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P.RUNGI. LITURGIA DI FINE ANNO. VESPRI – TE DEUM – PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO – BENEDIZIONE EUCARISTICA

PRIMI VESPRI E CANTO DEL TE DEUM 2014-OR

PRIMI VESPRI E CANTO DEL TE DEUM 2014

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PRIMI VESPRI E CANTO DEL TE DEUM

31 DICEMBRE 2014

LITURGIA DI RINGRAZIAMENTO DI FINE ANNO

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI

 

Maria SS. Madre di Dio – Primi vespri

 

O Dio, vieni a salvarmi. Gloria al Padre. Come era nel principio. Alleluia.

 

INNO

 

O Gesù salvatore,

immagine del Padre,

re immortale dei secoli,

 

luce d’eterna luce,

speranza inestinguibile,

ascolta la preghiera.

 

Tu che da Maria Vergine

prendi forma mortale,

ricordati di noi!

 

Nel gaudio del Natale

ti salutiamo, Cristo,

redentore del mondo.

 

La terra, il cielo, il mare

acclamano il tuo avvento,

o Figlio dell’Altissimo.

 

Redenti dal tuo sangue,

adoriamo il tuo nome,

cantiamo un canto nuovo.

 

A te sia gloria, o Cristo,

al Padre e al Santo Spirito

nei secoli dei secoli. Amen.

 

1 ant. Meraviglioso scambio!

Il Creatore ha preso un’anima e un corpo,

è nato da una vergine;

fatto uomo senza opera d’uomo,

ci dona la sua divinità.

 

 

SALMO 112

 

Lodate, servi del Signore, *

    lodate il nome del Signore.

Sia benedetto il nome del Signore, *

    ora e sempre.

 

Dal sorgere del sole al suo tramonto *

    sia lodato il nome del Signore.

Su tutti i popoli eccelso è il Signore, *

    più alta dei cieli è la sua gloria.

 

Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell’alto *

    e si china a guardare nei cieli e sulla terra?

 

Solleva l’indigente dalla polvere, *

    dall’immondizia rialza il povero,

per farlo sedere tra i principi, *

    tra i principi del suo popolo.

 

Fa abitare la sterile nella sua casa *

    quale madre gioiosa di figli.

 

 

1 ant. Meraviglioso scambio!

Il Creatore ha preso un’anima e un corpo,

è nato da una vergine;

fatto uomo senza opera d’uomo,

ci dona la sua divinità.

 

 

2 ant. Hai compiuto le Scritture,

quando in modo unico sei nato dalla Vergine;

come rugiada sul vello

sei disceso a salvare l’uomo.

Lode a te, nostro Dio!

 

 

SALMO 147

Glorifica il Signore, Gerusalemme, *

    loda, Sion, il tuo Dio.

    † Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, *

    in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

 

Egli ha messo pace nei tuoi confini *

    e ti sazia con fior di frumento.

Manda sulla terra la sua parola, *

    il suo messaggio corre veloce.

 

Fa scendere la neve come lana, *

    come polvere sparge la brina.

Getta come briciole la grandine, *

    di fronte al suo gelo chi resiste?

 

Manda una sua parola ed ecco si scioglie, *

    fa soffiare il vento e scorrono le acque.

Annunzia a Giacobbe la sua parola, *

    le sue leggi e i suoi decreti a Israele.

 

Così non ha fatto

        con nessun altro popolo, *

    non ha manifestato ad altri

        i suoi precetti.

 

 

2 ant. Hai compiuto le Scritture,

quando in modo unico sei nato dalla Vergine;

come rugiada sul vello

sei disceso a salvare l’uomo.

Lode a te, nostro Dio!

 

3 ant. Come il roveto,

che Mosè vide ardere intatto,

integra è la tua verginità, Madre di Dio:

noi ti lodiamo, tu prega per noi.

 

 

CANTICO Cfr Ef 1, 3-10

 

Benedetto sia Dio,

        Padre del Signore nostro Gesù Cristo, *

    che ci ha benedetti

        con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.

 

In lui ci ha scelti *

    prima della creazione del mondo,

per trovarci, al suo cospetto, *

    santi e immacolati nell’amore.

 

Ci ha predestinati *

    a essere suoi figli adottivi

per opera di Gesù Cristo, *

    secondo il beneplacito del suo volere,

 

a lode e gloria

        della sua grazia, *

    che ci ha dato

        nel suo Figlio diletto.

 

In lui abbiamo la redenzione

        mediante il suo sangue, *

    la remissione dei peccati

        secondo la ricchezza della sua grazia.

 

Dio l’ha abbondantemente riversata su di noi

        con ogni sapienza e intelligenza, *

    poiché egli ci ha fatto conoscere

        il mistero del suo volere,

 

il disegno cioè di ricapitolare in Cristo

        tutte le cose, *

    quelle del cielo

        come quelle della terra.

 

Nella sua benevolenza

        lo aveva in lui prestabilito *

    per realizzarlo

        nella pienezza dei tempi.

 

 

3 ant. Come il roveto,

che Mosè vide ardere intatto,

integra è la tua verginità, Madre di Dio:

noi ti lodiamo, tu prega per noi.

 

 

LETTURA BREVE          Gal 4, 4-5

 

Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.

 

RESPONSORIO BREVE        

 

R. Il Verbo di Dio si è fatto carne, * alleluia, alleluia.

Il Verbo di Dio si è fatto carne, alleluia, alleluia.

R. È venuto ad abitare in mezzo a noi.

Alleluia, alleluia.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Il Verbo di Dio si è fatto carne, alleluia, alleluia.

 

Ant. al Magn. Per il grande amore

con il quale ci hai amati,

Dio mandò il suo Figlio

in una carne di peccato:

nato da donna, nato sotto la legge, alleluia.

 

MAGNIFICAT

 

L’anima mia magnifica il Signore  *

 

 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

 

 

 

 perché ha guardato l’umiltà della sua serva.  *

 

 D’ora in poi tutte le generazioni

 

 mi chiameranno beata.

 

 

 

 Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente  *

 

 e santo é il suo nome:

 

 

 

 di generazione in generazione la sua misericordia  *

 

 si stende su quelli che lo temono.

 

 

 

 Ha spiegato la potenza del suo braccio,  *

 

 ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

 

 

 

 ha rovesciato i potenti dai troni,  *

 

 ha innalzato gli umili;

 

 

 

 ha ricolmato di beni gli affamati,  *

 

 ha rimandato i ricchi a mani vuote.

 

 

 

 Ha soccorso Israele, suo servo,  *

 

 ricordandosi della sua misericordia,

 

 

 

 come aveva promesso ai nostri padri,  *

 

 ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

 

 

 

 Gloria al Padre e al Figlio  *

 

 e allo Spirito Santo.

 

 Come era nel principio, e ora e sempre  *

 

 nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

Ant. al Magn. Per il grande amore

 

con il quale ci hai amati,

 

Dio mandò il suo Figlio

 

in una carne di peccato:

nato da donna, nato sotto la legge, alleluia

INTERCESSIONI

 

Invochiamo il Cristo, nostra pace, che è venuto a unire in un solo popolo gli uomini di ogni lingua e nazione:

Dona a tutti la pace, Signore.

 

Tu, che venendo fra noi hai rivelato l’amore del Padre,

– fa’ che lo ringraziamo sempre per i suoi benefici.

 

Tu, che hai voluto piena di grazia Maria, tua Madre,

– effondi su tutti gli uomini l’abbondanza dei tuoi doni.

 

Hai portato al mondo il lieto annunzio della salvezza,

– moltiplica gli araldi e i discepoli della tua parola.

 

Hai voluto nascere da Maria Vergine, come nostro fratello,

– insegna a tutti gli uomini la vera fraternità.

 

Sole di giustizia, apparso all’orizzonte dell’umanità,

– risplendi ai nostri fratelli defunti nella beatitudine eterna.

 

 Padre Nostro

 

ORAZIONE

 

O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa’ che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita, Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

 

ESPOSIZIONE DI GESU’ SACRAMENTATO

 

(Un canto eucaristico)

 

 

SEGUE IL CANTO DEL TE DEUM (LATINO)

 

TE  DEUM

 

Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.   

 Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.   

 Tibi omnes ángeli, *   

tibi cæli et univérsæ potestátes:   

 tibi chérubim et séraphim *   

 incessábili voce proclamant:   

     

 Sanctus, * Sanctus, * Sanctus *   

 Dóminus Deus Sábaoth.   

 Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae.   

 Te gloriósus * Apostolórum chorus,    

 te prophetárum * laudábilis númerus,   

 te mártyrum candidátus * laudat exércitus.   

Te per orbem terrárum *   

sancta confitétur Ecclésia,   

 Patrem * imménsæ maiestátis;   

 venerándum tuum verum * et únicum Fílium;   

 Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.   

     

 Tu rex glóriæ, * Christe.   

 Tu Patris * sempitérnus es Filius.   

 Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *   

 non horruísti Virginis úterum.   

 Tu, devícto mortis acúleo, *   

aperuísti credéntibus regna cælórum.   

 Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.   

Iudex créderis * esse ventúrus.   

 Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *   

quos pretióso sánguine redemísti.   

 ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.   

     

 Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *   

et bénedic hereditáti tuæ.   

Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.   

Per síngulos dies * benedícimus te;   

 et laudámus nomen tuum in sæculum, *   

 et in sæculum sæculi.   

 Dignáre, Dómine, die isto *   

sine peccáto nos custodíre.   

 Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.   

 Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *   

quemádmodum sperávimus in te.   

 In te, Dómine, sperávi: *   

non confúndar in ætérnum.

 

 

TE DEUM (ITALIANO)

Noi ti lodiamo, Dio *   

 ti proclamiamo  Signore.   

 O eterno Padre, *   

 tutta la terra ti adora.   

     

 A te cantano gli angeli *   

 e tutte le potenze dei cieli:   

 Santo, Santo, Santo *   

 il Signore Dio dell’universo.   

     

 I cieli e la terra *   

 sono pieni della tua gloria.   

 Ti acclama il coro degli apostoli *   

 e la candida schiera dei martiri;   

     

 le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *   

 la santa Chiesa proclama la tua gloria,   

 adora il tuo unico figlio, *   

 e lo Spirito Santo Paraclito.   

     

 O Cristo, re della gloria, *   

 eterno Figlio del Padre,   

 tu nascesti dalla Vergine Madre *   

 per la salvezza dell’uomo.   

     

 Vincitore della morte, *   

 hai aperto ai credenti il regno dei cieli.   

 Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *   

 Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.   

     

 Soccorri i tuoi figli, Signore, *   

 che hai redento col tuo sangue prezioso.   

 Accoglici nella tua gloria *   

 nell’assemblea dei santi.   

     

 Salva il tuo popolo, Signore, *   

 guida e proteggi i tuoi figli.   

 Ogni giorno ti benediciamo, *   

 lodiamo il tuo nome per sempre.   

     

 Degnati oggi, Signore, *   

 di custodirci senza peccato.   

 Sia sempre con noi la tua misericordia: *   

 in te abbiamo sperato.   

     

 Pietà di noi, Signore, *   

 pietà di noi.   

 Tu sei la nostra speranza, *   

 non saremo confusi in eterno.

 

Preghiera di ringraziamento dI fine anno di padre Antonio Rungi

Grazie per tutto quello che ci hai donato in questo anno, durante il quale normali e straordinari avvenimenti hanno segnato la nostra vita e la nostra storia, o Dio d’amore infinito e provvidenza senza fine.

Grazie per le persone che ci hai fatto incontrare durante l’intero anno, dalle quali abbiamo ricevuto tanto e alle quali abbiamo dato quel poco che abbiamo. Quello che Tu Signore ci hai donato e con grande generosità abbiamo distribuito, donandolo con amore sincero ad ogni fratello e sorella di questa amata terra.

Grazie, Signore, anche per le persone che, involontariamente o volutamente, ci hanno fatto del male, facendoci soffrire ingiustamente. Perdonale anche Tu, dopo che le abbiamo perdonato anche noi nel profondo del nostro cuore.

Grazie, Signore, per il dono della vita, della salute, del cibo quotidiano, del lavoro ed anche della malattia. Tutto serve a rendere lode a Te, padre della vita e gioia senza fine.

Grazie di tutti i sacramenti e soprattutto della santissima eucaristia, che mai è mancata in questo anno 2014, attingendo ad essa la forza ed il coraggio di andare avanti nonostante le tante difficoltà.

Grazie, per la Chiesa, la tua e nostra famiglia fede.

Grazie per Papa Francesco, che Tu ha scelto alla guida della navicella di Pietro, in questo tempo di speranza e gioia che ci stai donando ogni giorno.

Grazie per i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, soprattutto in questo anno dedicato alla vita consacrata, e grazie per i fedeli laici che nel silenzio quotidiano e lavorando controcorrente per la diffusione del Tuo Regno, fanno amare sempre di più la tua chiesa santa

Grazie per le madri e i padri che portano avanti con tanto sacrificio e dignità le loro famiglie naturali, spesso aggravate dal peso della mancanza del lavoro e da tante preoccupazioni.

Grazie per i figli delle tante famiglie normali e dei tanti nuclei familiari in cui i bambini vivono l’esperienza dolorosa della separazione dei genitori e il loro divorzio. Signore non abbandonare queste anime innocenti, il cui volto è segnato dalla sofferenza.

Grazie per il dolore e la croce che purifica e fortifica il cuore e la mente dell’uomo credente. La croce che Tu hai portato con coraggio sulle Tue spalle, sia il segno distintivo di ogni cristiano che ama la vita.

Grazie della sapienza degli anziani, dell’innocenza dei piccoli e dell’entusiasmo dei giovani, grazie soprattutto per la maturità e l’equilibrio di quanti hanno i mano le sorti delle famiglie, delle istituzioni e dei popoli di tutto il mondo.

Grazie per tutto e per tutti, ben sapendo che non potrà mai essere totale il nostro ringraziamento per questo anno che tu ci hai donato e che è passato così velocemente da ritenere che fosse ieri il cammino che iniziammo 364 giorni fa.

Grazie per i nostri parenti, vicini e lontani, stretti o larghi, per gli amici e i conoscenti, per le persone care e alle quali vogliamo bene e riceviamo del bene.

Grazie per gli uomini politici che sono seri e corretti nel loro agire. Grazie per gli uomini della cultura, dell’economia, dei servizi sociali e per tutti quelli che sono impegnati onestamente a portare avanti un progetto di pace e giustizia sociale a livello locale e mondiale.

Grazie per i tanti poveri che vivono con dignità la loro condizione sociale e dai quali apprendiamo la lezione più vera e bella della vita: di sapere superare ogni difficoltà con dignità. Donaci Signore la forza di essere generosi con tutti, fino in fondo, senza guardare l’origine, la provenienza, il colore della pelle, la religione, ma di guardare nel cuore di ogni uomo. Fa, o Signore, che nessun uomo al mondo soffra per la miseria e la fame, conseguenza dell’egoismo e dei benessere dei potenti della Terra.

Grazie per il Creato, la bellissima natura che tu ci hai donato e che hai messo nelle nostre mani, perché la custodiamo con amore e nel rispetto di quelle leggi fisiche che hai immesso nell’universo, quando l’hai chiamata dal nulla all’esistenza.

Grazie per i nostri genitori, vivi o defunti, e per le persone tutte che passando su questa terra, come viandanti del cielo hanno lasciato il loro segno di santità e rettitudine morale.

Perdona, Signore, quanti, invece, hanno seminato odio, discordia, e divisione tra le tue creature, Perdona quanti hanno calunniato, diffamato, disprezzato, violentato e ucciso nel corpo e nello spirito. Per tutti costoro, se ancora sono in vita, convertili ad una vita retta e santa, per non incorrere nella dannazione finale. Per quanti sono morti in peccato mortale, accetta la nostra preghiera di suffragio e se è possibile portali con Te in Paradiso.

Grazie, Signore, perché ci hai affidato alle cure della tua dolcissima Madre, Maria santissima, che veneriamo con speciale amore ogni giorno della nostra vita, partendo proprio dal primo dell’anno.

Grazie per tutti i santi che, in ascolto della tua parola, hanno realizzato il loro sogno, quello di camminare sulle strade che portano alla salvezza finale.

Grazie, oggi e sempre, grazie per sempre, anche se non meritiamo tanto amore e comprensione, senza chiederci nulla in cambio, ma solo una risposta d’amore generosa a servizio della parola che è luce sui passi dell’uomo pellegrino verso l’eternità in cerca della vera felicità. Amen

 

BENEDIZIONE EUCARISTICA

(Incenso)

 

TANTUM ERGO (LATINO)

Tantum Ergo Sacramentum

veneremur cernui

et antiquum documentum

novo cedat ritui

praestet fides supplementum

sensuum defectui.

Genitori, Genitoque

laus et jubilatio,

salus, honor, virtus quoque

sit et benedictio:

procedenti ab utroque

compar sit laudatio. Amen.

 

TANTUM ERGO (ITALIANO)

Questo grande sacramento veneriamo supplici; è il supremo compimento degli antichi simboli. Viva fede ci sorregga quando i sensi tacciono.Al supremo, sommo Dio, Padre, Figlio e Spirito gloria, onore, lode piena innalziamo unanimi; il mistero dell’Amore adoriamo umili. Amen.

 

C. Hai dato loro un pace disceso dal cielo.

T. Che porta in sé ogni dolcezza

C. Signore ascolta la mia preghiera

T. E il mio grido giunga a Te.

C. Il Signore, sia con voi.

T. E con il tuo spirito.

 

Preghiamo.

Signore Gesù Cristo,

che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia

 ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,

 fa’ che adoriamo con viva fede

 il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue,

 per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.

 Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

 R. Amen.

 

REPOSIZIONE

Dio sia Benedetto.

Benedetto il suo santo nome.

Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.

Benedetto il nome di Gesù.

Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la Gran Madre di Dio, Ma-ria Santissima.

Benedetta la sua Santa e Immacolata Concezione.

Benedetta la sua gloriosa Assunzione.

Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre

Benedetto San Giuseppe, suo Castissimo Sposo.

Benedetto Iddio nei suoi angeli e nei suoi Santi.

 

 

LAUDATE DOMINUM (LATINO)

Laudate Dominum omnes gentes

Laudate eum, omnes populi

Quoniam confirmata est

Super nos misericordia eius,

Et veritas Domini manet in aeternum.

Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.

Sicut erat in principio, et nunc, et semper.

Et in saecula saeculorum.Amen.

 

LODATE DOMINUM (ITALIANO)

Lodate il Signore, popoli tutti, *

 voi tutte, nazioni, dategli gloria;

 

 perché forte è il suo amore per noi *

 e la fedeltà del Signore dura in eterno.

 

 Gloria al Padre e al Figlio *

 e allo Spirito Santo.

 Come era nel principio, e ora e sempre *

 nei secoli dei secoli. Amen.

 

CANTO FINALE MARIANO

 

 

APPELLO DI PADRE ANTONIO RUNGI. NON SPARATE FUOCHI QUESTA NOTTE.

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P.RUNGI (TEOLOGO MORALE). NO AI BOTTI DI CAPODANNO 2015 PER RISPETTO AI TANTI MORTI DI QUESTI GIORNI E IN SINTONIA CON PAPA FRANCESCO

Ancora in questo fine anno 2014 torna a ribadire il suo forte no ai botti di Capodanno, soprattutto in Campania dove si riscontrano feriti e morti ogni anno. A rivolgere questo caloroso appello su siti, su social network, con video e messaggi è padre Antonio Rungi, sacerdote passionista, teologo morale. “No ai botti per rispetto ai tanti morti e alle tante tragedie di questi ultimi giorni”, è la motivazione prossima di questo nuovo appello a non sparare nella notte di San Silvestro. Ma padre Rungi fa appello anche al rispetto “delle tante persone che si muoiono di fame, sono senza lavoro e stanno soffrendo in questi giorni, in particolare, perché mancano dell’essenziale. E’ una mancanza di rispetto ed un grave peccato sprecare soldi con i botti di capodanno mentre c’è tanta gente che si muore di fame. Purtroppo -aggiunge padre Rungi – spesso sono proprio coloro che sono senza denaro e senza lavoro a spendere cifre consistenti per questa assurda e paradossale, contradditoria usanza di sparare i fuochi nel passaggio al nuovo anno. Al di là del costo economico c’è un altro costo più rilevante ed è quello delle vite umane, delle ferite, delle invalidità permanenti che possono, come sempre capita, provocare l’uso improprio di sparare da se stessi fuochi pericolosi o usare armi da fuoco. Basta – conclude padre Rungi – a questa pessima usanza che contraddice il buon senso e la retta coscienza e ragione. Ve lo chiedo anche in nome di Papa Francesco che vuole, per noi cristiani, che si facciano opere di bene invece di sprecare denaro per cose che fano solo fumo e rumore e non riscaldano il cuore e non rinsaldano l’amore e la solidarietà tra le persone. No e sempre no ai botti della notte che segna il passaggio all’anno nuovo. E che Dio ce la mandi buona per quest’anno”.

MARIA MADRE DI DIO. SOLENNITA’ 1 GENNAIO 2015

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SOLENNITA’ DELLA MADRE DI DIO

1 GENNAIO 2015

MARIA MADRE DI DIO E DELLA GIOIA

Commento di padre Antonio Rungi

 

Con la solennità di oggi, Maria Madre di Dio, inizia il nuovo anno solare del 2015. E come tutti gli inizi, anche questo primo giorno dell’anno 2015 lo affidiamo alla protezione della Madonna, Regina della pace e Madre della gioia. Questo nuovo anno che vede gli albori con questo giorno si prospetta molto importante per la vita della Chiesa, essendo dedicato alla famiglia e alla vita consacrata. Ma altri importanti eventi ecclesiali e sociali si pongono davanti a noi e ci impegnano a consacrare questo anno al Signore, L’anno del Signore 2015 è un altro anno che, poi, mettiamo sotto la protezione della Madonna, confidando nella sua intercessione potentissima presso il suo Figlio, perché possa essere un anno di gioia e di pace per il mondo intero. Non a caso la chiesa celebra in questo primo giorno del nuovo anno, la giornata mondiale della pace, al fine di portare l’attenzione non solo dei credenti e di quanti in Gesù Cristo riconoscono il vero Principe della pace, ma anche degli uomini di buona volontà su questo argomento di crescente attualità, considerati i tanti focolai di guerra esistenti oggi nel mondo, il terrorismo, le tante violenze che si perpretano ai danni di bambini, malati, anziani, donne ed uomini di ogni nazione, cultura, popolo e religione. Il mondo non vive in pace e cerca la pace e noi come cristiani la chiediamo attraverso l’intercessione di Maria, regina della pace e madre della gioia, a Gesù, che anche in questa ottava di Natale ci viene presentato nella grotta di Betlemme con i pastori che vanno senza indugio a visitare Gesù, che è cullato e coccolato dalla sua tenerissima Madre e custodito gelosamente e posto al sicuro sotto la custodia di San Giuseppe. La gioia dei pastori, è la gioia di Maria, di Giuseppe, è soprattutto la gioia della fonte stessa della gioia che è Gesù. Gioia e pace camminano insieme e come tali questi due valori cristiani trovano la sorgente nel Salvatore del mondo, trovano la ragion d’essere ed anche di annunciarla partendo proprio da quella povera capanna, che è e sarà la più ricca, in eterno, in umanità e in fraternità. Iniziare il nuovo anno con questa speranza e certezza nel cuore è entrare il quel grande mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio nel grembo verginale di Maria. Gesù Re di pace e Maria regina della pace, insieme portano all’umanità questo messaggio all’umanità. Non mancano in questo compito di diffondere la pace e la gioia i messaggeri celesti, i santi angeli ed arcangeli che appaiono sulla grotta di Betlemme e cantano festosi e gioiosi l’inno della vera gioia, annunziano la vera e grande buona notizia di sempre e per sempre che è nato a noi il Redentore. Questa sua venuta nel mondo non fu casuale, ma voluta e scelta proprio da Colui che doveva abbassarsi alla nostra condizione umana e farsi uomo, per salvare l’uomo. Ce lo ricorda in questa giornata mariana, il testo della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera ai Galati e che riporta nel cuore del mistero della natività di Gesù Cristo. Infatti, ci ricorda l’Apostolo delle Genti che “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. Questa venuta di Dio tra gli uomini, questa assunzione della natura umana su di sé ha portato conseguenze di straordinario capovolgimento della storia dell’umanità. Infatti, la venuta di Cristo sulla terra ci conferma nella nostra dignità che siamo figli di Dio. E che noi siamo figli “lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!” Quindi non siamo più schiavi, ma figli e, se figli, anche eredi per grazia di Dio.

Vogliamo iniziare questo nuovo anno con la benedizione di Mosè sul popolo eletto: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.

A Maria Causa nostrae laetitiae, Fonte della nostra gioiachiediamo per questa umanità, contrassegnata da tante tristezze, il dono della vera gioia. E la gioia cristiana non è l’allegria esteriore e rumorosa che la nostra cultura spesso identifica con questo termine. È invece la serena letizia che nasce dalla certezza di essere amati da Dio, amati personalmente dal nostro Creatore, da colui che tiene nelle sue mani l’universo intero e che ama ciascuno di noi e tutta la grande famiglia umana con un amore appassionato e fedele. Il suo è un amore più grande delle nostre infedeltà e peccati e che – proprio per questo – riscatterà la nostra vita dalla morte. La gioia evangelica è la gioia della fede e della speranza; ma anche la gioia della carità, cioè della comunione con l’amore stesso di Dio. Una gioia che non viene spenta dalle prove e dalle sofferenze che possiamo incontrare, ma si dimostra più forte di esse, dal momento che ha il suo fondamento nell’amore fedele del Padre che si è donato a noi in Gesù Cristo. Proprio Gesù, venuto a rivelarci e a comunicarci l’amore del Padre, ci ricorda: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Di questa gioia che è frutto dello Spirito Santo (cf Gal 5,22) Maria ha fatto esperienza più di ogni altra creatura. Più di ogni altro Maria «ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» abbandonandosi con totale fiducia nelle mani di Dio. Per questo è dichiarata beata dalla cugina Elisabetta. E lei stessa canta la gioia che nasce da questo affidamento a Dio con le parole del Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore». In Maria si realizza dunque la profezia di cui ci ha parlato il profeta Zaccaria: «Gioisci, esulta, Figlia di Sion, perché io vengo ad abitare in mezzo a te» (Zc 2,14). E quanto si realizza in lei è destinato a realizzarsi in ogni battezzato e nell’intera Chiesa del Signore. Guardando a Maria e soprattutto vivendo nei suoi confronti una comunione di amore filiale, ciascuno di noi (e tutta la Chiesa) può percorrere insieme con lei quel pellegrinaggio della fede che l’ha portata a vivere la pienezza della gioia evangelica. Invocando l’aiuto di Maria e facendo affidamento nella sua materna intercessione potremo davvero unirci sempre più profondamente a Gesù e sperimentare quella pienezza di gioia che ci ha promesso: «Ora siete nel dolore, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,22).

Alla Madonna ci rivolgiamo con questa bellissima espressione tratta dalla lettera “Rallegratevi” a tutti i religiosi: Ave, Madre della gioia, porta gioia a questa umanità. Fa camminare tutti gli uomini verso l’amore e la fratellanza universale, quella che può davvero dare gioia al cuore e luce alle menti. “ In Maria è la Chiesa tutta che cammina insieme: nella carità di chi si muove verso chi è più fragile; nella speranza di chi sa che sarà accompagnato in questo suo andare e nella fede di chi ha un dono speciale da condividere. In Maria ognuno di noi, sospinto dal vento dello Spirito vive la propria vocazione ad andare!”. Andare verso gli altri, verso il mondo per portare il Dio della gioia, mediante Maria, la Madre della gioia e della pace.

E con il salmo 66 della liturgia odierna cantiamo: “Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra”. Amen

 

SINTESI DEL CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI

ESERCIZI SPIRITUALI – SUORE EUCARISTICHE DI SAN VINCENZO PALLOTTI

SAN PRISCO – CASERTA

IL CAMMINO SPIRITUALE FATTO

GUIDA SPIRITUALE; P.ANTONIO RUNGI CP

1. IL PUNTO DI PARTENZA- ANALISI DELLA SITUAZIONE – ANAMNESI – RICORDO

LE 15 MALATTIE DELLA CHIESA SECONDO PAPA FRANCESCO (DISCORSO ALLA CURIA ROMANA DEL 22 DICEMBRE 2014)

 

1.1. La malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile”trascurando i necessari e abituali controlli.  

1.2. Un’altra: La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro,  , inevitabilmente, “la parte migliore”: il sedersi sotto i piedi di Gesù (cfr Lc 10,38-42). 

1.3. C’è anche la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale.

1.4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo.

1.5. La malattia del cattivo coordinamento.

1.6. C’è anche la malattia dell’“alzheimer spirituale”.  

1.7. La malattia della rivalità e della vanagloria 

1.8. La malattia della schizofrenia esistenziale. 

1.9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi. 

1.10. La malattia di divinizzare i capi. 

1.11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri.

1.12. La malattia della faccia funerea.

1.13. La malattia dell’accumulare.

1.14. La malattia dei circoli chiusi.  

1.15.Il profitto mondano degli esibizionismi.

2. LA CURA: TERAPIA (LE CURE DI PAPA FRANCESCO SUGGERITE AI LAVORATORI DELLO STATO DI CITTA’ DEL VATICANO)

ADATTAMENTO ALLA VITA CONSACRATA

•curare la vostra vita spirituale, il vostro rapporto con Dio, perché questa è la colonna vertebrale di tutto ciò che facciamo e di tutto ciò che siamo. Una religiosa che non si nutre con la preghiera, i Sacramenti e la Parola di Dio, inevitabilmente appassisce e si secca.

•curare la vostra vita familiare, vivendo in comunità e promuovendo le vocazione, testimoniando un’autentica maternità spirituale;

•curare i vostri rapporti con gli altri, trasformando la fede in vita e le parole in opere buone, specialmente verso i più bisognosi;  attenzione verso l’apostolato; accoglienza.

•curare il vostro parlare, purificando la lingua dalle parole offensive, dalle volgarità e dal frasario di decadenza mondana;

•curare le ferite del cuore con l’olio del perdono, perdonando le persone che ci hanno ferito e medicando le ferite che abbiamo procurato agli altri;

•curare il vostro lavoro, compiendolo con entusiasmo, con umiltà, con competenza, con passione, con animo che sa ringraziare il Signore;

•curarsi dall’invidia, dalla concupiscenza, dall’odio e dai sentimenti negativi che divorano la nostra pace interiore e ci trasformano in persone distrutte e distruttive;

•curarsi dal rancore che ci porta alla vendetta, e dalla pigrizia che ci porta all’eutanasia esistenziale, dal puntare il dito che ci porta alla superbia, e dal lamentarsi continuamente che ci porta alla disperazione.

•curare le consorelle più deboli in tutti i sensi; curare gli anziani, i malati, gli affamati, i senzatetto e gli stranieri perché su questo saremo giudicati;

•curare che il Santo Natale sia la festa della gioia di accogliere il Signore nel presepe e nel cuore.

3. LA PROGNOSI: UN ANNO INTERO DA DEDICARE ALLA VITA CONSACRATA

DAL 30 NOVEMBRE 2014 AL 2 FEBBRAIO 2016

L’INDIZIONE DELL’ANNO DELLA VITA CONSACRATA- TESTO DELLA LETTERA APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO

3.1. TRE OBIETTIVI FONDAMENTALI

3.1.1. Il primo obiettivo è guardare il passato con gratitudine.

3.1.2. Quest’Anno ci chiama inoltre a vivere il presente con passione

3.1.3. Abbracciare il futuro con speranza.

3.2. LE ASPETTATIVE DEL PAPA

3-2.1. Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: «Dove ci sono i religiosi c’è gioia». Che tra di noi non si vedano volti tristi, persone scontente e insoddisfatte, perché “una sequela triste è una triste sequela”.

3.2.2. Mi attendo che “svegliate il mondo”, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia.

3.2.3. Esperti di comunione. Mi aspetto pertanto che la “spiritualità della comunione”.

3.2.4. Attendo ancora da voi quello che chiedo a tutti i membri della Chiesa: uscire da sé stessi per andare nelle periferie esistenziali.

3.2.5. Mi aspetto che ogni forma di vita consacrata si interroghi su quello che Dio e l’umanità di oggi domandano.

4. LA GUARIGIONE. LA GIOIA L’ESSENZA DELLA VITA CONSACRATA

4.1. RALLEGRATEVI

Papa Francesco, che esorta i religiosi a “svegliare il mondo”. Una parola che interroga e sospinge, quella del Pontefice, convinto che “la gioia, quella vera, è contagiosa”.

“Nella finitudine umana, nel limite, nell’affanno quotidiano, rifacendosi all’Esortazione apostolica Evangelii gaudium di Francesco – i consacrati e le consacrate vivono la fedeltà, dando ragione della gioia che li abita, diventano splendida testimonianza, efficace annuncio, compagnia e vicinanza per donne e uomini che con loro abitano la storia e cercano la Chiesa come casa paterna”.

La gioia, infatti, “non è inutile ornamento, ma è esigenza e fondamento della vita umana – si legge nella Lettera –. Nell’affanno di ogni giorno, ogni uomo e ogni donna tende a giungere e a dimorare nella gioia con la totalità dell’essere. Nel mondo spesso c’è un deficit di gioia”. I religiosi non sono pertanto chiamati “a compiere gesti epici né a proclamare parole altisonanti, ma a testimoniare la gioia che proviene dalla certezza di sentirci amati, dalla fiducia di essere dei salvati”.

4.2. SCRUTATE 

“Scrutare gli orizzonti della nostra vita e del nostro tempo in vigile veglia. Scrutare nella notte per riconoscere il fuoco che illumina e guida, scrutare il cielo per riconoscere i segni forieri di benedizioni per le nostre aridità. Vegliare vigilanti e intercedere, saldi nella fede”.

La vita consacrata “custodisce la ricerca del volto di Dio, vive la sequela di Cristo, si lascia guidare dallo Spirito, per vivere l’amore per il Regno con fedeltà creativa e alacre operosità”, accettando al contempo di “misurarsi con certezze provvisorie, con situazioni nuove, con provocazioni in processo continuo, con istanze e passioni gridate dall’umanità contemporanea”.

Tale eredità viene presentata in questa Lettera, che ripercorre “i passi compiuti negli ultimi cinquant’anni”, dal Concilio Vaticano II, “evento di rilevanza assoluta per il rinnovamento della vita consacrata”, fino alle esortazioni di Papa Francesco.

Scrutate costituisce pertanto un invito a discernere: “Il Signore è vivente e operante nella nostra storia, e ci chiama alla collaborazione e al discernimento corale, per nuove stagioni di profezia al servizio della Chiesa, in vista del Regno che viene”.

5. LO SCHEMA TERAPEUTICO SISTEMATICO

5.1.MARIA MODELLO DELLA NOSTRA GIOIA 

DALLA LETTERA DELLA CONGREGAZIONE DEI RELIGIOSI: RALLEGRATEVI 

13. Rallegrati, piena di grazia (Lc 1, 28), « il saluto dell’angelo a Maria è un invito alla gioia, ad una gioia profonda, annuncia la fine della tristezza […] È un saluto che segna l’inizio del Vangelo, della Buona Novella ».

Accanto a Maria la gioia si espande: il Figlio che porta nel grembo è il Dio della gioia, della letizia che contagia, che coinvolge. Maria spalanca le porte del cuore e corre verso Elisabetta.

« Gioiosa di compiere il suo desiderio, delicata nel suo dovere, premurosa nella sua gioia, si affrettò verso la montagna. Dove, se non verso le cime, doveva tendere premurosamente Colei che già era piena di Dio? ».

Si muove in tutta fretta (Lc 1, 39) per portare al mondo il lieto annunzio, a tutti la gioia incontenibile che accoglie nel grembo: Gesù, il Signore. In tutta fretta: non è solo la velocità con cui Maria si muove. Ci racconta la sua diligenza, l’attenzione premurosa con la quale affronta il viaggio, il suo entusiasmo.

Ecco la serva del Signore (Lc 1, 38). La serva del Signore, corre in tutta fretta, per farsi serva degli uomini.

In Maria è la Chiesa tutta che cammina insieme: nella carità di chi si muove verso chi è più fragile; nella speranza di chi sa che sarà accompagnato in questo suo andare e nella fede di chi ha un dono speciale da condividere. In Maria ognuno di noi, sospinto dal vento dello Spirito vive la propria vocazione ad andare!

5.2.. IL CARISMA DELLA SERVA DI DIO MADRE ANNA SARDIELLO, FONDATRICE DELLE SUORE EUCARISTICHE SI SAN VINCENZO PALLOTTI.

5.2.1. I PENSIERI SPIRITUALI E LETTERE

5.5.2. LE COSTITUZIONI E IL DIRETTORIO

6. PUNTO DI ARRIVO

6.1. LE COSE DA ELIMINARE NELLA NOSTRA VITA (DIETA MORALE)

6.2. LE COSE DA RECUPERARE, POTENZIARE O IMMETTERE (INTEGRATORI SPIRITUALI)

7. LA CURA DI MANTENIMENTO. CONCLUSIONE

7.1.LE NOSTRE REGOLE DI VITA (UN DECALOGO SPECIALE)

1. L’amore verso Dio e i fratelli è il fondamento della religione e soprattutto per quanti scelgono di consacrarsi a Dio con la professione dei consigli evangelici. Questo comandamento sia costantemente vissuto a livello personale e comunitario da parte di coloro che sono chiamati alla perfezione della carità.

2. La preghiera è l’anima ed il cuore di ogni esperienza religiosa e soprattutto dei religiosi. Non manchi mai nella giornata e nella vita consacrata questo aspetto fondamentale della donazione a Dio, che necessita di essere alimentata dalla preghiera, meditazione e dall’ascesi. La celebrazione eucaristica, con la devozione alla Madonna caratterizzino lo stile orante di ogni consacrato.

3. L’obbedienza, primo fondamentale voto che ogni religioso professa, sia attentamente osservata in ogni momento della propria vita di consacrato, soprattutto quando costa sacrificio e rinuncia alle proprie vedute, idee e progetti personali al fine del bene comune.

4. La povertà visibile e leggibile stia nel cuore dei consacrati e venga testimoniata nel distacco completo dai beni della terra, privilegiando uno stile di vita sobrio, essenziale e libero da ogni desiderio mondano. A nessun religioso sia permesso di vivere in modo lussuoso e consumistico, memori di quanti non hanno nulla e soffrono la fame e la miseria su tutta la Terra.

5. La castità per il Regno dei cieli venga vissuta con semplicità e gioia, impegnandosi in ogni situazione, soprattutto di provocazione e di stimolazione al male, di mantenersi fedeli al dono della purezza del cuore, dei sentimenti, del corpo e della vita che Dio ci ha donato. Siano condannati apertamente atti commessi dai religiosi contro la dignità della persona umana, soprattutto se bambini e ammalati.

6. Lo stile di vita comunitaria prevalga su ogni individualistica visione della consacrazione a Dio e tutti i religiosi collaborino effettivamente per innalzare la qualità della vita in comune, puntando su una vera fraternità e condivisione, frutto di sentimento e sapienza che riscontriamo nel vero modello per tutti, che è Gesù.

7. Ogni religioso abbia particolarmente a cuore il carisma del proprio istituto, vivendo e testimoniandolo secondo i doni personali ricevuti che sono a servizio di tutti.

8. Il servizio dell’autorità venga svolto con donazione, generosità, paternità e competenza e tutti i religiosi, che sono chiamati a tale servizio nei rispettivi istituti, siano sensibili in umanità e spiritualità verso i confratelli o consorelle delle comunità.

9. L’ansia missionaria sia motivo costante non solo per annunciare ai fratelli il Vangelo della gioia, ma anche occasione di crescita in sintonia con le chiese locali e con la chiesa universale. Tutti siano davvero missionari con la parola, la preghiera e la testimonianza di una vita gioiosa nel Signore, sull’esempio di Maria, la Madre della gioia.

10. Ogni religioso abbia a cuore le sorti del proprio istituto promuovendo un’azione incisiva a livello di vocazioni da accogliere con disponibilità quando il Signore chiama i giovani o i meno giovani per seguirLo sulla via stretta dei consigli evangelici. Ogni consacrato sia promotore vocazionale nella famiglia, nella scuola, nella Chiesa, nell’apostolato e nella società.

7.2. Preghiera dei consacrati

Signore Gesù,
che mi hai chiamato a seguirti
sulla via stretta dei consigli evangelici
guidami in questo cammino
di perfezione nell’amore,
al cui centro delle mie ansie
e preoccupazioni ci sei solo e soltanto Tu.

 

Sostienimi, Signore,
nella fedeltà alla vocazione,
affinché nulla turbi il mio cuore,
ma tutto concorra al mio bene
e alla mia santificazione.

 

Fa che sia puro di cuore,
come tu ci hai insegnato ad esserlo,
proclamando la buona novella
del vangelo della purezza dei sentimenti.

 

Non permettere, Signore,
che la mia vita sia attaccata a mammona,
ma tutta la mia esistenza
sia espressione di una povertà vera,
vivendo da povero con i poveri,
e distaccato da ogni bene e possesso terreno.

 

Sull’esempio della tua filiale obbedienza al Padre,
fino a versare il tuo sangue sul Calvario per l’intera umanità,
fa che nella mia vita di consacrato
non anteponga mai la mia volontà,
il mio interesse personale,
il successo e la carriera monacale,
ma pienamente abbandonato alla Tua volontà,
possa scoprire, ogni giorno, il grande dono di obbedire,
anche di fronte alle decisioni più assurde
di chi pensa di comandare e non servire la comunità.

 

Maria, la prima consacrata al tuo amore,
ci insegni a vivere nella perfetta carità,
che è dono e mistero per chi, Tu, Signore,
hai chiamato a seguirti sulla via della croce,
che è via di trasfigurazione e di santificazione .

I nostri santi fondatori ci siano guide illuminate
nella vita di preghiera, nella fede, speranza e carità
e ci insegnino ad amare ed adorare solo Te,
nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Amen.

 

 

 

P.RUNGI. LA PREGHIERA IN DIFESA DEI BAMBINI

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P.RUNGI (TEOLOGO MORALE). IN UNA PREGHIERA IL GRIDO DI DOLORE DI PAPA FRANCESCO IN DIFESA DEI BAMBINI DELLA TERRA.

Ha fissato in un testo di preghiera il grido di dolore di Papa Francesco elevato davanti al mondo intero, prima della benedizione Urbi et Orbi in occasione della solennità del Santo Natale 2014. Così padre Antonio Rungi, teologo morale, religioso e sacerdote passionista, ha fatto sue le parole e anche l’invito a denunciare con la forza delle idee, della preghiera, della parola e soprattutto con azioni concrete in difesa dell’infanzia di tutto il mondo quanto ha detto Papa Francesco. Nella preghiera che padre Rungi ha composto a conclusione della solennità del Natale, si trovano tutti i passaggi del discorso di Papa Francesco. “Affido questa preghiera a tutta la cristianità in questo tempo di Natale, in occasione anche della ricorrenza liturgica della festa degli Innocenti che si celebra il 28 dicembre e che quest’anno coincide con la festa della Sacra famiglia, domenica prossima. La preghiera fatta con il cuore, fatta ad alta voce, gridata al mondo intero è già una denuncia che rompe il silenzio connivente e coprente di tanti uomini e poteri che dovrebbero davvero difendere l’infanzia sempre e a livello planetario. Dalle parole del Papa ci aspettiamo una politica mondiale a favore dell’infanzia che la protegga davvero da qualsiasi abuso e violenza, delle leggi più mirate a colpire quanti abusano dei bambini in tanti modi subdoli e offensivi della loro dignità di innocenti vite umane”. Ecco il testo dell’orazione composta da padre Rungi.

Gesù, non piangere più

Signore Gesù non piangere più,
asciuga le lagrime di tutti i bambini del mondo.
Non permettere che mani assassine,…

come ai tuoi tempi Gesù Bambino,
si alzino contro i bambini di oggi e di domani,
ma blocca sul nascere i violenti
e gli erodi del nostro tempo.

Signore Gesù non piangere più,
non versare più lagrime
a causa di questa umanità
indifferente ed insensibile
al dolore e alle sofferenze dei bambini,
immersa nella globalizzazione dell’indifferenza.

Tocca il cuore di quanti
sono incapaci di amare,
fanno solo del male
e agiscono come se Tu
non esistessi affatto.

Ferma le mani insanguinate
di chi non fa nascere i bambini,
uccidendoli nel grembo delle loro giovani madri,
ma incoraggia quanti amano e promuovono la vita
dal primo istante fino alla morte naturale.

Fa piangere lagrime di sangue
a chi odia il fratello
e fa guerra contro gli innocenti,
come tu hai sudato sangue
nell’orto del Getsemani
mentre ti accingevi
ad andare incontro al patibolo
costruito per Te da mani assassine.

Signore, mai più Erode,
mai più il silenzio connivente
di chi di fronte al dolore degli innocenti
invece di gridare forte il no alla violenza
tace per convenienza, viltà o negligenza.

Signore, dalla grotta di Betlemme,
dove tu resti Dio in eterno,
irradia sul mondo intero,
fatto di lagrime, sangue e tenebre,
la luce dell’amore, della giustizia e della verità,
la sola luce che può salvare questa umanità. Amen.

Preghiera composta da padre Antonio Rungi
25 dicembre 2014

PREGHIERA DELLA NOTTE DI NATALE

PREGHIERA NOTTE DI NATALE

PREGHIERA DELLA NOTE DI NATALE 

O Gesù, Redentore del mondo,

atteso dalle genti e nostro salvatore,

vieni presto e non tardare

a sanare le ferite del cuore umano.

 

Vieni, Signore della vita,

a portare gioia e felicità,

nelle nostre vite,

segnate da tante malattie

del corpo e dello spirito,

che solo Tu puoi guarire,

con la forza risanatrice

della tua parola di vita.

 

Vieni in questa notte,

attesa da tutti i popoli,

a portare luce e conforto

a chi brancola nelle tenebre del dubbio,

del peccato e della tristezza dell’anima.

 

Signore, Gesù, fa che nessuno al mondo possa essere triste per mancanza d’amore,

del Tuo amore, del nostro amore,

dell’amore dei propri cari

e di quanti si sono impegnati ad amare.

 

Signore vieni nella case e nelle famiglie

delle nostre città, dei nostri paesi,

dei nostri borghi e nelle periferie

più dimenticate di questo bellissimo

mondo che Tu hai creato.

 

Su tutta la terra,

come nella notte santa di Betlemme,

rifulga la stella cometa

della Luce divina

che porti con Te, Gesù Bambino.

 

Fa che in ogni mente ed in ogni cuore

si accenda potente e caloroso

il fuoco dell’amore, della misericordia

e del perdono,

il fuoco ardente di quella carità

e solidarietà,

che continui a irradiare da Betlemme,

a tutta l’umanità,

a partire da quella notte santa,

in cui Ti sei fatto Bambino,

o Dio d’ amore infinito. Amen.

 

Preghiera composta

da padre Antonio Rungi

Notte di Natale 2014

LA TERAPIA DI PAPA FRANCESCO CONTRO LE MALATTIE DELLA CHIESA

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CONTRO LE MALATTIE DELLA CHIESA

LA TERAPIA DI PAPA FRANCESCO 

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA 

Il Santo Padre, Papa Francesco, nell’incontrare la Curia Romana, per l’annuale augurio di Natale e di Capodanno ha parlato senza peli sulla lingua di 15 malattie che affliggono la Chiesa e da cui bisogna guarire.

Tali malattie e tali tentazioni – dice Papa Francesco – sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale, e possono colpire sia a livello individuale sia comunitario.

1. La malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile”trascurando i necessari e abituali controlli.  L’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori e di dire con tutto il cuore: «Siamo servi inutili”.

2. Un’altra: La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro,  , inevitabilmente, “la parte migliore”: il sedersi sotto i piedi di Gesù (cfr Lc 10,38-42). La cura consiste nel riposo. 

3. C’è anche la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale. La cura consiste nell’ «avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5), sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità. 

4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo. La cura consiste nell’abbandonarsi allo Spirito Santo. Egli è freschezza, fantasia, novità».  

5. La malattia del cattivo coordinamento. La cura sta nell’armonizzare il tutto, senza prevaricazione di qualcuno o superiorità di altri.  

6. C’è anche la malattia dell’“alzheimer spirituale”. La cura consiste nel recuperare la vita spirituale ed interiore. superando passioni, capricci e manie, eliminando muri di divisione, abbandonando gli idoli che hanno scolpito con le loro stesse mani. 

7. La malattia della rivalità e della vanagloria. La cura è la comunione e l’umiltà del cuore e della vita.  

8. La malattia della schizofrenia esistenziale. La cura consiste nell’essere autentici e coerenti. Fare ciò che si dice e farlo bene. 

9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi.  È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle. La cura consiste nel silenzio e nel parlare bene degli altri, senza calunniare e fare chiacchiere inutili. 

10. La malattia di divinizzare i capi. La cura consiste nel servizio umile e disinteressato, senza attese di promozioni varie.  

11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri. La cura consiste nell’attenzione amorevole verso gli altri e nell’aiuto quando uno cade.  

12. La malattia della faccia funerea. La cura consiste in un sano umorismo e autoironia. Fa bene scherzare con su se stessi e non prendere seriamente ogni cosa. 

13. La malattia dell’accumulare. La cura consiste nel distacco da ogni cosa e nell’alleggerirsi dei pesi dell’economia fine a se stessa e che non fa bene a nessuno. L’accumulo appesantisce solamente e rallenta il cammino inesorabilmente!  

14. La malattia dei circoli chiusi. La cura consiste nell’aprirsi agli altri e dare opportunità a tutti di realizzarsi. Il potere, che è servizio, deve passare di mano i mano e mai fermarsi sempre nelle stesse mani o negli stessi gruppi e circoli chiusi. 

15.Il profitto mondano degli esibizionismi. La cura consiste nel conservare nel proprio cuore le confidenze e le conoscenze degli altri, senza vantarsi di sapere tutto e di potere tutto. 

Ed aggiunge una cosa molto importante che riguarda tutti i sacerdoti e tutti i consacrati. “Una volta ho letto che i sacerdoti sono come gli aerei: fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro. Quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che “cade” a tutto il corpo della Chiesa”.  

LE CURE DI PAPA FRANCESCO SUGGERITE

AI DIPENDENTI DELLO STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO.

 •curare la vostra vita spirituale, il vostro rapporto con Dio, perché questa è la colonna vertebrale di tutto ciò che facciamo e di tutto ciò che siamo. Un cristiano che non si nutre con la preghiera, i Sacramenti e la Parola di Dio, inevitabilmente appassisce e si secca. Curare la vita spirituale; 

•curare la vostra vita famigliare, dando ai vostri figli e ai vostri cari non solo denaro, ma soprattutto tempo, attenzione e amore; 

•curare i vostri rapporti con gli altri, trasformando la fede in vita e le parole in opere buone, specialmente verso i più bisognosi;  

•curare il vostro parlare, purificando la lingua dalle parole offensive, dalle volgarità e dal frasario di decadenza mondana; 

•curare le ferite del cuore con l’olio del perdono, perdonando le persone che ci hanno ferito e medicando le ferite che abbiamo procurato agli altri; 

•curare il vostro lavoro, compiendolo con entusiasmo, con umiltà, con competenza, con passione, con animo che sa ringraziare il Signore;  

•curarsi dall’invidia, dalla concupiscenza, dall’odio e dai sentimenti negativi che divorano la nostra pace interiore e ci trasformano in persone distrutte e distruttive;

•curarsi dal rancore che ci porta alla vendetta, e dalla pigrizia che ci porta all’eutanasia esistenziale, dal puntare il dito che ci porta alla superbia, e dal lamentarsi continuamente che ci porta alla disperazione. Io so che alcune volte, per conservare il lavoro, si sparla di qualcuno, per difendersi. Io capisco queste situazioni, ma la strada non finisce bene. Alla fine saremo tutti distrutti tra noi, e questo no, non serve. Piuttosto, chiedere al Signore la saggezza di saper mordersi la lingua a tempo, per non dire parole ingiuriose, che dopo ti lasciano la bocca amara; 

•curare i fratelli deboli: ho visto tanti begli esempi tra di voi, in questo, e vi ringrazio, complimenti! Cioè, curare gli anziani, i malati, gli affamati, i senzatetto e gli stranieri perché su questo saremo giudicati;  

•curare che il Santo Natale non sia mai una festa del consumismo commerciale, dell’apparenza o dei regali inutili, oppure degli sprechi superflui, ma che sia la festa della gioia di accogliere il Signore nel presepe e nel cuore. 

FESTA DELLA FAMIGLIA DI NAZARET. COMMENTO DI P.RUNGI

SAN GIUSEPPE

DOMENICA DELLA SANTA FAMIGLIA – 30 DICEMBRE 2014 

UNA FAMIGLIA UNITA INTORNO A GESU’ CRISTO 

Commento di padre Antonio Rungi 

A leggere i pochi brani del Vangelo che parlano della santa famiglia di Nazaret, si resta meravigliati di quel clima di pace e serenità che si respira in essa. Certo è una famiglia del tutto speciale quella che noi consideriamo in questa domenica, all’indomani della solennità del Natale: è la famiglia terrena di Gesù, dove c’è una Madre, tutta speciale, preservata dal peccato originale, e c’è un padre adottivo tutto speciale, con un cuore grande ed una giustizia costante, a portata di mano. Il perno principale, il pilastro dove si poggia questa famiglia, il punto cardine è proprio Lui, Gesù bambino. Intorno a Lui ruotano, non come pupazzi Maria e Giuseppe, che stanno al gioco delle parti, ma due persone sagge, comprensive e pienamente inserite nel progetto di Dio, che con il loro rispettivo sì, a diverso titolo e collaborazione, hanno permesso al Signore di entrare nella storia di questo mondo. Dio che chiede aiuto a due persone per entrare in questo mondo, nascendo in una famiglia storicamente individuata in quella coppia di giovani sposi che sono Maria e Giuseppe. La nascita straordinaria e prodigiosa di Gesù nel grembo verginale di Maria, per opera dello Spirito Santo, non esautora Giuseppe, lo sposo castissimo di Maria e il padre putativo di Gesù dai suoi obblighi giuridici e religiosi nei confronti del loro figlio. Tanto è vero che oggi, nella liturgia della parola di Dio di questa domenica successiva al solennità del Natale, dedicata alla santa famiglia, troviamo Maria e Giuseppe che presentano il loro Figlio, primogenito ed unigenito, a tempio d Gerusalemme per consacrarlo a Dio, come ci attesta l’evangelista Luca nel brano che ascoltiamo:Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore”.

Prima icona di questa famiglia: l’unità. Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme. Né la madre delega il padre, né il padre delega la madre a questo rito. Entrambi vanno verso Gerusalemme con il Bambino. Una famiglia quindi che si attiene alla legge, non contravviene alle norme religiose. E qui c’è l’altro aspetto importante di questa icona della santa famiglia che vale la pena sottolineare. Rispettare le leggi religiose e civili è un dovere di tutte le famiglie. Potremmo dire, oggi, educare alla legalità, rispettare quelle leggi che rendono libero il cuore e la vita di ogni uomo, di ogni popolo e di ogni culturale. Maria e Giuseppe sono su questa scia ed osservano le prescrizioni della legge ebraica. Quante famiglie che si dicono cristiane sono in linea e sono osservanti e praticanti della legge del Vangelo?

Cosa avvenne in quel momento, quando Maria e Giuseppe si presentarono al tempio, lo sappiamo dal racconto che di questo evento ne fa l’evangelista Luca. Qui entra in gioco un’altra straordinaria figura e persona che il santo vecchio Simeone. Seguiamo il racconto del Vangelo per gustare la bellezza di questo momento, di questo incontro tra un santo sacerdote e il Salvatore:

“Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio”. Immaginiamo solo per un attimo cosa ha provato questo uomo pio sapendo di trovarsi al cospetto di Dio, davanti al Messia atteso dai secoli. Il suo cuore e la sua lingua sono esplosi in un canto di gioia e di ringraziamento, al punto tale, che la gioia più grande della sua vita, ora arrivata, può mettere fine alla sua esistenza terrena. Non ha più nulla di positivo da attendere, nessun altra speranza da coltivare, nessun altra attesa da alimentare: tutta la sua vita sta in quel bambino che prende tra le braccia, ricevendolo dalle braccia di Maria, per elevare a Dio l’inno di lode e di ringraziamento per sempre. E’ il celebre canto del Nunc dimittis, del «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti, e gloria del tuo popolo, Israele”. La gioia e la felicità del vecchio Simeone sia la nostra gioia ogni volta che incontriamo Cristo nell’eucaristia, non prendendolo tra le braccia, ma ricevendolo nel nostro cuore, in corpo, sangue, anima e divinità. Noi più fortunati del vecchio Simeone, ma non so fino a che punto con la stessa gioia e con le stese aspettative di vera vita.

Questo momento così intimo della santa famiglia, è poi contrassegnato da una considerazione molto bella che viene attribuita da Luca alla Vergine Maria e a Giuseppe: “ Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui”. Lo stupore della bellezza. Il bello ci affascina e ci attrae, la notizia buona ci incoraggia e ci sostiene nella nostra vita quotidiana. Le cose brutte ci deprimono e ci scoraggiano, al punto tale che le evitiamo, per quanto è possibile in tutti i modi.

Non è stato possibile per Maria, in questo momento di gioia della presentazione di Gesù al tempio. Dalla bocca del saggio Simeone, che già ha capito tutto su quel Bambino che sta lì tra le sue braccia, escono parole profetiche che indicano chiaramente anche il dolore e la sofferenza, preannunciando, di fatto, la passione di Cristo, in quel bambino che sta lì e che è proprio Lui, l’atteso Messia, il Servo sofferente di Javhè: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Un’altra bellissima figura che completa il quadro di una famiglia ben inserita nel contesto dei rapporti religiosi e sociali del tempo è la figura della profetessa Anna, vedova, 84 anni. Il testo del Vangelo ci dice con esattezza che era “figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”. Una donna di preghiera quindi che nella preghiera attende il Messia. E nella preghiera che riconosce in Gesù il Salvatore. Come dire che la preghiera del cuore fa incontrare Cristo in ogni momento della nostra vita, all’inizio come alla fine della nostra esistenza terrena. Esempio di come alimentare nella famiglia un vero clima di amore e collaborazione: con la preghiera sentita e vera si superano tutte le difficoltà dell’esistenza personale e familiare.

Il resto del racconto della presentazione al tempio di Gesù Bambino, è fissato in poche parole conclusive, nelle quali l’evangelista della santa famiglia che “quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. Ritroviamo una famiglia in cammino, che ritorna alle sue origini, che si stabilizza nei luoghi della memoria storica delle loro origini: Giuseppe e Maria di Nazaret e Gesù il Nazareno. Un Gesù sottomesso ai suoi genitori. Un Dio che obbedisce alll’uomo, che segue le indicazioni dei suoi genitori terreni e che non si contrappone a loro, non li ostacola nella loro responsabilità educativa, tranne il caso del rimanere a Gerusalemme, a 12 anni, senza aver avvisato Maria e Giuseppe che sarebbe rimasto lì con uno scopo bene preciso: quello di formare alla esatta interpretazione delle sacre scritture i dottori della legge che pensavano di sapere tutto, quando in realtà non sapevano nulla o non lo sapevano nella giusta misura e nel giusto significato. Gesù è esempio di sottomissione ai genitori e come tale è esempio di obbedienza ai genitori per tutti i figli di tutto il mondo. Purché ci siano genitori che amino i figli e che non li uccidono, come spesso capita ai nostro giorni. I figli sono dono di Dio e quando arrivano vanno amati e protetti, con cuori di madri e padri, come ci ricorda il brano della prima lettura di oggi, tratto dal libro della Genesi, riguardante la figura di Abramo, il nostro padre nella fede. Dio darà una lunga e grande discendenza a questo uomo desideroso di essere padre e padre di un figlio che fosse il frutto dell’amore coniugale e non della trasgressione:«Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». E così è stato. Dio ha mantenuto la promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza. Questa straordinaria figura di padre, patriarca e uomo di fede, quale fu Abramo, viene richiamata anche nel testo della seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, a conferma di una linea interpretativa della figura del patriarca dei patriarchi, che Abramo e in Isacco suo figlio l’anticipazione e prefigurazione del grande mistero della salvezza del genere umano, che verrà portata a compimento da Gesù Cristo, nella sua Pasqua di morte e risurrezione. Il Figlio di Dio sacrificato sul monte Calvario. Il Figlio di Abramo risparmiato sul monte Oreb.

Sia questa la nostra preghiera nel giorno in cui al centro delle nostre orazioni c’è appunta la famiglia, che nella famiglia di Nazaret trova il modello più consono per realizzare il grande sogno dell’amore per tutta la vita e tra tutti i membri della famiglia:

 

Gesù Bambino, ancora una volta sei sceso tra noi,

nell’annuale ricorrenza della tua nascita,

per portare a tutti noi il tuo messaggio d’amore.

 

Ancora una volta, ai piedi della tua umile grotta,

ti chiediamo di vegliare sulle nostre famiglie

segnate da tante prove e situazioni dolorose,

assistite, come per Te, dalle amorevoli cure di Giuseppe e Maria.

 

Tu che hai parlato al cuore delle persone semplici,

come i pastori e da loro hai avuto una risposta

generosa di amore e di socializzazione,

fa che nelle nostre famiglie

si viva con semplicità ed accoglienza reciproca

l’avventura spirituale dell’amore coniugale e familiare.

 

Tu che hai accolto benevolmente i sapienti del tuo tempo

anch’essi alla ricerca di una stella e di un orientamento,

fa che le persone che governano i popoli e le nazioni,

e impegnate  nella politica, nell’economia e nella cultura,

facciano l’opzione fondamentale per la famiglia,

fondata sul matrimonio, unico ed indissolubile, tra uomo e donna,

e aperta all’amore per tutta la vita.

 

Tu che sei sfuggito alla strage degli innocenti

decretata da un Erode assettato di sangue e di potere,

difendi le nostre famiglie dalle stragi quotidiane,

sempre più ricorrenti ed aberranti,

di piccoli, giovani, anziani, padri, madri,

conseguenza di una cultura violenta

che stenta ad essere debellata

in un mondo dominato dall’odio,

dalla superbia e dal risentimento.

 

Solo Tu dalla Grotta di Betlemme,

con la potente mano di Dio quale sei,

puoi fermare quanti usano le loro mani,

per offendere e distruggere la famiglia,

per ammazzare e rubare nelle case,

per imbrogliare e corrompere i nuclei familiari,

per delinquere e alimentare il malaffare

distruggendo le famiglie con condizionamenti di ogni tipo.

 

Poni nel cuore delle persone oneste,

che sono la maggior parte sulla terra,

la forza necessaria per lottare

contro i mali dell’era contemporanea,

e sostieni il cammino di pace e  di giustizia sociale,

che sono i valori maggiormente in grado

di ridare dignità alla famiglia naturale ed umana.

 

L’intercessione di Maria, Tua e nostra dolcissima Madre,

e di San Giuseppe, custode attento e giusto di Te,  Gesù,

Redentore dell’uomo,  possano ottenere dal Padre Celeste,

con la salutare illuminazione dello Spirito Santo,

di ridonare alle nostre famiglie italiane e di tutto il mondo

la gioia di vivere unite in pace e in armonia con Dio,

con il creato e con tutti gli esseri umani. Amen.

P.RUNGI. COMMENTO PER LA SOLENNITA’ DEL NATALE 2014

AUGURI2014

SOLENNITA’ DEL SANTO NATALE 2014 

Corriamo verso la gioia 

Commento di padre Antonio Rungi 

Noi uomini di questo tempo abbiamo bisogno di buone notizie, di notizie di vita e di gioia. Difficile trovarle nella quotidianità del nostro mondo e nei rapporti. Troppi fatti negativi, potrebbero deprimerci, scoraggiarsi, far serpeggiare nel nostro animo lo scoramento. Puntuale, ogni anno, il 25 dicembre arriva la solennità del Natale, la festa per eccellenza della gioia, della vita, del futuro, della famiglia, della pace, dell’armonia, della bontà e della tenerezza, di tutto ciò, in poche parole, è la vera buona notizia della storia che si rinnova ogni anno, partendo da quella grotta di Betlemme, dove risuona la prima volta il vero canto della gioia, perché lì nasce il Redentore. Il Natale, anche in questo nostro tempo super-tecnologico, riparte ogni volta dall’annuncio degli Angeli sulla grotta di Betlemme dove la santa famiglia, aspetta la visita di quanti vanno a vedere con i loro occhi la gloria di Dio che si è manifesta in Gesù bambino. Nel descrive la nascita di Gesù, l’evangelista Luca, nel brano del vangelo che leggiamo nella messa di mezzanotte, mette in risalto i momenti salienti dell’avvenimento: “C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Il nucleo essenziale del Natale ed il suo messaggio che si rinnova ogni anno in questa solennità da 2014 anni è sta proprio qui. Non temete, ormai la gioia ha preso possesso di questo mondo, perché Dio si è fatto uomo ed è in mezzo a noi, è l’Emmanuele. La conseguenza di questa buona notizia è che ci sarà pace ed amore sulla terra per quanti accettano di vivere davvero il Natale di Gesù, Giuseppe e Maria e non il proprio egoistico natale del piacere e del divertimento, dell’odio e del risentimento, della guerra e della violenza, dell’ingiustizie e cattiverie. No! Il Natale che Gesù ci chiede di celebrare e vivere è un Natale contrassegnato dalla pace e dall’amore a livello generale e non a livello di poche persone. Tutta l’umanità deve essere investita dalla forza dell’amore e della pace, che ha origine nel Redentore.

Come i pastori dobbiamo correre ad incontrare la gioia del Signore. Non possiamo rimanere immobile nel cuore della notte, con i nostri pensieri, angosce, i nostri problemi, anche veri e reali, ma lontani dalla vera felicità che solo Dio ci può donare sempre. Correre verso la gioia non solo di Gesù, il Redentore, ma anche di Maria e di Giuseppe, perché anche loro possano guidarci, nel modo più giusto e sapiente, ad accogliere Gesù nel modo più giusto e positivo possibile. Non blocchiamo il processo di un cammino di elevazione spirituale che ci fa assaporare la gioia vera, ogni volta che facciamo un piccolo passo ed un progresso in ordine alla santità. E con il profeta Isaia, cantiamo la gioia dell’atteso Messia, scappando via dalle tenebre del peccato, della menzogna e della falsità. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te

come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino”. Questo è natale che sogniamo tutti da sempre, prima della venuta di Gesù e soprattutto dopo la sua nascita e la sua venuta su questa terra. Uomini e donne libere di fare la pace e fare il bene sempre, mai dimenticandosi che il bene deve sempre prevalere e il male deve essere sempre lottato e per quanto ci è possibile sconfitto dentro di noi e intorno a noi, con le armi dell’amore e della tenerezza. In Gesù Bambino, ci ricorda l’Apostolo Paolo nella sua lettera a Tito che “è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”. Il Natale chiede conversione e rinnovamento, distacco dalle cose mondane e ricerca della giustizia, della pietà, coltivando la vera speranza cristiana, senza la quale il Natale è solo un giorno di festa, che durante fino a Santo Stefano.

Sia questa la nostra preghiera nella notte più bella della storia dell’umanità e nel giorno più luminoso dell’intera creazione

 

Dio della gioia e della tenerezza

che vieni tra noi nella condizione

di un bambino, povero ed indifeso,

proteggi tutti i bambini della terra,

perché possano incontrare

solo il volto gioioso di madri e padri

che sanno amare,

con la stessa attenzione

di Giuseppe e Maria.

 

Nella grotta di Betlemme,

tua prima culla,

hai sperimentato il freddo e il gelo

di una natura che ti ha accolto,

rispettando i tempi e le stagioni,

che hai dato ad essa

creandola dal niente.

 

Nella grotta di Betlemme

hai sperimentato,

Gesù Bambino,

la tenerezza e la bontà

delle persone semplici,

ma anche degli intellettuali del tuo tempo,

venuti da vicino e da lontano

per adorarti e contemplarti.

 

Fa o Gesù Bambino,

gioia eterna dell’Altissimo,

che questa umanità,

segnata da tanti dolori e sofferenze,

sperimenti la gioia del tuo Natale,

con lo stesso entusiasmo

degli angeli che apparvero

nel momento della Tua nascita

su quella povera e misera grotta

di un paese sconosciuto

e senza futuro.

 

Dona o Signore,

Redentore dell’uomo

la vera gioia del cuore,

con la stessa tonalità e consistenza

che, Maria, Tua e nostra Madre,

ha sperimentato accogliendoti

nel suo grembo verginale.

 

Fa che questo Natale 2014

segni un nuovo modo

di essere cristiani

e di vivere uniti in una grande

e sola famiglia

che inizia la sua esistenza

ai tuoi piedi Gesù Bambino.

 

Giuseppe e Maria,

i tuoi santi genitori terreni,

ci accompagnino

con uno stile di vita

in modo da potere celebrare

veramente questo Natale

dell’anno 2014, che volge al termine,

senza rimpianti  e impedimenti,

ma con un rinnovato spirito

di servire e mai di essere servito,

come tu ci hai insegnato a fare,

con il tuo stile di vita povera

ed obbediente fino alla fine. Amen

 

 

Preghiera composta

da padre Antonio Rungi

passionista

ESERCIZI SPIRITUALI SULLA LETTERA APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO AI RELIGIOSI

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San Prisco (Ce). Primo corso di esercizi spirituali sulla Lettera di Papa Francesco ai religiosi

di Antonio Rungi 

Si terrà dal 26 al 30 dicembre 2014 il primo corso di esercizi spirituali sulla Lettera Apostolica di Papa Francesco ai religiosi, pubblicata in occasione dell’anno della vita consacrata, iniziato il 30 novembre scorso. Tema del corso di esercizi spirituali è “Testimoni della gioia”, riferito chiaramente a tutti i consacrati che sono gli specialisti della gioia che viene dal Signore.

Saranno le Suore Eucaristiche di San Vincenzo Pallotti a riflettere, nei prossimi giorni, sulla vita consacrata, guidate da padre Antonio Rungi, missionario passionista della comunità Santuario della Civita. Gli esercizi spirituali si terranno nella Casa Madre della Congregazione delle Suore eucaristiche di San Vincenzo Pallotti, in San Prisco (Ce), nell’Arcidiocesi di Capua. E le meditazioni riguarderanno i testi biblici che hanno attinenza con la vita di consacrati: “Salì sul monte, chiamò a se quelli che voleva ed essi andarono da lui…”(Mc. 3,13); “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2,16);«Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti» (Dt 7,7);“E’ bello per noi stare qui” (Mc : 9,5); “Un tesoro in vasi di creta” (2Cor 4,17);“Lasciarsi conquistare da Cristo…essere protesi verso… (Cf Fil 3,13);“Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi (Gv 15,16); “Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11); “Cristo patì per voi lasciandovi un esempio perché ne seguiate le orme” 1^ Pietro 2,21-25; “Aspirate alla carità. Desiderate intensamente i doni dello Spirito, soprattutto la profezia” (1Cor 14,1); “Sono venuto perché abbiano la vita” (Gv 10,10); Maria, madre della gioia.

Le Suore Eucaristiche di San Vincenzo Pallotti sono presenti in varie parti d’Italia. La loro Madre Fondatrice, la serva di Dio Anna Sardiello è avviata verso gli onori degli altari. L’apertura ufficiale del processo diocesano di beatificazione è iniziato il 22 luglio 2014. A presiedere la solenne concelebrazione è stato l’Arcivescovo di Capua, monsignor Salvatore Visco. Presenti al rito l’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio e il Vescovo emerito di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro.

La Serva di Dio, Madre Anna Sardiello è nata a Francavilla Fontana (Br) il 2° luglio 1894. Il 23 novembre 1922, a 28 anni iniziava il suo cammino di consacrazione nella vita religiosa, distinguendosi per l’intensa vita di preghiera, incentrato nel Santissimo Mistero dell’Eucaristia e nella preghiera di riparazione. Fortificata su tale roccia, fondò la Congregazione delle Suore Eucaristiche di san Vincenzo Pallotti. Un’anima appassionata della passione di Cristo, che sperimentò la sofferenza e il dolore della vita. Moriva in concetto di santità a San Prisco (Ce) il 22 luglio del 1982. Nella casa religiosa dove visse e morì Madre Anna Sardiello, le sue figlie spirituali si ritroveranno per gli esercizi spirituali per rivivere ed attualizzare il suo carisma di adorazione, riparazione e riconciliazione nell’anno della vita consacrata, che Papa Francesco ha offerto a tutti i religiosi e religiose del mondo come occasione per rivitalizzare la loro vita e quella della Chiesa.