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P.RUNGI. LA PREGHIERA PER LA QUARESIMA 2015

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Carissimi amici, vi affido questa mia preghiera della Quaresima, composta questa mattina per tutti noi, perché la possiate pregare ogni giorno, per questi quaranta giorni in preparazione alla Pasqua. Impegnatevi a recitarla come proposito di bene spirituale per voi e per tutti. Ci conto. Passate parola e testo, non dimenticandovi citare e soprattutto di pregare per l’autore.

Preghiera della Quaresima

Composta da padre Antonio Rungi, passionista 

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivente,

che Ti sei ritirato nel deserto, per quaranta giorni,

a pregare e a fare penitenza,

in vista dell’annuncio del tuo Regno

e dell’invito alla conversione della gente,

fa che questo tempo di Quaresima che Tu ci doni,

porti nel nostro cuore il rinnovamento spirituale

di cui abbiamo tutti quanti bisogno.

 

Allontana da noi ogni male

e donaci la forza di superare ogni tentazione

che l’antico e sempre nuovo accusatore

provoca in noi per allontanarci dal tuo amore.

 

Dona a noi, in questi santi giorni

di preghiera, conversione e carità sincera,

di essere coerenti con il santo vangelo

della misericordia e dell’amore,

senza offendere la dignità di nessuno,

ma tutti protesi verso il bene assoluto, che sei Tu.

 

Sostienici nella nostra sincera volontà

di pentirci da tutti i nostri peccati

della vita presente e dei tempi passati,

perché nulla possa ostacolare il nostro cuore

e la nostra mente

nello sperimentare la vera gioia del pentimento,

della riconciliazione con Dio e con i fratelli.

 

Fa di questo tempo di penitenza  il momento favorevole,

per vivere la solidarietà  fraterna

come segno distintivo di ogni buon cristiano,

incamminato sulla via della santità.

 

Nulla e nessuno turbi il nostro cuore

ed i nostri propositi di bene

che intendiamo mantenere

non solo in questo tempo,

ma per tutta la nostra esistenza terrena.

 

Maria, la Madre della vera e perpetua Quaresima,

con il suo esempio ed il suo insegnamento

di silenzio, ascolto e penitenza,

ci indichi la strada per incontrare Gesù

nel cammino verso il doloroso Calvario

e il Cristo Risorto nella gioia della Santa Pasqua. Amen

NAPOLI. E’ MORTO PADRE STANISLAO RENZI, PASSIONISTA

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Napoli. E’ morto padre Stanislao Renzi, passionista

di Antonio Rungi

All’età di 80 anni, da poco compiuti, nelle prime ore del 5 febbraio 2015, a Napoli, nel convento dei padri passionisti di Santa Maria ai Monti è morto padre Stanislao Renzi, religioso della Congregazione di San Paolo della Croce (Passionisti). Padre Stanislao dell’Addolorata (al secolo Tommaso Renzi), di fu Vincenzo e di fu Enrica Fantaccione, era nato a Castrocielo (Fr), nell’attuale diocesi di Sora-Aquino e Pontecorvo, il 20 novembre 1934. Tra i passionisti professa a Falvaterra (Fr) il 22 novembre 1950 e viene ordinato sacerdote a Roma il 31 maggio 1958. Tra i passionisti ha ricoperto molti ed importanti incarichi: consultore alla vita comunitaria e spirituale dal 1972 al 1982, superiore provinciale della Provincia dell’Addolorata (Basso Lazio e Campania) dal 1982 al 1988; consultore generale dal 1988 al 1994; nuovamente superiore provinciale dal 1998 al 2003; vice- provinciale dal 2003 al 2007, durante il provincialato di padre Antonio Rungi; superiore delle case religiose; docente di filosofia al Liceo dei passionisti di Ceccano, direttore dello studentato teologico di Napoli dal 1970 al 1978. In ambito ecclesiale è stato collaboratore della segreteria della Fies, la federazione delle case di esercizi spirituali; consultore in una congregazione vaticana. Ha guidato molti capitoli generali di vari istituti religiosi femminili; redattore della Rivista Tempi dello Spirito, autore di numerosi scritti di vita spirituale. Noto per la sua  esperienza nel campo del governo, era una persona richiesta per le sue competenze. Sacerdote di grande cultura ed umanità, ha posto al centro della sua vita di religioso passionista, e di guida spirituale, il mistero del Cristo Crocifisso e dei dolori di Maria Addolorata. Predicatore di esercizi spirituali, conferenziere, ha lasciato una traccia significativa nella storia della Provincia dell’Addolorata e della Congregazione dei Passionisti. Apprezzato per il suo stile generoso, per la sua affabilità e disponibilità, sapeva coniugare alla serietà del ruolo, quella dell’amicizia sincera. Attaccato profondamente alla Congregazione dei Passionisti di cui è stato uno dei membri più rappresentativi nell’ultimo trentennio, lascia un vuoto profondo nel suo istituto. Da anni soffriva di diabete e si curava per questa malattia. Sorella morte lo ha preso con sé questa mattina, 5 febbraio 2015, nel sonno, addormentandosi serenamente in Cristo, in attesa della risurrezione finale.

I funerali solenni di padre Stanislao Renzi, si svolgeranno, domani pomeriggio, 6 febbraio 2015, alle ore 15.00, nella Chiesa dei Passionisti di Napoli, dove ha trascorso moltissimi anni della sua vita religiosa e sacerdotale, da direttore dello studentato negli anni 70-78, poi da consultore e provinciale negli anni 78-88; poi nuovamente come provinciale negli anni 1998-2003, e negli ultimi due anni, 2012-2014 quando è stato trasferito da Roma, dalla Scala Santa, al Convento dei passionisti di Santa Maria ai Monti in Napoli. Il Signore lo accolga nelle braccia della sua misericordia e gli dia il premio del servo fedele e laborioso.

Ecco uno schema di meditazione sull’attesa del Signore, elaborato dal compianto padre Stanisalo Renzi.

ASPETTARE CRISTO NELL’ATTEGGIAMENTO DEL POVERO
L’attesa che caratterizza l’Avvento presuppone un atteggiamento spirituale:
l’essere poveri davanti a Dio come all’unico Salvatore, all’unica salvezza.

Significato di povero nella Bibbia: mendicante, insignificante, debole, gracile.

Umile: attende tutto da Dio (Maria: lo sguardo del Signore s’è posato sull’umile sua
serva).

La chiave di lettura della povertà è Gesù Cristo: attende tutto dal Padre.
G.C. si fece povero per voi, pur essendo ricco, affinché voi diventaste ricchi grazie
alla sua povertà (2Cor 8,9); così ci viene manifestata la grazia di G.C., misericordia di
Dio a noi partecipata.

Il farsi povero è la kenosis (Fil 2,5-11): svuotamento nell’assumere la condizione
umana e umiliazione nell’obbedienza fino alla morte di croce.
* Gesù è colui che non è e non vive come affermazione assoluta di sé, non fa della
sua vita una “rapina” in funzione dell’affermazione di sé.  Per questo è colui che è
interamente dato via e si mette a servizio degli altri per arricchirli della sua povertà.
* La logica dell’incarnazione: un vuoto che non è destinato a rimanere una
privazione, ma che arricchisce.
G.C. si propone come modello ai discepoli: imparate da me che sono mite e umile
di cuore.
Che cos’è l’umiltà? Ha un carattere relativo alla diversità delle persone e delle
libertà personali.
Non tanto virtù, quanto fondamento di tutte le altre virtù. Sottrarla alla soggettività
e al devozionalismo: essa nasce dal Cristo, maestro dell’umiltà (S. Agostino). = Egli ci
insegna a vivere guidandoci a una realistica conoscenza di noi stessi.
È la coraggiosa conoscenza di sé davanti a Dio, che ha manifestato la sua umiltà
nell’abbassamento del Figlio.
* È una ferita portata al proprio narcisismo: ci riconduce a ciò che siamo in realtà,
al nostro humus, alla nostra creaturalità e così ci guida nel cammino del nostro
divenire homo. “O uomo, riconosci di essere uomo; tutta la tua umiltà consista nel
conoscerti” (S. Agostino).
*Umiltà davanti a Dio: non autoaffermazione, non credersi al centro del mondo,
espropriarsi di sé per essere ricchi di Dio; essa fa dell’uomo il terreno su cui la grazia
può sviluppare la propria fecondità. L’uomo sa di aver ricevuto tutto da Dio e di essere
amato anche nella propria limitatezza e negatività, perciò si abbandona a Lui, vive
della sua misericordia come un mendicante.
= L’umiltà diviene volontà di sottomissione a Dio e ai fratelli nell’amore e nella
gratitudine. È relativa all’amore. “Là dov’è l’umiltà, là è anche la carità” (S. Agostino).
In questo senso è anche elemento essenziale alla vita in comune: “rivestitevi di umiltà
nei rapporti reciproci” (1Pt 5,5); “stimare gli altri, con tutta umiltà, superiori a se
stessi” (Fil 2,3); “non cercare cose alte, ma piegarsi a quelle umili” (Rm 12,16).
Solo così può avvenire l’edificazione comunitaria, che è sempre condivisione delle
debolezze e delle povertà di ciascuno.
Solo così viene combattuto e sconfitto l’orgoglio, che è il “grande peccato” (Sal
19,14) o forse, meglio, il grande accecamento che impedisce di vedere in verità se
stessi, gli altri e Dio.
Oremus del sabato II settimana d’Avvento.
-Più che sforzo di autodiminuzione, l’umiltà è allora evento che sgorga dall’incontro
fra il Dio manifestato in Cristo e una precisa creatura. Nella fede l’umiltà di Dio svelata
da Cristo diviene umiltà dell’uomo.
-Umiltà è accettare l’umiliazione: dagli altri, i più vicini a noi; dalla vita che ci
contraddice e ci sconfigge; accettazione della nostra povertà più profonda (limiti,
debolezze, carattere, egoismo…). Così è luogo per conoscere se stessi in verità e
imparare l’obbedienza come Cristo. “Bene per me se sono stato umiliato, ho imparato
i tuoi comandamenti” (Sal 119,71).

Attendere Cristo-luce
Sorga in noi lo splendore del Cristo
– AT: la nube luminosa (manifestazione della gloria di Dio) si posava sul tabernacolo,
accompagnava il popolo nel deserto, riempiva il tempio
– NT: La luce del volto di Dio splende in tutta la sua bellezza sul volto di Gesù Cristo
– Nel mistero del Verbo incarnato trova luce il mistero dell’uomo (VS)
– Ci è dato comprendere la preziosità della nostra esistenza inserita nel Cristo
Vinca le tenebre del male
– Ci faccia discernere il bene dal male nell’ambiguità del nostro tempo.
– Che la luce del Cristo trionfi sulle potenze sataniche della tenebra (come nell’agonia
e nella morte di Gesù).
– Chiediamo di darci la grazia dell’amore fraterno, che trasferisce dalla tenebra alla
luce (1Gv 2,9).
– Chiediamo di impostare la nostra vita nella verità e non nella menzogna.
– Chiediamo d’essere liberati dagli idoli che ci siamo costruiti.
– Ci riveli al mondo come figli della luce.
– Chiediamo di essere, con la nostra vita, testimoni non solo davanti a Dio, ma anche
davanti agli uomini: di poter compiere opere buone che diano gloria al Padre che è nei
cieli. Queste opere sono soprattutto quelle della carità (cf Mt 25,31-46) e
dell’autentica libertà che si manifesta e vive nel dono di sé. Sino al dono totale di noi
stessi, come ha fatto Gesù che sulla croce «ha amato la Chiesa e ha dato se stesso
per lei» (Ef 5,25).

Significatività della vita religiosa come singoli e come comunità.
«Se un tempo eravate tenebra — ci ammonisce l’apostolo Paolo —, ora siete luce nel
Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce» (Ef 5,8).
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ITRI (LT). I PASSIONISTI DA 30 ANNI AL SANTUARIO DELLA CIVITA

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Itri (Lt). I Passionisti da 30 anni al Santuario della Civita

di Antonio Rungi

Era il 18 gennaio 1985, venerdì, quando i passionisti della comunità cittadina, attraverso padre Cherubino De Feo, religioso passionista, allora parroco di Santa Maria Maggiore in Itri, fu convocato al Santuario per ricevere le consegne delle chiavi e di tutto quanto era stato inventariato dai padri Guanelliani che avevano lasciato il Santuario per oggettive difficoltà.
In quel 18 gennaio, come quest’anno, erano presenti oltre i padri Ganelliani, i rappresentanti del clero cittadino di Itri ed i delegati vescovili di Gaeta, che a nome dell’arcivescovo mons. Luigi Maria Carli, morto nel 1986, dovevano firmare il passaggio delle consegne del Santuario dai Guanelliani ai Passionisti, tramite padre Cherubino. Così in pieno inverno padre Cherubino che l’aiuto dei confratelli della comunità di Itri-città dovettero assicurare subito il servizio al Santuario. Il primo ad accorrere in suo aiuto, con i permessi dei superiori, fi padre Eufrasio e successivamente padre Angelo. Si andò avanti così per qualche tempo, fino a quando il provinciale dei passionisti del tempo, padre Stanislao Renzi, si assunse la responsabilità di prendere il Santuario e stilare una convenzione con l’arcivescovo, monsignor Vincenzo Farano, confermata dagli altri provinciali che gli successero nel tempo. Fu nominato, nella persona di padre Giuseppe Polselli, il primo rettore e fu costituita la prima comunità passionista, direttamente dipendente dal Provinciale dei Passionisti di Napoli, assegnando a padre Renato Santilli l’ufficio di delegato del Provinciale. Da allora sono passati 30 anni esattamente e i passionisti hanno mantenuto l’impegno assunto, nonostante le oggettive difficoltà di poter portare avanti il Santuario, soprattutto negli ultimi anni, per la carenza di vocazioni e per il calo numerico dei religiosi. A succedere alla guida del santuario a padre Giuseppe fu padre Renato, fino al 2003, quando l’allora superiore provinciale dei passionisti di Napoli, padre Antonio Rungi (oggi di comunità al Santuario) propose all’arcivescovo del tempo, monsignor Pierluigi Mazzoni, il nome di padre Emiddio Petringa, quale rettore del Santuario e delegato del Provinciale. Da 12 anni padre Emiddio è superiore e rettore di questo luogo di preghiera mariana, punto di riferimento spirituale per il Basso Lazio e la Campania dei devoti della Madonna, di proprietà dell’arcidiocesi di Gaeta ed assegnato ai passionisti. Una prima convenzione tra i passionisti della provincia dell’Addolorata e l’Arcidiocesi di Gaeta scadeva il 21 maggio 2007. Con espresso volere dall’attuale arcivescovo, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, la convenzione è stata rinnovata fino a quando le parti non avranno intenzione di cambiare per motivi e clausole chiaramente inclusi nella stessa convenzione o per sopraggiunti altre motivazioni.
In questi 30 anni di presenza dei passionisti al Santuario della Civita, il volto del santuario è cambiato radicalmente anche come accoglienza e miglioramento delle strutture. Dalla stessa chiesa rifatta in tanti parti, ai locali della struttura di Pio IX, al convento, ai locali adibiti per esigenze della comunità religiosa dei passionisti, quali cucina, refettorio, stanze dei religiosi al secondo piano, quello di diretto accesso alla Chiesa e sacrestia. Lo scorso 21 luglio 2014, l’attesa inaugurazione dell’ascensore alla Civita che tanto utile risulta essere soprattutto per i diversamente abili, anziani e persone con problemi di deambulazione per raggiungere direttamente la chiesa. Cresciuto anche l’interesse verso il santuario da parte di nuove realtà ecclesiali, anche se, come in tutto l’occidente, si registra un calo di partecipazione alle funzioni religiose, soprattutto nei mesi invernali. Ad assicurare il servizio al santuario in questi ultimo anni sono quattro passionisti, che curano anche il convento dei passionisti della città di Itri, e sono: padre Antonio Rungi (ex-superiore provinciale dei passionisti di Napoli), padre Cherubino De Feo (ex-parroco di Santa Maria Maggiore in Itri), padre Emiddio Petringa (attuale rettore-superiore), padre Francesco Vaccelli, ben conosciuto perché per tanti anni parroco di Campodimele, da sacerdote diocesano e poi approdato nella Congregazione dei Passionisti.
A ricordare il fausto avvenimento dei trent’anni di presenza passionista al Santuario della Civita sono stati ieri gli stessi religiosi con alcuni collaboratori durante un incontro fraterno di preghiera e condivisione. A raccontare i dettagli di tutto il passaggio dai Ganelliani ai Passionisti è stato lo stesso padre Cherubino De Feo, che a distanza di 30 anni, essendo lui il diretto interessato a questo evento, ricordava con precisione non solo le persone presenti, ma gli atti firmati e il tempo inclemente che imperversava sulla Civita, come ieri 18 gennaio 2015. Padre Cherubino, come parroco di Santa Maria Maggiore e sacerdote passionista della comunità di Itri, dovette iniziare a pensare al tempio mariano. Con lui i padri passionisti della comunità cittadina oltre a pensare al Santuario della Civita, continuarono a guidare la parrocchia di Santa Maria Maggiore, la cui guida pastorale fu assunta da padre Angelo Di Battista e da lui assicurata fino al 2003. In quell’anno, in seguito ai cambiamenti effettuati dall’allora superiore provinciale, padre Antonio Rungi, subentrò padre Giovanni Giorgi, anche in qualità di Superiore della comunità passionista di Itri.
Nell’ottobre del 2012, i passionisti, su decisione dell’assemblea provinciale, hanno lasciato le due parrocchie di Itri per concentrarsi nel servizio al santuario della Civita e al Convento.
Nel prossimo mese di maggio 2015, con il capitolo provinciale unitario di tutti i passionisti d’Italia, di Francia e del Portogallo, si rivedranno le presenze dei passionisti e si deciderà per il futuro della loro presenza al Santuario e a Itri-città, dove la comunità è stata tolta dal giugno 2012; per cui una sola comunità giuridica, quella della Civita opera pastoralmente per il Santuario e per il Convento cittadino, con tante difficoltà logistiche e di spostamenti per assicurare un servizio pastorale all’altezza del compito che i passionisti hanno sempre svolto al meglio e con grande generosità nella Chiesa locale dell’Arcidiocesi di Gaeta.

Mondragone (Ce). L’estremo saluto ad un giovane testimone della carità

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Mondragone. L’estremo saluto ad un giovane eroe della carità

di Antonio Rungi

Raccontare da lontano i funerali del giovane Eduardo D’Alessandro, da tutti chiamato e conosciuto come Aldo, non è la stessa cosa che avervi partecipato, averli vissuti dal vivo. Ma nelle parole e nel cuore di chi vi è stato c’è tutta l’emozione, l’amarezza e la speranza cristiana di chi guarda la vita in altra direzione e distanza, quella dell’eternità. E’ stato un funerale speciale, per un giovane eroe che meritava tutta l’attenzione della città, dei giovani e della chiesa. La presenza del Vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Orazio Francesco Piazza, che ha presieduto la messa esequiale e di tutti i parroci della Forania di Mondragone è stato un segno tangibile di come essere vicino alla sofferenza della famiglia di Eduardo che ha perso una persona cara, appena ventunenne, e a tutti gli amici e conoscenti. La chiesa san Giuseppe Artigiano dei Padri Passionisti di Mondragone si è trasformata, per una mattinata il centro della preghiera per un giovane mondragonese che nel servizio generoso di soccorrere gli altri ha perso la vita, guadagnando il premio più grande e duraturo che è il paradiso. “Aldo vive nel cuore di chi lo ama”. Sono queste le parole di monsignor Piazza durante l’omelia. Ed ha aggiunto: “Più grande l’amore, più forte il dolore, e le parole non bastano a lenirlo. Aldo deve farvi riflettere” “Aldo ha offerto la propria vita…., l’amore non è sconfitto. Questa esperienza così amara non può essere cancellata. C’è differenza profonda tra la morte e il morire . La morte ci porta a fare la domanda sulla vita: la vita è un incrocio di responsabilità. Aldo oggi ci conduce sulla strada della speranza”. Ad accompagnare la liturgia le noti dell’organo della Chiesa dei Passionisti, suonato da don Paolo Marotta. Clima di preghiera, di sofferenza, ma anche di gioia per la testimonianza di vita di questo giovane. Tanti gli applausi nel corso della cerimonia per sottolineare la verità assoluta per sempre, che l’amore supera la morte e donare la vita per gli altri è il gesto più grande di ogni persona umana, credente e non. Ed Aldo era un giovane credente che insieme alla sua famiglia frequentava la parrocchia dei passionisti, dove i suoi genitori hanno voluto che si svolgessero le esequie, pur abitando da poco tempo in via Venezia. E’ stato padre Bernard ad andare a benedire la salma nella casa del defunto, in Via Matilde Serao ed accompagnare il feretro per tutto il percorso. La bara è stata porta a spalla, con l’accompagnamento delle note della banda di Mondragone, note struggenti e commoventi, che ti strappano le lacrime ad ogni passo che fai. La città ha risposto alla grande al lutto cittadino e tutti i negozianti hanno abbassato le serrande al passaggio del feretro. Tanti i confetti e fiori sparsi al passaggio della bara bianca, attraversando Viale Margerita e la Domiziana. Tante le autorità civili e militari presenti al rito funebre, con il sindaco della città, Giovanni Schiappa. Tanti i manifesti di partecipazione al lutto della famiglia di Aldo e tanti gli striscioni disseminati lungo la strada e soprattutto davanti alla Chiesa per ricordare il coraggioso gesto di Eduardo. Ma il momento più intenso emotivamente è stata la celebrazione della messa, alla quale tutti i presenti hanno partecipato in silenzio con la morte nel cuore per la perdita di un giovane come Aldo. A conclusione della funzione, la bara bianca di Eduardo D’Alessandro è stata salutata con un applauso, dentro e fuori la chiesa e qui con il volo dei palloncini bianchi librati verso il cielo, nello spazio antistante la chiesa di San Giuseppe Artigiano, con la lettura di alcune lettere stilate dai suoi amici. Il tutto col sottofondo musicale della bellissima canzone di Blues dedicata da un musicista e cantante mondragonese ad Aldo ed un altro giovane morto recentemente a Mondragone. La bara è proseguita per il cimitero di Mondragone, dove verrà tumulata e ne siamo certi, la tomba di Aldo sarà una meta costante di parenti, amici e conoscenti di questo “novello e giovane samaritano” della città di Mondragone.

AIROLA (BN). I FUNERALI DI ZIO MARCUCCIO.

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Airola (Bn) L’estremo saluto a Zio Marcuccio Ciaramella

Un legame profondo con i passionisti, di cui è stato collaboratore laico per oltre 30 anni. E i passionisti della provincia dell’Addolorata, in modo speciale i Passionisti del Convento di Monteoliveto hanno voluto dare l’estremo saluto al carissimo amico durante il solenne funerale che si è svolto nella chiesa di San Michele a Serpentara, oggi, 7 gennaio 2015. Marco Ciaramella, 94 anni, era morto il giorno 5 gennaio alla vigilia dell’Epifania, sulla tarda serata, addormentandosi serenamente nel Signore, come serena è stata la sua vita, vissuta con la sua metà, Antonietta Ricciardi, sua coetanea, che l’ha assistito fino alla fine.  Ex-carabiniere, Zi Marcuccio è stato per Airola, soprattutto per la zona di Santa Caterina un punto di riferimento storico, spirituale e di onestà. Vissuto vicino alla Serva di Dio Concetta Pantusa, ha respirato il clima della spiritualità passionista, francescana e delle clarisse. Le tre chiese di riferimento per la sua vita spirituale e cristiana erano il Convento di Monteoloveto, le Clarisse e San Pasquale. Conclusa la sua esperienza nell’Arma Benemerita, Zi Marcuccio si era dedicato alla sua antica passione di agricoltore, dedicando il suo volontariato, prima alla Casa di rieducazione femminile, affidata al Suore di Gesù Redentore,  ai passionisti del Convento di Monteoliveto, condividendo con i padri non solo le attività quotidiane, ma anche la vita e la preghiera del monastero, contemporaneamente svolgeva il suo volontariato presso le Suore Pallottine, avendo una cugina tra di loro, Suor Lourdes, anche lei prsennte insieme ad altre suore ai funerali. E i passionisti riconoscenti sono arrivati numerosi per partecipare alla santa messa esequiale. E’ arrivato dal santuario della Civita in Itri, padre Antonio Rungi, passionista, ex-superiore provinciale, originario di Airola, che con Zi Marcuccio e Zi Antonietta ha vissuto i suoi primi anni di vita, prima di entrare tra i passionisti, confinando con la casa di sua proprietà, ma anche negli anni successivi. Ogni venuta ad Airola era d’obbligo per padre Rungi la visita a  Zi Marcuccio, soprattutto, quando in seguito ad un incidente, rimase  a letto. Sono arrivati gli altri padri: Ludovico Izzo, ex-superiore provinciale e ex-superiore di Monteoliveto; padre Amedeo De Francesco, ex-parroco di San Michele a Serpentara e ex-vicario della comunità di Airola; padre Antonio Graniero, ex-vicario della comunità passionista di Monteoliveto. Della comunità passionista attuale di Monteoliveto erano presenti il superiore-parroco, padre Paquale Gravante, padre Onorio Volpicelli; padre Francesco Minucci. In rappresentanza della provincia religiosa dei passionisti della Campania e del Basso Lazio è giunto da Napoli, padre Mario Caccavale, attuale preposito provinciale, che ha presieduto il rito ed ha tenuto l’omelia sui testi biblici della celebrazione, mettendo in risalto il significato della morte dei fedeli alla luce della morte e risurrezione di Cristo. Concelebranti principali, padre Ludovico Izzo e padre Pasquale Gravante, parroco che a conclusione della messa ha tratteggiato un sintetico profilo umano e cristiano di Zi Marcuccio. Il rito iniziato alle ore 10.00 si è concluso alle ore 11.00 e la liturgia è stata animata dai canti del Coro San Gabriele dell’Addolorata di Monteoliveto. Presenti al rito i parenti più stretti del caro defunto, i nipoti, e una rappresentanza dell’Associazione nazionale dei Carabinieri – Sezione Airola, il cui presidente ha letto alla fine della messa la preghiera del Carabiniere, alla Virgo Fidelis; presenti anche amici ed estimatori di Zi Marcuccio e diversi fedeli della Parrocchia di San Michele a Serpentara, nonostante la giornata lavorativa.

“Con zi Marcuccio – ha detto padre Antonio Rungi – va via un altro pezzo di storia di questa mia città. La rettitudine morale, la serietà, l’affabilità, il rispetto altrui, la speciale devozione a Santa Maria Goretti, la venerazione verso i sacerdoti, soprattutto di noi passionisti, con i quali ha vissuto praticamente buona parte della sua vita, come collaboratore laico sono esempi di uomini di altri tempi, di grande elevatura umana e morale, di grande sensibilità. Pur non avendo avuto il dono dei figli era per tutti un padre e un nonno affettuoso, premuroso e generoso. Incontrarlo era una gioia per tutti, per il suo stile affabile, amabile e rispettoso di tutti. Una persona dal cuore grande e dalla sensibilità fuori dal comune. Sono vicino personalmente alla moglie Zia Antonietta, ai parenti e familiari più stretti, assicurando la mia preghiera di suffragio per Zi Marcuccio e di vicinanza spirituale per quanti soffrono di questa grave perdita per loro stessi e per gli altri”.

P.RUNGI. IL DECALOGO DEI RELIGIOSI NELL’ANNO DELLA VITA CONSACRATA

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P. RUNGI (TEOLOGO MORALE). IL DECALOGO DEI RELIGIOSI NELL’ANNO DELLA VITA CONSACRATA

Dieci regole per vivere bene l’anno della vita consacrata. E’ quanto ha indicato padre Antonio Rungi, religioso passionista, teologo morale, già superiore provinciale dei passionisti del Lazio Sud e Campania, stilando uno speciale decalogo per i religiosi e le religiose.
Ecco le regole di vita per ogni consacrato in questo anno a loro dedicato:

In occasione dell’apertura dell’anno della vita consacrata, che si svolge dal 30 novembre 2014 (Prima Domenica di Avvento) fino al 2 febbraio 2016, Padre Antonio Rungi, ex-superiore provinciale dei passionisti di Napoli, teologo morale, pubblica uno speciale “decalogo della vita consacrata”. Si tratta di “dieci regole –scrive padre Rungi- per essere un buon religioso oggi, nell’attuale situazione ecclesiale e sociale in cui vivono ed operano gli istituti di vita consacrata, maschili e femminili”.

Ecco il testo delle regole dettate da padre Rungi.

1. L’amore verso Dio e i fratelli è il fondamento della religione e soprattutto per quanti scelgono di consacrarsi a Dio con la professione dei consigli evangelici. Questo comandamento sia costantemente vissuto a livello personale e comunitario da parte di coloro che sono chiamati alla perfezione della carità.

2. La preghiera è l’anima ed il cuore di ogni esperienza religiosa e soprattutto dei religiosi. Non manchi mai nella giornata e nella vita consacrata questo aspetto fondamentale della donazione a Dio, che necessita di essere alimentata dalla preghiera, meditazione e dall’ascesi. La celebrazione eucaristica, con la devozione alla Madonna caratterizzino lo stile orante di ogni consacrato.

3. L’obbedienza, primo fondamentale voto che ogni religioso professa, sia attentamente osservata in ogni momento della propria vita di consacrato, soprattutto quando costa sacrificio e rinuncia alle proprie vedute, idee e progetti personali al fine del bene comune.

4. La povertà visibile e leggibile stia nel cuore dei consacrati e venga testimoniata nel distacco completo dai beni della terra, privilegiando uno stile di vita sobrio, essenziale e libero da ogni desiderio mondano. A nessun religioso sia permesso di vivere in modo lussuoso e consumistico, memori di quanti non hanno nulla e soffrono la fame e la miseria su tutta la Terra.

5. La castità per il Regno dei cieli venga vissuta con semplicità e gioia, impegnandosi in ogni situazione, soprattutto di provocazione e di stimolazione al male, di mantenersi fedeli al dono della purezza del cuore, dei sentimenti, del corpo e della vita che Dio ci ha donato. Siano condannati apertamente atti commessi dai religiosi contro la dignità della persona umana, soprattutto se bambini e ammalati.

6. Lo stile di vita comunitaria prevalga su ogni individualistica visione della consacrazione a Dio e tutti i religiosi collaborino effettivamente per innalzare la qualità della vita in comune, puntando su una vera fraternità e condivisione, frutto di sentimento e sapienza che riscontriamo nel vero modello per tutti, che è Gesù.

7. Ogni religioso abbia particolarmente a cuore il carisma del proprio istituto, vivendo e testimoniandolo secondo i doni personali ricevuti che sono a servizio di tutti.

8. Il servizio dell’autorità venga svolto con donazione, generosità, paternità e competenza e tutti i religiosi, che sono chiamati a tale servizio nei rispettivi istituti, siano sensibili in umanità e spiritualità verso i confratelli o consorelle delle comunità.

9. L’ansia missionaria sia motivo costante non solo per annunciare ai fratelli il Vangelo della gioia, ma anche occasione di crescita in sintonia con le chiese locali e con la chiesa universale. Tutti siano davvero missionari con la parola, la preghiera e la testimonianza di una vita gioiosa nel Signore, sull’esempio di Maria, la Madre della gioia.

10. Ogni religioso abbia a cuore le sorti del proprio istituto promuovendo un’azione incisiva a livello di vocazioni da accogliere con disponibilità quando il Signore chiama i giovani o i meno giovani per seguirLo sulla via stretta dei consigli evangelici. Ogni consacrato sia promotore vocazionale nella famiglia, nella scuola, nella Chiesa, nell’apostolato e nella società.

ITRI (LT). PRESEPE NAPOLETANO TRADIZIONALE AL CONVENTO DEI PASSIONISTI

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ITRI (LT). PRESEPE NAPOLETANO AL CONVENTO DEI PASSIONISTI 

E’ in fase di allestimento e nei prossimi giorni sarà completato il presepe, stile settecento napoletano, che l’artista Antonio Lebone di Itri sta realizzando, come da vari anni, nella Chiesa dei padri Passionisti di Itri.

Il presepe occupa tutto lo spazio dell’ampia cappella di San Paolo della Croce, situata al lato sinistro di chi entra nella chiesa, dedicata alla Madonna di Loreto e risalente al 1600, quando erano i Cappuccini a conservare questo tempo di culto mariano.

Dal 1943 sono i figli spirituali di San Paolo della Croce a curare questa struttura e a conservarla per le future generazioni dei passionisti. Oggi, in occasione dell’annuale festa della Madonna di Loreto, è stata celebrata una messa solenne, cantata, e presieduta da padre Cherubino De Feo, parroco di Santa Maria Maggiore in Itri per oltre 25 anni e da 30 anni circa al Santuario della Civita.

Un convento antico e stile antico anche nel presentare il mistero della nascita di Gesù Cristo attraverso il presepe che in fase di allestimento.

Tante le novità apportate dal presepista, che con passione, competenza ed amore realizza vere e proprie opere d’arte. Vari i paesaggi che riportano all’attento osservatore al mistero della Nascita del Redentore, con ingranaggi nuovi e scenografie con particolare significato religioso e biblico. Al centro di tutto la grotta e la capanna, dove verrà deposto in Bambinello Gesù a conclusione della messa di mezzanotte della notte di Natale 2014, ormai imminente.

Negli anni passati era fratel Modesto De Angelis, ora nella comunità passionista di Airola (Bn) ad allestire il presepe nel convento dei passionisti, quando esisteva una comunità nella struttura. Oggi la comunità passionista è giuridicamente costituita presso il Santuario della Civita e gli stessi religiosi, in tutto quattro, pensano a curare pastoralmente e spiritualmente il convento cittadino, che è un punto di riferimento religioso importante per la città di Itri e per la Diocesi. Per migliorare il servizio religioso che intendono offrire i passionisti alla città di Itri anche l’annuale presepe napoletano che diventa in occasione delle feste natalizie un centro di interesse e curiosità da parte degli amanti del presepe tradizionale.

A sostenere ed incoraggiare queste iniziative è l’intera comunità dei passionisti della Civita, guidata da padre Emiddio Petringa, che è superiore-rettore del Santuario ed ha la responsabilità sulla struttura conventuale. Con lui collaborano per una presenza incisiva e fruttuosa dei passionisti nella città di Itri e dell’Arcidiocesi, padre Antonio Rungi, docente, predicatore, nonché padre Francesco Vaccelli e lo stesso padre Cherubino.

“Siamo grati ad Antonio –ha detto padre Rungi – che con passione ogni anno si dedica a realizzare il presepe nella nostra chiesa creando quel clima di festa e di gioia natalizia, senza il quale, anche un luogo di culto, già bello e raccolto per se stesso, non sarebbe bello in questo tempo senza il presepe. Il presepe, infatti, è sempre un forte richiamo iconico al grande mistero della nascita di Gesù, che porta tutti a serie riflessioni  sul Natale, soprattutto di questo anno 2014, perché sia un Natale di pace, giustizia, amore e solidarietà. Senza il Presepe non è Natale nelle chiese e nelle famiglie. Per cui bisogna rinnovare e potenziare questa sana tradizione, perché bella in se stessa e stimolante a livello spirituale e morale, oltre che artistico e sociale”.

AIROLA (BN). DOMANI CONCLUSIONE DELLA FESTA DELL’IMMACOLATA NELLA CHIESA DELLA CONCEZIONE

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AIROLA (BN). DOMANI LA CHIUSURA DEL NOVENARIO IN ONORE DELL’IMMACOLATA NELLA CHIESA DELLA CONCEZIONE

Si chiude domani con un doppio appuntamento religioso, il solenne novenario in onore della Madonna Immacolata, che, quest’anno,  per la prima volta, è stato predicato, dal 29 novembre all’8 dicembre 2014, dal noto missionario passionista, padre Antonio Rungi, già superiore provinciale dei passionisti della Campania, teologo morale, docente nei licei e giornalista. Un doppio appuntamento liturgico domani, solennità dell’Immacolata: alle ore 8,30 solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da padre Antonio Rungi e concelebrata da don Liberato Maglione, parroco dell’Annunziata ed assistente spirituale della Congrega della Concezione, insieme a padre Pasquale Gravante, parroco di San Michele Arcangelo e Superiore dei Passionisti di Monteoliveto. Padre Rungi concluderà la predicazione che lo ha visto impegnato per 10 giorni nella sua città natia, tenendo le riflessioni alla  sera, durante la messa serale delle ore 18.30. Quest’anno c’è stata un’ampia partecipazione dei fedeli alla novena, nonostante il tempo inclemente, tra cui diversi giovani della città. La partecipazione più consistente è stata in occasione della messa presieduta dal Vescovo, monsignor Michele De Rosa, giovedì 3 dicembre 2014 e negli ultimo tre giorni della novena, durante i quali, come tutte le sere è stato padre Rungi a dettare la meditazione per i presenti che hanno seguito con vivo interesse e partecipazione alla celebrazione. Diversi gli iscritti della Congrega della Concezione, che sono 220 al momento, che hanno preso parte alla novena, animata dai canti delle scholae cantorum delle parrocchie di Airola e dei Convento dei Passionisti. A conferma che è ancora viva e sentita la devozione alla Madonna Immacolata che è stata ricordata e onorata, in questi 10 giorni, anche nelle altre chiese di Airola. Altro momento importantissimo della giornata di festa di domani, 8 dicembre 2014, è la processione che si svolgerà alle ore 15.00 circa, con la statua della Madonna Immacolata, per la zona del Borgo di Airola e che sarà guidata dal parroco don Liberato Maglione. Un’ora circa di peregrinatio della venerata immagine della Madonna Immacolata, che sarà portata in processione nei luoghi vicini alla Chiesa della Concezione, che, oggi, a distanza di 300 anni circa, costituisce il cardine della devozione mariana all’Immacolata nella cittadina della Valle Caudina. Merito soprattutto della Congrega della Concezione che ha conservato, in sintonia con i parroci dell’Annunziata, che si sono succeduti nel tempo, questo speciale culto alla Madre di Dio, esentata per singolare privilegio dal peccato originale, per cui Maria è stata proclamata, con un dogma di fede specifico, Immacolata. A conclusione della processione, sarà don Liberato a presiedere la messa di ringraziamento per il dono di questi giorni di spiritualità mariana che ha vissuto la cittadina di Airola, sotto la guida di padre Antonio Rungi, passionista, sacerdote nato in questa città e poi chiamato a seguire san Paolo della Croce, tra i passionisti, in varie parti d’Italia, come missionario e superiore provinciale. Ed è stato proprio padre Rungi “a volere ringraziare, nella persona del priore della Congrega, Pasquale Meccariello, tutto il sodalizio religioso e quanti si adoperano ogni anno per la buona riuscita della festa della Madonna Immacolata nella Chiesa della Concezione”.

 

Questa sera dalle 21,30 alle 22,30, la Veglia di preghiera in preparazione alla solennità dell’Immacolata, nella Chiesa della Concezione, guidata da padre Antonio Rungi, che ha concluso la veglia con la benedizione eucaristica.

 

AIROLA (BN). TRE SECOLI DI STORIA DELLA CONGREGA DELL’IMMACOLATA

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AIROLA (BN). TRE SECOLI DI STORIA DELLA CONGREGA DELL’IMMACOLATA 

Sono circa trecento anni che la Congrega della Concezione, nella storica ed artistica chiesa del Borgo di Airola (Bn), opera ininterrottamente per diffondere il culto verso la Madonna Immacolata. Nata all”inizio del 1700, la Congrega ebbe il riconoscimento ufficiale nel 1737.  A ricordare questo storico avvenimento, nel contesto del novenario in preparazione alla festa della Madonna Immacolata ad Airola (Bn), predicato da padre Antonio Rungi, passionista, mercoledì sera, 3 dicembre 2014, è stato sua eccellenza monsignor Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto-Telese-Sant’Agata de’ Goti che ha presieduto la solenne eucaristia delle ore 18,30, nella Chiesa della Concezione, davanti a molti fedeli accorsi per condividere il momento di preghiera con il pastore della diocesi che ha avuto alla sua guida Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il cantore di Maria che ha fissato in alcuni scritti la sua speciale devozione alla Vergne Santissima.

Presenti al rito padre Antonio Rungi, don Liberato Maglione e don Domenico, segretario del  Vescovo. Tra le autorità presenti il sindaco della città Michele Napoletano, l’assessore al bilancio, Angelo De Sisti, l’ex-comandante della Polizia Municipale, Pompeo Rungi, i confratelli della Congrega, con il priore, Pasquale Meccariello. Il Vescovo nella sua sentita e puntuale omelia ha parlato della devozione alla Madonna, richiamandosi ad un dei documenti fondamentali del Concilio Vaticano II, la Lumen Gentium, sottolineando che la vera devozione consiste nell’imitare le virtù di Maria.

La messa è stata animata dalla corale parrocchiale della Chiesa dell’Annunziata, in grande uniforme, che ha eseguito dei bellissimi canti liturgici e mariani.

Una celebrazione nel suo complesso molto sentita e partecipata, come d’altra parte tutto il novenario che, in quest’anno, ha avuto un particolare seguito, per la presenza del noto predicatore e missionario della Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Passionisti), padre Antonio Rungi, originario di Airola, già superiore provinciale, come ha voluto ricordare all’inizio della messa, nel saluto rivolto al Vescovo, don Liberato Maglione, presente ogni sera al novenario nella Chiesa della Concezione. Una chiesa importante sia per l l’antichità del tempio mariano e sia per la artistica tela, sulla quale è stata fissata una delle più belle icone della Madonna Immacolata e che risale al XVII secolo. Quadro donato dalla famiglia Caracciolo alla nascente chiesa dedicata alla Madonna.

Singolare fatto è, che tale Congrega della Concezione fu operativa oltre un secolo prima della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione avvenuto nel 1854 per opera di Pio IX.

La novena di predicazione sta proseguendo in questi giorni e sta accompagnando spiritualmente i fedeli alla festa dell’Immacolata dell’8 dicembre. L’intero ciclo di predicazione, tenuto da padre Rungi, si concluderà lunedì prossimo, solennità dell’Immacolata con la messa officiata da padre Antonio Rungi, alle ore 8,30, concelebrata da don Liberato e da padre Pasquale Gravante, parroco di S.Michele e superiore dei passionisti del convento di Monteoliveto.

Nel pomeriggio poi la processione e in serata  un momento di festa insieme per ricordare la Madonna e per accendere le luci di Maria Immacolata in vista del Natale 2014. Un Natale, che, nonostante la crisi economica, già si respira nell’aria, anche con gli addobbi per strada e nei negozi della città e con l’illuminazione della Piazza della Concezione, illuminata a festa con le luci natalizie, che danno vita al Borgo antico di Airola, “la cittadella di Maria”, come l’ha definito padre Antonio Rungi all’inizio del novenario in onore dell’Immacolata.

 

 

 

 

 

 

 

PASSIONISTI. NAPOLI. E’ MORTO PADRE BRUNO SENOFONTE

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Napoli. Nuovo lutto tra i passionisti della Campania

di Antonio Rungi

Mentre piangiamo ancora la morte di padre Domenico Curcio, da pochi minuti, oggi 26 novembre 2014, è giunta la notizia della morte del noto religioso passionista padre Bruno Senofonte della comunità di Napoli, di 78 anni. Padre Bruno della Vergine del Santissimo Rosario di Pompei era nato a Tocco Caudio (Bn), nell’arcidiocesi di Benevento, il 28 settembre 1936 da Giuseppe e Maria Rosaria Maffei. Tra i passionisti entra giovanissimo e professa i consigli evangelici il 4 ottobre 1953 a Falvaterra, dopo l’anno di noviziato trascorso in questa comunità. Completati gli studi filosofici e teologici veniva ordinato sacerdote il 25 febbraio 1962 a Napoli. Uomo di cultura, docente di Diritto Canonico alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ha formato alla legge ecclesiastica tanti studenti diocesani, di ordini religiosi e laici. Persona conosciutissima e stimatissima per il suo impegno culturale, sia nella città di Napoli e che in Italia, padre Bruno Senofonte ha fatto scuola nel campo del Diritto Canonico, divenendo una voce autorevole della chiesa in questo campo, specie per quanto attiene il sacramento del matrimonio e il diritto di famiglia. Ha lavorato presso il Tribunale ecclesiastico della Regione Campania e al suo stile si sono ispirati tanti studenti, docenti, poi diventati vescovi e cardinali. Un motivo di onore ed orgoglio per la Congregazione dei Passionisti, specialmente della Provincia religiosa dell’Addolorata. Padre Bruno ha vissuto, per motivi di studio e di insegnamento teologico sempre a Napoli nel Convento dei Passionisti di Santa Maria ai Monti. Per lunghi anni cappellano delle Monache Carmelitane, era un punto di riferimento spirituale per quanti frequentavano il monastero soprattutto di domenica. Per diversi anni è stato anche direttore della nostra Rivista Presenza Missionaria Passionista, passando a me, padre Antonio Rungi, il testimone della direzione nel 1990. Negli ultimi anni, dato la sua malattia, era andato in dialisi (aveva un solo rene) e sistematicamente  si sottoponeva a questa terapia per continuare a vivere nello spirito di San Paolo della Croce. Nella Provincia ha svolto l’ufficio di consultore alla vita comunitaria negli anni 1974-1978. Con padre Senofonte, la nostra Provincia e la nostra Congregazione perde un’altra autorevole personalità umana, sacerdotale e religiosa di questi ultimi 60 anni. I solenni funerali si svolgeranno a Napoli, domani, 27 novembre, alle ore 15.00 nella Chiesa dei Passionisti di Santa Maria ai Monti e subito dopo le sue spoglie mortali saranno tumulate nel cimitero sottostante la chiesa dei passionisti, che lo ha visto per oltre 50 anni protagonista di questa realtà religiosa nel cuore della grande metropoli partenopea. Per diversi anni fu collaboratore di don Arcangelo Paone a Casoria, nella parrocchia di San Paolo Apostolo. Anche qui fu dato a me il compito, padre Antonio Rungi, di proseguire il suo ministero, una volta che lui aveva assunto altri impegni, come l’assistenza spirituale delle Monache Carmelitane dei Ponti Rossi, dove la devozione, allora Serva di Dio ed oggi Beata, Madre Giuseppina Catanea, anche per suo merito, si era diffusa e indirizzata nel giusto solco della spiritualità carmelitana e passionista. Riposi in pace.