Archivi Mensili: novembre 2014

P.RUNGI. IL COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 16 NOVEMBRE 2014

davide026

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

16 NOVEMBRE 2014 

Vigilanza e sobrietà in vista dell’eternità 

Commento di padre Antonio Rungi 

Le ultime domeniche dell’anno liturgico sono un forte appello, nella parola di Dio, a guardare avanti e a fissare il nostro sguardo nell’eternità, dove siamo diretti, camminando nel tempo ed aspettando il giorno in cui il Signore ci chiamerà a rendere conto della nostra vita, subito dopo la morte. Poi ci sarà anche il giudizio finale, quello che noi chiamiamo universale in quanto riguarderà tutti e tutto. Nell’attesa gioiosa e non ansiosa di quanto dovrà accadere, noi siamo chiamati a vigilare su noi stessi, vivendo un vita di sobrietà, senza eccessi di nessun genere. Diciamolo con chiarezza, noi non sappiamo né il momento e né l’ora in cui il Signore verrà; per cui dobbiamo essere sempre pronti a rispondere il nostro sì per l’eternità, dal momento che abbiamo detto i tanti nostri sì in questo mondo, scegliendo di vivere dalla parte di Dio e seguendo la morale della nostra fede cristiana. E’ San Paolo Apostolo nella bellissima prima lettera scritta ai Tessalonicesi, in cui tratta appunto il tema della venuta del Signore, a farci riflettere seriamente sul nostro futuro e sul mondo che verrà. Egli scrive: “Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri”. La venuta ultima del Signore è paragonato ad un ladro che va a rubare di notte nelle case delle persone. Non c’è preavviso, ma tutto succede all’improvviso. E quanto più pensiamo di essere al sicuro ed avere certezze di futuro su questa terra, allora dobbiamo maggiormente preoccuparci che non è poi proprio così. L’atteggiamento migliore è quello di attendere la venuta del Signore in uno stato di grazia, uscendo dalle tenebre del peccato e della presunzione di stare a posto e di non aver bisogno di purificazione e conversione. Dobbiamo vivere sempre come figli della luce, perché non apparteniamo alla notte, ma al giorno; non apparteniamo alle tenebre, ma alla luce, perché Dio è luce e in questa luce che noi viviamo e a questa luce dobbiamo aspirare nell’eternità.

E sempre sul tema del secondo avvento del Signore nella storia dell’uomo che si focalizza il testo del Vangelo di oggi, tratto dall’evangelista Matteo, nel quale è riportata la parabola dei talenti che devono fruttificare produce opere buone e di santità, opere di eternità. Che sia poco o che sia molto che abbiamo ricevuto dal Signore, questo non può restare inoperoso, non può non produrre qualcosa, anche il minimo deve rendere, a costo di affidare questo talento alla custodia o all’iniziativa degli altri. L’impegno per il regno di Dio e per la santificazione della nostra vita deve essere costante e personale, deve passare attraverso atti decisionali che non ammettano scusanti o giustificazioni di sorta. Bisogna operare e basta come hanno fatto i servi che hanno ricevuto cinque e due talenti che raddoppiarono nel rendimento. Non è bello e non esprime amore verso il Signore e verso se stessi se, pur avendo ricevuto il minimo, espresso dall’unico talento, invece di farlo fruttificare lo mettiamo a tacere, lo atterriamo, lo nascondiamo e non lo rendiamo visibile agli altri mediante un retto operare. Leggiamolo questo bellissimo brano del Vangelo di questa penultima domenica del tempo ordinario. “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.  Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Il premio della salvezza eterna, Dio ce lo concederà se ci siamo sforzati a far fruttificare tutti  doni ricevuti e poi concretamente fatti crescere e potenziale per il giardino del paradiso.

In altri termini dobbiamo essere come la donna attenta ed oculata di cui ci parla il libro dei Proverbi, nel quale vediamo all’opera la donna volenteroso di operare per la gloria del Signore e per la felicità della propria famiglia. Il programma di santità per donne ed uomini che temono ed amano il Signore sta appunto in questo testo: “Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere

per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani.

Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città”. Fedeltà, carità, timore ed amore di Dio, operosità per il Regno di Dio sono gli standard minimi per essere sulla giusta strada che conduce alla felicità vera e duratura. Non è la bellezza esteriore, né il fascino umano, ma è la bellezza del cuore ed il fascino interiore a rendere l’uomo e la donna capace di parlare il linguaggio verso dell’eternità e di operare in vista di essa. Con queste profonde convinzioni spirituali, possiamo elevare a Dio la nostra supplica, insieme a tutti i fedeli che si raccoglieranno in preghiera nella casa del Signore, in questa domenica penultima dell’anno liturgico: “O Padre, che affidi alle mani dell’uomo tutti i beni della creazione e della grazia, fa’ che la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza; rendici sempre operosi e vigilanti in attesa del tuo giorno, nella speranza di sentirci chiamare servi buoni e fedeli, e così entrare nella gioia del tuo regno”. Amen

P.RUNGI. LA PREGHIERA DEI CONSACRATI

davide014

Preghiera dei consacrati

Signore Gesù,
che mi hai chiamato a seguirti
sulla via stretta dei consigli evangelici,…
guidami in questo cammino
di perfezione nell’amore,
al cui centro delle mie ansie
e preoccupazioni ci sei solo e soltanto Tu.

Sostienimi, Signore,
nella fedeltà alla vocazione,
affinché nulla turbi il mio cuore,
ma tutto concorra al mio bene
e alla mia santificazione.

Fa che sia puro di cuore,
come tu ci hai insegnato ad esserlo,
proclamando la buona novella
del vangelo della purezza dei sentimenti.

Non permettere, Signore,
che la mia vita sia attaccata a mammona,
ma tutta la mia esistenza
sia espressione di una povertà vera,
vivendo da povero con i poveri,
e distaccato da ogni bene e possesso terreno.

Sull’esempio della tua filiale obbedienza al Padre,
fino a versare il tuo sangue sul Calvario per l’intera umanità,
fa che nella mia vita di consacrato
non anteponga mai la mia volontà,
il mio interesse personale,
il successo e la carriera ecclesiastica,
ma pienamente abbandonato alla Tua volontà,
possa scoprire, ogni giorno, il grande dono di obbedire,
anche di fronte alle decisioni più assurde
di chi pensa di comandare e non servire la comunità.

Maria, la prima consacrata al tuo amore,
ci insegni a vivere nella perfetta carità,
che è dono e mistero per chi, Tu, Signore,
hai chiamato a seguirti sulla via della croce,
che è via di trasfigurazione e di santificazione .

I nostri santi fondatori ci siano guide illuminate
nella vita di preghiera, nella fede, speranza e carità
e ci insegnino ad amare ed adorare solo Te,
nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Amen.

Preghiera composta da padre Antonio Rungi, passionista.
Santuario della Civita, 10 novembre 2014.

SANTUARIO DELLA CIVITA. IN FUNZIONE L’OROLOGIO DELLA TORRE CAMPANARIA

IMG_20141109_125044 IMG_20141109_125049 IMG_20141109_125111 IMG_20141109_125128 IMG_20141109_125205 IMG_20141109_125240

SANTUARIO DELLA CIVITA. IN FUNZIONE L’OROLOGIO DELLA TORRE CAMPANARIA

Dopo giorni di lavoro, svolto da tecnici, è entrato, finalmente, in funzione l’orologio del Santuario della Madonna della Civita. Oggi, domenica 9 novembre 2014, il suono delle ore del giorno e dei momenti più significativi della giornata con i suoni delle Ave Maria sono stati sentiti dai presenti e dai pellegrini, distendendosi per le valli vicine.

L’orologio sistemato sulla torre campanaria, che dista pochi metri dalla facciata del Santuario è visibile da più parti, dando il senso del tempo che passa inesorabilmente anche in un luogo solitario e di preghiera come il Santuario della Civita. 

Oggi i numerosi fedeli che sono arrivati alla Civita hanno potuto constatare personalmente questa novità. Un servizio in più a quanti raggiungono la Civita e vogliono avere indicazioni orarie dal vivo.

L’orologio che è meccanico, era rimasto in attivo da alcuni anni. Ora, dopo la sistemazione generale e la collocazione delle lancette, ha ripreso a funzionare regolarmente. Unica difficoltà che la carica è manuale e pertanto ogni 24-28 ore bisogna salire sotto la torre e girare manualmente la carica che fa partire le lancette e segnare così l’orario.

Una volta questo compito lo assolveva puntualmente Teodoro Frasca, il collaboratore del Santuario, ora 87enne, che non può farlo più. Ora spetta ai padri passionisti che curano spiritualmente e pastoralmente il santuario a pensare anche a questo compito. Dopo l’entrata in funzione dell’ascensore e dell’orologio, restano da ultimare i lavori al santuario per le sale delle riunioni, gli incontri ed anche sistemare definitivamente il plesso Pio IX, in modo da renderlo abitabile ed usufruibile per ospitalità ed accoglienza, almeno d’estate, quando c’è molta affluenza al santuario, mentre in autunno e d’inverno, come in questo periodo, c’è poca frequenza e partecipazione alle messe, specie quando il tempo è brutto.
Infatti, in ragione di questo, è stato ridotto il numero delle messe che nei giorni feriali è alle ore 11.00 e 17.00 e nei giorni domenicali e festivi alle ore 9.00; 10,30; 12.00; 16.00 e 17.00. I quattro padri passionisti : Cherubino De Feo, Antonio Rungi, Emiddio Petringa e Francesco Vaccelli coprono le esigenze spirituali e pastorali, soprattutto nei giorni di festa, in modo lodevole. Oggi, a far visita al santuario è arrivato anche l’attuale superiore provinciale dei passionisti, padre Mario Caccavale, già parroco di San Michele ad Itri, per fare il punto della situazione con la comunità della Civita, anche in considerazione che i religiosi devono coprire le esigenze spirituali del convento dei passionisti di Itri città, con la messa feriale delle ore 7,30 e quelle festive delle ore 8.00 e ore 17.00 delle domeniche. Un impegno oneroso che i religiosi stanno portando avanti non senza difficoltà, soprattutto in questo periodo autunnale-invernale. Ma quando c’è la buona volontà e la gioia di lavorare nella vigna del Signore, ogni difficoltà si può superare e i pesi si alleggeriscono. D’altra parte, come l’orologio ricorda il tempo che scorre, così esso ci immette in quel clima di provvisorietà in questo mondo tipico del tempo, ben sapendo che siamo diretti all’eternità, dove non esiste più il tempo e dove tutto è presente, perché è Dio a rendere vitale tutto ciò che è eternità.

PREGHIERE DI PADRE ANTONIO RUNGI

davide026

PREGHIERA COMPOSTA DA PADRE ANTONIO RUNGI 

Cristo, nostra speranza 

Cristo, nostra speranza,

 aiutaci a camminare sulla via

 dell’avvenire umano e cristiano,

 senza ostacoli di natura sociale.

 

Non permettere, Signore della vita,

 che nessun uomo su questa terra,

 sperimenti la morte nel cuore

 e il diritto a vivere o almeno a sopravvivere.

 

Allontana da noi tutto ciò

 che è depressione spirituale ed interiore,

 che si manifesta con l’angoscia e il mal di vivere,

 fino al punto da uccidere o di rifiutare la vita.

 

Nessuna sofferenza, prova e difficoltà

 possa limitare il cammino della speranza,

 in questa vita e in vista dell’eternità.

 

Tu Signore, sei la nostra speranza certa,

 che non delude mai

 e sempre conforta ogni essere umano,

 che tu hai preso sulle tue spalle,

 come il buon Pastore,

 in cerca della pecorella smarrita,

 nei tanti labirinti della vita.

 

Signore, aumenta in noi la speranza,

 nelle delusioni e illusioni dell’esistenza.

 La tua mano potente innalzi il livello

 della piena fiducia in Te e della stima di noi stessi,

 mai dimentichi che solo in Te,

 ogni essere umano trova rifugio e conforto

 in questo mondo e nell’eternità.

 

Signore, non abbandonare l’opera delle tue mani,

 non abbandonarci nella tentazione, nella paura,

 nella malattia, nella morte del cuore e nelle delusioni della vita. Amen.

 

Preghiera composta da padre Antonio Rungi

 8 Novembre 2014

 

Preghiera composta da padre Antonio Rungi 

Dio, Tu che sei Amore,

dona a noi uno sguardo di carità

che si estenda all’intera umanità.

 

Non abiti nel nostro cuore

alcun sentimento di odio o cattiveria,

ma tutto, nella nostra vita,

sia espressione di un amore senza limiti.

 

Dio, Tu che sei carità,

insegnaci ad amare con cuore retto e sincero

ogni uomo e donna di questa terra,

senza pregiudizi e posizione critica

nei confronti di chi non è con noi o come noi.

 

Dio, Tu che sei amore infinito,

metti nelle nostre parole e nelle nostre azioni

pensieri e gesti che siano attenzione

e sensibilizzazione verso i più poveri

e bisognosi del mondo.

 

Dio, Tu che sei amore provvidente,

non far mancare a nessuno il tuo aiuto,

soprattutto nel tempo dell’aridità,

materiale e spirituale,

quando il desiderio di Te

non trova risposta al di fuori di Te.

 

Dio, Tu che sei amore che si dona,

libera il nostro cuore dai legacci dell’egoismo

e dalla concentrazione sul nostro io.

 

Fa che ogni nostra azione sia espressione

di amore, attenzione e predilezione

per il prossimo più prossimo,

quello che incrociamo lungo le strade

della nostra vita quotidiana.

 

Dio, Tu che sei l’agape eterna,

accogli nella gioia del tuo regno

tutti coloro che hanno vissuto con amore,

per amore e nell’amore su questa terra,

prendendo ad esempio

il tuo Figlio  prediletto,

nel quale Ti sei compiaciuto dall’eternità.

 

Dio, che sei l’amore, donaci amore,

ora e sempre,

e facci partecipe dell’agape eterna

insieme a Maria e a tutti i santi del cielo. Amen.

 

Preghiera composta da padre Antonio Rungi

Santuario della Civita, 7 novembre 2014

COMMENTO ALLA FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA DEL LATERANO

padrerungi2

FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA  CATTEDRALE

DI SAN GIOVANNI IN LATERANO

 

DOMENICA 9 NOVEMBRE 2014

 

Una chiesa viva e coraggiosa nel segno dell’unione.

 

Commento di padre Antonio Rungi, passionista

 

In questa seconda domenica del mese di novembre 2014, celebriamo la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, come  ben sappiamo è intitolata a San Giovanni Battista. E’ la chiesa cattedrale del Vescovo di Roma e come tale ha una funzione simbolica molto importante nel panorama delle chiese costruite fin dai primi secoli del cristianesimo, dopo la pubblicazione dell’editto di Milano dell’Imperatore Costantino, che permise ai cristiani di professare pubblicamente il culto e quindi di realizzare e costruire le chiese, ove radunarsi in preghiera e per celebrare l’Eucaristia.

San Giovanni in Laterano è stata la prima chiesa cattedrale di Roma dove i successori degli apostoli, i vescovi, hanno continuato a svolgere il loro ministero.

In San Giovanni Laterano si sono celebrati concili di grande importanza storica e dottrinale.

La chiesa del Laterano, infatti, è la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente. Essa è ritenuta la madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe.   Consacrata da papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano.

Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici.

Si comprende quindi il significato di questa festa nella festa domenicale. Andiamo oggi alla sorgente di quella fede, uscita dalle catacombe e dal nascondimento e professata pubblicamente.

La liturgia della parola di Dio di questa domenica ci aiuta ad entrare nel ricordo storico, ma soprattutto nella memoria della fede che non è solo storia del passato, ma vita di oggi della Chiesa di Roma e delle chiese di tutto il mondo.

La preghiera inziale della santa messa di questa festa ci immette nel clima teologico e spirituale più giusto per vivere questa giornata di gioia interiore: “O Padre, che prepari il tempio della tua gloria, con pietre vive e scelte, effondi sulla Chiesa il tuo Santo Spirito, perché edifichi il popolo dei credenti  che formerà la Gerusalemme del cielo”.

Nella prima lettura di oggi, tratta dal profeta Ezechiele l’immagine e la visione del tempio santo di Dio, come luogo di grazia è molto chiara. L’acqua nella Sacra Scrittura indica appunto tutto ciò che è dato gratuitamente dal Signore per la nostra santificazione, che passa attraverso la purificazione. L’acqua del Battesimo ne è il primo importante momento di questo cammino di santificazione nella comunità dei credenti, la chiesa quale popolo in cammino verso i pascoli della rigenerazione interiore e spirituale.Scrive Ezechiele circa le acque del tempio: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina».

E’ evidente il riferimento alla grazia rigenerante del battesimo e di ogni altra grazia santificante ed attuale che opera nel profondo del cuore e della vita del battezzato per portarlo progressivamente, attraverso le vicende dell’esistenza umana, non senza difficoltà, alluvioni spirituali, inondazioni, tracimazioni, distruzione, alla ricostruzione e alla rigenerazione dopo la tempesta e il diluvio distruttivo.

Nella seconda lettura, un brevissimo brano tratto dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, troviamo i concetti fondamentali della chiesa come edificio di Dio, costruito con pietre vive sul basamento che è Cristo. Infatti, scrive l’apostolo ai cristiani di Corinto, richiamando alla loro attenzione, la propria identità di credenti: “Fratelli, voi siete edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”.

Nel testo del Vangelo di oggi, tratto da San Giovanni, riscontriamo un duplice atteggiamento di Gesù circa la valenza del tempio.

In primo luogo vediamo come il Signore è particolarmente duro verso coloro che avevano fatto del tempio di Gerusalemme, luogo santo per eccellenza di Israele e simbolo della fede, un luogo di commercio e di sfruttamento dell’immagine di Dio per i loro tornaconti economici. Gesù caccia in malo modo quei furfanti, accusandoli di un grave peccato di simonia. Infatti, ci ricorda l’evangelista Giovanni che “si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme”. Qui “trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete”. Descrizione di una situazione incresciosa, inammissibile per il particolare posto. E allora cosa fece? “Fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

Da questo comportamento di Gesù, i discepoli fecero delle riflessioni e trassero delle conclusioni, che Giovanni, presente come sempre in tutta la vita del Maestro, descrive con queste parole: “I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Il conseguente atteggiamento dei Giudei presenti al fatto, fu quello di prendere la parola e rivolgersi direttamente a Gesù, per sapere il suo pensiero. La domanda di circostanza fu:  «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Occasione buona per Gesù per richiamare l’attenzione sulla sua morte e risurrezione. Avvenimenti che accadranno di lì a poco. Dice Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”.

Questo bellissimo brano del Vangelo di Giovanni è davvero un testo che apre il nostro cuore alle speranza e alla gioia cristiana. Non son i templi materiali, le chiese e i santuari, fatti di pietre e oggetti preziosi, ma sono le persone che contano davanti a Dio. La morte, la distruzione, tutto ciò che è negativo troverà la ragione per riscattarsi in vita, in positività, perché Cristo Risorto è il vincitore del peccato e della morte.

Queste fondamentali verità sono annunciate dalla Chiesa e da chi è il primo responsabile in terra di essa: il Romano Pontefice. Ed oggi che celebriamo  la Dedicazione della Chiesa di San Giovanni in Laterano, questo evento ci richiama immediatamente  la figura e la missione del Papa nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.

In questo momento della nostra storia, il Signore ha posto alla guida della sua chiesa, santa e fatta anche di peccatori, Papa Francesco. Per lui, come ci chiede continuamente lo stesso Pontefice, siamo chiamati a pregare e lo facciamo con passione, amore e sincerità con questa mia umile preghiera composta da me per questa ricorrenza annuale:

 

Cristo, Buon Pastore,

che hai scelto alla guida della tua santa chiesa,

Papa Francesco,

assisti il Vescovo di Roma,

perché possa continuare ad annunciare,

nella fedeltà alla tua parola,

il vangelo della gioia e del perdono.

 

Non permettere, o Gesù, Salvatore del mondo,

che le forze del male prevalgano

nei confronti della tua Chiesa,

ma con l’assistenza dello Spirito,

che è Signore e dà la vita,

possa camminare nel mondo

con la forza della vera fede

e con l’energia dell’amore che tutto perdona,

sotto la guida dei pastori che tu hai scelto per amore.

 

Nessuno dei membri della tua chiesa,

sia motivo di sofferenza per il Romano Pontefice,

sulle cui spalle hai messo la responsabilità

di tutto il popolo santo a te consacrato

nel fonte battesimale.

 

Signore Gesù, umile e mite di cuore,

proteggi Papa Francesco,

dall’indifferenza e dall’arroganza di quanti

non sentono il grido dell’umanità sofferente

e non hanno a cuore le sorti delle genti.

 

Conserva, Signore, il nostro amato pastore di Roma,

nella piena salute del corpo e dello spirito,

perché possa continuare a lungo

la sua missione di guida e padre

per quanti cerca con sincerità la verità.

 

Fa che nulla lo turbi e nessuno dei cardinali,

vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi,

seminaristi, laici impegnati nel servizio pastorale,

e fedeli laici sia motivo di interiore sofferenza

per la poca fede e la scarsa adesione al Vangelo dell’amore,

della pace, della giustizia e della fratellanza universale.

 

Maria, la Regina degli apostoli, renda feconda

l’attività missionaria, spirituale e morale

di Papa Francesco, nostro illuminato maestro nella fede

e guida sicura sulle strade del Vangelo che portano al cielo,

nella consapevolezza che si è chiesa sotto la guida

dell’unico Pastore, che è Cristo Signore. Amen

 

 

P.RUNGI.PREGHIERA PER PAPA FRANCESCO

papa-francesco-e-indulgenza-plenaria-gmg-vaticanesedavide027

PREGHIERA PER PAPA FRANCESCO

di padre Antonio Rungi, passionista

 

Cristo, Buon Pastore,

che hai scelto alla guida della tua santa chiesa,

Papa Francesco,

assisti il Vescovo di Roma,

perché possa continuare ad annunciare,

nella fedeltà alla tua parola,

il vangelo della gioia e del perdono.

 

Non permettere, o Gesù, Salvatore del mondo,

che le forze del male prevalgano

nei confronti della tua chiesa,

ma con l’assistenza dello Spirito,

che è Signore e dà la vita,

possa camminare nel mondo

con la forza della vera fede

e con l’energia dell’amore che tutto perdona,

sotto la guida dei pastori che tu hai scelto per amore.

 

Nessuno dei membri della tua chiesa,

sia motivo di sofferenza per il Romano Pontefice,

sulle cui spalle hai messo la responsabilità

di tutto il popolo santo a te consacrato

nel fonte battesimale.

 

Signore Gesù, umile e mite di cuore,

proteggi Papa Francesco,

dall’indifferenza e dall’arroganza di quanti

non sentono il grido dell’umanità sofferente

e non hanno a cuore le sorti delle genti.

 

Conserva, Signore, il nostro amato pastore di Roma,

nella piena salute del corpo e dello spirito,

perché possa continuare a lungo

la sua missione di guida e padre

per quanti cercano con sincerità la verità.

 

Fa che nulla lo turbi e nessuno dei cardinali,

vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi,

seminaristi, laici impegnati nel servizio pastorale,

e fedeli laici sia motivo di interiore sofferenza

per la poca fede e la scarsa adesione al vangelo dell’amore,

della pace, della giustizia e della fratellanza universale.

 

Maria, la Regina degli apostoli, renda feconda

l’attività missionaria, spirituale e morale

di Papa Francesco, nostro illuminato maestro nella fede

e guida sicura sulle strade del vangelo che portano al cielo,

nella consapevolezza che si è chiesa sotto la guida

dell’unico pastore, che è Cristo Signore. Amen

 

Preghiera composta da padre Antonio Rungi

4 novembre 2014

 

 

 

LA MIA LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A PAPA FRANCESCO

papa-francesco-e-indulgenza-plenaria-gmg-vaticanese

Santità, 

Infinitamente grazie per aver voluto inserire nell’Angelus del 2 Novembre 2014, in coincidenza dell’annuale ricorrenza dei Defunti, la mia umile preghiera che avevo composto, qualche giorno prima, al Santuario della Madonna della Civita (Itri-Latina), ove sono di comunità e vivo con i miei confratelli passionisti.

Una preghiera nata dal cuore, anche perché ho ricevuto dai miei genitori (entrambi morti) e dai nonni una grande lezione di spiritualità e di culto dei defunti. Stessa esperienza fatta nel corso della mia lunga vita di religioso e sacerdote passionista. La morte di tante persone a me care, dei miei confratelli, di bambini, di giovani, di papà e mamme di famiglia, di anziani, di poveri e ricchi, di ogni categoria umana, di religiose, mi hanno insegnato a guardare sorella morte con grande speranza e gioia nel cuore.

Non mi aspettavo questo dono dal Signore e questo dono grande da parte sua, carissimo Papa Francesco.

Il Signore ha voluto che il successore di Pietro pregasse con quelle mie parole sgorgate dal cuore e scritte per amore di tutta la chiesa che è pellegrina sulla terra, che si purifica nell’eternità e che gode della visione beatifica del santo Paradiso.

Dirle che mi sono commosso quando mi hanno riferito di questa sua citazione è poco. La gioia è stata grande e questo dono mi auguro di poterlo impiegare per la mia personale santificazione.

50 anni di vita religiosa e 39 di vita sacerdotale, con la responsabilità della mia provincia religiosa napoletana, come Preposito provinciale, dal 2003 al 2007, non sono pochi per capire la grandezza dell’amore di Dio e la nostra miseria umana.

Ringrazio sempre il Signore, la Madonna Addolorata e San Paolo della Croce per quello che mi hanno donato nel corso della mia vita umana, cristiana, consacrata e sacerdotale.

Preghi per me, perché lei è sempre nelle mie umili preghiere, nella celebrazione quotidiana dell’eucaristia. Tutta la chiesa porto nel mio cuore, soprattutto i più poveri e sofferenti come Gesù ci ha insegnato e lei giustamente continua a trasmettere con la sua grande passione per una Chiesa povera, con i poveri e per i poveri.

Con infinita gratitudine e riconoscenza 

Santuario della Civita (Lt)

3 novembre 2014

P.Antonio Rungi, passionista

Ecco il testo della mia preghiera ai defunti recitata dal Papa, durante l’Angelus de 2 novembre 2014.

Dio di infinita misericordia,

affidiamo alla tua immensa bontà

quanti hanno lasciato questo mondo per  l’eternità,

dove tu attendi l’intera umanità,

redenta dal sangue prezioso di Cristo, Tuo Figlio,

morto in riscatto per i nostri peccati.

 

Non guardare, Signore, alle tante povertà,

miserie e debolezze umane,

quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale,

per essere giudicati per la felicità o la condanna.

 

Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso,

che nasce dalla tenerezza del Tuo cuore,

e aiutaci a camminare sulla strada

di una completa purificazione.

 

Nessuno dei tuoi figli vada perduto

nel fuoco eterno dell’ inferno,

dove non ci può essere più pentimento.

 

Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari,

delle persone che sono morte

senza il conforto sacramentale,

o non hanno avuto modo di pentirsi

nemmeno al temine della loro vita.

 

Nessun abbia da temere di incontrare Te,

dopo il pellegrinaggio terreno,

nella speranza di essere accolto

nelle braccia della tua infinita misericordia.

 

Sorella morte corporale

ci trovi vigilanti nella preghiera

e carichi di ogni bene

fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza.

 

Signore, niente ci allontani da Te su questa terra,

ma tutto e tutti ci sostengano nell’ardente desiderio

di riposare serenamente ed eternamente in Te. Amen

(Padre Antonio Rungi, passionista)

 

 

PREGHIERA A TUTTI I SANTI DEL PARADISO

J_Santi_Passionisti_color

PREGHIERA A TUTTI I SANTI

SANTI TUTTI DEL PARADISO,
VENITE IN NOSTRO AIUTO E SOCCORSO
E SIATE LE NOSTRE SPIRITUALI COMPAGNIE.

SIATE NOSTRE GUIDE E FARI DI VITA CRISTIANA
E DI SPIRITUALITA’ ELEVATA
IN MODO DA IMMETTERCI ALACREMENTE
SULLA VOSTRA STRADA
CHE PORTA AL CIELO.

DAL CIELO OVE GODETE DELLA VISIONE BEATIFICA DI DIO
NON DIMENTICATE LE SOFFERENZE DEGLI ESSERI VIVENTI,
AFLLITTI DA TANTI MALI E DEFICIENZE.

PROTEGGETECI NELLE AVVERSITA’,
ILLUMINATECI NELLA CONFUSIONE GENERALE,
PRENDETECI PER MANO
E CONDUCETECI AI PASCOLI
DELLA GIOIA E DELLA FELICITA’ ETERNA.

NEL PARADISO OVE ORA SIETE,
VOLGETE LO SGUARDO SU QUANTI
HANNO FAME E SETE DI VERITA’,
SUI POVERI E GLI AMMALATI,
SUI I PCCOLI E GRANDI DI QUESTA UMANITA’,
PERCHE’ POSSANO TUTTI RITROVARE LA PACE E LA SERENITA’

CON LA VOSTRA POTENTE INTERCESSIONE,
PRESSO IL TRONO DELL’ALTISSIMO, INSIEME
ALLA NOSTRA MADRE SANTISSIMA, LA VERGINE MARIA,
OTTENETECI DAL SIGNORE
TUTTE LE GRAZIE CHE IN QUESTO MOMENTO
VI RAPPRESENTIAMO NELLA NOSTRA DEBOLEZZA UMANA,
MA CONFIDANDO PIENAMENTE NELLA PROTEZIONE CELESTE.

FATE SI’ CHE OGNUNO DI NOI
POSSA UN GIORNO INCONTRARE IL VOLTO DEL SIGNORE
E INSIEME CON VOI CANTARE IN ETERNO
L’IMMENSO AMORE DELL’ONNIPOTENTE.
AMEN.
PREGHIERA COMPOSTA DA PADRE ANTONIO RUNGI
1 NOVEMBRE 2014

LA PREGHIERA DELLA GRAZIA

davide013

Preghiera 

GESU’, SORGENTE D’ACQUA VIVA 

Signore, Gesù, sorgente d’acqua viva,

concedi a noi tuoi figli di dissetarci

alla fonte della grazia che continuamente ci doni

nel sacramento del perdono e del tuo corpo

donato per noi.

 

Fa, o Signore, che ogni volta che ci accostiamo

a questi immensi doni del tuo amore per noi,

noi possiamo assaporare la freschezza

del cuore e della mente per continuare a vivere di Te e con Te.

 

Nella verità della nostra vita,

nella trasparenza assoluta del nostro esistere,

non permettere che il male possa albergare

neppure per un istante nelle nostre giornate.

 

Dona la grazia, Signore,

a chi questo dono lo ha rifiutato,

senza rendersi conto della grave perdita

per se stesso e per gli altri.

 

Nella tua misericordia

fa che ogni uomo di questo mondo

possa vivere in amicizia con Te,

attingendo la grazia dal pozzo infinito

della tua parola e della tua eucaristia.

 

Come la Samaritana al pozzo di Giacobbe,

fa che le nostre richieste di grazie, piccole o grandi,

trovino in Te la loro sorgente e in Te il loro termine.

 

Nulla Signore concedici se non è nel tuo volere

e nel tuo progetto d’amore su di noi.

 

Donaci sapienza e intelligenza,

umiltà profonda e coscienza delle nostre colpe,

perché possiamo venire a Te

con la sincera volontà di amare Te

e onorare solo Te,

sorgente di ogni grazia e benedizione. Amen

Preghiera composta da padre Antonio Rungi

Santuario della Civita, 31 ottobre 2014