Coomento alla parola di Dio di domenica

 Quarta dRungi-Marcianise2008-1.jpgomenica del tempo ordinario

1 Febbraio 2009

Il fascino della parola del Divino Maestro

di padre Antonio Rungi

Celebriamo oggi la quarta domenica del tempo ordinario, ma anche la giornata nazionale della vita. La parola di Dio ricca di tanti motivi di riflessione personale e comunitaria ci aiuti a comprendere esattamente quanti sia importante lasciarsi affascinare dalla Parola di Dio e dalla Parola di Cristo. Oggi, infatti, è proprio l’attività evangelizzatrice del Signore al centro del brano del Vangelo di Marco che ci presenta nella sinagoga di Cafarnao ad insegnare e quanti lo ascoltano rimasero stupiti del suo insegnamento. Quanto questo sia di insegnamento anche per noi cristiani del terzo millennio è importante comprenderlo per non vanificare ciò che il Signore detta al nostro cuore per rispondere alla chiamata alla santità.
“In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea”.
Nel brano evangelico di oggi vanno evidenziati alcuni fondamentali aspetti del nostro rapporto con il Divino Maestro. Ogni maestro usa la parola per trasmettere saperi, contenuti e stili di vita. Parole che resta nel vago e nell’astratto e che non trovano rispondenza, molte volte, nella vita di tutti i giorni. L’insegnamento di Cristo ha una sua efficacia intrinseca ed estrinseca, in quanto Cristo parla come uno che ha autorità e parla nel nome di Dio, essendo Figlio di Dio. Inoltre, la sua parola produce effetti speciali nella vita di chi l’ascolta (la meraviglia), ma anche il dono della guarigione, della liberazione da ogni spirito maligno ed infettante il cuore e la mente degli uomini. Il Vangelo di oggi non a caso ci riportata quanto sia accaduto proprio nella Sinagoga di Cafarnao con un indemoniato, liberato da questo grave peso della possessione diabolica mediante la parola santificatrice e santificatrice di Gesù. Della potenza della Parola di Dio sappiamo molto a partire proprio dalla creazione “Dio disse”, per poi arrivare alla Parola Incarnata al Verbo di Dio fatto carne, Gesù Cristo, unico salvatore del mondo. Incentrare la nostra vita su questa parola vera e certa significa vivere nell’autentica serenità dello spirito e del corpo. In questa direzione va interpretato brano della prima lettura di oggi, tratto dal libro del Deuterònomio. Il Dio che si rivela al popolo eletto e gli parla, attraverso Mosè. All’origine dell’Antica Alleanza  c’è anche in questo caso un atto comunicativo da parte di Dio. Ogni volontà di Dio viene espressa attraverso i suoi profeti, i veri profeti e non quelli che tali non sono, come i falsi profeti dell’Antico Testamento, ma anche di tutti i tempi. Troppe persone presumono di essere interpreti della volontà di Dio nei confronti degli altri e sono incapaci di cogliere la volontà di Dio nei loro riguardi soprattutto quando si tratta di accogliere le prove e le sofferenze della vita. Comprendiamo allora il senso di questo testo di uno dei fondamentali libri della Bibbia. “Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”». Tanti profeti in questi 2000 anni dell’era cristiani, apparsi e scomparsi come vere e proprie meteore. Presunti grandi della terra, a tutti i livelli, che avevano la pretesa di cambiare e modificare il mondo in ragione delle loro deboli parole e della loro debole forza. Si è imposto un pensiero debole a tutti i livelli, fino a raggiungere l’attuale situazione di una fragilità culturale, mentale, scientifica ed anche religiosa che è evidente l’insicurezza, la precarietà e il relativismo in ogni cosa. Una parola vale l’altra e non si riesce a differenziare dalla parola che è vera a quella che è falsa. Tutto questo è avvenuto perché ci si è allontanata dalla vera parola di verità che è Cristo, il Verbo del Padre. Dalla dottrina sul vero si passa alla dottrina del correttamente etico. E San Paolo  Apostolo che è esperto comunicatore, grande uomo della parola, nelle sue lettere evidenza esattamente questo stretto rapporto tra il credere, il dire e il fare. Lo evidenzia anche nel brano della seconda lettura della parola di Dio di questa quarta domenica del tempo ordinario, tratta dalla prima lettera ai Corinzi, durante la quale noi cattolici italiani celebriamo anche la trentunesima giornata nazionale della vita, sul tema “La forza della vita nella sofferenza”. San Paolo scrivendo ai suoi fratelli di fede, cerca di sostenere e incoraggiare tutti a vivere senza eccessive preoccupazioni terrene ed umane, che spesso fanno soffrire e tolgono il respiro. “Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni”. Cosa significhi tutto questo, lo possiamo capire facilmente: bisogna vivere avendo a cuore prima di tutto i beni dell’anima e dello spirito, per non restare intrappolati nelle logiche di interessi umani e materiali, che fanno perdere di vista la vera finalità del nostro vivere e del nostro agire. La nostra preghiera di questa giornata di festa e di vita sia quella della comunità dei credenti, radunata oggi per celebrare le lodi del Signore e celebrare l’Eucaristia, punto di partenza e di arrivo di ogni discorsi autenticamente cristiano e aperto alla vita: “O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano. Amen.

Coomento alla parola di Dio di domenicaultima modifica: 2009-01-30T17:09:00+01:00da pace2005
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