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Informazione religiosa. Festa primo maggio

Mondragone (Ce). La festa di San Giuseppe Artigiano con il cuore rivolto ai terremotati.
 
Il fatto più 23042009.jpgsignificativo della Festa di San Giuseppe Artigiano in quest’anno 2009 è sicuramente la venuta nella Chiesa dei Passionisti il primo maggio del parroco di San Giuseppe Artigiano a L’Aquila con alcuni studenti universitari. La presenza del sacerdote e dei giovani studiosi vuole essere un segno tangibile della vicinanza della comunità passionista e parrocchiale al dramma dei fratelli dell’Abruzzo, che continuano a vivere dopo il disastroso sisma del 6 aprile scorso. In prospettiva anche un eventuale gemellaggio tra la Parrocchia di San Giuseppe Artigiano di Mondragone e quella de L’Aquila, chiesa a disposizione degli studenti insieme al parroco e aperta fino alle due di notte. Ora come tante altre chiese anche questa è rimasta chiusa a causa del terremoto. Di questa iniziativa singolare ne ha parlato il parroco di San Giuseppe Artigiano in Mondragone, padre Luigi Donati a conclusione della messa delle ore 9,30 celebrata da padre Antonio Rungi, oggi domenica 26 aprile. E sempre questa sera un altro significativo appuntamento di carattere religioso in vista della festa di San Giuseppe Artigiano, in programma il 30 aprile e 1 maggio. Nella chiesa parrocchiale, alle ore 18,30 si è svolta la giornata della famiglia con la celebrazione della santa messa, alla quale hanno partecipato le coppie di sposi della parrocchia. Durante la celebrazioni le coppie presenti hanno rinnovato le promesse matrimoniali e l famiglie con una speciale preghiera sono state affidate alla custodia di San Giuseppe. A conclusione della santa messa officiata dal parroco c’è stata l’accensione della lampad votiva a San Giuseppe Artigiano. E’ iniziata così la settimana in onore del patrono della parrocchia dei padri passionisti, la cui festa è stata celebrata per la prima volta all’esterno nel maggio 1986, quando era parroco padre Enrico Cerullo, superiore padre Emilio Vicini, di venerata memoria e Vice-superiore padre Antonio Rungi. Fu allora che venne realizzato il gruppo ligneo San Giuseppe Artigiano e Bambino, opera di artisti di Ortisei, donazione alla parrocchia di padre Sebastiano Cerrone, già parroco della comunità dagli anni negli anni 1971-1982. La settimana in onore del santo prseguirà domani, lunedì 27 aprile 2009 con un pomeriggio di incontro, di fraternità e di giochi per tutti i bambini e ragazzi della parrocchia. Nei giorni 27-29 aprile il triduo predicato da padre Mario Caccavale, passionista, con la riflessione durante la messa delle ore 18,30. Martedì 28 aprile, alle 20,30 incontro e dialogo sul tema del lavoro; mercoledì 29 aprile, alle ore 20,30 adorazione eucaristica animata dal novello diacono passionista, padre Aurelio Aparecido Miranda. Giovedì 30 aprile, alle ore 20.00 inizio della XVI Sagra delle Fave con Pecorino ed altro, animata da un gruppo musicale fino alle 24.00. Venerdì primo maggio, giornata di festa di grande intensità, con le varie messe in programma: ore 7,30; 9,30, 11.00 e 19.00. Alle ore 11.00 sarà il Vescovo diocesano, mons. Antonio Napoletano, a presiedere la solenne eucaristia, durante al quale 40 giovani della parrocchia riceveranno il sacramento della confermazione. Nel pomeriggio, con inizio alle ore 17.00 si svolgerà la processione della Statua di San Giuseppe per le principali vie della parrocchia che, come si sa, interessa la zona mare- nord di Mondragone, detta Domiziana del Garigliano, a partire dall’incrocio di Viale Margherita fino alla Fimarella ed oltre. Al rientro della processione la snta messa celebrata dall’attuale superiore provinciale dei passionisti, padre Salvatore Enzo Del Brocco, con la supplica conclusiva a San Giuseppe. Alle ore 20.00 , secondo giorno della Sagra delle Fave e Pecorino, con serata musicale e la conclusione dei festeggiamenti. La festa esterna si svolgerà nel giardino dei passionisti, parte integrante del convento iniziato nel 1955 e completato nella parte più consistente nel 1962. La struttura è stata per oltre un ventennio, dal 1962 al 1983, Convitto per minori in difficoltà familiare, economica e sociale; poi ha ospitato la scuola statale, dal 1983 al 2004, attualmente ospita il Centro Laila sempre per minori in disagio sociale. Nata per uno scopo sociale, la struttura ha mantenuto nel tempo la sua finalità originaria rispondendo così alle sfide del mondo di oggi, in sintonia con il carisma del fondatore dei Passionisti, san Paolo della Croce che verso i sofferenti, soprattutto bambini ebbe una speciale attenzione, vedendo in loro il volto di Gesù Crocifisso. I passionisti vi risiedono stabilmente dal 1958. Padre Sebastiano Cerrone vi risiede dal 1968 e svolge il ministero di confessore, e padre Antonio Rungi dal 1978, con l’interruzione di un quadriennio (2003-2007) avendo ricoperto in questo periodo l’ufficio di superiore provinciale nella comunità passionista di Napoli, che è vice-superiore, cappellano delle Suore, docente e missionario. Da soli due anni, dal settembre 2007 sono presenti in comunità, padre Luigi Donati (superiore-parroco) e padre Giuseppe Polselli (missionario).  I religiosi della comunità lavorano in vari campi della pastorale, da quella parrocchiale a quella del turismo, della predicazione e della scolastica. E’ una comunità impegnata apostolicamente su tutto il territorio casertano ed oltre, nello spirito di San Paolo della Croce e secondo le esigenze della Chiesa e del mondo contemporanei. La parrocchia fu istituita dal compianto vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Vittorio Maria Costantinidei Frati Conventuali e da allora ha sempre operata nella struttura messa a disposizione dai passionisti per tale scopo pastorale ed ecclesiale. Alla guida della parrocchia si sono susseguiti vari parroci che per esigenze di regole interne all’istituto cambiano periodicamente. La parrocchia si avvale del Consiglio pastorale che, nel caso specifico della Festa in onore del Patrono, si è attivato con uno specifico comitato, presieduto dal Parroco ed ha organizzato la Festa in onore di San Giuseppe. Festa che come è noto è stata sempre basata sull’essenzialità, la semplicità e improntata al risparmio, pur riuscendo sempre un momento di sano divertimento e di fraternità vera tra i parrocchiani e le migliaia di persone che ogni anno anche se per pochi minuti prendono parte alla festa, soprattutto alla sagra e alle serate musicali. Non noti e costosi artisti, ma cantanti accessibili, ma graditi soprattutto al pubblico dei giovani e degli adulti, quello che normalmente è interessato alla musica italiana e napoletana del passato e del presente.

Festa di San Biagio a Valle di Cervinara (Av)

25950G.jpgInizia domani, giovedì 16 aprile, il triduo di preparazione alla festa di San Biagio che si svolge ogni anno nella frazione Valle di Cervinara, nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria a Valle. Frazione e parrocchia di 600 abitanti del Comune di Cervinara, nella Diocesi di Benevento- Forania Valle Caudina. A tenere la predicazione per questa fausta ricorrenza, su invito del parroco don Nicola Fiore, è padre Antonio Rungi, misisonario passionista, teologo morale campano, ex-superiore provinciale dei passionisti della Campania e del Lazio Sud, originario della vicina Airola. Padre Rungi sarà a Valle di Cervinara dalle ore 18.00, alle 20.00, per le confessioni, la celebrazione della santa messa e l’omelia in preparazione alla festa del protettore della comunità parrocchiale. Domenica, poi, 19 aprile, domenica in Albis e della Divina Misericordia, la solenne celebrazione eucaristica delle ore 9,30 con il panegirico sul Santo. La devozione a San Biagio è di antica data in Cervinara e in tutta la Valle Caudina. Un eremo dedicato al grande santo, protettore dei mali della gola, sorge sul Monte Pizzuto, a testimonianza di un culto che attinge alla storia passata delle popolazioni locali. La festa liturgica che si celebra il 3 febbraio, a Valle viene svolta nella domenica in Albis, in quel clima di spirituale della pasqua che è segno di risurrezione e vita.Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana – in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti – Avellino – Benevento – e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell’atto risale il rito della “benedizione della gola”, compiuto con due candele incrociate o usando l’olio benedetto in onore di San Biagio, con l’orazione “Per intercessione di San Biagio il Signore ti liberi da ogni male di gola e da ogni altro male”. Olio che viene benedetto dal sacerdote nel giorno della festa del 3 febbraio e con il quale si unge la gola dei fedeli con la croce. Questa sana tradizione viene rispettata dagli anziani e dai giovani. Di fronte ai tanti mali fisici, a volte inguaribili, i devoti del santo si affidano a San Biagio perché li protegga. Su questi apsetti del culto in onore del martire con i vari risvolti spirituali e pastorali si incentrerà la predicazione del teologo Rungi, durante il suo ministero apostolico a Santa Maria a Valle di Cervinara. La Chiesa molto frequentata dalla piccola comunità cristiana è un punto di riferimento spirituale e sociale per la frazione Valle, guidata da anni, da non Nicola Fiore, sacerdote zelante e attento alle esigenze spirituali dei suoi parrocchiani-Cervinara_S_MariaDellaValle.jpg

La festa della santa famiglia

Festa della Santa Famiglia

28 Dicembre 2008

La madre di tutte le famiglie

di padre Antonio Rungi

A pochi giorni dalla solennità del Natale, oggi, prima dopo del tempo natalizio celebriamo la festa della santa famiglia di Nazaret, composta da tre straordinarie persone: Gesù, Giuseppe e Maria. E’ la famiglia di Dio fatto carne nel grembo verginale di Maria. La famiglia di Gesù, ma anche la famiglia delle famiglie, nel senso che è il modello perfetto di ogni famigli cristiana o comunque tale in ragione della scelta di una vita insieme che i coniugi intendono fare accedendo al matrimonio. In un tempo di profonda crisi di identità delle famiglie italiane, con separazioni, divorzi e convivenze di ogni genere, proporre all’attenzione delle nostre famiglie questa singolare, speciale ed unica famiglia nel vero senso del termine significa dare slancio all’azione missionaria ed apostolica oltre che pastorale proprio nel campo familiare, quello che più necessita di impegno costante e punti forza essenziali per recuperare la famiglia cristiana. La ricchezza della parola di di Dio di questa domenica post-natalizia ci aiuta ad entrare nel mistero della famiglia di Nazaret ed attingere da essa il necessario sostegno morale e spirituale per continuare ad andare avanti nelle nostre famiglie, segnate da tante sofferenze, difficoltà ed emergenze. Nella prima lettura tratta dal libro della Genesi viene narrata la nascita per certi versi miracolosi del figlio di Abramo, Isacco. Il testo sacro ci immette in questa singolare esperienza di paternità e maternità fatta da Abramo e Sara, che fu una straordinaria benedizione per loro. “In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito”. I figli sono doni di Dio ed è una gioia grande quando vengono al mondo ed allietano quelle famiglie nelle quali questi novelli fiori d’umanità vengono alla luce con la nascita. Capire che il figlio è un dono e non un diritto ed una pretesa da conseguire violando anche le leggi sacrosante della natura o dell’etica cristiana e familiare significa pregare perché il dono della maternità e della paternità non venga meno a nessuno. Invece, sappiano quanta sofferenza c’è in quelle coppie ove il figlio non è venuto. Il recente documento pontificio Dignitas personae ci apre nuovi orizzonti di riflessione e meditazione sul grande tema della dignità umana e della vita umana. In esso vengono affrontati i temi più attuale e scottanti del problema della procreazione assistita e di tante altre questioni attinenti alla vita di coppia, matrimoniale e familiare, alla difesa e promozione della vita umana dal concepimento al suo naturale termine. Anche la seconda lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei ritorna sulla figura di Abramo, presentato qui come l’uomo di fede per eccellenza. Tanto fu forte la sua fiducia in Dio che ebbe il dono della paternità in età avanzata per lui e per la sua moglie Sarà. “Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo”. La figura di Abramo è anche presentato come il padre nella fede per il popolo di Israele, tanto che i suoi figli spirituali nella fede fu una moltitudine immensa. La linea di trasmissione della fede di generazione in generazione ha avuto origine in Abramo ed è seguita in Isacco. A conferma che il dono della fede e l’accoglienza e la trasmissione di essa avviene all’interno di una famiglia naturale e on c’è da meravigliarsi che i propri genitori trasmettano ai figli la fede ricevuta. Anzi proprio questo retroterra e questa pregressa esperienza di fede aiuta ad accogliere con maggiore responsabilità quel dono che è rivolto a tutti, ma che richiede la risposta continua di ognuno. In ultimo il testo del Vangelo ci presenta un quadro familiare di grande effetto ed efficacia per la comprensione del mistero del Salvatore. Siamo al momento della presentazione del Signore al tempio ed aspettare questo grande e atteso evento è il vecchio Simeone che oggi occupa la scena principale del vangelo sulla sacra famiglia. “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. Il vecchio Simeone riconosce in Gesù il vero ed atteso salvatore ed è felice che il Signore gli ha permesso di vedere il giorno del Signore. E’ la persona della gratitudine, ma anche della profezia, del coraggio e dell’assenza di ogni paura soprattutto della morte che nel Bambino Gesù già vede la vittoria su di essa. Ora questo santo uomo di Dio che aveva atteso per anni la venuta del messia può lasciare felice la terra per incontrare per sempre il Signore nell’eternità. Nelle nostre famiglie si educhi al senso dell’eterno, alla prospettiva dell’immortalità e della bontà di Dio che si manifesta in noi in Gesù Cristo, Verbo incarnato del Padre, nel quale riponiamo ogni nostra attesa e speranza, soprattutto quella della salvaguardia della famiglia da ogni minaccia presente e futura. In questo difficile momento storico per la tenuta delle famiglie cristiane la santa famiglia di Nazaret  dia la forza e il coraggio per superare ogni difficoltà, affinché le famiglie camminino nel segno della gioia e della speranza cristiana. La nostra preghiera sia questa: “O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine”. Amen.

Mondragone (Ce). Festa della Virgo Fidelis

Carabineri.JPGIl tempo inclemente, la pioggia insistente, il vento non ha ostacolato la celebrazione della festa dei Carabinieri a Mondragone. Tredici Carabinieri della Compagnia di Mondragone, guidati dal Capitano, due Finanzieri della Tenenza di Mondragone, tre Vigili Urbani, una rappresentanza dell’Amministrazione Comunale di Mondragone, un centinaio di fedeli hanno partecipato alla messa per la festa della Madonna Virgo Fidelis che questa sera, dalle ore 17,30 alle 18,30 è stata celebrata nella Chiesa dei Padri Passionisti di Mondragone, la parrocchia San Giuseppe Artigiano. A presiedere il rito è stato il superiore-parroco, padre Luigi Donati, ad animare la liturgia con appositi canti, la schola cantorum parrocchiale. La liturgia della parola di Dio, la preghiera dei fedeli, l’offertorio sono stati a cura dei carabinieri presenti alla celebrazione e dai loro familiari. L’omelia del parroco è stata interamente incentrata sul significato del titolo della Virgo Fidelis, ripercorrendo le tappe di una devozione che è stata curata in modo particolare proprio dall’Arma Benemerita. La messa è stata conclusa con la preghiera del Carabiniere, recitata da un militare presente nella Chiesa di San Giuseppe e con il canto dell’Inno alla Virgo Fidelis. Poi i ringraziamenti del parroco a nome della Comunità passinista di Mondragone e della comunità parrocchiale di San Giuseppe Artigiano. “Abbiate le certezza che noi passionisti e noi comunità parrocchiale pregheremo sempre per voi, cari Carabinieri di Mondragone”.

Mondragone. Dai Passionisti la Festa della Virgo Fidelis

15072008(002).jpgL’annuale festa della Madonna Virgo Fidelis del 21 novembre, protettrice dell’Arma dei Carabinieri, quest’anno, si svolgerà nella Chiesa dei Passionisti di Mondragone, relativamente alla Compagnia di Mondragone. La celebrazione eucaristica alla quale parteciperà buona parte dei Carabinieri della Compagnia di Mondragone (la rimanente parte assicurerà, come sempre, il servizio), è in programma alle ore 17,30, durante la messa di orario della comunità parrocchiale. A presiedere la santa messa sarà il superiore-parroco, padre Luigi Donati, mentre i religiosi della comunità passionista assicureranno il ministero della confessione e della riconciliazione. La scelta della Chiesa dei Passionisti per la celebrazione della festa della Virgo Fidelis è motivata dalla coincidenza, in pari data, della festa della Presentazione di Maria al Tempio, che i Passionisti ricordano con speciale celebrazione. I Carabinieri ritornano a celebrare la festa della loro Protettrice nella Chiesa dei Passionisti a distanza di vari anni. Per lunghi tempi, fino a quando erano presenti le Suore Stimmatine, la celebrazione si svolgeva presso la loro Chiesa, poi in altre chiese e parrocchie della città ed ora anche nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe Artigiano. Alla celebrazione la comunità parrocchiale si sta preparando per offrire una sentita e calorosa accoglienza ai Carabinieri della Compagnia di Mondragone che operano in un territorio con gravi problemi di ordine pubblico. La messa verrà animata dagli stessi Carabinieri, mentre la schola cantorum parrocchiale assicurerà i canti. La stessa festa della Madonna Virgo Fidelis verrà celebrata domenica prossima nella Chiesa di Maria SS.Assunta dei Pagani in Marcianise (Ce), di cui è parroco don Alfonso Marotta,con la celebrazione eucaristica delle ore 11.00, presieduta da padre Antonio Rungi, ex-superiore provinciale dei Passionisti di Napoli. Anche qui la celebrazione è molto sentita e partecipata, sia dai Carabinieri in servizio e sia dagli ex-Carabinieri che con i loro familiari si sono costituiti in una Associazione, composta da vari membri e presieduta dal Maresciallo in pensione Davide Morrone. Anche qui la comunità parrocchiale accoglie ogni anno in questa circostanza i Carabinieri che festeggiano la Protettrice, con una solenne celebrazione eucaristica animata dagli stessi militari e dalla Corale parrocchiale. Il titolo “Virgo Fidelis” che esprime in tutto significato della vita di Maria e della Sua missione di Madre e di Corredentrice del genere umano affidataLe da Dio, non ha mai avuto una risonanza universale e un culto particolare nella chiesa. Nella liturgia infatti non esiste una speciale festa. Il merito maggiore della diffusione e dell’affermazione del culto alla “Vergine Fedele” è della “Benemerita e Fedelissima” Arma dei Carabinieri d’Italia. Nell’Arma il culto alla “Virgo Fidelis” iniziò subito dopo l’ultimo conflitto mondiale per iniziativa di S.E. Mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, Ordinario Militare d’Italia, e di P. Apolloni S.J., Cappellano Militare Capo. Lo stesso Comandante Generale prese a cuore l’iniziativa e bandì un concorso artistico per un’opera che raffigurasse la Vergine, Patrona dei Carabinieri. Lo scultore architetto Giuliano Leonardi rappresentò la Vergine in atteggiamento raccolto mentre, alla luce di una lampada legge in un libro le parole profetiche dell’Apocalisse: “Sii fedele sino alla morte” (Apoc.2,10). La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste Patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: “Nei secoli fedele”. L’8 dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza di S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber.

Sessa Aurunca si prepara alla Festa religiosa della Madonna del Popolo

Madonnadelpopolo.jpgDomenica, 16 novembre, sarà il vescovo diocesano, monsignor Antonio Napoletano, a presiedere le solenni celebrazioni in onore della Madonna Avvocata del Popolo, protettrice della città e della Diocesi di Sessa Aurunca. La prima solenne celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Napoletano, è in programma per le ore 5,30 di domenica; mentre sarà lo stesso Ordinario diocesano a chiudere con la giornata festiva con un’altra celebrazione eucaristica, sempre nella cattedrale di Sessa Aurunca, alle ore 18.00. Alla festa della Madonna del Popolo la comunità cristiana di Sessa Aurunca e dell’intera Diocesi si sta preparando, come tutti gli anni, con un solenne novenario, predicato dal passionista, padre Giuseppe Polselli e che ogni giorno, nella celebrazione eucaristica della sera, vede la partecipazione delle varie confraternite della città o di altre associazioni cattoliche. Tematica unificante della preparazione alla festa della Madonna del Popolo, è “Maria, Madre e Maestra del nostro vivere da cristiani, oggi”. Il predicatore ha scelto  le seguenti tematiche per le singole celebrazioni serali, presiedute dal Vescovo,  tratte dal messale in onore della Madonna: Alla scuola di Maria; Non hanno più vino; Donna del servizio (Diaconia); Donna della gioia; Donna, salda sotto la croce; Donna della pace; Donna della misericordia e del perdono; Donna che vive intensamente l’attimo presente; Donna, immagine e madre della Chiesa. La festa in onore della Madonna del Popolo è molto sentita e partecipata dai fedeli della città e del territorio. La devozione verso la Madre del Signore parte da molto lontano, anche se l’immagine della Madonna del Popolo può dirsi abbastanza recente. Partendo dall’opera di Mons. Giovanni M. Diamare, vescovo di Sessa dal 1888 al 1914, sulla storia della Diocesi sessana, grande appassionato e ardente devoto della Beata Vergine Maria, che riporta gli studi di altri studiosi, la pala (cm. 125X92), opera di un artista sconosciuto, sulla quale si trova dipinta l’immagine della Madonna del Popolo fu rinvenuta, insieme con altri dipinti, “chiusa tra le mura di un’antica chiesetta, data ad uso delle Religiose Francescane di San’Anna, che presentemente costituiscono uno dei tre Monasteri esistenti in questa Città”. Il tempo del ritrovamento è molto incerto per la mancanza di documenti attestanti tale evento; sembra che si debba ricercarlo dopo il 1500. Il dipinto fu esposto nella Chiesa di Sant’Anna alla venerazione popolare, che crebbe di giorno in giorno, non solo perchè a lei erano attribuiti molti prodigi, ma ancor più perchè la città rimase indenne dagli assalti e dalle devastazioni dei Saraceni. Per proteggere la sacra immagine fu deciso di traslare, dopo il 1605, la pala dalla chiesa delle religiose alla Basilica Cattedrale. La solenne incoronazione della sacra immagine di Maria SS. Avvocata del Popolo, secondo il Decreto emesso dalla Santa Sede in data 7 febbraio 1904, avvenne solennemente l’1 settembre 1904. Gli ultimi restauri della pala hanno riportato l’immagine della Madonna Avvocata del popolo al suo antico splendore. L’immagine è collocata sull’altare centrale della cattedrale di Sessa Aurunca, esposta al culto e alla venerazione di tanti devoti di questa prodigiosa icona della Madre di Dio che tante benedizioni ha riservato al popolo e alla Diocesi di Sessa Aurunca in oltre cinque secoli di ininterrotto ed intensa devozione popolare, tradotta in stile di vita cristiana.

La festa della Dedicazione del Chiesa del Laterano

san-giovanni-in-laterano.jpgLa XXXII Domenica del T.O. coincide con la Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense. Una festa che ci richiama all’unità del popolo di Dio. Un popolo che nel corso dei secoli per circostanze e fatti particolari si è diviso ed ancora oggi, nonostante gli sforzi ecumenici in atto, rimane in questa divisione che è un motivo di controtestimonianza. Cristo ha voluto la sua Chiesa una, sotto la guida di un solo Pastore e di una sola guida spirituale,  Pietro, al quale aveva il compito di pascere il gregge e di confermarlo nella fede. Storicamente questa festa ci riporta all’origine del cristianesimo, dopo la durissima prova delle persecuzioni. L’imperatore Costantino, una volta convertito al cristianesimo diede a papa Milziade il palazzo del Laterano, che egli aveva fatto costruire sul Celio per sua moglie Fausta. Verso il 320, vi aggiunse una chiesa, la chiesa del Laterano, la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente. Da allora il Laterano è stata ed è ritenuta la madre di tutte le chiese di Roma e di tutti i cattolici del mondo. Consacrata dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici. Semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726. L’anniversario della sua dedicazione, celebrato originariamente solo a Roma, oggi si commemora in tutte le comunità cristiane cattoliche del mondo ed ha un particolare significato simbolico, ma anche religioso e spirituale, come evidenziano le letture bibliche poste alla nostra meditazione e riflessione in questa domenica.  Partendo da testo del Vangelo di Giovanni si comprende la grande dignità che Gesù stesso attribuisce al luogo sacro, al tempio, al suo tempo, ad ogni chiesa consacrata nel nostro tempo. Gesù angustiato per lo spettacolo che registra nel tempio di Gerusalemme, caccia fuori da quel luogo sacro, caro ad ogni autentico israelita e credente i venditori di pecore, buoi, colombe e i cambiavalute. Il motivo verso queste persone è forte ed incisivo da un punto di vista religioso: “non fate della casa del Padre mio un mercato!”. Effettivamente allora come oggi, la chiesa e le singole strutture ecclesiali rischiano per colpa di qualcuno di essere trasformate in un mercato. Bisogna scongiurare questo facendo proprio quanto il Signore dice nel brano del Vangelo: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”. Bisogna farsi divorare dalla causa del vangelo e della chiesa, di ciò che è e rappresenta la Chiesa, una realtà spirituale che necessita di essere accolta, vissuta e difesa in un mondo, come il nostro, che valuta tutto o quasi nell’orizzonte del dio denaro e dell’economia. Come al tempo di Gesù che avevano trasformato il tempio in mercato, c’è anche per noi il rischio di fare altrettanto. Leggiamo il testo completo del Vangelo: Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Sempre al tempio di Gerusalemme è dedicata la prima lettura di oggi, tratta dal libro del profeta Ezechièle. Un testo molto interessante, in cui viene presentata una particolare visione proprio del tempio, con evidenti riferimenti al rapporto spirituale che lega la persona al tempio. “In quei giorni, [un uomo, il cui aspetto era come di bronzo,] mi condusse all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina». E’ evidente il riferimento, attraverso l’acqua, alla grazia santificante e sanatrice che ci dona Cristo. C’è una chiara allusione al battesimo, al sacramento della rinascita dalla nostra condizione di peccato d’origine. Dio ha affidato la grazia alla missione della Chiesa, il nuovo popolo eletto. E’ Gesù che costituisce Pietro come riferimento spirituale e visibile della sua continua azione santificante nell’uomo e nel mondo. Dove arriva quest’acqua tutto si rinnova e si rivitalizza. Su questo tema della grazia e della Chiesa come edificio spirituale è incentrata la seconda lettura della festa odierna, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. Cristo, Chiesa, fedeli è il trinomio strettamente congiunto l’uno all’altro, che non si può parlare dell’uno escludendo l’altro. Gesù Cristo rimane il fondamento del suo corpo mistico della sua sposa, che è la Chiesa e la Chiesa siamo tutti noi battezzati che abbiamo avuto il dono della fede e a questa fede abbiamo aderito liberamente e responsabilmente. Entrando a far parte del popolo di Dio dobbiamo prestare ogni attenzione di realizzare i nostri progetti religiosi, umani e sociali partendo da Cristo e mai al di fuori di Cristo. Gesù è il centro dell’unità e in questa scia che deve camminare il popolo cristiano: “Fratelli, voi siete edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”.  Il significato della festa di oggi sta proprio in questo bisogno di ritrovare l’unità nella Chiesa e su Cristo, unico salvatore del mondo. Sia questa la preghiera che rivolgiamo al Signore dal profondo del nostro cuore in questo giorno di festa: “O Dio, che hai voluto chiamare tua Chiesa la moltitudine dei credenti, fa’ che il popolo radunato nel tuo nome ti adori, ti ami, di segua, e sotto la tua guida giunga ai beni da te promessi”. Amen.

Grazzanise (Ce). Festa grande per Pasquale Gravante e Aurelio Miranda

1617200583.jpgOltre 500 persone, sia della città che da varie parti della Regione e d’Italia, 20 sacerdoti concelebranti, molti giovani della città di Grazzanise, ieri pomeriggio, sabato 25 ottobre 2008, hanno gremito la Chiesa della Madonna di Montevergine di Grazzanise per partecipare alla cerimonia della professione perpetua di Pasquale Gravante e Aurelio Miranda, due studenti teologi passionisti, che si sono consacrati definitivamente al Signore nella Congregazione della Passione (Passionisti) fondata da San Paolo della Croce nel secolo XVIII e che ha come finalità principale la memoria e la predicazione di Gesù Crocifisso, mediante le missioni popolari e l’attività apostolica itinerante. Pasquale Gravante che è originario di Grazzanise ha voluto vivere questo momento importantissimo della sua vita (40 anni di età) nella sua città, attorniato da parenti (il papà e la mamma sono morti) da amici, conoscenti e concittadini; Aurelio, originario di Belo Horizonte si è associato al suo confratello per celebrare insieme la festa della loro consacrazione definitiva a Dio in un Paese lontano dalle sue origini. La madre, infatti, e gli altri parenti sono in Brasile (il papà è morto), ma intorno a lui si sono stretti i confratelli della Provincia dell’Addolorata, tanti suoi amici italiani che ha conosciuto in questo anno che è stato in Italia ed ha studiato a Roma presso la Casa generalizia dei Passionisti, ai Santi Giovanni e Paolo insieme a Pasquale. La cerimonia è stata presieduta dal superiore provinciale attuale dei passionisti della Provincia dell’Addolorata, padre Enzo Salvatore del Brocco, nelle cui mani i due religiosi hanno emesso i voti perpetui. Presenti tra i religiosi due ex-Superiori provinciali, padre Antonio Rungi (Pasquale Gravante è stato accolto da padre Rungi nella Congregazione ed ha emesso i voti temporei nelle sue mani il 13 settembre 2003) e padre Ludovico Izzo, attuale superiore della comunità passionista di Airola ed altre autorità religiose della Provincia dell’Addolorata. Con il superiore provinciale hanno concelebrato oltre i sacerdoti presenti, il parroco della città, padre Francesco Monticelli, e padre Roberto Fella, superiore della comunità passionista di Ceccano-Badia (Fr), attuale casa di residenza dei due novelli professi. La cerimonia durata circa tre ore, iniziata alle re 17,15 ha fatto registrare alcuni significativi momenti e si è conclusa con i vari interventi finali, tra cui quello del Sindaco di Grazzanise, che, tra l’altro, ha annunziato di voler assegnare la cittadinanza onoraria ad Aurelio Miranda, l’ex-Presidente dell’Azione cattolica nella quale Pasquale Gravante ha militato prima di entrare tra i passionisti. Sono stati letti i messaggi del Superiore generale dei Passionisti, padre Ottaviano d’Egidio e soprattutto la benedizione papale di Benedetto XVI per i due neo-professi e per l’intera comunità cristiana che ha partecipato al rito. La liturgia è stata animata dalla schola cantorum parrocchiale; mentre il servizio liturgico è stato assicurato dagli studenti passionisti teologi che vivono a Roma, nella casa generalizia dei passionisti. La festa non si è conclusa in chiesa, ma ha avuto un supplemento nell’agape fraterna tra tutti i convenuti, consumata nella vicina scuola elementare di Grazzanise.

Mondragone. Festa di san Paolo della Croce con Benedetto Manco

334575365.JPGE’ stato padre Benedetto Manco, novello sacerdote passionista ischitano, a presiedere la solenne eucaristia in onore di San Paolo della Croce, domenica 19 ottobre 2008, alle ore 18,30 nella Chiesa dei passionisti di Mondragone. Con padre Benedetto hanno concelebrato il superiore-parroco, padre Luigi Donati e il Vice-superiore, padre Antonio Rungi. Presenti molti fedeli della comunità parrocchiale, tra i quali le coppie dei giovani sposi che hanno celebrato il loro matrimonio in questo anno 2008 nella Chiesa dei passionisti. La messa è stata animata dai canti della schola cantorum parrocchiale. La celebrazione molto sentita e partecipata ha vissuto vari momenti di profonda emozione per avere il novello sacerdote (una persona nota ai fedeli della comunità di Mondragone) per la prima volta a celebrare l’eucaristia. È stato il superiore padre Luigi a presentare ufficialmente alla comunità il novello sacerdote all’inizio della messa. L’omelia di padre Benedetto è stata incentrata sul vangelo della parola di Dio della XXIX domenica del tempo ordinario, mettendo in risalto i doveri che ogni cristiano ha nei confronti di Dio e della comunità sociale. A conclusione della messa il novello sacerdote ha voluto ringraziare tutti ed un pensiero speciale ha rivolto in segno di gratitudine a “padre Antonio Rungi, Ex-Superiore provinciale, che mi ha accolto nella Congregazione con la mia prima professione religiosa nel settembre del 2003 a Monte Argentario e con la professione perpetua a Casamicciola a dicembre del 2006. Dopo la messa il novello sacerdote è stato festeggiato nel salone della parrocchia da tutti i fedeli presenti al rito religioso, circa 200 persone. La giornata di festa in onore di San Paolo della Croce ha fatto registrare altri significativi momenti, iniziati nella mattinata con la celebrazione in onore del santo fondatore dei passionisti, officiata da padre Sebastiano Cerrone alle ore 7,30; alle ore 9,30 nella parrocchia dei passionisti ha celebrato padre Antonio Rungi e alle ore 11.00 ha officiata la messa il superiore-parroco. Convito fraterno a mezzogiorno con tutti i religiosi della comunità ed i sacerdoti della Forania di Mondragone. Erano presenti Don Riccardo Luberto, don Franco Alfieri, don Roberto Gutturiello, padre Massimo dei frati francescani. Con i religiosi della comunità hanno condiviso l’agape fraterna anche gli studenti passionisti, Pasquale Gravante e Aurelio Miranda che il prossimo 25 ottobre, a Grazzanise, nella Chiesa della Madonna di Montevergine emetteranno la professione perpetua nella Congregazione della Passione, fondata da San Paolo della Croce, del quale oggi la liturgia ha celebrato la festa religiosa. Una giornata densa di momenti spirituali e di fraternità.