Esercizi spirituali

Una speciale preghiera per tutti i lavoratori e i disoccupati

Foto0704.jpgHo composto una speciale preghiera per tutti i lavoratori italiani e specialmente per quelli dell’Ilva e di altri stabilimenti in crisi, che rischiano la chiusura o stanno licenziando, affinché questa orazione venga recitata nelle chiese parrocchiali in questi giorni di grande difficoltà nel nostro paese. In questa orazione composta per questo difficile momento di crisi lavorativa in Italia e nel mondo, ci rivolgiamo a Dio con la fede, perché possa donare la serenità lavorativa a tutti e vi invito a farlo anche a voi lavoratori, a voi familiari e a voi tutti i fedeli, soprattutto in vista della novena in onore della Madonna Immacolata che inizia in tutte le chiese cattoliche domani 29 novembre. Ecco il testo della sentita orazione:

PREGHIERA DEL DISOCCUPATO 

O Dio che sei Padre di tutti ed ami tutti i tuoi figli, 

con la stessa intensità di amore e di misericordia, 

non permettere che nessun lavoratore italiano viva 

in perenne tormento per la perdita del lavoro, 

ma fa che possa conservare o ritrovare il lavoro perduto 

o accedere per la prima volta ad un impiego certo e duraturo. 


Illumina quanti guidano le sorti del mercato del lavoro
 

perché facciano interventi politici ed amministrativi 

in grado di assicurare a tutti un lavoro onesto e ben retribuito. 


Fa che tutti gli uomini di governo
 

possano avere a cuore principalmente 

il problema del lavoro e facciano leggi capaci 

di ampliare gli spazi occupazionali, 

soprattutto per i giovani, i padri e le madri di famiglia 

che devono pensare alle tante esigenze dei loro figli. 


Signore Gesù tu che hai lavorato fin da bambino
 

vicino al tuo padre putativo, San Giuseppe, 

sotto lo sguardo vigile della tua Madre Maria, 

fa che in tutte le famiglie dell’Italia e del Mondo 

non venga mai a mancare il cibo quotidiano 

frutto del lavoro umano e della tua generosità. 


Non permettere che in questo tempo 
 

di profonda crisi economica mondiale 

altre persone soffrano per la perdita del posto di lavoro, 

ma pur nella consapevolezza di qualche rinuncia e sacrificio 

possano legittimamente aspirare ad una sicurezza economica e sociale. 


La Madonna, donna coraggiosa e laboriosa,
 

protegga tutti i lavoratori degli stabilimenti italiani e stranieri 

che producono beni di ogni genere. 


Lei Madre di tutti i lavoratori onesti e coraggiosi
 

guidi dal cielo l’operato di milioni di persone 

che ogni giorno lavorano e sperano per un mondo migliore 

in cui regnerà stabile la giustizia sociale  

e la fraternità universale. Amen

Padre Antonio Rungi

Mondragone (Ce). Alla Stella Maris ritiri spirituali per religiose e laici nell’anno della fede

sacramento.jpgSi svolgerà giovedì, 29 novembre 2012, per l’intera giornata, il primo ritiro spirituale per religiose e laici sul tema della fede, nell’anno dedicato alla fede. Il ritiro si svolgerà presso la struttura delle Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone ed inizierà alle ore 9.00 con l’accoglienza dei numerosi partecipanti, diversi dei quali provenienti da vari comuni e realtà ecclesiali della Regione Campania. Tematica dell’incontro è “La fede, un dono da tasmettere”. La prima meditazione sul tema dell’incontro è prevista alle ore 10,00 dopo la celebrazione delle Lodi mattutine, alle ore 9,30. Sarà padre Antonio Rungi, passionista, a parlare della modalità della trasmissione della fede nella cultura odierna e nel sistema di relazioni umane ed ecclesiali di oggi. A seguire un’ora di adorazione eucaristica per chiedere al Signore il potenziamento della fede. Nel frattempo i partecipanti potranno accostarsi al sacramento della confessione anche al fine di ottenere le indulgenze plenarie previste, alle solite condizioni, in questo anno della fede. A mezzogiorno la celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio, dalle 14 alle 15 è previsto nel programma della giornata di spiritualità un’ora di passeggio solitario e di silenzio totale, nella struttura dell’Istituto o lungo la spiaggia, dal momento che la Stella Maris è situata a pochi metri dal mare. Alle ore 15,00 il santo rosario e la celebrazione del Vespro. Alle 16.00 la seconda meditazione della giornata, dettata dalla guida spirituale, padre Rungi, sulla fede nella serva di Madre Victorine Le Dieu, fondatrice delle Suore di Gesù Redentore. Alle 17.00 la condivsione in aula dell’esperienza della giornata di spiritualità e la conclusione con la preghiera finale, con la recita del Credo. Il cammino spirituale nell’anno della fede che le Suore della Stella Maris di Mondragone intendono svolgere è in sintonia con il cammino della chiesa universale e con la chiesa locale, la diocesi di Sessa Aurunca, che sotto la guida del suo pastore, monsignor Antonio Napoletano, in questo anno della fede appena iniziato e avviato con la solenne celebrazione d’apertura dell’11 ottobre scorso nella cattedrale di Sessa Aurunca, sta sviluppando un’attento esame di tutti i documenti del Concilio Vaticano II e sul Catechismo della Chiesa cattolica, proprio per riscoprire il dono meraviglioso della fede, in una deserteficazione spirituale di cui ha parlato il Papa, Benedetto XVI, in questi giorni iniziali dell’anno della fede. I prossimi incontri dei ritiri spirituali, dal mese di dicembre2012 fino a giugno 2013, riguarderanno i vari aspetti della virtù teologale della fede, raccordata al Mistero dell’Incarnazione, al mistero della Risurrezione, al mistero dell’Immacolata concezione di Maria, alla fede dei testimoni e santi dei nostri giorni. Un quadro complessivo di approfondimento dottrinale, biblico, teologico partendo dai documenti conciliari e dal catechismo della Chiesa cattolica.

Marcianise (Ce). Domani celebrazione della Virgo Fidelis

assunta.jpgE’ prassi da circa 10 anni che la festa della Madonna Virgo Fidelis,  protettrice delll’Arma dei Carabinieri, che ricorre il 21 novembre, in coincidenza con la festa della Presentazione al Tempio di Maria, venga celebrata in modo solenne a Marcianise, nella Chiesa di S.Maria Assunta dei Pagani. E’, infatti, una sacra opportunità spirituale per pregare insieme, fedeli, devoti della Madonna e sprattutto Carabinieri, ex-carabinieri, parenti e stimatori dell’Arma Benemerita. Anche quest’anno si rinnova il tradizionale incontro di preghiera con la confessione dei partecipanti al rito, la santa messa, animata dal coro parrocchiale e con le premiazioni varie a conclusione della celebrazione eucaristica che ha un momento di grande emozione con la preghiera del carabiniere e l’inno alla Virgo Fidelis. Il maresciallo, Davide Morrone, anche quest’anno ha chiamato in preghiera tutti i soci dell’associazione nazionale dei carabinieri della sezione di Marcianise, di cui è il coordinatore e presidente per vivere insieme questo momento di gioia e di festa. Alle 11.00 tutti nella Chiesa di S.Maria Assunta ai Pagani in Marcianiase, messa, come sempre a disposizione dal carissimo don Alfonso Marotta, parroco di questa dinamica comunità parrocchiale, da circa 50 anni, per le confessioni e alle 11,30 la solenne santa messa, officiata, anche quest’anno, da padre Antonio Rungi, missionario passionista ed assistente spirituale dell’associazione nazionale dei carabinieri di Marcianise, da oltre 10 anni. Come tutti gli anni padre Rungi detterà la riflessione sui testi biblici della domenica, che domani coincide con la solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo. Un motivo in più per rendere più solenne, soprattutto nell’intimo e nella propria coscienza, questo annuale appuntamento, al quale non manca quasi nessuno dei soci del gruppo. Tanti i motivi per lo stesso di ritrovarsi insieme, soprattutto per la preghiera. Infatti il gruppo da anni segue un cammino spirituale che quest’anno proseguirà avendo di vista la celebrazione dell’anno della fede. Due anni orsono il gruppo è stato in pellegrinaggio al Santuario Mariano di Lourdes, lo scorso anno, nel 2011, al Santuario Mariano di Fatima in Portogallo e di Santiago di Compostela in Spagna. Ogni anno il gruppo svolge il suo pellegrinaggio presso il santuario di San Pio da Pietrelcina (l’ultimo lo scorso 25 ottobre 2012) e in altri luoghi santi. Nel programma non sono mancati luoghi spirituali vicini ai Passionisti, come il pellegrinaggio al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, tenuto nel 2009 ed altri momenti belli, vissuti in occasione delle feste più importanti. In questo itinerario di fede e spiritualità, guidato da padre Rungi, non manca l’annuale appuntamento con il Precetto pasquale di tutti i membri dell’associazione, altro momento importante sentito da tutti i componenti. Ai fattori religiosi e spirituali si aggiungono quelli umani, culturali e di solidarietà. L’associazione, infatti, si fa carico anche delle necessità delle persone in difficoltà, specie delle vedove e degli orfani dei carabinieri, ma estendendo le loro iniziative umanitarie ad altre associazioni impegnate nel campo della difesa e protezione dell’infanzia abbandonata. Domani mattina alle 11,30 nella Chiesa di Maria Assunta dei Pagani in Marcianise la solenne celebrazione in onore della Madonna Virgo Fidelis e di Cristo Re dell’universo.

Carinola. Domani ritiro spirituale per tutte le religiosi della Diocesi di Sessa Aurunca

DSC05661.JPGAnno della fede e consacrazione al Signore. Con questo impegno di vita spirituale che accompagnerà il cammino dell’anno della fede, le religiose della Diocesi di Sessa Aurunca, domani, domenica 25 novembre  2012 effettueranno una seconda verifica personale e comunitaria, dopo quella del mese di ottobre,  partecipando alla giornata di ritiro spirituale, che si svolgerà presso la struttura delle Suore dell’Immacolata di Genova a Carinola. Giornata che sarà conclusa con la celebrazione eucaristica presieduta da sua eccellenza monsignor Antonio Napoletano, Ordinario religioso, alle ore 12.00. All’incontro mensile di formazione e di verifica saranno presenti le circa 80 suore che compognono le 16 comunità della diocesi di Sessa Aurunca, coordinate dall’Usmi diocesana e regionale e guidate pastoralmente dal vicario episcopale per la vita consacrata, don Paolo Marotta. Sarà padre Antonio Rungi, passionista a tenere la meditazione del mattino alle ore 9,30. Tema dell’incontro di formazione sono i documenti conciliari sulla vita consacrata e tutto il corpus dottrinale sulla vita religiosa come elaborato nei documenti del dopo-concilio. Speciale attenzione verrà data al Catechismo della Chiesa cattolica, oggetto di riflessione ed approfondimento della fede, come indicato dal Sommo Pontefiche, Benedetto XVI, nel motu proprio “Porta Fidei”. L’incontro di spiritualità e di formazione inizierà alle ore 9.00 e con la celebrazione delle Lodi ed a seguire la meditazionie dettata da padre Rungi, guida spirituale del gruppo delle religiose, durante l’anno pastorale 2012-2013. 

Per tutte le religiose, molte delle quali impegnate nell’insegnamento, nella cura degli infermi, nella pastorale familiare e dei giovani e con le varie categorie di persone il ritiro mensile è un’occasione per rileggere la loro scelta di vita in un contesto ecclesiale e umano diverso da 50 anni fa, quando fu celebrato il Concilio Vaticano II e dal quale nacque il Decreto Perfectae Caritatis sul rinnovamento della vita consacrata. Un tempo di verifica, ma anche di speranza e di riprogrammazione per guardare al futuro degli istituti femminili di vita consacrata nell’ottica della fede, base di partenza per ogni autentica e sentita scelta di totale consacrazione a Dio anche in Italia e nell’Occidente in crisi di vocazioni.

La XXXIII Domenica del tempo ordinario

Celebriamo oggi la XXXIII domenica del tempo ordinario. Come già ricordato domenica scorsa ci avviamo verso la conclusione dell’anno liturgico. Ovvio quindi che la parola di Dio di queste ultime settimane proponga una speciale attenzione sulle cose che verranno, sull’escatologia.
Il Vangelo di oggi ci porta nel cuore di quel mistero della fine dei tempi, di cui nessuno sa il momento, né come avverrà. Noi intanto siamo in attesa del più grande evento della nostra vita: lasciare questo mondo per incontrare il Signore. Lui solo sa quando giungerà la nostra ora e qualsiasi cosa che avverrà fino a quel momento sarà solo una preparazione immediata o remota. La nostra vita terrena si concluderà, noi passeremo sulla scena di questo mondo, lasciando le tracce, ci auguriamo, di un amore vero verso il Signore e di amore sincero verso ogni creatura. Le ragioni del cuore e dell’amore motivano quelle scelte fondamentali che ci portano a valorizzare la nostra esistenza nella prospettiva dell’eternità. Solo chi ha un cuore come quello di Cristo, solo chi si pone in sintonia con la parola eterna di Dio, può realizzare i grandi progetti della salvezza propria ed altrui. Il vangelo di oggi ci invita a dare peso alla parola del Signore, a non vanificare ogni suo insegnamento, ogni suo indirizzo di programma e di meta.
Certo leggendo questa pagina del Vangelo, ci viene l’angoscia e l’ansia di cosa possa succedere di talmente grave. Il linguaggio utilizzato rientra in quel genere apocalittico che non è solo del tempo di Gesù. Anche oggi c’è gente che pensa, parla e comunica in questi termini, quasi a sapere dire ore, giorno, mese ed anno in cui ci sarebbe la fine del mondo. I millenaristi di turno ci sono stati sempre e ci saranno. Ma il Vangelo è esplicito anche in merito: nessuno sa con certezza quando questo avverrà. Solo Dio conosce tutto. In ragione di questo non sapere la fine, ci impegna a vivere bene l’inizio e i successivi tempi di ogni cammino. Non sapendo vigiliamo e siamo attenti sempre, oppure potremmo assumere un comportamento inverso e sbagliato, quello che trattandosi di un ritorno che tarda a venire ognuno sì dà alla pazza gioia, nel godersi la vita in un modo disordinato e distorto. Ma il Signore ci ammonisce che Egli verrà quando meno ce lo aspettiamo. Questa venuta è certa, a lui spetta di stabilire il momento. Per ora per quanto tutto sembra indirizzarsi verso la fine, in realtà abbiamo la relativa certezza che questa fine non è imminente, ovvero non la percepiamo in questo modo.
Alla luce del brano del Vangelo comprendiamo anche meglio il testo della prima lettura che è strettamente correlato a questo brano. Daniele, il profeta delle visioni apocalittiche ci descrive, secondo le categorie dello spirito, ciò che avverrà alla fine. Come si evince dal testo, c’è una prospettiva positiva di quello che dovrà accadere alla fine dei giorni. Se quelli che hanno agito male devono temere per la sorte finale, quanti hanno agito per il bene, per la giustizia, risplenderanno come stelle nel firmamento dell’amore di Dio e della sua eternità. Una luce per sempre e piena di senso e di vera e perenne felicità. In questo cammino verso la felicità vera il nostro sguardo è chiamato a fissarsi nuovamente su Cristo Crocifisso, sul grande ed unico sacerdote delle anime nostre.
La lettera agli Ebrei ripropone anche in questa penultima domenica dell’anno liturgico la missione del sommo ed eterno sacerdote, che con il suo sacrificio in croce e con la sua risurrezione ha ridato all’umanità una speranza eterna. Una speranza carica di immortalità, visto che Lui, il Salvatore, si è assiso alla destra del Padre, aspettando che tutta l’umanità ci ricongiunga nelle braccia della sua infinita misericordia e del tenero suo amore. Una prospettiva davvero consolante, nonostante le sofferenze, le amarezze, i problemi, le croci che siamo chiamati a superare ogni giorno, non senza ostacoli e difficoltà di ogni genere.
E allora prendendo coscienza che davvero dove c’è il perdono, c’è la pace e la grazia, questo tempo che il Signore ha affidato alla custodia della nostra vita ed ha posto nelle nostre mani, sia valorizzato al meglio per raggiungere l’agognata meta del Paradiso. La fine del mondo ci sarà certamente, ma noi non sappiamo né quando, né come. Ciò che interessa sapere, è come prepararci a questa fine che per noi coincide con la morte corporale, in attesa poi della risurrezione finale.
Ogni anno liturgico portato a termine nella preghiera e nella lode al Signore è un tassello in più nel costruire giorno per giorno il grande mosaico della nostra salvezza eterna. Sia questa la nostra sincera ed umile preghiera al Signore: “O Dio, che vegli sulle sorti del tuo popolo, accresci in noi la fede che quanti dormono nella polvere si risveglieranno; donaci il tuo Spirito, perché operosi nella carità attendiamo ogni giorno la manifestazione gloriosa del tuo Figlio, che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno”.
Confidiamo perciò nelle parole del Signore che sono certe, vere e di sicura provenienza, che dicono ciò che devono dire e sono vie sicure per la felicità senza fine. Abbandoniamo invece la via della menzogna e della falsità, per ritrovare le ragioni più profonde di una fede e di una missione che passa attraverso l’accoglienza e la diffusione della Parola della parola, che è Cristo, sacerdote eterno e compassionevole.

Calvi Risorta (Ce). E’ morto padre Bartolomeo Avagliano, passionista

Grave lutto3775_Padre%20Bartolomeo.jpg nella famiglia passionista italiana. All’età di 93 anni è morto, questa mattina, 29 ottobre 2012, a Teano, comunine vicino alla casa religiosa dei passionisti di Calvi Risorta (Ce), padre Bartolomeo Avagliano, noto religioso che nel corso di 68 anni di ministero sacerdotale ha ricoperto vari incarichi nella Provincia religiosa dell’Addolorata, che comprende il Lazio Sud e la Campania. In modo speciale negli anni 60-80 padre Bartolomeo ha curato la formazione dei ragazzi nella Scuola apostolica di Calvi Risorta, con l’ufficio di direttore. Migliaia di ragazzi, molti dei quali oggi laici impegnati nella vita ecclesiale e sociale, e diversi divenuti sacerdoti e religiosi, sono stati educati da questo religioso passionista, una vera istituzione nella Congregazione di San Paolo della Croce. Padre Bartolomero dell’Addolorata, al secolo Giovanni Avagliano era nato a Bacoli (NA), diocesi di Pozzuoli, il 19.10.1919 e tra i passionisti entrò giovanissimo, emettendo la professione religiosa a Pontecorvo (FR) il 15.11.1938. Compiuti gli studi teologici fu ordinato presbitero a Roma il 16.07.1944. Dal suo impegno del campo della formazione passò successivamente nella pastorale parrocchiale, ricoprendo l’ufficio di parroco della parrocchia di Visciano di Calvi Risorta, per circa 30 anni, stimato ed amato da tutti. Molte le opere da lui realizzate a livello di promozione del culto della Passione di Cristo, della devozione alla Madonna ed ai santi. In Calvi Risorta sulla collinetta che sormonta la cittadina negli anni realizzò un’oasi di spiritualità frequentata da moltissime persone e denominata “La Piccola Lourdes”. Ha svolto l’ufficio di parroco fino al 2008 e nonostante la sua età si spostava dalla casa religiosa alla parrocchia sulla bicicletta. Una persona di fede profonda e di preghiera, di grande attaccamento alla vita religiosa e apostolica. La sua giornata la trascorreva praticamente in parrocchia vicino alle sofferenze delle persone ammalate, vicino ai giovani verso i quali aveva un’attenzione particolare per la loro formazione cristiana, umana e culturale. Uomo di cultura era aggiornatissimo sulla vita della chiesa e del mondo contempraneo, seguiva con particolare attenzione il magistero dei Pontefici e dei Vescovi. Padre e guida spirituale di vescovi, religiosi, religiose, sacerdoti, fedeli laici era un punto di riferimento spirituale per quanti volevano fare un cammino di santità, basando la loro esperienza di fede soprattutto sulla preghiera, sulla fede profonda, sulla carità operosa e sulla speranza di un mondo migliore da costruirsi con la collaborazione di tutti i cristiani e nei vari settori della vita sociale. I solenni funerali si svolgeranno domani 30 ottobre alle ore 15,30 nella chiesa conventuale dei passionisti di Calvi Risorta.

Carinola (Ce). Ritiro spirituale delle Suore della Diocesi di Sessa Aurunca

DSC03237.JPGSi è svolto per l’intera mattinata di domenica 28 dicembre 2012 il primo ritiro spirituale mensile, nell’anno della fede, appena iniziato, di tutte le relligiose presenti nella Diocesi di Sessa Aurunca. Circa 40 religiose hanno partecipato al ritiro, iniziato alle ore 9.00 nella cappella delle Suore dell’Immacolata di Genova di Carinola, che si trovano di fronte al carcere, con le lodi mattutine presiedute dal vicario episcopale per la vita consacrata, don Paolo Marotta. Alle ore 9,30 si tenuta la prima conferenza del missionario passionista, padre Antonio Rungi, sul tema della vita consacrata alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II. I coneferenziere ha presentato l’anno della fede ed il significato che ha per tutti i cristiani e particolarmente per i religiosi: esso è un anno di conversione e di purificazione, mediante una fede più adulta e matura in Cristo unico redentore dell’umanità. Poi nella trattazione dell’argomento si è soffermato in particolare sulla presentazione dei contenuti del Decreto conciliare sul rinnovamento della vita consacrata dal titolo “Perfectae caritatis”. Il relatore ha evidenziato come nella vita consacrata ci debba essere il primato di Dio e una vita di preghiera intensa e costante, che è la fonte della gioia cristiana e della fraternità religiosa. Alle ore 10,30 la solenne esposizione del SS.Sacramento dell’altare e l’adorazione eucaristica. Nel frattempo le religiose si sono accostante al sacramento della riconciliazione. Alle ore 11,30 la celebrazione della messa officiata da monsignor Antonio Napoletano, vescovo di Sessa Aurunca, che poi ha tenuto una sentita omelia, sul testo del vangelo, incentrando la sua riflessione magisteriale sul tema della fede in Cristo, che èl la vera luce per ogni uomo. Con il vescovo ha concelebrato padre Rungi. Il Vescovo, infatti, prendeva spunto dal vangelo del miracolo del ciecio nato per sottolineare l’importante della riscoperta della propria fede in questo anno dedicato alla fede. La successiva riflessione riguardava il tema della sequela, tipica di quanti sono stati chiamati da Dio mediante la professione dei consigli evangelici. Non si tratta di una sequela momentanea, ma per sempre, come evidenzia il verbo del vangelo della trentesima domenica riguardante la guarigione del cieco che seguiva Gesù sempre. E Gesù in quel momento andava verso Gerusalemme, la città della sua morte in croce e della sua risurrezione. La messa è stata animata dai canti eseguiti dalle religiose. Alle ore 12,30 si concludeva la mezza giornata di ritiro spirituale, con la benedizione del vescovo, con il saluto conclusivo rivolto al Vescovo a nome di don Paolo e di tutti i presenti da parte di padre Rungi, ringraziando sua eccellenza per tutto il bene che ha compiuto nella Diocesi e a favore dei religiosi in questi anni del suo ministero episcopale. Il vescovo rispondeva al saluto con dire che il cristiano è l’uomo del ringraziamento ed era lui a ringraziare i religiosi e le religiose. “Non sono fino a quando starò ancora in mezzo a voi, ma iniziamo questo anno della fede con la gioia e la speranza nel cuore. Spero di incontrarvi altre volte e condividere con voi questi bellissimi momenti di preghiera e di meditazione per noi consacrati”.

 

Il mio e il vostro anno della fede

DSC_0882_2048x1365-1024x682.jpgIl Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un anno della fede, in concomitanza con i 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, avviato sotto il pontificato del Beato Papa Giovanni XXIII e concluso sotto il pontificato del Servo di Dio, Papa Paolo VI. Un anno della fede per riscoprire, aumentare e rilanciare la fede. Come tutti gli anni giubilari che la chiesa, soprattutto nel dopo-concilio ha indetto, c’è il rischio, non per tutti, di trasformare questo evento di grazia in qualcosa di esteriore, di partecipazioni a convegni, manifestazione, alla moltiplicazione all’infinito di iniziative di qualsiasi tipo.

Il mio anno della fede, lo vedo diversamente, perché deve iniziare da me. Deve iniziare dalla riscoperta della mia fede battesimale, quella che ha determinato la svolta sostanziale della mia esistenza di persona umana, elevata alla dignità di figlio di Dio con il sacramento della rinascita. Partire da me, per dire, oggi e per quest’intero anno, ogni attimo della mia giornata e della mia vita, come chiedevano gli apostoli: “Signore aumenta la nostra fede” e “Signore insegnaci a pregare”. Un anno della fede in cui deve crescere non la quantità di conoscenze sulle verità di fede che ormai sono assodate, ma il potenziamento di un rapporto più autentico e profondo con chi questa fede l’ha donata a me mediante il battesimo, Gesù Cristo. Questo aumento di qualità di rapporto intimo con Cristo passa attraverso una scelta importante, quella della preghiera. In questo anno della fede devo sentire il bisogno di pregare non solo di più, ma meglio. Una preghiera fondata sulla parola di Dio, una preghiera che si fa liturgia, una preghiera che è eucaristia, una preghiera che è impegno di vita. Un anno della fede che non produce in me frutti di opere di misericordia spirituale e corporale sarebbe un anno sterile, un anno di moltiplicazioni di varie partecipazioni ad eventi ecclesiali, ma senza la personale conversione, il personale rinnovamento. L’anno della fede inizia quindi dentro di me, attraverso una ricostruzione o una ristrutturazione del modo di pensare e vivere la fede oggi, nel contesto di un mondo globalizzato, dissacrato, lontano dalla visione cristiana dell’esistenza. Leggersi dentro per capire da dove ripartire per mettere Cristo al centro della mia vita, dando il primato assoluto a Dio nella mia esistenza di credente. Ecco l’anno della fede, che mi porta ad abbandonarmi totalmente a Lui, creatore, Padre, Redentore, Salvatore, meta ultima di ogni esistenza umana terrena. Una fede che diventa impegno testimonianza, una volta che è stata potenziata. Perché c’è il rischio di portare fuori strada se la nostra fede non è consolidata, se non è ortodossa nel modo di pensarla e di viverla, se non è in sintonia con la Chiesa, il magistero del Romano Pontefice, dei vescovi, di quanti sono deputati, in ragione del loro ministero, ad essere maestri e testimoni nella fede e della fede.

Ripartire quindi come giustamente afferma il Papa dal Catechismo della Chiesa cattolica, approfondendo i suoi contenuti dottrinali, per acquisire quella migliore conoscenza del dato di fede, senza il quale non è possibile parlare di fede a se stessi e agli altri. Se mancano i fondamenti della fede, si rischia di portare agli altri nell’insegnamento, nella predicazione, nell’educazione una fede a modo propria, fai da te, con una conseguente etica individualistica in cui si giustifica soggettivamente ogni cosa. Il salto della fede richiede non solo una maggiore conoscenza delle verità di fede, ma anche l’abbandono fiducioso alla parola di Dio. Fidarsi di Dio è il primo atto fondamentale di fede che bisogna affermare, Egli non ci delude, né ci mette nelle condizioni di poter vivere male o soffrire per qualsiasi ragione al mondo. Egli è fedeltà totale all’uomo, fino a dare la vita per noi, sacrificando il suo Figlio, per amore, sulla croce per noi.

La mia fede è allora è mettere in discussione quelle presunte verità di fede che non sono verità della fede vera, ma mie verità. Sì nel confronto, nel dialogo, nelle condivisione che facciamo nelle nostre assemblee formative, liturgiche, catechetiche se non siamo adeguatamente preparati al discorso di una fede autentica, c’è il rischio di non parlare di fede, ma delle nostre personali opinioni sulle cose di Dio e della chiesa. Non è questo l’anno della fede che dobbiamo celebrare, non dobbiamo solo pubblicare testi nuovi e di approfondimento vario, ma dobbiamo far toccare con mano Cristo, Dio attraverso la santità della nostra vita. Una santità che passa attraverso un’ascesi spirituale e di grande elevatura interiore come la concreta attività di interiorizzazione del processo di fede sempre in atto nella nostra vita e che consiste essenzialmente nelle opere di misericordia spirituale: Consigliare i dubbiosi,  insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori,    consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste,       pregare Dio per i vivi e per i morti. A tali opere di misericordia più elevate devono far riscontro le opere di misericordia corporale, quella carità attiva ed operativa che rende visibile agli altri il nostro grado di fede vissuta e testimoniata. La fede, infatti, senza le opere di carità è morta e senza una speranza diventa sterile conoscenza di verità che sono oltre il cielo. Invece la carità, l’amore rende visibile e concreto quello che noi crediamo. Il modello di questa nostra fede fino alla morte è Cristo, è Maria, sono i martiri, i santi, quanti nella vita hanno percorsa la strada stretta del vangelo ed hanno raggiunto la gloria del cielo vivendo con semplicità la propria fede, operando molto, parlando poco, contemplando sempre, pregando incessantemente. La nostra fede sarà vera se ogni giorno ci poniamo come obiettivo immediato della nostra fede queste cose da fare concretamente:  dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi,  alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti. Una fede, in poche parole, evangelica, di quella evangelicità che nella sua essenzialità, nella sua semplicità non ha bisogno di altro approfondimento se non quello dell’operare e fare bene ogni cosa per la gloria di Dio e per la propria ed altrui santificazione.” [31] Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. [32] E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, [33] e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [34] Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. [35] Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36] nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. [37] Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? [38] Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? [39] E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? [40] Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. [41] Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. [42] Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; [43] ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. [44] Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? [45] Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. [46] E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt 25,31-46).

Oggi se la nostra fede è in crisi è perché è in crisi la nostra capacità di amare totalmente Dio e di amare il prossimo come noi stessi. La mancanza di fede è essenzialmente mancanza di amore.

Un anno della fede è quindi un anno di riscoperta dell’amore verso Dio e verso ogni fratello e sorella di questa difficile e problematica umanità, redenta dal sangue preziosissimo di Cristo, versato per noi sulla croce e sul calvario di quel venerdì di passione e di tutti i giorni sofferti e gioiosi della storia della redenzione.

Buon cammino nella fede in questo anno di grazia dedicato alla fede.

Padre Antonio Rungi cp

 

L’Udienza di Papa Benedetto XVI- Mercoledì 10 ottobre 2012

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BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 10 ottobre 2012

 

 

Cari fratelli e sorelle,

siamo alla vigilia del giorno in cui celebreremo i cinquant’anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e l’inizio dell’Anno della fede. Con questa Catechesi vorrei iniziare a riflettere – con qualche breve pensiero – sul grande evento di Chiesa che è stato il Concilio, evento di cui sono stato testimone diretto. Esso, per così dire, ci appare come un grande affresco, dipinto nella sua grande molteplicità e varietà di elementi, sotto la guida dello Spirito Santo. E come di fronte a un grande quadro, di quel momento di grazia continuiamo anche oggi a coglierne la straordinaria ricchezza, a riscoprirne particolari passaggi, frammenti, tasselli.

Il Beato Giovanni Paolo II, alle soglie del terzo millennio, scrisse: «Sento più che mai il dovere di additare il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre» (Lett. ap. Novo millennio ineunte, 57). Penso che questa immagine sia eloquente. I documenti del Concilio Vaticano II, a cui bisogna ritornare, liberandoli da una massa di pubblicazioni che spesso invece di farli conoscere li hanno nascosti, sono, anche per il nostro tempo, una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura ed arrivare alla meta.

Io ricordo bene quel periodo: ero un giovane professore di teologia fondamentale all’Università di Bonn, e fu l’Arcivescovo di Colonia, il Cardinale Frings, per me un punto di riferimento umano e sacerdotale, che mi portò con sé a Roma come suo consulente teologo; poi fui anche nominato perito conciliare. Per me è stata un’esperienza unica: dopo tutto il fervore e l’entusiasmo della preparazione, ho potuto vedere una Chiesa viva – quasi tremila Padri conciliari da tutte le parti del mondo riuniti sotto la guida del Successore dell’Apostolo Pietro – che si mette alla scuola dello Spirito Santo, il vero motore del Concilio. Rare volte nella storia si è potuto, come allora, quasi «toccare» concretamente l’universalità della Chiesa in un momento della grande realizzazione della sua missione di portare il Vangelo in ogni tempo e fino ai confini della terra. In questi giorni, se rivedrete le immagini dell’apertura di questa grande Assise, attraverso la televisione o gli altri mezzi di comunicazione, potrete percepire anche voi la gioia, la speranza e l’incoraggiamento che ha dato a tutti noi il prendere parte a questo evento di luce, che si irradia fino ad oggi.

Nella storia della Chiesa, come penso sappiate, vari Concili hanno preceduto il Vaticano II. Di solito queste grandi Assemblee ecclesiali sono state convocate per definire elementi fondamentali della fede, soprattutto correggendo errori che la mettevano in pericolo. Pensiamo al Concilio di Nicea nel 325, per contrastare l’eresia ariana e ribadire con chiarezza la divinità di Gesù Figlio Unigenito di Dio Padre; o a quello di Efeso, del 431, che definì Maria come Madre di Dio; a quello di Calcedonia, del 451, che affermò l’unica persona di Cristo in due nature, la natura divina e quella umana. Per venire più vicino a noi, dobbiamo nominare il Concilio di Trento, nel XVI secolo, che ha chiarito punti essenziali della dottrina cattolica di fronte alla Riforma protestante; oppure il Vaticano I, che iniziò a riflettere su varie tematiche, ma ebbe il tempo di produrre solo due documenti, uno sulla conoscenza di Dio, la rivelazione, la fede e i rapporti con la ragione e l’altro sul primato del Papa e sull’infallibilità, perché fu interrotto per l’occupazione di Roma nel settembre del 1870.

Se guardiamo al Concilio Ecumenico Vaticano II, vediamo che in quel momento del cammino della Chiesa non c’erano particolari errori di fede da correggere o condannare, né vi erano specifiche questioni di dottrina o di disciplina da chiarire. Si può capire allora la sorpresa del piccolo gruppo di Cardinali presenti nella sala capitolare del monastero benedettino a San Paolo Fuori le Mura, quando, il 25 gennaio 1959, il Beato Giovanni XXIII annunciò il Sinodo diocesano per Roma e il Concilio per la Chiesa Universale. La prima questione che si pose nella preparazione di questo grande evento fu proprio come cominciarlo, quale compito preciso attribuirgli. Il Beato Giovanni XXIII, nel discorso di apertura, l’11 ottobre di cinquant’anni fa, diede un’indicazione generale: la fede doveva parlare in un modo «rinnovato», più incisivo – perché il mondo stava rapidamente cambiando – mantenendo però intatti i suoi contenuti perenni, senza cedimenti o compromessi. Il Papa desiderava che la Chiesa riflettesse sulla sua fede, sulle verità che la guidano. Ma da questa seria, approfondita riflessione sulla fede, doveva essere delineato in modo nuovo il rapporto tra la Chiesa e l’età moderna, tra il Cristianesimo e certi elementi essenziali del pensiero moderno, non per conformarsi ad esso, ma per presentare a questo nostro mondo, che tende ad allontanarsi da Dio, l’esigenza del Vangelo in tutta la sua grandezza e in tutta la sua purezza (cfr Discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi, 22 dicembre 2005). Lo indica molto bene il Servo di Dio Paolo VI nell’omelia alla fine dell’ultima sessione del Concilio – il 7 dicembre 1965 – con parole straordinariamente attuali, quando afferma che, per valutare bene questo evento: «deve essere visto nel tempo in cui si è verificato. Infatti – dice il Papa – è avvenuto in un tempo in cui, come tutti riconoscono, gli uomini sono intenti al regno della terra piuttosto che al regno dei cieli; un tempo, aggiungiamo, in cui la dimenticanza di Dio si fa abituale, quasi la suggerisse il progresso scientifico; un tempo in cui l’atto fondamentale della persona umana, resa più cosciente di sé e della propria libertà, tende a rivendicare la propria autonomia assoluta, affrancandosi da ogni legge trascendente; un tempo in cui il “laicismo” è ritenuto la conseguenza legittima del pensiero moderno e la norma più saggia per l’ordinamento temporale della società… In questo tempo si è celebrato il nostro Concilio a lode di Dio, nel nome di Cristo, ispiratore lo Spirito Santo». Così Paolo VI. E concludeva indicando nella questione di Dio il punto centrale del Concilio, quel Dio, che «esiste realmente, vive, è una persona, è provvido, è infinitamente buono; anzi, non solo buono in sé, ma buono immensamente altresì per noi, è nostro Creatore, nostra verità, nostra felicità, a tal punto che l’uomo, quando si sforza di fissare la mente ed il cuore in Dio nella contemplazione, compie l’atto più alto e più pieno del suo animo, l’atto che ancor oggi può e deve essere il culmine degli innumerevoli campi dell’attività umana, dal quale essi ricevono la loro dignità» (AAS 58 [1966], 52-53).

Noi vediamo come il tempo in cui viviamo continui ad essere segnato da una dimenticanza e sordità nei confronti di Dio. Penso, allora, che dobbiamo imparare la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il Cristianesimo nella sua essenza consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell’incontro, personale e comunitario, con Cristo che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue. La cosa importante oggi, proprio come era nel desiderio dei Padri conciliari, è che si veda – di nuovo, con chiarezza – che Dio è presente, ci riguarda, ci risponde. E che, invece, quando manca la fede in Dio, crolla ciò che è essenziale, perché l’uomo perde la sua dignità profonda e ciò che rende grande la sua umanità, contro ogni riduzionismo. Il Concilio ci ricorda che la Chiesa, in tutte le sue componenti, ha il compito, il mandato di trasmettere la parola dell’amore di Dio che salva, perché sia ascoltata e accolta quella chiamata divina che contiene in sé la nostra beatitudine eterna.

Guardando in questa luce alla ricchezza contenuta nei documenti del Vaticano II, vorrei solo nominare le quattro Costituzioni, quasi i quattro punti cardinali della bussola capace di orientarci. La Costituzione sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium ci indica come nella Chiesa all’inizio c’è l’adorazione, c’è Dio, c’è la centralità del mistero della presenza di Cristo. E la Chiesa, corpo di Cristo e popolo pellegrinante nel tempo, ha come compito fondamentale quello di glorificare Dio, come esprime la Costituzione dogmatica Lumen gentium. Il terzo documento che vorrei citare è la Costituzione sulla divina Rivelazione Dei Verbum: la Parola vivente di Dio convoca la Chiesa e la vivifica lungo tutto il suo cammino nella storia. E il modo in cui la Chiesa porta al mondo intero la luce che ha ricevuto da Dio perché sia glorificato, è il tema di fondo della Costituzione pastorale Gaudium et spes.

Il Concilio Vaticano II è per noi un forte appello a riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede, a conoscerla in modo profondo per un più intenso rapporto con il Signore, a vivere fino in fondo la nostra vocazione cristiana. La Vergine Maria, Madre di Cristo e di tutta la Chiesa, ci aiuti a realizzare e a portare a compimento quanto i Padri conciliari, animati dallo Spirito Santo, custodivano nel cuore: il desiderio che tutti possano conoscere il Vangelo e incontrare il Signore Gesù come via, verità e vita. Grazie.

Il sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione- Ottobre 2012

Ieri, 7 ottobre, con la solenne concelebrazione presieduta da Papa Benedetto XVI sul sagrato della Basilica si San Pietro in Roma, è iniziato il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, che vede impegnati 262 membri del sinodo in un lavoro di riflessione e di proposte per risvegliare la fede nel mondo cristiano. Un compito non facile per tutti coloro che sono stati chiamati ad elaborare le proposte finali del Sinodo, in base anche ad un documento iniziale che è di conoscenza pubblica e al quale si può fare riferimento anche in questi giorni di lavori sinodali. Lavori che si concluderanno il 28 ottobre 2012 e saranno il preludio di un’esortazione post-sinodale a firma del Papa, come è prassi ormai nella Chiesa cattolica, dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II. Questo sinodo si colloca nel cammino dell’anno della fede, che inizia l’11 ottobre 2012, in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dell’inizio di uno dei più importanti avvdnimenti ecclesiali del XX secolo, che fu il Concilio Vaticano II, una vera primavera dello Spirito che tanto benessere spirituale ha portato nella Chiesa e nella società contemporanei. I vari documenti approvati durante il Concilio sono punti di partenza per il cammino della Chiesa in questo terzo millennio dell’era cristiana. Da essi bisogna ripartire se vogliamo capire lo stesso sinodo in svolgimento a Roma e che sarà una valida occasione per riportare al centro della vita dei singoli cristiani, delle comunità cristiane, delle chiese locali, della chiesa universale, degli istituti di vita consacrata, dei pastori, dei fedeli laici, la fede da accogliere e da trasmettere.

Ecco il testo iniziale per i lavori sinodali.

SINODO DEI VESCOVI 2012.pdf