Si è svolto ieri sera, 19 novembre 2008, dalle ore 16,30 alle 18.00 il secondo incontro del cenacolo di preghiera curato dalle Suore della Carità del Preziosismo Sangue, nella casa del Beato Tommaso Maria Fusco, loro fondatore, originario della stessa Pagani. E’ stato padre Antonio Rungi, teologo morale campano e missionario passionista di Mondragone a tenere l’incontro, amministrando il sacramento della confessione, celebrando l’eucaristia e tenendo l’omelia. Tema di riflessione è il “Regolamento di vita divota”, scritto da Don Tommaso nel 1867, a pochi anni della proclamazione del dogma dell’Immacolata, fatto dal Pio IX nel 1954 e dopo l’apparizione di Lourdes della Madonna a Bernardetta Soubirous, nel 1858. Un testo per religiosi e laici, nel quale vengono dettate le norme fondamentali per progredire nella via della santità in tutti gli stati di vita. ieri sera, padre Rungi si è soffermato sul secondo capito di quale Regolamento, partendo dalla parola di Dio della giornata di ieri. Egli ha messo in evidenza come tale capitolo possa definirsi il “Decalogo della carità del Beato Tommaso Fusco, in quanto nei dieci articoli che compongono il secondo capitolo vengono dettate precise regole di vita morale cristiana per concretizzare la virtù teologale e morale della carità. Padre Rungi si è soffermato su tutti i dieci punti del regolamento della vita devota, facendo accenno anche alla vita di carità e di preghiera che ci viene dalla Vergine Santa, che don Tommaso menziona sotto il titolo dell’Immacolata. Alla celebrazione di questa sera erano presenti le tre suore che compongono la piccola comunità del “Cenacolo”, guidata da Suor Mariella e circa 50 fedeli che ogni giorno, dal lunedì al venerdì si ritrovano insieme per pregare, davanti al santissimo sacramento esposto all’adorazione pubblica, per recitare i Vespri ed il Rosario; mente ogni mese (secondo o terzo mercoledì) si tiene la celebrazione eucaristica e la catechesi. Quest’anno sarà padre Antonio Rungi ad accompagnare il gruppo dei fedeli del Cenacolo di Preghiera sorto nella casa del Beato Tommaso Fusco e sostenuto dalla Suore della Carità del Preziosissimo Sangue da lui fondate. Il cenacolo si svolge nella cappella dedicata al Beato. Questa occupa alcune stanze della casa dove nacque e visse Don Tommaso M. Fusco (1831-1891). Il Cenacolo Tommaso Maria Fusco offre all’uomo assetato di pace, possibilità di riflessione e di preghiera. Dinanzi a Gesù Eucaristia, “Sacramento della divina Carità”, l’orante può immergersi nella contemplazione dell’Amore del Padre, ammirare la totale donazione del Figlio, chiedere allo Spirito d’Amore di diventare seminatore di Carità e di Pace. Il prossimo incontro è in programma per il terzo mercoledì di Dicembre, il 17 dicembre 2008, dalle ore 16,30 alle 18.00 durante la novena di preparazione al Natale. Sarà sempre padre Rungi a guidare i fedeli nella riflessione e a chiudere l’anno 2008 per i partecipanti al Cenacolo, in quanto durante il periodo natalizio si sospende la preghiera quotidiana comunitaria del pomeriggio, per riprendere dopo le feste natalizie.
Archivi Mensili: novembre 2008
Mondragone. Dai Passionisti la Festa della Virgo Fidelis
L’annuale festa della Madonna Virgo Fidelis del 21 novembre, protettrice dell’Arma dei Carabinieri, quest’anno, si svolgerà nella Chiesa dei Passionisti di Mondragone, relativamente alla Compagnia di Mondragone. La celebrazione eucaristica alla quale parteciperà buona parte dei Carabinieri della Compagnia di Mondragone (la rimanente parte assicurerà, come sempre, il servizio), è in programma alle ore 17,30, durante la messa di orario della comunità parrocchiale. A presiedere la santa messa sarà il superiore-parroco, padre Luigi Donati, mentre i religiosi della comunità passionista assicureranno il ministero della confessione e della riconciliazione. La scelta della Chiesa dei Passionisti per la celebrazione della festa della Virgo Fidelis è motivata dalla coincidenza, in pari data, della festa della Presentazione di Maria al Tempio, che i Passionisti ricordano con speciale celebrazione. I Carabinieri ritornano a celebrare la festa della loro Protettrice nella Chiesa dei Passionisti a distanza di vari anni. Per lunghi tempi, fino a quando erano presenti le Suore Stimmatine, la celebrazione si svolgeva presso la loro Chiesa, poi in altre chiese e parrocchie della città ed ora anche nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe Artigiano. Alla celebrazione la comunità parrocchiale si sta preparando per offrire una sentita e calorosa accoglienza ai Carabinieri della Compagnia di Mondragone che operano in un territorio con gravi problemi di ordine pubblico. La messa verrà animata dagli stessi Carabinieri, mentre la schola cantorum parrocchiale assicurerà i canti. La stessa festa della Madonna Virgo Fidelis verrà celebrata domenica prossima nella Chiesa di Maria SS.Assunta dei Pagani in Marcianise (Ce), di cui è parroco don Alfonso Marotta,con la celebrazione eucaristica delle ore 11.00, presieduta da padre Antonio Rungi, ex-superiore provinciale dei Passionisti di Napoli. Anche qui la celebrazione è molto sentita e partecipata, sia dai Carabinieri in servizio e sia dagli ex-Carabinieri che con i loro familiari si sono costituiti in una Associazione, composta da vari membri e presieduta dal Maresciallo in pensione Davide Morrone. Anche qui la comunità parrocchiale accoglie ogni anno in questa circostanza i Carabinieri che festeggiano la Protettrice, con una solenne celebrazione eucaristica animata dagli stessi militari e dalla Corale parrocchiale. Il titolo “Virgo Fidelis” che esprime in tutto significato della vita di Maria e della Sua missione di Madre e di Corredentrice del genere umano affidataLe da Dio, non ha mai avuto una risonanza universale e un culto particolare nella chiesa. Nella liturgia infatti non esiste una speciale festa. Il merito maggiore della diffusione e dell’affermazione del culto alla “Vergine Fedele” è della “Benemerita e Fedelissima” Arma dei Carabinieri d’Italia. Nell’Arma il culto alla “Virgo Fidelis” iniziò subito dopo l’ultimo conflitto mondiale per iniziativa di S.E. Mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, Ordinario Militare d’Italia, e di P. Apolloni S.J., Cappellano Militare Capo. Lo stesso Comandante Generale prese a cuore l’iniziativa e bandì un concorso artistico per un’opera che raffigurasse la Vergine, Patrona dei Carabinieri. Lo scultore architetto Giuliano Leonardi rappresentò la Vergine in atteggiamento raccolto mentre, alla luce di una lampada legge in un libro le parole profetiche dell’Apocalisse: “Sii fedele sino alla morte” (Apoc.2,10). La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste Patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: “Nei secoli fedele”. L’8 dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza di S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber.
Mondragone (Ce). Salvate miracolosamente dalla Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu
Andranno domani, 20 novembre, a Roma, alla Casa generalizia delle Suore di Gesù Redentore, a Porta Nuova (Roma), per ringraziare personalmente la Serva di Dio, Madre Victorine Le Dieu, fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, che a Mondragone hanno una cara religiosa, La Stella Maris, per aver ottenuto sicuramente un miracolo, stando a quanto viene descritto dalle stesse protagoniste del fatto. A Roma, infatti, sono conservate le sacre spoglie della Serva di Dio, la cui causa per la beatificazione è in corso, presso la Congregazione per le Cause dei Santi. Si tratta di due giovane donne di Mondragone G.N. e E.C. che sono uscite illese da un disastroso incidente stradale, avvenuto il giorno 13 novembre 2008, verso le 10.00 del mattino sulla strada provinciale che porta da Mondragone alla Stazione ferroviaria, in una delle tante curve pericolose, rese più rischiose dal manto stradale bagnato per la pioggia abbondante. Il racconto della “grazia ricevuta” lo lasciamo al racconto delle protagoniste, così come è stato fissato in iscritto, il cui documento ufficiale verrà consegnata alla Madre Generale delle Suore di Gesù Redentore, nel pellegrinaggio di ringraziamento che svolgeranno domani, insieme alla madre superiora delle Suore di Gesù Redentore, Suor Maria Paola Leone ed alcuni familiari. “Ci chiamiamo G.N. e E.C. e vogliamo raccontarvi la nostra esperienza. Tutto inizia il giorno 12/11/2008, quando insieme ai genitori di E.C. ci recammo con un pullma organizzato da Suor Maria Paola Superiora delle Suore di Gesù Redentore, “Stella Maris” di Mondragone (Ce), all’Udienza del Santo Padre Benedetto XVI e successivamente siamo andati a visitare il Convento dove riposa Suor Victorine Le Dieu. Ritrovarsi in quel luogo di Pace è stato splendido. Abbiamo consumato il pasto, conosciuto la vita di Suor Victorine e visitato la sua tomba, e per concludere padre Antonio Rungi che ha guidato il pellegrinaggio ha presieduto la Santa Messa. Durante la messa, padre Rungi ha detto: “Speriamo che a Mondragone possa avvenire un miracolo per la beatificazione di Madre Victorine Le Dieu”. Terminata la S. Messa e aver salutato le Suore ci siamo incamminati verso casa. Noi quattro eravamo così sereni e appagati, che anche l’indomani mattina non facevamo altro che parlare di Suor Victorine Le Dieu. In contemporanea G.N. a casa raccontava alla mamma i momenti vissuti il giorno precedente e facendole vedere l’immagine riportata sul portachiavi di Suor Victorine Le Dieu. La mamma di G. N. prendendola tra le mani la bacia e dice “che Lei possa pregare Dio per Te”. Quella mattina pioveva a dirotto, ma la pioggia non ci ha fermate nel breve tratto che va da casa mia alla periferia del nostro Paese Mondragone (Ce). Durante il viaggio mentre parlavamo dell’Udienza del Papa a Roma e di Suor Victorine, in una curva maledetta, dove il manto stradale era più scivoloso, G.N., che era alla guida dell’auto (una Fiat Punto) ha perso il controllo della macchina e dopo vari testa ‑ coda, la macchina si è ribaltata in un terreno. In quel momento, per fortuna, non passava nessun’altra auto, né di fronte, né dietro a noi. In pochi secondi ci siamo ritrovate a testa in giù e piedi in su, ma con grande coraggio e tanto sangue freddo ci siamo sganciate dalla cintura di sicurezza, aperto la portiera e cercato di uscire fuori. Solo in quel momento sono arrivate delle persone e si sono fermate, incredule per quanto era accaduto, vedendo l’auto praticamente distrutta e noi illese. Ci hanno aiutate ad uscire fuori dell’abitacolo e non facevano altro che chiederci se stavamo bene. Ma noi stavamo benissimo, come ci hanno confermato i sanitari, una volta che, per maggiore sicurezza, con le nostre gambe ci siamo recate al Pronto Soccorso più vicino per i controlli del caso. Nessuna frattura, nessun danno, nessun problema alle nostre persone, ma solo cinque giorni di riposo per precauzione ed un collare protettivo per il tratto cervicale. Ricordiamo le prime parole uscite dalla bocca di G.N.: “Oggi quale Santo ricorre? Devo accendergli un cero, perché ci ha salvate”. In quel preciso istante G.N. tira fuori dalla borsa l’immagine di Suor Victorine Le Dieu e dice: “E’ Lei che ci ha salvato”. E’ stato a quel punto che abbiamo capito che eravamo sotto la sua ala protettrice e che dovevamo fare di tutto per rendere noto l’accaduto e la grazia ricevuta. Poteva succedere qualcosa di veramente grave e irrimediabile. Grazie all’aiuto di suor Maria Paola Leone e padre Antonio Rungi, che ci hanno ascoltate e indirizzate, vogliamo rendere nota questa esperienza di fede e soprattutto la nostra riconoscenza al Signore, attraverso la Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu”.
Il magistero della Chiesa cattolica dà un preciso insegnamento sulla fine della vita
“Sulla fine della vita l’insegnamento dottrinale e morale della Chiesa è esplicito e i suoi vari aspetti vengono adeguatamente considerati nel testo ufficiale del Catechismo”, è quanto afferma padre Antonio Rungi, teologo morale campano. “Ogni riflessione e considerazione in merito a questo delicato argomento va inquadrato come credenti cattolici in questo insegnamento. Il Catechismo, infatti, parla della fine della propria vita, dell’accanimento terapeutico e di altre delicate questioni all’ordine del giorno, quale il tema dell’eutanasia e del testamento biologico. Suggerisco a quanti hanno a cuore di essere in linea con il magistero della Chiesa di leggere e meditare sui seguenti articoli del Catechismo: “Coloro la cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare. Le persone ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano condurre un’esistenza per quanto possibile normale (CCC, 2226). Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile (CCC, 2227).Così un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L’errore di giudizio nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest’atto omicida, sempre da condannare e da escludere. L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’“accanimento terapeutico”. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente (CCC 2228). Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate (2229)”. In questo quadro di riferimento dottrinale è possibile avviare una riflessione e indicare più precisamente una strada da percorre in casi particolari. Certamente il contributo della scienza e della medicina -conclude padre Rungi- è indispensabile in questo caso, specie se è mosso da buone intenzioni e non da pregiudizi verso questa o quell’altra soluzione. Scienza, medicina e fede possono camminare insieme e dare un contributo importante per portare chiarezza in tali questioni molto delicate e non risolvibili facilmente da un punto di vista medico ed etico”.
Marcianise (Ce). Una sottoscrizione per Anastasia Guerriero, ricercatrice di fama internazionale
E’ attiva sul sito www.firmiamo.it/anastasiaguerriero la sottoscrizione on-line per far intitolare l’Ospedale di Marcianise (Ce) alla dott. Anastasia Guerriero, ricercatrice di fama internazionale nel campo medico. Di lei tracciamo una breve scheda biografica al fine di farla conoscere per quello che ha fatto per il progresso scientifico nel campo della medicina, ma anche per far sostenere l’iniziativa della titolazione dell’ospedale di Marcianise. Alla dottoressa la rivista Presenza Missionaria Passionista di novembre-dicembre 2008 le ha dedicato una pagina speciale, a firma di padre Pierluigi Mirra, il cui testo completo riportiamo qui di seguito. “Quante domande ci facciamo, quando qualcuno che ci cammina accanto, quasi all’improvviso, ci lascia e si imbarca con Dio, abbandonando la riva del tempo per approdare a quella dell’eternità. Nascono spesso dentro di noi sentimenti di angoscia, di sgomento e di profonda solitudine. Però quando la fede ci dice che a condurre il viaggio è Dio, ecco che nel nostro cuore nascono sentimenti di speranza e di fondata certezza che è iniziata per colui o colei che è partita una vita beata. Ed è in questa ottica che vogliamo leggere la dipartita dal tempo della nostra cara Anastasia, la dottoressa Guerriero, all’età di 57 anni. In un messaggio, tra i tanti arrivati, ho letto: “Solo adesso abbiamo saputo dell’esistenza di questa donna straordinaria!..”. Straordinaria perché?.. La risposta è contenuta in altro messaggio: “Straordinaria non solo per la scienza, ma anche per la sua dolcezza che incantava chi le stava accanto, e per i suoi altissimi valori umani, donna unica, persona che si porta nel cuore per tutto la vita. La immagino negli spazi celesti, dove Nostro Signore le ha certo destinato un posto speciale per la sua bontà e per ciò che su questa terra ha rappresentato!. “Chi scrive non ha conosciuto direttamente Anastasia, ma ha appreso di lei attraverso le parole e l’amore dello zio passionista, P. Giulio Mezzacapo che gli narrava di lei, della sua umanità, delle sue ricerche scientifiche, della sua carriera, e, ultimamente, della sua malattia. E, guardando la foto scelta per il “ricordino”, io non posso non condividere le parole dello zio, e dire che nel suo volto si legge una grande serenità, una pace interiore, e nei suoi occhi uno scrutare con rispetto e amore il cuore di chi l’avvicinava. Anastasia è stata davvero una protagonista della propria vita, ritrovandosi, alla fine della vita, “madre” del piccolo Kevin, che ha soltanto assaggiato l’amore di quel cuore grande di donna. Giovanissima, laureata in medicina, il suo amore per i bambini la porta a specializzarsi in pediatria. Approdata poi al Gemelli, si specializza in ematologia e in oncologia. Già professionista affermata, la notizia della sua professionalità arriva oltre i confini italiani, e le piovano proposte di lavoro dalla Germania e dall’America. Opta per l’ospedale pediatrico di Filadelfia, poi passa ricercatrice dell’Università di Atalanta, sempre negli USA e poi all’Università di Pennsylvania. Alcune sue pubblicazioni sull’oncologia pediatrica mettono in luce le sue grandi capacità, e arriva la proposta da parte di una multinazionale che la nomina responsabile dei centri di ricerca oncologica. Il suo è uno spessore scientifico di talento, tanto che le autorità degli USA le conferiscono la cittadinanza onoraria. Ma il male che lei cercava in tutti i modi di combattere, sembra essersi vendicato proprio su di lei. E così, a 57 anni, la cara Anastasia ha dovuto porre fine alla sua ricerca, anche se siamo certi che il suo lavoro fatto con tanta passione rimarrà eredità di coloro che vorranno continuare il suo cammino.
La dottoressa Guerriero è stata ancora una donna che ha saputo coniugare insieme scienza e fede! La sua religiosità “semplice e profonda, alieno da ogni forma di esibizionismo” animava il suo lavoro e la rendeva “samaritana di speranza” nell’offrire a larghe mani la sua disponibilità professionale, cercando di vincere con la forza dell’amore le sfide della sofferenza umana. E la sua sofferenza?…. Ella l’ha vissuta con dignità, come si addice a donne forti come lei, sentendo forse l’unica preoccupazione per il piccolo Kevin, da lei adottato da qualche anno, e a cui voleva dare tutto il suo amore di “madre!”.
Mi piace chiudere con alcune parole poste sul “ricordino”, parole messe in bocca ad Anastasia, arrivata all’altra riva: “Prega, sorridi, pensami….Ritroverai il mio cuore e ne ritroverai la tenerezza purificata. Rassicurati, va tutto bene!.. Asciuga le tue lacrime e non piangere se mi ami; il tuo sorriso è la mia pace.
Carissima dottoressa Guerriero, Dio ti accolga tra i suoi santi, tra i samaritani che, nel tempo, si sono chinati sulle ferite umane…. E, da lassù, il tuo sorriso, ci sia di conforto!
P.Rungi. Il decalogo del saggio e prudente autista di oggi
1) Nella guida sii attento e vigilante, evitando di utilizzare strumentazione di ogni tipo, quale cellulare, dvd, tom-tom, tv ed altro che ti deconcentrano dalla guida e dalla responsabilità che hai verso te stesso e verso gli altri.
2) Non far uso di alcuna sostanza o bevanda che possa alterare il tuo normale stato fisico e psichico, per dare sicurezza a te e agli altri nei tuoi viaggi.
3) Evita ogni tentazione di andare veloce su strade principali e secondarie, perchè le cause frequenti di incidenti con morti e feriti gravi sono da attribuire proprio l’alta velocità.
4) Osserva il codice della strada nei minimi particolari, soprattutto nei centri abitati o nelle zone di maggiore traffico.
5) Proteggi i bambini e i passeggeri che sono sul tuo autoveicolo con tutti i sistemi di sicurezza della tecnologia moderna. Investire in sicurezza premia sempre.
6) Non metterti in viaggio se sei stanco, nervoso ed agitato o sottopressione per motivi di stress di ogni genere o se c’è l’urgenza di arrivare nei luoghi dove devi andare.
7) Scegli di viaggiare in condizioni meteorologiche più adatte, soprattutto se si tratta di lunghi e faticanti viaggi.
8) Non gareggiare con altri sulle strade, soprattutto se hai macchine ed auto potenti, pensando che ti trovi su un circuito automobilistico e puoi correre senza rispettare regole.
9) Non rispondere a provocazioni mentre sei sulla strada e guida la tua auto con tranquillità e serenità, non dando importanza agli esibizionisti della strada.
10) In caso di incidente fermati subito e soccorri quanti hanno bisogno di aiuto. Non essere vigliacco, soprattutto se sei stato tu a causare il danno.
«A queste regole civili aggiungerei– afferma padre Rungi-
anche un costante pensiero rivolto a Dio con la preghiera per chi crede e farei dei miei viaggi un tempo di preghiera e di serena riflessione sulla parola di Dio, soprattutto se in macchina ci sono viaggiatori che credono e pregano.Ogni viaggio per me
-conclude il teologo- dovrebbe essere un breve o lungo pellegrinaggio, anche quando si va a fare compere e spese per le proprie ed altrui necessità nella vita ordinaria e quotidiana».Mondragone (Ce). Ottantottesimo compleanno di padre Sebastiano Cerrone
Ha festeggiato oggi, domenica 16 novembre 2008, il suo 88° compleanno. Si tratta di padre Sebastiano Cerrone, religioso della comunità passionista di Mondragone. A festeggiarlo in semplicità sono stati i suoi confratelli della comunità passionista di Mondragone (PP.Luigi Donati, Antonio Rungi e Giuseppe Polselli), amici, conoscenti e parrocchiani della Parrocchia San Giuseppe Artigiano di Mondragone, che hanno saputo della fausta ricorrenza durante le celebrazioni delle messe festive di oggi. Figlio della terra sannita e proveniente da una famiglia di longevi (la madre morì all’età di 99 anni ed una zia a 103), padre Sebastiano della Vergine di Pompei, al secolo Flavio Cerrone, è nato il 16 novembre 1920 a Santa Croce del Sannio (Bn), nell’arcidiocesi di Benevento, dal papà Leandro e dalla mamma Maria Grazia Varrone. Tra i passionisti ha professato il 4 dicembre 1936, a Paliano (Fr), 72 anni fa, ed è stato ordinato sacerdote, a Napoli, dal Cardinale Alessio Ascalesi, il 19 giugno 1943, 65 anni fa. Nella Provincia religiosa dell’Addolorata (Lazio Sud e Campania) ha ricoperto vari uffici, fino a svolgere quello di Superiore provinciale negli anni 1959-1968. Concluso il mandato fu inviato nella comunità di Mondragone con l’ufficio di Superiore locale. Da allora, 40 anni fa, risiede stabilmente nella comunità passionista di Mondragone, ove ha svolto l’ufficio di parroco, vicario e vicario parrocchiale. Con l’avanzare dell’età padre Sebastiano ha ridotto di molto l’attività apostolica, ma assicura quotidianamente la messa, feriale e festiva, delle ore 7,30 nella Chiesa dei Passionisti; ma soprattutto svolge il ministero di confessore per laici, religiosi e sacerdoti. Attualmente è il decano di tutti gli ex-Superiori provinciali della Provincia dell’Addolorata, che sono PP.Pancrazio Scanzano, Valente Schiavone, Stanislao Renzi, Ludovico Izzo, Giovanni Cipriani, Antonio Rungi (eletti nei rispettivi capitoli provinciali) e i PP.Leone Russo e Giuseppe Comparelli subentrati, nel corso del quadriennio, ai rispettivi provinciali del tempo (P.Armando Ciciarelli e P.Stanislao Renzi). Da tutti noi gli auguri di una lunga vita, molto al di là del traguardo dei cento anni, soliti ad augurarsi ad ogni persona, soprattutto se giovane.
P.Rungi. Il decalogo della donna perfetta
“Una donna perfetta secondo gli insegnamenti della Bibbia è possibile incontrarla nella vita quotidiana”, è quanto ha detto padre Antonio Rungi, teologo morale campano, commentando il brano del libro dei Proverbi della parola di Dio di questa domenica 16 novembre, che è dedicato alla donna perfetta, celebrando la santa messa festiva delle ore 8,30 nella Chiesa delle Suore di Gesù Redentore in Mondragone. Alla presenza di diverse ragazze, giovani, mamme di famiglia, nonne e suore, che partecipavano alla messa, padre Rungi ha sottolineato durante l’omelia “l’importanza della testimonianza di vita cristiana e umana che possono e devono dare le donne soprattutto oggi, in un mondo smarrito nei valori e nei sentimenti più veri, senza, tuttavia –ha detto il teologo- escludere la testimonianza degli uomini che al pari delle donne devono cercare la perfezione nei comportamenti umani, interpersonali e religiosi”. Da qui uno speciale decalogo della donna perfetta che padre Rungi ha presentato ai fedeli partecipanti alla celebrazione della messa. Decalogo e che attinge le regole fondamentali dal Libro dei Proverbi.
1. Una donna perfetta è una donna forte spiritualmente, che non crolla davanti a qualsiasi difficoltà o tragico avvenimento.
2. Una donna perfetta è una ricchezza per tutti, specialmente per la propria famiglia e, se sposata, per il proprio marito.
3. Una donna peretta far crescere umanamente, socialmente ed economicamente la propria famiglia; non porta danno all’economia della casa, ma è attenta ed oculata nelle spese e nel soddisfare le proprie ed altrui necessità.
4. Una donna perfetta porta felicità e non dispiacere nella propria casa e diventa motivo di santa gioia quotidiana.
5 Una donna perfetta non vive sulle spalle ed i sacrifici dei propri cari, ma si guadagna onestamente il cibo quotidiano.
6. Una donna perfetta lavora anche per il bene di tutto il nucleo familiare, contribuendo con il proprio lavoro professionale o casalingo al bene della comunità familiare.
7. Una donna perfetta apre le sue palme al misero, vivendo concretamente la generosità, quale manifestazione fondamentale della carità.
8. Una donna perfetta stende la mano al povero, venendo incontro alle necessità di chi non ha nulla ed è emarginato dalla società, facendo il bene senza strombazzarlo ai quattro venti.
9. Una donna perfetta cura la bellezza del cuore e della mente, ben sapendo che è fugace la bellezza esterna.
10. Una donna perfetta vive nell’amore e nel timore Dio, alimentando nella preghiera il rapporto con il Cielo e rispettando ogni regola morale, che le deriva dalla sua fede religiosa.
“In un mondo come il nostro, ove in varie parti del mondo alle donne è proibito ogni cosa, anche l’istruzione penso- ha concluso padre Rungi- che è un dovere di tutti sostenere il vero cammino di liberazione della donna, che passa attraverso il recupero di alcuni fondamentali valori, come il diritto alla vita, alla cultura, alla famiglia, alla maternità, al lavoro ed al rispetto della sua peculiarità di donna, sposa e madre in molti casi”.
Far fruttificare i doni ricevuti da Dio
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
16 Novembre 2008
Far fruttificare i doni ricevuti da Dio
di padre Antonio Rungi
Celebriamo oggi la XXXIII Domenica del T.O., penultima dell’anno liturgico. La parola di Dio ci immerge nel tema dei novissimi e ci fa riflettere sulle ultime cose, sulla Parusia. E’ soprattutto san Paolo Apostolo a riportarci alla realtà della nostra vita e della nostra esistenza terrena, nell’attesa della venuta del Signore. Nel brano della seconda lettura tratto dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési ci parla esattamente del giorno del Signore, inteso come giudizio universale. E a tal proposito egli sottolinea: “Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri”. C’è nel brano un chiaro invito alla vigilanza nell’attesa di questo incontro con il Signore. Se il discorso della fine del mondo riguarderà altre persone ed altre generazioni, certamente l’invito è rivolto a noi per prepararci degnamente al passaggio all’eternità, che avviene con la nostra morte corporale. In questi giorni in cui si parla tanto della morte e si auspica la morte anticipata per Eluana Englaro, noi vogliamo pensare a questo ultimo atto della nostra vita in sintonia con quanto ci chiede di realizzare la parola di Dio, giorno dopo giorno, nella sobrietà e nella verità. La nostra vita di fede deve essre una vita attiva e dinamica, nel senso che non possiamo addormentarci sulla nostra condizione, a volte, non chiara espressione di autentica religiosità. C’è un rischio evidente di assuefraci alla normalità, senza trovare e ritrovare quegli stimoli interiori che ti spingono ad agire e che ti motivano verso conquiste superiori. Il Vangelo di oggi calza a proposito, proprio perché parla della fruttificazione dei doni e dei talenti ricevuti. Ad ognuno Dio ha dona qualcosa e forse più di qualcosa, non il minimo indispensabile, ma molto di più in tutti i campi, dalla salute, all’intelligenza, dalla spiritualità all’umanità. Talenti di ogni genere che rischiano di atrofizzarsi per immobilismo interiore e spirituale per paralisi più gravi della stessa paralisi fisica. Noi abbiamo il dovere di lavorare per la conquista del regno di Dio e per la diffusione del regno di Dio tra noi. La parabola dei talenti ci deve aiutare ad assumere un comportamento più responsabile riguardo alla fede da vivere e trasmettere non solo con la parola ma con l’esempio della vita. Non possiamo disattendere ai nostri molteplici compiti nell’ambito religioso e della vita cristiana. La nostra riposta è la coerenza e la fedeltà. Non si può predicare il vangelo, senza praticarlo, non possiamo giocare al risparmio e alla riduzione delle prestazioni in campo spirituale, limitando di fatto i tempi e le opportunità da dedicare alla vita interiore, ma anche alla carità operosa. Approfondiamo il brano del Vangelo, perché ci offre una ventaglio di grandi prospettive per bene operare. “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”». Il premio di Dio non può prescindere dal reale impegno in campo morale e personale per realizzare la propria vocazione alla vita cristiana e alla vita della grazia. Questo deve essere chiaro, soprattutto per chi pensa a vivere sull’eredità del passato, sul bene già fatto e benfatto dei tempi ormai andati della nostra esistenza terrena. Dobbiamo sempre essere vigili ed operativi per realizzare un grado maggiore di perfezione e di adesione alla volontà di Dio. Questo richiede fedeltà nei propri compiti e risposte sistematiche alla propria e personale chiamata alla santità. Se non facciamo questo e ci adagiamo su situazioni di inefficienza spirituale, rischiamo la condanna e il rifiuto da parte di Colui che è giusto giudice e non fa torto a nessuno, in quanto i suoi metri di giudizio e di valutazione vanno ben oltre il nostro modo di valutare e giudicare. Dio guarda il cuore, la generosità, l’impegno, la laboriosità. Non si può restare con le mani tra le mani, né oziare nel campo spirituale, ma è sempre necessario fare opera di avanzamento nel bene, senza contare sul patrimonio spirituale o di opere buone fatte in precedenza. Il talento va investito almeno in piccolo perché fruttifichi nel poco, anche se quel poco è il risultato di paura, indecisione, assenza di spinta a migliorarsi e a crescere in santità di vita. In questa prospettiva e seguendo la logica dell’attivismo anche in campo religioso ci risulta di grande efficacia quanto leggiamo nella prima lettura di oggi, il cui testo è tratto dal libro dei Proverbi, uno dei tanti libri sapienziali dell’Antico Testamento, ricco di motivi spirituali e morali. “Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città”. E’ evidente che il modello della donna forte e laboriosa, onesta e generosa, che cura la sua bellezza interiore è l’esempio di vita per quanti hanno a cuore le sorti della propria terrena ed eterna felicità. Di queste donne, ma anche uomini, ce ne sono tanti nel mondo, che effettivamente traducono in impegno di vita cristiana ciò che la Parola di Dio pone sul cammino della propria mente e dei propri sentimenti. La nostra preghiera sia quindi questa “O Padre, che affidi alle mani dell’uomo tutti i beni della creazione e della grazia, fa’ che la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza; rendici sempre operosi e vigilanti in attesa del tuo giorno, nella speranza di sentirci chiamare servi buoni e fedeli, e così entrare nella gioia del tuo regno. Amen.