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Nona meditazione del corso di esercizi spirituali on-line

Corso di esercizi spirituali-programma.jpg9. Maria, Serva del Signore

 

Il testo integrale di Lc 1,26-38

 

Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.La vergine si chiamava Maria.Entrando da lei disse: “Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.

Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse:” Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.

 

Nel vangelo secondo Luca, per due volte la beata Vergine si professa: «la serva del Signore»: quando acconsente all’annunzio dell’angelo (cfr Lc 1,38) e quando magnifica Dio per «le grandi cose (cfr Lc 1, 49) che in lei ha operato. Il titolo di «serva del Signore» rivela il suo pieno significato e l’intrinseca portata alla luce dei canti del «Servo del Signore»; la misteriosa figura biblica che trova il suo compimento in Cristo Gesù «venuto non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mt 10,45).

 

Maria è madre di Cristo, ed è a lui intimamente associata. Maria, «figlia di Adamo – come insegna il Concilio Vaticano II -acconsentendo alla parola divina, è diventata Madre di Gesù, e abbracciando con tutto l’animo e senza essere appesantita da alcun peccato, la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente come serva del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente» (LG 56).

 

Le parole di Maria nell’Annunciazione: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38) evidenziano un atteggiamento caratteristico della religiosità ebraica.

 

Mosè, agli inizi dell’Antica Alleanza, in risposta alla chiamata del Signore, si era proclamato suo servo.

 

All’avvento della Nuova Alleanza, anche Maria risponde a Dio con un atto di libera sottomissione e di consapevole abbandono alla sua volontà, manifestando piena disponibilità ad essere la “serva del Signore”.

 

La qualifica di “servo” di Dio accomuna nell’Antico Testamento tutti coloro che sono chiamati ad esercitare una missione in favore del popolo eletto: Abramo,  Isacco, Giacobbe, Giosuè, Davide.

 

Sono servi anche i profeti e i sacerdoti, cui è affidato il compito di formare il popolo al fedele servizio del Signore.

 

Il libro del profeta Isaia esalta nella docilità del “Servo sofferente” un modello di fedeltà a Dio nella speranza di riscatto per i peccati della moltitudine (cf. Is 42-53).

 

Esempi di fedeltà offrono anche alcune donne, come la regina Ester, che, prima di intercedere per la salvezza degli Ebrei, rivolge una preghiera a Dio, chiamandosi più volte “la tua serva” (Es 4, 17).

 

Maria, la “piena di grazia”, proclamandosi “serva del Signore” intende impegnarsi a realizzare personalmente in modo perfetto il servizio che Dio attende da tutto il suo popolo.

 

Le parole: “Eccomi, sono la serva del Signore” preannunciano Colui che dirà di se stesso: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45; cf. Mt 20, 28).

Lo Spirito Santo realizza, così, tra la Madre e il Figlio un’armonia di intime disposizioni, che consentirà a Maria di assumere pienamente il suo ruolo materno presso Gesù, accompagnandolo nella sua missione di Servo.

 

Nella vita di Gesù la volontà di servire è costante e sorprendente: come Figlio di Dio, egli infatti avrebbe potuto con ragione farsi servire. Attribuendosi il titolo di “Figlio dell’uomo”, a proposito del quale il libro di Daniele afferma: “Tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano” (Dn 7, 14), avrebbe potuto pretendere di dominare sugli altri. Invece, combattendo la mentalità del tempo espressa dall’aspirazione dei discepoli per i primi posti (cf. Mc 9, 34) e dalla protesta di Pietro durante la lavanda dei piedi (cf. Gv 13, 6), Gesù non vuole essere servito, ma desidera servire fino a donare totalmente la propria vita nell’opera della redenzione.

 

Anche Maria, pur consapevole dell’altissima dignità conferitale, all’annuncio dell’angelo spontaneamente si dichiara “serva del Signore”.

 

In questo impegno di servizio essa include anche il proposito di servire il prossimo, come dimostra il collegamento tra gli episodi dell’Annunciazione e della Visitazione.

 

Essa offre così ai cristiani di tutti i tempi un sublime modello di servizio.

 

Una diaconia che attinge il suo significato più vero nel mistero della SS. Trinità. Dio è amore: Deus caritas est

 

Una diaconia che è storicamente incarnata nella persona e missione di Cristo. 

Una diaconia che esprime tutta la sua potenzialità nel mistero di Maria Vergine e Madre con la totale disponibilità al progetto di Dio. Maria anticipa e fa proprio l’atteggiamento di Cristo entrando nel mondo: Ecco, io vengo . . . per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5-7; Sal 40[39], 7-9).

 

Una diaconia che giunge al Calvario e va oltre i Calvario.

 

La docilità di Maria annuncia e prefigura quella espressa da Gesù nel corso della sua vita pubblica fino al Calvario. Cristo dirà: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4, 34). In questa stessa linea Maria fa della volontà del Padre il principio ispiratore di tutta la propria esistenza, ricercando in essa la forza necessaria al compimento della missione affidatale.

 

Se al momento dell’Annunciazione Maria non conosce ancora il sacrificio che caratterizzerà la missione di Cristo, la profezia di Simeone le farà intravedere il tragico destino del Figlio (cf. Lc 2, 34-35).

 

La Vergine vi si assocerà con intima partecipazione. Con la sua totale obbedienza alla volontà divina, Maria è pronta a vivere tutto ciò che l’amore divino progetta per la sua esistenza, fino alla “spada” che trafiggerà la sua anima.

 

 

Redemptoris Mater

Le parole: «Eccomi, sono la serva del Signore», esprimono il fatto che sin dall’inizio ella ha accolto ed inteso la propria maternità come totale dono di sé, della sua persona a servizio dei disegni salvifici dell’Altissimo. E tutta la partecipazione materna alla vita di Gesù Cristo, suo Figlio, l’ha vissuta sino alla fine in modo corrispondente alla sua vocazione alla verginità. La maternità di Maria, pervasa fino in fondo dall’atteggiamento sponsale di «serva del Signore», costituisce la prima e fondamentale dimensione di quella mediazione che la Chiesa confessa e proclama nei suoi riguardi, e continuamente «raccomanda all’amore dei fedeli», poiché in essa molto confida.

 

Il Cardinale di Bologna Carlo Caffarra

“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.

Siano benedette in eterno queste parole dette da Maria, poiché erano parole attese da Dio e dall’umanità: dal Padre perché, giunta la pienezza del tempo, potesse inviare il suo Unigenito nella nostra natura umana; dall’umanità tutta perché potesse finalmente essere liberata dalla sua condanna a morte, e reintegrata nella sua originaria dignità.

 

In ragione del suo “Eccomi, sono la serva del Signore”, il Verbo dimora in Lei, si appropria della sua persona nella maniera più intima e più reale: per sempre. La carne del Verbo è la carne concepita oggi da Maria.

La luce del mistero dell’Annunciazione infatti illumina in modo singolare il mistero delle nostre persone.

 

Chi, se non Maria, ha custodito la via del Signore? Chi, se non Maria, ha custodito nel cuore la Parola del Signore? Chi, se non Maria, ha portato nel suo grembo Gesù, Figlio di Dio? Con Maria tutti possiamo rispondere: “Ecco la serva del Signore, si compia in me la tua parola” (Luca 1, 38).

 

L’esempio quotidiano, il modello da seguire, la donna a cui far riferimento è Maria. Lei ha vissuto come noi, umile serva del Signore, del suo lavoro quotidiano, delle sue faccende domestiche, della cura di Giuseppe e di Gesù. Una vera famiglia, veri incontri, veri lavori, veri rapporti. Maria ci è di esempio in tutto: nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nel servizio, nella cura delle persone che le erano affidate, nell’esempio e nella fortezza.

 

Papa Benedetto XVI, Deus caritas est, n. 41

Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient’altro che l’ancella del Signore (cfr Lc 1, 38. 48). Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio. È una donna di speranza: solo perché crede alle promesse di Dio e attende la salvezza di Israele, l’angelo può venire da lei e chiamarla al servizio decisivo di queste promesse.

 

 

Preghiera di Giovanni Paolo II

Dolce Signora!

Donna rivestita di sole!

Aiutaci a penetrare il tuo mistero:

– il mistero della Vergine Madre,

– il mistero della Regina Serva,

– il mistero della Onnipotente che supplica.

Aiutaci a scoprire sempre più profondamente,

in questo mistero, il Cristo, Redentore del mondo,

Redentore dell’uomo.

Tu sei rivestita di sole,

del sole dell’inscrutabile Divinità,

del sole dell’impenetrabile Trinità.

«Piena di grazia»…

E intanto,

per noi che viviamo su questa terra,

esuli figli di Eva, tu sei rivestita del sole del Cristo di Betlemme e di Nazaret,

di Gerusalemme e del Calvario.

Tu sei rivestita dal sole della Redenzione

dell’uomo e del mondo

mediante la croce e la Risurrezione di tuo Figlio.

Fa’ che questo sole risplenda sempre per noi

su questa terra!

Fa’ che questo sole non si adombri mai nell’anima degli uomini!

 

 

 

L’ottava meditazione degli esercizi spirituali on-line

Corso di esercizi spirituali-programma.jpg8. Maria Regina,  Madre della divina misericordia

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini2, 4-10

 

“Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati, Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.

Regina e Madre della misericordia: due titoli di frequente attribuiti alla beata Vergine, ambedue pieni di dolcezza e carissimi ai fedeli.

 

Il titolo di «Regina di misericordia» celebra la benignità, la magnanimità, la dignità della beata Vergine esaltata nei cieli. Maria «interviene incessantemente per noi presso il Figlio»  per la salvezza del popolo, che ricorre a lei fiducioso nelle tribolazioni e nei pericoli.

 

La Liturgia,, nel corso dei secoli, ha innalzato a Maria Regina dolcissime preghiere: «Salve, Regina», «Ave, o Regina dei cieli», «Regina del cielo, rallegrati, alleluia».

 

Qual è stato l’insegnamento della Chiesa sulla dottrina della Regalità di Maria Santissima?

I Sommi Pontefici approvarono e incoraggiarono sempre la devozione del popolo cristiano verso la celeste Madre e Regina.

Già nel secolo VII San Martino I chiamò la Madonna «nostra Signora gloriosa » e Gregorio II: «Signora di tutti i cristiani ». Sisto IV cominciò la sua Lettera Apostolica «Cum praexcelsa» dichiarando che la Vergine Maria «Regina intercede presso il Re, che ha generato».

Parimenti Benedetto XIV chiama Maria «Regina del cielo e della terra».
Spinto dalle numerose testimonianze dei Santi Padri, dei Teologi, dei Papi e dalla devozione del popolo cristiano, Pio XII istituì, in forma solenne, «la festa di Maria Regina, da celebrarsi in tutto il mondo» (Enc. «Ad coeli Reginam »).

 

Come esercita la Madonna la sua regalità sugli uomini?

San Tommaso d’Aquino afferma che «la Madre di Dio ottenne per sè, la maestà del Regno, affinché sia Regina di misericordia là dove il Figlio è Re di giustizia». La Vergine Maria dunque non è Regina di giustizia, ma di misericordia, anzi la Madre della misericordia, una Mamma dolcissima, come nessun’altra al mondo.

La celeste Regina esercita il suo potere regale sugli uomini perdonando e beneficando i suoi sudditi, placando la giustizia divina col suo intervento materno e misericordioso.

 

Dice San Massimiliano M. Kolbe: «Immacolata deve essere, e questo al più presto possibile, la Regina di tutte le genti… Chi si opporrà e non crederà al suo amore, perirà; chi invece la riconoscerà Regina e si muoverà, quale suo milite, per la conquista del mondo a Lei, vivrà, fiorirà e si svilupperà sempre rigogliosamente ». 

La Madre del Signore, la «regina clemente», l’«esperta della benevolenza (di Dio), il «conforto dei penitenti e speranza dei miseri».  accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei».

 

Il titolo di «Madre di misericordia», risale a sant’Oddone († 942), abate di Cluny: e Maria si dice tale  perché ha generato Gesù Cristo, che e la misericordia visibile dell’invisibile Dio misericordioso.

La Madre di Gesù, che ora è in cielo, presenta le necessità dei fedeli al Figlio suo, che, quando era in terra, supplicò per gli sposi a Cana.

 

Nel cantico del «Magnificat» troviamo due volte il termine misericordia: «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono»; «ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia» Per questo i fedeli desiderano vivamente «magnificare con Maria la bontà infinita» di Dio; – donna che ha fatto un ‘esperienza della misericordia di Dio: «la regina clemente, esperta della benevolenza (di Dio), accoglie quanti nella tribolazione ricorrono a lei.

 

MARIA MADRE DI MISERICORDIA

“Salve regina, Madre di misericordia”.  In questo titolo “c’è un profondo significato teologico, poiché [esso esprime] la particolare preparazione della sua anima, di tutta la sua personalità, nel saper vedere, attraverso i complessi avvenimenti di Israele prima, e di ogni uomo e dell’umanità intera poi, quella misericordia di cui “di generazione in generazione” si diviene partecipi secondo l’eterno disegno della Ss. Trinità” (DIM, 9).

 

La parola “misericordia” è composta da due termini: “miseria” e “cuore”. Col termine “cuore” noi indichiamo la capacità di amare di una persona; per cui “misericordia” ha questo significato fondamentale: amore che guarda alla miseria della persona umana.

In poche parole si ha compassione, si prende cura della miseria della persona umana per liberarla.

 

La “misericordia” sta al centro della Rivelazione che Dio ha voluto fare di Se stesso, e che – come ha detto Maria – “si stende di generazione in generazione”.

 

La Rivelazione attribuisce al Signore Iddio la misericordia; anzi, se essa afferma che Dio è “ricco di misericordia” [cfr. Ef 2,4], ciò significa che Egli prova per l’uomo, per ciascuno di noi, un amore che sente compassione delle nostre miserie, che se ne prende cura, che intende liberarcene.

L’amore di Dio per l’uomo non è un amore qualsiasi: è un amore misericordioso. Un amore che “sente” la nostra miseria come fosse la Sua propria miseria ed opera per toglierla. “

La prima manifestazione è stato l’invio del Figlio nel mondo: è stata l’incarnazione del Verbo. “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per Lui” [1Gv 4,9-10].

 

Ma la perfetta rivelazione che Dio è “ricco di misericordia” è stata la morte e la risurrezione di Gesù.

 

La morte sulla croce è la più profonda condivisione di ciò che l’uomo specialmente nei momenti più difficili della vita chiama il suo “destino infelice”: “la Croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza dell’uomo”(DIM, 8). E nello stesso tempo essa di questa ferite rivela la più profonda radice: il peccato inteso come scelta di fare da solo, senza il Padre.

 

– Il fatto che Cristo “è risuscitato il terzo giorno” [1Cor 15,4] corona l’intera rivelazione della misericordia. Nella risurrezione infatti l’umanità di Cristo viene definitivamente riportata nello splendore e nella vita cui ogni uomo, ognuno di noi è pre-destinato. Nella risurrezione la misericordia ha vinto definitivamente la nostra miseria: in Cristo questa vittoria è già accaduta e noi possiamo prendervi parte mediante la fede e i sacramenti.

 

Le motivazioni teologiche del titolo “Madre di misericordia”.

 

-Maria è “Madre di misericordia” perché ha avuto la comprensione più profonda di quell’abisso di misericordia che è il cuore di Dio, avendone avuto e vissuto un’esperienza unica ed irripetibile.

-Madre di misericordia perché nessuno al pari di Lei ha accolto nella sua mente e nel suo cuore il mistero della misericordia di Dio verso la sua miseria e verso la miseria di ogni uomo: “ha guardato all’umiltà della sua serva”.

-L’incarnazione del Verbo, prima manifestazione dell’amore misericordioso, è accaduta nel suo grembo.

– Ma soprattutto Maria ha vissuto in sé il mistero della morte e risurrezione di Cristo, e quindi è stata penetrata fino alla radice del suo essere dalla rivelazione della misericordia del Padre.

“Soffrendo profondamente col suo unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata” (LG, 58), ella ha capito fino a quale limite si spingeva la misericordia del Padre nel donare il suo Figlio.

-Madre di misericordia, perché della misericordia di Dio ella ha fatto un’esperienza unica.

 

Le conseguenze per l’intera umanità redenta dal sangue di Cristo.

 

Maria, avendo sperimentato la misericordia in modo eccezionale, diventa “madre di misericordia” perché sa compatire come nessuna persona umana la nostra miseria.

E’ la sua intercessione che ci ottiene quella grazia che ci salva. Un’intercessione particolarmente perseverante, “perché si fonda, nella Madre di Dio, sul singolare tatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l’amore misericordioso da parte di una Madre”(DIM, 9). A motivo del mistero della redenzione ogni persona umana, nella sua unica e irripetibile realtà è affidata alla sollecitudine della “Madre di Misericordia”

 

Giovanni Paolo II – Lettera Enciclica Dives in misericordia

Nella pienezza del loro contenuto profetico, le parole pronunciate da Maria durante la visita fatta a Elisabetta, moglie di Zaccaria: «Di generazione in generazione la sua misericordia». Esse, già dal momento dell’incarnazione, aprono una nuova prospettiva della storia della salvezza. Dopo la risurrezione di Cristo questa prospettiva è nuova sul piano storico e, al tempo stesso, lo è sul piano escatologico. Da allora si susseguono sempre nuove generazioni di uomini nell’immensa famiglia umana, in dimensioni sempre crescenti; si susseguono anche nuove generazioni del Popolo di Dio, segnate dallo stigma della croce e della risurrezione, e «sigillate» con il segno del mistero pasquale di Cristo, rivelazione assoluta di quella misericordia che Maria proclamò sulla soglia di casa della sua parente: «Di generazione in generazione la sua misericordia».

 

Sant’Alfonso de’ Liguori. Le Glorie di Maria

-Maria è la Regina di Misericordia: quanto deve essere grande la nostra fiducia in Lei!

-Il Regno della misericordia Gesù lo ha ceduto a Maria, ordinando che tutte le misericordie dispensate agli uomini passino per le mani di Maria e che vengano elargite secondo l’arbitrio della Vergine.

Come potrà Dio non esaudire Maria, visto che l’ama immensamente, nel momento in cui Lei Lo prega per i miseri peccatori che Le si raccomandano. 

 

Dal discorso di Giovanni Paolo a Potenza – Domenica 28 aprile 1991

 

Madre misericordiosa è la Vergine, sostegno dei credenti e consolatrice degli afflitti. Madre soprattutto di chi soffre, degli ammalati, dei non vedenti, dei disabili e degli anziani.

Noi Ti invochiamo fiduciosi, Maria, per i popoli oppressi e per le vittime dell’umana ingiustizia; per chi muore di fame e per chi è privato della libertà, o impedito nella pratica della propria fede. Ti invochiamo per la pace nel mondo. Ti invochiamo per questa Città  che da sempre ha conosciuto la fatica e il dolore, ma fidando in Dio non ha smarrito mai il coraggio e la speranza.

Maria, discepola fedele del tuo Figlio Gesù, insegnaci a portare la Croce; insegnaci ad amare quella Croce che dalla carne e dal mondo viene messa sulle spalle di chi cerca la pace e la giustizia. Maria, Madre di misericordia, veglia su tutti perché non venga resa vana la croce di Cristo, perché l’uomo non smarrisca la via del bene, non perda la coscienza del peccato, cresca nella speranza in Dio «ricco di misericordia», compia liberamente le opere buone da Lui predisposte e sia così con tutta la vita «a lode della sua gloria»

Maria, Regina e Madre di Misericordia, dischiudi a quanti sentono venir meno le forze sotto il peso della croce l’orizzonte dell’Alleluia pasquale.

La settima meditazione del corso di esercizi spirituali on-line

04082009(003).jpg7. Maria Madre e Mediatrice di Grazia

 

Dal Vangelo secondo Giovanni  2, 1-11

 

In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

 

Maria Madre e Mediatrice di grazia

 

Nel 1921, Benedetto XV († 1922), su richiesta del card. Desiderio-Giuseppe Mercier († 1926), concesse a tutto il Belgio l’ufficio e la messa della beata Vergine Maria «Mediatrice di tutte le grazie», da celebrarsi il 31 maggio. 

Il Concilio Vaticano II, nel 1964, ha spiegato ampiamente la funzione della beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa; ed ha accuratamente esposto il senso e la forza della «mediazione» della beata Vergine: «La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l’unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l’efficacia. Poiché ogni salutare influsso della beata Vergine verso gli uomini non nasce da vera necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l’unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita» (LG 60).

 

Le motivazione teologiche alla base di questo titolo

 

1.  La Vergine Maria e madre di grazia, poiché ha portato nel suo «grembo purissimo (…). Cristo vero Dio e vero uomo» e ci ha donato lo stesso «Autore della grazia».

 

2. La Vergine Maria è mediatrice di grazia, poiché e stata socia di Cristo nel procurarci la grazia più grande, la redenzione cioè e la salvezza, la vita divina e la gloria che non ha fine (cfr LG 61).

 

3. La «mediazione» della beata Vergine è come «provvidenza d’amore»: «di intercessione e di perdono, di protezione e di grazia, di riconciliazione e di pace».

 

Il modo corretto di intendere la mediazione della Vergine

Premessa:Gesù Cristo è l’unico mediatore tra Dio e l’uomo, ben sapendo  che “nessuno può andare al Padre se non per mezzo di lui” [Gv 14, 6].

 

Il titolo di Mediatrice, dato a Maria, risale almeno al VI secolo e si diffuse soprattutto nel XII secolo. Riferito  a Maria il termine mediatrice ha un senso relativo e subordinato, come partecipazione all’unica mediazione di Cristo.

Il Concilio Vaticano II espone con chiarezza il concetto di mediazione proprio a proposito di Maria: “L’unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un’unica fonte. E questa funzione subordinata di Maria la Chiesa non dubita di riconoscerla apertamente, continuamente la sperimenta e raccomanda all’amore dei fedeli perché, sostenuti da questo materno aiuto, siano più intimamente congiunti col Mediatore e Salvatore” [LG, 62].

 

Si tratta di una mediazione di gra­zia, quale dono ricevuto da Dio per pura benevolenza. Quindi la sua intercessione è necessaria solo moralmente; in altre parole, Dio può, ma non vuole concederci le grazie senza l’intervento di Maria (Sant’Alfonso).

 

Gli insegnamenti dei santi

È noto l’insegnamento di San Bernardo: “Veneriamo Maria con tutto l’impeto del nostro cuore, dei nostri affetti, dei nostri desideri. Così vuole Colui che stabilì che noi ricevessimo tutto per mezzo di Maria”.

 

Sant’Alfonso de Liguori nelle Glorie di Maria, commentando la celebre preghiera a Maria di San Bernardo scrive: “Ricorri a Maria. Ella intercede­rà per te presso il Figlio che certamente l’esaudirà e il Fi­glio intercederà presso il Padre che non può negare nulla a suo Figlio. San Bernardo conclude: «Figlioli miei, Maria è la scala dei peccatori» grazie alla quale essi risal­gono all’altezza della grazia divina; «è la mia più grande fiducia; è tutta la ragione della mia speranza». Io sono, dice Maria, la difesa dì coloro che ricorrono a me e la mia misericordia è per loro come una torre di rifugio; perciò io sono stata costituita dal mio Signore la mediatrice di pace tra Dio e i peccatori.

 

Scriveva San Luigi Grignion da Montfort sul rapporto di Maria con il Padre: “Maria ebbe (durante la sua vita) così grandi crescite nella grazia e nella sapienza di Dio, una fedeltà così perfetta al suo amore, da strappare l’ammirazione a Dio stesso. La sua umiltà profonda fino all’abbassamento totale lo affascinò, la sua purezza tutta divina lo attirò, la sua fede viva e le sue preghiere frequenti e amorose lo forzarono. La Sapienza è amorosamente vinta da così amorose ricerche.Oh, quale fu l’amore di Maria che ha vinto l’Onnipotente!” (cfr. Amore Eterna Sapienza 107).

 

Domanda: Ma perché Maria è stata da Dio elevata a questo ufficio di tesoriera di tutte le grazie?

Risposta: Perché Ella con le sue sofferenze è stata da Dio associata a Gesù per salvare gli uomini; Ella cioè è la Corredentrice del genere umano.

 

Papa Leone XIII afferma: “Colei che era stata cooperatrice nel mistero dell’umana Redenzione, sarebbe stata anche la cooperatrice nella distribuzione delle grazie derivate da tale Redenzione”.

 

S. Pio X nell’Enciclica “Ad diem illum” del 2 febbraio 1904 scrive: “Da questa comunione di dolori e di volontà tra Cristo e Maria, meritò Ella di divenire degnissimamente la Riparatrice del mondo perduto, e quindi la Dispensatrice di tutti i doni che Gesù ci procurò con la morte e con il sangue“.

 

Maria è dispensatrice di tutte le grazie, anche di quelle chieste direttamente a Dio. Si tratta delle grazie per tutti gli uomini di tutti i tempi anche dei secoli antecedenti alla venuta di Gesù e di Maria, ai quali Dio ha concesso le grazie in previsione dei meriti del Salvatore e della Vergine.

 

Alcune espressioni dei Santi

S. Luigi de Montfort afferma: “Dio Padre fece un ammasso di tutte le acque che chiamò mare; e fece un ammasso di tutte le grazie che chiamò Maria. Questo grande Dio possiede un tesoro o un magazzino ricchissimo, dove racchiude tutto ciò che vi ha di splendido, di raro e di prezioso e questo immenso tesoro non è altro che Maria”. Coltiviamo anche noi una forte e tenera devozione alla Madonna. Quando Maria ha gettato le sue radici in un’anima, vi produce meraviglie di grazia”. “Quando verrà quel tempo in cui Maria regnerà padrona e sovrana nei cuori per sottometterli pienamente all’impero di amore del suo grande Gesù? Quando verrà che le anime respireranno Maria come i corpi respirano l’aria?”.

S. Francesco d’Assisi ripeteva: “Quando dico l’Ave Maria i Cieli sorridono, i demoni tremano e si danno alla fuga, gli angeli esultano”.

Sperimentiamo tutto questo anche noi quando preghiamo?

 

Preghiera

O Donna da tutti e sopra tutti benedetta!

Tu sei l’onore e la difesa del genere umano;

tu sei la Madre di Dio; tu la signora dell’universo,

la regina del mondo.

Tu sei la perfezione dell’universo

e il decoro della Santa Chiesa;

tu tempio di Dio; tu giardino di delizie;

tu porta del cielo, letizia del Paradiso

e gloria ineffabile del sommo Dio;

veramente è balbettando

che cantiamo le tue lodi e le tue bellezze.

Supplisci con la tua bontà

alle nostre insufficienze.

(S.Bernardino da Siena)

 

 

 

 

 

La sesta meditazione del corso di esercizi spirituali

6. Maria, donna eucaristica

 

Atti 1, 6-14

“Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui”.

 

Ultima Enciclica di Giovanni Paolo II- Ecclesia de Eucharistia. Capitolo VI- Strettamente collegato a questo testo magisteriale è la Lettera Apostolica Mane Nobiscum Domine. I precedenti gli troviamo nella Lumen Gentium e nella Marialis cultus.

 

Alla scuola di Maria, Donna «eucaristica »

– La prima volta che viene attribuito questo titolo alla Madonna 

 

Giovanni Paolo II è convinto che solo guardando a Maria e seguendo le sue orme potremo celebrare e vivere il mistero eucaristico, «il tesoro della Chiesa, il cuore del mondo, il pegno del traguardo a cui ciascun uomo, anche inconsapevolmente, anela» (EE 59).

 

1. Maria donna eucaristica con l’intera sua vita (EE 53)

Durante la sua vita ha sperimentato un insieme di sentimenti che divengono esemplari per tutta la Chiesa: fede, canto, amore, comunione sacrificale, gioia e semplicità di cuore.

 

1.1. Maria crede nel Verbo fatto carne.

In continuità con la fede della Vergine, nel mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l’intero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino» (EE 55).

L’enciclica mira precisamente a suscitare lo stupore della fede dinanzi al mistero eucaristico, mysterium fidei, neutralizzando il formalismo e la convenzionalità.

 

1.2. Maria primo tabernacolo.

Quando, nella visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, «tabernacolo» – il primo «tabernacolo»” della storia – dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all’adorazione di Elisabetta, quasi «irradiando» la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria» (EE 55).

 

1.3. Il Magnificat cantico eucaristico.

Cantato da Maria dopo la rivelazione della sua maternità da parte di Elisabetta, il Magnificat rimbalza nella Chiesa che «nell’eucaristia si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria», ossia «rileggendo il Magnificat in prospettiva eucaristica»: è lode e rendimento di grazie, è memoria dell’incarnazione redentrice, è tensione escatologica.

 

1.4. Unita nell’offerta del sacrificio (Presentazione al Tempio).

 

1.5. Fidatevi della parola di mio Figlio (Nozze di Cana)

 

1.6. Presente presso la croce (Calvario).

 

1.7. Assidua alla frazione del pane celebrata dalla prima comunità cristiana (vita della prima comunità cristiana)

 

2. Maria è presente in ciascuna delle nostre celebrazioni eucaristiche

 

2.1. La presenza di Maria.

«Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre celebrazioni eucaristiche» (EE 57).

Non viene specificata il tipo di presenza di Maria nella celebrazione dell’eucaristia, se non che questa «implica anche ricevere continuamente» (EE 57) il dono di lei come Madre compiuto dal Figlio crocifisso.

 

2.2. Ave, vero corpo  nato da  Maria Vergine!

La presenza di Maria nella stessa eucaristia, viene codificata nell’antifona medievale (sec. XIV) Ave, verum corpus natum de Maria Virgine.

 

a) E’ da escludere nell’eucaristia la presenza fisica di una parte del corpo e sangue della Vergine.

 

b) L’eucaristia non è soltanto il mistero della presenza di Cristo con il suo corpo e sangue, ma anche il memoriale e l’attualizzazione della sua morte e risurrezione. In questa linea si può concludere che nell’eucaristia si ripresenta e attualizza anche il gesto salvifico di Cristo che consegna Maria alla comunità e questa a lei. Prospettiva attraente che richiederà ulteriore approfondimento teologico.

 

2.3. Il mondo nuovo frutto dell’eucaristia

Mettiamoci soprattutto in ascolto di Maria santissima, nella quale il mistero eucaristico appare, più che in ogni altro, come mistero di luce. Guardando a lei conosciamo la forza trasformante che l’Eucaristia possiede. In lei vediamo il mondo rinnovato nell’amore. Contemplandola assunta in cielo in anima e corpo, vediamo uno squarcio dei «cieli nuovi» e della «terra nuova» che si apriranno ai nostri occhi con la seconda venuta di Cristo.

 

Esortazione apostolica post-sinodale ”Sacramentun caritatis” di Benedetto XVI

 

L’Eucaristia e la Vergine Maria

Se è vero che noi tutti siamo ancora in cammino verso il pieno compimento della nostra speranza, questo non toglie che si possa già ora con gratitudine riconoscere che quanto Dio ci ha donato trova perfetta realizzazione nella Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra: la sua Assunzione al cielo in corpo ed anima è per noi segno di sicura speranza, in quanto indica a noi, pellegrini nel tempo, quella meta escatologica che il sacramento dell’Eucaristia ci fa fin d’ora pregustare.

In Maria Santissima vediamo perfettamente attuata anche la modalità sacramentale con cui Dio raggiunge e coinvolge nella sua iniziativa salvifica la creatura umana….Per questo, ogni volta che nella Liturgia eucaristica ci accostiamo al Corpo e al Sangue di Cristo, ci rivolgiamo anche a Lei che, aderendovi pienamente, ha accolto per tutta la Chiesa il sacrificio di Cristo.

 

Cosi Madre Teresa di Calcutta prega la Madonna

“Maria, Madre di Gesù, dammi il tuo cuore, così bello, così puro,
così immacolato, così pieno d’amore e umiltà: rendimi capace di ricevere Gesù nel Pane della Vita, amarlo come tu lo amasti e servirlo sotto le povere spoglie del più povero tra i poveri…”

 

Preghiera a Maria

di Sant’Ildefonso

 

“O Signora, luce pura, luce bella,

luce che illumina le cose celesti,

che fa scoprire le cose terrestri,

che mette paura alle cose infernali,

luce che guida gli smarriti,

che da’ letizia ai mesti,

che da’ gioia agli angeli e ai santi

e ai giusti del Paradiso!

O luce che rivela i misteri,

che svela le cose nascoste,

che irraggia le cose oscure!

Purifica le nostre opere,

rialza le rovinose,

fa’ splendere le opache e nebulose,

conduci chi confida in Te alla gloria eterna”.

Amen.

 

La quinta meditazione degli esercizi spirituali

5. Maria Vergine, Madre dell’unità

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2, 5-8

 

Carissimo, uno solo è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo – dico la verità, non mentisco -, maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese”.

 

L’esempio di Cristo che prega il Padre perché «tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21) stimola anche noi suoi discepoli ad elevare intense suppliche per l’unità dei cristiani.

 

– Unità all’interno della Chiesa cattolica (sintonia con il Papa,

   il  Vescovo, il parroco, la comunità dei credenti)

 

– Unità tra tutti i credenti in Cristo;

 

– Dialogo con le altre religioni non cristiane;

 

– Coraggiosi e costanti nel sostenere il cammino ecumenico;

 

– La Chiesa cattolica, accesa di zelo per l’unità dei cristiani, ed anzi di tutti gli uomini, prega fervorosamente Dio affinché, per l’intercessione della beata Vergine, «le varie famiglie dei popoli formino l’unico popolo della nuova alleanza»;

 

– La Chiesa è fermamente convinta che la causa dell’unità dei cristiani è propriamente legata alla funzione della maternità spirituale della beata Vergine Maria. Paolo VI chiama spesso la beata Vergine «Madre dell’unità».

 

I fondamenti teologici dell’unità

 

– Dio è «sorgente dell’unità e origine della concordia»;

 

– Dio Creatore dell’uomo e Padre di tutti ed in Lui tutti gli  uomini sono tutti fratelli: un solo battesimo, una sola fede, un solo Dio Padre di tutti;

 

– Per mezzo di Gesù Cristo,  Parola eterna,  Dio ha donato l’esistenza a tutte le cose ed ha chiamato gli uomini a partecipare alla sua vita senza fine;

 

– Dio ha tanto amato il mondo da fargli dono del suo Figlio unigenito, il quale, per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo;

 

– Gesù Cristo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, il quale, la vigilia della sua passione, pregò il Padre per i suoi discepoli perché fossero perfetti nell’unità.

 

– Dio ha inviato lo Spirito della potenza e della consolazione, perché ogni uomo, redento da Cristo, potesse in lui ricevere la dignità di figlio e diventare coerede delle indefettibili promesse, da te fatte all’umanità!

 

– Il piano creatore di Dio è culminato nella Redenzione, la quale tocca l’uomo vivente e abbraccia l’intera vita e  storia di tutti i popoli.

 

 

Le motivazioni teologiche di questo titolo attribuito a Maria

 

Il Papa Benedetto XVI ribadisce il titolo di Maria, Madre di Dio,  Madre dell’unità, nel suo discorso in Turchia, fatto recentemente.

 

-La Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, è la Madre di quel mistero di unità che Cristo e la Chiesa inseparabilmente rappresentano e costruiscono nel mondo e lungo la storia.

 

– La beata Vergine  prese parte con un ruolo di prim’ordine ad alcuni eventi salvifici riguardanti «il mistero dell’unità».

 

– Il mistero dell’incarnazione, quando nel suo «grembo purissimo» il Verbo di Dio unì con un vincolo indissolubile «alla natura divina la natura umana».

 

– La maternità verginale, quando il Figlio di Dio «si scelse una Madre che non ha conosciuto corruzione nel corpo e nel cuore», che fosse immagine dell’unica e indivisa Chiesa sposa.

 

– La passione di Cristo, quando Gesù, «innalzato da terra, alla presenza della Vergine Madre, radunò i figli (di Dio) dispersi».

 

– L’effusione dello Spirito Santo, quando Gesù, ritornato al Padre, inviò «lo Spirito di unità e di concordia, di riconciliazione e di perdono» sugli Apostoli raccolti in preghiera con Maria.

 

Quale la riposta personale e comunitaria a questo progetto?

 

– Vivere il dono dell’unico Battesimo;

 

– accogliere con entusiasmo e fiducia il programma evangelico della salvezza personale ed ecclesiale;

 

  seguire, in conformità alla propria coscienza, la voce di Dio che chiama per diverse e in aspettative vie;

– sentirsi membra vive della Chiesa e vivere la propria appartenenza alla comunità dei credenti, in unione al Sommo Pontefice, al Vescovo, al parroco ed ai pastori che il Signore ci dona per guidarci verso i pascoli eterni;

 

– rendere lode a Dio sia nella vita privata che in quella pubblica (la testimonianza della propria fede);

 

– vivere nella verità, nella carità, nella giustizia e nel godimento della pace messianica, che abbraccia i cuori umani, le comunità, la terra e l’intero cosmo;

 

– Consapevoli della nostra dignità di uomini e di figli di Dio, dobbiamo avere la forza di superare ogni odio e di vincere il male col bene.

 

Atto di affidamento alla Vergine a Fatima il 13 maggio 1991

 

Mostrati Madre dell’unità e della pace.

Cessino ovunque la violenza e l’ingiustizia,

crescano nelle famiglie la concordia e l’unità,

e fra i popoli il rispetto e il dialogo;

regni sulla terra la pace, la pace vera!

O Vergine Maria, dona al mondo Cristo, nostra pace.

Non riaprano i popoli nuovi fossati di odio e di vendetta;

non ceda il mondo all’illusione di un falso benessere

che mortifica la dignità della persona

e compromette per sempre le risorse del creato.

A Te, con fiducia, tutti ci consacriamo.

Con Te intendiamo seguire Cristo, Redentore dell’uomo:

la stanchezza non ci abbatta, né la fatica ci rallenti,

le difficoltà non spengano il coraggio,

né la tristezza la gioia nel cuore.

Tu, Maria, Madre del Redentore,

continua a mostrarti Madre per tutti,

veglia sul nostro cammino,

fa’ che pieni di gioia vediamo

il tuo Figlio nel Cielo. Amen!

 

La quarta meditazione del corso degli esercizi spirituali

4. Maria, immagine e Madre della Chiesa

 

Dal Vangelo di Giovanni (19, 25-27)

 

In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «donna, ecco il tuo figlio! ». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”.

 

Il 21 novembre 1964, alla chiusura della Terza Sessione del Concilio Vaticano II, Paolo VI, durante la solenne concelebrazione, proclamò Maria santissima «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano Madre amorosissima»; e stabili che, «con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine (venisse) ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano».

Da allora numerose Chiese particolari, e famiglie religiose hanno incominciato a venerare la Madonna sotto il titolo di «Madre della Chiesa».

Sotto il nuovo titolo si prendono in considerazione i molteplici legami con i quali il popolo cristiano è congiunto alla Vergine Maria, ma innanzitutto si celebra la funzione materna che, secondo il beneplacito, di Dio, Maria santissima adempie nella Chiesa e per la Chiesa.

 

Paolo VI – Marialis cultus

La Marialis cultus di Paolo VI  sull’orientamento antropologico del culto della Beata Vergine Maria (nn.35-39).

 

1 «La Vergine Maria è stata sempre proposta dalla Chiesa all’imitazione dei fedeli […] perché nella sua condizione concreta di vita, ella aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio; perché ne accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio; perché, insomma, fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo» (n. 35). «La santità esemplare della Vergine muove i fedeli ad innalzare gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti. Si tratta di virtù solide, evangeliche» (n. 57).

2 Al di là dell’immagine popolare e letteraria di Maria, vi è «la sua immagine evangelica […]. Maria è modello chiarissimo di vita evangelica» (n. 36).

3 Occorre, dunque, contemplare la figura della Vergine Maria quale essa viene proposta dal Vangelo, evitare ciò che giunge a falsare la figura e la missione di Maria, rifuggire dalla vana credulità, che al serio impegno sostituisce il facile affidamento a pratiche solo esteriori, nonché dallo sterile moto del sentimento, così alieno dallo stile del Vangelo (cf nn. 37-38).

 

Il Catechismo della Chiesa cattolica

Maria – Madre di Cristo e della Chiesa

«La Vergine Maria  è riconosciuta e onorata come la vera Madre di Dio e del Redentore. Insieme però è veramente “Madre delle membra” (di Cristo), perché ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra ». «Maria, Madre di Cristo, Madre della Chiesa» (963).

 

La maternità di Maria verso la Chiesa

 

Interamente unita al Figlio suo…

Il ruolo di Maria verso la Chiesa è inseparabile dalla sua unione a Cristo e da essa direttamente deriva. « Questa unione della Madre col Figlio nell’opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di lui ». Essa viene particolarmente manifestata nell’ora della sua passione: «La beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette ritta, soffrì profondamente col suo Figlio unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente, dallo stesso Cristo Gesù morente in croce fu data come madre al discepolo con queste parole: “Donna, ecco il tuo figlio” (cf 1 Gv 19,26-27)» (964).

Dopo l’ascensione del suo Figlio, Maria «con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa». Riunita con gli Apostoli e alcune donne, « anche Maria implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l’aveva già presa sotto la sua ombra nell’annunciazione» (965).

 

…anche nella sua assunzione…

«Infine, l’immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti, il vincitore del peccato e della morte». L’assunzione della santa Vergine è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un’anticipazione della risurrezione degli altri cristiani: «Nella tua maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che con le tue preghiere libererai le nostre anime dalla morte» (966).

 

…Ella è nostra Madre nell’ordine della grazia

Per la sua piena adesione alla volontà del Padre, all’opera redentrice del suo Figlio, ad ogni mozione dello Spirito Santo, la Vergine Maria è il modello della fede e della carità per la Chiesa. «Per questo è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa»  «ed è la figura (typus) della Chiesa» (967).

 

Ma il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l’umanità va ancora più lontano. «Ella ha cooperato in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la Madre nell’ordine della grazia» (968).

 

«Questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell’annunciazione, e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice» (969).

 

«La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce […] l’unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l’efficacia. Infatti ogni salutare influsso della beata Vergine sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia ». «Nessuna creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e redentore; ma come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato dai sacri ministri e dal popolo fedele, e come l’unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l’unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata dall’unica fonte» (970).

 

Maria – icona escatologica della Chiesa

Dopo aver parlato della Chiesa, della sua origine, della sua missione e del suo destino, non sapremmo concludere meglio che volgendo lo sguardo verso Maria per contemplare in lei ciò che la Chiesa è nel suo mistero, nel suo « pellegrinaggio della fede », e quello che sarà nella patria al termine del suo cammino, dove l’attende, nella « gloria della Santissima e indivisibile Trinità », «nella comunione di tutti i santi» 541 colei che la Chiesa venera come la Madre del suo Signore e come sua propria Madre: «La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino » (971).

 

Maria Madre di Cristo Madre della Chiesa

Maria è l’esemplare di ogni cristiano docile allo Spirito Santo; ma prima ancora, modello della chiesa che vive, prega, ama, lavora nello Spirito. 

Dalla persona di Gesù, la divina maternità di Maria si estende a tutta la Chiesa che è il Corpo di Cristo. Perciò chiamiamo Maria Madre della Chiesa. Paolo scrive “Dio mandò suo Figlio…” (Galati 4,4) vuol dire che il Figlio già esistente nell’eternità, è mandato dal Padre nel mondo. “Nacque da donna”, cioè quel Figlio fu generato da una donna Maria! “Lo Spirito Santo verrà su di te… per questo il tuo bambino sarà santo, Figlio di Dio” (Lc 1,35). Lo Spirito Santo opera la concezione miracolosa, ma nello stesso tempo sarà presente Dio. Se “il tuo bambino sarà santo, Figlio di Dio”, lei ne è la Madre.

 

Il concilio Vaticano II insegna che la vera devozione non ha niente a che fare con la curiosità, la vana credulità, il miracolismo, il superficiale sentimentalismo e il formalismo delle pratiche esteriori; ma consiste piuttosto nel riconoscere la singolare dignità di Maria, nel rivolgersi a Lei con fiducia e amore filiale, nel limitare le sue virtù, per seguire Cristo insieme con Lei.

Quali sono queste virtù: è ricca di fede,  piena di speranza,  perfetta nella carità,  umile, misericordiosa,  prudente, modesta, pia,  benigna, sapiente,  paziente, povera, piena di grazia.

Secondo Sant’Agostino “onorare e non imitare non è altro che bugiarda adulazione”.

Nella venerazione della Santa Vergine deve avere il primo posto il culto liturgico e le altre forme di devozioni devono ispirarsi ad esso, in modo che Maria appaia sempre unità a Cristo nei suoi misteri e coinvolta nel movimento di adorazione, che egli nello Spirito Santo fa salire al Padre. Maria rimane la serva del Signore e la sua gloria in cielo è ancora la gloria di servire. Il suo invito è sempre lo stesso: “Fate quello che Gesù vi dice”.

 

Maria risplende per noi come icona dello Spirito, esempio luminoso di abbandono alla sua forza misteriosa; Maria di Nazaret è modello di povertà, di beatitudine di chi accetta quel figlio, ma come prima discepola, si mette in cammino con Lui, da Nazaret a Betlemme, alla fuga in Egitto… alla croce.

La beatitudine della povertà (Mt5,3) permette a Maria di scoprire che Dio compie meraviglie con i poveri a favore dei poveri. Maria in ogni cenacolo precede i cristiani che si radunano nel nome del Signore ed ogni volta ci vuole consegnare la gioia della salvezza e la certezza della pace. 

 

Con il Natale, la gioia della maternità viene condivisa con i poveri e gli appassionati della verità come i Magi.

A Cana di Galilea, rivela già questa nuova dimensione della sua maternità; è sollecita per il bene dei figli, desidera che si manifesti la potenza messianica del Figlio e si fa maestra di salvezza; Fate quello che vi dirà”.

Sul Calvario, la sua maternità universale viene proclamata ufficialmente, “Donna ecco tuo figlio”.

 

Con la consegna della Madre, Gesù ha compiuto tutto. La nuova maternità di Maria, Madre della chiesa risorta e la inonda di nuovo della sua presenza perché sia sovrabbondante di grazia anche per noi.

 

Preghiera alla Vergine di Santa Teresa del Bambino Gesù

Io so bene, o Vergine piena di grazia,

che a Nazaret tu sei vissuta poveramente,

senza chiedere nulla di più.

Né estasi, né miracoli, né altri fatti straordinari

abbellirono la tua vita, o Regina degli eletti.

Il numero degli umili, dei «piccoli»,

è assai grande sulla terra: essi possono

alzare gli occhi verso di te senza alcun timore.

Tu sei la madre incomparabile che cammina

con loro per la strada comune,

per guidarli al cielo.

O Madre diletta, in questo duro esilio

io voglio vivere sempre con te

e seguirti ogni giorno. Mi tuffo rapita

nella tua contemplazione e scopro

gli abissi di amore del tuo cuore.

Tutti i miei timori svaniscono

sotto il tuo sguardo materno

che mi insegna a piangere e a gioire.

(Santa Teresa del Bambino Gesù)

 

 

 

 

La terza meditazione del corso di esercizi spirituali on-line

PadreAntonio-Brasile1.jpg3.Maria, Madre di Dio

 

– Mediteremo su Maria Madre del Signore, Madre di Dio

 

– Dal Vangelo di Luca “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me”.

 

 

Dalle Glorie di Maria, di sant’Alfonso Maria de Liguori leggiamo nell’Introduzione

 

La lode di Maria è una fonte così ampia, inesauribile, che quanto più si dilata tanto più si riempie, e quanto piu si riempie tanto più si dilata. Vale a dire che la beata Vergine è così grande e sublime, che quanto più la si loda tanto più resta da lodarla. Scrive per­ciò sant’Agostino che non basterebbero a lodarla quanto ella merita tutte le lingue degli uomini, anche se tutte le loro membra si mutassero in lingue”. (Anno 1750)

 

Le due prerogative fondamentali: la Madre di Dio e la Mediatrice

Sant’Alfonso pose come base della sua mariologia due prerogative di Maria: la maternità divina e la partecipa­zione all’opera della redenzione. Esse non sono collocate su linee parallele, ma sono viste strettamente congiunte, per cui si richiamano e si compenetrano a vicenda: la pri­ma è ordinata alla seconda, e la seconda trova nella prima il suo fondamento ontologico.

 

La Madre di Dio

Maria fu eletta madre di Dio per essere corredentrice e mediatrice; uno stesso decreto divino la predestinò a que­sta duplice missione.

Sant’Alfonso considera la maternità divina nella luce della redenzione; nello studio del motivo dell’incarnazione egli segue la tesi tomista secondo la quale, «se l’uomo non aves­se peccato, Dio non si sarebbe incarnato»; quindi il motivo ultimo dell’incarnazione fu la redenzione dell’u­manità. Maria divenne madre di un Dio che si fece uomo per essere il redentore e per espiare i peccati del mondo; senza i peccatori Dio non si sarebbe incarnato, e Maria non sarebbe divenuta sua madre. La sua missione è con­giunta a quella di Cristo; essi sono stati predestinati per assicurare la redenzione dell’umanità decaduta, per cui tut­ta l’economia della salvezza porta l’impronta della mise­ricordia e della suprema indulgenza divina; e noi ora sap­piamo che Maria è madre del Salvatore misericordioso per essere la madre della misericordia Riflettendo sulla maternità divina, realizzata nel tem­po, il Liguori fa la seguente affermazione: « A Dio non conveniva altra madre che Maria, e a Maria non conveni­va altro figlio che Dio». Nella spiegazione di questa verità si devono evitare due eccessi, ugualmente riprove­voli: o di esagerarne la portata o di ridurla oltre i limiti giusti. Precisa ed equilibrata la sua presentazione: Maria è madre di Dio «per avere generato un figlio che fin dal concepimento è stato Dio». Questo dogma non è che il corollario della dottrina biblica sull’unicità della perso­na in Cristo: « Se Cristo uomo è vero Dio, e se Maria san­tissima è vera madre di Cristo uomo, è conseguenza ne­cessaria che sia ancora vera madre di Dio». L’autore deduce la verità dai dati del Vangelo in cui si afferma che Maria ha concepito e generato Dio; dunque in termini equi­valenti vi si dice che è madre di Dio. Egli presta un’at­tenzione speciale alla tradizione, per cui nella confutazio­ne di Nestorio riunisce i migliori testi dei primi quattro secoli a favore della maternità divina di Maria. Infine, per completare la serie delle testimonianze, si rifà alle mani­festazioni della coscienza cristiana, nella quale questa ve­rità è profondamente radicata; segno evidente che essa è la fede tenuta sempre dalla Chiesa. Nel considerare la tra­scendenza della maternità divi nità: « La dignità della divina Madre è la massima dignità che si può conferire a una creatura » Essa è la sorgente della grandezza e della potenza uni­ca di Maria; parlando delle sue perfezioni egli pone sem­pre la maternità al centri), nel quale convergono tutti gli altri privilegi, sia come disposizioni necessarie, sia come doni concomitanti, sia come dipendenze naturali. Se l’u­nione ipostatica fu la misura della grazia di Cristo, la ma­ternità divina fu la norma della pienezza di grazia di Maria.

 

1- Nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, Maria divenne veramente e pienamente Madre di Dio.

Madre di Dio: un titolo che esprime uno dei misteri e, per la ragione, uno dei paradossi più alti del cristianesimo.

«Quello che i cieli non possono contenere, si è racchiuso nelle tue viscere, fatto uomo!» (cf i Re 8, 27): quello che Israele diceva  di sé  nel momento in cui la gloria di Dio venne, in una nube, a dimorare nel tempio oggi lo possiamo dire di Maria. 

Madre di Dio è il più antico e importante titolo dogmatico della Madonna: Concilio di Efeso 431

2- Nel parlare di Maria, la Scrittura mette costantemente in risalto due elementi, o momenti, fondamentali della maternità. Essi sono: concepire e partorire.

Una vergine concepirà e partorirà un figlio (Is 7, 14).

Ecco concepirai nel seno e partorirai un figlio (Lc 1, 31).

Il generare, è comune sia al padre che alla madre, mentre il secondo, il partorire, è esclusivo della madre.

 

3- Madre di Dio: un titolo su cui meditare

Raccogliamoci ora davanti al titolo Madre di Dio, come davanti a una icona, in contemplazione.  Quanto è ricco questo titolo di Madre di Dio. Esso ci parla, successivamente, di Gesù, di Dio e di Maria.

 

A = “Madre di Dio” ci parla di Gesù

a) Di Gesù esso ci attesta anzitutto che è vero uomo: Egli  ha vissuto la vicenda umana in tutta la sua concretezza

b)  «Madre di Dio » attesta, in secondo luogo, che Gesù è vero Dio.  Non Dio per adozione, Dio per modo di dire. “Dio vero da Dio vero, generato e non creato, della stessa sostanza del Padre” (Credo). 

c)  Il titolo Madre di Dio attesta che Gesù è Dio e uomo in una stessa persona. Se  in Gesù umanità e divinità fossero state unite —come pensavano gli eretici condannati a Efeso – di un’unione solo morale e non personale, Maria non potrebbe essere detta più Madre di Dio, ma solo Madre di Cristo.

 

B- «Madre di Dio » ci parla di Dio

= Ci parla anzitutto dell’umiltà di Dio.

Che contrasto fra il nostro Dio con il dio dei filosofi!. Vi sono pensatori che trovano perfino strano e quasi offensivo per un essere umano avere avuto una madre, perché questo significa dipendere radicalmente da qualcuno, non poter progettare interamente da soli la propria esistenza.

Dio ha voluto avere una madre! L’uomo, da sempre, cerca Dio in alto. Cerca di costruire, con i suoi sforzi ascetici o intellettuali, una specie di piramide, pensando che al vertice di essa troverà Dio. E non si accorge che Dio è sceso e ha rovesciato la piramide; si è messo lui stesso alla base, per portare su di sé tutto e tutti.

= Ci parla della nobiltà della creazione

Dio scende nel cuore stesso della creazione. Tutto ciò proclama la santità delle cose da lui create. Ha santificato e redento  la nascita umana. Soprattutto Dio ha rivelato la dignità della donna in quanto tale.

4- Come imitare questo tratto della Madonna di essere Madre di Dio?

Maria è Madre di Dio non solo perché l’ ha portato fisicamente nel grembo, ma anche perché l’ ha concepito prima nel cuore con la fede.

Possiamo imitarla in questo secondo senso.

«Ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio… secondo la fede, tutte le anime generano Cristo quando accolgono la parola di Dio » (S: Ambrogio)

 

A- Maternità incomplete

Vi sono due tipi di maternità incompleta: 1)il non partorire: l’ aborto, 2) il non concepire (figli concepiti in provetta o utero dato in prestito)

Purtroppo anche sul piano spirituale ci sono queste due tristi possibilità.

1)    Concepisce Gesù senza partorirlo chi accoglie la Parola, senza metterla in pratica. Si continua a fare un aborto spirituale dietro l’altro, formulando propositi di conversione che vengono poi sistematicamente dimenticati e abbandonati a metà strada. Insomma, chi ha la fede, ma non ha le opere.

2)    Partorisce, al contrario, Cristo senza averlo concepito chi fa tante opere, anche buone, ma che non vengono dal cuore, da amore per Dio e da retta intenzione, ma piuttosto dall’abitudine, dall’ipocrisia, dalla ricerca della propria gloria e del proprio interesse, o semplicemente dalla soddisfazione che dà il fare. Insomma, chi ha le opere ma non ha la fede.

 

B- Maternità complete

San Bonaventura, in un opuscolo intitolato «Le cinque feste di Gesù Bambino» dice che l’anima devota, per grazia dello Spirito Santo, può spiritualmente concepire il Verbo, partorirlo, dargli il nome, cercarlo e adorarlo con i Magi e infine presentarlo a Dio Padre nel tempio.

a) Per san Bonaventura, l’anima concepisce Gesù quando, scontenta della vita che conduce, è come fecondata dalla grazia dello Spirito Santo e concepisce il proposito di una vita nuova.

b) Il Figlio di Dio nasce nel cuore allorché l’anima mette immediatamente in opera il suo santo proposito.

Se il proposito non è messo in atto, Gesù è concepito, ma non è partorito.  Non si celebrerà mai «la seconda festa » di Gesù Bambino che è il Natale!

E’ uno dei tanti rinvii, di cui è forse è stata punteggiata la nostra vita; è una delle ragioni principali per cui così pochi si fanno santi.

C) Se decidi di arrivare qui –dice ancora Bonaventura- devi armarti di coraggio; la tentazione è alla tua porta

Prima ti dice: non ce la farai mai, comprometti il tuo buon nome…

Poi ti insinua:  stai per ingannare la gente che ti crede un santo mentre non lo sei…

A tutte queste tentazioni, bisogna rispondere con fede: Non è divenuta troppo corta la mano del Signore da non poter salvare! (Is 59, 1) o, come Agostino « Si isti et istae, cur non ego? ».

 

La preghiera del Santo Padre Benedetto XVI a Loreto – Agorà dei giovani.

Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore. 

Stella del mattino, parlaci di Lui e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede. 

Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù, imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti, la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta e fa’ fiorire la Parola in scelte di vera libertà. 

Maria, parlaci di Gesù, perché la freschezza della nostra fede brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra, come Tu hai fatto visitando Elisabetta che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita. 

Maria, Vergine del Magnificat, aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana, spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli, a fare solo quello che Gesù dirà. 

Maria, poni il tuo sguardo sull’Agorà dei giovani, perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana. 

Prega perché Gesù, morto e risorto, rinasca in noi e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui. 

Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo, aiutaci a levare in alto lo sguardo. 

Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui. Annunciare a tutti il Suo amore. Amen

 

La seconda meditazione del corso di esercizi spirituali on-line

2. Maria Vergine,  Madre e Maestra spirituale

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (19,25-37)

 

In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala”.

 

Il titolo di Maria Madre e Maestra spirituale si rifà alla spiritualità carmelitana, maschile e femminile. In particolare alla devozione della Madonna del Carmine.

Maria è Maestra perché, custodendo nel suo cuore le parole di Gesù, ci «insegna con il suo esempio» «il timore di Dio»; impariamo ad amare Dio «sopra ogni cosa con il suo cuore», a «contemplare con il suo spirito il Verbo», a dedicarci «con la stessa sollecitudine» ai fratelli sofferenti – E’ Madre spirituale perché ci invita soavemente a salire «sul monte del Signore» che e il Cristo stesso; madre, per mezzo della quale la sapienza dice: «Chi trova me, trova la vita»; madre che, avendoci ricevuti come figli presso la croce del Signore  ci «protegge con il suo aiuto».

 

Esortazione apostolica “Marialis cultus” di Paolo VI

Modello di tutta la Chiesa nell’esercizio del culto divino, Maria è anche, evidentemente, maestra di vita spirituale per i singoli cristiani. Maria è soprattutto modello di quel culto che consiste nel fare della propria vita un’offerta a Dio.

 

Maria in campo spirituale svolge una triplice funzione materna: l’essere garante della vera fede, del vero culto e del più autentico comportamento cristiano.

 

Messaggio del Servo di Dio Giovanni Paolo II per la III Giornata Mondiale della Gioventù. 13 dicembre 1987 di circa 22 anni fa.

«Fate quello che egli vi dirà…». In questa breve frase si racchiude tutto il programma di vita che Maria maestra realizzò come prima discepola del Signore, e che oggi insegna anche a noi. E’ un progetto di vita basata sul solido e sicuro fondamento che si chiama Gesù Cristo.

Parlando ai giovani il Papa dice: “Ed ecco dinanzi a voi Maria, Vergine di Nazareth, l’umile ancella del Signore, che mostrando suo Figlio dice: «Fate quello che egli vi dirà», cioè ascoltate Gesù, ubbidite a Gesù, ai suoi comandamenti, abbiate fiducia in lui. Questo è l’unico progetto di una vita veramente riuscita e felice. Questa è anche l’unica fonte del più profondo senso della vita”.

Sempre il Papa: Non solo imparare le cose che Cristo ci ha insegnato, ma dobbiamo «imparare Lui». Ma quale maestra, in questo, è più esperta di Maria? Tra gli esseri umani, nessuno meglio di Lei conosce Cristo, nessuno come la Madre può introdurci a una conoscenza profonda del suo mistero.

 

Paolo VI scriveva: “Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a lui conduce. Una duplice via: quella dell’esempio e quella dell’intercessione”.

 

L’esemplarità di Maria: scuola per “imparare” Cristo

Mettersi alla scuola di Maria significa imitarla. E questa imitazione consiste, innanzitutto, nel far risuonare nella nostro cuore, ogni giorno della nostra vita, l’“Eccomi” che ella rivolse a Dio nell’Annunciazione. Dice Sant’Ambrogio: “deve essere in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore, deve essere in ciascuno il suo spirito per esultare in Dio” .

 

Quali atteggiamenti spirituali assumere per imitare Maria?

Il primo è il suo essere in ascolto. Maria è la credente che accoglie la Parola di Dio con fede. Scrive S. Agostino, “essa piena di fede e concependo il Cristo prima nella sua mente che nel suo grembo, ecco – disse – sono l’ancella del Signore, avvenga di me quello che hai detto” .

 

Il secondo atteggiamento è il suo essere in preghiera. Ce lo rivela il canto del Magnificat: la preghiera per eccellenza di Maria. “L’anima mia magnifica il Signore  e il mio spirito esulta di Dio mio salvatore”.

 

Maria Vergine ci è ancora maestra attraverso la sua maternità. Maria ci insegna che essere cristiani significa diventare anche noi “madre”,  cioè concepire nel nostro cuore l’amore di Dio, accogliendo la sua Parola, e dandolo alla luce attraverso le opere di carità.

 

Maria ci è la maestra con la sua offerta.  Nella Presentazione al Tempio, offrendo il Figlio a Dio, offre se stessa, affinché si compia nella sua vita il progetto d’amore del Padre. Imitando Maria, impariamo ad offrire la nostra vita a Dio, diventiamo come Maria.

 

Due i pilastri su cui fondare l’imitazione: l’amore  e l’umiltà.

L’amore è ciò che cambia la persona, l’abbassa o l’innalza come diceva il grande Agostino. Amare è essere umili. E’ nell’umiltà che si costruisce il vero percorso di santificazione.

 

L’umiltà fa  grande Maria nella sua piccolezza.

Ma l’umiltà fa grande ogni vero devoto di Maria.

Un mistico belga del XIV, l’Ammirabile Ruysbroeck così si esprime al riguardo: L’uomo umile non porrà mai Dio abbastanza in alto, né se stesso abbastanza in basso. Ma ecco la cosa meravigliosa: la sua incapacità si trasformerà in saggezza e il diletto del suo atto sempre insufficiente, sarà, ai suoi occhi, il più gran piacere della vita. Di fronte a Dio, che è troppo immenso per essere da noi degnamente onorato, dobbiamo provare nell’atto di adorazione la gioia dell’impotenza”.

 

La Madonna ha sperimentato questa impotenza nell’Annunciazione, nella vita e soprattutto nella morte di Gesù.

 

Quale la risposta dei fedeli agli insegnamenti di simile Madre e Maestra nello spirito e nella vita?

 

– La venerazione profonda: bandire dalla nostra vita un culto superficiale ed occasionale.

 

– L’amore ardente: far palpitare il cuore di santo amore e timore di Dio.

 

– La fiduciosa invocazione: rivolgersi a Dio e alla Madonna con la certezza di essere ascoltati.

 

– Il servizio della carità: tradurre in stile di vita caritativa ciò che professiamo con la fede.

 

– Il commosso stupore: di fronte alle meraviglie della creazione e della redenzione, sapere dire grazie Signore.

 

– L’attento studio: approfondire con la catechesi, la teologia i contenuti essenziali della fede e del culto.

 

Preghiera conclusiva

dell’Enciclica Evangelium vitae

di Giovanni Paolo II

 

O Maria,

aurora del mondo nuovo,

Madre dei viventi,

affidiamo a Te la causa della vita:

guarda, o Madre, al numero sconfinato

di bimbi cui viene impedito di nascere,

di poveri cui è reso difficile vivere,

di uomini e donne vittime di disumana violenza,

di anziani e malati uccisi dall’indifferenza

o da una presunta pietà.

Fà che quanti credono nel tuo Figlio

sappiano annunciare con franchezza e amore

agli uomini del nostro tempo

il Vangelo della vita.

Ottieni loro la grazia di accoglierlo

come dono sempre nuovo,

la gioia di celebrarlo con gratitudine

in tutta la loro esistenza

e il coraggio di testimoniarlo

con tenacia operosa, per costruire,

insieme con tutti gli uomini di buona volontà,

la civiltà della verità e dell’amore

a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita. Amen

 

Corso di esercizi spirituali on-line

Corso di esercizi spirituali-programma.jpgRungi (Teologo morale). “Su Internet un corso di esercizi spirituali per chi non può farli diversamente”.

Parte un’altra singolare iniziativa del teologo morale campano, padre Antonio Rungi, noto predicatore passionista, per l’estate 2009, esperto in comunicazioni sociali. Su internet e soprattutto agli amici di Facebook il teologo terrà un corso di esercizi spirituali on-line “per quanti sono impossibilitati a farli dversamente”. E precisa: “in occasione della memoria di Sant’Ignazio di Loyola, ideatore degli esercizi spiritali moderni e stile ignaziano, ritengo importante offrire ai tanti sacerdoti, religiosi, religiose, laici un supporto di riflessioni e meditazioni spirituali per una settimana intera, prima di ferragosto ed in preparazione alla Solennità dell’Assunta, che ci richiama -sottolinea Padre Rungi- i valori soprannaturali e il destino eterno dell’uomo nella sua totalità di anima e corpo”. La settimana di esercizi spirituali prevede oltre un programmma di preghiera che si dovrà effettuare contemporaeamente tra i partecipanti on-line, con orari precisi, anche due momenti di meditazione su temi proposti da padre Rungi, quale predicatore dello stesso corso. Chi vorrà potrà anche intereagire con il sacerdote mediante la condivisione o la discussione nel gruppo su Facebook. “Le nuove possibilità della tecnica, a volte l’impossibilità di lasciare i propri luoghi e ambienti di vita, i problemi economici e finanziari non permettono soprattutto ai fedeli laici di frequentare un corso di esercizi spirituali dal vivo e in una casa e struttura ad hoc. In questo modo voglio abituare alla mentalità di un corso di esercizi spirituali soprattutto per quanti non sanno neppure di cosa si tratti o lo sanno in modo distrorto. La partecipazione poi a determinati movimenti ecclesiali non sempre favorisce questa specifica forma di verifica spirituale del proprio cammino cristiano o vocazionale. Da qui l’opportunità di utilizzare anche Internet per avviare soprattutto tra i laici questa esperienza di formazione interiore. A ciò si aggiunga la necessità di sopperire al discorso della formazione spirituale per i religiosi e sacerdoti che non hanno il tempo per una settimana di esercizi, molto spesso, e questo potrebbe essere un valido aiuto, non sostitutivo del corso che comunque si è tenuto a fare almeno una volta all’anno. Chiaramente verrano utilizzati anche altri supporti mediali come le trasmissioni radio-televisive cattoliche per poter seguire la messa e il rosario”.

Il commento della parola di Dio di domenica

Tredicesima domenica del tempo ordinario

 

28 giugno 2009

 

La bambina riportata in vita

 

di padre Antonio Rungi

Celebriamo oggi la XIII domenica del tempo ordinario e il vangelo ci parla di una bambina riportata in vita da Cristo, chiamato al capezzale della stessa dal suo genitore, afflitto ed angosciato dalle condizioni di salute disperate in cui si trova la sua creatura. Il Vangelo di Marco che ci racconta il fatto è molto preciso, dettagliato e circostanziato nel riportare l’antefatto, il fatto e il post-fatto. Gairo, va da Lui perché salvi la sua figlia che sta morendo; mentre sta informando il Maestro della situazione estremamente delicata giunge la notizia che la bambina è morta. Di questi tempi con cellulari e sistemi moderni di informazione sarebbe arrivata in tempo reale la ferale notizia, come tante ne arrivano tutti giorni e purtroppo solo queste, dimenticandosi anche delle belle e buone notizie che ci sono; invece è necessario un messaggero di morte in questo caso per informare dell’avvenuto. A questo punto non c’era null’altro da fare che esprimere le condoglianze a Gairo e ripromettersi di una visita di umana pietà nella casa del defunto. Invece, Gesù, nonostante che la notizia sia certa e di fonte attendibile si reca ugualmente alla casa della morta per rendersi personalmente conto di quanto sia successo. Nell’andare verso questo luogo di morte e di dolore, Gesù guarisce un’altra persona, una donna affetta da emorragia  da 12 anni e che tra tanta folla, per la fede che ha nel potere taumaturgico del Signore, toccando solo il mantello di Gesù ottiene la guarigione. Dopo questo ulteriore gesto d’amore di Cristo verso una donna sofferente, Gesù arriva alla casa della bambina morta e subito dice che non è morta, ma dorme. Prepara, in poche parole, le persone che sono presenti nel luogo al mistero della risurrezione. Ma come in questi e in altri casi la fede è talmente labile dei presenti che lo deridono, lo prendono in giro. Ma quello che Gesù sta per fare lo sa benissimo a dimostrazione della sua divina potenza, ma soprattutto per educare i suoi discepoli ad accettare la vita oltre la stessa vita, a guardare l’esistenza umana nell’orizzonte dell’eternità. La bambina viene riportata e richiamata alla vita, perché i tanti scettici e dubbiosi lì presenti si ricredano e ammettano che a Dio è tutto possibile; mentre agli uomini tutto è impossibile se Dio non interviene, sostiene ed assiste il suo cammino. La bambina di fatto viene rianimata (qualcuno potrebbe dire che siamo di fronte ad una morte apparente, secondo la scienza dubbiosa ed incerta di ieri, di oggi e di sempre e sminuire il miracolo; oppure di coma temporaneo da cui riemerge la fanciulla) e questo è il dato di fatto, la notizia certa dopo la certezza che la bambina era morta.  Gesù le fa dono della rinascita fisica, ma soprattutto della rinascita spirituale. Dopo averla riportata alla vita raccomanda ai presenti di darle da mangiare. E’ evidente l’invito a dare il necessario alla sua alimentazione corporea, ma anche altrettanto evidente è il riferimento al sostegno spirituale e quindi all’eucaristia di cui necessita la bambina. Questa fanciulla come tutti gli esseri umani ha bisogno di Cristo e del suo pane spirituale, senza il quale si muore di inedia interiore. “In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Questo Cristo al quale crediamo è il Dio della vita e non della morte. Un Dio che anche in questo miracolo della vita ridata ad una fanciulla ci porta al senso più vero della nostra esistenza terrena e della nostra fede.

Questo aspetto lo evidenzia in modo chiaro il primo brano della parola di Dio di questa domenica, tratto dal Libro della Sapienza. Uno dei testi più belli e significativi dell’A.T. riguardante l’immagine di Dio. “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono”. Noi siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, Dio ci ha pensato e posto in essere per la vita. La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo, fonte di ogni morte e dolore per l’umanità. Ma Cristo ha vinto la morte con la sua risurrezione dai morti e ci ha preparato un posto nel suo regno di luce e di felicità eterna. In prospettiva di questa felicità, dobbiamo impegnarci nella quotidianità a costruire la nostra futura salvezza con le opere di bene. La carità, il servizio disinteressato verso i fratelli, soprattutto se bisognosi e in necessità di qualsiasi genere ci chiede un supplemento di donazione e generosità, che non siamo sempre disposti a dare. Non si tratta di rinunciare a tutto quello che è pure nostro diritto e sono nostre reali necessità economiche, interiori e spirituali, ma di mettere altri nella condizione di sopravvivere, meglio se fosse nella condizione di vivere con dignità di uomo. La carità ci deve sostenere nelle opere di bene come ci ricorda l’apostolo Paolo, oggi, nel testo della seconda lettura della parola di Dio, tratta dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. “Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».

Sia questa la nostra preghiera di ringraziamento a Dio per tutti i benefici che ci concede in ogni momento della nostra vita: “Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me. Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa”. Non si tratta solo del riferimento alla morte, ma spesso tocchiamo il fondo della fossa con l’abbrutimento morale, con il cedere alle tentazioni e alle passioni della carne, determinando in noi una morte più grave della stessa morte corporale, quella spirituale che estingue in noi il desiderio di Dio e del bene. Chiediamo al Signore che ci liberi dalla tentazione di abbrutimento totale nella nostra esistenza temporale che avrà un termine e certamente avrà un appuntamento con la morte ma anche con il giudizio di Dio. Ecco perché possiamo con semplicità dire e pregare cosi: “O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità”. Amen