Archivi Mensili: dicembre 2012

Casoria (Na). Concluso il capitolo generale delle Suore

gruppo1.jpgSi è concluso ieri pomeriggio, 29 dicembre 2012, alle ore 14,30 il Capitolo generale straordinario delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, indetto dalla Madre Generale, Suor Carla Di Meo, per la verifica triennale e per la revisione delle Costituzioni e dei Regolamenti generali dell’Istituto, fondato dalla Beata Maria Cristina Brando (prossima alla canonizzazione)  7 luglio del 1903, quando ebbe l’approvazione pontificia. In 110 anni di storia, l’Istituto si è sviluppato ed ampliato, raggiungendo paesi lontani, come le Filippine e l’Indonesia, ma anche la Colombia e il Brasile. Prossima apertura in Africa e in Messico. L’Istituto è presente in tre continenti, attualmente e si espande in modo considerevole per la straordinaria incisività del carisma dell’adorazione eucaristica, molto apprezzato nelle chiese locali e dai giovani. E sono soprattutto giovani le religiose che chiedono di entrare nell’Istituto di Madre Cristina Brando, le cui spoglie mortali riposano nella Casa Madre della Congregazione in Casoria e rappresentano un punto di riferimento spirituale per sacerdoti, religiose e laici. E sono soprattutto i laici a curare nel corso della giornata l’adorazione perpetua davanti a Gesù Sacramentato con la presenza in Chiesa, davanti al SS. Sacramento solennemente esposto nella Casa Madre della Congregazione Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato.

Nel corso della tre giorni di capitolo straordinario sono state approvate all’unanimità le nuove costituzioni dell’Istituto, rivedute alla luce dei documenti post-conciliari. Un’apposita commissione, coordinata dal passionista padre Leonello Leidi, officiale della Congregazione vaticana dei religiosi ha predisposto il nuovo testo, che è stato attentamente letto, commentato, valutato e poi approvato dalle 20 capitolari che hanno partecipato al capitolo generale straordinario. Stessa sorte in positivo è toccato ai Regolamenti generali dell’Istituto che sono stati approvati all’unanimità dalle religiose, soddisfatte del lavoro svolto in fase di preparazione al Capitolo generale.

L’importante assise è stata anche una valida occasione per verificare il cammino fatto dalle Suore Vittime Espiatrici in questo primo triennio del sessennio, che va dall’ultimo capitolo generale, il XVIII, celebrato a Casoria nel 2009 e il prossimo che si celebrerà nel 2015.

Le religiose accompagnate nel lavoro dall’esperienza di padre Antonio Rungi, passionista, in questo campo e già superiore provinciale dei Passionisti della Campania e del Basso Lazio, hanno valutato positivamente il lavoro fatto in questo triennio e si augurano di migliorare e potenziale i vari settori della vita consacrata da quello comunitario e spirituale a quello apostolico, formativo, governativo ed economico.

Molte le nuove proposte approvate dal Capitolo generale sia in ordine alla vista spirituale che alla missione, all’apostolato e alla formazione dei membri dell’istituto che vivono la loro esperienza di consacrate da poco o da molti anni. Formazione iniziale e permanente camminano di pari passo.

Il lavoro è stato svolto nella massima serenità e fattività. Le 20 capitolari provenienti da varie parti d’Italia e dall’Indonesia e Filippine hanno lavorato bene ed hanno prodotto un documento finale molto iinteressante per i suoi contenuti. Le capitolari hanno ritenuto opportuno di inviare a tutte le religiose un messaggio di incoraggiamento e sostegno per accettare di buon grado le nuove costituzioni ed i nuovi regolamenti dell’Istituto che rispondono meglio ai cambiamenti in atto nella Chiesa, nella vita consacrata, nella società e nel mondo.

Il nuovo testo delle Costituzioni, approvato all’unanimità in tutte le sue parti, composto da un’Introduzione e dai 10 capitoli, ben articolati e rispettosi delle norme della Chiesa, è di una straordinaria ricchezza spirituale ed evangelica e sarà oggetto di studio e di approfondimento per tutte le religiose, una volta approvato dalla Santa Sede, nel corso dei prossimi anni, come hanno deciso le stesse capitolari.

E’ stato un capitolo molto sereno e che ha vissuto momenti spirituali e di condivisione bellissimi: dalla preghiera, alle varie celebrazioni liturgiche previste nel corso della tre giorni ed organizzate dall’apposita commissione liturgica che si è incentrata sul tema del Capitolo: “Al pozzo di Gacobbe per attingere energie nuove”.

Le decisioni assunte sono state tutte o quasi all’unanimità. Il consenso sui testi, sulle proposte, sulle raccondazioni e sui consigli si è potuto raggiungere mediante il dialogo fraterno, sincero ed aperto in aula e nei gruppi di lavoro o commissioni (quattro in base ai vari settori in cui è organizzata la Congregazione).

E’ stata un’esperienza bellissima e ricca soprattutto per le giovani religiose che partecipavano per la prima volta ad un capitolo generale, che è stato condotto e guidato con sapienza, equlibrio ed esperienza da padre Rungi, come ha sottolienato la Madre Generale nel suo saluto di ringraziamento finale.

I lavori sono proseguiti dopo la chiusura ufficiale del capitolo con l’attività di segreteria per ultimare tutto il lavoro, molto oneroso, che la segreteria del capitolo, aiutata dal moderatore padre Rungi, ha svolto mollto bene e con grande efficacia e tempestività, valorizzato ed utilizzato tutti dli strumenti multimediali in dotazione della segreteria capitolare.

Anche le altre commissioni di supporto al capitolo come quella logistica ha permesso a tutte le religiose coinvolte direttamente o indirettamente nel capitolo generale straordinario di lavorare serenamente e di produrre al massimo, assicurando l’assistenza a tutte le capitolari e agli esperti. In tutto oltre 40 religiose impegnate nel capitolo e che hanno reso possibile un buon lavoro, visto la gratificazione generale e la soddisfazione sincera di tutte le capitolari e di quanti hanno collaborato per la buona riuscita di esso.

Casoria. Capitolo generale straordinario delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato

antonio9.jpgantonio7.jpgantonio10.jpgSi svolgerà dal 27 al 29 dicembre 2012 il Capitolo generale straordinario delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile, fondato dalla Beata Maria Cristina Brando, a Casoria (Napoli). E sarà proprio nella casa generalizia di Casoria, Istituto Brando, dove si svolgerà la tre giorni dell’assise della Congregazione, per revisionare il testo delle Costituzioni, a distanza di 30 anni dall’ultima approvazione pontificia, dopo la riforma conciliare. Al Capitolo generale partecipano 25 religiose in rappresentanza delle circa 400 suore che oggi compongono l’Istituto e che sono presenti in Italia, in varie parti, e all’estero, soprattutto in Indonesia e Filippine. Il capitolo generale straordinario sarà moderato da padre Antonio Rungi, passionista. L’Istituto, guidato da tre anni dalla Superiora Generale, Madre Carla Di Meo, è chiamato a revisionare la sua vita interna e il suo apostolato non solo adattando le costituzioni e i regolamenti alle nuove indicazioni che vengono dalla Sacra Congregazione vaticana dei religiosi, ma anche a verificare il cammino fatto in questo primo triennio, tappa intermedia, del sessennio 2009-2015, quando si svolgerà il Capitolo generale ordinario ed elettivo. Nel Capitolo generale che si svolgerà nel periodo natalizio, le suore membri di diritto o delegate, esaminaranno i testi elaborati da un’apposita commissione dell’Istituto e coordinata da padre Lionello Leidi, passionista, ufficiale della Sacra Congregazione vaticana dei religiosi. Il tema su cui si esamineranno le religiose è “Al pozzo di Giacobbe, per recuperare energie nuove”. Nell’anno della fede, infatti, le religiose, sull’esempio della loro fondatrice, Madre Cristina Brando, vogliono sentirsi protagoniste della loro stessa rinascita spirituale e di quella dell’intero istituto religioso. La revisione delle regole è sempre un momento di grazia e costituisce una nuova primavera spirituale per l’istituto, la cui spiritualità è l’adorazione eucaristica, che diventa servizio e diaconia verso gli ultimi e i bisognosi della terra. Le Suore Vittime Espitarici di Gesù Sacramentato, sono, infatti impegnate nel campo dell’educazione e della formazione dei piccoli, dei giovani, ma anche in tante opere di carità e di misercordia corporale e spirituale, soprattutto nei Paesi del terzo e quarto mondo. Lo sviluppo consistente dell’Istituto nei paesi dell’estremo oriente, dove è in crescita il numero delle religiose che vogliono seguire e vivere il carisma di Madre Cristina (prossima alla canonizzazione) è un dato importante ed incoraggiante per il futuro stesso della famiglia religios, data la giovane età di tutte le religiose. La fedeltà di queste religiose alle promesse fatte è consistente e dura nel tempo. Segno evidente di una buona formazione umana, spirituale ed apostolica dell’intero gruppo delle religiose giovani, perfettamente integrate, in Italia, nelle varie case religiose, ove il numero delle suore italiane va riducendosi con l’avanzare degli anni. Prossima apertura di una casa religiosa sarà in Africa. In tal modo l’istituto sarà presente in tutti i cinque continenti, con un’azione apostolica di grande respiro missionario.
L’agenda del capitolo generale straordinario è fitta e incalzante negli impegni che attendono le capitolari nella tre giorni di studio, approfondimeno e soprattutto di approvazione e votazione del lavoro già fatto e che si farà durante il Capitolo generale.

Meditazione sul Natale 2012, anno della fede

Foto0888.jpgLa luce che emana Gesù Bambino

di padre Antonio Rungi

E’ Natale anche quest’anno  2012, anno della fede, anno di straordinaria grazia e benedizione dal cielo. Ringraziamo il Signore che ci dona la possibilità e la gioia di celebrarlo in questo anno 2012 che volge al termine, che ci ha riservato tanta gioia, ma anche tante prove. Natale si sa ti prende tutto e prende tutti, nonostante che sembra andare in pensione un modo di celebrare e vivere il Natale come qualche anno fa. Il fascino e la tenerezza di questa festa rimangono intatti anche per gli uomini supertecnologici del terzo millennio dell’era cristiana. La grotta di Betlemme o la casa di Nazareth con il Bambino Gesù non possono essere clonati e raddoppiati, né riprodotti in forma virtuale.

Natale è e rimane unico come festa e come contenuti ed è a questi contenuti religiosi che ci rifacciamo per celebrare anche quest’anno degnamente il Natale del Redentore dell’umanità.

E non c’è modo più bello per celebrarlo che riportarsi davanti al Bambino Gesù e dialogare con lui.

Egli ha dato tutto per noi, Egli si aspetta qualcosa da noi.

Il Natale non è solo ricevere è soprattutto dare, e dare una cosa più importante rispetto a tutto il resto: dare amore e darlo nel modo più pieno ed autentico possibile, senza calcolare pesi e misure, ma facendo spaziare i nostri pensieri, sentimenti ed azioni nel grande mare della bontà e generosità. Come ai tempi del profeta Isaia che guarda alla venuta del Messia come tempo di luce, pace e gioia, così ai nostri giorni vorremo che il Natale, ovunque si celebri, possa portare tanta luce, tanta gioia, tanta serenità nella vita delle persone. Ci sono tanti problemi, da quelli spirituali, religiosi, umani ed economici, che riportano alla nostra attenzione, in questi giorni di festa, il dramma di tante persone e di interi popoli.

Questa umanità deve riscoprire la grande luce che viene da Cristo, unico salvatore del mondo. Se non si riappropria del messaggio che viene da Betlemme difficilmente questa umanità ritroverà le ragioni della speranza e della pace.

Si sa che dove c’è Dio, davvero c’è tanta pace e serenità. Dove Egli manca del tutto o è stato accantonato per rincorrere idoli di varia natura c’è solo tristezza, malinconia e assenza di prospettiva.

Oggi dobbiamo rallegrarci tutti nel Signore perché è nato nel mondo il Salvatore.

Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo. E’ questa la verità delle verità, la notizia delle notizie, la novità delle novità che a distanza di 2012 anni ha tutta la sua validità, autenticità e verità.

Di questa grande verità di fede ci parla l’Apostolo Paolo in questa giornata di vera festa per tutti i cristiani.

La sua parola assume più rilevanza perché stiamo celebrando l’anno della fede.

Il programma di vita e risurrezione che reca con se il Natale del Signore sta tutto fissato in questi pochi, ma densi versi di etica personale e sociale. Disattendere ad un simile impegno significa non celebrare degnamente il Natale di quest’anno.

Bisogna ripartire dalla moralità personale per auspicare e attendere la moralità di tutti gli altri. E siamo in un tempo che di moralità in senso stretto solo pochi possono parlarne con cognizione di causa e corrispondenza di vita. 

Nel racconto della nascita di Gesù così come viene presentata dall’evangelista Luca troviamo il modo più immediato e concreto per rispondere alla chiamata del Signore che viene della Grotta di Betlemme. Questo modo è l’atteggiamento di quanti vanno alla grotta del Signore a partire dai pastori lì presenti a vegliare il loro gregge, fino a giungere ai tre sapienti dell’Oriente, i Re Magi, di cui si farà memoria liturgica nella solennità dell’Epifania. Vi consiglio per un vostro personale approfondimento l’attenta lettura dell’ulltimo libro di Papa Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, un capolavoro di esegesi, spiritualità, pastoralità ed ecclesialità. 

Dopo essere arrivati al Natale 2012 e aver ascoltato nuovamente il canto degli angeli che riconoscono a Dio la Gloria e la pace agli uomini della terra purché essi vivono in sintonia con questo piccolo, grande Dio che nasce a Betlemme nel grembo purissimo di Maria Santissima.  

L’atteggiamento migliore è non aver paura di incontrare il Signore nella confessione dei nostri peccati, nell’ascoltare e mettere in pratica la parola di Dio e nella partecipazione all’Eucaristia.  

Bisogna rimuovere tutti gli ostacoli di natura individuale e comunitaria affinché Cristo entri davvero nella storia di ognuno di noi, come dentro nella vita della sua e nostra dolcissima madre Maria Santissima.  

Non possiamo assolutamente sbarrare la porta al Signore che viene, mettendo gli ostacoli della nostra presunzione, del nostro egoismo, dell’indifferenza, dell’assenza di un barlume di fede. Quella luce che brillò nella notte di Betlemme deve rifulgere con la stessa intensità nella grotta aperta del nostro cuore e della nostra intelligenza. In questo anno della fede ripartiamo da Gesù bambino per camminare nella luce della fede autentica. 

L’effetto immediato di questa luce accecante e potente sono bene espressi ed indicati dal profeta Isaia che anche oggi, solennità del Natale, ci sostiene spiritualmente con la parola che sgorga dal cuore di un vero uomo di Dio.  

La luce di Cristo moltiplica la gioia ed aumenta la letizia, vengono interrotti i vari pesi che opprimono l’uomo, subentra la pace tra le nazioni e tutto acquista un nuovo senso e si dirige verso un nuovo orizzonte, quello di Cristo unico salvatore. Gesù è, infatti, il consigliere mirabile, è il Dio potente, è il Padre per sempre, è il Principe della pace. Il suo potere e la pace non avranno fine. Nel mistero del Verbo incarnato, infatti, è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del fulgore di Cristo, perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili. 

In quel natale di 2012 anni fa non eravamo fisicamente presenti all’evento, ma da quell’evento, unico e irripetibile della storia della salvezza siamo nati noi, nuove creature redente dal Salvatore, nato nella piccola e gelida grotta. Non resti freddo il nostro cuore davanti a simile grande mistero della salvezza, ma ognuno viva questo Natale con la consapevolezza che Dio è con noi sempre e non ci abbandona mai, soprattutto nell’ora della prova e del dolore.  

Buon Natale a tutti nella gioia di questo Gesù che tanta tenerezza ci dona ogni anno in questa santa ed attesa festa dell’amore, della speranza, del perdono e della riconciliazione.  

Sia il Natale davvero il Natale della festa della fede, una festa a cui tutti avvertiamo il bisogno di partecipare e dare il nostro contributo per la sua positiva riuscita in ogni luogo e situazione.

BUON NATALE 2012

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1.  IL RACCONTO

 

La scatola dei baci

 

La storia ha inizio tempo fa, quando un uomo punisce severamente sua figlia di 5 anni… per la perdita di un oggetto di famiglia di grande valore economico.

Il denaro in quel periodo era poco, come in questi nostri giorni di crisi economica mondiale. Era il periodo di Natale, come oggi.

La mattina successiva alla punizione, forse la vigilia del Santo Natale, la bambina portò un regalo al padre, confezionato con le sue mani e gli disse: “Papà, è per te”.

Il padre era visibilmente imbarazzato ed emozionato, per il pensiero avuto dalla figlia nei suoi riguardi.

Ma aprendo la scatola, vide che dentro non c’era nulla. Più arrabbiato di prima disse in modo brusco alla sua figlia: “Non lo sai che quando si fa un regalo, si presuppone che nella scatola ci sia qualcosa?”.

La bimba lo guardò dal basso verso l’alto e con le lacrime agli occhi disse: “Papà,…non è vuoto”.

“Come non è vuoto”, replicò il padre.

“Vedi meglio –disse la bambina- c’è molto di più di quanto non vedi. Vi ho messo dentro tanti baci per te, papà, fino a riempirlo tutto quanto. Come fai a non vederli i mei piccoli baci”.

Il padre si sentì annientato, annichilito e incominciò a piangere. Si inginocchiò, mise le braccia al collo della sua bimba e le chiese perdono.

Passò del tempo e una disgrazia portò via la bambina. Che dolore infinito nel cuore di quel padre.

Per tutto il resto della sua vita, quel papà tenne sempre con sé, come una reliquia, la scatola dei baci della sua bambina. Stava sul comodino vicino al suo letto. Quando si sentiva scoraggiato o in difficoltà, apriva la scatola e tirava fuori un bacio immaginario, ricordando tutto l’amore che la sua bambina gli aveva messo dentro in quel Natale di dolore.

Buona Natale, bambini, papà, mamme, nonni, nonne e familiari tutti.

 

2.   LA PREGHIERA

 

Natale non è..

Natale non è chiedere un sorriso,

quando il sorriso non ce l’hai

e non lo vuoi donare. 

Natale non è chiedere l’amicizia,

 se l’amicizia non sai valorizzarla. 

Natale non è chiedere soccorso,

se non sei in grado di dare aiuto

a chi aiuto non riceve mai. 

Natale non è chiedere amore,

in un mondo, in cui l’amore

è ben altra cosa

che amare con il cuore.  

Natale non è chiedere perdono

solo in questo giorno,

ma vivere nel perenne ricordo

di come riparare i propri errori.  

Natale non è solo famiglia

il 25 dicembre,

ma è sempre e gioiosamente

comunione di intenti

tutti i giorni della nostra esistenza. 

Natale non è preghiera e messa

solo nella notte santa,

ma è preghiera costante

e vigilanza continua

su nostro operato.  

Natale non è tante altre

ed infinite cose

che pensiamo essere importanti

quando importanti non lo sono. 

Natale è solo un grande dono: 

è Amore.

Natale è la gioia,

che Cristo Signore

ci porta nella notte più luminosa

della storia del mondo.  

Natale sei Tu Gesù Bambino,

unico e infinito amore

del nostro cuore

che guidi il tempo e la storia

verso il Natale eterno

della tua gloria.

Amen.

Padre Antonio Rungi, passionista

 

Natale 2012

 

Natale non è…………….

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Natale non è..

Natale non è chiedere un sorriso,
quando il sorriso non ce l’hai e non vuoi donarlo.

Natale non è chiedere l’amicizia,
se l’amicizia non sai valorizzarla.

Natale non è chiedere soccorso,
se non sei abituato a dare aiuto

a chi aiuto non riceve mai…

Natale non è chiedere amore,
in un mondo, in cui l’amore

è ben altra cosa
che amare con il cuore.

Natale non è chiedere perdono

solo in questo giorno,
ma vivere nel perenne ricordo
di come riparare il male fatto.

Natale non è solo famiglia

il 25 dicembre di ogni anno,
ma è sempre e gioiamente famiglia
tutti i giorni dell’anno.

Natale non è preghiera e messa

solo nella notte santa,
ma è preghiera costante
e vigilanza continua
sul tuo modo di comportarti.

Natale non è tante altre ed infinite cose

che pensiamo essere importanti
quando importanti non lo sono.

Natale è solo grande una grande cosa 

è Amore e  gioia, che Cristo Signore
ci porta nella notte più luminosa
della storia del mondo.

Natale sei Tu Gesù,

unico e infinito amore del cuore dell’uomo
che guidi il tempo e la storia
verso la felicità eterna.
Padre Antonio Rungi

Frattamaggiore. Ritiro spirituale alle Suore Ancelle del Sacro Cuore

 

SUORE ANCELLE DEL SACRO CUORE DI CATERINA VOLPICELLI

 

RITIRO MENSILE – FRATAMAGGIO 20 DICEMBRE 2012

Padre Antonio Rungi, passionista

 “FEDE PURIFICATA E SEMPLICE. 

NOI PURIFICATI DALLA FEDE 

 

Preghiera per far crescere e purificare la fede (Papa, Paolo VI) 

 

Signore, io credo; io voglio credere in Te.  

O Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane.  

O Signore, fa’ che la mia fede sia libera: cioè abbia il concorso personale della mia adesione, accetti le rinunce e i doveri ch’essa comporta e che esprima l’apice decisivo della personalità: credo in Te, o Signore. 

O Signore, fa’ che la mia fede sia certa; certa d’una esteriore congruenza di prove e di un’interiore testimonianza dello Spirito Santo, certa d’una sua luce rassicurante, d’una sua conclusione pacificante, d’una sua assimilazione riposante.  

O Signore, fa’ che la mia fede sia forte, non tema la contrarietà dei problemi, onde è piena l’esperienza della nostra vita avida di luce, non tema le avver­sità di chi la discute, la impugna, la rifiuta, la nega; ma si rinsaldi, nell’ultima prova della prova della tua verità, resista alla fatica della critica, si corrobori nella affermazione continua sormontante le difficoltà dialettiche e spirituali, in cui si svolge la nostra temporale esistenza.  

O Signore, fa’ che la mia fede sia gioiosa e dia pace e letizia al mio spirito, e lo abiliti all’orazione con Dio e alla conversazione con gli uomini, così che irradi nel colloquio sacro e profano l’interiore beatitudine del suo fortunato possesso.  

O Signore, fa’ che la mia fede sia operosa e dia alla carità le ragioni della sua espansione morale, così che sia vera amicizia con Te e sia di Te nelle opere, nelle sofferenze, nell’attesa della rivelazione finale, una continua ricerca, una continua testimo­nianza, un alimento continuo di speranza.  

O Signore, fa’ che la mia fede sia umile e non pre­suma fondarsi sull’esperienza del mio pensiero e del mio sentimento; ma si arrenda alla testimonianza dello Spirito Santo, e non abbia altra migliore garanzia che nella docilità alla Tradizione e all’autorità del magistero della Santa Chiesa.  

Amen.

DALLA PORTA FIDEI N.6 

L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17). 

Papa Benedetto nella lettera di indizione dell’Anno della Fede “Porta fidei” ha indicato la finalità: “Ravvivare, purificare, confermare e testimoniare la fede”. La data dell’11 ottobre 2012 pur facendo quindi memoria di due passaggi importanti della storia della Chiesa (Concilio vaticano II, Catechismo della Chiesa cattolica) non è allora solo l’inizio di un anno celebrativo di eventi importanti, ma può rappresentare piuttosto l’occasione affinché le comunità cristiane possano attivare un cammino con lo scopo appunto di “rinnovare” la propria fede. Raccogliendo l’esortazione del Papa, e le indicazioni date dai nostri Vescovi è utile orientare tutto il cammino di formazione cristiano verso un vero approfondimento del dono della fede, mediante una riflessione sulla fede, ma che abbia anche come finalità l’avvio o la ripresa di un percorso che possa dare continuità e sostegno alla fede delle persone, dei gruppi parrocchiali, e sia testimonianza significativa verso la gente dei nostri territori. 

Il nostro incontro di oggi rientra proprio in questo. Ci sono le Ancelle, le Piccole Ancelle e le Aggregate alla spiritualità e al Carisma di Santa Caterina Volpicelli e ai devoti del Sacro Cuore. 

1.                L’esame della propria esperienza di fede. 

Chiediamo allo Spirito Santo anche la grazia di non restar male di noi stessi, perché troveremo sicuramente la nostra fede povera, forse segnata da momenti di prova e oscurità.  “Un giorno i discepoli chiesero a Gesù: “Aumenta la nostra fede”. Spesso faccio mia questa invocazione perché mi ricorda che la mia fede è sempre piccola. E’ una preghiera che mi spoglia di ogni presunzione nei confronti delle mie sorelle e fratelli e delle loro fatiche a credere.

Solo se facciamo questo esercizio spirituale possiamo raccontare onestamente la nostra esperienza di fede ad altre persone che spesso si sono allontanate dalla fede a causa delle sofferenze della vita o perché si sono lasciate andare all’indifferenza. Esse percepiscono subito se parliamo sinceramente della nostra esperienza o se diciamo frasi fatte, imparate ma che, sotto sotto, convincono poco anche noi, se parliamo a loro della fede dando per scontato che noi la possediamo tranquillamente. 

Questa è una tentazione che ho voluto mettere in evidenza nella Lettera: “In questo contesto mi sembra doveroso anche mettere in guardia dalla subdola tentazione di “dare per scontata” la propria fede. Questa tentazione può insinuarsi specialmente in quanti di noi hanno, dentro la Chiesa, una responsabilità riconosciuta di educare alla fede (il Vescovo, in primis, i sacerdoti, i genitori e gli altri educatori cristiani). 

Il ruolo e l’abitudine può portare a dare per scontato di credere con la mente e col cuore in ciò che facciamo per gli altri (la predicazione, le celebrazioni liturgiche, le preghiere pubbliche, il catechismo) e annunciamo agli altri (Dio, Gesù, la Grazia, il perdono dei peccati, la vita eterna..). 

Chi cade in questa tentazione, generalmente, è portato a puntare il dito sugli altri e poco su se stesso. Vede la pagliuzza nell’occhio del fratello, ma non accetta di riconoscere che nel suo c’è una trave” (n.11) 

Si è appena concluso il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione nel quale è stato continuamente ripetuto che solo credenti veri, possibilmente santi, diffondono efficacemente la fede in Gesù Cristo. Il sale insipido non interessa a nessuno e viene lasciato da parte. 

Umilmente dobbiamo confessare, io per primo, che un po’ siamo “sale insipido” e, per questo, dobbiamo continuamente chiedere allo Spirito Santo che purifichi e aumenti la nostra fede in Gesù. 

2.LE PROVE CHE PURIFICANO LA FEDE 

Per aiutarci a fare l’esame della nostra esperienza di fede, propongo di meditare lo stesso brano del Vangelo della tempesta sedata. Questo miracolo è un momento in cui Gesù mette alla prova la fede dei suoi discepoli perché diventasse più sincera. Con ogni suo discepolo il Signore segue la stessa pedagogia facendoci passare per momenti di prova della fede come dice S. Pietro: “perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro, che, pur destinato a perire tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo” (1 Pt 1,6-7). 

Chiediamoci per quali tempeste e prove Gesù mi ha fatto passare e mi sta facendo passare per mettere alla prova la mia fede in lui? Come ho vissuto o sto vivendo questi tempi di prova? Come è stata purificata la mia fede? 

1) Il tempo dell’entusiasmo nel nostro rapporto con Gesù 

Il miracolo della tempesta sedata segue l’altro straordinario miracolo della moltiplicazione dei pani; questo miracolo aveva creato un clima di straordinario entusiasmo attorno a Gesù, che aveva dato prova della sua potenza sfamando con 5 pani oltre diecimila persone. S. Giovanni racconta che la gente voleva acclamarlo re (Gv 6,14-15). In quell’entusiasmo erano certamente coinvolti gli apostoli perché toccavano con mano il successo di Gesù tra la gente e la sua potenza divina. Erano pronti a credere e a dichiarare che lui era il Messia inviato da Dio per il suo popolo. Sentivano verso Gesù una fede forte, sicura, piena di gioia. 

Anche a noi Gesù ha riservato i tempi dell’entusiasmo nel nostro rapporto con lui; momenti in cui ci ha toccato nel profondo di noi stessi, facendoci sentire una gioia profonda; momenti in cui lo abbiamo sentito vicino. Oppure, come gli apostoli, abbiamo vissuto tempi in cui seguire Gesù sembrava un successo, in cui la Chiesa sembrava forte e punto di riferimento per tutti, le comunità religiose ricche di vocazioni,; le suore e i religiosi importanti e rispettati nelle parrocchie e in mezzo alla gente. Vorremmo sempre vivere sostenuti dall’entusiasmo, in mezzo a persone che come noi sono interessate di Gesù e della Chiesa. Questa, però, è una fede facile perché si appoggia sulle emozioni interiori e sul consenso esterno. 

2) Il tempo della prova 

Gesù non si fa travolgere dall’entusiasmo della gente e degli apostoli e , come al solito, va controcorrente. Licenzia la gente perché sa che il loro entusiasmo è senza radici e che si sarebbe trasformato in grida di rifiuto al momento della sua passione. 

Invita gli apostoli a salire su una barca e ad attraversare il lago senza di lui. Apparentemente li abbandona anche se di fatto sale da solo sul monte e lì prega per loro che stanno entrando in una prova della fede nella quale li ha messi lui stesso. 

Sul lago si alza di notte una bufera di potenza invincibile per le forze umane. Gli apostoli sono travolti dall’angoscia e dalla disperazione perché si sentono in balia di una tempesta da cui non riescono ad uscire, la loro destinazione ormai non è più la riva sicura dove continuare la loro vita ma il fondo scuro del lago. E Gesù non c’era più; li aveva lasciati andare da soli dentro la tempesta. 

Certamente anche noi abbiamo passato tempi di prova, e, magari, li stiamo passando, bufere dalle quali ci sembrava di non poter più uscirne. Abbiamo conosciuti stati d’animo di paura, angoscia, disorientamento e abbiamo sentito indebolirsi la speranza di venirne fuori. 

Questi tempi di prova possono essere di vario genere. Faccio solo qualche esempio per aiutarci a ricordarne qualcuno: 

· periodi di malattia fisica nostra o di persone che ci sono molto care; 

· tempi di stanchezza fisica e nervosa quando le giornate si trascinano con fatica e ci si trova stravolti da stati d’animo e da pensieri pesanti e che angosciano; 

· delusioni e rifiuti da parte delle persone (più ancora dai superiori) che generano sensi di amara solitudine perché non ci si sente capiti, ascoltati, presi in considerazione seriamente; 

· difficoltà dentro la comunità che creano quotidiane sofferenze senza possibilità di evadere perché lì ci ha posto l’obbedienza; 

· il calo veloce e inarrestabile di vocazioni con le comunità che invecchiano e si riducono sempre di più; che invece di aprire nuove prospettive devono chiuderle; 

· le difficoltà che sta attraversando la Chiesa e la sua azione pastorale; sembra che la sua presenza e azione interessi sempre meno alla gente che vive in modo quasi pagano. 

3) La fede nel tempo della prova 

Gesù ha abbandonato momentaneamente gli apostoli dentro una bufera più potente delle loro forze, per purificare la loro fede. Pietro, in particolare, vive la prova della fede a nome anche degli altri apostoli. 

Nei loro passi di purificazione della fede credo che molti di noi possono ritrovare la loro esperienza. 

· La prima sensazione che hanno avuto gli apostoli è di essere lasciati soli dentro la prova. Gesù potente del miracolo della moltiplicazione dei pani non c’era più. Nel momento della lotta dentro le prove della vita, lui sembra lontano; si resta soli. Di fatto lui è sul monte a pregare per i suoi anche se non arriva quando loro lo vorrebbero. 

· Gesù arriva in modo inaspettato, camminando sulle onde in tempesta. Gli apostoli lo vedono ed aumenta solo la loro angoscia. Gridano: “E’ un fantasma”. 

Nella prova anche a noi Gesù può sembrare diventare un’illusione, un fantasma di cui non ci si può fidare. Ho incontrato spesso persone che avevano vissuto momenti di fede e di preghiera molto intensi e dentro prove prolungate sono state prese dal dubbio che tutto fosse stato un’illusione. Sembrava loro che contro il male in cui si trovavano Gesù non poteva far niente e la preghiera era inutile. 

· Gesù parla invitando alla fiducia in lui. La sua parola ricrea il rapporto tra Gesù e gli apostoli nella prova. Riconoscono la sua voce, si rendono conto che è proprio lui anche se è ancora lontano da loro e non possono aggrapparsi a lui per uscire dalla bufera. 

Nella prova la Parola di Gesù diventa un punto di riferimento per ritrovare la fede. Se continuiamo a meditarla senza stancarsi, sentiamo che è una Parola che penetra in noi, che ha qualcosa di familiare. Anche i due discepoli di Emmaus, mentre si sentivano abbandonati da Gesù e non lo riconoscevano, si sentono toccare il cuore dalla sua Parola. 

· Pietro, quando ha riconosciuto Gesù, lo mette alla prova e gli chiede di poter essere capace di fare come lui: camminare sulle acque. Lancia come una sfida al Signore e gli chiede di sentirsi sicuro nella bufera come lo è lui; di non aver più paura delle onde e del vento ma di sentirsi più forte della bufera; di poter passeggiare sul mare. 

Anche noi vorremmo uscire dai momenti di prova con le nostre forze, sentendoci più forti delle difficoltà che ci fanno vacillare, eliminandole con le nostre energie. 

· Ma l’acqua del lago inghiotte Pietro al quale resta il tempo per un’ultima, semplicissima preghiera: “Signore, salvami”. Non gli resta altro che allungare la mano verso Gesù e gridare la sua preghiera. E quando lui non può più fare niente si sente inaspettatamente afferrato dalla mano forte del Signore che lo tiene stretto vicino a sé e lo rimprovera: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” 

Pietro si trova salvato – e con lui gli altri undici- perché è tenuto stretto dalla mano di Gesù. La sua speranza e salvezza è stare aggrappato a lui e allora può anche superare il lago in tempesta senza venir inghiottito dal suo fondo di morte. 

Questa è la fede purificata. Non cerca sicurezze umane, ma resta aggrappato a Gesù perché lui è più potente di ogni bufera, anche quella finale e mortale che ci travolgerà. Resta aggrappato anche quando gli sembra di andare a fondo e di non farcela; quando non vede speranza attorno a sé. Non molla la sua mano perché Gesù è risorto dai morti e per questo, come dice S. Paolo: “Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né potestà, né presente né avvenire, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”. (Rom 8,38-39). 

Se restiamo uniti a Gesù anche dentro la prova prolungata – mediante la preghiera, la meditazione della Parola di dio, la comunione con lui nell’Eucaristia, la fede confessione dei nostri peccati – egli ci fa scoprire anche in questa vita una nuova pace e serenità. Lo fa però, con i suoi tempi e ci porta in una pace nuova che prima non conoscevamo. E’ la gioia della fede purificata. 

1.                Un percorso di riflessione 

La riflessione sulla fede è ritmata sui tempi dell’anno liturgico (siamo alla vigilia del Santo Natale e in pieno Avvento) dove la proclamazione della Parola di Dio ci conduce ad entrare nel mistero dell’Incarnazione con il Natale, a ripercorrere le tappe della vita pubblica di Gesù che ha parlato alla gente e ne ha condiviso le fatiche della vita fino al dono supremo di se stesso nella Pasqua e nell’effusione dello Spirito. Si tratta allora di far risuonare questa Parola nella nostra vita, con alcuni momenti di riflessione che cerchino di dare risposta alle tante domande che come credenti ci poniamo e che, a motivo della stessa umanità che ci accomuna, ci uniscono anche ai non credenti.  

Le domande dell’uomo 

Nel cuore e nella mente di ciascuno di noi c’è una diffusa attesa di qualcosa o di Qualcuno cui si possa affidare il proprio desiderio di felicità e di futuro, e che sia in grado di dischiuderci un senso, tale da rendere la nostra vita buona e degna di essere vissuta. Tanti sono gli interrogativi, le esperienze di gioia e di fragilità, riconoscibili nella vita di ognuno. Si tratta delle domande che riguardano la nostra esistenza, il nostro destino e il senso di ciò che siamo e facciamo, oltre che di tutto ciò che ci circonda. Sono interrogativi che, per essere veramente affrontati, richiedono il coraggio della ricerca della verità e la libertà del cuore e della mente. 

La speranza che è in noi. 

Chi ha fatto l’esperienza della fede, riconosce che questo Qualcuno capace di comprendere, accogliere e rispondere alle attese dell’uomo ha un nome e un volto: è il Dio che in Gesù Cristo si fa vicino a ogni essere umano. Il rapporto con Dio dà senso alla nostra vita nel mondo. Le riflessioni proposte troveranno allora fondamento nei Vangeli dove poter cogliere che nella persona e nella vicenda di Gesù Cristo il Dio lontano e invisibile si fa vicino a ogni essere umano, in un insperato e gratuito gesto d’amore. 

Così come è avvenuto 2012 anni fa per le donne e gli uomini nei villaggi della Galilea o a Gerusalemme, possiamo ancora oggi pensare seriamente che Gesù possa percorrere i sentieri della nostra vita quotidiana e stabilire un rapporto vitale con noi.  

Contemplando il volto di Gesù e ascoltando le sue parole scopriamo chi siamo, intravediamo qual è la fonte ultima della nostra esistenza e verso quale meta tende il nostro cammino quotidiano. 

Come incontrare il Dio di Gesù Cristo? 

Come avviene per ogni esperienza veramente bella e positiva, sentiamo il bisogno di comunicarla agli altri in nome della fratellanza umana, perché la possibilità di incontrare Dio per mezzo di Gesù Cristo sia una speranza per tutti. Qui le riflessioni ci porteranno dentro la vita della comunità dove potrà emergere il volto della Chiesa che sostiene e incoraggia il cammino di tutti. È lei che ci ha trasmesso la buona notizia di Gesù il Signore, e ci aiuta a interpretare le inquietudini che attraversano il nostro cuore. Proprio dal vissuto dei nostri fratelli e sorelle nella fede dentro la comunità affiora la risposta: la preghiera, la parola di Dio, i sacramenti, il servizio, l’attesa della casa futura, sono le esperienze concrete in cui è possibile incontrare il Dio di Gesù Cristo. (Cfr. Lettera ai cercatori di Dio – Cei 12 aprile 2009). 

L’ascolto di testimonianze 

Accanto a dei momenti di riflessione potrebbe essere utile ascoltare qualche testimonianza che ci aiuti poi a continuare concretamente il cammino della nostra fede. Il nostro credere infatti non è un esercizio intellettuale e neppure semplicemente spirituale, ma trova la sua espressione nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni quotidiane, nell’impegno a condividere con gli altri uomini la gioia e la fatica del vivere. La fede ci è donata dal Signore e dopo aver trovato casa nella nostra vita, esige di essere testimoniata per essere data in dono agli altri. E si può testimoniare la fede anche senza compiere opere sensazionali. Ecco allora che porsi in ascolto di alcuni testimoni della fede può aiutare le nostre comunità ad esprimere in maniera più incisiva la loro presenza nel luogo dove vivono. Queste testimonianze devono essere esperienze vicine a noi, possibili da parte di molti, realizzabili dalla gente comune, vie percorribili nella quotidianità. Potrebbe essere importante ascoltare una testimonianza da parte di chi ha riscoperto la propria fede mediante il servizio e la vicinanza a chi è nel bisogno. Molto spesso attraverso l’attenzione al povero il Signore sostiene la fede di chi offre aiuto ed accende la fede nel cuore di chi riceve aiuto. Anche la testimonianza di chi sta vivendo la propria fede negli ambienti di vita come il mondo del lavoro, le istituzioni pubbliche, il servizio sociale può essere raccolta per aiutarci ad allargare lo sguardo dalle nostre parrocchie ai luoghi dove la gente vive e dare in quei contesti una parola di speranza, ma anche un indirizzo per costruire una società migliore. Un altro stimolo che potrebbe essere utile alle nostre comunità potrebbe arrivare da parte di chi vive in maniera più intensa la relazione tra famiglie (comunità di famiglie), per aiutarci a camminare verso una parrocchia dove attuare per quanto possibile, il passaggio dal gruppo all’esperienza di comunità al fine di attuare una condivisione più intensa non solo dei beni spirituali, ma anche dei progetti di vita e magari qualcosa dei nostri beni materiali. Lo scopo delle testimonianze non è l’istruzione, ma il racconto di quanto il Signore ha operato nella vita delle persone secondo la prassi del Vangelo che indica, nella narrazione di eventi personali, la via della trasmissione della fede. E’ significativo quanto riportato nel Vangelo di Giovanni: la Samaritana lasciò la brocca presso il pozzo, andò in città e disse alla gente di aver incontrato un uomo che conosceva quello che aveva fatto. E molti Samaritani di quella città credettero in Gesù per la testimonianza della donna. Dalle riflessioni e dalle testimonianze le parrocchie potrebbero trovare allora un valido spunto per individuare quelle linee pastorali che a partire dall’Anno della fede possano dare continuità nel cammino di “ravvivare, purificare, confermare e testimoniare la fede”. 

Per raggiungere le finalità indicate dal Papa occorre iniziare un cammino di riflessione che dia continuità e sostegno alle persone e ai gruppi e sia di significativo esempio agli altri.

 

CATERINA VOLPICELLI 

“Non perdiamo mai di vista che siamo state chiamate a seguire da vicino Gesù, che ha dichiarato soave il suo giogo e leggero il suo peso”. 

Caterina Volpicelli è una figura singolare di apostolicità d’avanguardia nel suo originale porgersi a servizio della Chiesa e della società, nell’individuazione dei segni dei tempi e nel creativo relazionarsi ad essi. Fattasi volontariamente povera, da ricca che era, divenne madre e maestra di tantissime anime, in un periodo storico in cui gli avvenimenti politici diedero un assetto nuovo al Regno di Napoli e alla Penisola: i moti del 1848, l’annessione al nuovo Regno d’Italia e la fine del potere temporale dei Papi. Napoli, improvvisamente declassata da capitale ad estrema periferia di un nucleo di interessi non più mediterraneo, ma centro europeo, viveva enormi conflitti da un punto di vista sociale e culturale. La fascia di povertà si era dilatata e il clima dominante, massonico e anticlericale cercava di colpire definitivamente la tradizione cattolica in cui il popolo era radicato. Caterina Volpicelli, nata a Port’Alba in Napoli il 21 gennaio 1839 da una famiglia dell’alta borghesia, trascorse un’infanzia felice, ricevendo dai genitori esempi di onestà e generosità; “Siamo figli di santi” scriverà al fratello, in età matura. L’educazione familiare trovò il suo completamento nel collegio di San Marcellino, Reale Educandato “Maria Isabella di Borbone”, dove dimorò da sette a dodici anni, guidata dall’eccellentemaestra Margherita Salatino (che sarà poi confondatrice, insieme al Beato Ludovico da Casoria, delle Suore Francescane Elisabettine Bigie). Ivi apprese le lettere classiche, le lingue straniere, la musica, formazione che proseguì in casa, successivamente, alla scuola di insigni precettori, fra i quali il famoso Rodinò. Nel 1849 Pio IX, esule a Gaeta, visitò quell’educandato, accolto dall’omaggio festoso delle alunne: un inno, composto per la circostanza, fu suonato su tre pianoforti da ragazze, a diciotto mani; una di quelle piccole pianiste era Caterina. Il Papa commosso, impartì loro una benedizione “di innocenza e santità ”. Verrà un giorno in cui la Volpicelli offrirà alla Chiesa e al Papa le armonie apostoliche della sua Famiglia Religiosa, ma prima dovrà superare la crisi dell’adolescenza. Benessere, ingegno, cultura, bellezza: tutto le faceva presagire un avvenire brillante nella società, tuttavia il Signore aveva altri progetti su di lei. Il francescano Ludovico da Casoria le disse: “ Il mondo ti attira, ma Dio la vince. Un giorno chiuderai i libri degli uomini e leggerai nel libro del Cuore di Cristo, dove ogni pagina parla di Amore”. Caterina ebbe ancora dubbi e tentennamenti, cadute e riprese, finché sentì un invito misterioso alla sequela di Cristo. Trascorse sette mesi fra le Sacramentine, Monache Adoratrici perpetue in Napoli, ma per motivi di salute fu costretta a tornare in famiglia. L’esperienza claustrale l’aveva maturata profondamente, inducendola ad un esame attento del mondo che la circondava. L’unità d’Italia, per Napoli, non significò solo la fine di un’epoca, ma anche la soppressione di conventi. Casa paterna della Fondatrice In casa divenne l’affettuosa confortatrice del padre, gravemente ammalato, maestra di catechismo delle persone di servizio. Si recava frequentemente all’Ospedale degli “Incurabili” in Napoli, portando sollievo agli infermi e preparandoli ai Sacramenti. Visitava i “bassi” della città, privi di aria e di luce, abitati dall’umile gente del popolo; il suo arrivo era come un raggio di sole e una ventata d’aria pura. Dava i suoi beni ai poveri con una generosità tale che ha dell’eroico. Più volte, come testimoniò la sua cameriera, si privò anche degli abiti e delle scarpe dopo aver vuotato il suo borsellino. Si orientò sempre più verso una vita di piena consacrazione a Dio e di attività apostolica, circondandosi di valide collaboratrici che condividevano i suoi ideali. “Pescatrice di anime nel mondo” la definì P. Ludovico da Casoria. Ella voleva una congregazione eterogenea nella sua composizione: un ramo di Religiose di vita comune con la professione dei voti di povertà, obbedienza e castità, senza alcuna divisa, le Ancelle del S. Cuore; un ramo di anime consacrate, nubili, viventi nelle loro abitazioni, le Piccole Ancelle, con la possibilità di diventare Sorelle esterne dopo dieci anni; le Aggregate, spose e madri, per la santificazione della famiglia e l’evangelizzazione capillare. L’idea era nuova, e sembrò rivoluzionaria, profeticamente anticipatrice degli Istituti secolari, che troveranno il loro riconoscimento nel Concilio Vaticano II. Il Cardinale Sisto Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, approvò le prime Regole del nascente Istituto poiché era convinto che Caterina fosse un’anima ispirata da Dio, suscitata in tempi difficili per la Chiesa e la società, in seno alle quali ateismo e massoneria costituivano una forte opposizione. Il Papa Leone XIII espresse la sua ammirazione per l’opera della Volpicelli: “è quello che ci vuole per i nostri tempi” e il 13 giugno 1890 le accordò il Decreto di Lode. Molto colta, Caterina organizzò una biblioteca circolante e corsi di cultura per combattere l’ignoranza e il dilagante anticlericalismo. “Andiamo alle famiglie, attraverso l’intelletto”, diceva e ancora “salvare la famiglia è salvare la società”; incominciò, infatti, a interessarsi delle famiglie dei vicoli della città, senza tralasciare l’evangelizzazione di quelle della media e alta borghesia per favorire il risorgere della Chiesa. Istituì l’orfanotrofio delle Margherite e fondò l’associazione delle Figlie di Maria, la cui responsabile a Napoli fu la venerabile Maria Rosa Carafa, Sorella esterna delle Ancelle, grande sua Consigliera e collaboratrice. Iniziò così il ministero di fondatrice di Caterina Volpicelli, senza strutture e opere particolari per “ricostruire il volto di Cristo nei fratelli”. Le Ancelle del S. Cuore si dedicarono a catechizzare fanciulli e adulti, a visitare gli infermi, a soccorrere i meno abbienti con il “prestito gratuito” per sottrarli alle grinfie degli usurai, a confezionare gli arredi delle chiese povere, mentre diffondevano l’amore al Cuore di Cristo, in modo particolare, con l’Apostolato della Preghiera, introdotto in Italia dalla Francia grazie alla Volpicelli, guidata dal gesuita P. Ramiére, come mezzo di santificazione del quotidiano, a vantaggio dell’intera umanità e, in particolare, del corpo mistico della Chiesa. Quando, nel 1884, a Napoli infierì il colera, mietendo migliaia di vittime, le Ancelle offrirono con entusiasmo la loro opera sia con l’assistenza spirituale sia organizzando le cucine gratuite per i poveri. Era l’anno in cui fu consacrato dal Cardinale Guglielmo Sanfelice il Santuario diocesano del S. Cuore alla Salute in Napoli, attiguo alla Casa Madre, fortemente voluto e fatto edificare dalla Volpicelli soprattutto per l’adorazione riparatrice e la consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore. In esso fece la sua Prima Comunione San Giuseppe Moscati. Nel 1887 sbarcarono a Napoli i feriti, superstiti del massacro dei cinquecento a Dogali, “Portiamo Gesù ai nostri soldati”, disse la Volpicelli e andò con le sue Religiose a confortarli e prepararli ai Sacramenti. Fu vivace protagonista del Congresso Eucaristico nazionale, tenutosi a Napoli dal 19 al 22 novembre 1891, con l’impegno di organizzare l’Adorazione in Cattedrale, la preparazione della Confessione e Comunione Generale e una ricca mostra di arredi sacri da donare alle chiese povere. Nel 1893, per il ripetersi di sommosse popolari, fu notevole la presenza dei militari nella cittadina partenopea. Le Ancelle accorsero nelle caserme, trattenendosi con loro, assetati della Parola di Dio. Si realizza in tal modo quanto la Fondatrice auspicava per le sue figlie: “il fine della nostra vocazione è amare Dio per Dio …..non si può essere vere Ancelle senza spirito di sacrificio”. Il 28 dicembre 1894 Caterina Volpicelli morì in fama di santità, fu dichiarata Venerabile il 25 marzo 1945 da Papa Pio XII, beatificata il 29 aprile 2001 e canonizzata il 26 aprile 2009 da Benedetto XVI. 

L’originalità carismatica fondazionale “incarnare Cristo amore” nelle tre dimensioni di “sacrificio, immolazione e riparazione” è stata portata dalle sue Figlie in diverse città italiane e all’estero.

 

DALLE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA PER GLI ANZIANI. QUANDO IL NATALE SI VESTE DI CARITA’

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ITRI (LT) LE SUORE ALCANTARINE DA 80 ANNI A SERVIZIO DEI GIOVANI E DEI SOFFERENTI 

Quando la carità a Natale si fa tenerezza e dolcezza potenziata al massimo. Suore anziane e giovani che accudiscono altri anziani a Itri, nella casa di riposo delle Suore Alcantarine. Un esempio da imitare, un’iniziativa ed una struttura da sallvare.In questi giorni, in prossimità del Natale, le Suore Terziare Francescane Alcantarine, fondate nel secolo XIX dal canonico Don Vincenzo Gargiulo a Castellammare di Stabia (Na), ed oggi, presenti in tutta Italia e all’esterno, ricordano l’80 anniversario della loro presenza  a Itri. Nell’attuale struttura dove operano le 10 religiose, esse arrivarono nel 1934, avviando una scuola dell’Infanzia intitolata a San Martino. La casa originaria fu distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. La casa fu ricostruita lentamente e a man mano che si potenziava l’opera cresceva anche il loro impegno sociale ed assistenziale. In un primo momento le suore furono impegnate nell’attività educativa a favore dei bambini orfani, soprattutto della guerra. Dal 1980, riscoprendo la carente situazione sociale dell’anziano e anche per espresso desiderio dell’Arcivescovo di Gaeta, si accolgono gli anziani di entrambi i sessi dando loro non solo assistenza materiale, secondo le norme civili vigenti e nel rispetto dell’etica professionale del settore, ma anche conforto morale e spirituale. A garantire tale assistenza sono i padri passionisti del Convento di Itri e del santuario della Civita, con la celebrazione eucaristica feriale e festiva e con varie altre iniziative a carattere religioso e pastorale. Nel scorrere di ogni giorno, le Suore sono accanto a questi fratelli bisognosi di aiuto materiale e morale, sorrette gioiosamente dalle parole espresse da San Francesco d’Assisi. “Ami, servi il fratello bisognoso, senza aspettare la ricompensa”. In questi spirito francescane, le suore non fanno mancare nulla agli anziani da un punto di vista di vita umana e relazione. E’ una delle strutture dell’Arcidiocesi di Gaeta meglio qualificate in questo settore socio-assistenziale della terza età, con alti livelli di professionalità e servizio. Gli anziani sono trattati davvero bene e curati in ogni aspetto. Purtroppo, come tante altre istituzioni religiose del genere, rischiano la chiusura per la mancanza di ospiti che ne motivano l’esistenza e soprattutto la finalità sociale e assistenziale. Da qui, l’urgenza di rilanciare la struttura al fine di una reale conoscenza della stessa sia a livello locale, che nazionale, trovando in una zona centrale dell’Italia, ad Itri, in una delle zone più belle del Centro storico della ridente e confortevole cittadina laziale, a pochi km da Formia e da Gaeta.. La giornata tipo, alla alle esigenze materiali, è improntata ad una vera e propria integrazione sociale dell’anziano con la città e la stessa casa di casa di riposo diventa punto di riferimento, soprattutto durante il Natale, per iniziative sociali e caritative per la terza età. In fase di attivazione anche il centro diurno per gli anziani, in modo che quelli del territorio che vogliono fare vita sociale presso il centro, lo possono benissimo fare con servizi appositi che saranno curati direttamente dalle Suore o dal personale specializzato della struttura. Come centro notturno funziona perfettamente, nonostante il limitato numero di anziani e con tanti sacrifici economici da parte della Congregazione delle Suore Alcantarine. La nuova superiora della casa, Suor Angela Gugliotta, d’intesa con i superiori maggiori e con le consorelle della comunità, è fortemente intenzionata a rilanciare la struttura, nello spirito del fondatore, don Vincenzo Gargiulo il cui ministero pastorale fu caratterizzato da una ferma scelta di povertà personale, austerità, vita di preghiera e di sacrificio per il gregge a lui affidato, e di Madre Maria Agnese Russo, di cui si legge: “Dotata di un’intelligenza pratica ed operativa, era animata all’offerta di sé e nell’occuparsi della salvezza del prossimo non risparmiando nessuna fatica né incomodo ed anche la vita. Le sue salde virtù umane e di fede le consentirono di continuare ad esortare fino a che le fu possibile le suore che l’assistevano nella malattia riguardo la carità fraterna e l’amore per i poveri e i sofferenti”.

Nell’anno della fede, il Natale è un tempo di maggiore attenzione ai poveri, agli ammalati e agli anziani sia quelli che vengono assistiti nelle famiglie e sia quelli che sono assistiti con tanto amore e dedizione nelle strutture religiose, tra cui quella delle Suore Alcantarine di Itri, che danno tutte le garanzie per un ottimo trattamento degli anziani nello spirito cristiano e in quello francescano. Chi vuole può prendere contatto con le Suore per qualsiasi informazione, aiuto volontario professionale, collaborazione, e soprattutto per il ricovero degli anziani, per un tempo limitato o per iniziative a lungo termine.

In questa struttura davvero non manca nulla. Questi i recapiti, per qualsiasi richiesta di informazione: 0771.727191 (Tel); 0771 729802 (Fax); e-mail: sanmartino@alcantarine.org. Indirizzo postale: Casa di riposo San Martino delle Suore Terziare  Francescane Alcantarine – Via San Martino, 66 – 04020 ITRI (LT).

 

La fine del mondo nella visione cristiana e in forma di preghiera

2211200982656.jpgcristopantacratore.jpgluce1.jpg                                                                La fine del mondo

 

Signore, sono molti a credere che sta finendo il mondo,

perché una profezia dell’antico popolo Maya,

secondo il loro calendario, sostiene che sarà il prossimo 21 dicembre 2012

la conclusione della storia di questo nostro pazzo, ma bellissimo mondo.

 

Non sono tra coloro che vedono in date e avvenimenti particolari

la conclusione di una storia e di una vita i cui confini sono Tu hai definito e fissato

e che solo Tu conosci il momento in cui tutto avverrà,

neppure al Tuo Figlio, Gesù Cristo, venuto sulla terra 2012 anni fa

hai rivelato il giorno e l’ora in cui tutto questo avverrà.

 

Chi siamo noi esseri mortali, limitati in tanti pensieri e in tante azioni,

a fissare la fine di una cosa e la fine della stessa creazione?

Siamo un nulla davanti ai grandi misteri della vita e della storia dell’uomo e del pianeta.

Noi esseri mortali, presi dalla superbia, che vogliamo fissare ogni cosa in date e ricorrenze

fino a determinare lo stop definitivo all’esistenza della Terra.

 

Signore, insegnaci solo a capire il tuo disegno di vita

e il tuo tempo dato alla creazione,

senza lasciare alle nostre presunte scienze,

di fissare date e ricorrenze frutto di fantasia

e di allucinante tendenza all’autodistruzione.

 

Profezie, previsioni, veggenze, prove e dimostrazioni scientifiche di vario genere

passano solo ed attraverso la lente della tua Provvidenza,

che tutto scrive e tutto decifra, vagliandole  alla luce della tua sapienza,

della tua bontà e della tua generosità.

 

Davanti a te mille giorni sono come il giorno di ieri appena trascorso

e un giorno come mille anni che ancora ci auguriamo di vivere

in santità e bontà, quale risposta d’amore al dono della vita,

nella quale ci conservi ogni giorno, nonostante le pene e le afflizioni.

 

Se fine del mondo ci sarà, solo a Te è data conoscerla con certezza,

perché come all’origine del mondo c’è la tua azione creatrice,

espressione del tuo infinito amore per l’uomo, che l’hai fatto poco meno degli angeli,

così alla fine del mondo, quando arriverà, sarà solo e soltanto il tuo amor

a purificare la storia dell’uomo e del mondo, per giungere al resoconto finale.

 

Da questo giudizio universale, che è giudizio di amore e verità,

nessuno potrà scampare e nessuno si salverà,

perché Cristo Tuo Figlio, verrà a giudicare i vivi e morti,

con il giudizio di carità e di verità.

 

Ora nell’attesa di quell’ultimo atto del mondo,

non tu Signore, ma noi uomini di questa martoriata terra,

abbiamo posto le premesse per l’autodistruzione del pianeta.

 

Tu che sai e conosci tutto, vedi quanto male l’uomo fa ad un altro uomo,

quanta cattiveria e malvagità il cuore dell’uomo coltiva quando non sa amare.

Quante armi distruttive dell’intero pianeta, quest’uomo ha realizzato con le sue mani

per tendere non verso un futuro di pace e benessere per tutti,

ma di dominio e prepotenza di alcuni uomini nei confronti di altri uomini

di determinate nazioni rispetto ad altri  popoli della terra.

 

Certo, Signore, a leggere attentamente la tua parola,

a interpretare  i segni di un’apocalisse globale ed imminente,

qualche preoccupazione che tutto possa accadere anche adesso,

non lo nascondiamo  c’è anche nel nostro sistema di pensiero,

ma non è basato sulle verità di fede e sulla certezza di quanto Tu  ci hai detto,

ma sulle nostre agosce e paure esistenziali,

che non trovano ragione d’esserci

in persone credenti e intelligenti nella fede,

ma che sono il frutto del pensiero dominante dell’attualità,

delle varie concetture e interpretazioni varie.

 

Ora siamo in attesa e vigilanti

e più che pensare al 21 dicembre 2012, che è imminente,

o tra qualche giorno ad un’altra data fissata da non so quale profeta e scienziato,

veggente del nostro tempo,

siamo certi che passerà come tante altre date fissate dall’uomo,

supportato da visioni apocalittiche soprattutto di tendenza pseudo-religiosa,

per far scrivere la parola “fine” alla storia del nostro pazzo, ma bellissimo mondo,

una storia iniziata da Te e che Tu concluderai quando vorrai,

ben sapendo che arriverà solo come segno di amore e di rigenerazione,

sotto forma e modalità che solo Tu conosci,

Signore del Tempo, della Storia e dell’Eternità.

Amen

 

Padre Antonio Rungi, passionista

12/12/2012

Finita la festa dell’Immacolata a Carinola

Foto0747.jpgNonostante il tempo inclemente di questi giorni, la festa in onore della Madonna dell’Immacolata si è svolta regolarmente. La tanto attesa e sentita processione si è svolta regolarmente il giorno 8 dicembre con inizio alle ore 12,30 e conclusione alle 14,00 dopo la preghiera di affidamento alla Madonna letta da padre Antonio Rungi, missionario passionista, che ha predicato in questi giorni di preparazione della festa dell’Immacolata a Carinola. Nove giorni di preparazione spirituale con la novena, di cui gli ultimi tre con la predicazione di padre Antonio Rungi, religioso passionista, noto ed apprezzato missionario della Congregazione della Passione, che come tutti gli anni è risciuto ad entrare con i suoi discorsi nel cuore di tutti i carinolesi che hanno partecipato al triduo e soprattutto alle messe di oggi, solennità dell’Immacolata. Si è iniziato con la messa delle ore 6.00 presieduta da don Michelangelo, durante la quale, padre Rungi ha tenuto una vibrante omelia mariana che ha scosso spiritualmente tutti presenti. Si è proseguito con la messa delle 8,00 e con la celebrazione della messa solenne delle ore 11,30, presieduta dal don Amato Brodella, parroco della cattedrale e animata dai canti, come nella messa dell’aurora, della schola cantorum parrocchiale. Nuova intensa omelia di padre Rungi rivolta specialmente ai tanti giovani e ragzzi presenti, che poi hanno preso parte anche alla processione, nonostante il tempo minaccioso. Tutto è andato bene e si è concluso nel migliore dei modi. Il comitato della festa religiosa insieme alla Congrega dell’Immacolata hanno organizzato anche quest’anno una bellissima novena e una festa religiosa che sempre più si configura come un appuntamento importantissimo nella vita spirituale e mariana di ogni carinolese. Nelle omelie della solennità, padre Antonio Rungi ha sottilneato più volte che la festa in onore della Madonna Immacolata deve essere un motivo serio e sincero per rallegrarsi: “Carinola, rallegrati, gioisci, perché hai la Madre di Gesù in cielo che ti benedice e ti protegge in tutti i momenti della tua vita, specialmente in quelli più tristi e difficili. Tu sei la cittadella dell’Immacolata e come tale imita la Vergine Beata in tutto ciò che è amore, carità, purezza, servizio umile e disinteressato”. L’entusiasmo che riesce a trasmettere padre Antonio Rungi con le sue accese omelie, rende la festa dell’Immacolata particolarmente sentita da tutto il popolo di Dio. La presenza a Carinola di una chiesa in fase di ultimazione dedicata all’Annunziata, ma in realtà dell’Immacolata, la presenza della Congrega dell’Immacolata e delle Suore dell’Immacolata di Genova, fondate da Sant’Agostino Roscelli, rende più viva questa esperienza di fede che parte da lontano, subito dopo la proclamazione ufficiale del dogma dell’Immacolata a firma del Beato Pio IX, Papa, nel 1854. La storia e gli avvenimenti più importanti di Carinola negli ultimi 160 anni sono contrassegnati dalla presenza operosa nella Madonna Immacolata nella vita dei singoli fedeli e dell’intera comunità carinolese. La Madonna Immacolata per ogni carinolese, vicino o lontano, è il punto di riferimento della propria devozione e dello speciale culto che nutrono verso la Madre del Salvatore da generazione in generazione.

Carinola (Ce). Conclusa la festa religiosa dell’Immacolata

Foto0744.jpgFoto0745.jpgFoto0748.jpgNonostante il tempo inclemente di questi giorni, la festa in onore della Madonna dell’Immacolata si è svolta regolarmente. La tanto attesa e sentita processione si è svolta regolarmente il giorno 8 dicembre con inizio alle ore 12,30 e conclusione alle 14,00 dopo la preghiera di affidamento alla Madonna letta da padre Antonio Rungi, missionario passionista, che ha predicato in questi giorni di preparazione della festa dell’Immacolata a Carinola. Nove giorni di preparazione spirituale con la novena, di cui gli ultimi tre con la predicazione di padre Antonio Rungi, religioso passionista, noto ed apprezzato missionario della Congregazione della Passione, che come tutti gli anni è risciuto ad entrare con i suoi discorsi nel cuore di tutti i carinolesi che hanno partecipato al triduo e soprattutto alle messe di oggi, solennità dell’Immacolata. Si è iniziato con la messa delle ore 6.00 presieduta da don Michelangelo, durante la quale, padre Rungi ha tenuto una vibrante omelia mariana che ha scosso spiritualmente tutti presenti. Si è proseguito con la messa delle 8,00 e con la celebrazione della messa solenne delle ore 11,30, presieduta dal don Amato Brodella, parroco della cattedrale e animata dai canti, come nella messa dell’aurora, della schola cantorum parrocchiale. Nuova intensa omelia di padre Rungi rivolta specialmente ai tanti giovani e ragzzi presenti, che poi hanno preso parte anche alla processione, nonostante il tempo minaccioso. Tutto è andato bene e si è concluso nel migliore dei modi. Il comitato della festa religiosa insieme alla Congrega dell’Immacolata hanno organizzato anche quest’anno una bellissima novena e una festa religiosa che sempre più si configura come un appuntamento importantissimo nella vita spirituale e mariana di ogni carinolese. Nelle omelie della solennità, padre Antonio Rungi ha sottilneato più volte che la festa in onore della Madonna Immacolata deve essere un motivo serio e sincero per rallegrarsi: “Carinola, rallegrati, gioisci, perché hai la Madre di Gesù in cielo che ti benedice e ti protegge in tutti i momenti della tua vita, specialmente in quelli più tristi e difficili. Tu sei la cittadella dell’Immacolata e come tale imita la Vergine Beata in tutto ciò che è amore, carità, purezza, servizio umile e disinteressato”. L’entusiasmo che riesce a trasmettere padre Antonio Rungi con le sue accese omelie, rende la festa dell’Immacolata particolarmente sentita da tutto il popolo di Dio. La presenza a Carinola di una chiesa in fase di ultimazione dedicata all’Annunziata, ma in realtà dell’Immacolata, la presenza della Congrega dell’Immacolata e delle Suore dell’Immacolata di Genova, fondate da Sant’Agostino Roscelli, rende più viva questa esperienza di fede che parte da lontano, subito dopo la proclamazione ufficiale del dogma dell’Immacolata a firma del Beato Pio IX, Papa, nel 1854. La storia e gli avvenimenti più importanti di Carinola negli ultimi 160 anni sono contrassegnati dalla presenza operosa nella Madonna Immacolata nella vita dei singoli fedeli e dell’intera comunità carinolese. La Madonna Immacolata per ogni carinolese, vicino o lontano, è il punto di riferimento della propria devozione e dello speciale culto che nutrono verso la Madre del Salvatore da generazione in generazione.