Archivi Mensili: novembre 2012

Una speciale preghiera per tutti i lavoratori e i disoccupati

Foto0704.jpgHo composto una speciale preghiera per tutti i lavoratori italiani e specialmente per quelli dell’Ilva e di altri stabilimenti in crisi, che rischiano la chiusura o stanno licenziando, affinché questa orazione venga recitata nelle chiese parrocchiali in questi giorni di grande difficoltà nel nostro paese. In questa orazione composta per questo difficile momento di crisi lavorativa in Italia e nel mondo, ci rivolgiamo a Dio con la fede, perché possa donare la serenità lavorativa a tutti e vi invito a farlo anche a voi lavoratori, a voi familiari e a voi tutti i fedeli, soprattutto in vista della novena in onore della Madonna Immacolata che inizia in tutte le chiese cattoliche domani 29 novembre. Ecco il testo della sentita orazione:

PREGHIERA DEL DISOCCUPATO 

O Dio che sei Padre di tutti ed ami tutti i tuoi figli, 

con la stessa intensità di amore e di misericordia, 

non permettere che nessun lavoratore italiano viva 

in perenne tormento per la perdita del lavoro, 

ma fa che possa conservare o ritrovare il lavoro perduto 

o accedere per la prima volta ad un impiego certo e duraturo. 


Illumina quanti guidano le sorti del mercato del lavoro
 

perché facciano interventi politici ed amministrativi 

in grado di assicurare a tutti un lavoro onesto e ben retribuito. 


Fa che tutti gli uomini di governo
 

possano avere a cuore principalmente 

il problema del lavoro e facciano leggi capaci 

di ampliare gli spazi occupazionali, 

soprattutto per i giovani, i padri e le madri di famiglia 

che devono pensare alle tante esigenze dei loro figli. 


Signore Gesù tu che hai lavorato fin da bambino
 

vicino al tuo padre putativo, San Giuseppe, 

sotto lo sguardo vigile della tua Madre Maria, 

fa che in tutte le famiglie dell’Italia e del Mondo 

non venga mai a mancare il cibo quotidiano 

frutto del lavoro umano e della tua generosità. 


Non permettere che in questo tempo 
 

di profonda crisi economica mondiale 

altre persone soffrano per la perdita del posto di lavoro, 

ma pur nella consapevolezza di qualche rinuncia e sacrificio 

possano legittimamente aspirare ad una sicurezza economica e sociale. 


La Madonna, donna coraggiosa e laboriosa,
 

protegga tutti i lavoratori degli stabilimenti italiani e stranieri 

che producono beni di ogni genere. 


Lei Madre di tutti i lavoratori onesti e coraggiosi
 

guidi dal cielo l’operato di milioni di persone 

che ogni giorno lavorano e sperano per un mondo migliore 

in cui regnerà stabile la giustizia sociale  

e la fraternità universale. Amen

Padre Antonio Rungi

Mondragone (Ce). Alla Stella Maris ritiri spirituali per religiose e laici nell’anno della fede

sacramento.jpgSi svolgerà giovedì, 29 novembre 2012, per l’intera giornata, il primo ritiro spirituale per religiose e laici sul tema della fede, nell’anno dedicato alla fede. Il ritiro si svolgerà presso la struttura delle Suore di Gesù Redentore della Stella Maris di Mondragone ed inizierà alle ore 9.00 con l’accoglienza dei numerosi partecipanti, diversi dei quali provenienti da vari comuni e realtà ecclesiali della Regione Campania. Tematica dell’incontro è “La fede, un dono da tasmettere”. La prima meditazione sul tema dell’incontro è prevista alle ore 10,00 dopo la celebrazione delle Lodi mattutine, alle ore 9,30. Sarà padre Antonio Rungi, passionista, a parlare della modalità della trasmissione della fede nella cultura odierna e nel sistema di relazioni umane ed ecclesiali di oggi. A seguire un’ora di adorazione eucaristica per chiedere al Signore il potenziamento della fede. Nel frattempo i partecipanti potranno accostarsi al sacramento della confessione anche al fine di ottenere le indulgenze plenarie previste, alle solite condizioni, in questo anno della fede. A mezzogiorno la celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio, dalle 14 alle 15 è previsto nel programma della giornata di spiritualità un’ora di passeggio solitario e di silenzio totale, nella struttura dell’Istituto o lungo la spiaggia, dal momento che la Stella Maris è situata a pochi metri dal mare. Alle ore 15,00 il santo rosario e la celebrazione del Vespro. Alle 16.00 la seconda meditazione della giornata, dettata dalla guida spirituale, padre Rungi, sulla fede nella serva di Madre Victorine Le Dieu, fondatrice delle Suore di Gesù Redentore. Alle 17.00 la condivsione in aula dell’esperienza della giornata di spiritualità e la conclusione con la preghiera finale, con la recita del Credo. Il cammino spirituale nell’anno della fede che le Suore della Stella Maris di Mondragone intendono svolgere è in sintonia con il cammino della chiesa universale e con la chiesa locale, la diocesi di Sessa Aurunca, che sotto la guida del suo pastore, monsignor Antonio Napoletano, in questo anno della fede appena iniziato e avviato con la solenne celebrazione d’apertura dell’11 ottobre scorso nella cattedrale di Sessa Aurunca, sta sviluppando un’attento esame di tutti i documenti del Concilio Vaticano II e sul Catechismo della Chiesa cattolica, proprio per riscoprire il dono meraviglioso della fede, in una deserteficazione spirituale di cui ha parlato il Papa, Benedetto XVI, in questi giorni iniziali dell’anno della fede. I prossimi incontri dei ritiri spirituali, dal mese di dicembre2012 fino a giugno 2013, riguarderanno i vari aspetti della virtù teologale della fede, raccordata al Mistero dell’Incarnazione, al mistero della Risurrezione, al mistero dell’Immacolata concezione di Maria, alla fede dei testimoni e santi dei nostri giorni. Un quadro complessivo di approfondimento dottrinale, biblico, teologico partendo dai documenti conciliari e dal catechismo della Chiesa cattolica.

Marcianise (Ce). Domani celebrazione della Virgo Fidelis

assunta.jpgE’ prassi da circa 10 anni che la festa della Madonna Virgo Fidelis,  protettrice delll’Arma dei Carabinieri, che ricorre il 21 novembre, in coincidenza con la festa della Presentazione al Tempio di Maria, venga celebrata in modo solenne a Marcianise, nella Chiesa di S.Maria Assunta dei Pagani. E’, infatti, una sacra opportunità spirituale per pregare insieme, fedeli, devoti della Madonna e sprattutto Carabinieri, ex-carabinieri, parenti e stimatori dell’Arma Benemerita. Anche quest’anno si rinnova il tradizionale incontro di preghiera con la confessione dei partecipanti al rito, la santa messa, animata dal coro parrocchiale e con le premiazioni varie a conclusione della celebrazione eucaristica che ha un momento di grande emozione con la preghiera del carabiniere e l’inno alla Virgo Fidelis. Il maresciallo, Davide Morrone, anche quest’anno ha chiamato in preghiera tutti i soci dell’associazione nazionale dei carabinieri della sezione di Marcianise, di cui è il coordinatore e presidente per vivere insieme questo momento di gioia e di festa. Alle 11.00 tutti nella Chiesa di S.Maria Assunta ai Pagani in Marcianiase, messa, come sempre a disposizione dal carissimo don Alfonso Marotta, parroco di questa dinamica comunità parrocchiale, da circa 50 anni, per le confessioni e alle 11,30 la solenne santa messa, officiata, anche quest’anno, da padre Antonio Rungi, missionario passionista ed assistente spirituale dell’associazione nazionale dei carabinieri di Marcianise, da oltre 10 anni. Come tutti gli anni padre Rungi detterà la riflessione sui testi biblici della domenica, che domani coincide con la solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo. Un motivo in più per rendere più solenne, soprattutto nell’intimo e nella propria coscienza, questo annuale appuntamento, al quale non manca quasi nessuno dei soci del gruppo. Tanti i motivi per lo stesso di ritrovarsi insieme, soprattutto per la preghiera. Infatti il gruppo da anni segue un cammino spirituale che quest’anno proseguirà avendo di vista la celebrazione dell’anno della fede. Due anni orsono il gruppo è stato in pellegrinaggio al Santuario Mariano di Lourdes, lo scorso anno, nel 2011, al Santuario Mariano di Fatima in Portogallo e di Santiago di Compostela in Spagna. Ogni anno il gruppo svolge il suo pellegrinaggio presso il santuario di San Pio da Pietrelcina (l’ultimo lo scorso 25 ottobre 2012) e in altri luoghi santi. Nel programma non sono mancati luoghi spirituali vicini ai Passionisti, come il pellegrinaggio al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, tenuto nel 2009 ed altri momenti belli, vissuti in occasione delle feste più importanti. In questo itinerario di fede e spiritualità, guidato da padre Rungi, non manca l’annuale appuntamento con il Precetto pasquale di tutti i membri dell’associazione, altro momento importante sentito da tutti i componenti. Ai fattori religiosi e spirituali si aggiungono quelli umani, culturali e di solidarietà. L’associazione, infatti, si fa carico anche delle necessità delle persone in difficoltà, specie delle vedove e degli orfani dei carabinieri, ma estendendo le loro iniziative umanitarie ad altre associazioni impegnate nel campo della difesa e protezione dell’infanzia abbandonata. Domani mattina alle 11,30 nella Chiesa di Maria Assunta dei Pagani in Marcianise la solenne celebrazione in onore della Madonna Virgo Fidelis e di Cristo Re dell’universo.

Carinola. Domani ritiro spirituale per tutte le religiosi della Diocesi di Sessa Aurunca

DSC05661.JPGAnno della fede e consacrazione al Signore. Con questo impegno di vita spirituale che accompagnerà il cammino dell’anno della fede, le religiose della Diocesi di Sessa Aurunca, domani, domenica 25 novembre  2012 effettueranno una seconda verifica personale e comunitaria, dopo quella del mese di ottobre,  partecipando alla giornata di ritiro spirituale, che si svolgerà presso la struttura delle Suore dell’Immacolata di Genova a Carinola. Giornata che sarà conclusa con la celebrazione eucaristica presieduta da sua eccellenza monsignor Antonio Napoletano, Ordinario religioso, alle ore 12.00. All’incontro mensile di formazione e di verifica saranno presenti le circa 80 suore che compognono le 16 comunità della diocesi di Sessa Aurunca, coordinate dall’Usmi diocesana e regionale e guidate pastoralmente dal vicario episcopale per la vita consacrata, don Paolo Marotta. Sarà padre Antonio Rungi, passionista a tenere la meditazione del mattino alle ore 9,30. Tema dell’incontro di formazione sono i documenti conciliari sulla vita consacrata e tutto il corpus dottrinale sulla vita religiosa come elaborato nei documenti del dopo-concilio. Speciale attenzione verrà data al Catechismo della Chiesa cattolica, oggetto di riflessione ed approfondimento della fede, come indicato dal Sommo Pontefiche, Benedetto XVI, nel motu proprio “Porta Fidei”. L’incontro di spiritualità e di formazione inizierà alle ore 9.00 e con la celebrazione delle Lodi ed a seguire la meditazionie dettata da padre Rungi, guida spirituale del gruppo delle religiose, durante l’anno pastorale 2012-2013. 

Per tutte le religiose, molte delle quali impegnate nell’insegnamento, nella cura degli infermi, nella pastorale familiare e dei giovani e con le varie categorie di persone il ritiro mensile è un’occasione per rileggere la loro scelta di vita in un contesto ecclesiale e umano diverso da 50 anni fa, quando fu celebrato il Concilio Vaticano II e dal quale nacque il Decreto Perfectae Caritatis sul rinnovamento della vita consacrata. Un tempo di verifica, ma anche di speranza e di riprogrammazione per guardare al futuro degli istituti femminili di vita consacrata nell’ottica della fede, base di partenza per ogni autentica e sentita scelta di totale consacrazione a Dio anche in Italia e nell’Occidente in crisi di vocazioni.

Frattamaggiore. Ritiro spirituale con le Ancelle del Sacro Cuore

225px-Beata_Caterina_Volpicelli.jpgANCELLE DEL SACRO CUORE DI CATERINA VOLPICELLI

FRATTAMAGGIORE 22 NOVEMBRE 2012

ESSERE COSCIENTE DELLA PROPRIA FEDE

L’ESEMPIO DI CATERINA VOLPICELLI

Perché un Anno della fede? La domanda non è retorica e merita una risposta, soprattutto dinanzi alla grande interesse che si sta sviluppando in tutta la chiesa dall’11 ottobre 2012, data di inizio dell’anno della fede, indetto dall’attuale pontefice.

 Benedetto XVI ha dato una prima motivazione quando ne ha annunciato l’indizione: «La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita. Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza». Questa è l’intenzione principale. Non far cadere nell’oblio il fatto che caratterizza la nostra vita: credere. Uscire dal deserto che porta con sé il mutismo di chi non ha nulla da dire, per restituire la gioia della fede e comunicarla in modo rinnovato.

Questo anno, quindi, si rivolge in primo luogo a tutta la Chiesa perché dinanzi alla drammatica crisi di fede che tocca molti cristiani sia capace di mostrare ancora una volta e con rinnovato entusiasmo il vero volto di Cristo che chiama alla sua sequela.

 È un anno per tutti noi, perché nel perenne cammino di fede sentiamo la necessità di rinvigorire il passo, divenuto a volte lento e stanco, e rendere la testimonianza più incisiva. Non possono sentirsi esclusi quanti hanno consapevolezza della propria debolezza, che spesso prende le forme della indifferenza e dell’agnosticismo, per ritrovare il senso perduto e per comprendere il valore di appartenere a una comunità, vero antidoto alla sterilità dell’individualismo dei nostri giorni.

In «Porta fidei», comunque, Benedetto XVI ha scritto che questa «porta della fede è sempre aperta». Ciò significa che nessuno può sentirsi escluso dall’essere positivamente provocato sul senso della vita e sulle grandi questioni che soprattutto ai nostri giorni colpiscono per la persistenza di una crisi complessa che aumenta gli interrogativi ed eclissa la speranza. Porsi la domanda sulla fede non equivale a estraniarsi dal mondo, piuttosto fa prendere coscienza della responsabilità che si ha nei confronti dell’umanità in questo frangente storico.

Un anno durante il quale la preghiera e la riflessione potranno più facilmente coniugarsi con l’intelligenza della fede di cui ognuno deve sentire l’urgenza e la necessità. Non può accadere, infatti, che i credenti abbiano ad eccellere nei diversi ambiti della scienza, per rendere più professionale il loro impegno lavorativo, e ritrovarsi con una debole e insufficiente conoscenza dei contenuti della fede. Uno squilibrio imperdonabile che non consente di crescere nell’identità personale e che impedisce di saper dare ragione della scelta compiuta.

 

CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA 

PARTE PRIMA LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE PRIMA «IO CREDO» – «NOI CREDIAMO»

CAPITOLO TERZO LA RISPOSTA DELL’UOMO A DIO

 

142 Con la sua rivelazione, « Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé». La risposta adeguata a questo invito è la fede.

 

143 Con la fede l’uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l’uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore. La Sacra Scrittura chiama « obbedienza della fede » questa risposta dell’uomo a Dio che rivela.

 

ARTICOLO 1 -IO CREDO

I. L’obbedienza della fede

144 Obbedire (« ob-audire ») nella fede è sottomettersi liberamente alla parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la verità stessa. Il modello di questa obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura è Abramo. La Vergine Maria ne è la realizzazione più perfetta.

 

Abramo – « padre di tutti i credenti »

145 La lettera agli Ebrei, nel solenne elogio della fede degli antenati, insiste particolarmente sulla fede di Abramo: « Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava » (Eb 11,8). 172 Per fede soggiornò come straniero e pellegrino nella Terra promessa. 173 Per fede Sara ricevette la possibilità di concepire il figlio della Promessa. Per fede, infine, Abramo offrì in sacrificio il suo unico figlio.

146 Abramo realizza così la definizione della fede data dalla lettera agli Ebrei: « La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono » (Eb 11,1). « Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia » (Rm 4,3). 175 « Forte in [questa] fede » (Rm 4,20), Abramo è diventato « padre di tutti quelli che credono » (Rm 4,11.18). 176

147 Di questa fede, l’Antico Testamento è ricco di testimonianze. La lettera agli Ebrei fa l’elogio della fede esemplare degli antichi che « ricevettero » per essa « una buona testimonianza » (Eb 11,2.39). Tuttavia « Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi »: la grazia di credere nel suo Figlio Gesù, « autore e perfezionatore della fede » (Eb 11,40; 12,2).

Maria – «Beata colei che ha creduto»

148 La Vergine Maria realizza nel modo più perfetto l’obbedienza della fede. Nella fede, Maria accolse l’annunzio e la promessa a lei portati dall’angelo Gabriele, credendo che « nulla è impossibile a Dio » (Lc 1,37), 177 e dando il proprio consenso: « Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1,38). Elisabetta la salutò così: « Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore » (Lc 1,45). Per questa fede tutte le generazioni la chiameranno beata.

149 Durante tutta la sua vita, e fino all’ultima prova, 179 quando Gesù, suo Figlio, morì sulla croce, la sua fede non ha mai vacillato. Maria non ha cessato di credere « nell’adempimento » della parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede.

 

II. «So a chi ho creduto» (2 Tm 1,12)

Credere in un solo Dio

150 La fede è innanzi tutto una adesione personale dell’uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato. In quanto adesione personale a Dio e assenso alla verità da lui rivelata, la fede cristiana differisce dalla fede in una persona umana. È bene e giusto affidarsi completamente a Dio e credere assolutamente a ciò che egli dice. Sarebbe vano e fallace riporre una simile fede in una creatura.

Credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio

151 Per il cristiano, credere in Dio è inseparabilmente credere in colui che egli ha mandato, il suo Figlio prediletto nel quale si è compiaciuto; 181 Dio ci ha detto di ascoltarlo. 182 Il Signore stesso dice ai suoi discepoli: « Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me » (Gv 14,1). Possiamo credere in Gesù Cristo perché egli stesso è Dio, il Verbo fatto carne: « Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato » (Gv 1,18). Poiché egli « ha visto il Padre » (Gv 6,46), è il solo a conoscerlo e a poterlo rivelare.

 

Credere nello Spirito Santo

152 Non si può credere in Gesù Cristo se non si ha parte al suo Spirito. È lo Spirito Santo che rivela agli uomini chi è Gesù. Infatti « nessuno può dire: “Gesù è Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo » (1 Cor 12,3). « Lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. […] Nessuno ha mai potuto conoscere i segreti di Dio se non lo Spirito di Dio » (1 Cor 2,10-11). Dio solo conosce pienamente Dio. Noi crediamo nello Spirito Santo perché è Dio.

La Chiesa non cessa di confessare la sua fede in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

III. Le caratteristiche della fede

La fede è una grazia

 

153 Quando san Pietro confessa che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Gesù gli dice: « Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli » (Mt 16,17). 184 La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da lui infusa. « Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia “a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità” ».

La fede è un atto umano

154 È impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all’intelligenza dell’uomo far credito a Dio e aderire alle verità da lui rivelate. Anche nelle relazioni umane non è contrario alla nostra dignità credere a ciò che altre persone ci dicono di sé e delle loro intenzioni, e far credito alle loro promesse (come, per esempio, quando un uomo e una donna si sposano), per entrare così in reciproca comunione. Conseguentemente, ancor meno è contrario alla nostra dignità « prestare, con la fede, la piena sottomissione della nostra intelligenza e della nostra volontà a Dio quando si rivela »  ed entrare in tal modo in intima comunione con lui.

155 Nella fede, l’intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina: « Credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam – Credere è un atto dell’intelletto che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il proprio consenso alla verità divina».

 

La fede e l’intelligenza

156 Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo « per l’autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare ».  « Nondimeno, perché l’ossequio della nostra fede fosse “conforme alla ragione”, Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua rivelazione ». 189 Così i miracoli di Cristo e dei santi,  le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità «sono segni certissimi della divina rivelazione, adatti ad ogni intelligenza»,  sono motivi di credibilità i quali mostrano che l’assenso della fede non è «affatto un cieco moto dello spirito».

157 La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può mentire. Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all’esperienza umana, ma « la certezza data dalla luce divina è più grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale ».  « Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio ».

158 « La fede cerca di comprendere »: 195 è caratteristico della fede che il credente desideri conoscere meglio colui nel quale ha posto la sua fede, e comprendere meglio ciò che egli ha rivelato; una conoscenza più penetrante richiederà a sua volta una fede più grande, sempre più ardente d’amore. La grazia della fede apre « gli occhi della mente » (Ef 1,18) per una intelligenza viva dei contenuti della Rivelazione, cioè dell’insieme del disegno di Dio e dei misteri della fede, dell’intima connessione che li lega tra loro e con Cristo, centro del mistero rivelato. Ora, « affinché l’intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo […] Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni ». Così, secondo il detto di sant’Agostino: « Credi per comprendere: comprendi per credere ».

159 Fede e scienza. « Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero ». « Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono ».

La libertà della fede

160 Perché la risposta di fede sia umana, « è elemento fondamentale […] che gli uomini devono volontariamente rispondere a Dio credendo; che perciò nessuno può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà. Infatti l’atto di fede è volontario per sua stessa natura». «Dio chiama certo gli uomini a servirlo in spirito e verità, per cui essi sono vincolati in coscienza, ma non coartati. […] Ciò è apparso in sommo grado in Cristo Gesù». Infatti, Cristo ha invitato alla fede e alla conversione, ma a ciò non ha affatto costretto. « Ha reso testimonianza alla verità, ma non ha voluto imporla con la forza a coloro che la respingevano. Il suo regno […] cresce in virtù dell’amore, con il quale Cristo, esaltato in croce, trae a sé gli uomini ».

La necessità della fede

161 Credere in Gesù Cristo e in colui che l’ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati. 203 «Poiché “senza la fede è impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11,6) e condividere la condizione di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non “persevererà in essa sino alla fine” (Mt 10,22; 24,13)».

La perseveranza nella fede

162 La fede è un dono che Dio fa all’uomo gratuitamente. Noi possiamo perdere questo dono inestimabile. San Paolo, a questo proposito, mette in guardia Timoteo: Combatti « la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l’hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede » (1 Tm 1,18-19). Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla;  essa deve operare «per mezzo della carità» (Gal 5,6), essere sostenuta dalla speranza  ed essere radicata nella fede della Chiesa.

La fede – inizio della vita eterna

163 La fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro pellegrinare quaggiù. Allora vedremo Dio « a faccia a faccia » (1 Cor 13,12), « così come egli è » (1 Gv 3,2). La fede, quindi, è già l’inizio della vita eterna: « Fin d’ora contempliamo come in uno specchio, quasi fossero già presenti, le realtà meravigliose che le promesse ci riservano e che, per la fede, attendiamo di godere ».

164 Ora, però, « camminiamo nella fede e non ancora in visione » (2 Cor 5,7), e conosciamo Dio « come in uno specchio, in maniera confusa…, in modo imperfetto » (1 Cor 13,12). La fede, luminosa a motivo di colui nel quale crede, sovente è vissuta nell’oscurità. La fede può essere messa alla prova. Il mondo nel quale viviamo pare spesso molto lontano da ciò di cui la fede ci dà la certezza; le esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e della morte sembrano contraddire la Buona Novella, possono far vacillare la fede e diventare per essa una tentazione.

165 Allora dobbiamo volgerci verso i testimoni della fede: Abramo, che credette, « sperando contro ogni speranza » (Rm 4,18); la Vergine Maria che, nel «cammino della fede»,  è giunta fino alla « notte della fede» partecipando alla sofferenza del suo Figlio e alla notte della sua tomba; e molti altri testimoni della fede: «Circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,1-2).

 

L’ESEMPIO DI CATERINA VOLPICELLI

Le diverse vicende umane e spirituali dei Santi (oggi ricordiamo Santa Cecilia, vergine e martire, protettrice della musica sacra)  stanno a mostrarci il rinnovamento profondo che nel cuore dell’uomo opera il mistero della Pasqua di Cristo; mistero fondamentale che orienta e guida tutta la storia della salvezza. Giustamente pertanto la Chiesa sempre, ed ancor più in questo anno della fede, ci invita a dirigere i nostri sguardi verso Cristo risorto, realmente presente nel Sacramento dell’Eucaristia.

Nella pagina evangelica sui discepoli di Emmaus (Lc 24,35-48), san Luca riferisce una delle apparizioni di Gesù risorto. Proprio all’inizio del brano, l’evangelista annota che i due discepoli di Emmaus, tornati in fretta a Gerusalemme, raccontarono agli Undici come lo avevano riconosciuto “nello spezzare il pane” (v. 35). E mentre essi stavano narrando la straordinaria esperienza del loro incontro con il Signore, Egli “in persona stette in mezzo a loro” (v. 36). A causa di questa sua improvvisa apparizione gli Apostoli restarono intimoriti e spaventati, al punto che Gesù, per rassicurarli e vincere ogni titubanza e dubbio, chiese loro di toccarlo – non era un fantasma, ma un uomo in carne ed ossa – e domandò poi qualcosa da mangiare. Ancora una volta, come era avvenuto per i due di Emmaus, è a tavola, mentre mangia con i suoi, che il Cristo risorto si manifesta ai discepoli, aiutandoli a comprendere le Scritture e a rileggere gli eventi della salvezza alla luce della Pasqua. “Bisogna che si compiano – egli dice – tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (v. 44). E li invita a guardare al futuro: “nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati” (v. 47).

 

Questa stessa esperienza, ogni comunità la rivive nella celebrazione eucaristica, specialmente in quella domenicale. L’Eucaristia, il luogo privilegiato in cui la Chiesa riconosce “l’autore della vita” (cfr At 3,15), è “la frazione del pane”, come viene chiamata negli Atti degli Apostoli. In essa, mediante la fede, entriamo in comunione con Cristo, che è “altare, vittima e sacerdote” (cfr Prefazio pasquale 5). Ci raduniamo intorno a Lui per far memoria delle sue parole e degli eventi contenuti nella Scrittura; riviviamo la sua passione, morte e risurrezione. Celebrando l’Eucaristia comunichiamo con Cristo, vittima di espiazione, e da Lui attingiamo perdono e vita. Cosa sarebbe la nostra vita di cristiani senza l’Eucaristia? L’Eucaristia è la perpetua e vivente eredità lasciataci dal Signore nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, che dobbiamo costantemente ripensare ed approfondire perché, come affermava il venerato Papa Paolo VI, possa “imprimere la sua inesauribile efficacia su tutti i giorni della nostra vita mortale” (Insegnamenti, V [1967], p. 779). Nutriti del Pane eucaristico, i santi hanno portato a compimento la loro missione di amore evangelico nei diversi campi, in cui hanno operato con i loro peculiari carismi…….

“Testimone dell’amore divino fu anche santa Caterina Volpicelli, che si sforzò di “ essere di Cristo, per portare a Cristo” quanti ebbe ad incontrare nella Napoli di fine Ottocento, in un tempo di crisi spirituale e sociale. Anche per lei il segreto fu l’Eucaristia. Alle sue prime collaboratrici raccomandava di coltivare una intensa vita spirituale nella preghiera e, soprattutto, il contatto vitale con Gesù eucaristico. E’ questa anche oggi la condizione per proseguire l’opera e la missione da lei iniziate e lasciate in eredità alle “Ancelle del Sacro Cuore”. Per essere autentiche educatrici della fede, desiderose di trasmettere alle nuove generazioni i valori della cultura cristiana, è indispensabile, come amava ripetere, liberare Dio dalle prigioni in cui lo hanno confinato gli uomini. Solo infatti nel Cuore di Cristo l’umanità può trovare la sua ‘stabile dimora”. Santa Caterina mostra alle sue figlie spirituali e a tutti noi, il cammino esigente di una conversione che cambi in radice il cuore, e si traduca in azioni coerenti con il Vangelo. E’ possibile così porre le basi per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà, superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta”….Lasciamoci attrarre dagli esempi dei santi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, perché anche la nostra esistenza diventi un cantico di lode a Dio, sulle orme di Gesù di Caterina e di Cecilia, adorato con fede nel mistero eucaristico e servito con generosità nel nostro prossimo (Omelia di Papa Benedetto XVI, 26 maggio 2009 per la canonizzazione di Caterina Volpicelli).

La XXXIII Domenica del tempo ordinario

Celebriamo oggi la XXXIII domenica del tempo ordinario. Come già ricordato domenica scorsa ci avviamo verso la conclusione dell’anno liturgico. Ovvio quindi che la parola di Dio di queste ultime settimane proponga una speciale attenzione sulle cose che verranno, sull’escatologia.
Il Vangelo di oggi ci porta nel cuore di quel mistero della fine dei tempi, di cui nessuno sa il momento, né come avverrà. Noi intanto siamo in attesa del più grande evento della nostra vita: lasciare questo mondo per incontrare il Signore. Lui solo sa quando giungerà la nostra ora e qualsiasi cosa che avverrà fino a quel momento sarà solo una preparazione immediata o remota. La nostra vita terrena si concluderà, noi passeremo sulla scena di questo mondo, lasciando le tracce, ci auguriamo, di un amore vero verso il Signore e di amore sincero verso ogni creatura. Le ragioni del cuore e dell’amore motivano quelle scelte fondamentali che ci portano a valorizzare la nostra esistenza nella prospettiva dell’eternità. Solo chi ha un cuore come quello di Cristo, solo chi si pone in sintonia con la parola eterna di Dio, può realizzare i grandi progetti della salvezza propria ed altrui. Il vangelo di oggi ci invita a dare peso alla parola del Signore, a non vanificare ogni suo insegnamento, ogni suo indirizzo di programma e di meta.
Certo leggendo questa pagina del Vangelo, ci viene l’angoscia e l’ansia di cosa possa succedere di talmente grave. Il linguaggio utilizzato rientra in quel genere apocalittico che non è solo del tempo di Gesù. Anche oggi c’è gente che pensa, parla e comunica in questi termini, quasi a sapere dire ore, giorno, mese ed anno in cui ci sarebbe la fine del mondo. I millenaristi di turno ci sono stati sempre e ci saranno. Ma il Vangelo è esplicito anche in merito: nessuno sa con certezza quando questo avverrà. Solo Dio conosce tutto. In ragione di questo non sapere la fine, ci impegna a vivere bene l’inizio e i successivi tempi di ogni cammino. Non sapendo vigiliamo e siamo attenti sempre, oppure potremmo assumere un comportamento inverso e sbagliato, quello che trattandosi di un ritorno che tarda a venire ognuno sì dà alla pazza gioia, nel godersi la vita in un modo disordinato e distorto. Ma il Signore ci ammonisce che Egli verrà quando meno ce lo aspettiamo. Questa venuta è certa, a lui spetta di stabilire il momento. Per ora per quanto tutto sembra indirizzarsi verso la fine, in realtà abbiamo la relativa certezza che questa fine non è imminente, ovvero non la percepiamo in questo modo.
Alla luce del brano del Vangelo comprendiamo anche meglio il testo della prima lettura che è strettamente correlato a questo brano. Daniele, il profeta delle visioni apocalittiche ci descrive, secondo le categorie dello spirito, ciò che avverrà alla fine. Come si evince dal testo, c’è una prospettiva positiva di quello che dovrà accadere alla fine dei giorni. Se quelli che hanno agito male devono temere per la sorte finale, quanti hanno agito per il bene, per la giustizia, risplenderanno come stelle nel firmamento dell’amore di Dio e della sua eternità. Una luce per sempre e piena di senso e di vera e perenne felicità. In questo cammino verso la felicità vera il nostro sguardo è chiamato a fissarsi nuovamente su Cristo Crocifisso, sul grande ed unico sacerdote delle anime nostre.
La lettera agli Ebrei ripropone anche in questa penultima domenica dell’anno liturgico la missione del sommo ed eterno sacerdote, che con il suo sacrificio in croce e con la sua risurrezione ha ridato all’umanità una speranza eterna. Una speranza carica di immortalità, visto che Lui, il Salvatore, si è assiso alla destra del Padre, aspettando che tutta l’umanità ci ricongiunga nelle braccia della sua infinita misericordia e del tenero suo amore. Una prospettiva davvero consolante, nonostante le sofferenze, le amarezze, i problemi, le croci che siamo chiamati a superare ogni giorno, non senza ostacoli e difficoltà di ogni genere.
E allora prendendo coscienza che davvero dove c’è il perdono, c’è la pace e la grazia, questo tempo che il Signore ha affidato alla custodia della nostra vita ed ha posto nelle nostre mani, sia valorizzato al meglio per raggiungere l’agognata meta del Paradiso. La fine del mondo ci sarà certamente, ma noi non sappiamo né quando, né come. Ciò che interessa sapere, è come prepararci a questa fine che per noi coincide con la morte corporale, in attesa poi della risurrezione finale.
Ogni anno liturgico portato a termine nella preghiera e nella lode al Signore è un tassello in più nel costruire giorno per giorno il grande mosaico della nostra salvezza eterna. Sia questa la nostra sincera ed umile preghiera al Signore: “O Dio, che vegli sulle sorti del tuo popolo, accresci in noi la fede che quanti dormono nella polvere si risveglieranno; donaci il tuo Spirito, perché operosi nella carità attendiamo ogni giorno la manifestazione gloriosa del tuo Figlio, che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno”.
Confidiamo perciò nelle parole del Signore che sono certe, vere e di sicura provenienza, che dicono ciò che devono dire e sono vie sicure per la felicità senza fine. Abbandoniamo invece la via della menzogna e della falsità, per ritrovare le ragioni più profonde di una fede e di una missione che passa attraverso l’accoglienza e la diffusione della Parola della parola, che è Cristo, sacerdote eterno e compassionevole.

Liturgia della parola di domenica 11 novembre 2012

60240_4516078071231_1340287594_n.jpgCelebriamo oggi la XXXII domenica del tempo ordinario e ci avviamo verso la conclusione dell’anno liturgico. La liturgia della parola di queste ultime settimane ha continui richiami all’eternità. Anche nella parola di Dio di questa domenica, soprattutto nella seconda lettura, focalizza la nostra attenzione sulla venuta del Signore, con esplicito riferimento alle ultime realtà, all’escatologia. Il testo completo del brano ci porta a confrontare la prima e la seconda venuta di Cristo tra gli uomini. La prima dice la relazione con la salvezza dell’umanità dal peccato; la seconda indica la prospettiva definitiva della stessa umanità nel giudizio universale. La certezza della salvezza eterna e della risurrezione finale spinge il credente ad una costante vigilanza sulla sua condotta e ad operare per il bene di se stesso e degli altri.

Sia la prima lettura che il vangelo di oggi, ci indicano la strada maestra della carità per raggiungere la salvezza eterna. Il profeta Elia viene aiutato dalla carità di una vedova.Nel testo del Vangelo di questa domenica troviamo un grande gesto di generosità compiuta da una vedova, che si toglie tutto quello che aveva per vivere per donarlo al tempio, segno della sua generosità verso Dio e i fratelli. Infatti, mentre tutti gettono il loro superfluo, lei offre l’essenziale, quello di cui non poteva fare a meno in quel momento. Lei è la più ricca e generosa di tutti, lei diviene l’esempio della solidarietà e della generosità che Cristo porta all’attenzione dei suoi discepoli, rispetto a chi, dona ciò di cui non ha bisogno. Quante persone anche ai nostri giorni non sono affatto generosi, non si privano di nulla per dare agli altri, ma conservano gelosamente ogni cosa per se stessi, pur stando nelle possibilità concrete ed economiche di farlo. Il loro cuore si è indurito, si è chiuso alla carità e all’amore e non è più capace di gesti di attenzione e di donazione. La vedova generosa che si spoglia di tutto quello che ha è un esempio di vita e santità basata sulla carità. La diaconia è un impegno che tutti i cristiani devono assumersi. Sovvenire alle necessità della chiesa soprattutto in quei luoghi e terre più bisognosi è un dovere morale e religioso per tutti i credenti.