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CUBA. I PASSIONISTI DA OTRE 100 ANNI NELL’ISOLA CARAIBICA

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I PASSIONISTI A CUBA

di Antonio Rungi

In occasione del viaggio apostolico di Papa Francesco a Cuba e negli USA, diamo notizia ed informazioni circa la presenza dei passionisti delle Passioniste nell’Isola Caraibica. Un’isola divenuta importante nel mondo non solo per il regime comunista d Fidel Castro e del contrasto con gli Stati Uniti, dai quali sono stati divisi politicamente e diplomaticamente da 55 anni, per l’embargo attuato dagli USA nei suoi riguardi, ma anche per lo splendido luogo naturale che questa nazione rappresenta nel mondo, con un fascino tutto particolare, con tradizioni di culti e di religioni diverse e per la sua appetibilità da un punto di vista turistico. A Cuba la presenza degli italiani, lì stabilmente residenti, è consistente; ma più frequente è la presenza dei turisti italiani, che raggiungono questa isola non esclusivamente per conoscerla e visitarla, ma per altri ignobili scopi che contrastano con i valori della morale cristiana e laica.

In questa meravigliosa isola, i passionisti vi sono giunti oltre 100 anni fa, con l’apertura di una loro missione, curata dai passionisti della Spagna ed esattamente dalla Provincia religiosa della Sacra Famiglia, che dal 2013 è confluita nella Configurazione del Sacro Cuore (SCOR), costituita dalle seguenti ex-province: CORI (Spagna), FAM (Spagna, Cuba, El Salvador, Guatemala, Honduras, Mexico, Venezuela), SANG (Spagna, Bolivia, Cile, Equador, Panama), FID (Colombia), CORI-RES (Perù).

Fanno parte della prima schiera dei passionisti che hanno vissuto a Cuba, il Beato Niceforo di Gesù e Maria (Vincenzo) Díez Tejerina, che negli 1920 fu destinato dai superiori al convento di Santa Chiara (Cuba) perché facesse scuola, predicasse, confessasse, e dirigesse il canto. Fu lui a realizzare la bellissima chiesa e grandissima, in stile neo-gotico ad Havana nella Capitale di Cuba, nella zona della Vibora,   imitando la cattedrale di Burgos in Spagna e sistemando nella facciata la statua di Santa Gemma Galgani e lo stemma dei passionisti all’ingresso della portineria.

La presenza passionista a Cuba e in particolare a La Havana non si limita ai soli religiosi, ma nel corso degli XX secolo la presenza si estesa alle Monache passioniste e ai gruppi laicali della famiglia passionista. A conferma che il carisma di San Paolo della Croce ha avuto ampia diffusione in questa isola, santificata anche dalla presenza del Beato Niceforo Diez, martirizzato in Spagna a Damiel insieme ad altri  compagni, durante la rivoluzione comunista del 1936-39.

Tra le tante ricorrenze che i passionisti e le passioniste di Cuba stanno celebrando in questi anni, va ricordato anche il 26° anniversario della presenza delle Suore Passioniste di San Paolo della Croce, dove le vocazioni locali sono in crescita.

Il viaggio apostolico di Papa Francesco a Cuba, ove resterà quattro giorni, dal 19 al 23 settembre 2015, sarà anche per i passionisti e le passioniste una grande opportunità spirituale e pastorale per rinnovare il loro impegno di missionari e di missionarie della Passione di Cristo, secondo il cuore e l’insegnamento di Paolo della Croce, in una nazione sempre più aperta al mondo e alla chiesa cattolica, a favore di quei poveri che il Fondatore dei Passionisti diceva che bisogna portare scritti sulla fronte.

AIROLA (BN). DIECI ANNI FA LA RIAPERTURA DELLA CHIESA SAN MICHELE. CRONACA E PROTAGONISTI DELLO STORICO EVENTO

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AIROLA (BN). DECIMO ANNIVERSARIO DALLA RIAPERTURA DELLA CHIESA DI SAN MICHELE A SERPENTARA. LA CRONACA E I PROTAGONISTI DELLO STORICO EVENTO.

di Antonio Rungi

Il 4 settembre 2015 è stato ricordato il decimo anniversario della riapertura al culto della Chiesa parrocchiale di San Michele a Serpentara, in Airola (Bn). Fu per interessamento del Vescovo, monsignor Michele De Rosa, dell’allora superiore provinciale dei padri passionisti della Provincia religiosa dell’Addolorata, padre Antonio Rungi, nativo della stessa Airola e del compianto padre Stefano Pompilio, morto Il 7 gennaio 2011, che si rese possibile la riapertura al culto della Chiesa, dopo 25 anni di chiusura, in seguito al disastroso terremoto del 23 novembre 1980 in Irpinia e nel Sannio. L’impegno maggiore per la riapertura fu assunto da padre Antonio Rungi, allora provinciale, in occasione della Festa di Santa Maria Goretti del 2005, e in modo speciale durante la processione della Santa che sostando nella piazzetta di San Michele fu accolta dai fedeli della parrocchia con uno striscione: “Vogliamo la riapertura della Chiesa di San Michele”.

I lavori stavano a buon  punto, ma dietro sollecito di padre Rungi, l’allora parroco,  padre Stefano Pompilio,  chiese al Vescovo di riaprire la Chiesa. Cosa che avvenne, domenica 4 settembre 2005, prima della festa in onore del titolare della stessa Chiesa, San Michele Arcangelo. Così riprendeva il suo cammino spirituale e pastorale la Chiesa e la parrocchia San Michele a Serpentara affidata ai padri Passionisti di Monteoliveto.

Si legge, infatti nella cronaca di dieci anni fa: “Domenica 4 settembre 2005 la comunità parrocchiale ha avuto la gioia di riappropriarsi del luogo di culto con la contemporanea ripresa delle attività parrocchiali in tutta la comunità, che, fino allora, si erano svolte nella sola Chiesa di San Carlo, altro importante luogo di culto che ricade nel territorio della parrocchia. E’ stato monsignor Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto-Telese-Sant’Agata de’ Goti a “riconsacrare” la Chiesa, dopo i consistenti restauri effettuati in questi ultimi anni, durante una solenne celebrazione eucaristica, dai lui presieduta, e alla quale hanno partecipato autorità religiose, civili e militari della zona, tra cui il Superiore provinciale, del tempo, padre Antonio Rungi, il superiore dei passionisti di Monteoliveto, il parroco padre Stefano Pompilio, altri sacerdoti della città, il primo cittadino di Airola, Biagio Supino e il Comandante della Polizia Municipale, Pasqualino Pompeo Rungi”.

La Parrocchia San Michele a Serpentara in Airola (Bn), nella Diocesi campana di Cerreto-Telese-Sant’Agata de’ Goti  fu istituita nel 1513, a monte,  e in seguito trasferita a valle, in mezzo alla comunità civile di Airola, che realizzò l’attuale chiesa di San Michele, opera datata 1873. Da allora la Chiesa fu ampliata, abbellita, migliorata insieme alle piccole opere parrocchiali annesse. Così si presentava nel 1980 quando avvenne il disastroso sisma dell’Irpinia. La Chiesa, allora, subì ingenti danni e la ricostruzione fu lenta, fino a trascorrere di fatto 25 anni. La parrocchia, affidata dal 1979 alla comunità passionista di Airola in Monteoliveto, conta circa 1000 persone, distribuite in 250 nuclei familiari, e si estende nella zona antica della città, tra i rioni di San Michele, Santa Caterina e San Carlo. Primo parroco passionista fu il compianto, padre Leonardo Fiore, e a seguire padre Amedeo De Francesco, l’ex padre Pasquale Gravina, padre Ludovico Izzo, e successivamente come amministratore parrocchiale, padre Antonio Graniero. Per oltre un decennio fu padre Stefano Pompilio a guidare questa comunità cristiana di antica data, che si estende nel centro storico di Airola. Attuale parroco della medesima Chiesa è padre Pasquale Gravante, passionista, che dall’ottobre 2011 è responsabile di questa comunità parrocchiale, le cui attività pastorali e spirituali si svolgono nella sola chiesa di San Michele a Serpentara..

Ricade sul suo territorio il frequentatissimo Santuario in onore della Madonna Addolorata, situato su un’amena collina, ristrutturato e sistemato, la cui festa ricorre il 15 settembre con data fissa. Da alcuni anni, riprendendo un’antica tradizione, il trasferimento della statua della Madonna Addolorata dal Santuario alla Chiesa di San Michele a Serpentara si effettua, nella prima domenica di settembre, e qui rimane per quasi tutto il tempo dei solenni festeggiamenti, molto sentiti nell’intera Valle Caudina.

ALGHERO (SS). E’ MORTO PADRE FORTUNATO CIOMEI, DECANO DEI PASSIONISTI

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Alghero (SS). E’ morto padre Fortunato Ciomei, decano della Congregazione dei Passionisti. Aveva 106 anni. Martedì 18 agosto i funerali. 

di Antonio Rungi

All’età di 106 anni, domenica 16 agosto 2015, è morto padre Fortunato Ciomei, sacerdote passionista, che, da 40 anni, viveva nella comunità di Santa Maria Goretti in Alghero (Sassari). 

Padre Fortunato del Sacro Cuore di Maria, nato il 9 aprile 1909, era entrato giovanissimo tra i passionisti della Provincia della Presentazione, quella fondata da San Paolo della Croce e professava tra i passionisti il 14 ottobre 1926. 

Completati gli studi filosofici e teologici e il periodo di formazione in preparazione al sacerdozio, veniva ordinato presbitero il 23 dicembre 1933. 

Un anno e mezzo fa celebrava, infatti, solennemente nella Diocesi di Alghero- Bosa il suo 80° anniversario di ordinazione sacerdotale, tra la gioia di quanti hanno avuto modo di apprezzare in questo umile, sapiente sacerdote il carisma di san Paolo della Croce, soprattutto nel ministero della riconciliazione, della penitenza e della confessione. 

Direttore spirituale e confessore di vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, di fedeli laici, ad Alghero, dove viveva ed esercitava il suo ministero, padre Fortunato Ciomei era diventato un punto di rifermento spirituale per tutti. Al punto tale che ogni giorno, dalla mattina alla sera c’erano code interminabili di fedeli che volevano incontrarlo, avendo conservato tutta la sua intelligenza e sapienza fino all’ultimo istante della sua vita. Un sacerdote ed un religioso di altri tempi, si potrebbe definire, ma aperto ed aggiornato sulle problematiche ecclesiali, sociali e umanitarie.

Autore di vari opuscoli di spiritualità passionista è stato lo scopritore della vera immagine e fotografia di santa Maria Goretti di cui era un grande devoto. Tanto è vero che la casa religiosa dei passionisti di Alghero, fortemente voluta e sostenuta da lui, è stata dedicata proprio alla Martire della purezza delle Ferriere di Nettuno.

I solenni funerali di padre Fortunato Ciomei si svolgeranno nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Goretti in Alghero, martedì 18 agosto 2015, alle ore 11,30 e saranno, quasi sicuramente, ufficiati dal Vescovo di Alghero, monsignor Mauro Maria Morfino, vedrà la partecipazione delle massime autorità generali, provinciali e regionali dei Passionisti di tutta la Congregazione, fondata da San Paolo della Croce, nonché delle autorità civili, militari e religiose del territorio, dove padre Fortunato erano notissimo. A darne la notizia della morte è stata la comunità passionista di Alghero e i familiari dello stimatissimo religioso, figlio spirituale di san Paolo della Croce, alla cui scuola si è formato e poi ha esercitato il suo ministero di apostolo del confessionale, vivendo tra i passionisti quasi 100 anni, di cui quasi 90 di professione religiosa e 80 anni di vita sacerdotale. Un ministero che ha svolto in varie comunità dell’ Ex- Provincia della Presentazione (oggi Regione) e ricoprendo vari uffici. A novembre scorso aveva partecipato agli esercizi spirituali che la Curia generale, guidata da padre Joachim Rego, aveva tenuti nella comunità passionista di Alghero, (superiore locale padre Antonio Coppola) con grande gioia e riconoscenza dello stesso padre Fortunato Ciomei.

Negli ultimi tempi, data l’età avanzata, padre Fortunato a conclusione del suo ministero quotidiano, passava a salutare i fedeli, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori. Un novello padre Pio, anche se della Congregazione dei Passionisti. E che padre Fortunato fosse nel cuore della gente e godesse di una stima grandissima si evince dai post che circolano su Fb e che commentano la sua morte. Anna Langella di Alghero scrive: “Ho avuto la fortuna di stare vicino a padre Fortunato, dal momento che sono di Alghero. Per noi è un santo. Ci mancherà molto”. Maria Angela Specchia afferma: “Ha vissuto in pienezza la vita di Cristo, ora gode della gloria eterna”. Pietro Riu: “E’ stato per noi una grande guida e un importante riferimento nei momenti più difficili”.  Angela Pisu: “Ho avuto il privilegio di conoscerlo e ne ringrazio il Signore”. Maura Uggias: Ho avuto il piacere di conoscerlo e di confessarmi da lui. L’ultima volta l’ho incontrato la scorsa estate e devo dire che nell’anima ho percepito forte la sua santità”.

FORINO. SI SONO SVOLTI OGGI I FUNERALI DI FRA MODESTO, PASSIONISTA

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Forino (Av).  Svolti i funerali di Fra Modesto De Angelis 

di Antonio Rungi 

Si sono svolti oggi pomeriggio, 13 luglio 2015, dalla 16,30 alle 17,15 i funerali di Fra Modesto De Angelis, religioso passionista della comunità di Airola. Diciotto i sacerdoti concelebranti passionisti, provenienti dalle comunità di Airola, Calvi, Itri-Civita, Napoli, Ceccano e Forino: Ludovico Izzo, Cherubino Di Feo, Giovanni Miraglia, Giuseppe Polselli, Pierluigi Mirra, Nicola Casolaro, Mario Caccavale, Mario Corvino, Antonio Rungi, Francesco Minucci, Cesare Gallo, Aniello Migliaccio, Emanuele Zippo, Gennaro Tanzola, Erasmo Sebastiano, Gianluca Zanni, Pasquale Gravante, Gabriele Marino (francescano). Presente lo studente passionista Marco Masi. La santa messa è stata presieduta da padre Mario Caccavale, ex-superiore provinciale dei passionisti dell’ex-provincia dell’Addolorata. Presenti al rito anche altri due ex-provinciali, padre Ludovico Izzo e padre Antonio Rungi. Dell’attuale nuova curia provinciale della nuova provincia religiosa, intitolata a Maria Presentata al Tempio, era presente padre Aniello Migliaccio, consultore di padre Luigi Vaninetti, attuale provinciale unico di tutti i passionisti d’Italia, Francia e Portogallo.

La liturgia si svolta nella chiesa parrocchiale di san Biagio, guidata dai passionisti di Forino, il cui parroco è padre Gianluca Zanni.

La schola cantorum parrocchiale ha eseguito i canti durante la messa esequiale. Diversi i fedeli, soprattutto i parenti più stretti di Fratel Modesto, che hanno partecipato alla messa. Una discreta rappresentanza del Comune di Airola, dove Fratel Modesto ha vissuto solo gli ultimi quattro anni della sua vita religiosa, ha partecipato al rito.

Tra le autorità presenti c’erano il Sindaco di Airola, Michele Napoletano e i rappresentanti della parrocchia San Michele a Serpentara e del Comitato festeggiamenti della Madonna Addolorata.

Una cerimonia semplice ed essenziale, come essenziale è stata l’omelia tenuta da padre Mario Caccavale, che ha tracciato, in estrema sintesi, la vita di Fratel Modesto De Angelis, soprattutto nel suo ultimo tratto quando ha dovuto confrontarsi con la malattia e il dolore, assistito dai confratelli della comunità di Airola, di Napoli e dalle Monache Passioniste di Napoli, dai volontari e da qualche altro sacerdote, come padre Gabriele Marino, francescano di Airola.

A conclusione della messa i ringraziamenti di padre Pasquale Gravante, superiore pro tempore della comunità passionista di Airola e parroco, per la presenza al le esequie e a quanti sono stati vicini a Fratel Modesto durante la malattia, sperimentata in modo drammatico in questi ultimi anni, citando i parenti vari del defunto.  Ed è stato lo stesso padre Gravante a benedire la bara, prima di essere trasferita al vicino cimitero di Forino, dove è stata tumulata, immeditatamente, alla presenza di alcuni religiosi passionisti che hanno voluto accompagnare, fino all’ultimo destino il carissimo Fra Modesto De Angelis.

Ma ciò che ha colpito e suscitato emozione e uno spontaneo applauso di ringraziamento a Fra Modesto è stata la riflessione finale, letta da un suo parente, nella Chiesa, prima della conclusione di tutta la funzione funebre.

Quando le parole partono dal cuore e si parla con il cuore, basta poco per trasmettere agli altri i pensieri e i sentimenti più veri.

Il resto rientra nella normalità anche di queste tristi circostanze. Solo chi ha voluto bene ed apprezzato veramente una persona sa continuare a volergli bene oltre i confini della morte, perché per i cristiani la morte non spezza i vincoli tra i vivi e i defunti, ma li potenzia nel mistero della morte e risurrezione di Cristo.

Napoli. Le Monache passioniste che hanno abbracciato Papa Francesco

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Napoli. Le Monache passioniste che hanno abbracciato Papa Francesco 

di Antonio Rungi 

Le immagini in diretta Tv, le interviste e questa sera anche il Tg1 della Rai hanno portato le monache passioniste del Convento di San Giacomo dei Capri in Napoli al centro e all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, per il gesto spontaneo di affetto e rispetto che hanno fatto nei confronti di Papa Francesco, nella sua visita a Napoli, il 21 marzo scorso. Scena vissuta nel Duomo di Napoli, all’inizio dell’incontro del Papa con i sacerdoti e i religiosi, lì convenuti. Cosa è successo è la madre  Giuliana, Presidente della federazione dei quattro monasteri delle passioniste: Napoli, Vignanello, Ovada e Maumere in Indonesia, a raccontarlo. E la maggior parte delle monache sono infatti di origine indonesiane, arrivate al monastero per interessamento del Cardinale Sepe, dell’allora provinciale dei passionisti di Napoli, padre Antonio Rungi, dell’assistente nazionale delle passioniste, del tempo, padre Giovanni Giorgi e del compianto monsignor Piergiorgio Silvano Nesti, allora segretario della Congregazione degli istituti di vita consacrata e delle società apostoliche. Nel convento di via San Giacomo dei Capri,  vivono oggi  12 consorelle, tra cui alcune italiane e il resto indonesiane.

«È stato un attimo –racconta madre Giuliana, la superiora o presidente –  ci siamo guardate tra noi, un cenno con la testa. Quando abbiamo visto che intorno al Papa si allentava la sicurezza vaticana siamo partite. A razzo, imprendibili. Non ci avrebbe fermato nessuno in quei pochi metri che ci separavano dalla sedia del Papa». Con lei, sabato pomeriggio c’erano anche madre Bernardetta, suor Cornelia, suor Firmina e suor Brigida, tutte del monastero di clausura dell’ordine di Santa Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, suore passioniste. Tutte insieme hanno travolto la sicurezza. A parlare a lungo con il Papa è stata suor Bernardetta, da circa 20 anni nel monastero di Napoli, dove ha svolto l’ufficio di superiora-presidente, proveniente da Tarquinia e richiesta per tale compito. Madre Bernardetta ha precisato il perché di quel gesto spontaneo ed immediato che ha potuto sorprendere tutti, ma noi no. Perché è stato così spontaneo e immediato che non ci abbiamo pensato due volte. Il risultati si sono visti subito, compreso lo scherzoso intervento del cardinale Crescenzio Sepe che conosce benissimo le Monache Passioniste, dove spesso si recava e si reca per le visite pastorali. Forse il Papa è rimasto sorpreso, ma alla fine ha accettato di buon grado il gesto di affetto e riverenza manifestato nei suoi riguardi dalle suore passioniste e di altri ordini e congregazioni.

Racconta suor Giuliana: «Noi abbiamo atteso che una di noi andasse a consegnare il primo regalo, poi siamo partite tutte. Il cerimoniale prevedeva questo gesto dopo l’intervento del Papa. Noi abbiamo anticipato a sorpresa tutti, lo stesso Papa, Cardinale Sepe, e sicurezza vaticana, fuori da ogni protocollo, come è Papa Francesco”.

La gioia e sorpresa del Papa è stata avallata poi dal suo intervento proprio nel Duomo. Non ha letto il testo scritto, consegnandolo personalmente al cardinale Sepe, ma rispondendo alle domande poste dai due vicari episcopali, quello presbiterale e quello della vita consacrata, ha utilizzato le confidenze proprio di Madre Bernardetta, parlando della benedizione in articulo mortis e della su volontà di andare a potenziare il monastero delle passioniste di Tarquinia, intesa da Papa come volontà di andare in missione. Il dialogo tra il Papa e Madre Bernardetta è stato incentrato su questo argomento, al punto tale che Madre Bernardetta non si voleva staccare dal Papa, stringendogli la mano per un bel pò di tempo.

Certo questo fatto può ben considerarsi eccezionale nell’insieme e sicuramente unico per Papa Francesco, che pure è molto aperto e disponibile verso tutti. Questa volte le Monache lo hanno anticipato riuscendo nel loro scopo di baciare la mano al Papa, di consegnarli il regalo approntato e soprattutto di mettersi ai suoi piedi per ascoltare a sua parola e ricevere la benedizione.

I SANTUARI DEI PASSIONISTI PER IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

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Roma. Anno santo della misericordia. I Passionisti per il giubileo indetto da Papa Francesco. 

di Antonio Rungi 

L’indizione del giubileo della misericordia che Papa Francesco hanno ufficializzato venerdì 13 marzo, in occasione del secondo anniversario della sua elezione a Romano Pontefice è stato accolto dai religiosi passionisti d’Italia e del Mondo come grande segno di speranza per la chiesa e per l’umanità. Già all’indomani di questo annuncio, i passionisti si sono attivati per offrire il necessario supporto sacramentale, in particolare della celebrazione del sacramento della penitenza nelle loro case religiose e soprattutto nei santuari diretti ai figli spirituali di San Paolo della Croce, veri e propri specialisti nel campo della spiritualità e dell’evangelizzazione.

I santuari sono i luoghi privilegiati dell’annuncio della parola di Dio, della preghiera e di sincera volontà di conversione. In essi i pellegrini, nel sacramento della Penitenza sperimentano la gioia dell’incontro con Dio, che offre a loro il perdono nella sua misericordia.

In Italia e nel mondo sono tantissimi i santuari dei passionisti, nei quali i religiosi sono a disposizione per il sacramento della confessione.

Iniziando da Roma, il santuario più conosciuto e frequentato è quello della Scala Santa, nei pressi di San Giovanni in Laterano, affidato ai passionisti, in perpetum, da Pio IX nel 1853. Qui opera una comunità di religiosi a servizio di questo luogo di preghiera di riconciliazione, sede provinciale dei passionisti italiani.

Nel Lazio, un altro importante santuario dei passionisti è quello di Santa Maria Goretti, in Nettuno (Latina), dedicato alla Madonna delle Grazie ed eretto nel 1888. Moltissimi i pellegrini che giungono da ogni parte del mondo per visitare le spoglie mortali di santa Maria Goretti, vergine e martire. Anche qui opera una consistente comunità passionista a servizio del santuario e delle altre opere connesse a questo luogo di riconciliazione e penitenza. I passionisti curano anche il luogo del martirio di Santa Maria Goretti, a Le Ferriere.

In ordine di importanza e frequentazione di pellegrini, sempre nel Lazio i passionisti curano il Santuario della Madonna della Civita, nell’arcidiocesi di Gaeta, che ne è il proprietario, situato nel comune di Itri (Latina). Il santuario della Civita fu affidato ai passionisti esattamente 30 anni fa. Qui è impegnata totalmente per questo luogo di preghiera una comunità religiosa di quattro sacerdoti passionisti.

Nel Lazio sono poi da ricordare i Santuari della Madonna di Pugliano in Paliano (Frosinone), della Madonna di Corniano, in Ceccano (Frosinone), di Santa Maria a Fiume in Ceccano (Frosinone), di San Sossio Martire, in Falvaterra (Frosinone), della Madonna delle Grazie in Pontecorvo (Frosinone), della Madonna di Loreto, in Itri (Latina), della Madonna degli Angeli in Sora (Frosinone).

In Campania, i Passionisti curano alcuni santuari e monasteri, nei quali sono a disposizione per le confessioni di sacerdoti, religiosi e fedeli laici: Santa Maria ai Monti in Napoli; mentre si prestano per le confessioni al Santuario del Volto Santo, ai Ponti Rossi in Napoli, il Santuario e monastero di San Gabriele Arcangelo in Airola (Benevento),

Nel centro Italia, in Abruzzo, i passionisti sono i  responsabili del rinomato santuario di San Gabriele dell’Addolorata, a Isola del Gran Sassio (Teramo), con oltre 2 milioni di pellegrini all’anno e che per il Giubileo della Misericordia, dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016, accogliere circa 4 milioni di pellegrini da ogni parte del mondo. Il Santuario di San Gabriele è tra quelli più frequentati in Italia e nel mondo.

Altri importanti santuari, a livello locale e nazionali sono: La Presentazione e San Giuseppe al Mondo Argentario (Grosseto); il santuario di Santa Gemma a Lucca, della Madonna della Stella a Montefalco (Perugia); Santuario della Basella (Bergamo); il Santuario della Madonna Addolorata in Sicilia, a Mascalucia (Catania), il Santuario della Madonna della Catena a Laurignano (Cosenza); il Santuario della Madonna delle Rocce a Molare (Alessandria); il Santuario di San Pancrazio a Pianezza (Torino).

Da Nord a Sud, la nostra Penisola è contrassegnata da santuari diretti ed animati dai passionisti che in questo Anno Santo della Misericordia, in sintonia con Papa Francesco, vogliono sinceramente prestare la loro opera, il loro servizio, generoso, competente e sentito nell’amministrare il sacramento della confessione in questi luoghi dello spirito, dove si tocca con mano quanto sia infinita la misericordia di Dio nei confronti di ogni peccatore, sinceramente pentito e che ha volontà ferma di ricominciare una nuova vita nella luce e nella grazia di Dio.

Papa Francesco, parlando della misericordia, ha indicato anche il primo luogo in cui ciascuno può sperimentare direttamente l’amore di Dio che perdona: la confessione. L’icona del Papa inginocchiato dinanzi al confessore permane come il linguaggio più espressivo per far riscoprire la bellezza di questo sacramento da troppo tempo dimenticato. E poi da così grande sacramento della confessione che i passionisti, in questo giubileo straordinario della misericordia, vogliono ripartire, per portare al fedeli, ai pellegrini, a quanti raggiungeranno i santuario la gioia di essere e vivere da figli di Dio, riconciliati in Cristo, mediante il sacramento della purificazione e della conversione.

 

HAITI. PADRE RICK FRECHETTE, PASSIONISTA, DA 30 ANNI A SERVIZIO DEI POVERI

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HAITI. PADRE RICHARD FRECHETTE, PASSIONISTA DA 30 ANNI IL GRANDE APOSTOLO DELLA CARITA’

di Antonio Rungi

I Passionisti sono presenti da 30 anni sull’Isola di Haiti con padre Richard Frechette, medico, sacerdote passionista, noto in tutto il mondo per il suo impegno umanitario in questo luogo. Padre Rick, 61 anni, di origine americana arrivò ad Haiti per continuare l’opera di padre William Wasson, passionista fondatore della Onlus Nuestros Pequenos Hermanos, che soccorre i bambini nelle nazioni dove nascendo si entra già all’inferno. Ad Haiti un bambino su tre non raggiunge i cinque anni, e la speranza media di vita è intorno ai 40.

L’allora giovane missionario realizzò in fretta che, sapendo di medicina, avrebbe potuto salvare molti piccoli, e si affrettò a ripartire per gli Stati Uniti per laurearsi in tempi record. E ritornare, naturalmente, tra i bambini di Haiti. Da allora ogni sua giornata è stata scandita da 3-4 ore di sonno, mentre tutte le altre si sono tradotte in orfanotrofi, scuole di strada, ospedali pediatrici, scuole artigianali per insegnare un lavoro, distribuzioni di acqua e cibo. Ma anche trattative con le gang che imperversano nella capitale Port-au-Prince, per ottenere la liberazione di numerosi rapiti: padre Rick è l’unico americano che rispettano, perché essendo medico ha curato anche i loro figli. Sono migliaia e migliaia i bambini (e non solo) che questo missionario dal volto umano e dall’aspetto solare ha salvato dalla morte, dalla miseria, dall’abbrutimento. Per tantissimi altri fa tutto quello che può, certo che le uniche tre cose destinate a durare siano fede, speranza e amore; ma l’amore è la più importante. Ci sono gocce d’amore anche nell’unguento che ogni giovedì spalma sotto il naso, prima di raggiungere con qualche collaboratore una fossa in collina assediata dai maiali. L’unguento gli serve a sopportare l’odore dei cadaveri, che sottrae a quello scempio per deporli in bare di cartapesta e seppellirli con una benedizione. In questo periodo continua a imperversare il colera e non tutti riescono a salvarsi, chi viene colpito da questa terribile epidemia. In questa realtà, padre Rick lavora ininterrottamente. Molte le iniziative nei prossimi mesi del 2015 per sostenere l’opera altamente umanitaria di padre Frechette in Haiti, che è un uomo dai modi franchi e dal sorriso solare, anche in jeans e t-shirt, e che comunica la sua natura di uomo di Dio. Bastano pochi minuti per sentirne la fede pratica e profonda, operativa e meditata.
Perché proprio la fede granitica è la marcia in più di questo missionario già fuori del comune, un sacerdote che non teme di confrontarsi con nessuna delle sfide intellettuali e storiche del mondo d’oggi.
Gli insegnamenti e gli insegnamenti di Papa Francesco, per padre Rick sono vita vissuta da circa 30 anni della sua intensa attività sacerdotale e missionaria vicino al dolore e alla sofferenza di tutti e specialmente dei bambini e degli adolescenti di Haiti. Noi ci auguriamo che possa continuare questa sua opera a favore dei bambini come ha fatto sempre, nel silenzio e nell’apprezzamento generale delle persone che lo hanno conosciuto. Ha vissuto da povero e vive da povero con i poveri. Non ha speso soldi ingenti per se stesso, per auto, per tecnologie, per viaggi, per divertimenti, per cene, per pranzi, per viaggi di rappresentanza, per fare carriera, come alcuni fanno in certi ambienti, ma tutto ha fatto e continua a fare per amore dei bambini e del popolo haitiano. Lo si può solo aiutare ed imitarlo nel silenzio e nella laboriosità, senza prendersi meriti che non si hanno e soprattutto non avendo la stessa competenza, disponibilità del cuore, della mente, bontà e rettitudine della vita e le sue stesse energie spirituali ed umane o generosità nel servizio, che altri non hanno e non potranno mai avere, perché vengono da altre esperienze di benessere, di concezione di potere e non di servizio, come ha dimostrato e dimostra il carissimo padre Rick. Buon lavoro, padre Rick anche in questa Pasqua 2015.

FRATTAMAGGIORE (NA). LA PRIMA FESTA DI SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA.

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Frattamaggiore (Na). La festa in onore di San Gabriele dell’Addolorata nella Chiesa del SS.Redentore. La prima volta in questa storica chiesa frattese. 

di Antonio Rungi 

L’origine della devozione a san Gabriele dell’Addolorata a Frattamaggiore, che oggi richiama molti fedeli nella Chiesa del SS.Redentore, risalgono al 2004, quando un componente della famiglia Vitale ritrova per caso un’immagine di San Gabriele dell’Addolorata a Napoli, in un stato di abbandono. La persona con conosceva il santo e dato il singole e speciale rinvenimento di informò chi fosse, anche perché da subito si affidò alla sua protezione, ma anche promise al santo di farlo conoscere nella sua città, Frattamaggiore. Dopo alcuni anni, la festa è stata resa possibile nella Chiesa del Redentore con la presenza di un sacerdote passionista, padre Antonio Rungi, che ha benedetto la reliquia del santo, ricevuto in dono dal Santuario di San Gabriele dell’Isola del Gran Sasso, Teramo. Nel 2014 fu benedetto un artistico quadro che raffigura san Gabriele. Negli anni tanti sono stati i pellegrinaggi organizzati per far visita al Santo nella sua sede.

Si è costituito presso la parrocchia, con il pieno consenso e la totale disponibilità del parroco, don Antonio, il gruppo del “Gabrielini” che promuovono il culto e la devozione a san Gabriele dell’Addolorata in Frattamaggiore e nei paesi viciniori. Il gruppo è composto da oltre 50 membri ed è seguito personalmente dal Rettore del santuario dell’Isola del Gran Sasso. Un gruppo in crescita, anche per queste molteplici iniziative poste in essere dai devoti del santo, per l’intercessione del quale, il Signore ha fatto vari miracoli.

Luogo di preghiera, incontro e formazione per i Gabrielini è la Chiesa Parrocchiale del SS. Redentore, ubicata nel Comune di Frattamaggiore (NA) alla Via Carmelo Pezzullo.

Questa chiesa fu voluta ed eretta a spese di Monsignor. Carmelo Pezzullo, seniore e protonotario apostolico. Veramente egli nel 1908 aveva pensato di fondare a sue spese nel santuario dell’Immacolata una collegiata di 12 canonici e di 6 ebdomadarii, ma non essendo stata accettata la sua domanda dalla Sacra Congregazione Concistoriale, gli sorse nell’animo l’idea di impiegare il suo denaro in un’opera, la quale perseguisse “scopi più pratici” ed in conseguenza fosse destinata alle “necessità del popolo” con la costruzione di una nuova chiesa.

Non mancavano chiese nella città di Frattamaggiore, ma da qualche tempo si sentiva il bisogno di un’altra parrocchia, specialmente nella parte occidentale della città, dove da più anni si andava estendendo la parte urbana con nuovi fabbricati e progressivo aumento dei cittadini. Lì era sorto il nuovo Canapificio, lì lo sbocco della nuova via di circonvallazione, lì il nuovo stabilimento canapicolo del Comm. Carmine Pezzullo, lì un nuovo attivo fervore di intelligenza e di lavoro. Monsignor Carmelo Pezzullo sin dal 1908 affidò l’incarico di redigere il progetto della nuova chiesa all’Ing.re Antimo Spena da Grumo Nevano. Il suolo fu donato dal Commendatore Carmelo Pezzullo fu Sosio ed il 2 novembre del 1908 fu benedetta e posta la prima pietra da monsignor Francesco Vento, vescovo di Aversa, durante il pontificato di Pio X.

Nonostante lotte e liti giudiziarie con una proprietaria vicina, la quale ne chiese, a costruzione avanzata, addirittura l’abbattimento per un suo preteso violato diritto, tuttavia si espletavano le pratiche canoniche per lo smembramento dell’antica ed unica parrocchia di S. Sosio e l’erezione della nuova parrocchia.

Finalmente il 18 luglio 1912, ottenutosi il Rescritto Papale, la nuova chiesa fu consacrata da Monsignor Settimio Caracciolo. E l’11 gennaio 1913 il Sac. Vitale Sosio da Giuseppe fu immesso nel possesso canonico della nuova parrocchia.

Da allora la Chiesa del SS.Redentore in Frattamaggiore è divenuta punto di riferimento spirituale per i fedeli della zona della Ferrovia, ma anche per numerosi passanti che si trovano a transitare davanti a questo luogo di preghiera molto apprezzato e frequentato nel corso dell’anno.

In questa storica chiesa di Frattamaggiore il giorno 27 febbraio 2015, per la prima volta, è stata celebrata la festa di San Gabriele dell’Addolorata, religioso passionista, compatrono della gioventù italiana e patrono principale dell’Abruzzo.

A presiedere la solenne liturgia eucaristica, animata dai canti della schola cantorum parrocchiale, è stato padre Antonio Rungi, passionista, ex-superiore provinciale dei passionisti, che è ben noto nella città di Frattamaggiore per il suo impegno missionario ed apostolico.

Oltre 300 fedeli hanno partecipato alla liturgia, tra cui moltissimi giovani, ed hanno avuto modo di seguire con speciale attenzione la incisiva omelia tenuta dal noto predicatore passionista della comunità del santuario della Madonna della Civita, in Itri (Latina).

Padre Rungi ha sottolineato l’importanza della devozione ai santi, come occasione per operare concretamente il bene nella propria vita e sviluppare una vita virtuosa. Oltre a tracciare le linee essenziali della vita di San Gabriele dell’Addolorata dalla nascita alla morte e allo sviluppo della devozione all’Isola del Gran Sasso e in tutto il mondo, padre Rungi ha parlato di tre pilastri della santità di Gabriele dell’Addolorata, ovvero di tre fari di luce che hanno illuminato il cammino di questo giovane santo del secolo XIX, morto appena a 24 anni ed elevato agli onori degli altari nel 1920: la devozione all’Eucaristia e a Gesù Crocifisso, la devozione alla Madonna Addolorata, la carità fervida ed operosa.

A conclusione dell’intera celebrazione, padre Rungi ha rivolto a San Gabriele la preghiera composta dallo stesso padre Rungi e poi ha impartito la benedizione a tutti i presenti con la reliquia del santo. Poi, processionalmente si è recato nella cappella laterale della Chiesa, dove è stato esposto solennemente al culto dei fedeli il quadro di San Gabriele e qui nuovamente ha pregato ed ha permesso ai fedeli di baciare la reliquia e sostare in preghiera davanti all’immagine del santo del sorriso e dei giovani, il grande cultore ed apostolo della Madonna Addolorata.

 

 

 

 

 

 

 

 

FESTA DI SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA – 27 FEBBRAIO 2015

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Isola del Gran Sasso (TE). Festa di San Gabriele dell’Addolorata. Il santo del sorriso e della gioia cristiana, Esempio per i religiosi e per la gioventù. 

di Antonio Rungi 

Nell’anno dedicato da Papa Francesco alla vita consacrata, la festa in onore di San Gabriele dell’Addolorata, ad Isola del Gran Sasso (Teramo) dove il 27 febbraio del 1862, l’allora giovane studente passionista chiudeva i suoi occhi alla vita terra per aprirli nell’eternità, assume un significato speciale, sia per i passionisti di tutto il mondo che per i religiosi di ogni ordine e congregazione che, in questo anno, sono chiamati ad essere testimoni della gioia.

San Gabriele è l’esempio mirabile di come coniugare la vita consacrata con la gioia che viene dall’incontro con Cristo. La sua spiritualità è incentrata soprattutto nell’amore a Gesù Eucaristia, al Crocifisso e dalla Vergine Addolorata e alla letizia francescana. Non a caso, nativo di Assisi, al battesimo fu chiamato dai suoi benestanti genitori, Francesco, replicando il nome del più noto e stimato santo, Francesco d’Assisi. Lui, Francesco Possenti, apprese dal Povero d’Assisi, il senso gioioso e lieto della vita. E così visse per tutti i 24 anni che il Signore gli concesse nel cammino terreno, per poi portalo con sé nella gloria celeste, venerato oggi in tutto il mondo, come Il santo dei giovani, il santo dei miracoli, il santo del sorriso. Con questi tre appellativi è conosciuto San Gabriele dell’Addolorata in Abruzzo, di cui è il patrono principale, in Italia, ove è compatrono della gioventù, tra gli studenti che in lui trovano il loro protettore per eccellenza, soprattutto per quanti s accingono a sostenere gli esami di stato conclusivi dei corsi di studio; nel mondo ove la sua devozione si è diffusa attraverso l’opera missionaria dei suoi confratelli religiosi, i passionisti, fondati, nel XVIII secolo, dal grande mistico di Gesù Crocifisso, San Paolo della Croce.

Per San Gabriele dell’Addolorata, la scelta della vita religiosa  fu radicale fin dall’inizio. Aveva trovato finalmente la sua felicità. Scriveva ai familiari: “La mia vita è una continua gioia. Non cambierei un quarto d’ora di questa vita“. La sua fu una vita semplice, senza grandi gesta, contrassegnata dall’eroicità del quotidiano, che viveva da innamorato del Crocifisso e della Madonna. San Gabriele è il santo dei miracoli, invocato in ogni parte del mondo come potente intercessore presso Dio. Sulla sua tomba continuano ad accadere numerosi prodigi e sono tanti coloro che raccontano grazie e guarigioni da lui ottenute. Si contano a migliaia gli ex voto portati dai devoti al santuario in segno di riconoscenza. E ciò sia nel vecchio santuario che nel nuovo santuario consacrato recentemente e messo a disposizione degli oltre 2 milioni di fedeli che ogni anno, da tutte le parti del mondo raggiungono Isola del Gran Sasso e si fermano in preghiera davanti alle sacre spoglie di San Gabriele, conservate nella cripta del nuovo tempio dedicato a lui.

Per oggi, 27 febbraio 2015, come tutti gli anni sono attesi al Santuario migliaia di fedeli e devoti che onoreranno il santo della gioia e del sorriso. San Gabriele seppe vivere sempre con gioia ed entusiasmo la sua esistenza. Né le varie sofferenze della sua vita, né la morte in giovane età riuscirono a spegnere il suo sorriso.

Per la mattina di oggi, alle 6,30 nel santuario si ricorderà il transito di san Gabriele alla gloria del cielo. Diverse le celebrazioni eucaristiche in programma per questa giornata di festa, locale, regionale e in altre regioni e luoghi ove san Gabriele dell’Addolorata è stato eletto a protettore.

Questi gli appuntamenti canonici previsti per oggi e per i prossimi giorni e mesi nell’anno della vita consacrata: 27 Febbraio: festa liturgica di San Gabriele dell’Addolorata. Ore 6:30 celebrazione del transito. Seconda settimana di marzo: migliaia di studenti delle scuole superiori celebrano i “cento giorni” dagli esami. Secondo sabato di Luglio: festa del pellegrino. Ultima settimana di Agosto: migliaia di giovani di tutta Italia partecipano alla Tendopoli – Festa dei Giovani. Ultima Domenica di Agosto: festa popolare di San Gabriele. Secondo Sabato di Settembre: pellegrinaggio dell’Unitalsi abruzzese. Seconda Domenica di Ottobre: raduno delle Confraternite.

San Gabriele è conosciuto nel mondo come Francesco Possenti, figlio di un professionista di rispettata famiglia. Francesco crebbe, vivendo la vita di un tipico adolescente, amava la danza , la caccia, e le ragazze, ma sentiva che nella sua vita mancava ancora qualcosa. Si rivolse a Gesù e alla sua Madre Addolorata e sentì interiormente la chiamata alla vita religiosa Passionista. Come Passionista crebbe di giorno in giorno nell’amore di Nostro Signore e di Maria, da lui venerata sotto il titolo dell’Addolorata, bruciando le tappe della santità e raggiugendo in poco tempo la perfezione della virtù cristiana. Morì di tubercolosi alla giovane età di 24 anni, il 27 febbraio 1862. San Gabriele che così rapidamente da una vita mondana conformò indissolubilmente la sua vita alla Passione di Nostro Signore,  mostra a tutti i cristiani che chiunque, con un pizzico di coraggio, può aspirare alle più alte vette della santità.

Nato: 1° marzo 1838 ad Assisi, emetteva la professione religiosa il 22 settembre 1857 a Morrovalle. Trasferito ad isola del Gran sasso, ove si preparava, nella preghiera e negli studi al sacerdozio, moriva il 27 febbraio 1862. Fu dichiarato venerabile il 14 maggio 1905, beatificato il 31 maggio 1908 e  canonizzato il 13 maggio 1920.

PADRE CHERUBINO DE FEO INIZIA L’80° ANNO DI VITA

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ITRI (LT). PADRE CHERUBINO DE FEO INIZIA IL SUO 80° ANNO DI VITA. GLI AUGURI DI TUTTI A NOTO SACERDOTE, APOSTOLO DI ITRI E DELLA CIVITA.

Il 25 febbraio 2015, padre Cherubino De Feo, noto sacerdote passionista del Santuario della Civita e di Itri- città inizia il suo 80 anno di vita. A festeggiarlo saranno i suoi confratelli del Santuario, padre Antonio Rungi, padre Emiddio Petringa (Superiore e Rettore), padre Francesco Vaccelli. Per la fausta ricorrenza sarà presente nella comunità del Santuario della Civita l’attuale superiore provinciale dei Passionisti del Basso Lazio e Campania, padre Mario Caccavale, già parroco di Campodimele e di San Michele Arcangelo di Itri, persona ben nota alla comunità itrana e all’arcidiocesi di Gaeta.

Padre Cherubino di Gesù Bambino, al battesimo Nicola De Feo, è nato s Lareana Cilento in provincia di Salerno, il 25 febbraio 1936, da Luigi e Matilde Oricchio, i suoi genitori entrambi defunti. Tra i passionisti entra da piccolo e dopo gli anni di formazione, nella scuola apostolica di Calvi Risorta e del Noviziato, emette la professione religiosa il 4 ottobre 1953 a Falvaterra. Gli studi in preparazione al sacerdozio li segue in vari conventi del Lazio, della Puglia e della Campania. E’ stato ordinato sacerdote a Napoli, nella Chiesa dei Passionisti il 18 marzo 1961. Dopo il sacerdozio è stato in vari conventi dei passionisti con vari incarichi, tra cui Calvi Risorta, poi Falvaterra, dove ha svolto negli anni sessanta l’ufficio di vice maestro e parimenti il ruolo di missionario. Ha partecipato ad una ventina d missioni popolari, come catechista del mattino e della sera, rivelando una forte propensione verso la comunicazione delle verità di fede con linguaggio accessibile a tutti. Appassionato della storia locale, nazionale, della vita consacrata, ricercatore assiduo di notizie ed informazioni sulle chiese locali e sulla chiesa universale, padre Cherubino conserva ancora oggi tale passione, attingendo le informazioni necessaria dai media moderni, quali internet, con suo pc portatile, che utilizza da circa  un anno. Buona parte della vita sacerdotale di padre Cherubino è stata vissuta e continua ad essere vissuta ad Itri. Nel convento dei passionisti di Itri-città, che si trova sulla cosiddetta zona dei Cappuccini, in quanto, prima dei passionisti era convento dei Cappuccini, giunse nel 1969 e da allora non ha mai cambiato convento e residenza. Solo 26 anni fa per esigenze del servizio al Santuario della Civita, dai superiori del tempo, fu spostato al santuario, dove attualmente vive con i confratelli. Negli anni 1969-1986 ha ricoperto l’ufficio di parroco di Santa Maria Maggiore in Itri formando varie generazioni di cristiani della comunità itrana, dando risalto ed importanza alla devozione e alla festa della Madonna della Civita.

Padre Cherubino verrà festeggiato dai suoi confratelli del Santuario e di altre comunità, in quanto l’inizio dell’ottantesimo anno di vita di questo conosciuto e stimato sacerdote passionista è un fatto importante per lui e per quanti lo stimano e ne apprezzano il generoso servizio alla Chiesa, nella Congregazione della Passione di Gesù Cristo, fondata da San Paolo della Croce. Noto per la sua passione per il canto, per la liturgia e per le funzioni religiose solenne, padre Cherubino è un’istituzione al Santuario della Civita, ma anche al convento dei passionisti di Itri, ove assicura, nei mesi invernali, la messa feriale quotidiana delle ore 7,30; mentre è presieduta da lui la messa solenne e cantata delle ore 10,30 al Santuario della Civita dei giorni festivi e domenicali.

“Sento il dovere –scrive padre Antonio Rungi – di fare i miei sinceri auguri, a nome mio personale e di tutti i confratelli della Provincia dell’Addolorata, al carissimo padre Cherubino, che, nonostante la sua veneranda età, e qualche problema di salute che inevitabilmente affiora con l’età, mantiene la stessa freschezza e gioia nel servire il Signore quale ministro dell’Eucaristia, della riconciliazione e liturgista. La sua testimonianza di vita sacerdotale e missionaria è un esempio per tutti i passionisti, soprattutto per i giovani, che possono ricevere da lui glli stimoli necessari per amare il ministero sacerdotale e coltivare la passione per la cultura, la storia, il bello che l’arte sacra può trasmettere a cuori ed animi sensibili come lui. Augurissimi padre Cherubino. Il Signore e la Madonna della Civita possano concederti  tanti anni ancora di vita ed in ottima salute, nonostante tutti i limiti dell’età dei più forti, che la Sacra Scrittura considera gli ottantenni”.