Commento per domenica 18 gennaio

Seconda domenica del tempo ordinario

18 Gennaio 2009

Cercate il vero ed unico Maestro

di padre Antonio Rungi

L’uomo va sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Il cristiano va alla ricerca di Dio, del suo vero maestro di vita. Nel testo del Vangelo di oggi, seconda domenica del tempo ordinario, questa affannosa ricerca è soddisfatta allorquando gli apostoli incontrono Gesù. La chiamata dei primi apostoli del regno di Dio in mezzo agli uomini ha in Gesù Cristo il punto di riferimento essenziale ed imprescindibile. I primi discepoli di Cristo hanno la possibilità di verificare con i loro occhi e costatare personalmente le  condizioni in cui vive Gesù ed aderire a Lui senza attendersi nulla in cambio se non il suo amore di Padre e di Maestro. Nel testo del Vangelo di Giovanni leggiamo: “In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Inizia così l’avventura di questi uomini vicino al Maestro, un’avventura che registrerà alti e bassi, certezze ed incertezze, fiducia e sfiducia, abbandono in Lui ritorno in loro stessi, rimpianti e forse qualche delusione. Certamente la loro adesione alla persona di Cristo all’inizio fu piena, gioiosa, promettente. Quello che avvenne nella loro mente in quell’incontro solo gli stessi discepoli lo potrebbero raccontare. Ma quello che successe in seguito nella loro vita vicino al maestro, ma soprattutto quando si trattò di testimoniare la fede in Lui si poi capire a posteriori. Furono affascinati e si dedicarono completamente a Lui, nonostante qualche debolezza momentanea. La chiamata dei primi discepoli di Gesù ci riporta alla testimonianza di un’altra significativa e importante chiamata di cui ci parlano i libri sacri del Vecchio Testamento. E’ la chiamata di Samuele, icona delle quelle chiamate che necessitano tempo e discernimento per essere capite, ma che necessitano anche di guide illuminate come, nel caso particolare quella di Eli, per indirizzare chi è alla ricerca di una identità e di una missione a servizio degli altri verso la strada giusta. Molto bello il testo della prima lettura di oggi tratta dal primo libro di Samuèle, nel quale si parla di questo straordinario uomo di Dio a servizio della causa del Regno. In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Ancora oggi si rinnovi anche per ciascuno di noi questa esperienza e disponibilità verso il Signore: parla che il tuo servo di ascolta. Magari potessimo ascoltare sempre Dio che parla in tanti modi a noi, nel profondo della nostra coscienza, nella gioia e nel dolore, nei poveri e nelle tante situazioni della vita soprattutto dolorose. Ascoltare Dio significa tradurre in moralità ogni parola che esce dalla sua bocca. Si tratta, allora, di modificare i nostri comportamenti e far tesoro di quanto ci ricorda Paolo Apostolo nella prima lettera ai Corinzi “Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!”. Un testo questo di oggi che ci richiama alla purezza del corpo e della mente. Dobbiamo essere lontani dall’impurità. Quanto sia attuale oggi questo messaggio, in un contesto di decadimento dei valori e dello stesso pudore. Il dato teologico che qui emerge con chiarezza è che l’uomo non è un ammasso di cellule, non è un caso, non è un insieme di organi, né è finalizzato solo a determinate funzioni del mangiare, bere, godersi la vita, ma il corpo è tempio dello Spirito Santo, verso il quale dobbiamo avere grande rispetto. Capire questo significa impostare la propria vita temporale e materiale su altri valori avendo a cuore il rispetto della dignità della persona umana, dal suo concepimento fino al suo naturale termine. La nostra preghiera per questa giornata di festa, seconda domenica del tempo ordinario, pasqua settimanale non può che essere la colletta della messa di oggi: “O Dio, che riveli i segni della tua presenza nella Chiesa, nella liturgia e nei fratelli, fa’ che non lasciamo cadere a vuoto nessuna tua parola, per riconoscere il tuo progetto di salvezza e divenire apostoli e profeti del tuo regno”. In un mondo di tanti falsi maestri e profeti che corrompono e distruggono la dignità delle persone vogliamo riaffermare la nostra fede e l’abbandono totale nell’unico vero Maestro che è Cristo Signore.

Commento per domenica 18 gennaioultima modifica: 2009-01-16T23:13:00+01:00da pace2005
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