Archivi Mensili: gennaio 2009

Coomento alla parola di Dio di domenica

 Quarta dRungi-Marcianise2008-1.jpgomenica del tempo ordinario

1 Febbraio 2009

Il fascino della parola del Divino Maestro

di padre Antonio Rungi

Celebriamo oggi la quarta domenica del tempo ordinario, ma anche la giornata nazionale della vita. La parola di Dio ricca di tanti motivi di riflessione personale e comunitaria ci aiuti a comprendere esattamente quanti sia importante lasciarsi affascinare dalla Parola di Dio e dalla Parola di Cristo. Oggi, infatti, è proprio l’attività evangelizzatrice del Signore al centro del brano del Vangelo di Marco che ci presenta nella sinagoga di Cafarnao ad insegnare e quanti lo ascoltano rimasero stupiti del suo insegnamento. Quanto questo sia di insegnamento anche per noi cristiani del terzo millennio è importante comprenderlo per non vanificare ciò che il Signore detta al nostro cuore per rispondere alla chiamata alla santità.
“In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea”.
Nel brano evangelico di oggi vanno evidenziati alcuni fondamentali aspetti del nostro rapporto con il Divino Maestro. Ogni maestro usa la parola per trasmettere saperi, contenuti e stili di vita. Parole che resta nel vago e nell’astratto e che non trovano rispondenza, molte volte, nella vita di tutti i giorni. L’insegnamento di Cristo ha una sua efficacia intrinseca ed estrinseca, in quanto Cristo parla come uno che ha autorità e parla nel nome di Dio, essendo Figlio di Dio. Inoltre, la sua parola produce effetti speciali nella vita di chi l’ascolta (la meraviglia), ma anche il dono della guarigione, della liberazione da ogni spirito maligno ed infettante il cuore e la mente degli uomini. Il Vangelo di oggi non a caso ci riportata quanto sia accaduto proprio nella Sinagoga di Cafarnao con un indemoniato, liberato da questo grave peso della possessione diabolica mediante la parola santificatrice e santificatrice di Gesù. Della potenza della Parola di Dio sappiamo molto a partire proprio dalla creazione “Dio disse”, per poi arrivare alla Parola Incarnata al Verbo di Dio fatto carne, Gesù Cristo, unico salvatore del mondo. Incentrare la nostra vita su questa parola vera e certa significa vivere nell’autentica serenità dello spirito e del corpo. In questa direzione va interpretato brano della prima lettura di oggi, tratto dal libro del Deuterònomio. Il Dio che si rivela al popolo eletto e gli parla, attraverso Mosè. All’origine dell’Antica Alleanza  c’è anche in questo caso un atto comunicativo da parte di Dio. Ogni volontà di Dio viene espressa attraverso i suoi profeti, i veri profeti e non quelli che tali non sono, come i falsi profeti dell’Antico Testamento, ma anche di tutti i tempi. Troppe persone presumono di essere interpreti della volontà di Dio nei confronti degli altri e sono incapaci di cogliere la volontà di Dio nei loro riguardi soprattutto quando si tratta di accogliere le prove e le sofferenze della vita. Comprendiamo allora il senso di questo testo di uno dei fondamentali libri della Bibbia. “Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”». Tanti profeti in questi 2000 anni dell’era cristiani, apparsi e scomparsi come vere e proprie meteore. Presunti grandi della terra, a tutti i livelli, che avevano la pretesa di cambiare e modificare il mondo in ragione delle loro deboli parole e della loro debole forza. Si è imposto un pensiero debole a tutti i livelli, fino a raggiungere l’attuale situazione di una fragilità culturale, mentale, scientifica ed anche religiosa che è evidente l’insicurezza, la precarietà e il relativismo in ogni cosa. Una parola vale l’altra e non si riesce a differenziare dalla parola che è vera a quella che è falsa. Tutto questo è avvenuto perché ci si è allontanata dalla vera parola di verità che è Cristo, il Verbo del Padre. Dalla dottrina sul vero si passa alla dottrina del correttamente etico. E San Paolo  Apostolo che è esperto comunicatore, grande uomo della parola, nelle sue lettere evidenza esattamente questo stretto rapporto tra il credere, il dire e il fare. Lo evidenzia anche nel brano della seconda lettura della parola di Dio di questa quarta domenica del tempo ordinario, tratta dalla prima lettera ai Corinzi, durante la quale noi cattolici italiani celebriamo anche la trentunesima giornata nazionale della vita, sul tema “La forza della vita nella sofferenza”. San Paolo scrivendo ai suoi fratelli di fede, cerca di sostenere e incoraggiare tutti a vivere senza eccessive preoccupazioni terrene ed umane, che spesso fanno soffrire e tolgono il respiro. “Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni”. Cosa significhi tutto questo, lo possiamo capire facilmente: bisogna vivere avendo a cuore prima di tutto i beni dell’anima e dello spirito, per non restare intrappolati nelle logiche di interessi umani e materiali, che fanno perdere di vista la vera finalità del nostro vivere e del nostro agire. La nostra preghiera di questa giornata di festa e di vita sia quella della comunità dei credenti, radunata oggi per celebrare le lodi del Signore e celebrare l’Eucaristia, punto di partenza e di arrivo di ogni discorsi autenticamente cristiano e aperto alla vita: “O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano. Amen.

Fede e conversione

Terza domenica del tempo ordinario

25 Gennaio 2009

La conversione nasce da una fede autentica

di padre Antonio Rungi

Celebriamo oggi la terza domenica del tempo ordinario, ma anche la festa della conversione di San Paolo Apostolo che chiude, tra l’altro, l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Tutti temi che ci riportano ad un argomento unico quello della fede che parte dalla conversione e si sviluppa in una conversione permanente. L’uomo non è mai definitivamente certo delle verità di fede, ma sempre alla ricerca e cammina verso il definitivo possesso di tale verità, che avrà nella pienezza della verità solo quando vedrà Dio faccia a faccia. Tra dubbi incertezze, pause, scetticismo di ogni genere, si costruisce nel tempo una convinzione profonda che Dio non ci abbandona e che è sempre con noi. Lui è davvero l’unica nostra certezza e sicuramente la vita stessa oltre la stessa vita. Di vita in vita come ci ricorda il servo di Dio Giovanni Paolo II. Comprendiamo queste verità, meditandole profondamente nel nostro cuore ed immergendoci in esse, alla luce della parola di Dio di questa terza domenica. Proprio partendo dalla prima lettura tratta dal Libro di Giona, ci concentriamo sul tema della conversione, che passa attraverso varie azioni concrete e visibili: il pentimento nella fede in Dio, il digiuno, il vestire sacco in segno di distacco e penitenza. “Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta». I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece”.
Dio si muove a compassione dell’uomo, non ha il cuore duro e indifferente. Egli vuole il bene dell’umanità. Ma è anche l’umanità che deve volere il suo bene. Chi opera il male e fa il malvagio non può trovare accoglienza presso Dio, finquando non si purifica, si converte e cambi vita. Bisogna chiedere a Dio la grazia della conversione non per un momento o per una particolare situazione, ma per sempre al fine di reimpostare la vostra esistenza incentrata sul dono della fede. Capire questo significa leggere con occhi diversi la realtà del nostro tempo. E’ spesso per la durezza del nostro cuore che situazioni di ingiustizia, immoralità, di malvagità non si trasformano in giustizia, moralità e bontà. Il mondo in cui viviamo non è molto diverso da quello del tempo di Giona, ma certamente i fatti di cronaca dei nostri giorni ci danno l’esatto quadro di un mondo malvagio che si commettono ancora oggi tanti efferati crimini, soprattutto nei confronti dei più deboli e dei più piccoli. Anche il testo del vangelo di oggi ci riporta al tema della conversione. In questo caso non è più Giona a rivolgersi a Niniviti, ma è Gesù stesso che si rivolge ai suoi discepoli, alle persone che si pongono alla sua sequela come il primo gruppo degli Apostoli, a cui fa riferimento il brano odierno, ma soprattutto le grandi masse che incominciarono da subito a seguire Gesù, perché affascinata dalla sua parola, prima di essere affascinati dalla sua Persona. Anche qui risuona forte l’appello: il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo, cioè alla buona notizia”. Infatti leggiamo: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. L’appello alla conversione, ala cambiamento di mentalità e strada, è giustificato dall’imminenza del regno, della vicinanza di un Dio, presente nella storia dell’umanità, tramite il suo unico e principale inviato, Gesù Cristo, che richiede un nuovo stile di vita, il modificare radicalmente il proprio pensare ed agire. La prima risposta di questo cambiamento la registriamo nei suoi apostoli. Essi lasciarono tutto e tutti e seguirono Gesù. Oltre la sequela e la chiamata-risposta di cui parla il Vangelo oggi, c’è un’altra fondamentale conversione che bisogna operare dentro e fuori di noi ed è quella che ci rammenta l’Apostolo Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, in cui ci raccomanda un certo distacco dalle cose e dalle persone, per puntare direttamente al cuore della nostra vera speranza e della nostra vera gioia, che è Cristo Signore, perché passa il mondo e il tempo per collocarci nell’eternità “Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!”. Comprendere tutto questo significa entrare in un’altra dinamica spirituale, umana, sociale e temporale con il mondo e le cose che possediamo. Saperle valorizzare per la nostra vera felicità terrena e soprattutto per quella eterna. Gli affetti più cari, i vari beni posseduti o avuti in dono non ci possono allentare dal vero e sommo bene che è Dio e la salvezza dell’anima e l’eternità Per noi vale ciò che scriveva sant’ Agostino ne sul Libro “Le Confessioni”, che è un testo autobiografico di conversione: la sua persona, tutto il suo essere fu e rimase inquieto ed irrealizzato finquando non incontrò Dio nella sua vita, finquando non ricevette il battesimo da un altro grande santo del suo tempo, quel Ambrogio Vescovo di Milano, che lo portò sulla retta strada, cambiando vita e vivendo completamente a servizio del Vangelo e della comunità dei credenti. Ma un ruolo importante in questa conversione assunse anche la madre, Santa Monica che nella preghiera continua a Dio non faceva altro che chiedere questo al Signore. A conferma che anche nel dono della fede e della conversione una parte importante hanno i genitori, gli educatori e i pastori. Sia questa la nostra preghiera di oggi: “O Padre, che nel tuo Figlio ci hai dato la pienezza della tua parola e del tuo dono, fa’ che sentiamo l’urgenza di convertirci a te e di aderire con tutta l’anima al Vangelo, perché la nostra vita annunzi anche ai dubbiosi e ai lontani l’unico Salvatore, Gesù Cristo”. Amen.

P.Rungi. Inflazione della comunicazione. Diamoci tutti delle regole.

Rungi-computer.JPGIn occasione della festa di San Francesco di Sales, protettore della stampa cattolica, che ricorre domani, 24 gennaio, padre Antonio Rungi, teologo morale, giornalista, direttore di Presenza Missionaria Passionista, in una Nota personale, sostiene che “l’infazione delle informaizoni genera confusione, relativismo comunicativo e spesso falsificazione della verità. Se da un lato la rete telematica ha permesso di ampliare lo spazio informativo e di partecipazione democratica alla costruzione della comunica globale, dall’altro ha messo in essere di gravi pericoli per la stessa autentica, libera e certa comunicazione. C’è il rischio di non aver fiducia in nulla e in essuno ed anche i media tradizionali che si erano acquistati sul campo, per serietà di lavoro, per professionalità degli editori, dei giornalisti, delle aziende della comunicazione, oggi non sono più credibili. Alcuni giornali, riviste, tv, radio, siti, net work che erano il vangelo della comunicazioni globale o nazionale, oggi registrano una evidente crisi di credibilità. Anche il prodotto confesionato sia a livello di stampa che on-line lascia molto a desidare nelle cura dell’impaginato, dei testi e soprattutto della forma e modalità di presentare le tematiche. Non più veri giornali, né vere tv o radio, né veri siti per comunicare, ma grandi e onnicmprensivi contenitori della notizia e dell’informazione che non fanno più notizia. La vera notizia oggi la si cerca – continua padre Rungi- tra i contatti personali ed amicale dei network sociale. Sono in queste nuove piazze virtuali che si costruisce l’informazione più immediata e le notizie più certe, perché il contatto con chi scrive e parla on-line o sulle chat è un contatto tra persone, che, nella sincerità dei rapporti umani, quando non sono falsificate le identità e cnon ci sono furti in questo campo, riescono a dare informazioni più utili delle stesse agenzie. Ora – conclude padre Rungi- bisogna attentamente valutare questa nuova forma di informare e comunicare. Non essendoci possessori di verità assolute anche in campo comunicativo, come si pensava una volta (L’ha detto la televisione, l’ho letto sui giornali) tutto è lasciato alla libera interpretazione, con la conseguenza che la comunicazione vera e certa non ha più credibilità rispetto al passato. Non si tratta di operare un controllo forzato sull’informazione, né di adottare una sorta di censura preventiva, ma indirizzare l’informazione quella che arriva dalla base e che leggiamo sui siti e blog personale, sui diti e blog delle istituzioni locali, delle associazioni e della stessa comunità cristiana o religiosa di altre fedi come fonti certe di informazione. Una sorta di certificazione di autenticità che qualcuno deve pure attestare. Non basta avere tanti lettori e visitatori del sito per dire che siamo credibili, ma è urgente sapere se quello che vi si scrive risponde al esatta notizia ed informazione, verificata alla fonte. Per fare questo è necessario che le istituzioni operanti nel settore giornalistico, pubblicistico, comunicativo in generale diano certificazione di autenticità. Tutt questo per non banalizzare la pur utile, puntuale, capillare costante informazione che arriva da ogni parte d’Italia e dal Mondo e che, in ragione dell’importanza, in molti casi di essa, necessità di essere portata all’attenzione del grande pubblico, facendo ricorso ai tradizionali media che hanno comunque un valore ed un peso nel formare l’opinone pubblica e di formare le coscienze. In conclusione damoci tutti delle regole e on inflazioniamo la comunicazione facendole perdere l’efficacia e soprattutto la credibilità quando è fatta bene e risponde i principi della verità e dell’imparzialità e dell’onestà intellettuale”.

P.Rungi. “Accogliamo gli immigrati con la carità di Cristo”

“Accogliamo gli immigrati con la carità di Cristo. Un dovere morale per ogni cristiano aprire le porte, nella legalità, ai fratelli extracomunitari”, è quanto ha detto padre Antonio Rungi, teologo morale campano, celebrando la messa, a Mondragone, in occasione della giornata mondiale delle migrazioni. Alla presenza di vari immigrati che vivono sul litorale domizio padre Rungi ha ribadito “la necessità di non chiudere porte, frontiere, centri, case e strutture agli immigrati di fare una vera politica di accoglienza che passa attraverso il rispetto della legge dello Stato Italiano e delle leggi della comunità europea in questo settore, senza discriminare nessuno, né privilegiare qualcuno. La vera accoglienza necessita di integrazione e condivisione. Pur nel rispetto delle culture, della religiosità, dei modi di vivere e di organizzarsi il quotidiano, verso i fratelli che provengono dalle nazioni più povere e bisognose non possiamo assolutamente -ha detto con forza padre Rungi- rimandare nei luoghi d’origine questi fratelli che arrivano da noi soprattutto per motivi economici, politici, din cerca di lavoro e di dignità personale e familiare; ma è necessario operare all’origine per ridurre il fenomeno dell’immigrazione, specie se non si è in grado come in molti casi e in molti Paesi di gestire al meglio di afflussi, più o meno controllati e regolamentati degli immigrati. La libertà di muoversi da un capo all’altro della terra nessun la può limitare, ma regolamentare. L’uomo è cittadino del mondo ed è soggetti di diritti e di doveri ovunque si trovi. Non è uno stato o una legge locale o nazionale a privare l’essere umano della sua dignità di persona, del diritto a vivere, alla famiglia, all’istruzione, al lavoro, alla casa e ad un vita serena e tranquilla. Si può e si deve regolamentare il tutto -ha concluso padre Rungi- senza pregiudizio alcuno, senza finalità politiche ed economiche, ma con evidenti scopi umanitari che non possono essere sottaciuti di fronte alla fame, alla miseria, alla guerra, alle violenze alle quali sono soggetti milioni di bambini, donne, uomini in varie parti del mondo, determinando quel fenomeno globale che è l’immigrazione e che potrà essere risolto se ci sono accordi internazionali, ma soprattutto se c’è disponibilità del cuore e della mente di considerare l’uomo come vero e proprio fratello, dovunque stia e qualsiasi cosa faccia, purché non delinqua e non abusi del suo stato di immigrato per agire a danno della comunità e della nazione che lo ospita temporaneamente o lo accoglie definiti18012009(001).jpgvamente come cittadino e membro della comunità locale e nazionale. Nella logica del vangelo della carità il tendere la mano all”immigrato oltre ad essere un gesto simbolico -ha concluso padre Rungi- è un atto di autentico amore e di accoglienza che si deve tradurre in progetti sociali ed opere di misercordia corporale, tra le quali domina proprio questa: ero forestiero e mi avete accolto e ospitato”.

Commento per domenica 18 gennaio

Seconda domenica del tempo ordinario

18 Gennaio 2009

Cercate il vero ed unico Maestro

di padre Antonio Rungi

L’uomo va sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Il cristiano va alla ricerca di Dio, del suo vero maestro di vita. Nel testo del Vangelo di oggi, seconda domenica del tempo ordinario, questa affannosa ricerca è soddisfatta allorquando gli apostoli incontrono Gesù. La chiamata dei primi apostoli del regno di Dio in mezzo agli uomini ha in Gesù Cristo il punto di riferimento essenziale ed imprescindibile. I primi discepoli di Cristo hanno la possibilità di verificare con i loro occhi e costatare personalmente le  condizioni in cui vive Gesù ed aderire a Lui senza attendersi nulla in cambio se non il suo amore di Padre e di Maestro. Nel testo del Vangelo di Giovanni leggiamo: “In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Inizia così l’avventura di questi uomini vicino al Maestro, un’avventura che registrerà alti e bassi, certezze ed incertezze, fiducia e sfiducia, abbandono in Lui ritorno in loro stessi, rimpianti e forse qualche delusione. Certamente la loro adesione alla persona di Cristo all’inizio fu piena, gioiosa, promettente. Quello che avvenne nella loro mente in quell’incontro solo gli stessi discepoli lo potrebbero raccontare. Ma quello che successe in seguito nella loro vita vicino al maestro, ma soprattutto quando si trattò di testimoniare la fede in Lui si poi capire a posteriori. Furono affascinati e si dedicarono completamente a Lui, nonostante qualche debolezza momentanea. La chiamata dei primi discepoli di Gesù ci riporta alla testimonianza di un’altra significativa e importante chiamata di cui ci parlano i libri sacri del Vecchio Testamento. E’ la chiamata di Samuele, icona delle quelle chiamate che necessitano tempo e discernimento per essere capite, ma che necessitano anche di guide illuminate come, nel caso particolare quella di Eli, per indirizzare chi è alla ricerca di una identità e di una missione a servizio degli altri verso la strada giusta. Molto bello il testo della prima lettura di oggi tratta dal primo libro di Samuèle, nel quale si parla di questo straordinario uomo di Dio a servizio della causa del Regno. In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Ancora oggi si rinnovi anche per ciascuno di noi questa esperienza e disponibilità verso il Signore: parla che il tuo servo di ascolta. Magari potessimo ascoltare sempre Dio che parla in tanti modi a noi, nel profondo della nostra coscienza, nella gioia e nel dolore, nei poveri e nelle tante situazioni della vita soprattutto dolorose. Ascoltare Dio significa tradurre in moralità ogni parola che esce dalla sua bocca. Si tratta, allora, di modificare i nostri comportamenti e far tesoro di quanto ci ricorda Paolo Apostolo nella prima lettera ai Corinzi “Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!”. Un testo questo di oggi che ci richiama alla purezza del corpo e della mente. Dobbiamo essere lontani dall’impurità. Quanto sia attuale oggi questo messaggio, in un contesto di decadimento dei valori e dello stesso pudore. Il dato teologico che qui emerge con chiarezza è che l’uomo non è un ammasso di cellule, non è un caso, non è un insieme di organi, né è finalizzato solo a determinate funzioni del mangiare, bere, godersi la vita, ma il corpo è tempio dello Spirito Santo, verso il quale dobbiamo avere grande rispetto. Capire questo significa impostare la propria vita temporale e materiale su altri valori avendo a cuore il rispetto della dignità della persona umana, dal suo concepimento fino al suo naturale termine. La nostra preghiera per questa giornata di festa, seconda domenica del tempo ordinario, pasqua settimanale non può che essere la colletta della messa di oggi: “O Dio, che riveli i segni della tua presenza nella Chiesa, nella liturgia e nei fratelli, fa’ che non lasciamo cadere a vuoto nessuna tua parola, per riconoscere il tuo progetto di salvezza e divenire apostoli e profeti del tuo regno”. In un mondo di tanti falsi maestri e profeti che corrompono e distruggono la dignità delle persone vogliamo riaffermare la nostra fede e l’abbandono totale nell’unico vero Maestro che è Cristo Signore.

Mondragone. Bicentenario della Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu

elevazionecaplice.JPGCon diverse celebrazioni, oggi, 15 gennaio 2009, al 146 anni dall’approvazione della Congregazione delle Suore di Gesù Redentore da parte di Pio IX, hanno avuto ufficialmente inizio le celebrazioni per il bicentenario della nascita della Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu, Fondatrice della Congregazione delle Suore di Geù Redentore. Tre i momenti vissuti nella comunità della Stella Maris di Mondragone. Alle ore 7,30 la messa solenne, presieduta da padre Antonio Rungi, teologo morale campano, ex-superiore provinciale dei passionisti di Napoli ed attuale cappellano delle Suore; alle ore 11,30 santa messa per la comunità religiosa e personale della struttura, officiata dal superiore-parroco dei passionisti della Chiesa San Giuseppe Artigiano di Mondragone, padre Luigi Donati; in serata, animato da padre Antonio Rungi, dalle 20,00 alle 21.00 si terrà il cenacolo di preghiera mensile nella Cappella dell’Istituto della Stella Maris. L’inizio delle celebrazioni bicentarie della nascita di Victorine Le Dieu è consistito con il riconoscimento ufficioso del nascente istituto delle Suore di Gesù Redentore. Tribolazioni ed ostacoli di ogni genere avevano intralciato il cammino di Victorine Le Dieu nella realizzazione della sua opera, che sentita profondamente nel suo cuore e la riteneva importante per il bene della Chiesa e della società del tempo (secolo XIX); per cui solo la voce del Sommo Pontefice potrà confermare se deve proseguire l’ideale che porta nel cuore, un fuoco che la consuma senza tregua… E’ con questo stato d’animo che, senza alcun appoggio umano, il 15 gennaio 1863 si ritrova a Roma, ai piedi di Pio IX. Egli si interessa dei particolari dell’opera e Victorine presenta con semplicità il progetto che nutre da più di vent’anni. Il Papa prende la pergamena con la supplica per l’erezione dell’opera dell’adorazione riparatrice e vi appone la sua approvazione, ma quando Victorine esprime il suo desiderio di ritirarsi in un chiostro, il Santo Padre risponde energicamente: “No, no, figlia mia… Alle opere di misericordia nel mondo. Dovete lavorare fino alla fine e provare la vostra fede con la carità”. Victorine accoglie con fede quest’ordine che sconvolge i suoi piani, l’accoglie con quella fede che l’accompagnerà in ogni avvenimento. Il rescritto firmato dal Papa è per lei il segno tangibile che Dio vuole quest’opera e fino alla fine lotterà per realizzarla.

La festa del Battesimo di Gesù

Festa del Battesimo di Gesù

11 Gennaio 2009

Battesimo di Gesù, mistero di luce e di speranza.

di padre Antonio Rungi

Celebriamo oggi la festa del Battesimo di Gesù, uno dei tanti misteri della vita del Cristo che è entrato a far parte anche del patrimonio spirituale mariano, tanto che il Santo Padre, il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, ha inserito il Battesimo di Gesù tra i misteri della luce. Che il Battesimo di Gesù alle acque del Giordano per opera di Giovanni Battista, il suo parente e precursore lo si comprende riflettendo sulla parola di Dio che ci riporta proprio a questo momento di ulteriore manifestazione pubblica di Cristo, come Figlio di Dio e Salvatore del mondo. A pochi giorni dall’Epifania, quando Cristo, allora Bambino o si rivela ai sapienti del tempo e fa comprende l’universalità della salvezza per cui si è incarnato nella storia dell’umanità, in questa Festa del Battesimo, ci ritroviamo verso i 30 anni della vita di Gesù. Quindi ad un tempo molto anagrafico distante rispetto al mistero della natività. Ci troviamo di fronte a Gesù giovane che inizia il suo ministero pubblico e anche in questa circostanza, una nuova teofania, ovvero manifestazione di Dio, si registra proprio mentre Gesù sta ricevendo il battesimo dalle mani di Giovanni. Il testo del Vangelo di Marco che ascoltiamo oggi ci descrive non solo l’evento, ma anche il senso dello stesso evento: “In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Gesù è il Figlio amato dal Padre, nel quale Dio ha riposto ogni progetto di salvezza, speranza per l’umanità. E’ evidente il forte richiamo al tema della fede e della speranza cristiana che trovano in Gesù Cristo il punto di convergenza. Mistero di luce lo  perciò il Battesimo di Cristo perché ci offre in Lui la via maestra per la nostra personale santificazione. E il punto di partenza è proprio il sacramento del Battesimo che accende in noi il fuoco dell’amore e della carità, ovvero il nostro riconoscere Cristo Colui che è Vita, Speranza e Risurrezione nostra. Tutto questo lo comprendiamo meglio se diamo ascolto a quanto ci dice il Profeta Isaia nel brano della prima lettura della parola di Dio di questa festa: “Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate;  venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata». L’efficacia della presenza di Dio nella storia dell’umanità è rapportata alla presenza di Cristo. Egli è il Verbo incarnato del padre, che scende dal cielo e mette tenda su questa terra, perché la terra riabbia la vista della fede e riprenda il cammino della speranza nel segno della carità e dell’amore verso Dio e verso ogni uomo. Bisogna mettersi alla ricerca di questa luce, che pure esistendo è spesso nascosta o ostacolata perché rifulga davvero nella nostra vita e in tempo nostro tempo. Una luce affievolita dall’orgoglio, dall’ira, dalla superbia della vita, che non rischiara e non riscalda più né il cuore e né la mente per bene agire al presente ed in vista della salvezza. Ecco perché diventa difficile la conversione, il ritorno a Dio, anche quando questo Dio invia segni e messaggi precisi perché l’uomo abbandono la via del male e segua la via del bene; faccia decadere i progetti della cattiveria, dell’odio e della violenza, per far emergere quelli di amore, pace e riconciliazione. Un Dio vicino ad ogni uomo, anzi dentro ogni uomo non può che generare comportamenti di misericordia e perdono. Se questo non avviene significa che Dio è distante dalla nostra vita, perché siamo noi a collocarlo in un angolo nascosto e ad emarginarlo come un qualsiasi entità che ci riguarda e che non ha peso e valore per noi. E purtroppo nella classifica della nostra vita, in base a come agiamo ed ai frutti della nostra azione , Dio davvero deve occupare un posto molto, ma molto secondario. La guerra, l’’odio, le ingiustizie, le violenze, le offese di ogni genere non vengono da Dio, ma dal maligno. San Giovanni apostolo ed evangelista nel su prima lettera  ci lascia un messaggio preciso per capire dove stiamo, con chi stiamo, dove stiamo andando, cosa davvero siamo oggi. Questo testo è un esame di coscienza costante che possa utilizzare per verificare il nostro cammino spirituale, avendo fisso lo sguardo in Cristo: “Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio”. L’essenza del cristianesimo sta in questo: Dio è amore e se Dio amore per dire che amiamo Dio e rendere evidente questo amore nei nostri comportamenti è necessario osservare i comandamenti, che apparentemente sono pesanti e gravosi, ma sostanzialmente sono liberanti e aprono alla vera gioia e alla vera felicità, perché chi sta nell’amore è una persona veramente felice. Il dono del Battesimo che abbiamo ricevuto all’inizio della nostra vita terrena e che ci identifica come figli di Dio, perché fatti a sua immagine e somiglianza, perché elevati allo stato di grazia soprannaturale è il sacramento della fede, ma soprattutto dell’amore, è il sacramentum caritatis, perché un vincolo più profondo d’amore si è instaurato con il nostro Salvatore. Il Lui siamo stati consacrati, attraverso il crisma, come sacerdoti, re e profeti, chiamati a rendere visibile con il nostro agire lo stato di grazia che ci deriva dalla condizione di essere battezzati. Possiamo allora pregare con la stessa orazione della festa di oggi: “Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio,  mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati all’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore”.

P.Rungi. Domenica una giornata di digiuno per fermare la guerra

Ha avviato attraverso i mezzi di comunicazione sociale, soprattutto su Internet una vera e propria campagna telematica contro la guerra in Medio Oriente. Ha lanciato “l’idea e la propone a tutti gli uomini di fede e di buona volontà di fermare la guerra con le armi della preghiera e della pentitenza”. L’iniziativa è di padre Antonio Rungi, teologo morale campano, missionario passionista. Per cui invita tutti coloro che hanno a cuore la pace nel mondo e soprattutto, in questa circostanza, nella Terra Santa “di destinare la giornata festiva di domenica 11 gennaio al digiuno, alla penitenza e alla preghiera. Sono tre mezzi ben noti ai governanti, ai militari, ai civili delle parti in conflitto, perché praticate da sempre nelle rispettive religioni di appartenza, ebraica e islamica. Faccio appello  tuttavia a quanti vogliono sinceramente la pace tra i cristiani, le altre religioni del mondo perché in questo frangente così delicato facciano pressione su quanti hanno potere decisionale affinché termini il conflitto nella striscia di Gaza. Alla potenza del digiuno e della preghiera aggiungano i capi religiosi di tutto il mondo un incontro per la pace, quanto prima, un vero summit per dire chiaramente da che parte stanno le religioni per fronteggiare la terribile piaga della guerra e non solo nel Medio Oriente. Domenica per quanti si riconoscano cristiani o in altri giorni della settimana a libera scelta tutti i fedeli, ma anche i laici non credenti, destinino una giornata di digiuno per fermare la guerra. In occidente soprattutto ove il cibo non manca ci si orienti anche per queste forme di pressione spirituale, morale, comportamenti civili e collettiviRungi-volto-tessera.JPG per dire chiaramente che noi siamo contro la guerra ovunque e comunque si combatte. Perché la guerra è una sconfitta per tutti ed un’assurdità che non può trovare accoglienza nei pensieri e nelle azioni di uomini che non credono in Dio e tantomento in coloro che credono in Dio e pregano Dio. E’ mio desiderio arrivare ad uno sciopero della fame globale per contrastare con la forza delle idee e delle azioni individuali la forza distruttrice della guerra soprattutto contro civili e persone inermi, specie se sono bambini e donne di qualsiasi razza, cultura, nazione, popolo e religione. Gridiamo forte il nostro no contro la guerra digiunando domenica e pregando ognuno a modo proprio per questa importantissima causa umanitaria”.  

Mondragone (Ce). La Befana è arrivata anche al convento dei Passionisti

Alle 13,00 in punto di oggi, solennità dell’Epifania, ha bussato alla porta del convento ed entrata una simpatica persona vestita da Befana, per portare i regali ai quattro sacerdoti passionisti della comuntà di Mondragone. I sacerdoti si erano allora allora messi a tavola per pranzare, dopo un’altra giornata di intesno lavoro apostolico su tutto il territorio della provincia di Caserta. Simpatica e ben accetta l’iniziativa pensata da una persona che ha a cuore i religiosi, figli spirituali di San Paolo della Croce e che in questa circostanza ha voluto testimoniare la stima e l’apprezzamento verso i sacerdoti impegnati costantemente nella cura della parrocchia, all’Istituto Stella Maris di Mondragone, in varie chiese della città, nella scuola e nella predicazione itinerante. Padre Luigi Donati, padre Antonio Rungi, padre Sebastiano Cerrone e padre Giuseppe Polselli hanno gioito nel vedere per la prima volta in un convento una Befana tutta per loro. Poche ma significative cose che la Befana ha portato ai religiosi: la tradizionale calza e soprattutto una “bellissima croce da tavolo” che come ha detto la persona vestita da Befana “è punto di riferimento per l’attività apostolica e missionaria dei passionisti”. E a seguire anche un preciso invito: “Fate tesoro della Croce di Cristo per evangelizzare il territorio già segnato da tante croci e sofferenze”. Poi un ricordo speciale e il motivo della sua iniziativa. “Vengo dalla Francia a nome di Victorine Le Dieu, di cui quest’anno ricorre il Bicentenario della nascita”. Victorine Le Dieu è la Fondatrice delle Suore di Gesù Redentore che a Mondragone hanno una casa religiosa, ora centro di accoglienza e spiritualità e che per oltre 50 anni è stato convitto, scuola e centro di accoglienza per minori in difficoltà. Chi sa che non sia stato proprio una Suora della Stella Maris a fare la Befana ai Passionisti? Il mistero rimane fitto. Ma la simpatica iniziativa ha suscitato gioia e ilarità anche nei pochi laici presenti in quel momento nel refettorio del convento. E’ proprio il caso di chiedersi: chi ha bussato al convento? E su Youtube e Facebook  pubblicato il video amatoriale.

P.Rungi “Salviamo i bambini dalla cattiveria e dalla perversione dei grandi

DSC05945.JPG“Una volta i bambini erano protetti e difesi da tutti in tutti luoghi, in famiglia, nella società, tutti vigilavano su di essi e ne avevano una responsabilità diretta e corresponsabilità indiretta, oggi i bambini non interessano di più di tanto, anzi spesso sono oggetto di assurdi e aberranti comportamenti dei grandi. In questa solennità dell’Epifania, nella giornata mondiale dell’infanzia missionaria, vi chiedo in nome di Dio, facendo appello a quel barlume di coscienza e capacità di volere il bene, di salvare i bambini dalla violenza e dalla cattiveria di questo nostro tempo”, è l’accorato appello che il teologo morale campano, padre Antonio Rungi, ha rivolto ai fedeli a conclusione delle messe dell’Epifania che il sacerdote ha celebrato nella Chiesa delle Suore di Gesù Redentore, alla Stella Maris, alle ore 8,30, e nella Parrocchia San Giuseppe Artigiano dei Padri Passionisti in Mondragone delle ore 9,30, tradizionale messa dei fanciulli.
“Non possiamo rimanere inermi ed indifferenti di fronte alla strage degli innocenti, di fronte agli aborti che crescono nel mondo, al massacro dei bambini per fame, miseria, povertà, per guerra. Il nostro animo si deve ribellare contro ogni forma di violenza verso ogni uomo di questa terra e sopratutto verso i bambini. No convinto alla pedofilia, ai soldati-bambini, ai bambini venduti, ai bambini uccisi per assicurare i ricambi di organi, ai bambini abbandonati, ai bambini senza padre e senza madre. No ad ogni minima offesa a qualsiasi bambino perché essi sono il futuro bello e autentico di questa umanità dispersa e disperata, alla ricerca di identità, di valori veri e della autentica solidarietà tra le diverse generazioni di esseri umani. Chiedo a tutti i fedeli e agli uomini di buona vlontà un sussulto in umanità e dignità perchè partendo -ha concluso padre Rungi- proprio dall’infanzia possiamo costruire un mondo migliore, un mondo ove nascere non debba significare avere paura di vivere e dell’avvenire”.
All’uscita della messa, ai fedeli è stata consegnata la lettera che padre Antonio Rungi ha scritto per le famiglie e i genitori per la Befana 2009. “Cibo, regali e doni passano, le parole restano -ha detto padre Rungi- non vi regalo cose, ma vi trasmetto un messaggio di speranza e di amore, facendovi carico di trasmetterlo agli altri facendo tesoro della scuola di Gesù, Giuseppe e Maria, la sacra e santa famiglia di Betlemme e di Nazaret”