Archivi Mensili: gennaio 2015

AIROLA (BN). I FUNERALI DI ZIO MARCUCCIO.

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Airola (Bn) L’estremo saluto a Zio Marcuccio Ciaramella

Un legame profondo con i passionisti, di cui è stato collaboratore laico per oltre 30 anni. E i passionisti della provincia dell’Addolorata, in modo speciale i Passionisti del Convento di Monteoliveto hanno voluto dare l’estremo saluto al carissimo amico durante il solenne funerale che si è svolto nella chiesa di San Michele a Serpentara, oggi, 7 gennaio 2015. Marco Ciaramella, 94 anni, era morto il giorno 5 gennaio alla vigilia dell’Epifania, sulla tarda serata, addormentandosi serenamente nel Signore, come serena è stata la sua vita, vissuta con la sua metà, Antonietta Ricciardi, sua coetanea, che l’ha assistito fino alla fine.  Ex-carabiniere, Zi Marcuccio è stato per Airola, soprattutto per la zona di Santa Caterina un punto di riferimento storico, spirituale e di onestà. Vissuto vicino alla Serva di Dio Concetta Pantusa, ha respirato il clima della spiritualità passionista, francescana e delle clarisse. Le tre chiese di riferimento per la sua vita spirituale e cristiana erano il Convento di Monteoloveto, le Clarisse e San Pasquale. Conclusa la sua esperienza nell’Arma Benemerita, Zi Marcuccio si era dedicato alla sua antica passione di agricoltore, dedicando il suo volontariato, prima alla Casa di rieducazione femminile, affidata al Suore di Gesù Redentore,  ai passionisti del Convento di Monteoliveto, condividendo con i padri non solo le attività quotidiane, ma anche la vita e la preghiera del monastero, contemporaneamente svolgeva il suo volontariato presso le Suore Pallottine, avendo una cugina tra di loro, Suor Lourdes, anche lei prsennte insieme ad altre suore ai funerali. E i passionisti riconoscenti sono arrivati numerosi per partecipare alla santa messa esequiale. E’ arrivato dal santuario della Civita in Itri, padre Antonio Rungi, passionista, ex-superiore provinciale, originario di Airola, che con Zi Marcuccio e Zi Antonietta ha vissuto i suoi primi anni di vita, prima di entrare tra i passionisti, confinando con la casa di sua proprietà, ma anche negli anni successivi. Ogni venuta ad Airola era d’obbligo per padre Rungi la visita a  Zi Marcuccio, soprattutto, quando in seguito ad un incidente, rimase  a letto. Sono arrivati gli altri padri: Ludovico Izzo, ex-superiore provinciale e ex-superiore di Monteoliveto; padre Amedeo De Francesco, ex-parroco di San Michele a Serpentara e ex-vicario della comunità di Airola; padre Antonio Graniero, ex-vicario della comunità passionista di Monteoliveto. Della comunità passionista attuale di Monteoliveto erano presenti il superiore-parroco, padre Paquale Gravante, padre Onorio Volpicelli; padre Francesco Minucci. In rappresentanza della provincia religiosa dei passionisti della Campania e del Basso Lazio è giunto da Napoli, padre Mario Caccavale, attuale preposito provinciale, che ha presieduto il rito ed ha tenuto l’omelia sui testi biblici della celebrazione, mettendo in risalto il significato della morte dei fedeli alla luce della morte e risurrezione di Cristo. Concelebranti principali, padre Ludovico Izzo e padre Pasquale Gravante, parroco che a conclusione della messa ha tratteggiato un sintetico profilo umano e cristiano di Zi Marcuccio. Il rito iniziato alle ore 10.00 si è concluso alle ore 11.00 e la liturgia è stata animata dai canti del Coro San Gabriele dell’Addolorata di Monteoliveto. Presenti al rito i parenti più stretti del caro defunto, i nipoti, e una rappresentanza dell’Associazione nazionale dei Carabinieri – Sezione Airola, il cui presidente ha letto alla fine della messa la preghiera del Carabiniere, alla Virgo Fidelis; presenti anche amici ed estimatori di Zi Marcuccio e diversi fedeli della Parrocchia di San Michele a Serpentara, nonostante la giornata lavorativa.

“Con zi Marcuccio – ha detto padre Antonio Rungi – va via un altro pezzo di storia di questa mia città. La rettitudine morale, la serietà, l’affabilità, il rispetto altrui, la speciale devozione a Santa Maria Goretti, la venerazione verso i sacerdoti, soprattutto di noi passionisti, con i quali ha vissuto praticamente buona parte della sua vita, come collaboratore laico sono esempi di uomini di altri tempi, di grande elevatura umana e morale, di grande sensibilità. Pur non avendo avuto il dono dei figli era per tutti un padre e un nonno affettuoso, premuroso e generoso. Incontrarlo era una gioia per tutti, per il suo stile affabile, amabile e rispettoso di tutti. Una persona dal cuore grande e dalla sensibilità fuori dal comune. Sono vicino personalmente alla moglie Zia Antonietta, ai parenti e familiari più stretti, assicurando la mia preghiera di suffragio per Zi Marcuccio e di vicinanza spirituale per quanti soffrono di questa grave perdita per loro stessi e per gli altri”.

P.RUNGI. COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DEL BATTESIMO DI GESU’

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FESTA DEL BATTESIMO DI GESU’- 11 Gennaio 2015

DA UN’EPIFANIA ALL’ALTRA

Commento di padre Antonio Rungi

 

Farsi conoscere dall’uomo, farsi accettare da lui, entrare in comunione con lui, rivelarsi, dire tutto di se stesso per non lasciare nel dubbio e nell’incertezza l’umanità. Così Dio ha sempre operato in preparazione alla venuta del suo Figlio. Così in un modo del tutto singolare opera ed agisce nei confronti dell’umanità perché accolgano il Verbo Incarnata, il suo Figlio, inviato nel mondo per la salvezza del mondo. A pochi giorni dalla solennità dell’Epifania, ci troviamo a celebrare con il battesimo di Gesù un’altra epifania, un’altra manifestazione di Gesù Cristo quale figlio prediletto ed unigenito del Padre, in cui Dio si compiace pienamente. Se nella liturgia il salto temporale è di pochi giorni, nella vita di Gesù il salto è molto lungo e distanziato nel tempo, in quanto parliamo dell’inizio del ministero pubblico di Gesù Cristo, intorno ai 30 anni di vita. Il battesimo ricevuto dalle mani del suo precursore, Giovanni il Battista, nel fiume giordano, un battesimo di penitenza, si colloca infatti intorno ai 30 anni di Gesù Cristo.  Il racconto di questo avvenimento è fatto dall’evangelista Marco con poche e sobrie espressioni per indicare in Gesù Cristo l’atteso Messia delle Genti. Giovanni battezza in acqua, Cristo battezzerà nello Spirito santo. E’ evidente la differenza sostanziale tra il battesimo giovanneo e quello che celebrerà Cristo con la sua Pasqua di morte e risurrezione. Tanto è vero lo Spirito santo si posa su Gesù, in forma di colomba, mentre una voce dal cielo do presenta ufficialmente al mondo e lo rivela nella sua autentica identità e missione:  Gesù è  il Figlio mio, l’amato: in lui Dio Padre ha posto il mio compiacimento. L’ufficializzazione è fatto, ora si tratta di camminare in questa identità nella sua missione. E infatti con il battesimo di Gesù che inizia concretamente l’opera evangelizzatrice del Maestro-Messia. Nella preghiera iniziale della santa messa di oggi, preghiamo con queste parole, che sono la sintesi della celebrazione liturgia e del mistero della luce che ricordiamo nel Battesimo di Gesù: “Padre d’immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli; concedi a noi che oggi celebriamo il mistero del suo battesimo nel Giordano, di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto, in cui il tuo amore si compiace.

Nella Lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” di San Giovanni Paolo II, Papa, nell’introdurre i nuovi cinque misteri della luce, Papa scrive testualmente: “Passando dall’infanzia e dalla vita di Nazareth alla vita pubblica di Gesù, la contemplazione ci porta su quei misteri che si possono chiamare, a titolo speciale, ‘misteri della luce’. In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è «la luce del mondo» (Gv 8, 12). Ma questa dimensione emerge particolarmente negli anni della vita pubblica, quando Egli annuncia il vangelo del Regno….È mistero di luce innanzitutto il Battesimo al Giordano. Qui, mentre il Cristo scende, quale innocente che si fa ‘peccato’ per noi (cfr 2Cor 5, 21), nell’acqua del fiume, il cielo si apre e la voce del Padre lo proclama Figlio diletto (cfr Mt 3, 17 e par), mentre lo Spirito scende su di Lui per investirlo della missione che lo attende. Possiamo dire che in questo mistero della vita di Gesù si coniugano perfettamente rivelazione e missione. La sua identità e il suo essere inviato per portare a compimento la salvezza del genere umano. A noi il compito di accettarlo, di professare la nostra fede in Lui, di aderire alla sua persona, di ascoltare e mettere in pratica la sua parola. In altri termini, si tratta di vivere il nostro battesimo e non solo tenerlo custodito, improduttivamente, nel cassetto della nostra esistenza svuotata dalla pratica religiosa e dalla testimonianza della vita. San Giovanni Apostolo nel brano della sua prima lettera ci ricorda che “chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”. Con la fede vinciamo le tenebre dell’errore e del peccato e ci apriamo ad in dialogo sincero con il Redentore. Infatti, scrive l’Apostolo Giovanni: “chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio”.

Facciamo fruttificare in noi la parola di Dio, accogliamola e rendiamo feconda la terra del nostro cuore e della nostra mente, perché possiamo davvero rinnovarci nel Signore, come ci ricorda il brano della prima lettura di questa giornata, tratto dal profeta Isaia: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona”.

Come nel battesimo di Gesù “si aprirono i cieli,  e come colomba  lo Spirito di Dio si fermò su di lui,  e la voce del Padre disse: “Questo è il Figlio mio prediletto,  nel quale mi sono compiaciuto”. (cf. Mt 3,16-17), così nel rivivere il nostro battesimo, facciamo sì che lo Spirito Santo apra il cielo della nostra mente e della nostra anima, perché la santissima Trinità si possa compiacere di Dio, essendo noi figli di Dio e lo siamo realmente, proprio mediante quel sacramento del battesimo che spesso abbiamo dimenticato nel cassetto e non lo viviamo nella nostra vita quotidiana, attratti come siamo da altre voci che non sono quello dello Spirito Santo, ma dello spirito del male. Nelle promesse battesimali abbiamo fatto tre precise rinunce:  al peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio; alle seduzioni del male,  per non lasciarci dominare dal peccato;  a satana, origine e causa di ogni peccato. Parimenti ci siamo impegnati a professare la fede con tre blocchi di verità: di credere in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra;  di credere in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore,  che nacque da Maria vergine,  morì e fu sepolto,  è risuscitato dai morti  e siede alla destra del Padre; di credere nello Spirito Santo,  la santa Chiesa cattolica,  la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna.

Ecco la festa del battesimo di Gesù è un invito molto preciso a riscoprire e a vivere il nostro battesimo a partire dal ricordarci del giorno in cui siamo stati battezzati, come ripetutamente ci chiede di fare Papa Francesco, perché in quel giorno è cambiato tutta la nostra vita, in quanto è stata consacrata totalmente a Cristo, Re, Sacerdote e Profeta.

CALENDARIO 2015 – DEDICATO A SAN PAOLO DELLA CROCE E AI RELIGIOSI

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PREGHIERA DEI DEFUNTI DI PADRE ANTONIO RUNGI RECITATA DA PAPA FRANCESCO

LA PREGHIERA DEI DEFUNTI

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LA PREGHIERA DEI DEFUNTI

COMPOSTA DA PADRE ANTONIO RUNGI   PASSIONISTA

E RECITATA DA PAPA FRANCESCO

DURANTE L’ANGELUS DEL 2 NOVEMBRE 2014,

IN OCCASIONE DELL’ANNUALE COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI.

 

TESTO INTEGRALE DELLA PREGHIERA NELLE VARIE LINGUE

 

ITALIANO

 

«Dio di infinita misericordia, affidiamo alla tua immensa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l’eternità, dove tu attendi l’intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo, tuo Figlio, morto in riscatto per i nostri peccati. Non guardare, Signore, alle tante povertà, miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale, per essere giudicati per la felicità o la condanna. Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso, che nasce dalla tenerezza del tuo cuore, e aiutaci a camminare sulla strada di una completa purificazione. Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell’inferno, dove non ci può essere più pentimento. Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari, delle persone che sono morte senza il conforto sacramentale, o non hanno avuto modo di pentirsi nemmeno al temine della loro vita. Nessun abbia da temere di incontrare Te, dopo il pellegrinaggio terreno, nella speranza di essere accolto nelle braccia della tua infinita misericordia. Sorella morte corporale ci trovi vigilanti nella preghiera e carichi di ogni bene fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza. Signore, niente ci allontani da Te su questa terra, ma tutto e tutti ci sostengano nell’ardente desiderio di riposare serenamente ed eternamente in Te. Amen» (P. Antonio Rungi, passionista, Preghiera dei defunti).

 

INGLESE

 

“God of infinite mercy, we entrust to Your immense goodness all those who have left this world for eternity, where you await all humanity, redeemed by the precious blood of Christ Your Son, who died to save us from our sins. Look not Lord, at our poverty, misery and human weaknesses when we present ourselves before You to be judged in happiness or condemned. Gaze upon us with pity, born of Your tender heart and help us to walk the path of purification. May none of your children be lost to the eternal fires of hell, where repentance is no more. We entrust to You Lord, the souls of our beloved departed, of those who died without the comfort of the Sacraments or who did not have the opportunity to repent, not even at the end of their life. May no one fear the encounter with You at the end of their earthly pilgrimage, in the hope of being welcomed within the embrace of your infinite mercy. May sister death find us in prayerful vigilance, and full of all the good we have done during our existence, be it long or short. Lord, may nothing distance us from you on this earth, may everything and everyone support us in our ardent hope to serenely and eternally rest in You. Amen”.

 

 

PORTOGHESE

 

«Deus de misericórdia infinita, confiamos à vossa bondade imensa quantos deixaram este mundo para a eternidade, onde Vós esperais a humanidade inteira, redimida pelo sangue precioso de Cristo, vosso Filho, morto em resgate pelos nossos pecados. Senhor, não olheis para as numerosas formas de pobreza, miséria e debilidade humanas, quando nos apresentarmos diante do vosso Tribunal, para sermos julgados para a felicidade ou a condenação. Dirigi-nos o vosso olhar piedoso, que nasce da ternura do vosso Coração, e ajudai-nos a caminhar pela senda de uma purificação completa. Que nenhum dos vossos filhos se perca no fogo eterno do inferno, onde já não há lugar para o arrependimento. Senhor, confiamos-vos as almas dos nossos entes queridos, das pessoas que morreram sem o alívio sacramental, ou que não tiveram a possibilidade de se arrepender nem sequer no termo da própria vida. Que ninguém tenha medo de se encontrar convosco, depois da peregrinação terrena, na esperança de ser recebido nos braços da vossa misericórdia infinita. Que a irmã morte corporal nos encontre vigilantes na oração e repletos de todo o bem praticado ao longo da nossa existência, breve ou longa que tenha sido. Senhor, nada nos afaste de Vós nesta terra, mas tudo e todos nos sustentem no desejo abrasador de descansar tranquila e eternamente em Vós. Assim seja!» (Pe. Antonio Rungi, passionista, Oração dos finados).

 

SPAGNOLO

 

«Dios de infinita misericordia, encomendamos a tu inmensa bondad a cuantos dejaron este mundo por la eternidad, en la que tú esperas a toda la humanidad redimida por la sangre preciosa de Cristo, tu Hijo, muerto en rescate por nuestros pecados. No tengas en cuenta, Señor, las numerosas pobrezas, miserias y debilidades humanas cuando nos presentemos ante tu tribunal a fin de ser juzgados para la felicidad o para la condena. Dirige a nosotros tu mirada piadosa, que nace de la ternura de tu corazón, y ayúdanos a caminar por la senda de una completa purificación. Que no se pierda ninguno de tus hijos en el fuego eterno del infierno, en donde no puede haber arrepentimiento. Te encomendamos, Señor, las almas de nuestros seres queridos, de las personas que murieron sin el consuelo sacramental o no tuvieron ocasión de arrepentirse ni siquiera al final de su vida. Que nadie tema encontrarse contigo después de la peregrinación terrena, con la esperanza de ser acogido en los brazos de tu infinita misericordia. Que la hermana muerte corporal nos encuentre vigilantes en la oración y cargados con todo el bien que hicimos durante nuestra breve o larga existencia. Señor, que nada nos aleje de ti en esta tierra, sino que todo y todos nos sostengan en el ardiente deseo de descansar serena y eternamente en ti. Amén» (Padre Antonio Rungi, pasionista,  Oración por los difuntos).

 

FRANCESE

 

«Dieu d’infinie miséricorde, nous confions à ton immense bonté tous ceux qui ont quitté ce monde pour l’éternité, où tu attends toute l’humanité, rachetée par le sang précieux du Christ, ton Fils, mort en rançon pour nos péchés. Ne regarde pas, Seigneur, les nombreuses pauvretés, misères et faiblesses humaines, lorsque nous nous présenterons devant ton tribunal pour être jugés pour le bonheur ou pour la condamnation. Tourne vers nous ton regard de pitié, qui découle de la tendresse de ton cœur, et aide-nous à marcher sur le chemin de la purification complète. Qu’aucun de tes enfants ne soit perdu dans le feu éternel de l’enfer, où il ne peut plus y avoir de repentir. Nous te confions, Seigneur, les âmes de ceux qui nous sont chers, des personnes qui sont mortes sans le réconfort des sacrements, ou qui n’ont pas eu la possibilité de se repentir, même au terme de leur vie. Que personne n’ait peur de te rencontrer, après le pèlerinage terrestre, dans l’espérance d’être accueilli dans les bras de ton infinie miséricorde. Que notre sœur la mort corporelle nous trouve vigilants dans la prière et chargés de tout le bien accompli au cours de notre brève ou longue existence. Seigneur, que rien ne nous éloigne de toi sur cette terre, mais que tout et tous nous soutiennent dans le désir ardent de reposer sereinement et éternellement en toi. Amen » (père Antonio Rungi, passionniste,  Prière pour les défunts).

 

TEDESCO

 

»Unendlich barmherziger Gott, deiner unermesslichen Güte empfehlen wir alle, die diese Welt für die Ewigkeit verlassen haben, wo du die ganze Menschheit erwartest, erlöst durch das kostbare Blut Christi, deines Sohnes, der gestorben ist als Lösegeld für unsere Sünden. Schau nicht, o Herr, auf unsere vielen menschlichen Armseligkeiten, unser Elend und unsere Schwächen, wenn wir vor dein Gericht treten werden, um den Richtspruch zu Glückseligkeit oder Verdammnis zu empfangen. Lass deinen erbarmungsvollen Blick auf uns ruhen, der der Zärtlichkeit deines Herzens entspringt, und hilf uns, den Weg vollständiger Läuterung zu beschreiten. Keines deiner Kinder soll im ewigen Feuer der Hölle verloren gehen, wo es keine Reue mehr geben kann. Dir, o Herr, empfehlen wir die Seelen unserer Lieben, der Menschen, die ohne den sakramentalen Trost gestorben sind oder nicht einmal am Ende ihres Lebens die Gelegenheit zur Reue gefunden haben.

Keiner soll die Begegnung mit dir nach der irdischen Pilgerschaft fürchten, in der Hoffnung, in den Armen deiner unendlichen Barmherzigkeit Aufnahme zu finden. Der leibliche Tod, unsere Schwester, finde uns wachsam im Gebet und beladen mit all dem Guten, das wir im Lauf unseres kurzen oder langen Daseins getan haben. Herr, nichts halte uns von dir auf dieser Erde fern, sondern alles und alle mögen uns im glühenden Verlangen stützen, in Frieden und auf ewig in dir zu ruhen. Amen« (P. Antonio Rungi, Passionist, Gebet für die Verstorbenen).

P.RUNGI. COMMENTO E PREGHIERA PER LA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA 2015

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SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA

6 GENNAIO 2015 

RIVESTIAMOCI DELLA LUCE DI CRISTO 

Commento e preghiera di padre Antonio Rungi 

La solennità dell’Epifania, della manifestazione di Cristo a tutta l’umanità, quale unico redentore e salvatore, ci invita a rialzarci, a rivestici di luce, ad abbandonare tutte le tenebre, di qualsiasi genere, che possono oscurare il cuore e la mente di ogni persona e del genere umano. Sono, infatti, tantissime le tenebre che avvolgono questo mondo, in questo nostro tempo segnato da tanti avvenimenti negativi, frutto dell’oscurità più totale che si è affermata nella mente dell’uomo moderno. Fare spazio alla luce, al positivo, alla gioia significa fare spazio a Gesù Cristo, come i re Magi, questi scienziati del tempo di Cristo, questi intellettuali e saggi che, mossi dalla curiosità della stella cometa, si incamminano per “vedere” fino a che punto, quel punto di luce acceso nell’universo avesse portato il sapere umano. Ebbene il punto dove si ferma questa stella nuova ed inattesa, inaspettata, fu la grotta di Betlemme, ai piedi di Gesù bambino, la novità assoluta di allora e di sempre, perché Cristo fa nuove tutte le cose, in ogni tempo ed in ogni epoca. Il tema della luce, che è poi nella sacra scrittura segno ed espressione della fede, accompagna la liturgia di questa bellissima solennità che tutte le feste porta via. Se è vero che dopo l’Epifania si riprendono i ritmi soliti della vita quotidiana, almeno nel nostro Paese, è pur vero che da domani in poi, la vera festa del cuore, dell’anima, della vita interiore non va via, permane, anzi accresce ed aumenta in consistenza in quanto i frutti spirituali di questo periodo di Natale che abbiamo vissuto si vedono a distanza. Dopo la sazietà di tante celebrazioni a partire dalla messa di mezzanotte di Natale, alla festa della Santa Famiglia, al Te Deum di ringraziamento di fine anno, alla celebrazione della solennità della Madre di Dio, nel primo giorno del nuovo anno, e agli altri momenti di festa e celebrazioni varie, è stato un inno continuo alla luce che viene dal cielo e rischiara le tenebre della nostra mente e della nostra storia, in quanto a noi viene la Luce stessa che è Gesù.

Questa luce attesa da secoli è preannunciata dai profeti ha una particolarità tutta sua, che a ben ragione Isaia, nel testo della prima lettura di oggi, ce ne far godere gli effetti e i riflessioni sul nostro modo di pensare e di agire:Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”. E’ la cavalcata dei Re Magi verso Betlemme, già anticipata dal grande profeta dell’era messianica. Egli guarda lontano e vede sorgere questa luce, che diraderà le tenebre e metterà ordine nel cose di questo mondo, tutto prenderà un nuovo indirizzo, in quanto viene la luce del Signore e la gloria di Dio risplenderà su questo mondo. Tutti i popoli della terra, se si faranno guidare da questa stella, da questa luce, potranno essere sereni e tranquilli e vivere in pace e prosperità, ad assaporare la gioia della salvezza, che Cristo viene a portare all’umanità intera. In poche espressioni è san Paolo Apostolo nel brano della sua lettera agli Efesini che ci fa comprendere esattamente il senso della celebrazione odierna: “che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. Nessuno, quindi, è escluso dal piano della salvezza del genere umano che Gesù Cristo porta a compimento nel mistero della sua morte e risurrezione, che l’Epifania ci anticipa nei suoi aspetti liturgici, al punto tale che in questa giornata si legge l’Annuncio della Pasqua, per indicare il punto di partenza e di arrivo di ogni valida azione liturgica e di ogni festa cristiana.

Cercare Gesù, incontrare Gesù, annunciare Gesù questa è la gioia più grande di ogni autentico cristiano. I tre santi magi che incontrano Gesù, dopo aver scrutato il cielo per tanti anni, lo fanno non nella stella cometa che pure compare nel firmamento del cielo, ma lo incontrano sulla terra. Quasi a dire che quel Gesù che era in cielo, è disceso sulla terra, poi ha vissuto qui, ha sofferto qui, è morto qui, condannato al patibolo per mani assassine, ma è risorto qui, per poi ascendere da dove era disceso ed andarci a preparare un posto, perché dove è Lui saremo anche noi membra del corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, nella quale siamo entrati a far parte mediante il meraviglioso dono e sacramento del Battesimo. Come i santi re magi che incontrano Gesù dobbiamo gioire sinceramente nel profondo del cuore e dobbiamo essere sempre persone di gioia. Chi non incontra Gesù vive nella tristezza perenne, come ha vissuto Erode che è morto disperato perché ha cercato, inutilmente, di uccidere la speranza e la vita dell’umanità che era e che è Gesù Cristo. Anche oggi queste figure e personaggi pericolosi esistono su tutto il globo terrestre, capaci di azzerare nel cuore di intere nazioni la gioia e la speranza di vivere, perché criminali nella mente, nel cuore e nell’azione. Ecco perché i magi, una volta incontrato Cristo, la luce, la pace, la fede, non rincontreranno Erode, lo evitano deliberatamente, perché hanno trovato quello che cercavano, la vera scienza e sapienza incarnata.

L’esempio dei Magi possa costituire per tutti noi, cristiani del XXI secolo, che da pochi giorni hanno iniziato il loro cammino nel nuovo anno 2015, un forte richiamo a cercare sempre la luce e la verità, ad essere dalla parte dell’amore e non dell’odio, dalla parte di Dio e non di senza Dio e degli oppositori di Dio. La fede vera ci deve spronare a cercare quella luce della mente, del cuore e dell’agire che ci porta costantemente ad essere testimoni e messaggeri di Cristo nel nostro tempo, con tutte i suoi pregi e i suoi limiti.

Sia questa la preghiera per l’Epifania 2015 che ho composto per la circostanza e che vi invito a recitarla in questo giorno santo, ricco di significati religiosi, spirituali, umani e sociali:

 

Prostrati davanti a Te Gesù Bambino,

come i Re Magi venuti dall’Oriente,

noi oggi ti ringraziamo per averci scelti,

prima della creazione del mondo,

per essere santi e immacolati  nella carità.

 

Ti ringraziamo di tutto l’amore

che porti all’umanità, della misericordia

che effondi su di noi abbondantemente

in ogni momento della nostra esistenza.

 

Non siamo degni di così grande amore,

che dalla Grotta di Betlemme

giunge fino al sepolcro vuoto del Calvario

nel giorno solenne della tua Pasqua

di morte e risurrezione.

 

Dona, Signore, ai nostri giorni

la fede necessaria per affrontare

le tempeste dell’esistenza,

per risorgere continuamente in Te,

che sei la grazia e la gioia in eterno.

 

Manda noi, quali tuoi messaggeri di speranza,

fino agli estremi confini del mondo,

dove più dura si fa la lotta

per la sopravvivenza umana,

e dove  più forte

è il dolore sul volto di ogni uomo.

 

Fa che tutta la nostra vita

sia un sorriso continuo,

per portare la gioia ai tanti bambini

offesi ed umiliati dalla vita,

alle madri che subiscono

umiliazioni di ogni tipo,

alle donne che continuano

a disprezzare la loro vita,

agli uomini che continuano ad uccidere

perché senza Dio

o in nome di un falso Dio.

 

Fa, o Signore, che la luce

del Vangelo della gioia,

che inizia nella Grotta,

alla presenza dei pastori

e dei sapienti del tuo tempo,

possa raggiungere il cuore

e la mente di ogni fratello

e sorella della terra,

e trasformare la loro esistenza

in una lode perenne,

a Te, che sei la Gioia Eterna.

Amen.

 

P.RUNGI. COMMENTO PER LA SECONDA DOMENICA DI NATALE – 4 GENNAIO 2015

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SECONDA DOMENICA DEL TEMPO DI NATALE

4 GENNAIO 2015 

NEL QUIETO SILENZIO, IL VERBO SI FECE CARNE 

Commento di padre Antonio Rungi 

Siamo alla fine del periodo natalizio ed oggi celebriamo la seconda domenica di Natale, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno 2015, dopo il frastuono dei botti di capodanno, delle discoteche al chiuso o in piazza, delle tante feste rumorose che anche quest’anno hanno segnato il passaggio al nuovo anno, la parola di Dio di questa prima domenica del 2015 ci riporta alla realtà della vita quotidiana, ci richiama al senso più vero della festa e della gioia, che è il silenzio, la preghiera, l’accoglienza della parola di Dio.

La liturgia della santa messa di oggi, inizia, infatti, con una bellissima antifona d’ingresso che è tutto un programma di vita spirituale che ci viene proposto: “Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale. (cf. Sap 18,14-15). Gesù è questa parola che viene nel silenzio, non fa rumore come i tanti rumori del mondo caotico di oggi, fa rumore nel cuore delle persone che lo accolgono e vogliono dialogare con Lui, giungendo con umiltà alla grotta che lo ospita, al freddo e al gelo, in una condizione di povertà vera. Rompere il nostro silenzio con Dio, con la preghiera con l’ascolto della sua parola e con un dialogo continuo con Lui, che passa attraverso una vita improntato alla spiritualità, al guardare in faccia la realtà del mondo con le sue ricchezze e le sue povertà, con le sue miserie e debolezze. L’evangelista Giovanni, nel prologo del suo vangelo, oggetto di meditazione oggi, ci offre questa possibilità d entrare nel cuore del grande mistero del Verbo Incarnato, della parola di Dio che diventa una persona bene precisa, Gesù Cristo, nato nel grembo verginale di Maria, pero opera dello Spirito santo. Gesù rompe il silenzio della storia, che pur camminando in attesa del messia, nulla aveva fatto per predisporre il mondo ad accoglierlo. Anzi lui è il primo rifiutato, il primo ostacolato e non accettato. La luce che egli porta è rifiutata, perché il mondo preferisce vivere belle tenebre e nell’errore, piuttosto che portare giustizia e verità nelle sue vicende quotidiane. Quando nella pienezza del tempo Cristo è venuto a visitarci, molti non l’hanno accolto e continuano a non accoglierlo. A chi invece lo ha accolto ha dato il potere d diventare figli di Dio. Accogliere è professare la fede in Gesù Cristo, salvatore del mondo, luce delle genti e gloria del suo popolo, la vecchia Israele, e la nuova Israele che è la chiesa santa di Dio. L’apostolo Paolo ci invita oggi, nel brano della sua lettera agli Efesini ad entrare pienamente e coscientemente nel mistero di Cristo redentore dell’umanità e lo fa con parole precise e con terminologia biblica e teologica adatte a chi vuole approfondire la propria fede alla luce della sacra scrittura: “Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi”. Spirito di sapienza e rivelazione, profonda conoscenza, illuminazione della mente e del cuore: il tutto per comprendere il grande mistero della redenzione e della salvezza operata da Cristo mediante la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione. Il cuore e il centro della fede sta tutto qui. E da qui si deve necessariamente partire se vogliamo essere in sintonia con la fede che diciamo di professare a parole e non sempre con i fatti. Noi cristiani abbiamo il dovere morale di chiedere al Signore ogni giorno che ci illumini nel comprendere cosa sia giusto fare per il nostro e altrui bene eterno. Chiediamo quel dono dello Spirito santo della sapienza come ci viene ricordato nel brano della prima lettura di questa giornata. La nostra sapienza vera è Cristo, la sapienza incarnata. Se entriamo in dialogo vero con lui abitiamo noi stessi ed abitiamo il mondo con la sensibilità di Dio. Il testo del libro del Siracide della prima lettura di oggi ci fa toccare con mano questa bellissima verità di un Dio che viene nel mondo a portare gioia e conforto a tutti gli uomini, in quell’assemblea di santi, dove ha preso dimora. Dio mette tende tra gli uomini e lo fa mediante il Figlio suo, Gesù Cristo. Il ricco testo del prologo del Vangelo di Giovanni è una chiara attestazione di questa verità di fede profondissima che riviviamo ogni Natale, quando la comunità dei credenti si pone davanti al mistero di Gesù Bambino e si interroga chi veramente sia quella creatura venuta sulla terra e nata da una vergine Madre, Maria santissima. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”. Questa gloria di Dio l’abbiamo contemplata anche in questo Natale 2014 e in questo inizio di anno 2015, accostandoci con grande umiltà alla grotta di Betlemme, dove Gesù, appena nato, su invito degli angeli, chiama intorno a sé gli umili ed i grandi del suo tempo. Tutti coloro che sono ben predisposti ad accogliere la buona notizia si recono senza indugio a Gesù bambino, come i pastori e i Re Magi. Chi invece ha il cuore impietrito e chiuso nel suo orgoglio, rifiuta quel Dio fatto carne ed uomo e cerca addirittura non solo di non accoglierlo, ma di eliminarlo, come voleva fare Erode. La storia umana e soprattutto della salvezza ci dice che i progetti de potenti falliscono sempre, mentre avanzano e reggono nel tempo i progetti degli umili e di quanti si affidano a Dio con tutto se stessi. Il Natale 2014 ormai è alle spalle e davanti a noi c’è, subito dopo,  la grande solennità dell’Epifania, entrambi le feste che portano al centro della nostra attenzione e della nostra preghiera il verbo di Dio, Gesù Cristo, venuto sulla terra a portare gioia e pace al mondo intero. Sia quella nostra preghiera della seconda domenica di Natale: “Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno”.

Silenzio, preghiera, accoglienza, amore, misericordia, tenerezza siano il modo costante per ogni cristiano per vivere sempre il Natale e farlo vivere negli altri.