Archivi Mensili: ottobre 2008

Il mio inno all’amore, secondo gli insegnamenti del Signore

1451501556.jpgIn occasione della chiusura del sinodo dei Vescovi, tenuto a Roma in Vaticano, dal 6 al 26 di ottobre 2008, in considerazione anche del testo del Vangelo di domenica 26 ottobre, XXX del tempo ordinario dell’anno liturgico, il teologo morale campano, padre Antonio Rungi, religioso passionista, giornalista, ha composto “L’inno dell’amore”, partendo dal testo dell’inno alla carità di San Apostolo Paolo e adattandolo ai nostri giorni.

Ecco il testo dell’inno all’amore in senso cristiano del teologo Rungi:

L’amore è Dio, sorgente di ogni vero ed autentico amore in questo mondo.

L’amore è grazia, ovvero capacità di vivere lontano dal peccato e da ogni malizia umana.

L’amore è purezza, non si lascia andare nelle passioni della carne, né cede alle tentazioni del mondo.

L’amore è bontà, cerca di venire incontro ai bisogni degli altri, dimenticandosi delle proprie necessità.

L’amore è solidarietà, condivide con gli altri ciò che non è il solo superfluo, ma anche l’essenziale.

L’amore è dolcezza, tratta tutti con rispetto e nobiltà d’animo.

L’amore è tenerezza, si fa prendere dal cuore e va verso lo porta il cuore.

L’amore non fa preferenze, tratta tutti allo stesso modo, privilegiando, ove ci fosse bisogno, solo il povero, l’emarginato, il debole e chi si trova in un reale bisogno.

L’amore è misericordia, non conserva nell’animo né odio, né risentimento, ma perdona sempre, specie di fronte a chi non sa quello che ha fatto e che fa.

L’amore è verità, non nasconde nulla, soprattutto se è richiesto per il bene di tutti e la trasparenza di ogni cosa, né scende a compromessi.

L’amore è servizio disinteressato, non cerca infatti il proprio interesse, ma opta per il bene degli altri e della società.

L’amore è umiltà, ovvero capacità di farsi da parte anche quando una persona è cercata non tanto per quel che è, ma per quello che dà.

L’amore è silenzio e contemplazione del bello, del vero, del giusto, del retto e fa si che dalla contemplazione di tali ideali e valori nasca un mondo migliore.

L’amore non ha confini di razza, popoli, culture e religioni, ma si manifesta verso tutti ed ognuno.

L’amore è il fondamento di ogni azione umana, senza il quale ogni agire umano e comportamento individuale è solo un teatrino nel grande palcoscenico di questa Terra.

L’amore è gioia di vivere, anche quando sei solo, ma hai una certezza nella mente e nel cuore di possedere in te stesso il vero amore che conta, quello Dio, che ti fatto a sua immagine e somiglianza.

L’amore è obbedienza alla fede, non mette assolutamente in discussione il ricco patrimonio interiore ricevuto nel battesimo e perfezionato nella vita cristiana, mediante scelte sempre più convinte ed oculate.

L’amore è sacrificio ed oblazione, sa rinunciare ad ogni cosa per se stessi e sa donare non solo il poco, ma il molto, quando è chiamato in causa nelle situazioni, soprattutto più rischiose.

L’amore è guardare oltre, oltre i confini dell’io, dell’altro e del mondo reale, del tempo e del presente, per collocarsi in quell’Amore infinito di Padre che è l’eterno Dio, nostro Creatore, salvatore e Redentore.

Tutto posso avere  e possedere, tutto può darmi gioia e consolazione in questo mondo, ma se sono privo d’amore, quello doc, ovvero di origine controllata, che viene solo da Dio, non posso essere un uomo veramente felice, ma solo un uomo chiuso nell’orizzonte di questo mondo. Un mondo che è solo apparentemente può dare la felicità, perché un mondo senza Dio è un mondo senza amore e privo di ogni autentica gioia.

Tutto passa in questo mondo, solo l’amore resta, quello vero, quello fondato su Cristo, modello di ogni vero amore umano e sempiterno.

Il fascino e il potere del vero amore

183089916.JPGCelebriamo, infatti, oggi la XXX Domenica del T.O. e la parola di Dio ci invita ad andare all’essenza stessa della nostra vita cristiana e religiosa, riportando al centro della nostra riflessione e meditazione il precetto dell’Amore che ha due indistinte e inscindibili direzioni: amore verso Dio e amore verso i fratelli. Due direzioni di marcia che si integrano in un cammino di santità e di purificazione, avendo fisso lo sguardo su ciò che davvero conta nella vita umana e cristiana: amare comunque e sempre, chiunque e qualsiasi persona, fosse anche il nostro più acerrimo nemico. Non è facile vivere di amore e nell’amore vero: E’ più semplice viveri di amori superficiali e passeggeri, inconcludenti, che producono piaceri di un momento. Il vero amore che utilizza il linguaggio di Cristo e si impernia su Cristo invita a salire fino al cima del Calvario, ove l’amore si manifesta come oblazione, obbedienza totale alla volontà di Dio, come risposta consapevole che Dio ci ama e ci ama fino a dare il suo Figlio per noi. Il Vangelo di Matteo che oggi ascoltiamo, nella sua estrema brevità, è tutto ciò che si può e si deve dire circa il senso della nostra fede e della nostra speranza. “In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».  Ai presunti maestri del tempo di Gesù era ben nota la legge di Dio al riguardo. Già nell’Antica Alleanza Dio aveva fatto conoscere il suo pensiero attraverso i i patriarci, i profeti, ed aveva posto al centro della religiosità del popolo israelitico l’amore verso di Dio, senza limiti, senza condizionamenti, senza parzialità o riduttività in tutti i sensi. Se il primo fondamentale comandamento del “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altri dei al di fuori di me”, deve essere tradotto in stile di vita e di comportamento questo non può che essere amore e solo amore, perché Dio è Amore e Lui sorgente di ogni vero amore trova motivo ed efficacia ogni altro tipo di amore, ben altra cosa dalla passione. Gesù nuovamente in questa circostanza si rivolge ai farisei rispondendo ad una loro precisa domanda. Non c’è molto da discutere sull’argomento di qual è il comandamento più importante ed essenziale anche per lui Messia inviso, non creduto e contrastato in ogni circostanza: è l’amore a Dio e ai fratelli. Tutto qui su un piano concettuale e di messaggio e se si vuole su un piano giuridico. Il problema è come tradurre questo amore, a livello di principio ispiratore della religiosità ebraica e cristiana in concretezza di azioni e di operazioni. Da questo comandamento dipende la sapienza, l’organizzazione, la prospettiva di ogni persona e di ogni istituzione. Dove regna Dio regna la pace, la giustizia e la fratellanza. Dove regna l’egoismo, regna la divisione e la lotta fratricida. Ecco perché già nel libro dell’Esodo, che oggi ascoltiamo come testo della prima lettura della parola di Dio ci viene ricordato come si traduce in opere l’amore verso il prossimo: “Così dice il Signore:
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani. Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».
In sintesi è detto con precisione che nel cuore di una persona che ama c’è attenzione verso lo straniero, l’orfano, la vedova, il forestiero, chi sta in difficoltà di qualsiasi genere, soprattutto economicamente, perché viene bandita l’usura e il pizzo sulle attività altrui. L’amore non ammette sconti ed eccezioni, tutti devono e possono  occupare un posto speciale nel nostro cuore e nei nostri affetti e pensieri. Nessuno che si trovi nel bisogno o nella normale condizione esistenziale deve essere escluso dal nostro amore vero, radicato in Gesù Cristo. E’ questione di renderlo visibile questo amore attraverso la testimonianza della nostra vita. A ricordarcelo oggi è san Paolo Apostolo nel brano della prima lettera ai Tessalonicesi che proclameremo nella liturgia della parola: “Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia. Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene”. Chi pone Dio al centro della sua vita abbandona la via del male e dell’idolatria, che oggi sono il denaro, il successo, la carriera, la posizione sociale e quanto è esteriore e conta davanti agli uomini di questa generazione per nulla attratta dall’amore vero verso Dio e verso i fratelli, ma solo dall’amore verso se stessi e la propria realizzazione. Il Signore ci liberi da un egoismo sempre più imperante ed emergente in tutti i settori. Ecco perché la nostra preghiera giunga al Signore con tutte le nostre rette intenzioni e la nostra sincera volontà di operare il bene: “O Padre, che fai ogni cosa per amore e sei la più sicura difesa degli umili e dei poveri, donaci un cuore libero da tutti gli idoli, per servire te solo e amare i fratelli secondo lo Spirito del tuo Figlio, facendo del suo comandamento nuovo l’unica legge della vita”. Amen.

Roccasecca (Fr). Padre Rungi incontra domani i giovani della città.

1510644354.JPGPadre Antonio Rungi, religioso passionista, teologo morale campano, domani sera, sabato 25 ottobre 2008, alle 20,30 incontrerà i giovani della città di Roccasecca (Fr), nella Chiesa parrocchiale di Santa Margherita, nell’ambito del cammino di formazione cristiana, spirituale e religiosa sostenuto dal parroco, mons. Enzo Tavernese. Il gruppo dei giovani che segue un cammino specifico di formazione cristiana è nato in occasione dello svolgimento della missione popolare tenuta dai passionisti nel dicembre 2005 e predicata dallo stesso padre Rungi, nell’allora ufficio di superiore provinciale, insieme all’allora consultore all’Apostolato padre Pierluigi Mirra e al consultore alla formazione, padre Antonio Mannara. Con i tre missionari collaborarono le allora suore della passione di San Vittore e l’allora studente teologo, oggi sacerdote, padre Benedetto Manco. Fu una missione cittadina che diede molti frutti spirituali, tra i quali la nascita di un consistente gruppo giovanile seguito per diverso tempo da padre Antonio Mannara, intitolato a San Gabriele dell’Addolorata. L’incontro di domani sera è nell’ambito del cammino che i giovani di Roccasecca, sotto la guida del parroco e dei responsabili del gruppo, stanno facendo per tradurre in stile di vita ciò che ricevono come insegnamento e messaggi dalla Chiesa e da quanti curano la loro formazione cristiana e spirituale. Sono attesi nella chiesa madre di Roccasecca, domani sera, diversi giovani che avranno modo di confrontarsi con il teologo Rungi, su vari temi di etica e di problematiche giovanili, forte il sacerdote anche della sua quotidiana esperienza vicino ai giovani, insegnando nel liceo statale di Mondragone materie filosofiche e di scienze dell’educazione. “Le problematiche giovanili oggi sono tante e serie, anche tra i giovani che frequentano regolarmente la comunità ecclesiale. Parlare con loro ed instaurare un dialogo costante con i giovani in tutte le sedi istituzionali e nei vari luoghi di fomazione come la scuola e la parrocchia è il primo fondamentale compito di ogni sacerdote e missionario. Il discorso diventa più impegnativo e quindi più carico di responsabilità quando si nota che molti giovani si sono allontanati dalla Chiesa perché non ci sono le persone che li sanno guidare ed indirizzare verso il bene e verso i valori alti della vita umana e sociale. Gli incontri con i giovani a tutti i livelli devono essere costanti e produttivi. Il dialogo aiuta a crescere e non solo nell’ambito della moralità -ha detto il teologo- ma anche della socialità e della vita politica in generale”.

Grazzanise (Ce). Professioni perpetue di Gravante Pasquale e Aurelio Miranda, passionisti

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Domani sabato 25 ottobre 2008, alle ore 17.00, nella Chiesa della Madonna di Montevergine di Grazzanise (Ce) nelle mani dell’attuale superiore provinciale della Provincia dell’Addolorata, Lazio-Sud e Campania, padre Salvatore Enzo Del Brocco, emetteranno la professione perpetua confratel Pasquale Gravante, originario di Grazzanise e confratel Aurelio Miranda, originario di Belo Horizonte – Brasile. Attese molte persone, da diversi luoghi (Roma-Ceccano-Airola, Mondragone, Sicilia, ecc.) conoscenti dei due giovani studenti passionisti. Nella città natia di Pasquale Gravante, la comunità cristiana si stringerà intorno al loro concittadino in questo fausto e decisivo avvenimento della sua vita. Pasquale dopo il Noviziato al Monte Argentario e la professione, emessa il 13 settembre 2003, nelle mani dell’allora Superiore provinciale, padre Antonio Rungi, ha continuato gli studi presso la Casa generalizia dei Santi Giovanni e Paolo in Roma e sta in fase di ultimazione del curriculum scolastico in vista del sacerdozio. Altrettante persone si stringeranno, provenienti da varie parti d’Italia, al giovane studente passionista Aurelio Miranda, i cui familiari vivono a Belo Horizonte in Brasile. Aurelio è stato per un periodo in Terra Santa, nella Casa Passionista di Betania, dove ha studiato teologia ed avendo concluso in Belo Horizonte la filosofia. Attualmente vive nella comunità passionista di Ceccano (Fr), mentre prosegue gli studi teologici in vista del sacerdozio, presso le università della capitale. Entrambi i giovani sono entrati abbastanza grandi tra i passionisti, ed entrambi sono stati ammessi alla prima professione dall’ex-superiore provinciale dei passionisti, padre Antonio Rungi, attuale vice-superiore della comunità di Mondragone. E da Mondragone circa 50 persone della Parrocchia San Giuseppe Artigiano, guidate dal superiore-parroco, padre Luigi Donati, si aggregheranno agli altri fedeli per prendere parte al rito della professione perpetua dei due studenti passionisti, uno casertano e l’altro brasiliano. E’ la prima volta nella storia della Provincia religiosa dell’Addolorata che un religioso brasiliano emette la professione perpetua in terra italiana. Primi segnali di quella ristrutturazione che la Congregazione dei Passionisti vuole realizzare e concretizzare nei prossimi anni fino al 2012 quando ci sarà il Capitolo generale che concluderà il cammino di rinnovamento dell’intera famiglia passionista, che oggi conta nel mondo circa 2200 religiosi, tra sacerdoti, professi perpetui, professi temporanei e novizi, come risulta dai dati ufficiali dell’ultimo Sinodo, il XIII, della Congregazione dei Passionisti che si è svolto a Cuernavaca in Messico dal 6 al 17 settembre 2008. La cerimonia della professione dei due giovani studenti passionisti è stata preceduta da una settimana missionaria, iniziata il 19 scorso ed ancora in corso, predicata da padre Aniello Migliaccio e padre Antonio Coppola, entrambi religiosi della comunità passionista del Santuario della Civita.

Mondragone (Ce). Bicentenario della nascita di Suor Victorine Le Dieu dai Passionisti

314973949.jpgLa vita, l’opera e la missione della Serva di Dio, Suor Victorine Le Dieu, verranno presentate nella parrocchia San Giuseppe Artigiano dei Passionisti in Mondragone, domenica prossima, 26 ottobre 2008, a 124 anni dalla sua morte, avvenuta il 26 ottobre 1884 a 75 anni a Roma.  A moderare i lavori e a presiedere le celebrazioni sarà padre Antonio Rungi, teologo morale campano, attuale cappellano delle Suore della Stella Maris in Mondragone.

L’occasione è data dall’inizio delle celebrazioni in onore della Serva di Dio, avviata agli onori degli altari, per il bicentenario della sua nascita avvenuta il 22 maggio 1809 a Avranches in Francia. Saranno le suore dell’Istituto Stella Maris, una volta convitto per minori in disagio sociale ed oggi casa di accoglienza, ospitalità e spiritualità, situata a pochi metri dal lungomare Nord di Mondragone, a presentare la figura della fondatrice, attraverso riflessioni, testimonianze e immagini, di questa singolare donna francese tutta presa dalla carità verso Dio e verso i fratelli più abbandonati. Nel suo diario spirituale concluso prima di morire così scriveva: “L’amore di Dio può rinnovare la terra. Credo con una nuova fede, spero con una più forte speranza, voglio con una sincera carità, lavorare all’opera così giusta e necessaria della ‘Riconciliazione’ che Dio, nella Sua misericordia, ha riservato ai nostri tempi”. Fu il programma della sua vita, ed è il programma della vita delle sue figlie spirituali: riparare, riconciliare e adorare.

La vita vissuta da Victorine Le Dieu non può che definirsi da santa. A 12 anni riceve la Prima Comunione, sentendo sin da allora di essere chiamata alla vita religiosa, contrastata in questa scelta dalla sua famiglia. A 18 anni, coerente con le sue decisioni, emette privatamente i voti di castità e ubbidienza, che poi, a 24 anni, divennero pubblici e perpetui. Ebbe  una prima esperienza religiosa fra le Agostiniane di Parigi, alle quali si era rivolta di nascosto; ma sotto le pressioni dell’influente famiglia fu estromessa dall’Istituto. A circa 27 anni  entra nelle Suore di Santa Clotilde che non erano di clausura e dedite solo all’Istruzione Superiore, il 2 luglio 1836 avvenne la cerimonia della vestizione, senza la presenza dei genitori, contraria apertamente alla sua decisione. Morta la madre e rimasto solo il padre è costretta a lasciare il convento. Si ammala gravemente forse di nostalgia e su consiglio dei medici, viene condotta in montagna a La Salette, dove il 19 settembre del 1846 la Vergine era apparsa a due pastorelli, dove guarisce miracolosamente. L’anno seguente passando per Ars, incontra anche s. Giovanni Maria Vianney. Morto il padre,  il 15 gennaio 1863 si reca da papa Pio IX, il quale dopo aver ascoltato le sue richieste di poter avere l’Eucaristia nell’Oratorio e di poter istituire la sua Opera di carità dovunque fosse possibile, le concede tali privilegi. Prima di ritornare ad Avranches, Victorine riceve l’abito religioso da padre Regis, procuratore dei Trappisti, inizia così la Congregazione. Si alternano opposizioni e difficoltà all’inizio dell’opera, tanto che solo il 2 febbraio 1864 suor Victorine e la sua prima compagna, fanno insieme la prima meditazione comunitaria; il nuovo vescovo Bravard ottenne dal Governo Francese la celebre Abbazia di Monte San Michele, che era stata trasformata in un orribile carcere e intenzionato a trasformarla nell’antico splendore, incontra in ciò lo stesso desiderio in madre Victorine e seppur titubante, visto l’esiguità del nuovo Istituto, le affida il gravoso compito. Con le prime quattro compagne si mette all’opera per eliminare il diffuso squallore; il 19 marzo 1866 la fondatrice e una compagna emettono i voti e altre due giovani fanno la vestizione religiosa. Victorine prenderà il nome di suor Marie Joseph de Jesus.  Inizia l’opera di carità e di servizio verso gli ultimi, soprattutto i bambini.

La Congregazione si diffonde e si amplia. Contestualmente nascono le prime difficoltà e le tante sofferenze della fondatrice. Tra calunnie, contestazioni e sofferenze di ogni genere va avanti per la sua strada. Ritorna a Roma e ottiene dal Papa la residenza romana e con l’aiuto della marchesa Serlupi ha dei locali a disposizione; una suora dalla Francia la raggiunge, arriva qualche novizia. L’Opera si trasferisce in una Casa di via Tasso e affluiscono molti bambini, nel contempo anche le offerte e gli aiuti in vivande arrivano più frequentemente; il cardinale Vicario di Roma segue con ammirazione e stima sia lei, che l’opera e alla fine acconsente a celebrare la Prima Messa nella nuova Cappella, dove resterà esposta l’Eucaristia per l’adorazione riparatrice.  

Il 26 ottobre 1884 a 75 anni, madre Victorine muore con il nome di Gesù sulle labbra, perdonando tutti e raccomandando la cura dei bambini.

Mondragone. Festa di san Paolo della Croce con Benedetto Manco

334575365.JPGE’ stato padre Benedetto Manco, novello sacerdote passionista ischitano, a presiedere la solenne eucaristia in onore di San Paolo della Croce, domenica 19 ottobre 2008, alle ore 18,30 nella Chiesa dei passionisti di Mondragone. Con padre Benedetto hanno concelebrato il superiore-parroco, padre Luigi Donati e il Vice-superiore, padre Antonio Rungi. Presenti molti fedeli della comunità parrocchiale, tra i quali le coppie dei giovani sposi che hanno celebrato il loro matrimonio in questo anno 2008 nella Chiesa dei passionisti. La messa è stata animata dai canti della schola cantorum parrocchiale. La celebrazione molto sentita e partecipata ha vissuto vari momenti di profonda emozione per avere il novello sacerdote (una persona nota ai fedeli della comunità di Mondragone) per la prima volta a celebrare l’eucaristia. È stato il superiore padre Luigi a presentare ufficialmente alla comunità il novello sacerdote all’inizio della messa. L’omelia di padre Benedetto è stata incentrata sul vangelo della parola di Dio della XXIX domenica del tempo ordinario, mettendo in risalto i doveri che ogni cristiano ha nei confronti di Dio e della comunità sociale. A conclusione della messa il novello sacerdote ha voluto ringraziare tutti ed un pensiero speciale ha rivolto in segno di gratitudine a “padre Antonio Rungi, Ex-Superiore provinciale, che mi ha accolto nella Congregazione con la mia prima professione religiosa nel settembre del 2003 a Monte Argentario e con la professione perpetua a Casamicciola a dicembre del 2006. Dopo la messa il novello sacerdote è stato festeggiato nel salone della parrocchia da tutti i fedeli presenti al rito religioso, circa 200 persone. La giornata di festa in onore di San Paolo della Croce ha fatto registrare altri significativi momenti, iniziati nella mattinata con la celebrazione in onore del santo fondatore dei passionisti, officiata da padre Sebastiano Cerrone alle ore 7,30; alle ore 9,30 nella parrocchia dei passionisti ha celebrato padre Antonio Rungi e alle ore 11.00 ha officiata la messa il superiore-parroco. Convito fraterno a mezzogiorno con tutti i religiosi della comunità ed i sacerdoti della Forania di Mondragone. Erano presenti Don Riccardo Luberto, don Franco Alfieri, don Roberto Gutturiello, padre Massimo dei frati francescani. Con i religiosi della comunità hanno condiviso l’agape fraterna anche gli studenti passionisti, Pasquale Gravante e Aurelio Miranda che il prossimo 25 ottobre, a Grazzanise, nella Chiesa della Madonna di Montevergine emetteranno la professione perpetua nella Congregazione della Passione, fondata da San Paolo della Croce, del quale oggi la liturgia ha celebrato la festa religiosa. Una giornata densa di momenti spirituali e di fraternità.

Mugnano di Napoli. Cinquemila fedeli alla festa del Sacro Cuore

1715545901.jpgCirca cinquemila fedeli hanno partecipato questa mattina, alle ore 7.00, alle messa in onore del Sacro Cuore di Gesù, a Mugnano di Napoli, messa presieduta da padre Antonio Rungi e celebrata nella piazza antistante il santuario del Sacro Cuore di Gesù, intitolata alla fondatrice del Suore del Sacro Cuore di Mugnano e del Santuario in onore del Cuore di Gesù, madre Maria Pia Brando. Presenti alla celebrazione le massime autorità cittadine, con in primo luogo il sindaco, ma anche autorità civili e militari. Al completo le Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato sia di Mugnano che di Casoria, che hanno animato la liturgia. Oltre trenta tra sacerdoti, diaconi, ministrati che hanno distribuito l’eucaristia alle miglia di fedeli presenti all’annuale messa che precede la processione con la bellissima statua del Cuore di Gesù per le principali vie di Mugnano. Padre Rungi ha tenuto davanti all’attento e fervoroso pubblico una vibrante omelia, contestualizzandola alla giornata mondiale delle missioni, alla presenza del Santo Padre al Santuario di Pompei, alla grande devozione di Madre Maria Pia Brando, sorella della beata Cristina Brando, fondatrice delle suore Vittime Espiatrici di Casoria. “Andate dove vi porta il cuore di Cristo, che è mite ed umile. Siate vicino agli ammalati, ai sofferenti, alle persone in difficoltà, a quanti sono in necessità materiali e spirituali. La vera missione del cristiano del nostro tempo parte dal cuore di Cristo ed assume come modello proprio il cuore amabilissimo del nostro Redentore. Se oggi siamo qui – ha detto padre Rungi- è perché qualcuno ha creduto fermamente nella devozione al Cuore di Gesù e l’ha diffusa capillarmente qui a Mugnano, che può definirsi la cittadella del Cuore di Cristo. Mi auguro che ognuno di noi –a concluso padre Rungi- trovi un posto in questo cuore e da questo cuore attinga la forma per amare, perdonare, servire e testimoniare le fede, la speranza e la carità in questo nostro tempo segnato da tante emergenze e difficoltà”. Alle ore 8.00 esatte si è conclusa la messa e subito è iniziata la processione, dopo aver assistito allo spettacolo pirotecnico in onore del Cuore di Gesù. Una festa nella festa per rinnovare anche quest’anno 2008 la grande devozioni dei cittadini e fedeli di Mugnano al Cuore di Gesù, sotto la vigile regia delle Suore Vittime Espiatrici. 

P.Rungi. Domani a Mugnano e a Pastorano

1845047307.jpgSarà impegnato, domani, domenica 19 ottobre 2008, a Mugnano di Napoli e a Pastorano (Ce) per due predicazioni padre Antonio Rungi, missionario passionista della comunità di Mondragone (Ce). A Mugnano di Napoli, padre Rungi celebrerà la messa solenne e terrà il panegirico alle ore 7,00 del mattino in onore del Sacro Cuore, festa che ricorre in questa città proprio la terza settimana di agosto. La Statua del Sacro Cuore verrà esposta alla devozione del popolo nella piazza antistante il santuario, fin dalle 4.00 del mattino e qui padre Rungi, all’aperto terrà messa ed omelia. A seguire subito la processione del Sacro Cuore, la cui devozione è diffusa dalle Suore Vittime Espiatrici del SS.Sacramento di Mugnano, fondate da Suor Maria Pia Brando, sorella della Beata Maria Cristina Brando di Casoria. Alle ore 9,30, padre Rungi celebrerà la messa nella chiesa dei passionisti di Mondragone; mentre alle ore 11.00 terrà il panegirco in onore di san Pietro nella Chiesa Madre di Pastorano (Ce). Nel pomeriggio partecipa alle celebrazioni in onore di San Paolo della Croce, fondatore dei passionisti, che si svolgeranno nella Chiesa di San Giuseppe Artigiano in Mondragone. La santa messa in onore di san Paolo della Croce sarà officiata, alle ore 18,30, dal novello sacerdote passionista, padre Benedetto Manco e concelebrata dal superiore-parroco, padre Luigi Donati, con la partecipazione dei religiosi della comunità passionista e della comunità parrocchiale. Domenica impegnativa quindi per padre Rungi che si sposterà da una zona all’altra della Campania per ministero pastorale, in una giornata signficativa per lui, religioso passionista, in quanto ricorre la festa di San Paolo della Croce e parimenti c’è la visita del Santo Padre Benedetto XVI al Santuario di Pompei. Contemporaneamente si celebra la giornata mondiale delle missioni e il modo più concreto per attuare il carisma di San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti è appunto la predicazione itinerante.

I doveri e i diritti religiosi e civili dei cristiani

1396602524.JPGCi avviamo verso a fine dell’anno liturgico, Celebriamo, infatti, demenica 19 ottobre, la XXIX Domenica del T.O. e la parola di Dio ci invita a vivere coerentemente con i principi morali, ma anche cn quelli civili. Il cristiano non vive al di fuori del mondo ed è immerso nel mondo con la caratteristica dell’uomo di fede. Il dare a Dio di cui oggi parla il Vangelo sono tutti i doveri che morali e religiosi che abbiamo verso il Signore e che non possiamo disattendere, come quello della lode, della preghiera, del ringraziamento per tutto quello che ci dona nella sua provvidenza. Parimenti, proprio perché esseri sociali, immersi nel mondo e nelle società in cui risiediamo abbiamo anche il dovere di essere cittadini retti ed onesti, che pagano le tasse, si impegnano nella cultura, nel sociale, nella politica in tutto ciò che espressione di vita sociale e di relazione. Non per il fatto che abbiamo una fede e il nostro pensiero è costantemente rivolto a Dio e i doveri verso di Lui vengono prima di ogni altra cosa siamo esonerati dai doveri civili e sociali. Anzi proprio in questo dobbiamo dare l’esempio ed essere retti e onesti fino in fondo. Per cui, non dobbiamo farci criticare da chi cristiano non è magari osserva il nostro modo di agire disonesto proprio nel campo dell’economia. La lezione di questi giorni in cui la crisi mondiale dei mercati deve essere un insegnamento per tutti. I soldi davvero non sono nulla, come ci ricorda il Papa, Benedetto XVI, ma è anche vero che il denaro va gestito con oculatezza, sapienza e prudenza. “In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Come al tempo di Gesù, anche oggi i farisei dei nostro tempo osservano il nostro comportamento, per contestare a noi cristiani proprio un comportamento non rispettoso delle leggi dello Stato. Chiesa e Stato sono due entità separate e che cammino ognuno per il suo fine e che devono comunque incontrarsi in certe situazioni per il bene comune e dell’umanità. Il dovere di contribuire alla crescita della famiglia umana nel modi leciti spetta a tutti i cristiani e sono essi per primi che devono dare il buon esempio. I nostri doveri religiosi e civili devono camminare di pari passi, soprattutto quando le leggi di uno Stato sono giuste e vanno osservate nel campo della contribuzione, della tassazione e dell’equa distribuzione dei beni, del rispetto della proprietà dello Stato. Non bisogna fare confusione, né favorire una commistioni di ruoli e di funzioni. Dio viene prima di ogni altra cosa nella vita del credente, è la base di partenza per ogni altra azione umana e sociale. Ce lo ricorda un testo molto bello e significativo del Libro del profeta Isaia che oggi ascoltiamo nella prima lettura della liturgia della parola. “Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri».  Il testo si rifà alla legge mosaica ricevuta sul Monte Sinai e che passa come i dieci fondamentali comandamenti della legge divina per il popolo dell’antica allenza, ma anche per la Chiesa, popolo della nuova alleanza che in Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza, trova le ragioni più profonde per agire nel tempo avendo di mira sempre e comunque Dio. Dobbiamo fare tesoro in questo di quello che scrive l’Apostolo delle Genti nel brano della seconda lettura, tratto dalla prima lettera ai Tessalonicesi, di oggi nel quale ci richiama alla fede, alla speranza e alla carità nel nome di Cristo, nostro unico salvatore. “Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione”. Il nostro vivere la fede in questo tempo difficile chiede a noi cristiani una fermezza nelle nostre convinzioni religiose, una coerenza ed uno stile di vita che va adeguato costantemente alla parola di Dio e monitorato nei risultati. Parimenti non possiamo collocarci tra i disfattisti e i nichilisti di questo mondo, ma avere una grande fiducia e speranza nel Signore, che mai potrà deluderci, men che mai nella prospettiva di quella vita oltre il tempo, l’eternità, verso la quali siamo incamminati, percorrendo la strade del tempo e dello spazio che Egli ha assegnato a noi per realizzare la nostra santificazione.  Sia questa la nostra umile preghiera che insieme all’assemblea domenicale rivolgiamo al Signore dal profondo del cuore, ma anche nell’unità di intenti e di progetti da realizzare per tutti i cristiani e l’umana società “O Padre, a te obbedisce ogni creatura nel misterioso intrecciarsi delle libere volontà degli uomini; fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere, ma ogni autorità serva al bene di tutti, secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio, e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio”. Il Signore ci conceda davvero saggi ed equilibrati politici, amministratori, governanti perché anche i sacrifici fatti per il bene degli altri e della stessa società non vadano perduti e dissipati per l’avidità del denaro e del potere, dimenticandosi dei poveri e di chi è in necessità. Il dare a Cesare quello che spetta a Cesare significare dare ai cittadini ciò che spetta ai cittadini, soprattutto se più deboli e indifesi, senza garanzie sociali e protezioni economiche. Tra questi cittadini ci sono i cristiani che non devono essere favoriti e privilegiati, ma neppure esclusi dai benefici statali.