duecento ragazze appresero, con i primi rudimenti delle lettere e della fede, il cucito, il ricamo, i lavori a maglia. Nel 1811 le Suore della Provvidenza rientrarono a Cherbourg. Madre Postel, che aveva in orrore la concorrenza e detestava le rivalità, si trasferì a Octeville-l’Avernelle, dove due sue suore erano istitutrici. Trovò alloggio in una stalla. Parendogli lo scoraggiamento una forma d’incredulità, animava così le sue figlie spirituali: «Lavoriamo. Preferirei dieci soldi guadagnate con le mie mani, che mille avuti per carità. Noi le toglieremmo ai poveri, che dobbiamo invece aiutare». Dopo sei mesi si stabilì a Tamerville, dove si limitò a prendere a suo carico dodici orfanelle. Due anni dopo, il locale in cui erano alloggiate le suore fu posto in vendita dal padrone e Madre Postel, anziché lamentarsi di fronte alla prova, esclamò: “Ancora di più, Signore, ancora di più! Vieni, o croce, che io ti abbracci! Il Signore ci umilia per meglio rialzarci!”. Le suore si occuparono di lavori manuali con la più grande alacrità, ma la loro penuria fu così grande il loro direttore spirituale padre Cabart, ritenendo la Congregazione abbandonata da Dio, consigliò la fondatrice di trasferirsi all’ospizio di Cherbourg, e di rimandare in famiglia le sue figlie o presso altre comunità religiose. Con la più grande energia essa così parlò loro: « Dite al nostro Padre che non cesseremo di ringraziare il Signore di essersi servito di lui, per così lungo tempo, per assecondarci in un’opera che non è ne sua, ne nostra, ma della Provvidenza; che non ho mai contato su di un braccio di carne, per quanto rispettabile esso possa essere; che sono talmente sicura che il Signore vuole la realizzazione dei miei progetti, che ne perseguirò l’esecuzione con il più grande ardore. Le mie Figlio mi hanno promesso ubbidienza fino alla morte; esse sono tutte ugualmente care al mio cuore. Colui che me le ha date e che si prende cura degli uccelli dei campi saprà fornirmi i mezzi per nutrirle; finché avrò vita, non ne abbandonerò una sola». Nel 1814 Madre Postel affittò per dodici soldi annui a Tamerville uno stabile coperto di paglia, dove condusse con le sue suore una vita durissima, costrette com’erano a nutrirsi di patate, di erbe peste e bollite anziché di carne e pesce. La fondatrice aspettava con la più ammirabile pazienza l’ora del Signore e al piccolo gregge non si stancava di ripetere: « Gettiamoci nella volontà di Dio come il pesce nell’acqua. Adoriamo la volontà divina, e siamo sempre pronte a salire con Gesù sul Calvario e a morirvi se occorre. Aspettiamo tutto da Dio solo». Dopo due anni di soggiorno in quella capanna, a Madre Postel fu affidata la scuola primaria e iniziarono a miglorare le condizioni generali di vita della comunità, ma non smise per questo i suoi abiti di stoffa comune, contenta dello stretto necessario guadagnato con il lavoro delle sue mani. Per oltre trent’anni indossò lo stesso vestito, rammendato, ma senza macchie. Diceva: «La pulizia è la ricchezza del povero». Nel 1832, acquistò una vecchia abbazia benedettina in rovina a St-Sauveur-le-Vicomte. Benché sprovvista del denaro necessario per pagare le spese del contratto, disse a chi l’aveva seguita: «Se saremo fedeli alla nostra vocazione, tutto sarà riparato». Per trovare i fondi necessari si diede al cucito, al ricamo, alla lavanderia e persino alla coltivazione dell’orto. Amava ripetere con san Bernardo: “Il religioso che non lavora non è degno di essere religioso”. Con l’aiuto del cappellano Lerenard riuscì ad aprire pure un convitto e una scuola esterna in cui un gran numero di alunno ricevette con l’istruzione gratuita il nutrimento e il vestito. Nel 1837 Madre Postel adottò le costituzioni di san Giovanni Battista de la Salle con le sue ventiquattro suore e novizie dedite all’insegnamento e alla cura dei malati negli ospedali.  Dalla sua gioventù fino alla morte recitò ogni giorno il Breviario romano e il rosario. Una pratica di tutta la sua vita fu la riparazione. Per oltre trent’anni le sue religiose passarono successivamente e senza interruzione un giorno intero in ammenda onorevole, con una corda al collo e uno scapolare sulle spalle. Madre Postel era la prima ad accorrere in cappella per le pratiche di pietà e l’ultima ad uscirne. Sovente fu sorpresa inginocchiata per aria con le braccia in croce. Nessun difetto fu mai trovato in lei. Era tanto grande il disprezzo che la santa nutriva verso di sé che avrebbe voluto morire sulla cenere. Durante le sue crisi d’asma, a chi s’inquietava, ella rispondeva: «Sto bene perché sto come vuole il buon Dio». Morì il 16 luglio del 1846 novantenne. Fino alla morte conservò un animo giovanile, un corpo pieno di energia, una felice memoria, un giudizio sicuro, un umore uniforme e una carità senza ombra. Papa Pio X approvò il primo miracolo attribuito all’intercessione di Maria Maddalena Postel con il breve del 22 gennaio 1908: la cerimonia di beatificazione venne celebrata il 17 maggio successivo. È stata canonizzata da papa Pio XI il 24 maggio del 1925.

 

LE SUORE DI SANTA MARIA MADDALENA POSTEL

 

Le Suore di Santa Maria Maddalena Postel sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione (dal 1920 divisa in due rami autonomi, uno tedesco e uno francese) usano la sigla S.M.M.P.

La congregazione, detta in origine delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia  venne fondata a Cherbourg l’8 settembre 1807 dalla religiosa francese Maria Maddalena Postel  (1756-1846)  con l’approvazione di Claude-Louis Rousseau, vescovo di Coutances: nel 1832 la Postel acquistò l’antica abbazia benedettina di Saint-Sauveur-le-Vicomte, dove trasferì la casa madre. L’istituto ricevette il pontificio decreto di lode il 29 agosto 1859 e le sue costituzioni vennero approvate dalla Santa Sede nel 1901. Nel 1920, a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, le case tedesche della congregazione si staccarono dalla casa madre dando origine a un ramo canonicamente autonomo dell’istituto.

Le finalità dell’istituto sono l’istruzione e l’educazione cristiana della gioventù e la cura dei malati, anche a domicilio.

Le suore del ramo francese sono presenti in Congo, Costa d’Avorio, Francia, India, Indonesia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito; la sede generalizia è a Saint-Sauveur-le-Vicomte (Bassa Normandia); nel 2005 le suore erano 358, in 57 case. Oggi sono molto di meno.

Le suore del ramo tedesco sono presenti in Bolivia, Brasile, Germania, Romania e Mozambico; la sede generalizia è a Heilbad Heiligenstadt (Turingia); nel 2005 le suore erano 422, in 69 case. Calo di vocazione anche tra loro.

Da qui il tema  del capitolo generale sulla pastorale vocazionale.

 

 

INCONTRO CON LE SUORE DELLA MISERICORDIA

GAETA – SABATO 28 SETTEMBRE 2013 – ORE 16,30

 

Guarda il cielo e conta le stelle e saprai capire il perché

 

“Un formicaio ai piedi di un vecchio abete. Milioni di formiche nere corrono senza sosta, perfettamente organizzate. Sezione trasporto aghi e foglie; sezione ricerca semi, insetti, larve; sezione allevamento e cura piccoli; comitato difesa degli assalti… Un giorno la formica n. 100.000 si fermò. Ansimando s’appoggiò al lungo ago che stava trascinando e alzò lo sguardo. Si sentiva svenire…,abituata a scansare i fili d’erba, i sassolini, i bruchi,  ra i suoi occhi si smarrivano nell’azzurro immenso del cielo, il cuore le scoppiava l’emozione guardando il grande tronco, i rami ordinati, il verde brillante. Ad un certo punto gridò il capo-reparto: “n. 100.000 gli altri sgobbano e tu poltrisci! T’assegno per punizione un quarto d’ora di lavoro supplementare!”. La sera la formica n. 100.000 fece il recupero di lavoro. Poi, mentre tutte s’infilavano nelle tane, restò fuori e scoprì le stelle. Un incanto! Tutta la notte ebbe gli occhi pieni di luce. Da allora i turni supplementari di punizione aumentavano, ma lei non si preoccupava. Anzi, diceva a tutti: “Alzate gli occhi. C’è qualcosa di grande sopra di noi, non possiamo portare solo larve e semi. Non avete mai guardato nemmeno l’abete!”. Le altre, per tutta risposta, la prendevano in giro: “Tu guardi e guardi, ma come riempiamo le riserve di cibo? Chi ripara la casa quando piove?”. La formica n. 100.000 lavorava, s’impegnava, rendeva bello il suo formicaio. Ma brontolavano lo stesso: “Se guardare il cielo fosse utile, dovresti essere più brava di noi, invece sei anche tu come noi. Le stelle non servono a niente”.

Così va spesso avanti anche il formicaio umano, ove nessuno o quasi ha il coraggio di  guardare il cielo  e contare le stelle.

 

A-      Prefazione

Per il prossimo capitolo generale è stato indicato nella pastorale vocazionale uno dei temi da privilegiare, in ragione della forte carenza di vocazioni nella nostra Congregazione e soprattutto in Italia ed Europa in generale.

In vista di questo importante avvenimento della Congregazione delle Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia, fondate da Santa Maddalena Postel, siete chiamate a dare il vostro contributo di idee, proposte, riflessioni da portare al Capitolo e sulle quali le capitolari dovranno discutere e deliberare.

Proponiamo la pastorale vocazionale come un obiettivo importante perché crediamo che il carisma, donato attraverso santa Maddalena Poste alla Chiesa e al mondo, sia ancora attuale.

L’ideale di Maddalena far conoscere a tutti gli uomini è l’amore di Dio rivelato nel sacramento dell’Eucaristia, è il cuore del nostro impegno vocazionale. Egli oggi lo affida a noi, come lo aveva affidato alle sue prime consorelle che la seguirono nella scelta vocazionale:

La pastorale vocazionale rappresenta una sfida per ciascuno, perché prima di tutto è questione di riappropriarci della nostra vocazione, per poi saperla proporre in modo attraente e convincente, donando il cuore pulsante della nostra vita.

La pastorale vocazionale domanda il coraggio di dialogare con il nostro mondo, in particolare con quello giovanile; per tanti aspetti diverso dal nostro, ma con un punto in comune: la sete di gioia, di pienezza, la sete di Dio.

La pastorale vocazionale domanda un’attenzione a tutti i “luoghi” dove le vocazioni hanno il loro sviluppo: le famiglie, le parrocchie, i gruppi, le associazioni e i movimenti; domanda un respiro ampio di Chiesa, come ripetutamente ci rammenta Papa Francesco; domanda di collaborare e di operare per costruire e far crescere la “casa e scuola di comunione”.

Implichiamoci con rinnovato slancio in questa sfida, concentrandoci su ciò che può essere fatto. La preghiera e l’offerta della propria vita, con le sue gioie, i suoi dolori, non è poca cosa, se ci crediamo. Anche tutti coloro che condividono il carisma di Santa Maddalena Poste dovrebbero essere coinvolti nella promozione del tipo di vocazione che lei ha sognato.

Non vogliamo sopravvivere ad ogni costo, è la nostra missione che ci provoca a ravvivare la nostra vita e ad accogliere la sfida della pastorale vocazionale.

 

B-      Introduzione

 

Tutti avvertiamo la fatica di fare programmi e di lavorare in questo settore, proprio perché siamo di fronte ad una realtà in continuo cambiamento. Gli stessi giovani sono scoraggiati dalle forme di impegno definitivo, immersi come sono in una cultura come la nostra, ispirata al relativo e al provvisorio.

Pur essendo consapevoli di queste difficoltà, crediamo ugualmente sia possibile proporre un cammino, che ogni comunità potrà incarnare nella propria situazione e adattare alle proprie possibilità.

Ci auguriamo, perciò, di offrire un’occasione di confronto, ma soprattutto un incentivo a un rinnovato impegno nel campo della pastorale giovanile e vocazionale.

 

B.1.La teologia della chiamata

Richiamiamo, molto rapidamente, alcuni di questi principi teologico-pastorali,

tratti dal documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa”.

•Il mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo fonda l’esistenza piena

dell’uomo, come chiamata all’amore nel dono di sé e nella santità, come dono nella Chiesa per il mondo.

•L’esistenza di ciascuno è frutto dell’amore creativo del Padre, del suo desiderio efficace, della sua parola generativa. L’atto creatore del Padre ha la dinamica di un appello, di una chiamata alla vita. L’uomo viene alla vita perché amato, pensato e voluto da una Volontà buona che l’ha preferito alla non esistenza, che l’ha amato ancora prima che esistesse, che l’ha conosciuto prima di formarlo nel seno materno, che l’ha consacrato prima che uscisse alla luce (cfr. Ger 1, 5; Is 49, 1.5; Gal 1,15).

•Riconoscere il Padre significa che noi esistiamo alla maniera sua, avendoci

creati a sua immagine (Sap 2,23). In questo è contenuta la fondamentale, vocazione dell’uomo: la vocazione alla vita e a una vita subito concepita a somiglianza di quella divina. Se il Padre è la fonte perenne dell’esistenza e dell’amore, l’uomo è chiamato, nella misura del suo esistere, a essere come Lui; e dunque a “dare la vita”, a farsi carico della vita di un altro.

• Se l’uomo è chiamato a essere figlio di Dio, nessuno meglio del Verbo Incarnato può “parlare” all’uomo di Dio e raffigurare l’immagine riuscita del Figlio. Per questo il Figlio di Dio, venendo su questa terra, chiama ogni uomo a seguirLo, a essere come Lui, a condividere la sua vita, la sua parola, la sua pasqua di morte e risurrezione, addirittura i suoi sentimenti.

• La struttura di ogni vocazione, anzi la sua maturità, sta nel continuare Gesù

nel mondo. Ogni chiamato è segno di Gesù: in qualche modo il suo cuore e le sue mani continuano ad abbracciare i piccoli, a sanare i malati, a riconciliare i peccatori e a lasciarsi inchiodare in croce per amore di tutti. L’essere per gli altri, con il cuore di Cristo, è il volto maturo di ogni vocazione. Per questo è il Signore Gesù il formatore di coloro che chiama, l’unico che può plasmare in loro i suoi stessi sentimenti.

• La vita cristiana per essere vissuta in pienezza, nella dimensione del dono e della missione, ha bisogno di motivazioni forti, e soprattutto di comunione profonda con il Signore: nell’ascolto, nel dialogo, nella preghiera, nella interiorizzazione dei sentimenti, nel lasciarsi ogni giorno formare da Lui e nel

desiderio ardente di comunicare al mondo la vita del Padre.

• In tutte le catechesi della comunità cristiana delle origini è palese la centralità del mistero pasquale: annunciare Cristo morto e risorto. Nel mistero del pane spezzato e del sangue versato per la vita del mondo la comunità credente contempla l’epifania suprema dell’amore, la vita donata del Figlio

di Dio.

• Nella celebrazione dell’Eucaristia, “culmine e fonte” della vita cristiana, viene celebrata la massima rivelazione della missione di Gesù Cristo nel mondo. Nella comunità che celebra il mistero pasquale ogni cristiano prende parte ed entra nello stile del dono di Gesù, diventando come Lui pane spezzato per l’offerta al Padre e per la vita del mondo.

• L’Eucaristia è sorgente di ogni vocazione cristiana: in questo senso diventa icona di ogni risposta vocazionale; come in Gesù, in ogni vita e in ogni vocazione, c’è una difficile fedeltà da vivere sino alla misura della croce. Colui che vi prende parte accoglie l’invito-chiamata di Gesù a “fare memoria” di Lui, nel sacramento e nella vita, a vivere “ricordando” nella verità e libertà delle scelte quotidiane il memoriale della croce, a riempire l’esistenza di gratitudine

e di gratuità, a spezzare il proprio corpo e versare il proprio sangue. Come il Figlio.

• L’Eucaristia genera la testimonianza, prepara la missione: “Andate in pace”. Si passa dall’incontro con Cristo nel segno del Pane, all’incontro con Cristo nel segno di ogni uomo. L’impegno del credente non si esaurisce nell’entrare, ma nell’uscire dal tempio. La risposta alla chiamata incontra la storia della missione. La fedeltà alla propria vocazione attinge alle sorgenti dell’Eucaristia e si misura nell’Eucaristia della vita.

 

B.2. CON CHI INTRAPRENDERE L’ANIMAZIONE VOCAZIONALE?

Vogliamo chiarire un punto fermo di questo progetto: la pastorale vocazionale non è un problema che riguarda alcuni “addetti ai lavori”. Essa chiama in causa la testimonianza di vita e il coinvolgimento di tutte le religiose della vostra Congregazione: giovani, adulte, anziane, addetti al settore e tutti coloro che hanno responsabilità nell’istituto, le singole comunità e l’intera famiglia religiosa.

 

B.2.1.La comunità

La vera guida alla maturazione delle vocazioni è lo Spirito Santo, il quale però, opera per mezzo di uomini e quindi anche attraverso di noi, riuniti nel nome del Risorto in comunità pasquali.

È necessario che ogni comunità senta l’urgenza di questo compito senza dimenticare che è la testimonianza della vita di ognuno la migliore forma di evangelizzazione delle vocazioni. Per questo ogni comunità è impegnata a diventare sempre più cosciente di esserne essa stessa evocatrice e formatrice. Consapevoli che il primo messaggio delle nostre comunità è la testimonianza della loro vita, ogni comunità diventa pienamente comunità vocazionale, cioè segno leggibile di radicalità evangelica, di servizio, di fraternità, di serenità e gioia, se è:

• luogo accogliente per tutti coloro che cercano uno spazio di vita;

• luogo in cui si respira la gioia e la speranza che scaturiscono dalla certezza della risurrezione di Cristo;

• luogo in cui è possibile “stare a mensa” con i fratelli in modo sereno e tranquillo, trovare momenti di condivisione delle fatiche per dare e ricevere sostegno nelle difficoltà;

• spazio aperto alla realtà locale e alla Chiesa universale;

• realtà capace di dialogare con tutti, in particolare con i giovani, scoprendone il linguaggio e i sentimenti;

• capace di mettersi al servizio di “coloro che bussano alla porta”, senza aver paura di “perdere tempo”, perché il tempo è di Dio.

 

Perciò in tali comunità, ogni religiosa, figlia spirituale di Maddalena Postel è chiamata a:

• mettersi in gioco e vivere la proposta vocazionale in prima persona;

• curare la propria formazione nel confronto costante con la parola di Dio e con tutti coloro che lo possono aiutare nel cammino;

• pregare ed educare alla preghiera e all’invocazione;

• essere seminatore, accompagnatore, educatore, formatore;

• saper fare discernimento e aiutare altri a discernere;

• indicare la presenza di un Altro;

• essere testimone convincente e credibile;

• essere entusiasta della propria vocazione;

• essere segno della presenza costante di Gesù Eucaristia nelle nostre case, attraverso la cura delle relazioni con tutti coloro con cui condivide la quotidianità;

• curare le scelte concrete nella povertà, castità e obbedienza perché siano rimando a Cristo povero, casto e obbediente;

• diffondere e difendere quei valori che rendono la società migliore: la giustizia, la solidarietà, la pace, ecc.

 

Dunque l’animazione vocazionale è responsabilità di tutti, non si può pretendere che poche persone possano riassumere in sé tutto ciò; proprio per questo una volta ancora appare chiara la necessità che siano tutte le comunità ad essere promotrici della pastorale vocazionale, collaborando attivamente e fiduciosamente.

 

B.2.2.PERCORSI COMUNITARI

 

Tre nuclei principali sui cui operare per una saggia azione di promozione vocazionale, locale e generale: in-vocazione, con-vocazione, pro-vocazione.

 

B.2.2.1. IN-VOCAZIONE

“Ogni vocazione nasce dall’in-vocazione”

• Preghiera personale

• Preghiera comunitaria

• Far scoprire ai giovani la bellezza dell’Eucaristia

 

Concretizzazioni

• Preghiera comunitaria vocazionale mensile

• Scuole di preghiera per giovani

• Direzione e accompagnamento spirituale dei giovani

• Sussidi per la preghiera

• Celebrazione dell’Eucaristia

• Adorazioni eucaristiche guidate

 

B.B.2.2. CON-VOCAZIONE

“Ogni vocazione cresce nella con-vocazione”

• Riscoprire la bellezza del vivere insieme

• Contribuire alla costruzione di “comunità evangeliche”

• Riscoprire la nostra identità carismatica

•Divenire capaci di progettualità

• Essere donne di relazione, cioè esperte in umanità, per essere donne di vocazione (da chi-amate diventare chi-amanti)

•Vivere una forte esperienza di fraternità, nella stima, nel rispetto, nella fiducia, dando valore al fratello

 

Concretizzazioni

•Vivere un’esperienza coerente di vita (integrazione tra fede e vita)

• Condivisione e confronto sulla Parola di Dio

 

B.2.2.3.PRO-VOCAZIONE

“Ogni vocazione è pro-vocazione”

• Diffondere sempre più responsabilità e coinvolgimento all’interno delle comunità

• Essere donne inserite nella storia e nel territorio, che conoscono e soffrono i problemi della gente e se ne fanno carico

•Vivere la carità nella relazione con i fratelli

• Annunciare il Vangelo in modo attraente

 

Concretizzazioni

• Apertura alle sollecitazioni della realtà esterna e conoscenza di quella giovanile

• Creazione di spazi di condivisione della fede con i giovani

• Identificazione ed offerta di esperienze di vita comune

• Coinvolgimento nella vita della Famiglia religiosa

•Possibilità di incontro e confronto con dei testimoni di vita

• Cura del Sacramento della Riconciliazione perché sia momento vocazionale

 

C- ITINERARIO FORMATIVO

 

Icona biblica dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)

(Leggere il testo integrale del  Vangelo e commentarlo)

 

Atteggiamenti pedagogico-evangelici

La parte pedagogica è colta all’interno del vangelo, sull’esempio di quello straordinario animatore-educatore vocazionale che è Gesù, e in vista di un’animazione vocazionale scandita da precisi atteggiamenti pedagogico/evangelici:

accostarsi all’altro, seminare, accompagnare, educare, formare, discernere.

Questi atteggiamenti aprono prospettive importanti a chi lavora nella pastorale vocazionale: l’animatore è chiamato ad accostarsi all’altro facendo il primo passo, a seminare il buon seme della vocazione, ad accompagnare nel cammino che conduce il cuore ad “ardere”, ad educare alla fede e all’ascolto del Dio che chiama, a formare agli atteggiamenti umani e cristiani per discernere, infine, la presenza del dono che viene dall’Alto.

Sono dimensioni del mistero della chiamata che da Dio giunge all’uomo attraverso la mediazione dei fratelli.

 

1.ACCOSTARSI ALL’ALTRO

 

1.1.CHI AMA, AMA PER PRIMO

È Gesù che viene a cercarci: così anche noi siamo chiamati a metterci in cammino con i giovani, rivolgere loro per primi la parola, anche se non sembrano interessati a noi. Con rispetto, pazienza infinita, tenerezza, perché il linguaggio dell’amore arriva al cuore anche della persona più chiusa.

 

1.2.CHI AMA, VA OLTRE LE APPARENZE

I giovani hanno paura di essere giudicati dagli adulti, la loro fragilità li induce spesso a porsi in modo aggressivo e poco accogliente. L’animatore vocazionale è chiamato ad ascoltare la loro richiesta, spesso inespressa, di relazione con qualcuno cui confidare le proprie ansie, le proprie domande di senso.

 

1.3.CHI AMA, SA ASCOLTARE IN SILENZIO

Gesù pone una domanda per iniziare il dialogo, ma poi resta in silenzio finché i due discepoli hanno terminato il racconto e a loro volta lo interrogano. Anche all’animatore è chiesto di porsi in ascolto per suscitare silenziosamente la fiducia di chi gli sta di fronte.

 

2.SEMINARE

 

2.1.INCONTRO TRA DUE LIBERTÀ – LA SEMINA NELLA LIBERTÀ

All’interno del cammino pedagogico c’è il momento della semina: ciascuno di noi è terreno in cui Dio sparge il seme della vocazione cristiana, la quale è incontro tra la libertà imperfetta dell’uomo e quella perfetta di Dio. L’animatore vocazionale è chiamato a preparare il terreno, creando i presupposti perché la semina sia feconda.

 

2.2.IL CORAGGIO DI SEMINARE OVUNQUE

Come Gesù chiama a sé tutti, così l’animatore vocazionale semina “ovunque”, si rivolge ad ogni persona, annunciando e proponendo il Vangelo

con coraggio e senza pregiudizi.

 

2.3.LA SEMINA AL TEMPO GIUSTO

Come il seminatore sparge il seme al momento opportuno, così l’animatore vocazionale rispetta i tempi dell’altro. Egli deve tener presente la situazione ed i sentimenti che il giovane vive in quel particolare momento, per poter comprendere quale è il vero bene della persona.

 

3.ACCOMPAGNARE

 

3.1.CAMMINARE

L‘itinerario pedagogico/vocazionale è un viaggio verso la maturità della fede, che conduce a decidere in libertà e responsabilità secondo il progetto pensato da Dio, viaggio in compagnia dell’animatore vocazionale che prega per conoscere la strada e la voce di Dio, e diventa capace di indicare la presenza di un Altro.

 

3.2.TESTIMONIARE E CONDIVIDERE

Alla sequela di Gesù, l’animatore vocazionale condivide la fatica di chi cerca la propria vocazione e testimonia la propria scelta e l’essere stato scelto da Dio; egli è chiamato a diventare testimone convincente e credibile, affinché il suo messaggio diventi “buona notizia”, coinvolgendo il giovane nella sua totalità.

 

3.3.CUSTODIRE

Come Gesù si prende a cuore la storia di ognuno e risveglia il desiderio di Dio, così l’animatore vocazionale ha il compito di creare dentro di sé lo spazio per accogliere la storia del giovane, custodirla e ripresentarla trasfigurata dallo sguardo di fede.

 

4.EDUCARE

 

4.1.LA CONOSCENZA DI SÉ

La passione e la morte di Gesù hanno interrotto il cammino di fede dei due di Emmaus: il Messia “potente in opere e in parole”, speranza di liberazione per Israele, non ha risposto alle loro aspettative umane. La scelta vocazionale dei giovani spesso è messa in crisi o resa impossibile perché si ha un’interpretazione della vita troppo “terrena”. L’animatore vocazionale aiuta il giovane a conoscersi, a liberarsi dalle paure nei confronti della vocazione per giungere alla verità e alla costruzione dell’io vero.

 

4.2.IL MISTERO

L’itinerario vocazionale si muove all’interno di un unico mistero, quello del rapporto tra Dio e l’uomo. Un autentico cammino porta sempre e comunque a crescere nella conoscenza dell’amore di Dio e aiuta il giovane a scoprire la bellezza del mistero della vita, collocando fuori di sé, in Dio, la ricerca del fondamento dell’esistenza.

 

4.3.L’INVOCAZIONE

Senza il Signore e la sua Parola è notte nella vita, non c’è senso. L’animatore prega ed educa alla preghiera di invocazione, di fiducia, di gratitudine, perché essa diventi luogo di “ascolto del Dio che chiama”, colloquio che fa scoprire la propria vocazione.

 

5.FORMARE

 

5.1.RICONOSCERE GESÙ

Formare è il momento principale dell’itinerario formativo in cui al giovane si propone un modo di essere per condividere la vita del Figlio ed avere la Sua “forma”. Nell’episodio di Emmaus Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo dà loro, un gesto forte che solo lui poteva fare ed è per questo che viene riconosciuto! In questi quattro verbi è riassunta tutta la sua storia ed il suo insegnamento, è come il suo ritratto più fedele, ciò che aveva lasciato ai suoi discepoli perché lo ripetessero in memoria di lui, con il suo stesso cuore. L’animatore aiuta a comprendere che Cristo in ogni Eucaristia ripete quei quattro gesti per dire al giovane che lì dentro c’è anche lui, la sua vocazione, il suo futuro, la sua realizzazione piena. Anche lui riconoscerà Cristo quando in Lui scoprirà/riconoscerà se stesso.

 

5.2.LA GRATITUDINE

I due di Emmaus riconoscono il Signore nel gesto eucaristico e il loro cuore si colma di gioia: dal riconoscimento nasce la ri-conoscenza. L’animatore aiuta il giovane a riconoscere nella propria vocazione quella pienezza di felicità cercata da molto tempo e realizzata in modo assolutamente gratuito da Dio. Dalla scoperta di questo amore senza condizioni scaturisce la risposta grata che rende pronti a giocare la propria vita.

 

5.3.LA VERITÀ DELLA VITA

Il significato della vita, come bene ricevuto che diviene bene donato, è nel segno eucaristico. Ogni animatore è chiamato ad invitare il giovane a fare dell’Eucaristia il centro di un’esistenza tutta improntata al dono. Per questo lo aiuta a conoscere più intimamente Gesù e il suo mistero, e a capire che solo Lui è la Via e che l’Eucaristia costituisce il senso e la verità anche della sua esistenza.

 

6.Discernere

 

6.1.CAPACITÀ DECISIONALE

Il cammino vocazionale è un processo di discernimento che deve condurre il giovane ad assumersi delle responsabilità, fino alla maturazione di una decisione definitiva. È proprio la capacità di decidere, infatti, che spesso viene a mancare nei giovani di oggi. L’animatore vocazionale ha il compito di prepararli progressivamente ad assumere le responsabilità personali a partire dalle concrete scelte quotidiane, secondo i valori della gratuità, della costanza, della sobrietà, dell’onestà, affidando loro compiti adeguati per valorizzarne le capacità.

 

6.2.“RITORNO A CASA”

La scelta vocazionale indica novità di vita, ma è anche segno di un recupero della propria identità, quasi un “ritorno a casa”, alle radici del proprio io. L’animatore vocazionale aiuta il giovane a prendere coscienza di questa identità più profonda, e a fondarla sul riconoscimento del dono e sulla gratitudine che ne scaturisce. La realizzazione piena di se stessi consiste nel

seguire l’unico progetto che può dare felicità, quello di Gesù.

 

6.3.TESTIMONIANZA E COMUNITÀ

Il giovane che ha vissuto l’incontro con Cristo ha bisogno di “riferire ciò che gli è accaduto” sia con le parole che con le opere, perciò la testimonianza non può prescindere dal contesto comunitario. L’animatore vocazionale stimola il giovane a scoprire e ritrovare quotidianamente la sua chiamata, mettendosi al servizio della comunità ecclesiale in uno scambio di doni: la testimonianza del giovane, infatti, fa crescere la fede della Chiesa, la fede e la testimonianza

della Chiesa suscitano e incoraggiano la scelta del giovane.

 

7.OCCASIONI FONTI DI ESPERIENZA

Importante è offrire opportunità, occasioni per saper scoprire il dono della vocazione. “Occasioni” che siano opportunità concrete di carità, di servizio gratuito, in particolare verso i bisognosi, perché dal solo “fare” si giunga alla comprensione delle motivazioni più profonde ed autentiche dell’agire.

“Occasioni” che si trasformino in esperienze forti capaci di sollecitare a “salti

di qualità” nel proprio cammino spirituale.

Le proposte che intendiamo realizzare possono essere raggruppate secondo

3 livelli diversi:

 

7.1.• ECCLESIALE

Valorizzare tutte quelle occasioni che la Chiesa ci offre per promuovere una mentalità vocazionale: ritiri, esercizi spirituali, campi scuola, professioni religiose, giornate missionarie, per la vita e di preghiera per le vocazioni, GMG, convegno

 

7.2.• A LIVELLO GENERALE DELL’ISTITUTO

Creare occasioni capaci di far vivere le caratteristiche peculiari del nostro

carisma (vedi calendario eventi), continuando a sostenere con spirito di collaborazione e condivisione i progetti già esistenti.

 

7.3.• LOCALE

Programmare l’attività pastorale con un’attenzione particolare alla dimensione

vocazionale, affinché ogni comunità diventi “grembo delle vocazioni”.

 

7.3.1.La parrocchia

La vocazione normalmente nasce in seno alla comunità parrocchiale, per questo la pastorale vocazionale si inserisce nei cammini catechistici, dei gruppi genitori, delle giovani coppie, di fidanzati, nella formazione dei ministranti e nelle varie attività educative presso gli oratori  e soprattutto l’insegnamento

 

7.3.2.Il santuario

Per le comunità presenti nei santuari (vedi Lenola qui in zona), l’animazione

vocazionale consiste soprattutto nella capacità di presentare se stesse come “testimonianza vivente” concreta e gioiosa di una vita dedicata a Dio e ai fratelli. Esse si inseriscono nel tessuto della chiesa locale offrendo proposte che conducano ad accogliere anche scelte di presbiterato, diaconato e vita religiosa.

 

7.3.3.I ministeri vari

I ministeri vari svolgono un’azione di animazione e di proposta vocazionale:

– prestando attenzione al linguaggio dei mezzi di comunicazione

– con l’annuncio di una spiritualità eucaristica in sintonia con il nostro tempo

– accompagnando adulti, giovani e famiglie nella crescita spirituale e nell’ascolto della volontà di Dio

– offrendo la testimonianza del nostro carisma con uno stile di vita semplice e fraterno

– favorendo l’apertura degli orizzonti e coinvolgendo nella missione ad gentes.

 

8.CONCLUSIONE

Il Signore in mille modi mette ancora nel cuore il desiderio di seguirlo; invita ad alzare lo sguardo, a contemplare il cielo stellato e a credere alla sua promessa. Vogliamo raccogliere questa sfida e abbandonare le nostre incertezze per fidarci sempre più di Lui. È Lui solo che suscita le vocazioni, sta ad ognuno di noi favorire le condizioni perché un giovane possa rispondere a questa chiamata.

 

 

Preghiera per il Capitolo generale

 

Padre nostro,

che ci hai chiamati a seguire il Figlio tuo,

sulle orme di santa  Maria Maddalena,

concedici di convertirci completamente a Te e di conformarci al Figlio tuo

e Signore nostro Gesù Cristo, Vangelo del tuo Amore.

Così convertiti e identificati a Cristo,

infondi in noi il tuo Santo Spirito

per testimoniare al mondo quanto l’hai amato

fino a darTi tutto nel tuo Figlio.

Concedici di credere nel profondo che, per sola tua grazia,

siamo vere figlie tue nel Figlio Gesù e, come Lui,

di chiamarti e sentirti Abba, Padre.

Assisti le nostre  sorelle Capitolari a lasciarsi guidare dal tuo Spirito

per animare la Congregazione

ad essere intrepidi nel proclamare il tuo Vangelo

con la testimonianza della vita e della parola,

come Santa Maria Maddalena

Aiutaci attraverso il Capitolo Generale ad interrogarci con coraggio

per uscire dalla mediocrità, dalla stanchezza,

da una ritualità spesso vuota e ripetitiva

e diventare strumenti efficaci del tuo Amore, senza riserve,.

Maria, la Madre che ci donasti al culmine del tuo Amore,

ci sia sempre vicina per orientarci verso Gesù che, con Te, Padre,

in unione con lo Spirito Santo, vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen

 

 

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA
DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DELLE SUPERIORE GENERALI
(U.I.S.G.)

 

Aula Paolo VI 
Mercoledì, 8 maggio 2013

 

  

 

Signor Cardinale,
venerato e caro Fratello nell’Episcopato,
care sorelle!

 

Sono contento di incontrarvi oggi e desidero salutare ciascuna di voi, ringraziandovi per quanto fate affinché la vita consacrata sia sempre una luce nel cammino della Chiesa. Care sorelle, prima di tutto ringrazio il caro Fratello Cardinale João Braz de Aviz, per le parole che mi ha rivolto; mi piace anche la presenza del Segretario della Congregazione. Il tema del vostro Convegno mi pare particolarmente importante per il compito che vi è stato affidato: “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo”. Alla luce di questa espressione vorrei proporvi tre semplici pensieri, che lascio al vostro approfondimento personale e comunitario.

 

1. Gesù, nell’Ultima Cena, si rivolge agli Apostoli con queste parole: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), che ricordano a tutti, non solo a noi sacerdoti, che la vocazione è sempre una iniziativa di Dio. È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questo “esodo” da se stessi è mettersi in un cammino di adorazione e di servizio. Un esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore e di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle. Adorare e servire: due atteggiamenti che non si possono separare, ma che devono andare sempre insieme. Adorare il Signore e servire gli altri, non tenendo nulla per sé: questo è lo “spogliamento” di chi esercita l’autorità. Vivete e richiamate sempre la centralità di Cristo, l’identità evangelica della vita consacrata. Aiutate le vostre comunità a vivere l’”esodo” da sé in un cammino di adorazione e di servizio, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza.

 

L’obbedienza come ascolto della volontà di Dio, nella mozione interiore dello Spirito Santo autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane. Ricordate che il rapporto autorità-obbedienza si colloca nel contesto più ampio del mistero della Chiesa e ne costituisce una particolare attuazione della sua funzione mediatrice (cfr Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Il servizio dell’autorità e l’obbedienza, 12).

 

La povertà come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio. Povertà come indicazione a tutta la Chiesa che non siamo noi a costruire il Regno di Dio, non sono i mezzi umani che lo fanno crescere, ma è primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza. «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza», afferma l’Apostolo delle genti (2Cor12,9). Povertà che insegna la solidarietà, la condivisione e la carità, e che si esprime anche in una sobrietà e gioia dell’essenziale, per mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita. Povertà che si impara con gli umili, i poveri, gli ammalati e tutti quelli che sono nelle periferie esistenziali della vita. La povertà teorica non ci serve. La povertà si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini.

 

E poi la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo. La castità per il Regno dei Cieli mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio. Ma, per favore, una castità “feconda”, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre. Non si può capire Maria senza la sua maternità, non si può capire la Chiesa senza la sua maternità e voi siete icona di Maria e della Chiesa.

 

2. Un secondo elemento che vorrei sottolineare nell’esercizio dell’autorità è il servizio: non dobbiamo mai dimenticare che il vero potere, a qualunque livello, è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. Benedetto XVI, con grande sapienza, ha richiamato più volte alla Chiesa che se per l’uomo spesso autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo, per Dio autorità è sempre sinonimo di servizio, di umiltà, di amore; vuol dire entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi agli Apostoli (cfr Angelus, 29 gennaio 2012), e che dice ai suoi discepoli: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse… Tra voi non sarà così; proprio il motto della vostra assemblea, ‘tra voi non sarà così’ – ma chi vuole essere grande tra voi, sarà il vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27). Pensiamo al danno che arrecano al Popolo di Dio gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che “usano” il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero servire -, come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Ma questi fanno un danno grande alla Chiesa.

 

Sappiate sempre esercitare l’autorità accompagnando, comprendendo, aiutando, amando; abbracciando tutti e tutte, specialmente le persone che si sentono sole, escluse, aride, le periferie esistenziali del cuore umano. Teniamo lo sguardo rivolto alla Croce: lì si colloca qualunque autorità nella Chiesa, dove Colui che è il Signore si fa servo fino al dono totale di sé.

 

3. Infine l’ecclesialità come una delle dimensioni costitutive della vita consacrata, dimensione che deve essere costantemente ripresa e approfondita nella vita. La vostra vocazione è un carisma fondamentale per il cammino della Chiesa, e non è possibile che una consacrata e un consacrato non “sentano” con la Chiesa. Un “sentire” con la Chiesa, che ci ha generato nel Battesimo; un “sentire” con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell’unità. L’annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato. Questo è importante, l’annuncio e la testimonianza del Vangelo per ogni cristiano non sono mai un atto isolato o di gruppo, e qualunque evangelizzatore non agisce, come ricordava molto bene Paolo VI, «in forza di un’ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). E proseguiva Paolo VI: è una dicotomia assurda pensare di vivere con Gesù senza la Chiesa, di seguire Gesù al di fuori della Chiesa, di amare Gesù senza amare la Chiesa (cfr ibid., 16). Sentite la responsabilità che avete di curare la formazione dei vostri Istituti nella sana dottrina della Chiesa, nell’amore alla Chiesa e nello spirito ecclesiale.

 

Insomma, centralità di Cristo e del suo Vangelo, autorità come servizio di amore, “sentire” in e con la Madre Chiesa: tre indicazioni che desidero lasciarvi, a cui unisco ancora una volta la mia gratitudine per la vostra opera non sempre facile. Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre!

 

Care sorelle, siate certe che vi seguo con affetto. Io prego per voi, ma anche voi pregate per me. Salutate le vostre comunità da parte mia, soprattutto le sorelle ammalate e le giovani. A tutte va il mio incoraggiamento a seguire con parresia e con gioia il Vangelo di Cristo. Siate gioiose, perché è bello seguire Gesù, è bello diventare icona vivente della Madonna e della nostra Santa Madre Chiesa gerarchica. Grazie.

 

 

 

Casoria (Na). Consegnate le nuove costituzioni alle Suore

antonio7.jpgSono state presentate e consegnate, domenica 15 settembre 2013, nell’auditorium dell’Istituto Brando di Casoria, le nuove regole e costituzioni delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile fondato dalla Beata Maria Cristina Brando.

Alla cerimonia, officiata da padre Antonio Rungi, missionario passionista, erano presenti la Superiora Generale, Madre Carla Di Meo e il suo consiglio e circa 150 suore, provenienti da tutte le comunità presenti in Italia.

La cerimonia molto semplice, preghiera e riflessione di padre Rungi, è stata avvertita come un momento forte di rivitalizzazione della vita fraterna in comunità secondo il carisma della Beata Maria Cristina Brando, incentrato sull’adorazione eucaristica e sulla riparazione.

Le regole e costituzioni, dopo la revisione effettuata nel dicembre scorso, durante un capitolo generale straordinario, presieduto dalla Madre Generale, Suor Carla Di Meo sono state approvate il 22 febbraio 2013 dalla Santa Sede ed entrano e sono entrate in da domenica 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, protettrice dell’Istituto e contemporaneamente alla consegna delle stesse a tutte le religiose.

Per la fausta e storica ricorrenza, sono state convocate a Casoria tutte le responsabili delle case religiose in Italia e una delegata (la più giovane) delle stesse comunità.

Alle superiore locali, la Madre Generale, Carla De Meo ha consegnato nelle mani di ciascuna religiosa presente all’incontro il nuovo testo delle costituzioni e dei regolamenti delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, comunemente chiamate “Sacramentine”, dopo che sacerdote presidente della cerimonia religiosa ha benedetto i testi delle nuove norme che dovranno essere osservate diligentemente da tutte le religiose, di voti temporanei e perpetui, dell’Istituto Brando, presenti in Italia in varie parti, ma anche in Indonesia, Filippine, Sud-America e prossimamente in Africa nel Burkina Faso.