Archivi Mensili: novembre 2013

Scauri (Lt). Stasera inizio della Novena dell’Immacolata predicata da P.Rungi

Chiesa-Immacolata

Scauri (Lt). Novena dell’Immacolata predicata dal teologo padre Antonio Rungi

Sarà padre Antonio Rungi, missionario passionista del santuario della Civita, teologo morale, a predicare il solenne novenario in onore della Madonna Immacolata nella Chiesa intitolata alla Vergine Immacolata in Scauri, situata sulla Statale Appia. L’inizio del novenario che è molto frequentato dai fedeli della dinamica comunità parrocchiale, guidata da don Massimo, inizia questa sera, 29 novembre e si chiude con la solennità dell’8 dicembre. Nel corso del novenario, padre Rungi detterà la meditazione serale durante la messa vespertina e le tematiche scelte dal predicatore sono quelle della recente esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii gaudium”, pubblicata alla conclusione dell’anno della fede, lunedì 25 novembre 2013. Il programma del novenario prevede la preghiera del santo rosario, la preghiera della novena in onore della Madonna Immacolata e la celebrazione della santa messa vespertina delle ore 18.00. La liturgia sarà animata dalla schola cantorum parrocchiale e dai fedeli laici collaboratori della stessa parrocchia dell’Immacolata. Domenica 1 dicembre e domenica 8 dicembre le messe festive secondo l’orario dei giorni festivi. Padre Rungi, noto predicatore passionista, ritorna a distanza di due anni a predicare in questa comunità parrocchiale in occasione della solennità dell’Immacolata. La devozione alla Madonna sotto questo titolo è molto sentita in tutta l’arcidiocesi, soprattutto in seguito alla proclamazione del dogma dell’ Immacolata, pronunciato da Pio IX nel 1854, a cinque anni di distanza della sua storica visita del febbraio 1849 al Santuario della Civita, quando era esule in Gaeta. Da allora in tutta l’arcidiocesi sono sorte chiese e associazioni, congreghe ed attività pastorali e parrocchie in onore della Madonna Immacolata a conferma di un straordinario culto mariano che è vissuto dalla comunità dei credenti in tutti i comuni dell’arcidiocesi di Gaeta.

LA MEDITAZIONE PER IL RITIRO SPIRITUALE ALLE SUORE ANCELLE DEL SACRO CUORE

ANCELLE DEL SACRO CUORE DI CATERINA VOLPICELLI

FRATTAMAGGIORE – NAPOLI

SECONDO INCONTRO DI FORMAZIONE – 28 NOVEMBRE 2013

GUIDA SPIRITUALE: P.ANTONIO RUNGI – PASSIONISTA

<<La chiamata di Dio: dall’evento parola all’esperienza>>

“La vocazione dei cristiani alla gioia”

 1.Introduzione

La vocazione è la manifestazione della profonda e misteriosa natura di Dio, che si rivela come amore assoluto ed assolutizzante aperto all’uomo, il quale viene interpellato da Dio nella sua totalità e nel profondo del suo essere al punto di dover necessariamente manifestare le proprie doti di generosità e di accettazione del dono divino o, al contrario, le opposte facoltà di egoismo e di rifiuto. Da sempre l’uomo è chiamato da Dio ed  è invitato a lasciarsi amare da Lui, in piena libertà di accettazione o di rifiuto della mano che gli viene tesa con amorevole gratuità. Questo dono di Dio all’uomo segna le differenti tappe della rivelazione divina e del cammino dell’uomo, di colui che acconsente come di colui che rifiuta. La storia della “vocazione dell’uomo all’incontro con Dio” inizia con la creazione dell’intero universo (Gen 1-2) e trova la sua definitiva conclusione nei tempi ultimi, quando l’intero creato sarà “ricapitolato” in Cristo Signore (Ef 1,10) e sarà eternamente dichiarato beato chi avrà saputo custodire, con fedeltà, l’eterna parola di verità pronunciata dalla bocca di Dio (Ap 22,7.18 s).L’odierna società civile dà scarso rilievo all’appello che viene da Dio e, in senso più generale, alle esigenze dello spirito, salvo poi dichiararsi favorevole alla promozione ed alla crescita della dignità umana percorrendo strade e scegliendo mezzi contrari, se non addirittura ostili, ai progetti di Dio.Sollecitato dalla “chiamata” divina ed associato al progetto salvifico in forza di una specifica missione che gli viene affidata dal suo Creatore e Salvatore, l’uomo risulta credibile agli occhi di Dio se sa trascendere i propri limiti creaturali per consegnarsi, con fiduciosa speranza, alle superiori esigenze dell’amore di Dio, resosi manifesto, nella pienezza dei tempi (Gal 4,4), in Gesù Cristo e nel dono dello Spirito.

2.DALL’ESORTAZIONE APOSTOLICA  EVANGELII GAUDIUM DI PAPA FRANCESCO

1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni. 

2. Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto. 

3. Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché « nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore ».[1] Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: « Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici ». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare « settanta volte sette » (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti! 

4. I libri dell’Antico Testamento avevano proposto la gioia della salvezza, che sarebbe diventata sovrabbondante nei tempi messianici. Il profeta Isaia si rivolge al Messia atteso salutandolo con giubilo: « Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia » (9,2). E incoraggia gli abitanti di Sion ad accoglierlo con canti: « Canta ed esulta! » (12,6). Chi già lo ha visto all’orizzonte, il profeta lo invita a farsi messaggero per gli altri: « Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme » (40,9). La creazione intera partecipa di questa gioia della salvezza: « Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri » (49,13). 

Zaccaria, vedendo il giorno del Signore, invita ad acclamare il Re che viene umile e cavalcando un asino: « Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso! » (Zc 9,9). Ma forse l’invito più contagioso è quello del profeta Sofonia, che ci mostra lo stesso Dio come un centro luminoso di festa e di gioia che vuole comunicare al suo popolo questo grido salvifico. Mi riempie di vita rileggere questo testo: « Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia » (Sof 3,17). 

È la gioia che si vive tra le piccole cose della vita quotidiana, come risposta all’invito affettuoso di Dio nostro Padre: « Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene … Non privarti di un giorno felice » (Sir  14,11.14). Quanta tenerezza paterna si intuisce dietro queste parole!  

5. Il Vangelo, dove risplende gloriosa la Croce di Cristo, invita con insistenza alla gioia. Bastano alcuni esempi: « Rallegrati » è il saluto dell’angelo a Maria (Lc 1,28). La visita di Maria a Elisabetta fa sì che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (cfr Lc 1,41). Nel suo canto Maria proclama: « Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore » (Lc 1,47). Quando Gesù inizia il suo ministero, Giovanni esclama: « Ora questa mia gioia è piena » (Gv 3,29). Gesù stesso « esultò di gioia nello Spirito Santo » (Lc 10,21). Il suo messaggio è fonte di gioia: « Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena » (Gv 15,11). La nostra gioia cristiana scaturisce dalla fonte del suo cuore traboccante. Egli promette ai discepoli: « Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia » (Gv 16,20). E insiste: « Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia » (Gv 16,22). In seguito essi, vedendolo risorto, « gioirono » (Gv 20,20). Il libro degli Atti degli Apostoli narra che nella prima comunità « prendevano cibo con letizia » (2,46). Dove i discepoli passavano « vi fu grande gioia » (8,8), ed essi, in mezzo alla persecuzione, « erano pieni di gioia » (13,52). Un eunuco, appena battezzato, « pieno di gioia seguiva la sua strada » (8,39), e il carceriere « fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per aver creduto in Dio » (16,34). Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia? 

6. Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco che la gioia non si vive allo stesso modo in tutte la tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto. Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie: « Sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere …Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza. Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà … È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore » (Lam 3,17.21-23.26). 

7. La tentazione appare frequentemente sotto forma di scuse e recriminazioni, come se dovessero esserci innumerevoli condizioni perché sia possibile la gioia. Questo accade perché « la società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia ».[2] Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo conservare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo. Non mi stancherò di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che ci conducono al centro del Vangelo: « All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva ».[3]

 

8. Solo grazie a quest’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice. Perché, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può contenere il desiderio di comunicarlo agli altri?

 

3. La vocazione nell’Antico Testamento

La vocazione (concetto espresso in ebraico dal termine qara’ ed in greco dal verbo kaléo, “chiamare”) esprime e rappresenta, nel contesto biblico vetero-testamentario, la prima esplicita manifestazione del rapporto di elezione che l’amore eterno di Dio stabilisce con Israele, popolo “scelto” tra molti altri popoli più potenti, ricchi e famosi di lui. Con lo stesso misterioso criterio di scelta, Dio ha “eletto”, in seno al popolo ebraico, dei personaggi non particolarmente dotati di specifiche virtù umane, ma da Lui considerati alla stregua di veri “figli” (cf. Os 11,1; Dt 14,1), per farne suoi messaggeri, o portavoce della sua volontà di salvezza, sancita a varie riprese con “patti di alleanza”.

L’alleanza sancita sul monte Sinai ratifica la risposta positiva del popolo ebraico, sulla cui elezione libera e gratuita da parte di Dio viene posto il definitivo sigillo. Prima della stipula dell’alleanza sinaitica, però, Dio vuole chiarire il significato della vocazione del popolo ebraico al fine di evitare futuri equivoci. Rivolgendosi a Mosè, Dio gli rammenta la fine ingloriosa fatta dagli egiziani, travolti dalle acque durante l’inseguimento degli ebrei fuggitivi e gli chiarisce il senso della dignità e della missione di quel popolo “eletto”, definito da Dio stesso come “figlio primogenito” (Es 4,22): gli ebrei devono ascoltare la voce di YHWH, osservare i termini dell’alleanza, essere un regno di sacerdoti, una nazione santa e ricordare di essere, tra tutti i popoli della terra, l’esclusiva proprietà di Dio (Es 19,4 s).

La chiamata di Dio provoca il giudizio (in greco, krìsis) attuale ed escatologico del genere umano, poiché da essa scaturisce una sanzione per chi si ribella alla Parola divina, disprezzandola, oppure la realizzazione delle promesse divine per chi l’accoglie con pienezza di fede e d’amore. Infatti, la vocazione/chiamata divina sollecita ed esige sempre una risposta da parte del chiamato e le espressioni bibliche più ricorrenti, per esprimere tale risposta, sono: “ascoltare la voce” e “osservare l’alleanza” di Dio, che sta per essere stipulata.

Il popolo eletto accoglie prontamente l’alleanza, voluta da Dio, con una proclamazione collettiva e vincolante: “Tutto quello che il Signore ha detto, noi lo faremo” (Es 19,8). Su questo impegno solenne, preso dagli ebrei davanti al Signore Dio, si giocheranno le sorti future del popolo eletto; ogniqualvolta gli ebrei si allontanano dal solenne giuramento di fedeltà a Dio sono puniti, spesso in modo assai severo e quando si ravvedono, assumendo comportamenti  coerenti con la Legge consegnata da Dio a Mosè sul monte Sinai, sono gratificati con periodi di pace e di prosperità. I testi biblici, che narrano le vicende storiche di Israele durante il periodo dei giudici e dei re, espongono questo modo di procedere di Dio nella storia del suo popolo, il quale prende gradualmente coscienza di essere una “nazione santa”, un “regno di sacerdoti”, destinatario di privilegi sconosciuti ad altri popoli.

Il popolo eletto, infatti, riconosce di essere addetto, in modo del tutto speciale, al servizio di Dio, alla purezza del suo culto sulla terra, alla sua conoscenza ed alla sua adorazione. Ogni israelita si sente responsabile della presenza stessa di Dio sulla terra e da ciò scaturisce la santità, ossia la separazione da tutto ciò che non è Dio e di Dio, il distacco radicale da ogni profanità.

Si comprende come la chiamata di Dio, o vocazione, coincida con una richiesta di santità che il Creatore rivolge alle sue creature.

La  vocazione sacerdotale di tutta la nazione caratterizza, in ogni tempo della sua storia, la vita d’Israele, anche quando esso è ridotto soltanto ad un misero “resto” a causa delle tragiche vicende belliche, in cui viene coinvolto a causa dell’insipienza della sua classe dirigente, politica e sacerdotale. Quando il popolo eletto sembra essersi allontanato completamente dall’impegno preso con il suo Dio, s’impongono con forza all’attenzione di tutto il popolo i profeti, figure carismatiche caratterizzate da un’assoluta dedizione a YHWH ed alle sue esigenze sulla terra, dall’impegno nel far custodire al popolo, od a fargli recuperare, Dio stesso e l’osservanza della sua alleanza/presenza, dalla fedeltà nell’indicare i piani di salvezza di Dio anche a costo della propria vita.

La vocazione profetica d’Israele è auspicata proprio dal “profeta” Mosè (Nm 11,29) e descritta da Baruc come una vera beatitudine (Bar 4,4), mentre in altri testi essa è interpretata come un esempio di intima relazione tra Dio ed Israele, cui tutti i popoli guardano con reverenza e timore (Dt 28,10), la dimostrazione lampante che tutto proviene dall’amore gratuito di Dio e dalla sua potenza trasformatrice (Is 41,14; 43,1; 48,12). Proprio la vocazione dei profeti rappresenta il prototipo delle vocazioni nell’Antico Testamento: Dio si rivolge alla coscienza più profonda ed intima di un essere umano, fino al punto di sconvolgerne l’esistenza e trasformandolo in un “uomo nuovo”. Ogni profeta svolge una missione peculiare, che non sempre accetta senza opporre una qualche resistenza a Dio perché intuisce le difficoltà cui andrà incontro.

La vocazione dei profeti s’inserisce nel contesto della vocazione profetica di tutto il popolo eletto, di cui essi rappresentano la coscienza critica e di cui garantiscono i reali interessi, anche rammentandogli gli impegni religiosi assunti solennemente con YHWH (cf. 1Re 18,30 ss; 2Re 2,12; 2Re 13,14; Is 6,5; 8,18; 20,3; Ger 8,18.21.23; 14,17; 23,9 s; Ez 12,6.11; 24,16.21.24).

Generalmente un profeta, chiamato da Dio a parlare in nome e per conto suo agli uomini, è consapevole che da tale vocazione non riceverà onori né vantaggi personali, ma che, al contrario, sarà considerato come un corpo estraneo dalla società in cui vive, se non addirittura un nemico (Is 8,11; Ger 12,6; 15,10; 16,1-9), sicché ognuno reagisce alla chiamata con ansia (Is 6,5), ma anche con generosità (Is 6,8), oppure accampando scuse plausibili per ritrarsi dall’impegno (Es 4,10-17; Ger 1,6), o “subendo” in qualche modo l’irruenza con cui Dio entra nella sua vita mediante visioni stupefacenti o terrificanti (Ez 1,4-3,15; cf. Is 6,1-4; 1Re 22,19-23). Per il timore di compromettersi troppo con Dio, c’è anche chi tenta inutilmente la fuga (Gn 1,3) o chi cerca delle garanzie nel dubbio di sentirsi preso in giro (Gdc 6,11-23), ma c’è pure chi è disposto a cambiare radicalmente la propria esistenza senza battito di ciglia (Gen 12,1), fidandosi istintivamente di Colui che chiama, senza fare troppi calcoli umani (Es 3,4). La vocazione profetica non risparmia neppure i non ebrei, che profeticamente agiscono per compiere la volontà salvifica di Dio anche senza rendersene pienamente conto (Nm 23,3.16; Ger 27,4-7; Is 48,14), a dimostrazione che Dio non fa lo schizzinoso come gli uomini, i quali tendono ad emarginare chi non appartiene al proprio gruppo etnico, linguistico, culturale o religioso.

Spesso, il profeta dell’Antico Testamento svolge anche la funzione di intercedere presso Dio per conto degli uomini, i quali andrebbero incontro ad un tragico destino di morte e distruzione senza la mediazione di queste persone “predilette” da Dio (Gen 20,7; 1Sam 7,5.8; Es 8,4.8.26.27; 32,11-14.31;

 

4. La vocazione nel Nuovo Testamento

Nell’ambito neo-testamentario, la vocazione colloca l’uomo nella sfera della salvezza scaturita da Cristo e legata alla sua opera (2Ts 2,14), in conseguenza della quale il battezzato è chiamato ad essere “la creatura nuova” (2Cor 5,17) in grado di essere “partecipe della natura divina” (2Pt 1,4). Rivolgendosi agli irrequieti cristiani della comunità di Corinto, sua croce e delizia, Paolo li descrive come “santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo” (1Cor 1,2). A ben vedere, è proprio questo il dato fondamentale della vocazione cristiana, in generale e di ogni vocazione particolare, in senso stretto. Dio è “colui che chiama” (Rm 9,12; Gal 5,8) ed i cristiani sono dei “con-vocati” per essere chiesa (ek-klesìa, con-vocazione) di Dio Padre in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito (cf. 1Ts 1,1; 2Ts 1,1; 1Cor 1,2; 2Cor 1,1 ecc.).

Secondo la prospettiva biblico-teologica del Nuovo Testamento, la vocazione è legata al “mistero di Cristo”, ossia alla rivelazione del piano salvifico divino “formulato nel Cristo Gesù nostro Signore”, “mistero che Dio, creatore dell’universo, ha tenuto in sé nascosto nei secoli passati”, ma che ora è stato “rivelato per mezzo dello Spirito ai suoi santi apostoli e profeti” e che consiste nel fatto che, ora, “i pagani sono ammessi alla stessa eredità, sono membri dello stesso corpo e partecipi della stessa promessa in Cristo Gesù, mediante il vangelo” (Ef 3,5s.9.11).

La vocazione cristiana ha una dimensione universale, è estesa a tutti gli uomini, ma per prendervi parte occorre essere consenzienti, manifestando la fede in Cristo. La dimensione universale, cattolica della vocazione o chiamata degli uomini alla fede in Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio e redentore dell’umanità e dell’intero universo, non è stata subito evidente ai discepoli di Gesù, profondamente impregnati di cultura ebraica e, pertanto, convinti che il privilegio di essere membri del popolo eletto, scelto in modo esclusivo da YHWH come suo popolo e “famiglia”, si estendesse in modo unico e totalizzante anche alla loro appartenenza alla ristretta cerchia degli eletti, salvati da Cristo.

Il disprezzo per i pagani, o gentili, era superiore al desiderio di accoglierli nella “famiglia dei salvati” in Cristo e ci volle l’irruenza e la costanza di un apostolo sanguigno e coraggioso, fino alla temerarietà, come Saulo di Tarso per scuotere le incrollabili certezze dei confratelli giudei, il cui capo “ufficiale” era Pietro, piuttosto condiscendente e disposto al dialogo coi gentili, succube però del “vero” capo della comunità cristiana di Gerusalemme, la Chiesa-madre di tutto il movimento cristiano dell’antichità: s. Giacomo, detto il Minore e noto per essere il “fratello (o cugino) del Signore Gesù ed altrettanto famoso per la sua incrollabile fedeltà alle tradizioni giudaiche (cf. At 15,1-29).

La santità e l’essere “santificati in Cristo Gesù” riassumono il contenuto della vocazione (ossia della chiamata alla santità rivolta da Dio a tutti gli uomini in Cristo Signore), in forza della quale tutti coloro che accettano di aderire a Gesù, con fede piena e libera, sono come “separati” dagli altri uomini per essere totalmente di Dio (cf. Rm 9,24; Col 3,11; At 2,39; Is 57,19). Il vocabolo ebraico qadōš, santo, è stato tradotto in greco con un significativo àghios, letteralmente “non terreno”; santo, dunque, è colui che partecipa della santità di Dio, che è purissimo spirito, non corruttibile né delimitabile, come tutto ciò che è materiale e soggetto alle leggi del tempo e dello spazio, ma neppure sfiorato dal male. Chi è santo non è tale per meriti propri, ma perché è stato “santificato” da Dio in Cristo per mezzo dello Spirito. Il cristiano, dunque, ha il grande privilegio di essere “chiamato” a vivere, in pienezza e per partecipazione, la santità di Dio, senza per questo dover evadere dal mondo in cui Dio stesso l’ha collocato per essere “segno” della sua  misteriosa ed ineffabile presenza nel mondo (cf. 1Cor 5,10). Come spiega s. Paolo, tramite la vocazione cristiana la vita acquista un valore del tutto nuovo, poiché si realizza un rapporto esclusivo (1Cor 7,20.22) tra Dio e quanti sono da Lui consacrati e chiamati ad essere suoi collaboratori nella manifestazione del suo progetto di salvezza (Rm 8,28-30). A loro modo, i “chiamati” godono già dell’attributo essenziale di Dio e del suo Cristo, che è l’essere “santo”. La volontà di Dio, ricorda ancora Paolo, consiste nel fatto che ciascun essere umano è chiamato alla santità, non all’impurità propria di chi volontariamente decide di accontentarsi della realtà materiale, eludendo le superiori esigenze dello spirito (1Ts 4,3.7). Durante la vita presente, il cristiano è sollecitato a compiere continuamente delle scelte coerenti con la propria vocazione alla santità (Ef 4,1-6) e, come termine di confronto, ha niente meno che la santità di Dio (1Pt 1,15); per realizzare nella propria vita questo “cammino” vero e proprio verso la santificazione personale e comunitaria, i cristiani devono attingere necessariamente ed a piene mani alla grazia divina, che offre doni di salvezza, di pace, di libertà, di gratuità, di amore e di speranza, doni che vanno condivisi con generosità e non tenuti egoisticamente per sé. Occorre sottolinearlo, non ci si salva mai da soli! La vocazione, infatti, è un atto d’amore divino rivolto al singolo ed in singole circostanze, richiede un impegno personale costante e fedele (2Pt 1,10), ma non si esaurisce nella salvezza di una sola persona: Cristo è morto per tutti e a tutti deve giungere la lieta notizia della salvezza, donata con l’effusione del suo sangue.

Da ciò scaturisce la dimensione missionaria della vocazione cristiana, in forza della quale ogni cristiano diventa un collaboratore attivo di Cristo nella diffusione del suo vangelo, facendo della propria personale “chiamata” alla salvezza un dono da condividere con tutti gli uomini, liberi di accogliere o di respingere la redenzione offerta da Cristo per mezzo della sua Chiesa, la quale, essendo il “Corpo mistico di Cristo”, è al tempo stesso presenza attuale e garanzia certa della futura salvezza eterna. Da tali principi trae origine e sviluppo la vocazione alla santità di ogni singolo membro del Corpo di Cristo: la Chiesa non è santa per la somma addizionale della santità dei suoi singoli membri, ma perché è resa tale da Cristo, che è il suo Capo e che chiama tutti i suoi discepoli a spogliarsi della propria carnalità, intrisa di peccato, per rivestirsi di Lui (Rm 13,14; Gal 3,27), il “tre volte Santo” (Is 6,3; Ap 4,8).

NOVENA IN ONORE DELLA MADONNA IMMACOLATA

NOVENA IN ONORE DELLA MADONNA IMMACOLATA

NOVEMBRE-DICEMBRE 2013

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI – PASSIONISTA 

PRESENTAZIONE 

All’indomani della chiusura dell’anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI e portato a termine da Papa Francesco, in preparazione alla Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine e Madre, dopo aver pregato davanti all’immagine della Madonna della Civita, in Itri, dove, il 10 febbraio 1849 si recò pellegrino, Papa Pio IX, e decise di promulgare, nel 1854, il dogma dell’Immacolata Concezione, ho ritenuto opportuno predisporre questo sussidio spirituale e liturgico per celebrare degnamente la Novena in preparazione alla Madonna dell’Immacolata di quest’anno 2013. Mi ha spinto in questa direzione non solo l’alta magistero di Papa Francesco, ma anche di tutti i suoi predecessori, in particolare, Papa Giovanni Paolo II, che il 25 giugno 1989, in occasione dei 150 anni della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, venne in visita pastorale al Santuario della Civita, da pochi anni affidato alla cura pastorale dei Padri Passionisti. Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, gli ultimi tre grandi Pontefici che la Chiesa ha avuto come guide spirituali ed illuminate, come grandi devoti della Madonna vogliano, con il loro magistero, adeguatamente valorizzato in questo opuscolo della Novena dell’Immacolata, da me curato, aiutarci a prepararci bene, spiritualmente alla Solennità dell’Immacolata Concezione ed anche al Santo Natale. La pubblicazione poi dell’Esortazione di Papa Francesco “Evangelii gaudium (La gioia del Vangelo) mi ha suggerito di partire dal tema della gioia e da Maria, Madre della gioia, per poi concludere il Novenario con Maria, Vergine e Madre Immacolata. Vi affido questo piccolo lavoro, frutto di un cammino interiore e spirituale fatto in questi giorni, soprattutto pregando ai piedi della Vergine Santa, perché anche voi possiate prepararvi alla solennità dell’Immacolata con la preghiera, con la conversione del proprio cuore e soprattutto con l’imitazione di tutte quelle virtù mariane, che vengono indicate in questo itinerario di spiritualità, alla scuola di Cristo e di Maria, nuovo Adamo e nuova Eva per quanti cerca di realizzare il bene in questo nostro tempo, tanto bisognoso di salvezza e redenzione di tutti i generi. 

L’autore:P.Antonio Rungi,passionista 

SCHEMA 

29 NOVEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA GIOIA 

30 NOVEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA SPERANZA 

01 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA MISERICORDIA 

02 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA TENEREZZA 

03 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA FAMIGLIA 

04 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DEL BELL’AMORE 

05 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DEL SALVATORE 

06 DICEMBRE 2013: MARIA MADRE DELLA CHIESA 

07 DICEMBRE 2013: MARIA, VERGINE E MADRE IMMACOLATA

29 NOVEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA GIOIA 

DAL VANGELO SECONDO LUCA- CAP.I 

[8]C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. [9]Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, [10]ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: [11]oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. [12]Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». [13]E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:  [14]«Gloria a Dio nel più alto dei cieli  e pace in terra agli uomini che egli ama». 

RIFLESSIONE 

Perché Maria è detta Fonte della nostra gioia? Per dare risposta a questa domanda è necessario chiederci anzitutto quale sia la gioia di cui Maria è fonte per noi. La gioia cristiana non è l’allegria esteriore e rumorosa che la nostra cultura spesso identifica con questo termine. È invece la serena letizia che nasce dalla certezza di essere amati da Dio, amati personalmente dal nostro Creatore, da colui che tiene nelle sue mani l’universo intero e che ama ciascuno di noi e tutta la grande famiglia umana con un amore appassionato e fedele. Il suo è un amore più grande delle nostre infedeltà e peccati e che – proprio per questo – riscatterà la nostra vita dalla morte. La gioia evangelica è la gioia della fede e della speranza; ma anche la gioia della carità, cioè della comunione con l’amore stesso di Dio. Una gioia che non viene spenta dalle prove e dalle sofferenze che possiamo incontrare, ma si dimostra più forte di esse, dal momento che ha il suo fondamento nell’amore fedele del Padre che si è donato a noi in Gesù Cristo.

Proprio Gesù, venuto a rivelarci e a comunicarci l’amore del Padre, ci ricorda: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Di questa gioia che è frutto dello Spirito Santo (cf Gal 5,22) Maria ha fatto esperienza più di ogni altra creatura. Più di ogni altro Maria «ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» abbandonandosi con totale fiducia nelle mani di Dio. Per questo è dichiarata beata dalla cugina Elisabetta. E lei stessa canta la gioia che nasce da questo affidamento a Dio con le parole del Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore». In Maria si realizza dunque la profezia di cui ci ha parlato il profeta Zaccaria: «Gioisci, esulta, Figlia di Sion, perché io vengo ad abitare in mezzo a te» (Zc 2,14). E quanto si realizza in lei è destinato a realizzarsi in ogni battezzato e nell’intera Chiesa del Signore. Guardando a Maria e soprattutto vivendo nei suoi confronti una comunione di amore filiale, ciascuno di noi (e tutta la Chiesa) può percorrere insieme con lei quel pellegrinaggio della fede che l’ha portata a vivere la pienezza della gioia evangelica. Nella Redemptoris Mater Giovanni Paolo II ci ricorda: «Nei riguardi di ogni cristiano, di ogni uomo, Maria è colei “che ha creduto” per prima, e proprio con questa sua fede di sposa e di madre vuole agire su tutti coloro che a lei si affidano come figli. Quanto più questi figli perseverano in tale atteggiamento e in esso progrediscono, tanto più Maria li avvicina alle imperscrutabili ricchezze di Cristo». Invocando l’aiuto di Maria e facendo affidamento nella sua materna intercessione potremo davvero unirci sempre più profondamente a Gesù e sperimentare quella pienezza di gioia che ci ha promesso: «Ora siete nel dolore, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,22). 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

 PREGHIAMO

Maria, fonte della nostra gioia, gaudio e letizia della nostra vita, donaci di assaporare la vera gioia, accogliendo Gesù Cristo ogni attimo nella nostra vita, per dialogare con Lui nel segreto del nostro cuore. Amen.

CANTO MARIANO  

30 NOVEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA SPERANZA 

DAL VANGELO SECONDO LUCA- CAP.I 

26]Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [27]a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. [28]Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». [29]A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. [30]L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. [31]Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. [32]Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre [33]e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 

DALLA SPES SALVI DI PAPA BENEDETTO XVI 

Con un inno dell’VIII/IX secolo, quindi da più di mille anni, la Chiesa saluta Maria, la Madre di Dio, come « stella del mare »: Ave maris stella. La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente Arca dell’Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14)? (SS, 49).

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

 PREGHIAMO

Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra,  insegnaci a credere, sperare ed amare con te.  Indicaci la via verso il suo regno!  Stella del mare, brilla su di noi  e guidaci nel nostro cammino! Amen. 

CANTO MARIANO 

01 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA MISERICORDIA

DAL VANGELO SECONDO LUCA – CAP.I 

[46]Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore

[47]e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

[48]perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

 D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

[49]Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

 e Santo è il suo nome:

[50]di generazione in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.

[51]Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

[52]ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

[53]ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato a mani vuote i ricchi.

[54]Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

[55]come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza,

 per sempre».

 RIFLESSIONE

Il titolo Maria, Madre della misericordia, celebra la benignità, la magnanimità, la dignità della beata Vergine esaltata nei cieli. Maria portando a compimento ciò che era stato prefigurato nella regina Ester  «interviene incessantemente per noi presso il Figlio» suo per la salvezza del popolo, che ricorre a lei fiducioso nelle tribolazioni e nei pericoli. La Madre del Signore e la «regina clemente», «esperta della benevolenza (di Dio), accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei»  e salutata «conforto dei penitenti e speranza dei miseri» Questo titolo, giustamente celebra la santa Vergine, sia perché ci ha generato Gesù Cristo, che e la misericordia visibile dell’invisibile Dio misericordioso, sia perché è madre spirituale dei fedeli, piena di grazia e di misericordia: la beata Vergine è chiamata «madre della misericordia»  il che significa che è infinitamente misericordiosa, madre clementissima e tenerissima, madre dolcissima».

Due volte nel cantico «Magnificat», Maria ha lodato Dio che usa misericordia: «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono»; «ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia». Per questo i fedeli desiderano vivamente «magnificare con Maria la bontà infinita» di Dio, la donna che ha fatto un ‘esperienza della misericordia di Dio. Ella è «la regina clemente, esperta della benevolenza (di Dio), accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei. Tali parole ci ricordano ciò che scrive Giovanni Paolo Il riguardo alla beata Vergine nell’Encliclica Dives in misericordia: «Maria (…) in modo particolare ed eccezionale – come nessun altro – ha sperimentato la misericordia; (…) avendo fatto esperienza della misericordia in una maniera straordinaria» (DIM, 9). 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

 PREGHIAMO 

Dio di bontà infinita,  concedi ai tuoi fedeli,  per intercessione della beata Vergine Maria, madre di misericordia,  di sperimentare sulla terra la tua clemenza, e di contemplare la tua gloria nel cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,  e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 CANTO MARIANO 

02 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA TENEREZZA 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI- CAP.III 

[16]Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. [17]Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. [18]Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. [19]E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. [20]Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. [21]Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. 

RIFLESSIONE 

Il titolo di Maria Madre della Tenerezza ci porge questa domanda: “A chi appartieni?” E’ la domanda centrale della nostra vita spirituale. Apparteniamo al mondo, alle sue inquietudini, al suo popolo, alla sua infinita catena di sollecitazioni, o apparteniamo a Dio? Rispondere a questa domanda non è troppo difficile. La contemplazione di Maria, Madre della tenerezza è un invito gentile a lasciare per un momento l’ambito costrittivo, a volte lacerante del mondo, per entrare nella sfera liberante di Dio. Il Cardinale Henry Newman, prima anglicano e poi convertito al cattolicesimo per opera del Beato Domenico della Madre di Dio, passionista, scriveva circa la Madonna, Madre della tenerezza: ”Cerco sempre un contatto visivo con coloro che mi parlano. Questo mi fa sentire accettato, preso sul serio. Ma quando cercai fare lo stesso con l’icona della Vergine della tenerezza, mi accorsi che questo non era possibile e rimasi turbato. Volevo che mi guardasse, che mi riconoscesse suo figlio, amico personale. Ma la Madre di Dio non mi guardava”. I suoi occhi guardano all’interno la vita di Dio e all’esterno la vita del mondo. Sguardo al Creatore e alla creazione. Il significato dello sguardo fisso di Maria è accentuato dalle stelle che brillano sulla fronte e sulle spalle e che indicano la sua verginità, segno di una presenza divina che avvolge tutta la persona. Lei ci guarda con gli stessi occhi con cui guarda Gesù. Ci vede come uomini e donne chiamati dalle tenebre del peccato alla luce della fede, chiamati a diventare figli di Dio. E’ difficile per noi questo sguardo, perché desideriamo essere visti e accettati nella nostra realtà mondana e non in quella spirituale. Desideriamo talmente essere visti, che siamo poco abituati ad essere guardati. “Tu appartieni a Dio” ci dice questo titolo. La tenerezza di Maria è la tenerezza di Dio e del suo Figlio, Gesù Cristo. Tutto l’essere della Madre è per Gesù. La sua mano non insegna, non spiega, non implora; semplicemente offre il Bambino come Salvatore del mondo a tutti coloro che sono disposti a vedere Gesù con gli occhi della fede. La mano di Maria sintetizza tutta l’icona in un solo canto: “L’anima mia magnifica il Signore”. Vuole che troviamo anche noi lo spazio interiore dove collocarci per questa adorazione. La sua mano acquista importanza, ci chiama, vuole che vinciamo le nostre paure, vuole che confidiamo in Dio come ha fatto lei. Man mano che il nostro sguardo spazia dagli occhi alle mani, riconosciamo la sua profonda pazienza. Pazienza è un termine collegato con “Patire”. Lei, donna glorificata, è stata la donna dal cuore trapassato da una spada. Lei sa cosa significa il mite patire. Sa cosa vuol dire essere povero, oppresso, profugo, essere tenuto a distanza, stare ai piedi della croce, serbare pensieri e sentimenti che non possono essere condivisi con nessuno. Queste sofferenze indugiano nella fissità dei suoi occhi e nel gesto delle mani, non come pena che indurisce, ma come segni glorificati della sua pazienza. Maria è solo la Madre del Figlio crocifisso, ma di tutte le persone che al mondo patiscono, conosce le nostre esitazioni, i nostri dubbi, le nostre tristezze. Attende con pazienza che dal nostro cuore scaturisca il “si”. La sua pazienza è salda, confidente, perseverante. La sua mano indica sempre là, il cuore del mistero dell’Incarnazione, ci invita ad andare a Gesù che è la via alla casa di Dio, a cui noi in realtà apparteniamo. 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo. 

PREGHIAMO 

O Dio che ci hai dato per Madre, la tua tenerissima Madre, fa che sul suo esempio anche noi diventiamo teneri e accoglienti verso i nostri fratelli, amandoli come Tu ci hai amato fino al sacrificio supremo della Croce. Amen 

CANTO MARIANO 

03 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DELLA FAMIGLIA

DAL VANGELO SECONO LUCA – CAP.II 

[41]I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. [42]Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; [43]ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. [44]Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; [45]non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. [46]Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. [47]E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. [48]Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». [49]Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». [50]Ma essi non compresero le sue parole.  [51]Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. [52]E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. 

DALL’ESORTAZIONE APOSTOLICA DI GIOVANNI PAOLO II ROSARIUM VIRGINIS MARIAE 

Il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera….La famiglia che prega unita, resta unita. Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio…Molti problemi delle famiglie contemporanee, specie nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l’immagine del Redentore, l’immagine della sua Madre Santissima. La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po’ il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino. (n.41) 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

PREGHIAMO 

O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che, per intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe, nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine. Per Cristo, nostro Signore. Amen. 

CANTO MARIANO 

04 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DEL BELL’AMORE 

DAL VANGELO SECONDO LUCA – CAP. VI 

[27]Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, [28]benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. [29]A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. [30]Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. [31]Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. [32]Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. [33]E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. [34]E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. [35]Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi.  [36]Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. [37]Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; [38]date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». 

RIFLESSIONE 

L’espressione «madre de bell’amore» si trova nel Siracide 24,24 «Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza».

La Chiesa, celebrando il mistero e la funzione della beata Vergine Maria contempla con gioia la sua bellezza spirituale.

La bellezza e lo splendore della santità e della verità di Dio, «fonte dell’eterna bellezza»  ed anche immagine della bontà e della fedeltà di Cristo, il più bello «tra i figli degli uomini». La beata Vergine per tre motivi è detta «bella», cioè amabile e pura: perché, essendo «piena di grazia» e «arricchita dei doni dello Spirito», «è rivestita della gloria del Figlio e adornata di ogni virtù» ; perché nel modo più puro amò appassionatamente Dio, il suo mirabile Figlio e tutti gli uomini, di un amore cioè verginale, sponsale e materno; perché fu splendidamente partecipe del mistero della concezione e della nascita di Cristo, nonché della sua morte e risurrezione, aderendo con la dolcezza e la forza dell’amore in perfetta sintonia al disegno salvifico di Dio.

Nella Vergine Maria che è «tutta bella» e «senza macchia», si trovano, portate a perfezione, le egregie virtù delle donne dell’Antico Testamento: la bellezza e l’amore della Sposa, del Cantico, la bellezza e la saggezza di Giuditta, lo splendore e la grazia della Regina, sposa del Re messianico. La «via della bellezza» è il cammino della perfezione cristiana; i fedeli che la percorrono «insieme con Maria» sono aiutati «a progredire nella, via del santo amore» e si rivolgono a Dio, «perché ripudiando la turpitudine del peccato (si innamorino) della bellezza incorruttibile». 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo. 

PREGHIAMO

Dio d’eterna sapienza e d’infinito amore, che dal talamo purissimo di Maria hai fatto uscire lo Sposo della Chiesa, Gesù Cristo tuo Figlio, il più bello tra i figli degli uomini, per intercessione della sua gloriosa Madre, dona letizia e pace a tutti i popoli e fa’ splendere la tua santità nei nostri cuori. Per Cristo, nostro Signore. Amen. 

CANTO MARIANO 

05 DICEMBRE 2013: MARIA, MADRE DEL SALVATORE 

DAL VANGELO SECONDO MATTEO – CAP.XII 

[46]Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. [47]Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». [48]Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». [49]Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; [50]perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». 

RIFLESSIONE 

La possibilità di essere madre del Salvatore è offerta a tutti i credenti; lo ha dichiarato solennemente il Salvatore in persona quando ha affermato: «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,48). Questo nulla toglie alla grandezza e alla unicità della Vergine Maria; nelle parole di Gesù, infatti, è espresso l’elogio più bello a sua mamma, dal momento che nessuno è stato, come lei, docile al disegno misterioso di Dio e nessuno si è posto al servizio dell’Altissimo con altrettanta prontezza e disponibilità: «Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Nella sorpresa trepidante dell’Annunciazione come nella straziante angoscia ai piedi della croce Maria rimane l’icona inarrivabile della fedeltà. E Madre del Salvatore perché, secondo il commento di sant’Agostino, ha concepito il Figlio eterno prima nel cuore che nel grembo; un cuore umile e disponibile, un cuore abitato dall’unico silenzio che meriti questo nome: il silenzio dell’adorazione. Prima nel cuore, quindi; ma anche nel grembo. Qui l’unicità della Vergine si rivela assoluta: lei sola è madre del Salvatore perché è in lei che il Verbo, scendendo dal trono regale, si è fatto carne (Gv 1,14); solo a lei è rivolto l’elogio, commovente nella sua concretezza, fiorito sulle labbra di un’altra donna che, affascinata dalla persona e dalle parole di Gesù, ha dichiarato beata colei che lo aveva portato in grembo e da cui aveva preso il latte (Lc 11,27). Ogni maternità è un mistero che coinvolge Dio, dal momento che è lui che ci ha tessuto nel grembo di nostra madre (Sal 139,13b). Ma in quello di Maria è la Sapienza stessa che si è costruita una casa (Prov 9,1), è l’Eterno che ha rivestito carne mortale. La Vergine è la porta regale attraverso cui la salvezza ha fatto il suo ingresso nel mondo, è l’arca dell’alleanza. Sono molte le immagini, quasi tutte tratte dalla Bibbia, nelle quali si tenta di esprimere il mistero della divina maternità di Maria, ma tale mistero continua a rimanere ineffabile: il cuore di una giovane donna e l’immensità di Dio; gesti di assoluta semplicità quotidiana, compiuti nell’abisso rovente della divina Trinità. Una mamma riversa la sua tenerezza sul suo bambino, lo coccola, lo consola, lo nutre, lo protegge; cose antiche come la storia dell’uomo. Ma quel bambino è Dio, i gesti di quella mamma sono offerti all’Altissimo: Maria insegna parole umane a colui che è la Parola, conta i giorni, i mesi e gli anni di colui che è l’Eterno, suggerisce come ci si comporta sulla scena di questo mondo a colui che è venuto ad insegnarci come si comportano i figli di Dio. Poco alla volta, con discrezione, Maria si mette in disparte. Lo fa ogni mamma che deve lasciare spazi sempre più ampi alla libera realizzazione del suo bambino, divenuto adolescente e uomo. Ma il mettersi in disparte di Maria è entrare in un rapporto ancora più profondo e vitale con suo Figlio: diminuiscono i suggerimenti della Madre e cresce il suo ascolto; non gli chiede più di seguirlo, gli va dietro. La Mamma diventa discepola; la prima, la più attenta, la più docile: «Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19); custodiva con amore le parole e i gesti di Gesù, il suo maestro e salvatore, nel suo cuore eternamente giovane, perché apparteneva, fin dal primo battito, a Dio. Maria è madre del Salvatore e di tutti coloro che gli appartengono: madre nostra, quindi; e della Chiesa. Le chiediamo che ci aiuti ad essere discepoli attenti e docili del suo Signore, perché possiamo entrare, anche noi, sempre più profondamente nel mistero della divina maternità. «Salve, o amata dal Signore; salve, tu che siedi presso l’Altissimo. Il bambino nato da te salverà tutte le tribù di Israele, tutte le nazioni della terra. Salve, Madre di Dio, Madre del Salvatore» (Cirillo d’Alessandria).

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo.

 PREGHIAMO 

O Dio, nostro Padre e Salvatore, in Maria “Stella della nuova evangelizzazione”, spronaci e accompagnaci Tu sui passi di una pastorale instancabilmente missionaria con un unico e decisivo programma: annunciare Cristo, Redentore dell’uomo. Amen. 

CANTO MARIANO 

06 DICEMBRE 2013: MARIA MADRE DELLA CHIESA 

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI- CAP. XIX 

[25]Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. [26]Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». [27]Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. 

RIFLESSIONE 

Maria è strettamente associata, per il suo legame con Gesù, a ciò che crediamo. Nel concepimento verginale di Maria abbiamo un segno chiaro della filiazione divina di Cristo. L’origine eterna di Cristo è nel Padre, Egli è il Figlio in senso totale e unico; e per questo nasce nel tempo senza intervento di uomo. Essendo Figlio, Gesù può portare al mondo un nuovo inizio e una nuova luce, la pienezza dell’amore fedele di Dio che si consegna agli uomini. D’altra parte, la vera maternità di Maria ha assicurato per il Figlio di Dio una vera storia umana, una vera carne nella quale morirà sulla croce e risorgerà dai morti. Maria lo accompagnerà fino alla croce (cfr Gv 19,25), da dove la sua maternità si estenderà ad ogni discepolo del suo Figlio (cfr Gv 19,26-27). Sarà presente anche nel cenacolo, dopo la Risurrezione e l’Ascensione di Gesù, per implorare con gli Apostoli il dono dello Spirito Santo (cfr At 1,14). Il movimento di amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito ha percorso la nostra storia; Cristo ci attira a Sé per poterci salvare (cfr Gv 12,32). Al centro della fede si trova la confessione di Gesù, Figlio di Dio, nato da donna, che ci introduce, per il dono dello Spirito Santo, nella figliolanza adottiva (cfr Gal 4,4-6) (Dall’Enciclica Lumen fidei di Papa Francesco).

 TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo. 

PREGHIAMO

A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede, ci rivolgiamo in preghiera. Aiuta, o Madre, la nostra fede! Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa. Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede. Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei  momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare. Semina nella nostra fede la gioia del Risorto. Ricordaci che chi crede non è mai solo. Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore! Amen

CANTO MARIANO 

07 DICEMBRE 2013: MARIA, VERGINE E MADRE IMMACOLATA 

DALLA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AGLI EFESINI 

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,  che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo  per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi  mediante Gesù Cristo,  secondo il disegno d’amore della sua volontà,  a lode dello splendore della sua grazia,  di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.  In lui siamo stati fatti anche eredi,  predestinati – secondo il progetto di colui  che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo 

RIFLESSIONE 

Fu Sant’Anselmo che per primo mise in luce la vera grandezza del mistero che si attua nella concezione di Maria: la sua preservazione dal peccato. Già nel 1439 il concilio di Basilea considerò questo mistero come una verità di fede, e Pio IX ne proclamò il dogma nel 1854. Dio ha voluto Maria per la salvezza dell’umanità, perché ha voluto che il Salvatore fosse «figlio dell’uomo»; per questo viene applicata a Maria, con pienezza di significato, la parola di Dio contro il tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa» (Gn 3,15). E Maria viene riconosciuta come la «nuova Eva, madre di tutti i viventi». Così Maria appare accanto a Cristo, il nuovo Adamo, e perciò ci si presenta come colei che aiuta a riscoprire e a rispettare il posto della donna nella salvezza dell’umanità. Richiama ed esalta il posto e il compito della vergine, della sposa, della madre, della vedova, nella società, nella Chiesa e nel mondo; rivendica la dignità della donna contro ciò che la attenta.

Alla luce del dogma dell’Immacolata Concezione si comprende meglio la nostra identità di cristiani, prescelti e predestinati alla gloria futura. La scelta che Dio ha fatto di ogni essere umano che viene all’esistenza per essere inserito nel Cristo e per avere in lui il suo posto nel mondo, nella Chiesa, viene richiamato dalla pagina di Paolo. Siamo tutti voluti e amati da Dio, ciascuno ha il suo inconfondibile posto nell’umanità, ciascuno vi deve operare in maniera santa, senza macchia, nella carità. Maria sta certo al vertice di questa corrispondenza. Maria Santissima, sottratta al peccato «originale», è anche la garanzia che nel mondo il bene è più forte e più contagioso del male. Con lei, la prima redenta, ha inizio una storia di grazia «contagiosa». 

TRE AVE MARIA 

TOTA PULCHRA ES MARIA 

Tota pulchra es, Maria.

Et macula originalis non est in Te.

Tu gloria Ierusalem.

Tu laetitia Israel.

Tu honorificentia populi nostri.

Tu advocata peccatorum.

O Maria, O Maria.

Virgo prudentissima.

Mater clementissima.

Ora pro nobis.

Intercede pro nobis.

Ad Dominum Iesum Christum.

 

Tutta bella sei, Maria,

e il peccato originale non è in te.

Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele,

tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!

Vergine prudentissima,

Madre clementissima,

prega per noi, intercedi per noi

presso il Signore Gesù Cristo. 

PREGHIAMO

O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro… 

PREGHIERA CONCLUSIVA TRATTA DALLE VARIE PREGHIERE ALL’IMMACOLATA DI PAPA GIOVANNI PAOLO II. 

Vergine Immacolata!

La tua intatta bellezza spirituale

è per noi sorgente viva di fiducia e di speranza.

Aiutaci a costruire un mondo

dove la vita dell’uomo sia sempre amata e difesa,

ogni forma di violenza bandita,

la pace da tutti tenacemente ricercata.

Con premura materna, Vergine Maria,

guida sempre i nostri passi sulle vie del bene.

A Te si volge il nostro sguardo con più forte trepidazione,

a Te ricorriamo con più insistente fiducia

in questi tempi segnati da non poche incertezze e timori

per le sorti presenti e future dell’umanità.

A Te, primizia dell’umanità redenta da Cristo,

finalmente liberata dalla schiavitù del male e del peccato,

eleviamo insieme una supplica accorata e fidente:

ascolta il grido di dolore delle vittime

delle guerre e di tante forme di violenza,

che insanguinano la Terra.

Dirada le tenebre della tristezza e della solitudine,

dell’odio e della vendetta.

Apri la mente e il cuore di tutti alla fiducia e al perdono!

Madre di misericordia e di speranza,

ottieni per gli uomini e le donne del terzo millennio

il dono prezioso della pace:

pace nei cuori e nelle famiglie, nelle comunità e fra i popoli;

pace soprattutto per quelle nazioni

dove si continua ogni giorno a combattere e a morire.

Fa’ che ogni essere umano, di tutte le razze e culture,

incontri ed accolga Gesù,

venuto sulla terra  e morto sulla croce per noi.

In Te, “umile ed alta più che creatura”,

la grazia divina ha riportato piena vittoria sul male.

Preservata da ogni macchia di colpa,

Tu sei per noi, pellegrini sulle strade del mondo,

luminoso modello di coerenza evangelica

e pegno validissimo di sicura speranza.

Prega, o Madre, per tutti noi.

Prega per l’umanità che soffre miseria e ingiustizia,

violenza e odio, terrore e guerre.

Prega per noi, Madre della speranza!

“Donaci giorni di pace, veglia sul nostro cammino.

Fa’ che vediamo il tuo Figlio,

pieni di gioia nel cielo”.

Tu sei la Tutta Bella,

che l’Altissimo ha vestita della sua potenza.

Tu sei la Tutta Santa, che Iddio s’è preparata

come sua intatta dimora di gloria.

Ave, Tempio arcano di Dio,

ave piena di grazia,

 intercedi per noi ora e sempre. Amen.

 

ATTO DI AFFIDAMENTO ALLA MADONNA DI PAPA FRANCESCO 

Beata Maria Vergine di Fatima,

con rinnovata gratitudine per la tua presenza materna

uniamo la nostra voce a quella di tutte le generazioni  

che ti dicono beata.

Celebriamo in te le grandi opere di Dio,

che mai si stanca di chinarsi con misericordia sull’umanità,

afflitta dal male e ferita dal peccato,

per guarirla e per salvarla.

Accogli con benevolenza di Madre

l’atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia,

dinanzi a questa tua immagine a noi tanto cara.

Siamo certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi

e che nulla ti è estraneo di tutto ciò che abita nei nostri cuori.

Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo

e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso.

Custodisci la nostra vita fra le tue braccia:

benedici e rafforza ogni desiderio di bene;

ravviva e alimenta la fede;

sostieni e illumina la speranza;

suscita e anima la carità;

guida tutti noi nel cammino della santità.

Insegnaci il tuo stesso amore di predilezione

per i piccoli e i poveri,

per gli esclusi e i sofferenti,

per i peccatori e gli smarriti di cuore:

raduna tutti sotto la tua protezione

e tutti consegna al tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù. Amen. 

SALVE REGINA 

PREGHIERA CONCLUSIVA 

O Dio che ci hai concesso di prepararci nella preghiera alla solennità della Madonna Immacolata, fa che quanto lo Spirito Santo ha suggerito alle nostre menti e ai nostri cuori, durante il novenario, si traduca in stile di vita cristiana, imitando la Vergine Maria, preservata da ogni macchia di peccato originale, ad evitare il peccato e il male nella nostra vita e di non essere di scandalo ai più piccoli di questo nostro afflitto mondo, fatto di miserie e passioni di ogni genere. Amen.

BENEDIZIONE  DEL SACERDOTE 

CANTO MARIANO FINALE

MONDRAGONE (CE). DOMENICA L’USCITA DEGLI DEL SEMINARIO DI STUDI SULL’ANNO DELLA FEDE

A conclusione dell’Anno della fede e dei 150 anni di nascita delle Suore di Gesù Redentore, domenica 24 novembre varranno pubblicati gli Atti del Seminario di Studi sull’Anno della fede e la Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, che in Mondragone hanno una storica presenza nell’Istituto Stella Maris, per lunghi anni convitto, scuola, casa famiglia, colonia estiva ed ora Casa di Ospitalità per persone e gruppi. L’opuscolo, interamente a colori, è stato curato da padre Antonio Rungi, assistente spirituale delle Suore della Stella Maris e moderatore del Seminario di Sudi, al quale il 16 maggio 2013 parteciparono autorevoli personaggi della cultura cristiana contemporanea. L’Arcivescovo di Potenza, sua eccellenza mons. Agostino Superbo, già Vescovo di Sessa Aurunca e già Vice-presidente della Cei, monsignor Antonio Napoletano, vescovo emerito di Sessa Aurunca, il prof. Giuseppe Comparelli, passionista, storico ed esperto di Risorgimento italiano, padre Berardo Buonanno, francescano, e studiosi della realtà ecclesiale locale, il vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Sessa Aurunca, don Paolo Marotta e il Vicario foraneo di Mondragone, don Roberto Guttoriello.

Nella presentazione dell’interessante contributo storico e culturale, edito dalle Suore di Gesù Redentore della Stella Maris, il curatore della pubblicazione, padre Antonio Rungi, scrive testulamente:  “In questo opuscolo, concepito per offrire un servizio sia a quanti hanno partecipato al Seminario di Studi su “L’Anno della fede e la Serva di Dio Madre Victorine LE Dieu”, fondatrice della Congregazione “Suore di Gesù Redentore”, sia a quanti non ne hanno avuto la possibilità, abbiamo inteso raccogliere tutto quanto è stato fatto in preparazione e durante lo svolgimento del Seminario di Studi: le conferenze, le testimonianze, i saluti, i ringraziamenti, l’omelia e quanto altro di utile per avere il quadro completo di questo importante avvenimento per le Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone, per la città di Mondragone e per la Diocesi di Sessa Aurunca. Era la prima volta che le Suore della Stella Maris avevano organizzato un simile impegnativo incontro culturale. E l’occasione è stata il 150 anniversario del riconoscimento dell’Opera da parte di Pio IX il 15 gennaio 1863 e contestualmente la celebrazione dell’Anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI ed aperto ufficialmente il 12 ottobre del 2012 e continuato dal suo successore, Papa Francesco, dopo le dimissioni di Papa Ratzinger, e portato al termine, chiudendo ufficialmente quest’anno di grazia con la solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo il 24 novembre 2013. Nel ringraziare quanti hanno reso possibile questo Seminario di Studi, apprezzato da tutti sia nei contenuti che nella modalità dello svolgimento, consegniamo questo lavoro di sintesi nelle mani di coloro che sentono più che mai urgente e necessaria la riscoperta della fede, prendendo a modello i santi e focalizzando la propria riflessione sulla figura esemplare della Serva di Dio Victorine Le Dieu”.

L’opuscolo verrà distribuito a quanti, domenica prossima, 24 novembre, solennità del Cristo Re dell’Universo e chiusura dell’Anno della fede, parteciperanno alla messa festiva, che sarà presieduta dal vicario foraneo di Mondragone, don Roberto Guttoriello, che è stato uno dei relatori sulla vita sociale e religiosa a Mondragone durante la giornata di Seminario svolta alla Stella Maris il 16 maggio 2013. Coloro che sono interessati a ricevere copia dell’interessante lavoro, possono fare richiesta diretta alle Suore della Stella Maris.

 

MONDRAGONE (CE). DOMENICA LA PUBBLICAZIONE DEGLI ATTI SEMINARIO DI STUDI SULLA FEDE

A conclusione dell’Anno della fede e dei 150 anni di nascita delle Suore di Gesù Redentore, domenica 24 novembre varranno pubblicati gli Atti del Seminario di Studi sull’Anno della fede e la Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, che in Mondragone hanno una storica presenza nell’Istituto Stella Maris, per lunghi anni convitto, scuola, casa famiglia, colonia estiva ed ora Casa di Ospitalità per persone e gruppi. L’opuscolo, interamente a colori, è stato curato da padre Antonio Rungi, assistente spirituale delle Suore della Stella Maris e moderatore del Seminario di Sudi, al quale il 16 maggio 2013 parteciparono autorevoli personaggi della cultura cristiana contemporanea. L’Arcivescovo di Potenza, sua eccellenza mons. Agostino Superbo, già Vescovo di Sessa Aurunca e già Vice-presidente della Cei, monsignor Antonio Napoletano, vescovo emerito di Sessa Aurunca, il prof. Giuseppe Comparelli, passionista, storico ed esperto di Risorgimento italiano, padre Berardo Buonanno, francescano, e studiosi della realtà ecclesiale locale, il vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Sessa Aurunca, don Paolo Marotta e il Vicario foraneo di Mondragone, don Roberto Guttoriello.

Nella presentazione dell’interessante contributo storico e culturale, edito dalle Suore di Gesù Redentore della Stella Maris, il curatore della pubblicazione, padre Antonio Rungi, scrive testulamente:  “In questo opuscolo, concepito per offrire un servizio sia a quanti hanno partecipato al Seminario di Studi su “L’Anno della fede e la Serva di Dio Madre Victorine LE Dieu”, fondatrice della Congregazione “Suore di Gesù Redentore”, sia a quanti non ne hanno avuto la possibilità, abbiamo inteso raccogliere tutto quanto è stato fatto in preparazione e durante lo svolgimento del Seminario di Studi: le conferenze, le testimonianze, i saluti, i ringraziamenti, l’omelia e quanto altro di utile per avere il quadro completo di questo importante avvenimento per le Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone, per la città di Mondragone e per la Diocesi di Sessa Aurunca. Era la prima volta che le Suore della Stella Maris avevano organizzato un simile impegnativo incontro culturale. E l’occasione è stata il 150 anniversario del riconoscimento dell’Opera da parte di Pio IX il 15 gennaio 1863 e contestualmente la celebrazione dell’Anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI ed aperto ufficialmente il 12 ottobre del 2012 e continuato dal suo successore, Papa Francesco, dopo le dimissioni di Papa Ratzinger, e portato al termine, chiudendo ufficialmente quest’anno di grazia con la solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo il 24 novembre 2013. Nel ringraziare quanti hanno reso possibile questo Seminario di Studi, apprezzato da tutti sia nei contenuti che nella modalità dello svolgimento, consegniamo questo lavoro di sintesi nelle mani di coloro che sentono più che mai urgente e necessaria la riscoperta della fede, prendendo a modello i santi e focalizzando la propria riflessione sulla figura esemplare della Serva di Dio Victorine Le Dieu”.

L’opuscolo verrà distribuito a quanti, domenica prossima, 24 novembre, solennità del Cristo Re dell’Universo e chiusura dell’Anno della fede, parteciperanno alla messa festiva, che sarà presieduta dal vicario foraneo di Mondragone, don Roberto Guttoriello, che è stato uno dei relatori sulla vita sociale e religiosa a Mondragone durante la giornata di Seminario svolta alla Stella Maris il 16 maggio 2013. Coloro che sono interessati a ricevere copia dell’interessante lavoro, possono fare richiesta diretta alle Suore della Stella Maris.

 

Itri (Lt). Orario invernale delle Sante Messe al Santuario della Civita e al Convento cittadino dei passionisti

DSC04432.JPGDSC05120.JPGItri (Lt). Orario invernale delle Sante Messe al Santuario della Civita e al Convento dei Passionisti.

Con l’entrata in vigore dell’orario solare, anche l’orario della celebrazione delle sante messe al Santuario della Civita ed al Convento dei Passionisti ha fatto registrare qualche piccolo cambiamento che è opportuno far conoscere ai fedeli e a quanti si recano, per partecipare alla messa, sia al Santuario e sia al Convento dei Passionisti in Via S.Paolo della Croce in Itri.

Al santuario della Civita le messe feriali sono alle ore 11.00 e alle ore 17.00; mentre nelle domeniche e giorni festivi le sante messe si celebrano alle 9,00; 10,30; 12,00; 16,00; 17.00.

Al convento dei passionisti, invece, alle ore 7,30 nei giorni feriali e alle ore 8.00 e 17.00 nelle domeniche e nei giorni festivi.

Tra il santuario e il convento sono impegnati quattro religiosi passionisti, in un’unica comunità, guidata dal superiore-rettore, padre Emiddio Petringa e dai padri Cherubino De Feo, Francesco Vaccelli e Antonio Rungi (già superiore provinciale della Provincia dell’Addolorata).

Le messe festive sono normalmente celebrate al Santuario da padre Francesco Vaccelli alle ore 9.00; da padre Cherubino De Feo alle ore 10,30 e 16.00; da padre Emiddio Petringa alle ore 12.00 e alle ore 17.00. Padre Antonio Rungi assicura la celebrazione delle messe domenicali e festive al Convento cittadino dei passionisti alle ore 8.00 e 17.00 e collabora per le confessioni al Santuario.

L’assetto della nuova comunità sarà definitivamente sancito con l’incontro con il nuovo superiore provinciale, padre Mario Caccavale, che farà una visita fraterna alla Comunità passionista di Itri nei giorni 14 e 15 novembre prossimi.

Finora è stata assicurata la presenza dei passionisti alla Civita da 28 anni e al convento di Itri da 70 anni, tanti ne ricorrono in questo anno 2013 che volge al termine.

Itri (Lt). La città dalla parte dei poveri e bisognosi

2013-11-07 07.53.58.jpgItri (Lt). Quando la carità si fa servizio ed aiuto concreto. Circa 400 persone assistite dalla Caritas cittadina

 

di Antonio Rungi

 

Due punti i punti logistici di riferimento sul territorio di Itri per la Caritas cittadina: il Centro di Ascolto che funzione presso i locali della Croce Rossa e il Centro di distribuzione alimentare che funziona presso il Convento dei Padri Passionisti di Itri, in Via San Paolo della Croce.

Così la Caritas interparrocchiale di Itri opera sul territorio comunale, assistendo, da vari punti di vista, e da diversi anni, oltre 100 famiglia, pari a circa 400 persone, con una media di 4 componenti per ogni nucleo familiare.

Nell’impegno diretto di questo servizio di carità e solidarietà verso i poveri della città (la maggior parte sono rumeni, ucraini, albanesi, ma anche cittadini di Itri) sono tre operatori Caritas di Itri, strettamente collegati con le due parrocchie della città e con la Caritas Diocesana di Gaeta.

Si tratta di Tommaso Marciano, di Paolo Manzi e Rosanna Fantasia. Puntuale il servizio che svolgo ogni settimana nei due punti di riferimento della Caritas cittadina: ogni venerdì dalle ore 17,00 alle 18,30 con il Centro di ascolto per valutare le situazioni personali e familiari che vengono rappresentate dalle persone che si rivolgono alla Caritas e con la distribuzione quindicinale della biancheria ed indumenti che sono donati dalla gente del posto, in buone condizioni igieniche, e che vengono ritirate soprattutto dagli extracomunitari. Sul territorio di Itri, data la vicinanza con Formia, Gaeta e Fondi, sono numerosi i cittadini extracomunitari. Ogni lunedì, invece, la distribuzione dei viveri, si effettua dalle ore 16.00 alle 18.00 presso il Convento dei Passionisti, che da anni ha messo a disposizione per tale scopo alcuni locali, gratuitamente, compreso i consumi di energia elettrica e di acqua,  e che insistono sulla piazza antistante il convento.

Ogni lunedì la Caritas distribuisce i viveri, secondo un calendario di convocazione, di almeno  25 famiglie o di bisognosi del territorio. Nell’arco di ogni mese sono, infatti, oltre 100 le famiglie alle quali vengono distribuiti i viveri più necessari, in base a quello che il Banco Alimentare di Caserta assegna, di volta in volta, alla Caritas di Itri.

Come è ben noto, per ottenere questi aiuti è necessario anche dare un contributo economico da parte delle parrocchie, delle associazioni e delle istituzioni religiose che si servono del Banco Alimentare.

La crisi economica sta condizionando non solo la distribuzione dei viveri, che sono inferiori rispetto al passato, ma anche la gara di solidarietà per aiutare il Banco Alimentare con i contributi volontari e con la raccolta periodica presso i centri commerciali e/o supermercati.

In poche parole, anche nel fare la carità e nell’aiutare quanti sono in necessità si sta attraversando un periodo di crisi.

Il sistema di distribuzione dell’abbigliamento e dei viveri, per quanto riguarda la Caritas cittadina di Itri, segue il criterio dell’ascolto delle necessità delle singole persone che si presentano al Centro Caritas, senza richiesta di documentazione o di attestazione dello stato di povertà o di bisogno.

In base al colloquio e in stretta collaborazione con i Servizi sociali del Comune di Itri si assicura quel poco, a livello di sostentamento, che è in dotazione alla Caritas, che viene distribuito secondo le necessità di ciascuno.

Nella logica del Vangelo della carità e della struttura funzionale della prima comunità dei cristiani di Gerusalemme, guidata da San Pietro e dagli altri apostoli, si cerca, ove e quando è possibile, di venire incontro ai bisogni di ciascuno, cercando di non far mancare il cibo ed il vestiario a quanti ne hanno bisogno ed evidenziano le loro necessità alla Caritas cittadina di Itri.

Si fa, infatti, sempre più forte e consistente la domanda di aiuto che è rivolta alla Caritas anche dai cittadini poveri di Itri, che con la crisi economica in atto non riescono a risollevarsi economicamente, né a trovare lavoro ed occupazione. Molti per dignità non chiedono neppure questo aiuto.

Per quel poco che la Caritas cittadina riesce a fare è sempre un aiuto importante alle tante persone che nella loro dignità, con umiltà, si rivolgono alla Caritas per aver quel pacco di alimenti, una volta al mese, con la pasta o altro, che allevia solo in parte le loro sofferenze ed i reali bisogni per contrastare la lotta per la sopravvivenza, che per molti è davvero impari e difficile da vincere.

Itri (Lt). Mostra missionaria delle Alcantarine per sostenere il Ciad

Una mostra missionaria fatta con lavori realizzati dalle suore e dagli anziani ricoverati presso la Casa di Riposo San Martino delle Suore Alcantarine di Itri è stata allestita nell’androne della Casa di Riposo che ubicata nel centro storico di Itri. Il motivo di questa iniziativa è quello di sostenere la missione della Suore Alcantarine presenti in Africa e particolarmente nel Ciad, in cui le popolazioni locali necessità bei beni essenziali alla sopravvivenza umana. Gli oggetti sono messi a disposizione di coloro che visitano la mostra e lasciano la loro libera offerta per questo scopo umanitario. Le 11 suore della fraternità delle Alcantarine di Itri insieme ai 15 anziani si impegnano con un apposito progetto di valorizzazione del tempo e delle competenze della terza età a realizzare piccoli ed accessibili oggetti per questo nobile scopo. La nostra è stato oggetto di riflessione e di attenzione particolare durante il ritiro spirituale che le Suore Alcantarine hanno svolto oggi, mercoledì 6 novembre, sotto la guida spirituale di padre Antonio Rungi, missionario passionista della comunità della Civita, che opera sul territorio come predicatore e conferenziere. Oggi, infatti, il sacerdote ha parlato alle 11 suore Alcantarine di Itri sul tema della testimonianza evangelica e della promozione umana. Per quanti vogliono visitare la mostra e lasciare la proprio offerta per la nobile causa del sostegno alla missione in Africa lo possono fare tutti i giorni, nell’orario di apertura al pubblico della struttura che va di solito dalle 9.00 del mattino alle 18-19 di sera.

Itri (Lt). Le suore Alcantarine in ritiro spirituale nella giornata di oggi.

rungi5-13.jpgSarà padre Antonio Rungi, passionista del Santuario della Civita, a guidare oggi 6 novembre il ritiro spirituale delle Suore Francescane Terziarie Alcantarine di Itri, che gestiscono una casa di riposo per gli anziani nel centro storico di Itri. Tema di questo importante incontro delle 10 religiose con il teologo Rungi è la testimonianza evangelica della vita consacrata nella chiesa e nel mondo contemporaneo alla luce degli insegnamenti di Papa Francesco, molto attento alle religiose. La giornata di ritiro inizia nel mattino, alle ore 10.00 con la prima conferenza e il dialogo fraterno sul tema trattato, prosegue poi con l’adorazione eucaristica, e nel pomeriggio con l’approfondimento personale e la verifica comunitaria del lavoro spirituale svolto nel corso della giornata. Dopo la trattazione della tematica della donna nella Bibbia, i ritiri spirituali mensili che si svolgeranno presso la struttura della casa di riposo San Martino delle Suore Alcantarine di Itri verteranno sulla testimonianza delle vita religiosa e di suora in particolare nel contesto del mondo d’oggi. Le suore Alcantarine di Itri sono impegnate nel servizio della carità verso gli anziani. Nella loro struttura, infatti, vengono accuditi e curati diverse persone della terza età. Parimenti le suore sono impegnate nella pastorale parrocchiale e collaborano costantemente con le parrocchie di Itri, guidate dallo scorso ottobre 2012 dal parroco don Guerino Piccione, con la collaborazione dal primo ottobre scorso del vicario parrocchiale, il novello sacerdote don Gennaro Petruccelli. L’assistenza spirituale alle Suore è assicurata dai sacerdoti diocesani e dai passionisti presenti in Itri.

A BARBACENA IN BRASILE L’ESTREMO SALUTO A PADRE FERNANDINHO

vitale3.jpgBrasile (Barbacena). Morto il decano dei  missionari passionisti in Brasile: P.Ferdinando Vitale

 

di Antonio Rungi

 

Il giorno 3 novembre 2013, in Brasile, a Barbacena è morto, all’età di 99 anni, Padre Ferdinando della Sacra Famiglia (Giuseppe Vitale), nato a Caivano (Na) il 23.11.1914, e professato tra i passionisti,  a Paliano (Fr) il 11.11.1933, ordinato sacerdote a Paliano (Fr) il 03.06.1939.

L’esemplarità di questo sacerdote di origini napoletane sta nel suo zelo missionario, vissuto con lo stesso spirito degli inizi per 60 anni continuativamente. Persona semplice, umile, gioiosa ha vissuta la sua esperienza di missionario passionista in una terra, quella brasiliana, dalle grandi problematiche umane e sociali, portando il suo contributo di idee di impegno di vita cristiana, ovunque è stato. Era dalla parte dei poveri, ha vissuto con i poveri  e tutto faceva per i poveri. I progetti sociali per i bambini sono stati il suo impegno prioritario nello Stato di Minas Gerais e di Espirito Santo in Brasile. Tante le città e i luoghi che hanno visto la sua opera missionaria in 60 anni ininterrotti, seguendo l’iter umano e formativo di intere generazioni di bambini, genitori brasiliani sprovvisti del necessario. Uomo di preghiera, ma soprattutto di carità fattiva e generosa, che impegnava il suo tempo per trovare soluzioni immediate per la sopravvivenza di tanti bambini. Suo impegno quotidiano, negli anni in cui ha operato a Barbacena, era quello di girare per le panetterie e ritirare, ogni giorno, il pane non venduto, che gli veniva dato gratuitamente per poi distribuirlo subito ai bambini, quando tornavano a casa dopo la scuola.

I solenni funerali sono stati celebrati oggi a Barbacena, presso il Projetto Devida, di cui una parte dell’intero complesso è stato intitolato alla sua persona e al suo impegno carismatico in questa zona a ovest di Belo Horizonte.

Molte le opere realizzate in varie città del Minas Gerais a Colatina, Barra Sao Francisco, tra chiese, opere sociali, dispensari. I bambini e la famiglia erano al centro del suo cuore e con l’affetto e la tenerezza del sacerdote napoletano portava avanti le varie iniziative confidando molto sulla provvidenza. Nei suoi viaggi di spostamento da una zona all’altra della missione utilizzava una mula, alla quale aveva dato il nome di “Peppinella”. Persona umile, distaccata dai beni della terra, ha vissuto con semplicità e nella massima povertà il vangelo della carità e della solidarietà. Per venire incontro alla formazione umana, culturale e lavorativa della gente dei luoghi ove ha operato da missionario, avviò corsi di formazione di ogni genere, da quello in campo edile a quelli più impegnativi nel settore dei servizi. Nel suo amato Brasile era arrivato con altri missionari passionisti della Provincia religiosa dell’Addolorata, comprendente il Basso Lazio e la Campania, alla fine del 1953, dove è rimasto per 60 anni, fatto eccezione per le poche volte che veniva in Italia, non solo per rivedere confratelli, parenti e conoscenti, ma specialmente per chiedere aiuto e sostegno per i suoi tanti bambini considerati dei figli, bambini presi dalla strada, senza genitori e senza parenti diretti che poi venivano accuditi in tutto nei progetti sociali, che sono stati i luoghi privilegiati dei missionari passionisti nei due Stati brasiliani dello Espirito Santo e del Minas Gerais in 60 anni di presenza. Una presenza che si è allargata ed ampliata con molte vocazioni alla vita sacerdotale e religiose    , dovute alla promozione vocazionale di P. Ferdinando Vitale, un vero maestro di vita spirituale, apostolica e missionaria e un saggio direttore all’intero e all’esterno della Congregazione dei Passionisti, di cui andava orgoglioso.

 

La testimonianza di padre Giovanni Cipriani, un suo confratello missionario in Brasile.

 

“Eu sou do partido do TP… (Tapa Buraccos)”. Quem não escutou essa frase da boca do Pe. Fernandinho? Era sua maneira de intender e viver a vida missionária: humildade e disponibilidade. Sempre pronto para consolar, ajudar, curar as feridas do coração.

Padre Fernando (carinhosamente chamado de Fernandinho) nasceu em Caivano, perto de Nápoles, na Itália, no dia 23 de novembro de 1914, filho de Ferdinando Vitale e Maria Paone Vitale.

Escolheu ser missionário. Emitiu seus primeiros votos na Congregação Passionista, em Paliano, no dia 11 de novembro de 1933 e foi ordenado sacerdote em Nápoles no dia 3 de junho de 1939.

Foi diretor do seminário e professor de matemática na Itália.

Aos 39 anos de idade, deixou a Itália e partiu, de navio para o Brasil. Aos 7 de novembro de 1953, desembarcou no Rio de Janeiro.

Ficou um tempinho em Jardim América, Cariacica – ES. Em fevereiro de 1954, foi para São Silvano, Colatina – ES e depois para Barra São Francisco – ES.

Com seu incansável espírito missionário próprio de São Paulo da Cruz, associado ao modo alegre, jovial e enérgico próprio dos napolitanos, foi o desbravador do norte do estado do Espírito Santo até a divisa de Minas Gerais (Barra de São Francisco, Ecoporanga, Mantenópolis, etc.).

Neste tempo tudo isso era feito no lombo da Peppinella, sua mula de estimação.

Por onde passava realizava com os povos carentes uma contínua promoção da vida humana, além da evangelização. Em Barra de São Francisco promoveu diversos cursos (crochê, tricô, carpintaria, marcenaria e eletricista); foi inspirador da Escola Família Agrícola e fundou o Seminário Passionista (1970). Construiu a Igreja Matriz da cidade, juntamente com os padres Alfredo e Daniel.

Em 1962, volta para São Silvano, Colatina – ES. Aqui também, sua marca é o ânimo missionário, a preocupação com as questões sociais, a profunda vida de oração. Sempre disponível à serviço da Igreja e da Congregação, através de uma vida simples e modesta.

Esse olhar a realidade com os olhos compassivos de Jesus, leva o Pe. Fernandinho a ‘inventar’ algo para acolher as crianças pobres.

Em 1963, recebeu as Irmãs Passionistas em São Silvano para atender as crianças carentes. E em 1984, funda a Creche Santo Antônio, em São Silvano. A partir desta data a Creche acolhe centenas de crianças carentes do bairro.

Em 1983, celebrando os 30 anos de chegada dos Passionistas em Colatina, no dia 29 de outubro, em São Silvano, Pe. Fernandinho celebra os 50 anos de profissão religiosa. Nessa ocasião ele recebe o título de “Cidadão Colatinense”.

Em 1995, Pe. Fernandinho é transferido para o seminário passionista de Ilhas das Flores, Vila Velha – ES, acompanhando as comunidades da paróquia de Paul.

Continua seu trabalho em Jardim América e Belo Horizonte.

Em 1999, ele chega em Barbacena, aonde esta funcionando o Projeto Devida, acolhendo as crianças carentes.

Mantendo o mesmo espírito missionário, profético, continua seu trabalho junto as comunidades pobres e crianças carentes do “Projeto Devida”.

E mesmo de idade avançada, seu espírito nunca perde a criatividade para praticar a caridade evangélica e ajudar os pobres. Todos os dias podíamos ver ele ir nas padarias, recolher o pão do dia anterior, carregá-lo nas costas, levá-lo até a casa e distribuí-lo aos pobres que estavam já esperando.

É a caridade que faz milagres!

Em 23 de novembro de 2003, inaugurando o 3º bloco do Projeto Devida, é descoberta uma placa colocada no centro missionário: “Centro missionário passionista Pe. Fernando Vitale”.

Pois, Pe. Fernandinho foi um ardoroso missionário, e por onde passava, deixava marcas profundas.

Talvez sua maior marca tenha sido a alegria de viver: sempre sorrindo, cantando, brincando…

Sempre foi muito trabalhador e, mesmo com a idade avançada, não tinha restrições para celebrar, visitar doentes, ajudar os pobres.

Pe. Fernandinho faleceu às 21h15 do dia 3 de novembro de 2013. Enquanto os irmãos passionistas do Vicariato Nossa Senhora da Vitória, a cidade de Barbacena, os amigos estavam já preparando a celebração dos 99 anos de vida (dia 23).

Ele deixa tanta saudade e inúmeros exemplos de vida missionária. Pe. Fernandinho não era um teórico da missão e da caridade. Ele era um praticador… e sempre com tanta humildade e pouco falar…

E quando alguém destacava seu espírito missionário, ele respondia, quase alterado: “o que estou fazendo de particular? Estou fazendo semplicemente o que Jesus pede aos seus discípulos, e nada mais…”

Obrigado, querido e saudoso Fernandinho.

Descanse em paz agora, vocês que nunca tinha tempo para descançar