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Il linguaggio di Gesù bambino dalla sua nascita alla piena autonomia.

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Il linguaggio di Gesù bambino dalla sua nascita alla piena autonomia

di Antonio Rungi

Quali siano state le prime parole che Gesù ha pronunciato dopo la sua nascita a Betlemme di Giudea? Ha parlato subito o ha rispettato i tempi di acquisizione del linguaggio che è uguale per tutti i bambini del mondo? Ha anticipato i tempi e si è attenuto allo sviluppo normale di ogni bambino che viene al mondo, come è venuto lui dal grembo di Maria, dopo 9 mesi di gravidanza, concepito per opera dello Spirito Santo?

Sono domande che in prossimità del Natale, molti si pongono. Quale parola ha detto Gesù per prima, quando ad un anno o un anno e mezzo ha incominciato a pronunciare qualcosa? Possiamo immaginarlo quale sia stata la prima parola detta da Gesù infante ed è quella che pronunciano normalmente tutti i bambini del mondo: Mamma.

A maggior ragione Lui il Figlio di Dio, concepito per opera dello Spirito Santo, senza intervento umano, ha detto “Mamma” e rivolgendosi a Maria. Poi sicuramente ha detto papà, guardando il volto del suo custode e padre putativo Giuseppe.

I vangeli canonici quelli apocrifi non parlano delle parole dette da Gesù se non quelle riportate dal vangelo di Luca, quando viene ritrovato tra i dottori della legge nel Tempio di Gerusalemme, dopo tre giorni di ricerca: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”

Certamente Gesù parlava con i genitori, con i ragazzi del villaggio, con i nonni, Gioacchino ed Anna, con i cugini e parenti vari, compreso Giovanni il precursore suo cugino.

Strano che non sono riportate le parole di Gesù Bambino, eppure Maria, la Madre di Gesù, è stata con gli Apostoli dopo la morte di Gesù per diverso tempo.

Sicuramente le ha dette, soprattutto a Giovanni, al quale Gesù gli affida la sua Mamma  mentre sta per morire in Croce. Eppure non si hanno tracce di quanto Maria ha raccontato del suo Figlio circa gli anni dell’infanzia, dell’adolescenza, della gioventù. Quelle dette nel ministero pubblico le conosciamo quasi tutte, anche se non tutte. I Vangeli riportano i discorsi più importanti ma non tutto quello che Gesù ha detto. Il loro è stato solo il ripensare e poi scrivere e fissare i loghia di Gesù, dopo la sua risurrezione e a distanza di vari decenni.

Gesù è mai andato a scuola? Cosa sappiamo della sua infanzia, adolescenza, della sua educazione? Quali sono stati i suoi insegnanti o maestri? Che materie studiava? E quali tipi di lavoro ha esercitato nella sua vita? Altre domande che molti ragazzi e giovani si pongono e cercano una spiegazione.

Si pensa di sì. Le scuole rabbiniche esistevano. La sinagoga era il luogo più importante del villaggio e si trovava al centro di esso.

Anche Gesù frequentava la sinagoga non solo per imparare i testi sacri, durante la settimana, ma anche per pregare il giorno di sabato. Il Maestro dei giovani allievi era il Rabbino, che studiava ma soprattutto insegnava i testi sacri, che venivano proposti e che i bambini imparavano a memoria. La trasmissione orale della Sacra Scrittura era una prassi consolidata. Il sabato i testi imparati venivano recitati come preghiera. Tuttavia i bambini che frequentavano la sinagoga usavano le tavolette sulle quale spalmavano uno strato di cera e con una punta aguzza incidevano le parole su di essa.

Al sabato il rito religioso prevedeva la lettura delle Scritture, la spiegazione di esse, canti e preghiere.  Anche Gesù lo fece ad appena 12 anni quando restò nel Tempio, all’insaputa dei genitori, per insegnare i testi sacri ai dottori della legge. Da grande poi svolgeva un vero ruolo di rabbino, al punto tale che lo chiamano Maestro.

Gesù certamente ha imparato dal suo padre putativo il mestiere di falegname. Non era un ragazzo ozioso, si impegnava a dare una mano ai suoi genitori.

Giocava con i compagni del villaggio e sicuramente lo scambio di parole c’era tra loro. Ma cosa diceva Gesù nessuno mai lo ha saputo, né scritto, in quanto nessuno pensava chi fosse davvero quel particolare bambino venuto direttamente dal cielo.

Insomma, parlarne dell’infanzia di Gesù sembra davvero come penetrare in un’ombra di mistero avvolto dalla più totale mancanza di informazione, quasi un’opera impossibile, fatto salvo per quegli anni più famosi della sua vita dai trenta ai trentatré, tre anni di mille meraviglie, ma per il resto, sembra tutto avvolto da un mistero, a tratti davvero imbarazzante, se pensiamo che stiamo parlando del Figlio di Dio, del Messia, del Nazareno.

Non avendo degli obiettivi riscontri, tuttavia è possibile ipotizzare, in base alle conoscenze scientifiche, alla tradizione, alle usanze, alle religioni, ai luoghi come e quando i bambini di tutto il mondo e di tutti i tempi imparano a parlare nella loro lingua materna.

Gesù come tutti i bambini del suo tempo ha vissuto in un ambiente stimolante ed umanamente ha fatto gli stessi progressi intellettivi di ogni altro bambino, impegnandosi nello studio delle scritture e frequentando la sinagoga come tutti gli altri, ma anche i luoghi di gioco e di divertimento per i bambini che al suo tempo non avevano asili, scuole, centri sportivi, ma solo la piazza del villaggio e la strada, dove i bambini giovavano e si divertivano sotto lo sguardo attento dei genitori e degli adulti.

Certamente dalla bocca di Gesù, Figlio di Dio, non potevano uscire che parole di pace e d’amore, espressioni belle, dolci, rassicurante e divine. Chi stava con Gesù bambino e parlava con lui toccava il cielo con un dito e si riempiva di cielo in ogni momento del parlare e del ragionare.

Quindi cosa abbia detto Gesù negli anni della prima e seconda infanzia a nessuno è dato saperlo, ma è facile immaginarlo, perché il linguaggio dei bambini è universale con percorsi di sviluppo e potenziamento ben precisi nel tempo.

Gesù ha imparato a parlare come tutti gli altri, ma il suo linguaggio aveva altri contenuti e informazioni. Chi ha condiviso con lui l’infanzia, certamente, ha potuto intuire l’eccezionalità di quel bambino sorridente e giulivo che sapeva affascinare con ogni parola che usciva dalla sua bocca e con gesto che faceva coetanei e persone di ogni età. Peccato che nessuno poi si è informato e scritto di quegli anni stupendi vissuti da Gesù con Giuseppe e Maria e con tutti gli abitanti di Nazareth.

 

NOVENA DI NATALE 2022 – TESTO DI PADRE ANTONIO RUNGI

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Chiesa Madonna di Loreto – Novena di Natale 2022

Il nostro Natale con i pensieri spirituali dei Santi

A cura di padre Antonio Rungi 

Da tenere conclusione della celebrazione eucaristica o in altro momento liturgico in parrocchia, nelle chiese, nei luoghi della sofferenza e nelle case religiose. 

Venerdì 16 Dicembre 2022

“IN UNA MANGIATOIA PER CAUSA MIA”

«Il Signore Gesù volle essere uomo per noi. Non si pensi che sia stata poca la misericordia: la Sapienza stessa giace in terra! In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1). O cibo e pane degli angeli! Di te si nutrono gli angeli, di te si saziano senza stancarsi, di te vivono, di te sono come impregnati, di te sono beati. Dove ti trovi invece per causa mia? In un piccolo alloggio, avvolto in panni, adagiato in una mangiatoia. E per chi tutto questo?». (“Discorsi di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 196, 3)

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù Bambino, come ogni anno, Ti aspettiamo con grande speranza e gioia, perché il tuo Natale, diventi il nostro Natale, pieno di grazia e di bontà. Fa, o Signore, che  questi giorni di preparazione all’annuale ricordo della tua venuta tra noi, possano aiutarci nel cammino verso di Te, Emmanuele, Dio con noi. Amen

Canto natalizio

Sabato 17 Dicembre 2022

“PER NOI SOFFRIRA’ E MORIRA’”

«Colui che regola il corso delle stelle succhia da un seno di donna: nutre gli angeli, parla nel seno del Padre, tace nel grembo della madre. Ma parlerà quando sarà arrivato in età conveniente, ci annunzierà con pienezza la buona novella. Per noi soffrirà, per noi morirà, risorgerà mostrandoci un saggio del premio che ci aspetta, salirà in cielo alla presenza dei discepoli, ritornerà dal cielo per il giudizio». (Discorsi di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 196, 3)

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù dalla grotta di Betlemme dona nuova luce e nuovo impulso all’uomo che cammina nelle tenebre e cerca in Te la vera stella, o Bambino di Gerusalemme, Salvatore dell’umanità intera, che hai donato la tua vita nella città santa, simbolo della pace. Amen.

Canto natalizio 

Domenica 18 Dicembre 2022 

“FORMATO DA UNA MADRE CHE LUI HA CREATO”

«Quali lodi potremo dunque cantare all’amore di Dio, quali grazie potremo rendere? Ci ha amato tanto che per noi è nato nel tempo lui, per mezzo del quale è stato creato il tempo; nel mondo fu più piccolo di età di molti suoi servi, lui che è eternamente anteriore al mondo stesso; è diventato uomo, lui che ha fatto l’uomo; è stato formato da una madre che lui ha creato; è stato sorretto da mani che lui ha formato; ha succhiato da un seno che lui ha riempito; il Verbo senza il quale è muta l’umana eloquenza ha vagito nella mangiatoia, come bambino che non sa ancora parlare». (Discorsi di Sant’Agostino Vescovo Sermo 188, 2,2-3,3)

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù sei nato nel grembo di una donna, tua e nostra Madre, Maria Santissima, alla quale hai comunicato il tuo primo vagito e sorriso, quando sei venuto ad abitare tra noi in questa umanità, segnata dal pianto e dal peccato, fa che in questi giorni di preparazione al tuo Natale possiamo riconoscere umilmente i nostri peccati e vivere una vita più santa. Amen

Canto natalizio

Lunedì 19 Dicembre 2022

“LA VERITA’ E’ SORTA DALLA TERRA

«Chi vuol dire il vero si converta alla verità. Ma questa era lontana. La verità è sorta dalla terra. Tu dormivi, essa venne a te; tu eri in coma, essa ti ha svegliato; ti ha fatto strada con la sua persona per non perderti. Concludendo: La verità è sorta dalla terra, cioè il Signore nostro Gesù Cristo è nato da una vergine; la giustizia si è affacciata dal cielo affinché gli uomini diventassero giusti non di una giustizia propria, ma di quella di Dio». (Discorsi di Sant’Agostino Vescovo Sermo 189).

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù hai segnato i tempi, le stagioni e i ritmi di quanti nel mistero della tua nascita hanno sperato, confidato, ricominciato una vita segnata dall’amore, dal perdono e dalla riconciliazione con Dio, con se stessi e con la creazione, fa o Signore che questi giorni di preparazione alla tua venuta tra noi, siano giorni luce e verità per noi e per gli altri. Amen.

Canto natalizio 

Martedì 20 Dicembre 2022

“LA MISERICORDIA CI ASSISTERA’”

«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio (Gv 1, 1), dato che l’uomo naturale non può penetrarne il significato? E allora, o fratelli, resteremo in silenzio? A che serve leggere se si rimane in silenzio? Che giova a voi ascoltare, se io non spiego? Ma che giova spiegare se non è possibile capire? Da parte sua la misericordia di Dio ci assisterà, in modo che tutti abbiano a sufficienza e ciascuno riceva secondo la propria capacità; poiché anche chi parla dice quel che può. Chi è in grado di parlare in modo adeguato? Oso dire, fratelli miei, che forse neppure lo stesso Giovanni ci è riuscito: parlò anch’egli come poté, perché era un uomo che parlava di Dio. Ispirato, certamente, però sempre uomo» (Dal “Commento al Vangelo di Giovanni” di Sant’Agostino Vescovo).

 Preghiera a Gesù Bambino

Gesù hai dato gioia e consolazione ai poveri pastori che pascolavano nei pressi della tua grotta e che all’annuncio dell’Angelo dell’Incarnazione sono corsi ai tuoi piedi per renderti lode ed onore ed inneggiare alla gloria del Signore, concedi a noi di cantare in eterno le tue magnificenze e le tue lodi. Amen.

Canto natalizio

Mercoledì 21 Dicembre 2022

“SI SEGUA LA VOLONTA’ DI DIO”

«Voi qui siete tutti cristiani e, grazie a Dio, è cristiana tutta la città. Ci sono ormai soltanto due gruppi di uomini: i Cristiani e i Giudei. Non fate ciò che Dio non vuole: giochi nocivi, divertimenti scostumati (…) Date ascolto: siete cristiani, siete membra di Cristo. Pensate a quello che siete, riflettete a quale prezzo siete stati riscattati. Insomma, volete che vi dica che cosa fate? – Parlo a coloro che fanno tali cose; non ve la prendete, voi che siete contrari a queste cose; mi riferisco soltanto a coloro che le fanno e a coloro che le giustificano – Volete che vi dica dunque ciò che fate e quale dispiacere causate a noi? Forse i giudei fanno di queste cose? Almeno vergognatevene, in maniera da non farle più!». (Discorsi” di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 196, 4). 

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù sei stato accolto con amore da Giuseppe il tuo padre putativo e custode di te per tutta la vita, più che mai attento del tuo cammino di infante, che molto aveva da imparare, pur essendo la sapienza incarnata concedi a noi di custodire Te nel nostro cuore, dopo averTi ricevuto nella santissima eucaristia. Amen.

Canto natalizio

Giovedì 22 Dicembre 2022

“NIENTE RITI CHE SIANO PAGANI”

«Nel giorno della nascita di San Giovanni, cioè sei mesi fa – questi i mesi che intercorrono tra la nascita dell’araldo e la nascita del Giudice – imitando un rito superstizioso dei pagani, i cristiani andarono sulla spiaggia del mare e fecero delle abluzioni rituali. Io ero assente ma, come venni poi a sapere, i presbiteri indotti a ciò dalle norme penitenziali della Chiesa imposero ad alcuni una proporzionata penitenza ecclesiastica. Alcuni cominciarono a mormorare dicendo: Quanto ci voleva a dircelo? Se ci si avvisasse prima non lo faremmo. Se i presbiteri ci avessero preavvertiti non lo avremmo fatto. Allora ecco che il vescovo vi preavverte; vi ammonisco, vi avverto, vi preavviso. (…) Vi supplico per colui che oggi è nato; vi supplico, ve lo comando: nessuno faccia di tali cose». (Discorsi” di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 196, 4). 

Preghiera a Gesù Bambino

Dona Gesù Bambino, in questo Natale 2022, che ci apprestiamo a celebrare, pace, serenità, gioia, amore e perdono a questo nostro mondo, segnato dalle guerre e dalle distruzioni di ogni genere. Non permettere Signore che l’odio vinca sull’amore, la guerra sulla pace e l’ateismo sulla vera fede in Te. Amen.

Canto natalizio

Venerdì 23 Dicembre 2022

“L’ARRIVO DEI MAGI”

«I Magi vengono dall’Oriente, cercano un Re dei Giudei, che mai prima era stato ricercato fra tanti re dei Giudei. Cercano uno che non è in età virile o anziano o agli occhi umani cospicuo per una splendida dimora o potente di eserciti, tale che incuta terrore con le armi, o vestito di ricca porpora, con diadema che rifulge (…) Ma intanto è uno nato da poco che giace nella cuna, che si attacca avidamente alla mammella, senza alcun ornamento sul corpo, senza alcuna forza nelle membra, senza patrimonio familiare, che non si segnala né per la sua età né per alcun potere dei genitori. I Magi domandano notizia del Re dei Giudei al re dei Giudei; di Cristo [Dio e uomo], all’uomo Erode; [del Re dei cieli che ha creato l’uomo, a un re terreno, uomo]; notizia di un piccolo a un grande; di un nascosto a un illustre; di un umile a un potente; di uno che non parla ancora, a uno che parla; di un povero a un ricco; di un debole a un forte; e tuttavia tale che doveva essere adorato da chi lo disprezzava perché [anche se Erode lo perseguitava, Cristo aveva dominio su di lui e sugli altri]. Certamente in lui non si scorgeva alcuna pompa regale, ma si adorava la vera maestà». (Discorsi” di Sant’Agostino Vescovo – Sermo 373, 2-3)

Preghiera a Gesù Bambino

Gesù hai offerto ai sapienti del tempo, i Re Magi venuti dall’Oriente, una stella cometa, guida per arrivare da Te e ripartire da Te, pieni di fede in un Dio, umile e semplice, fa che anche noi possiamo seguire Te nostra stella nel tempo e per l’eternità. Amen.

Canto natalizio

Sabato 24 Dicembre 2022 

GESU’ SCEGLIE LUI STESSO I SUOI ADORATORI

Gesù attrae a sé con la voce degli angeli i pastori, che per primi vuole vederseli intorno, dopo Maria e Giuseppe. Per genitori ha scelto due poveri operai; per primi adoratori, sceglie poveri pastori … Sempre la stessa abiezione, sempre lo stesso amore della povertà e dei poveri. Gesù non respinge i ricchi, è morto per essi, li chiama tutti, li ama, ma rifiuta di condividere le loro ricchezze e chiama per primi i poveri. Come sei divinamente buono, mio Dio! Se per primi tu avessi chiamato i ricchi, i poveri non avrebbero osato avvicinarsi a Te, si sarebbero creduti obbligati a restare in disparte a causa della loro povertà. Ti avrebbero guardato da lontano, lasciando che ti circondassero i ricchi. Ma chiamando i pastori per primi, hai chiamato a Te tutti. (San Charles de Foucauld, Opere spirituali).

Preghiera a Gesù Bambino 

Gesù non abbiamo bisogno di tante inutili cose, ma solo di Te o Redentore del mondo, che sei nato povero in una grotta di uno sperduto villaggio, sconosciuto ai piccoli e ai grandi, insegnaci ad essere semplici ed essenziali per non andare alla ricerca di cose vane ed insignificanti. Amen

Canto natalizio

Preghiera conclusiva della Novena di Natale

di  San Giovanni Paolo II, Papa

Asciuga, Bambino Gesu’,

le lacrime dei fanciulli!

Accarezza il malato

e l’anziano!

Spingi gli uomini

a deporre le armi

e a stringersi in un universale

abbraccio di pace!

Invita i popoli,

misericordioso Gesù,

ad abbattere i muri

creati dalla miseria

e dalla disoccupazione,

dall’ignoranza

e dall’indifferenza,

dalla discriminazione

e dall’intolleranza.

Sei tu,

Divino Bambino di Betlemme,

che ci salvi,

liberandoci dal peccato.

Sei tu il vero e unico Salvatore,

che l’umanità spesso cerca a tentoni.

Dio della pace,

dono di pace

per l’intera umanità,

vieni a vivere

nel cuore di ogni uomo

e di ogni famiglia.

Sii tu la nostra pace

e la nostra gioia!

Amen

P.Rungi. Natale, il grande mistero che non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza

Natale 2020

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Natale, il grande mistero che non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza

Ogni anno ci accostiamo al Natale del Signore con la trepidazione e la gioia nel cuore. Quest’anno lo facciamo con maggiore consapevolezza, di fronte al dramma che stiamo vivendo con l’esperienza dolorosa dell’epidemia da coronavirus. Eppure ogni anno che arriva il Natale, per noi, per tutti, anche per chi non crede o appartiene ad altri credi o religioni, vivendo nel nostro Paese, assapora comunque la bellezza di questo mistero della nascita dell’unico salvatore del mondo, che è Cristo Signore.

Un mistero che non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza, in quanto non è semplice vivere e contemplare il Figlio di Dio, che è entrato nella storia dell’umanità in un modo inaspettato e sconvolgente, come indica la grotta di Betlemme: povero, al freddo e al gelo, senza nessun conforto, se non quello di umili pastori, arrivati alla grotta immediatamente, una volta che gli angeli avevano annunciato a loro questa grande gioia e notizia. Una notizia che sha cambiato la storia del mondo, indirizzandola verso una visione cristiana di essa e interpretandola alla luce di questo mistero profondo del Dio fatto uomo, venuto in questo mondo per portare pace, salvezza, gioia e futuro ad un’umanità preclusa a tali prospettive, in un mondo pagano e senza grandi ideali temporali ed eterni.

Anche se è difficile capire e vivere il Natale, tuttavia non possiamo lasciare allo scorrere del tempo il Natale che ci apprestiamo a vivere, in tempo di pandemia, e che vogliamo vivere consapevoli delle difficoltà odierne che, come tutti i tempi bui e tristi della storia dell’umanità, hanno segnato l’inizio di un’era nuova e di una rinascita.

Natale e pandemia indicano lo stesso cammino: si ricomincia tutti insieme per salvare l’uomo, il creato, il bello, il santo, il retto e l’onesto, ripartendo dalla grotta di Betlemme.

E allora vediamo come sarà questo nostro Natale 2020.

Sarà un Natale del silenzio, della preghiera, del raccoglimento, dell’isolamento, della solitudine ambientale e del distanziamento sociale, ma sarà anche il Natale della vicinanza di Dio a ciascuno di noi, confermando la stessa sua natura e missione dell’essere l’Emmanuele, il Dio con noi, per noi e in noi.

Sarà un Natale senza la vicinanza dei nostri cari, costretti a stare lontani per evitare un qualsiasi possibile contagio, ma sarà un Natale più vicino che mai, in quanto la lontananza non fa altro che aumentare la gioia di avere una persona cara, a cui pensare anche a distanza di pochi metri o infiniti e illimitati chilometri che ci separano geograficamente l’uno dall’altro da un punto di vista spaziale, ma non umano, sentimentale, affettivo, parentale o amicale.

Sarà un Natale senza cenoni e banchetti a squilibrare il precario organismo di noi poveri mortali, bisognosi di alimentarsi, ma non di abbuffarsi, ben sapendo che  soprattutto in questo Natale c’è gente che non mangia, non ha l’essenziale e muore letteralmente di fame e di inedia. Anche questo è un motivo di trasformare l’epidemia in occasione di vita e di revisione dei nostri sistemi di sostegno e di giustizia sociale.

Sarà un Natale senza enfasi e grandi entusiasmi, molte volte apparenti e non sostanziali, ma un Natale che va al cuore dei drammi di questa umanità, con i tanti problemi che deve affrontate, tutta unita, a partire dalla salvaguardia della vita e del creato, troppe volte violati ed offesi per l’egoismo dei poteri forti ed economici che governano oggi nel mondo.

Sarà un Natale nelle corsie degli ospedali vari, con o senza finalizzazione ai malati di Covid, in cui dottori, infermieri, personale di servizio, forze dell’ordine, sacerdoti, religiosi saranno vicini a sofferenti, senza più, ce lo auguriamo, il conteggiare le migliaia di morti ogni giorno in tutto il mondo per questa epidemia e per le altre malattie dimenticate o trascurate, ma solo conteggiare i guariti definitivi.

Sarà un Natale all’insegna della carità e del servizio a domicilio per le persone che non hanno nessuno, sono sole e senza conforto o aiuto di qualcuno. Non tutti potranno aiutare tutti, ma qualcuno lo potrà fare anche al di là dei limiti sanitari. La carità e l’amore deve sorpassare ogni legge e restrizione.

Sarà un Natale prevalentemente spirituale, per chi vede in Gesù Bambino il Figlio di Dio ed il salvatore del genere umano, per quale è disceso dal cielo, si è incarnato nel grembo verginale di Maria, concepito per opera dello Spirito Santo, morto è risorto per la nostra eterna terrena ed eterna.

Sarà, per molti un Natale nel pianto, nel dolore per la perdita dei propri cari, soprattutto di coloro che non hanno avuto neppure i funerali ed il conforto sacramentale. Non possono essere dimenticati e per loro pregheremo in modo particolare Natale, davanti a Gesù Bambino, a Maria Santissima e a San Giuseppe, padre putativo del Figlio di Dio.

Sarà il Natale dei presepi, degli alberi, delle luminarie, dei dolci, preparati in ogni paese e luogo, ma sarà un Natale sottotono e senza gioia nel cuore, se ci fermiamo solo a questi aspetti esteriori.  Sarà, invece, un Natale davvero santo e beneficio per tutti, se facciamo occupare gli spazi del nostro cuore e della nostra vita a Colui che è venuto per riempire i nostri vuoti ed abbassare i nostri orgogli e le alte colline e montagne degli affari sempre più consistenti a danno dei poveri e degli indifesi.

Gesù porti a tutti un Natale di speranza e di rinascita, non solo con i vaccini che contrasteranno l’avanzata del coronavirus, ma con il risanamento delle menti e dei cuori di tutta la gente di questo mondo, bisogno di sperare, sognare e realizzare quella fraternità universale, spesso dimenticata e offesa a livello planetario.

Buon Natale nel segno della gioia, del sorriso e della vita che porterà a noi Gesù Bambino.

Padre Antonio Rungi

Delegato arcivescovile per la vita consacrata della Diocesi di Gaeta

 

EPIFANIA 2020 – LA RIFLESSIONE DI PADRE ANTONIO RUNGI

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EPIFANIA DEL SIGNORE

Lunedì 6 gennaio 2020


Gesù Bambino, manifestazione dell’amore di Dio a tutta l’umanità

Commento di padre Antonio Rungi

Sappiamo benissimo cosa significhi Epifania, ma non sempre ne comprendiamo la portata spirituale che essa racchiude per ogni cristiano. Essa è la manifestazione di un Dio Bambino che si fa piccolo per amore e donarci amore.

Gesù Bambino è, infatti, questa piena e totale manifestazione di Dio amore a tutta l’umanità.

La venuta dei Re Magi dal lontano Oriente fino alla grotta di Betlemme non è una fantasia e un aneddoto dei vangeli sinottici per farci credere per forza che un Salvatore che è venuto in mezzo a noi 2020 anni fa, ma è il racconto storico e soteriologico, cioè relativo alla salvezza del genere umano, che viene fissato nei testi sacri, per quanti hanno fede e come i Re Magi desiderano incontrare la vera luce per la mente di ogni persona onesta intellettualmente.

Il racconto dettagliato di questo avvenimento ci aiuta a comprende meglio il senso biblico dell’Epifania.

“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».

Gesù è indicato dagli stessi scienziati come una stella nell’universo che orienta e guida il loro cammino, proprio partendo dal lontano Oriente.

Ed essi si fecero guidare da questa “Stella”. Ma per avere la certezza si consultarono con il re del posto, il sanguinario Re Erode.

Cosa successe a questa notizia vera giunta al Re e a Gerusalemme? Il re Erode restò turbato e con lui tutta la città”. Dal turbamento all’intervento immediato per arginare l’usurpatore.

E cosa fa? Erode riunisce tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, e si informò da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo”.

La cosa era nota presso gli israeliti, in quanto i profeti ne avevano parlato da tempo. Essi allora gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta” che nel caso specifico è Michea.

La paura del perdere il potere, fa scattare l’ingegno e lo stratagemma per venire a sapere la verità.

“Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Falso e menzognero come tutti quelli che sono attaccati al potere ed hanno paura di perderlo.

Erode era esattamente questo e rappresenta in quella circostanza tutti gli esseri umani attaccati alla poltrona e per garantirsi questa condizione usano bugie e falsità per di restare ai loro posti.

Lui non voleva affatto andare ad adorare il suo rivale e contendente al trono di Israele, la sua idea la manifesterà di lì a poco, quando farà uccidere tutti i bambini al di sotto di due anni, compiendo una delle stragi più terribili dell’umanità, quella dei bambini innocenti.

I magi lo ascoltarono e partirono. “Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino”, esattamente a Betlemme in questa povera grotta dove era nato il Redentor.

Chissà quale impressione ebbero a vedere questo bambino: delusione, rabbia, sconcerto? Niente di tutto questo. I testi del vangelo ci raccontano che “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”. D’altra parte, chi incontra Gesù assapora la vera gioia in questa vita e per sempre.

Per cui, una volta “entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”.

Il gesto di adorazione indica tutto quello che capirono immediatamente quei tre saggi giunti da lontano per andare ad onorare un bambino appena nato e per di più in una stalla.

Ma la bellezza e l’eccezionalità di questo evento fece capire ai Re Magi da che parte dovevano stare e quale strada nuova iniziare a percorrere. Infatti, “avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.

La via della ragione e del potere fa spazio alla via della fede e del servizio umile e disinteressato alla verità.

Bellissima questa testimonianza dei Re Magi che ancora oggi catturano la nostra fantasia, ma soprattutto il nostro intelletto e in nostro cuore, davanti all’immagine di un Dio che si fa bambino e si abbassa alla nostra condizione di esseri umani, degni di ogni attenzione ed amore da parte di un Dio che è amore e si manifesta con amore e per amore.

Per comprendere a pieno questo grande mistero della fede ci viene in aiuto la lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini, seconda lettura di questa solennità, nella quale leggiamo che questo mistero “non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni”, ma “ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito”

Qual è questo mistero? “Che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. In poche parole, è il mistero della salvezza del genere umano che Cristo viene a portare a compimento con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione. L’Epifania è Pasqua in fieri, in divenire, anzi è l’inizio del cammino pasquale che Cristo completerà sul Golgota, con la sua morte, risurrezione ed ascensione al cielo.

Di fronte a questo mistero quale deve essere il nostro atteggiamento?

E’ quello che il profeta Isaia ci dice di attuare ogni giorno della nostra vita, soprattutto nei momenti di paura, angoscia, solitudine, malattia ed ogni forma di oppressione della coscienza che può metterci in crisi davanti a Dio: “Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”.

La festa della luce per tutti inizia da quella grotta fredda, oscura, umida di Betlemme, che cambia aspetto e prospettiva con la venuta sulla terra del Redentore.

La festa è quindi alzare la testa e gli occhi per guardare in alto e intorno: “tutti si sono radunati intorno ad un Bambino appena nato e vengono da Lui, perché Lui è l’atteso Messia e Salvatore. Vengono da vicino, come i pastori, e da lontano come i Re Magi. Tutti vengono per ringraziare Dio per tutto l’amore che ha manifestato a noi.

Oro, incenso e mirra, doni di noi mortali al Re immortale ed eterno non sono altro che la conferma di questa regalità e signoria di Dio sul creato e su tutte le creature, che Lui ha redento con il suo sangue prezioso, versato sulla croce per noi.

Pasqua Epifania, come viene detta la solennità odierna riporta al centro della nostra fede Gesù Bambino, Figlio di Dio, Verbo incarnato che salirà il Calvario e completare l’opera della salvezza del genere umano. Grazie Gesù Bambino, grazie Gesù Crocifisso, grazie Gesù Risorto e asceso al cielo, da dove discendesti per farti carne nel grembo verginale di Maria Santissima, tua e nostra celeste madre d’amore.

FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA – 31 DICEMBRE 2017 – COMMENTO DI P.RUNGI

RUNGI-BAMBINOGESU (2)preghiera delle famiglie

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO B)
31 dicembre 2017

Una famiglia con storie personali diverse, ma tutte centrate sulla storia della salvezza.

Preghiera della famiglia composta dal padre Antonio Rungi

Commento di padre Antonio Rungi

La festa della Santa Famiglia coincide, quest’anno 2017, con l’ultimo dell’anno e con l’ultima domenica dell’anno solare. Una coincidenza di grande valore spirituale, in quanto sembra dirci che tutta la vita personale parte dalla famiglia e si conclude nella famiglia. E come modello di tutte le famiglie cristiane c’è la famiglia santa, quella di Betlemme, in cui Gesù, appena nato, inizia il suo cammino nella storia dell’umanità e quella di Nazaret, dove i tre straordinari, unici e irripetibili componenti si trasferiranno e si stabilizzeranno e dove vivranno il resto della loro vita. Giuseppe di cui non sappiamo granché per il resto della sua vita vicino a Gesù, se non nel periodo della nascita e poi del ritrovamento nel tempio, a 12 anni; di Maria che partecipa alla vita di Gesù ed è presente in vari avvenimenti del Cristo missionario ed evangelizzatore, ma soprattutto del Cristo morto in croce e sepolto; di Gesù che era sottomesso ai genitori nel corso della sua infanzia e con loro condivideva le giornate, il lavoro, le sofferenze e le gioie e poi con l’inizio del ministero pubblico in cammino nella Palestina per portare a tutti la gioia e la speranza del buona notizia, fino a quando non muore, da innocente, inchiodato alla croce, sepolto, risorto e asceso al cielo. Una famiglia con storie diverse, ma tutte dirette e centrate sulla storia della salvezza.

La parola di Dio di questa festa ci presenta la storia della famiglia di Abramo, nella prima lettura, tratta dal Libro della Genesi, al cui centro ci sono, anche qui, tre importanti membri di questa famiglia: il patriarca Abramo, Sarà, la moglie che partorisce in tarda età e il loro figlio legittimo, Isacco. Storie famiglie nella Bibbia segnate dalla sofferenza e dalla gioia, dall’attesa e dalla speranza della paternità e della maternità, come in questo caso. Alla fine è sempre Dio che dona ciò spetta a ciascuno di noi, compreso il dono del figlio, che sarà sempre e comunque un dono del cielo e non un diritto e una pretesa dell’uomo sulla terra.

La famiglia di Abramo, modello di accoglienza della vita, anche in tarda età, è proposta, nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera agli Ebrei, anche come modello di fede. Una famiglia in cammino, in obbedienza alla fede in Dio, in quanto Abramo lascia ogni cosa, la sua terra e parte per la destinazione nuova che il Signore gli aveva indicato. Una famiglia che accoglie la vita, anche quando questa sembra non aver più possibilità di essere accolta e trasmesso per amore all’interno delle vere e legittime relazioni coniugali. Ed infine, una famiglia quella di Abramo capace di gesti eroici e coraggiosi fino a sacrificare, in obbedienza alla voce di Dio, il figlio Isacco che il cielo gli aveva donato. Alla base di questi comportamenti c’era la fede e a tutte le famiglie del mondo è chiesta la fede per camminare in sintonia con il Dio che si è rivelato a noi mediante Gesù Cristo.

Non a caso, il Vangelo di questa festa è quello di Luca, che ci racconta della presentazione al tempio di nostro Signore Gesù Cristo, che, in tutto e per tutto, si attiene alla legge vigente in campo religioso e civile: Gesù viene circonciso come tutti i primogeniti maschi degli israeliti. L’incontro della santa famiglia con il vecchio Simeone, deputato al sacro rito della circoncisione, è un inno alla vita, alla gioia, alla speranza e al vero futuro di ogni essere umano che ha la possibilità di avere, idealmente, tra le braccia l’onnipotente. Esattamente quello che succede a Simeone, una volta che incrocia il volto del salvatore e redentore, da pochi giorni venuto al mondo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

Questa felicità dell’anziano sacerdote che officiava nel tempio, faceva restare sbalorditi Giuseppe e Maria. Infatti “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui”. E questo punto “Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». E’ qui annunciata la sofferenza che caratterizzerà la vita di Gesù e della Famiglia di Nazaret nel suo insieme. Sofferenza che toccherà in modo particolare la Vergine Madre che sarà trafitta da una spada, chiaro riferimento alla morte in croce di Gesù.

Al vecchio Simeone che attende la salvezza d’Israele, fa da contorno, in quella stessa scena e situazione, la profetessa Anna, che l’Evangelista Luca, descrive con esattezza, quasi la conoscesse di persona. Infatti egli sottolinea che “Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser, era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”. Tutte queste informazioni su una donna che vive praticamente di preghiera, ci aiuta a comprendere che la preghiera è l’anima della famiglia, senza la quale non si cresce nella vita e non si attende nella fede il vero Dio.

Il racconto della presentazione al tempio di Gesù si conclude con una felice annotazione dell’Evangelica Luca: “Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”.

E qui è espresso il pensiero della tenerezza, della cura, dell’attenzione di Giuseppe e Maria verso Gesù Bambino che nella casa di Nazaret cresceva, si fortificava, era pieno di sapienza e la grazia di Dio stava con Lui, anzi era Lui stesso. E a Dio, oggi rivolgiamo òa nostra preghiera per tutte le famiglie della terra: “O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima nell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi  della fecondità del tuo amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. Amen

 

P.RUNGI. NUOVA NOVENA DI NATALE 2017

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NOVENA DEL SANTO NATALE 2017

COMPOSTA DA PADRE ANTONIO RUNGI

PASSIONISTA 

  1. L’umanità di Gesù Cristo

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi (Fil 2,6-8)

<<Cristo, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini.  Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce>>.

Gesù venendo assumendo la natura umana, ha svuotato se stesso, mettendo da parte gli attributi divini che non erano compatibili con la realtà dell’incarnazione. Questo svuotamento è servito dunque per assumere la condizione di servo, l’esatto opposto della condizione di Dio. Durante la sua vita terrena egli non volle comportarsi come Dio e signore degli uomini, ma come servo, privo di ogni dignità, autorità e potere, completamente dedito all’umile servizio degli altri. Nel mistero dell’incarnazione. Gesù è divenuto simile agli uomini, ma non solo: è stato riconosciuto in tutto e per tutto come un uomo. Non solo: in mezzo agli uomini egli si è ulteriormente umiliato, ha portato il suo svuotamento fino in fondo.In cosa è consistito questo svuotamento totale? Nella rinuncia a sentimenti di vanità, ambizione, autoesaltazione propri dell’essere umano. Egli piuttosto ha assunto una ferma e risoluta mitezza, aliena da ogni violenza, propria del servo di Dio.

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria…

Preghiamo. Signore Gesù che nel mistero della tua incarnazione sei sceso ai nostri umani livelli, per insegnarci a vivere da esseri umani e non da esseri superiori e alieni da questo mondo, indicaci, in questo Natale, la strada che porta a Te, che segua Te e che Ti serva in tutti i fratelli della terra. Amen.

Canto natalizio

  1. La povertà di Gesù Cristo

Dalla seconda Lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (2Cor 8,9)

«Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà».

E’ stato proprio il Verbo di Dio fattosi carne, il Verbo di Dio in questa condiscendenza, in questo abbassarsi, in questo impoverirsi, a farci, a noi, ricchi nei doni della salvezza, della parola, della grazia». Questo è il nocciolo proprio della povertà evangelica, che, del resto, si ritrova, nella prima beatitudine: «Beati i poveri di spirito».Essere povero è lasciarsi arricchire dalla povertà di Cristo e non volere essere ricco con altre ricchezze che non siano quelle di Cristo, è fare quello che ha fatto Cristo. Non è solo il farsi poveri, ma è stare tra i poveri e con i poveri, perché «il povero ci arricchisce», mentre il ricco ci impoverisce spiritualmente in quanto ci trasporta su ricchezze illusorie e non vere per sempre.

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria…

Preghiamo. Signore facci comprendere cosa significhi davvero imboccare la strada della povertà evangelica e cosa vuol dire assumere gli atteggiamenti più consoni al tuo insegnamento, quando aiutiamo i poveri in qualsiasi condizione in cui trovano. Fa che il nostro essere vicini a loro sia mosso solo da un grande amore verso di Te, o nostro Signore. Amen

Canto natalizio

  1. La tenerezza di Gesù Cristo

Dalla Lettera di san Paolo Apostolo ai Filippesi (Fil 2,5)

<<Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù>>.

Imparare, sentire come sentiva Gesù, conformare il nostro modo di pensare, di decidere, di agire con i sentimenti di Gesù. Se prendiamo questa strada, viviamo bene e prendiamo la strada giusta. San Gregorio Nazianzeno scrive: “Egli, Gesù, ti vuol bene”. Questa parola di tenerezza è per noi una grande consolazione, un conforto e anche una grande responsabilità giorno per giorno.

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria…

Preghiamo. Signore Gesù, mite ed umile di cuore, aiutaci a capire cosa sia davvero averte i tuoi stessi sentimenti nel nostro cuore, per poi applicarsi nella vita di relazione con gli altri in ogni istante della nostra quotidianità. Non permettere, Gesù Bambino, che in noi prevalgano sentimenti del male e del maligno che portano solo alla distruzione della vera vita in noi. Amen.

Canto natalizio

  1. La semplicità di Gesù Cristo 

Dal Vangelo di Matteo (Mt 11, 25-27)

<<Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare>>.

 

Nel Vangelo ci sono espressioni meravigliose, come quella citata, nelle quali Gesù ci insegna la vera semplicità della vita e del cuore. La semplicità di cuore non è l’immaturità, ma l’atteggiamento di chi si fida come il bimbo, che è consapevole che il padre ne sa più di lui e sta in braccio a lui. Serve anzitutto l’umiltà di cuore per prendere il giogo suo, sennò sbagliamo giogo e pesa. La nostra mente non può arrivare a comprendere tutto questo, il suo modo di operare, la nostra ragione non può arrivare a contenere Dio. Bisogna inevitabilmente abbandonarci con fiducia tra le sue braccia senza perderci in mille ragionamenti e crescere nella consapevolezza di essere amati infinitamente da un Dio che è Padre e ci ama infinitamente, come un bambino appena nato è amato, se è vero padre e vera madre, dai suoi genitori. 

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria…

Preghiamo. O Gesù Bambino, davanti a Te prostrati, con grande umiltà ti chiediamo quella semplicità che purtroppo abbiamo perso, nel corso degli anni, perché abbiamo abbandonato la strada della vera sapienza che viene dal cielo, immettendoci, erroneamente sui sentieri della sapienza terrena, che nel suo calcolo considera come intelligenza l’interesse, la furbizia e la scaltrezza. Noi vogliamo possedere questo, ma solo Te, o Gesù, sapienza incarnata. Amen.

Canto natalizio

  1. Il sorriso e la gioia di Gesù Bambino

Dal Vangelo di Matteo (Mt 2,10-11)

<<Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra>>.

Il testo del Vangelo di Matteo usa un’espressione molto forte per indicare la letizia sperimentata. I magi sono felici perché hanno portato a termine la loro ricerca e sono arrivati alla meta a cui aspiravano giungere. Ecco perché nell’incontrare il volto di Gesù Bambino, guidati dalla stella, essi provarono una grandissima gioia. Questa espressione è l’unica nota di gioia in tutto il vangelo dell’infanzia di Matteo. Una volta entrati in questa casa provvisoria di Gesù, Giuseppe e Maria, offrirono il loro ben noti doni, simboli della regalità di Cristo. I magi, infatti, compiono i gesti usuali nell’antico oriente per una visita ufficiale ad un re. I Padri della Chiesa saranno loro ad attribuire ai magi, sulla scorta anche dei testi biblici, il titolo di re (a fissarne il numero fu Origene nel III sec.), e ad identificare il significato simbolico dei tre doni: l’oro per la regalità, l’incenso per la divinità (e il ruolo sacerdotale) e la mirra per l’umanità sofferente. La gioia dei magi è la nostra gioia di ogni Natale, quando incontriamo il volto di Gesù Bambino, in quella grotta, che ci porta all’essenza stessa della gioia cristiana.

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria…

Preghiamo. Guidaci Gesù alla meta della nostra quotidiana gioia terrena che è l’incontro con Te, nella povera grotta del nostro cuore, ma soprattutto prendici per mano e portaci con Te al traguardo finale della nostra gioia spirituale, che è l’eternità, dove possiamo contemplarti per sempre nella gioia del tuo Regno. Amen.

Canto natalizio

  1. L’innocenza di Gesù Bambino 

Dal Vangelo di Matteo (2,16)

<<Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi>>.

La liturgia del periodo natalizio, comprende la festa dei santi innocenti, la quale ricorda il sangue versato attorno alla culla di Gesù bambino, emblema di una scia di violenze che colpiscono gli innocenti di tutti i tempi. Nel considerare l’innocenza di Gesù e l’innocenza di tutti i bambini del mondo, c’è da capire cosa significhi essere innocenti. L’innocenza non è mera assenza di colpa, ma pienezza e perfezione di vita, di fede e di amore. Per questo è innanzitutto un dono, una grazia. Se noi ne sentiamo il desiderio e la nostalgia, è segno che l’abbiamo perduta e quindi non c’è in noi quiete e serenità, pace e fiducia. E’ inutile perdersi in malinconie e in sospiri; è necessario, invece, ritornare a chiederne la grazia a Dio e a preparare lo spirito perché accolga l’innocenza ridonata. “Ho perso l’innocenza e non la potrò riconquistare se non attraverso la santità” (Bernanos). È aprendoci a Dio, alla sua luce e alla sua azione che il nostro cuore tornerà ad essere innocente, puro e trasparente come una sorgente.

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria…

Preghiamo. Signore Gesù che, già appena nato, Erode, il re sanguinario, desiderava eliminarti fisicamente, Te mite agnello, converti, in questo Natle, il cuore e la menti di quanti sono sanguinari, violenti ed assassini, che uccidono bambini, donne, uomini, anziani e ammalati, perché pentiti e scontata ogni umana pena, possano redimersi ed incominciare una vita nuova, segnata solo dal bene e mai da violenza di nessun genere. Amen.

Canto natalizio

7.L’umiltà di Gesù Bambino 

Dal Vangelo di Luca (Lc 2, 6-12) 

Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

Dio è umile! Nel Natale scopriamo meglio questo grande mistero. Noi che siamo orgogliosi, pieni di vanità e ci crediamo grande cosa, siamo niente! Lui, il grande, è umile e si fa bambino. Questo è un vero mistero! Dio è umile. Nel periodo natalizio ricordiamo la sua infanzia. Le rare indicazioni che possediamo fanno riferimento all’imposizione del nome dopo otto giorni dalla sua nascita e alla presentazione al Tempio; e inoltre alla visita dei Magi con la conseguente fuga in Egitto. Poi, c’è un grande salto fino ai dodici anni, quando con Maria e Giuseppe va in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua, e invece di ritornare con i suoi genitori si ferma nel Tempio a parlare con i dottori della legge. Come si vede, sappiamo poco di Gesù Bambino, ma possiamo imparare molto da Lui se guardiamo alla vita dei bambini (Papa Francesco).

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria…

Preghiera. O Signore, venuto in questo mondo, insegnaci ad essere umili nei pensieri e nelle nostre azioni, perché alla scuola di Betlemme possa sperimentare sempre meglio il dono dell’umiltà che rende grandi e santi davanti a Dio e agli uomini. Amen.

Canto natalizio

8.La sofferenza di Gesù Bambino 

Dal Vangelo di Giovanni (Gv 1, 1-5)

<<In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta>>. 

Quanta tristezza ci capita di scorgere su tanti volti che incontriamo. Quante lacrime vengono versate ad ogni istante nel mondo; una diversa dall’altra; e insieme formano come un oceano di desolazione, che invoca pietà, compassione, consolazione. Le più amare sono quelle provocate dalla malvagità umana: le lacrime di chi si è visto strappare violentemente una persona cara; lacrime di nonni, di mamme e papà, di bambini… Ci sono occhi che spesso rimangono fissi sul tramonto e stentano a vedere l’alba di un giorno nuovo. Abbiamo bisogno di misericordia, della consolazione che viene dal Signore. Tutti ne abbiamo bisogno; è la nostra povertà ma anche la nostra grandezza: invocare la consolazione di Dio che con la sua tenerezza viene ad asciugare le lacrime sul nostro volto (Papa Francesco).

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria… 

Preghiamo. O Gesù bambino che fin da piccolo hai sperimentato il dolore e la sofferenza, nascendo in una povera grotta, al freddo e al gelo, e nel corso della tua esistenza hai vissuto la sofferenza come dono fino all’offerta suprema di te stesso sulla croce, concedi a noi la grazia di affrontare il nostro dolore quotidiano, ma ti chiediamo da profondo del nostro cuore di liberare da ogni sofferenza e dolore ogni bambino del mondo. Non permettere Gesù che, soprattutto i bambini, debbano soffrire per la mancanza di attenzione, protezione e di amore verso di loro. Amen. 

Canto natalizio 

  1. La famiglia di Gesù

Dal Vangelo di Luca (Lc 2,22)

<<Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore>>.

Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa. La luce che essa irradia è luce di misericordia e di salvezza per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie. Questa luce che viene dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace, manca l’armonia, manca il perdono. La nostra concreta solidarietà non venga meno specialmente nei confronti delle famiglie che stanno vivendo situazioni più difficili per le malattie, la mancanza di lavoro, le discriminazioni, la necessità di emigrare. (Papa Francesco)

Momento di riflessione personale e silenziosa

Padre nostro, Ave Maria, Gloria…

Preghiamo. Gesù amabilissimo, sei stato accolto in una famiglia speciale, che tu stesso hai scelto per incarnarti ed essere presente nella storia umana, come tutti i bambini che vengono in questo mondo, che hanno una madre, un padre ed una famiglia ben determinata. Concedi o Gesù che la vita nascente possa essere accolta con lo stesso amore di Maria e Giuseppe, per poi essere seguita in ogni istante del suo sviluppo e della sua crescita in sapienza ed amore davanti a Dio e davanti agli uomini. Amen.

Canto natalizio

Preghiera dI Natale di padre Antonio Rungi 

da recitare ogni giorno prima della benedizione

Contempliamo il tuo volto

Contemplando il tuo volto di Bambino,

o Gesù Redentore del mondo,

appena giunto tra di noi,

tocchiamo con le nostre povere mani

la bellezza, la grandezza e la tenerezza di Dio

fatto uomo nel grembo verginale di Maria

e venuto alla luce nella notte più luminosa di questo mondo.

 

Davanti a Te, Re Bambino,

dai connotati dolci e rassicuranti

noi ci immergiamo in questo Natale

per ricuperare amore, pace e serenità.

 

Inginocchiati, come i semplici pastori di Betlemme

che corsero subito a renderti onore,

noi ci prostriamo per chiederti di aiutarci

a ritrovare la strada che porta a Te, o nostro Signore.

 

Siamo qui ad adorarti, come i Re Magi,

e nelle nostre misere condizioni

ti offriamo in dono

ciò che possediamo di più prezioso dentro noi,

il nostro povero ed sofferente cuore.

 

Da questa rinnovata grotta di luce e di speranza

di un piccolo villaggio della Galilea delle genti,

volgi il tuo sguardo d’amore e di bontà all’umanità intera,

che dalla tua annuale ricorrenza natalizia,

attende una risposta globalizzata dell’amore e della misericordia

che Tu ci hai insegnato e comunicato, o Emanuele, Dio con noi.

Amen.

COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO PER LA DOMENICA DELLA SANTA FAMIGLIA.

RUNGI2015

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)
DOMENICA 27 DICEMBRE 2015

UNA FAMIGLIA UNICA, IRRIPETIBILE, MODELLO DI TUTTE LE FAMIGLIE

Commento di padre Antonio Rungi

A solo 48 ore dalla solennità del Natale e dell’annuale ricorrenza della nascita di Gesù, celebriamo, oggi, nel clima natalizio e di festa che genera questa ricorrenza, un altro momento bello del cammino di questo Giubileo della Misericordia in pieno svolgimento. Oggi, infatti, celebriamo la festa della Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, una storia di vita familiare irripetibile, ma affascinante e modello di comportamento per ogni famiglia credente o meno. La famiglia di Nazareth è questo riferimento normativo, spirituale, umano e sociale a cui ci vogliamo ispirare in questo Natale 2015, che è il Natale della Misericordia e del perdono.

Nell’ottobre di quest’anno, si è svolto un importante Sinodo ecclesiale in Vaticano a livello mondiale proprio sul tema della famiglia. Vorremmo agganciarsi proprio a questa esperienza di chiesa, guidata oggi dalla saggia ed equilibrata persona di Papa Francesco per entrare nel cuore della Famiglia di Nazareth e sbarrare le porte delle nostre famiglie, chiuse e serrate da egoismi di ogni tipo. E per farlo, ci affidiamo proprio ai tre membri di questa comunità familiare divina ed umana, in cui la presenza di Cristo, Figlio di Dio, concepito nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo ci dà il polso della reale e straordinaria vicenda di questa favola e sogno familiare che troviamo proprio nella casa di Nazaret. Il testo del Vangelo di Luca che oggi ascoltiamo ci presenta una famiglia in marcia verso Gerusalemme, in una carovana, per celebrare la pasqua annuale. C’erano Giuseppe, Maria e Gesù uniti nel viaggio di andata. Dopo aver svolto tutto quello che era previsto di fare, ritornarono. Ma Gesù, senza dire nulla ai genitori, resto a Gerusalemme tra i dottori ad insegnare loro. Un bambino di 12 anni che insegna ai tanti intellettuali del tempio sacro. Eppure si verifica esattamente così. Certo, se Gesù avesse chiesto il permesso ai genitori, non glielo avrebbero concesso. A dodici anni, minorenne, con la confusione che c’era a Gerusalemme per la Pasqua, nessun genitore avrebbe permesso una cosa simile. E lui cosa fa? Rimane lì ad insegnare. E sì, Lui poteva disobbedire ai genitori terreni, ma non poteva non ascoltare la voce del suo Padre Celeste che lo voleva esattamente in quel momento, in quel luogo a svolgere la sua missione. D’altra parte, quando i genitori ritrovano Gesù e lo rimproverano, senza mezze misure (legittimamente da un punto di vista legale) egli cosa dice:«Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro”. Esattamente quello che spesso capita nelle nostre famiglie di oggi: non ci capisce più tra genitori e figli, tra marito e moglie e tra parente vari. Gesù qui chiede una comprensione oltre misura alla Madre e a Giuseppe, una comprensione di un mistero ancora tutto da scoprire e rivelare. Maria in questo mistero vi era entrata con un si, preciso. Giuseppe lo aveva accettato dando la disponibilità all’angelo, mentre nel sogno e poi nella realtà pensava di ripudiare Maria che era incinta. Poi tutto scorre liscio. Quel Bambino nasce e viene alla luce, cresce, si sviluppa e cerca la sua autonomia nella missione celeste che deve portare a termine. Egli è sceso per fare la volontà del Padre. Ecco io vengo, Signore, per fare la tua volontà. E Gesù compie questa volontà in ogni momento della sua vita, la sua obbedienza la osserva integralmente, verso il suo vero Padre, anche se poi, ci ricorda il vangelo, che tornò a casa e restò sottomesso ai genitori fino al momento dell’annuncio del Regno e della predicazione. Alcune considerazioni su questo testo del Vangelo vanno fatte, anche in rapporto al tempo che stiamo vivendo, quello del Giubileo della Misericordia. Nella vita sbagliamo tutti. Sbagliano i piccoli, più facilmente, in quanto sono inesperti e a volte ribelli e contestatori, ma sbagliano molto di più i grandi, che sono distratti in tante cose e a volte si dimenticano delle loro creature o le curano solo fino a quando si va d’accordo tra coniugi.

Gesù dimenticato dai suoi genitori è l’esempio di tanti bambini dimenticati nel mondo, di cui nessuno va alla ricerca. Sono anonimi, non appartengono a nessuno e come tali sono oggetti delle passionisti e delle barbarie più crude che si possono compiere in ogni epoca ed anche nella nostra epoca: bambini uccisi dalle bombe, morti in fondo al mare, uccisi dal lavoro, dalla miseria e dalla fame, uccisi dall’egoismo dei grandi, molte volte che sfruttano queste creature innocenti e tenere, che, invece, avrebbero bisogno di altre e più amorevoli cure ed attenzioni. Gesù ritrovato dai genitori, è la speranza che nutriamo tutti nei nostri cuore che questo natale della misericordia, possa far ritrovare genitori e figli, marito e moglie intorno alla tavola della misericordia, dell’amore e della tenerezza del cuore. Non è festa della famiglia se mancano i bambini e dove mancano i bambini manca il sorriso di Dio, la tenerezza di Dio, un presente e un futuro dell’umanità.

Non possiamo permetterci distrazioni nei confronti dei piccoli, né avere piena fiducia in loro, in quanto devono crescere e maturare. Ci vuole quella necessaria vigilanza, attenzione, cura ed amore in ogni luogo, istituzione dove c’è anche un solo bambino e molte volte, neppure della propria famiglia o della parentela, in quanto i bambini sono di tutti  devono essere protetti da tutti.

Il senso di questa festa 2015 della santa famiglia sta proprio partendo dal Gesù bambino volto tenerissimo della misericordia di Dio. Ripartendo dalla vita e dai bambini, le nostre famiglie riassaporeranno il cielo nella loro casa, la gioia e la felicità che solo un bambino può dare. Tutte le mamme, tutti i padri dovrebbero elevare al Signore la stessa preghiera di Anna, di cui ci parla il testo della prima lettura di oggi, tratto dal Libro di Samuele, visto che si parla prorio della nascita di questo uomo eccezionale nella storia del popolo eletto:  “Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore”. Quante donne e quanti uomini hanno ucciso bambini? Il Giubileo della misericordia sia anche il tempo di una profonda verifica persona circa il tema dell’accoglienza della vita nascente e della vita già venuta alla luce, con l’entrata in questo mondo, quando ogni bambino, uscendo dal grembo materno, dopo nove, più o meno mesi, di attesa, incomincia con un pianto che, spesso, lo accompagnerà fino alla morte. Quanti bambini hanno pianto per le colpe e le responsabilità dei genitori, parenti ed adulti nell’indifferenza e nella cattiveria. L’umanità sappia chiedere perdono a tutti i bambini del mondo per il male che ha commesso nei suoi confronti, dal momento stesso in cui Erode compì la prima strage degli innocenti. Quelle stragi silenziose e conosciute si rinnovano ancora oggi. E noi non possiamo tacere di fronte al male, qualsiasi male, che si possa fare ad un qualsiasi creatura innocente e semplice come sono i bambini di tutta la terra, al di là del colore della pelle, della nazione e della religione.

Sia questa la nostra preghiera, oggi, nella domenica della Santa Famiglia, nell’Anno Giubilare della Misericordia:

Gesù Bambino, ancora una volta sei sceso tra noi,

nell’annuale ricorrenza della tua nascita,

per portare a tutti noi il tuo messaggio d’amore.

 

Ancora una volta, ai piedi della tua umile grotta,

ti chiediamo di vegliare sulle nostre famiglie

segnate da tante prove e situazioni dolorose,

assistite, come per Te, dalle amorevoli cure di Maria  e Giuseppe.

 

Tu che hai parlato al cuore delle persone semplici,

come i pastori e da loro hai avuto una risposta

generosa di amore e di socializzazione,

fa che nelle nostre famiglie

si viva con semplicità ed accoglienza reciproca

l’avventura spirituale dell’amore coniugale e familiare.

 

Tu che hai accolto benevolmente i sapienti del tuo tempo

anch’essi alla ricerca di una stella e di orientamento,

fa che le persone che governano i popoli e le nazioni,

e impegnate  nella politica, nell’economia e nella cultura,

facciano l’opzione fondamentale per la famiglia,

fondata sul matrimonio, unico ed indissolubile, tra uomo e donna,

e aperta all’amore per tutta la vita.

 

Tu che sei sfuggito alla strage degli innocenti

decretata da un Erode assettato di sangue e di potere,

difendi le nostre famiglie dalle stragi quotidiane,

sempre più ricorrenti ed aberranti,

di piccoli, giovani, anziani, padri, madri,

conseguenza di una cultura violenta, terroristica,

che stenta ad essere debellata

in un mondo dominato dall’odio,

dalla superbia e dal risentimento.

 

Solo Tu dalla Grotta di Betlemme,

con la potente mano di Dio quale sei,

puoi fermare quanti usano le loro mani,

per offendere e distruggere la famiglia,

per ammazzare e rubare nelle case,

per imbrogliare e corrompere i nuclei familiari,

per delinquere e alimentare il malaffare

distruggendo le famiglie con condizionamenti di ogni tipo.

 

Poni nel cuore delle persone oneste,

che sono la maggior parte sulla terra,

la forza necessaria per lottare

contro i mali dell’era contemporanea,

e sostieni il cammino di pace e  di giustizia sociale,

che sono i valori maggiormente in grado

di ridare dignità alla famiglia naturale ed umana,

in questo Anno Giubilare della Misericordia.

 

L’intercessione di Maria, Tua e nostra dolcissima Madre,

e di San Giuseppe, custode attento e giusto di Te,  Gesù,

Redentore dell’uomo,  possano ottenere dal Padre Celeste,

con la salutare illuminazione dello Spirito Santo,

di ridonare alle nostre famiglie italiane e di tutto il mondo

la gioia di vivere unite in pace e in armonia con Dio,

con il creato e con tutti gli esseri umani. Amen.

 

(Preghiera composta da padre Antonio Rungi)

P.RUNGI. COMMENTO PER IL NATALE 2015

RUNGI2015

Solennità del Natale 2015 – Venerdì 25 dicembre 2015

 

Il nostro pellegrinaggio giubilare alla Grotta di Betlemme

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

Questo Natale 2015 ha un sapore, un significato ed un valore del tutto speciale. E’ il Natale della misericordia infinita e tenerissima che ci porta a noi, Gesù Bambino, il Figlio di Dio, che si incarna nel grembo verginale di Maria Santissima e viene a noi come salvatore e redentore, con il volto della vera misericordia di Dio. La coincidenza dell’anno santo della misericordia, aperto da Papa Francesco lo scorso 8 dicembre, rende questo Natale più importante da un punto di vista spirituale, in quanto è la festa che ci riporta all’origine stessa del mistero della salvezza, che inizia prima a Nazareth e prosegue a Betlemme, dove viene alla luce Gesù, il messia atteso dai popoli e nostro liberatore. Nella solenne liturgia della notte santa, che accompagna il cammino del cristiano in questo anno giubilare, noi, infatti, ci confrontiamo con la vera e grande notizia più importante di tutti i tempi e per tutta l’umanità; Gesù Cristo, Figlio di Dio, si incarna nel grembo verginale di Maria per portare a noi la salvezza, la misericordia e il perdono di Dio. Ci ricorda il profeta Isaia nel brano della messa di mezzanotte che “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere  e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine  sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre”. Il programma del Natale della misericordia sta sintetizzato in queste parole di speranza, gioia e giustizia per tutti. L’anno giubilare è appunto questo anno per rimettere a posto, a livello spirituale, morale e sociale, le cose che non vanno personalmente e collettivamente. E ciò si inizia a fare, se con umiltà ci poniamo davanti a Gesù Bambino e riconosciamo i nostri peccati, per ricominciare una vita senza peccato. Le tenebre in cui siamo immersi devono fare spazio alla luce vera che viene dal cielo ed ha un solo nome: Gesù Cristo il Salvatore. Questa luce dobbiamo sapere riscoprire nell’anno giubilare, perché Gesù è il volto misericordioso del Padre: “Il popolo che camminava nelle tenebre  ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia,  hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete  e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue

 saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Moltiplicare la gioia del perdono e dell’essere perdonati, dall’essere liberi, mediante il dono dell’indulgenza plenaria, anche delle pene conseguenti alle nostre colpe”. Il nostro pellegrinaggio giubilare alla grotta di Betlemme può avere un doppio motivo: quello dei pastori e quello dei Re Magi. Il motivo pastorale, sta nel riconoscere in Cristo il vero Pastore delle nostre anime che ci conduce ai pascoli eterni della felicità. Il motivo regale, sta nel riconoscere in Cristo l’unico vero Re di tutti i tempi, il cui regno non finisce mai. Dal Pastore da pastori andiamo alla Grotta di Gesù per assaporare la gioia di prostrarci per chiedere perdono per noi e per l’umanità. Da re, come i sapienti dell’oriente, andiamo da Lui, per offrirgli quel poco di bene che abbiamo con noi e realizzato nei nostri giorni ed anni, fin qui vissuti con la fede del Natale, ben sapendo, come ci ricorda l’Apostolo Paolo nel brano della sua lettera a Tito, che nella notte santa proclamiamo: “è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.  Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone”. Il Natale della misericordia lo celebriamo se ci lasciamo riscattare da Cristo da ogni iniquità, formando la chiesa suo popolo santo, ma anche popolo di peccatori, che hanno bisogno di redenzione. Risuoni in questo Natale il canto di gioia, speranza e fiducia che gli Angeli proclamarono nella notte in cui venne al mondo il Redentore e della quale ci racconta l’evangelista Luca: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Lo stesso canto di gioia vorremmo che risuonasse in ogni parte del mondo e in ogni angolo di questo mondo solo e solitario, che va alla ricerca della vera gioia e felicità che viene dall’Alto e si chiama “Emmanuele, il Dio con noi”. Possiamo sperimentare, fin d’ora, questa gioia dentro e fuori di noi, consapevoli che il Natale ha un suo fascino e una sua bellezza interiori, che nessuno puoi toglierci, da dove è riposto, ben sapendo che sta nel profondo del nostro cuore e della nostra vita e da lì nessuno lo potrà estirpare per rincorrere fasi dei che non possono dare felicità, perché inesistenti. Anche per noi si devono compiere i giorni per dare alla luce, nel nostro cuore, Gesù, e con la stessa tenerezza e bontà di Maria, Giuseppe, i pastori e i semplici della terra l’hanno voluto incontrare e lo hanno amato, profondamente, perché avvertivano in Lui la potenza di Dio e la misericordia di Dio. Sia, questa la nostra preghiera di Natale 2015:

 

Cristo, Salvatore e Redentore dell’uomo,

guarda dalla tua grotta di Betlemme

l’umanità intera in questo tuo annuale Natale 2015

che, oggi, ha un significato giubilare per tutti i tuoi seguaci.

 

 

Davanti a Te, Gesù Bambino,

contemplando il volto di Maria, la tua Madre dolcissima,

guardando a Giuseppe, il tuo padre terreno,

osservando quanti arrivano da Te per adorarTi ,

ci prostriamo umilmente per ringraziarti

per tutti i doni che ci hai dato.

 

 

Ti chiediamo umilmente,

o Verbo Eterno del Padre Misericordioso,

che quest’anno Giubilare,

dedicato alla riconciliazione e al perdono,

sia, per tutta la Chiesa e l’umanità,

un anno di rinascita spirituale

e di ripresa morale per  tutto il genere umano.

 

 

Dona a quanti si immergono

nel mistero del tuo Natale annuale,

la sapienza della grotta di Betlemme,

che si traduce in opere di bene

ed ha un solo nome: misericordia per sempre.

 

 

Guarda, Gesù Bambino, tutti i bambini di questa terra,

segnata dall’odio, dal terrorismo e dalla guerra,

proteggili da mani violente, che uccidono in loro

ogni speranza di sopravvivenza.

 

 

Assisti, Principe della pace,

quanti lottano per costruire

un mondo di giustizia e di pace,

e fa che i loro sforzi

producano i risultati attesi e sperati.

 

 

Maria, la Madre del perdono,

ci faccia riscoprire la gioia

di essere in pace con tutti,

senza conservare, nel nostro cuore,

alcun risentimento, ribellione o progetti di distruzione.

 

 

Nulla ci allontani dalla gioia di vivere,

oggi e sempre, il tuo Natale di amore,

di pace e di misericordia,

alla scuola di quella misera ed umile

grotta, nella quale sei venuto al mondo,

senza clamore e splendore,

ma solo con il calore del Tuo amore per noi.

 

 

Gesù Bambino,

volto dolcissimo e tenerissimo di Dio,

che è Misericordia infinita,

trasforma questo Natale 2015,

segnato da tanti mali e difficoltà,

in un Natale pieno di gioia e speranza

per l’intera umanità. Amen.

 

(Padre Antonio Rungi, passionista)

 

MONDRAGONE (CE). AL LICEO GALILEI UN INCONTRO PRE-NATLIZIO CON IL VESCOVO DI SESSA AURUNCA

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Mondragone (Ce). Il Vescovo Piazza incontra gli studenti liceali prima di Natale

di Antonio Rungi

Un incontro prenatalizio con tutti gli studenti liceali e delle scuole superiori di Mondragone. Così il Vescovo di Sessa Aurunca, Orazio Francesco Piazza ha voluto rapportarsi ai giovani della su Diocesi all’indomani dell’apertura della porta del Giubileo della Misericordia nella Cattedrale di Sessa Aurunca e alla vigilia dell’apertura della porta mariana, alla Basilica Minore e Santuario della Madonna Incaldana. Due gli incontri di oggi, giovedì 17 dicembre, tenuti a Mondragone: prima all’ITC Stefanelli e poi al Liceo Scientifico “G.Galilei. Qui il vescovo ha potuto visitare la mostra dei presepi, allestita presso la Palestra dell’Istituto, comprendente 36 artistici presepi, tutti realizzati da singoli studenti o da classi dell’Istituto. Il Vescovo è stato accolto con grande entusiasmo dai liceali e con lui si sono confrontati sui grandi temi di attualità a livello di Chiesa universale e locale, in particolare sul tema del Giubileo e della solidarietà, che passa attraverso l’impegno di tutta la Chiesa di Sessa Aurunca, che presenta il volto di tante emergenze, come quella di Pescopagano, dove ha detto il Vescovo sono oltre 8.000 gli immigrati che fanno riferimento all’unica struttura sociale che è la Parrocchia di San Gaetano. E dove è stato aperto un centro diagnostico per le esigenze di cura delle donne di qualsiasi religione e nazione. Temi importanti che necessitano di essere risolti, quali il problema della povertà, della disoccupazione giovanile, la questione della solitudine degli anziani e dei giovani, questi ultimi immersi sempre più in una vita virtuale e non reale. Il dibattito che ne è scaturito, anche sui temi prettamente religiosi, quali la testimonianza di vita dei sacerdoti e del clero, dell’impegno a favore degli ultimi, è risultato di grande stimolo e di riflessione per tutti. Il Vescovo nella sua visita era accompagnato dal Vicario generale della Diocesi, monsignor Franco Alfieri, dal responsabile della pastorale scolastica, don Franco Iodice. Ad accogliere il Vescovo al Liceo è stata la Vice-preside, professoressa Filippa De Gennaro, gli studenti, i docenti di religione cattolica Rita Tramonti, Gabriella Scapicchio e Rosanna Montano e di altre discipline, il personale Ata della scuola. A conclusione del suo intervento, il Vescovo ha assicurato l’apertura di vari punti di ristoro, curati dalla Diocesi, per le persone povere del territorio che sono sempre in aumento, soprattutto a Mondragone, dove l’afflusso degli immigrati è maggiormente sentito e numericamente più rilevante. Gli studenti hanno accolto il Vescovo con musiche, canti e balli natalizi, preparati dai docenti del Liceo Musicale e Coreutico. Due ore di intensa riflessione e meditazione sugli argomenti più recenti dalla Chiesa e della società, a partire dall’Anno Santo della Misericordia, moderati dal docente del Liceo e giornalista, padre Antonio Rungi.

P.RUNGI. LA MIA PREGHIERA DI NATALE 2015

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PREGHIERA DI NATALE 2015
Composta da padre Antonio Rungi
Cristo, Salvatore e Redentore dell’uomo,
guarda dalla tua grotta di Betlemme
l’umanità intera in questo tuo annuale Natale 2015
che, oggi, ha un significato giubilare per tutti i tuoi seguaci.
Davanti a Te, Gesù Bambino,
contemplando il volto di Maria, la tua Madre dolcissima,
guardando a Giuseppe, il tuo padre terreno,
osservando quanti arrivano da Te per adorarTi ,
ci prostriamo umilmente per ringraziarti
per tutti i doni che ci hai dato.
Ti chiediamo umilmente,
o Verbo Eterno del Padre Misericodioso,
che quest’anno Giubilare,
dedicato alla riconciliazione e al perdono,
sia, per tutta la Chiesa e l’umanità,
un anno di rinascita spirituale
e di ripresa morale per tutto il genere umano.
Dona a quanti si immergono
nel mistero del tuo Natale annuale,
la sapienza della grotta di Betlemme,
che si traduce in opere di bene
ed ha un solo nome: misericordia per sempre.
Guarda, Gesù Bambino, tutti i bambini di questa terra,
segnata dall’odio, dal terrorismo e dalla guerra,
proteggili da mani violente, che uccidono in loro
ogni speranza di sopravvivenza.
Assisti, Principe della pace,
quanti lottano per costruire
un mondo di giustizia e di pace,
e fa che i loro sforzi
producano i risultati attesi e sperati.
Maria, la Madre del perdono,
ci faccia riscoprire la gioia
di essere in pace con tutti,
senza conservare, nel nostro cuore,
alcun risentimento, ribellione o progetti di distruzione.
Nulla ci allontani dalla gioia di vivere,
oggi e sempre, il tuo Natale di amore,
di pace e di misericordia,
alla scuola di quella misera ed umile
grotta nella quale sei venuto al mondo,
senza clamore e splendore,
ma solo con il calore del Tuo amore per noi.
Gesù Bambino,
volto dolcissimo e tenerissimo di Dio
che è Misericordia infinita,
trasforma questo Natale 2015,
segnato da tanti mali e difficoltà,
in un Natale pieno di gioia e speranza
per l’intera umanità. Amen.