I doveri e i diritti religiosi e civili dei cristiani

1396602524.JPGCi avviamo verso a fine dell’anno liturgico, Celebriamo, infatti, demenica 19 ottobre, la XXIX Domenica del T.O. e la parola di Dio ci invita a vivere coerentemente con i principi morali, ma anche cn quelli civili. Il cristiano non vive al di fuori del mondo ed è immerso nel mondo con la caratteristica dell’uomo di fede. Il dare a Dio di cui oggi parla il Vangelo sono tutti i doveri che morali e religiosi che abbiamo verso il Signore e che non possiamo disattendere, come quello della lode, della preghiera, del ringraziamento per tutto quello che ci dona nella sua provvidenza. Parimenti, proprio perché esseri sociali, immersi nel mondo e nelle società in cui risiediamo abbiamo anche il dovere di essere cittadini retti ed onesti, che pagano le tasse, si impegnano nella cultura, nel sociale, nella politica in tutto ciò che espressione di vita sociale e di relazione. Non per il fatto che abbiamo una fede e il nostro pensiero è costantemente rivolto a Dio e i doveri verso di Lui vengono prima di ogni altra cosa siamo esonerati dai doveri civili e sociali. Anzi proprio in questo dobbiamo dare l’esempio ed essere retti e onesti fino in fondo. Per cui, non dobbiamo farci criticare da chi cristiano non è magari osserva il nostro modo di agire disonesto proprio nel campo dell’economia. La lezione di questi giorni in cui la crisi mondiale dei mercati deve essere un insegnamento per tutti. I soldi davvero non sono nulla, come ci ricorda il Papa, Benedetto XVI, ma è anche vero che il denaro va gestito con oculatezza, sapienza e prudenza. “In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Come al tempo di Gesù, anche oggi i farisei dei nostro tempo osservano il nostro comportamento, per contestare a noi cristiani proprio un comportamento non rispettoso delle leggi dello Stato. Chiesa e Stato sono due entità separate e che cammino ognuno per il suo fine e che devono comunque incontrarsi in certe situazioni per il bene comune e dell’umanità. Il dovere di contribuire alla crescita della famiglia umana nel modi leciti spetta a tutti i cristiani e sono essi per primi che devono dare il buon esempio. I nostri doveri religiosi e civili devono camminare di pari passi, soprattutto quando le leggi di uno Stato sono giuste e vanno osservate nel campo della contribuzione, della tassazione e dell’equa distribuzione dei beni, del rispetto della proprietà dello Stato. Non bisogna fare confusione, né favorire una commistioni di ruoli e di funzioni. Dio viene prima di ogni altra cosa nella vita del credente, è la base di partenza per ogni altra azione umana e sociale. Ce lo ricorda un testo molto bello e significativo del Libro del profeta Isaia che oggi ascoltiamo nella prima lettura della liturgia della parola. “Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri».  Il testo si rifà alla legge mosaica ricevuta sul Monte Sinai e che passa come i dieci fondamentali comandamenti della legge divina per il popolo dell’antica allenza, ma anche per la Chiesa, popolo della nuova alleanza che in Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza, trova le ragioni più profonde per agire nel tempo avendo di mira sempre e comunque Dio. Dobbiamo fare tesoro in questo di quello che scrive l’Apostolo delle Genti nel brano della seconda lettura, tratto dalla prima lettera ai Tessalonicesi, di oggi nel quale ci richiama alla fede, alla speranza e alla carità nel nome di Cristo, nostro unico salvatore. “Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione”. Il nostro vivere la fede in questo tempo difficile chiede a noi cristiani una fermezza nelle nostre convinzioni religiose, una coerenza ed uno stile di vita che va adeguato costantemente alla parola di Dio e monitorato nei risultati. Parimenti non possiamo collocarci tra i disfattisti e i nichilisti di questo mondo, ma avere una grande fiducia e speranza nel Signore, che mai potrà deluderci, men che mai nella prospettiva di quella vita oltre il tempo, l’eternità, verso la quali siamo incamminati, percorrendo la strade del tempo e dello spazio che Egli ha assegnato a noi per realizzare la nostra santificazione.  Sia questa la nostra umile preghiera che insieme all’assemblea domenicale rivolgiamo al Signore dal profondo del cuore, ma anche nell’unità di intenti e di progetti da realizzare per tutti i cristiani e l’umana società “O Padre, a te obbedisce ogni creatura nel misterioso intrecciarsi delle libere volontà degli uomini; fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere, ma ogni autorità serva al bene di tutti, secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio, e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio”. Il Signore ci conceda davvero saggi ed equilibrati politici, amministratori, governanti perché anche i sacrifici fatti per il bene degli altri e della stessa società non vadano perduti e dissipati per l’avidità del denaro e del potere, dimenticandosi dei poveri e di chi è in necessità. Il dare a Cesare quello che spetta a Cesare significare dare ai cittadini ciò che spetta ai cittadini, soprattutto se più deboli e indifesi, senza garanzie sociali e protezioni economiche. Tra questi cittadini ci sono i cristiani che non devono essere favoriti e privilegiati, ma neppure esclusi dai benefici statali.

I doveri e i diritti religiosi e civili dei cristianiultima modifica: 2008-10-17T11:53:00+02:00da pace2005
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