Archivi Mensili: novembre 2014

AIROLA (BN). NOVENA DELL’IMMACOLATA PREDICATA DA PADRE RUNGI

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AIROLA (BN). IN PIENO SVOLGIMENTO LA NOVENA DELLA MADONNA IMMACOLATA PREDICATA DA PADRE ANTONIO RUNGI 

E’ iniziata sabato 29 novembre e terminerà domenica 7 dicembre 2014 la solenne novena in preparazione alla festa della Madonna Immacolata nella Chiesa della Concezione al Borgo, in Airola (BN). Quest’anno a tenere la predicazione è padre Antonio Rungi, passionista, noto missionario e teologo morale, che è originario di Airola ed è la prima volta che predica in questa chiesa di proprietà della Congrega della Concezione. Padre Rungi negli anni passati e recenti a più volte ha predicato il settenario dell’Addolorata e il novenario di santa Maria Goretti. Tema della predicazione che accompagnerà i fedeli alla festa dell’Immacolata 2014 è “Le beatitudini di Maria”.
Nel primo giorno, padre Rungi, assistito dal Don Liberato Maglione, parroco dell’Annunziata, ha parlato della prima beatitudine del vangelo: “Beati i poveri in spirito”. Domenica 30 novembre, prima domenica di Avvento, davanti a tantissimi fedeli che riempivano la chiesa, padre Antonio ha parlato della fede di Maria, riportandosi al momento della visitazione, quando in una sintetica espressione pronunciata da santa Elisabetta e rivolta a Maria afferma, ella “Beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore”.
Su questa espressione, padre Rungi ha sviluppato la sua meditazione agganciandola ai testi della sacra scrittura della prima domenica di Avvento, specialmente alla prima lettura tratta dal profeta Isaia. La novena proseguirà regolarmente nei prossimi giorni. Giovedì. 3 dicembre sarà il Vescovo di Cerreto-Telese- sant’Agata dei Goti, monsignor Michele De Rosa, a presiedere la solenne liturgia eucaristica vespertina, prevista, come tutte le sere alle ore 18.30. I tanti devoti della Madonna si ritrovano insieme anche per la preghiera del Santo Rosario, preludio alla celebrazione eucaristica, alle ore 18.00. La messa è animata dalla scola cantorum della parrocchia dell’Annunziata, nella cui giurisdizione territoriale rientra la Chiesa della Concezione. Questa chiesa è stata costruita nel secolo XVI e la Congrega è stata istituita nel 1737 e da allora ha operato ininterrottamente. Attualmente sono 220 gli iscritti e partecipanti al sodalizio religioso, il cui attuale priore è Pasquale Meccariello, che insieme al direttivo promuove varie iniziative per la chiesa della Concezione, on ultimo la recente ristrutturazione della Chiesa, un luogo di culto mariano molto caro agli airolani e particolarmente agli abitanti del Borgo.
La presenza di padre Rungi quale predicatore della novena è stata accolta nella comunità con grande gioia ed entusiasmo, segno evidente di fortissimo legame spirituale che lega il missionario passionista, già superiore provinciale dei passionisti della Campania e del Lazio Sud, alla comunità cristiana di Airola. Nei prossimi giorni la novena proseguirà come al solito con il rosario meditato alle ore 18.00 e le confessioni e a seguire la celebrazione della divina Eucaristia alle ore 18,30, che sarà presieduta dal padre Antonio Rungi.

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO 2014. IL COMMENTO DI PADRE RUNGI

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PRIMA DOMENICA DI AVVENTO – ANNO B 

30 NOVEMBRE 2014 

Un’attesa, carica di speranze 

Commento di padre Antonio Rungi 

L’Avvento che inizia oggi e dura esattamente 4 settimane, da un punto di vista liturgico è il tempo dell’attesa gioiosa del redentore. Ci prepariamo al Natale di questo anno 2014, primo avvento di Cristo nella storia dell’umanità; ma ci prepariamo, in modo particolare, al secondo e definitivo avvento di Cristo nel giudizio universale. Questa domenica è in continuità con l’ultima domenica dell’anno liturgico appeno concluso e si chiama con accenti diversi all’attesa del Redentore. Nel Vangelo di Marco, che ci accompagnerà in questo anno, infatti c’è il richiamo al giudizio universale, al tema della vigilanza. Una vigilanza piena di gioia e di amore, perché viene colui che giudicherà il mondo e lo farà nella giustizia e nella verità. Per coloro che sono in questa dolce attesa, non perché aspettano un figlio, ma il Figlio di Dio che verrà a giudicare in vivi e morti, ogni attimo di questa lieta è gioiosa attesa diventa un’opportunità per fare il bene e vivere bene, nella grazia di Dio. In fondo, l’avvento come preparazione immediata al Natale annuale ci traccia una pista ove camminare per non deviare: è la pista della speranza e della vera gioia nel Signore. Non è una vigilanza di ansia e di preoccupazione. E perché preoccuparsi se siamo nella grazia di Dio e ci sforziamo di vivere santamente la nostra vita? Perché temere ed avere paura, se la nostra coscienza sta al sicuro, non ha nulla da rimproverarsi? Perché dubitare la bontà e della misericordia di Dio, che pure ci giudicherà e che certamente non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza? Ecco l’avvento è l’attesa di un gioioso incontro con Gesù, con Maria e Giuseppe nella grotta di Betlemme e nella grotta più importante, stabile e definitiva del suo regno infinito di luce, che è il Paradiso. Tuttavia, non bisogna dimenticare quello che Gesù ha detto al riguardo: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Dobbiamo fare in modo di stare svegli nella luce della fede e della bontà. Non addormentarci sulle situazioni di peccato e privazione di grazia che possono interessare ognuno di noi, soprattutto quando ci costa cambiare vita ed atteggiamento e dare una svolta vera alla nostra esistenza nella direzione della grotta di Betlemme ai piedi del Bambinello. La conversione del cuore e della mente, la conversione di tutta la nostra esistenza a un Dio amore, che per amore è venuto, una prima volta, come ben sappiamo e nel modo che conosciamo, e ritorna una seconda volta per trovarci svegli nell’amore e nella fiducia e speranza in Lui. Se stiamo dormendo spiritualmente, se siamo assopiti interiormente questo avvento ci deve risvegliare per preparare l’avvento di Cristo più importante per noi, che è l momento che lasceremo questo mondo, e poi a quell’avvento definitivo che riguarderà la storia dell’umanità e dell’universo. La bellissima prima lettura di oggi, tratta dal profeta Isaia, il profeta dell’Avvento, comprendiamo il senso più vero di una conversione che deve effettivamente avvenire nella nostra vita in questi giorni a partire da oggi: “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità”…. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità”. Ed aggiunge, in uno sguardo di speranza e di misericordia: “Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani”. Uscire fuori da una situazione di morte interiore, di deperimento spirituale, al punto tale da essere avvizziti, incapaci di riprendere vita da soli. Da qui il necessario abbandono in Dio di tutta la nostra vita e lasciarci plasmare dalla sua grazia e dalla sua parola che è vitalità per antonomasia, con le stupende espressioni della preghiera iniziale della prima domenica di Avvento: “O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l’aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio”. Da parte sua, l’Apostolo Paolo nel brano della prima lettera ai Corinti che oggi ascoltiamo, ci spinge verso una comprensione del mistero di Cristo nella prospettiva di quella piena e definitiva manifestazione del Signore alla fine dei tempi. Egli, infatti, rivolgendosi ai cristiani di questa comunità scrive parole stupende: “La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!”. Le quattro candele di colore viola che accendiamo durante l’Avvento, tempo forte dell’anno liturgico, tempo penitenziale, a partire da questa prima domenica e la quinta centrale, quella bianca, nella solennità del Natale vogliono richiamare alla nostra attenzione cinque cose importanti da fare in questo mese circa di vita liturgica, spirituale a pastorale: convertirci, fare penitenza, vivere nella carità, alimentare la speranza, potenziale la fede nel Cristo Redentore dell’umanità. Proviamo ogni settimana di avvento di questo anno 2014 a concentraci sulle cinque azioni da compiere e allora, sì, che a Natale di quest’anno esploderanno le luci della nostra rinascita spirituale, perché tutti, dico tutti, senza che nessuno si illuda, abbiamo bisogno di fare esplodere nella nostra vita la luce del Cristo Redentore e Salvatore.

PASSIONISTI. NAPOLI. E’ MORTO PADRE BRUNO SENOFONTE

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Napoli. Nuovo lutto tra i passionisti della Campania

di Antonio Rungi

Mentre piangiamo ancora la morte di padre Domenico Curcio, da pochi minuti, oggi 26 novembre 2014, è giunta la notizia della morte del noto religioso passionista padre Bruno Senofonte della comunità di Napoli, di 78 anni. Padre Bruno della Vergine del Santissimo Rosario di Pompei era nato a Tocco Caudio (Bn), nell’arcidiocesi di Benevento, il 28 settembre 1936 da Giuseppe e Maria Rosaria Maffei. Tra i passionisti entra giovanissimo e professa i consigli evangelici il 4 ottobre 1953 a Falvaterra, dopo l’anno di noviziato trascorso in questa comunità. Completati gli studi filosofici e teologici veniva ordinato sacerdote il 25 febbraio 1962 a Napoli. Uomo di cultura, docente di Diritto Canonico alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ha formato alla legge ecclesiastica tanti studenti diocesani, di ordini religiosi e laici. Persona conosciutissima e stimatissima per il suo impegno culturale, sia nella città di Napoli e che in Italia, padre Bruno Senofonte ha fatto scuola nel campo del Diritto Canonico, divenendo una voce autorevole della chiesa in questo campo, specie per quanto attiene il sacramento del matrimonio e il diritto di famiglia. Ha lavorato presso il Tribunale ecclesiastico della Regione Campania e al suo stile si sono ispirati tanti studenti, docenti, poi diventati vescovi e cardinali. Un motivo di onore ed orgoglio per la Congregazione dei Passionisti, specialmente della Provincia religiosa dell’Addolorata. Padre Bruno ha vissuto, per motivi di studio e di insegnamento teologico sempre a Napoli nel Convento dei Passionisti di Santa Maria ai Monti. Per lunghi anni cappellano delle Monache Carmelitane, era un punto di riferimento spirituale per quanti frequentavano il monastero soprattutto di domenica. Per diversi anni è stato anche direttore della nostra Rivista Presenza Missionaria Passionista, passando a me, padre Antonio Rungi, il testimone della direzione nel 1990. Negli ultimi anni, dato la sua malattia, era andato in dialisi (aveva un solo rene) e sistematicamente  si sottoponeva a questa terapia per continuare a vivere nello spirito di San Paolo della Croce. Nella Provincia ha svolto l’ufficio di consultore alla vita comunitaria negli anni 1974-1978. Con padre Senofonte, la nostra Provincia e la nostra Congregazione perde un’altra autorevole personalità umana, sacerdotale e religiosa di questi ultimi 60 anni. I solenni funerali si svolgeranno a Napoli, domani, 27 novembre, alle ore 15.00 nella Chiesa dei Passionisti di Santa Maria ai Monti e subito dopo le sue spoglie mortali saranno tumulate nel cimitero sottostante la chiesa dei passionisti, che lo ha visto per oltre 50 anni protagonista di questa realtà religiosa nel cuore della grande metropoli partenopea. Per diversi anni fu collaboratore di don Arcangelo Paone a Casoria, nella parrocchia di San Paolo Apostolo. Anche qui fu dato a me il compito, padre Antonio Rungi, di proseguire il suo ministero, una volta che lui aveva assunto altri impegni, come l’assistenza spirituale delle Monache Carmelitane dei Ponti Rossi, dove la devozione, allora Serva di Dio ed oggi Beata, Madre Giuseppina Catanea, anche per suo merito, si era diffusa e indirizzata nel giusto solco della spiritualità carmelitana e passionista. Riposi in pace.

P.RUNGI. LA PREGHIERA DELLA SALUTE

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Preghiera della salute

Signore Gesù donami una buona salute
spirituale e corporale,
perché io possa svolgere la mia missione…
con la forza dello spirito e l’energia del corpo.

Nella mia sofferenza e malattia
non lasciarmi indebolire e deperire,
ma fortificami con il dono
del coraggio e della sopportazione,
perché possa ben tollerare il dolore fisico e morale.

Come gli apostoli, nell’Orto del Getsemani,
comprendi la mia debolezza
se non sono in grado di sostenere
il peso della notte del dolore e della prova.

Come Te, in quella vigilia della tua Passione,
anche io mi rivolgo al Padre,
perché passi il calice amaro del dolore
forte e ricorrente delle quotidiane sofferenze.

Non abbandonarmi, Signore,
quando sono più fragile
e non riesco ad uscirne fuori
da malattie e dolori
che mi perseguitano
giorno e notte
senza lasciami un attimo
di sollievo e riposo.

Fa che la qualità della mia vita,
possa manifestarsi anche attraverso momenti
di gioia vera e di assenza di ogni sofferenza.

La Made della consolazione
mi assista e mi protegga
nei momenti più difficili
del mio patire,
soprattutto quando non si ha il conforto
e l’aiuto di una mano amica.

Memore dei tuoi insegnamenti, o Gesù,
dammi la forza di portare ogni giorno la mia croce
e di alleggerire il peso della croce
a quanti ogni giorno vivono il dramma del dolore
e completano, con i loro patimenti,
ciò che manca alla tua passione, Amen.

Preghiera di padre Antonio Rungi

PASSIONISTI. E’ MORTO PADRE DOMENICO CURCIO

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Questa sera, sabato 22 novembre 2014, all’Ospedale Giuseppe Moscati di Avellino, all’età di 72 anni è morto padre  Domenico Curcio, sacerdote passionista, o della comunità di Forino in provincia di Avellino. Padre Domenico dell’Immacolata, al secolo Domenico Curcio, era nato il 6 luglio 1942 a Bisaccia (Av), da Antonio e Antonietta Gervasio.

Tra i passionisti padre Domenico entra giovanissimo e il 26 settembre 1959, dopo l’anno di Noviziato, emette la professione dei consigli evangelici, a Falvaterra. Dopo gli studi filosofici e teologici viene ordinato sacerdote il 6 agosto 1968 a Napoli. Persona d grande cultura e sempre aperto al nuovo aggiornatissimo su tutto, ha fatto della formazione permanente il suo impegno prioritario, intuitivo al massimo e precursore di tanti cambiamenti nella chiesa, on visione ideale, ma anche concreta della vita cristiana, sacerdotale e consacrata.

Un sacerdote stimatissimo da tutti. Padre Domenico è stato consultore all’apostolato nella  provincia dell’Addolorata (Lazio Sud e Campania), superiore locale, vicario e soprattutto vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Avellino, dove godeva di una stima grandissima da parte dei vescovi, del clero, dei religiosi e delle religiose, nonché dei fedeli laici.  

Ha predicato moltissime missioni popolari ed ha svolto l’apostolato tipico della Congregazione dei Passionisti. La morte di padre Domenico Curcio è una gravissima perdita per i passionisti della provincia dell’ Addolorata, data la giovane età del sacerdote e il suo impegno costante nel campo missionario e diocesano, nonostante la sua malattia.

In agosto aveva perso la sua amatissima madre Antonietta, e in occasione dei funerali della mamma  confidò  a padre Antonio Rungi, Ex-superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, che aveva partecipato ai funerali della madre,  della sua malattia, leucemia, che in pochi mesi lo ha consumato.

I solenni funerali di padre Domenico Curcio si svolgeranno lunedì 27 novembre 2014, alle ore 10.00 a Forino in provincia di Avellino, nella chiesa di San Biagio, dove per tanti anni, padre Domenico ha svolto l’ufficio di parroco e vicario parrocchiale. Con padre Leone Russo avevano dato un impulso fortissimo alla vita pastorale e spirituale dell’intera cittadina di Forino, dove praticamente ha vissuto buona parte della sua vita sacerdotale e dove era amato e stimato da tutti, per il suo stile, la sua affabilità, la sua preparazione culturale, teologica, pastorale e liturgica.

Dopo i funerali le spoglie mortali di padre Domenico verranno sepolte nella cappella dei passionisti di Forino. Riposi in pace.

SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO 2014. IL COMMENTO DI P.RUNGI

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GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

DOMENICA 23 NOVEMBRE 2014

 Eredi del Regno di Cristo 

Commento di padre Antonio Rungi 

L’ultima domenica dell’anno liturgico è dedicata alla solennità di Gesù Cristo, Re dell’universo. E’ una domenica speciale questa, in quanto è la conclusione di un cammino spirituale ed interiore che abbiamo fatto nel corso dell’anno alla scuola della parola di Dio, che ogni domenica abbiamo ascoltato e commentato e ci auguriamo di aver messo in pratica. E’ un cammino di amore e carità quello che annualmente siamo chiamati a percorrere con l’anno liturgico, una vera miniera di grazia e benedizione per quanti vogliono seriamente pensare alla salvezza della propria anima, che, poi, è la cosa più importante della nostra vita, rispetto a quanti si affaticano per conquistare altri beni, terreni o di altro genere, che non hanno valenza davanti al Re dei cieli. In fondo, anche in questa domenica, ci viene nuovamente riproposto il tema dell’amore Dio, dal quale deve scaturire l’amore verso i fratelli. Un amore concreto, operativo, fatto di gesti e di empatia, caratterizzato dalla questa forte tensione verso l’altro, specie di chi si trova nella difficoltà. Questo Re che oggi adoriamo, Cristo Signore, sarà un giudice dal cuore misericordioso e buono, ma ci chiederà solo alcune fondamentali cose, se le abbiamo fatte o meno nella nostra vita. Certo a Lui tutto è presente e tutto Lui conosce, ma l’incontro con Cristo, nell’eternità, avrà un momento (se così lo possiamo definire) di un tu a tu con Dio. Un confronto che è decisivo, in quanto sarà per la felicità o la condanna. Certo il Figlio di Dio, venuto sulla terra, incarnandosi per opera dello Spirito santo nel grembo verginale di Maria, è venuto a portare la salvezza ed assicurare a ciascuna creatura umana un’eredità di un valore infinito, di un valore eterno, in quanto è la gioia di partecipare al Regno di Dio per sempre, nel Santo Paradiso.

Il testo del Vangelo di oggi, su cui abbiamo meditato nella domenica del 2 novembre scorso, in occasione dell’annuale commemorazione dei defunti, ci riporta alla realtà di una vita eterna che passa attraverso la scelta della carità. Un giudizio di Dio sul nostro operato e quello dell’intera umanità ci sarà e sarà espresso secondo questi criteri e parametri evangelici:”In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Vorrei sottolineare in questa meditazione ed omelia questo ultima versetto del vangelo di Matteo sul giudizio universale: “E se ne andranno: questi al supplizi eterno, i giusti invece alla vita eterna”. L’eternità e il nostro destino futuro lo costruiamo noi con le nostre mani, con le mani e il cuore dell’amore o dell’odio. Tutti abbiamo sperimentato nella vita l’amore e l’odio. Sono due forze contrastanti che si eliminano a vicenda. Chi segue la via dell’amore, sceglie anche per il suo futuro la gioia del regno di Dio, entrerà a far parte di coloro che saranno felici per sempre e davvero. La via dell’amore e della felicità è la via del dono, dell’accoglienza, dell’attenzione, della misericordia, del servizio umile e disinteressato verso i poveri e i bisognosi del mondo.

Da questo vangelo dell’amore che Papa Francesco ogni giorno coglie l’occasione per richiamare all’attenzione dei credenti il loro fondamentale impegno di amare e donare, di servire e rendersi disponibile. Ricordiamo queste parole di Gesù nella catechesi di oggi: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Con l’ulteriore esplicitazione del concetto e soprattutto dell’azione in queste parole:“In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Un Re che ci chiede di fare il bene agli altri, non chiede per se stesso nulla. Anzi è stato Lui stesso a dare tutto per noi, morendo sulla croce, sacrificandosi per noi. Una regalità speciale, fuori dai canoni delle regalità e dei regni di questa terra, che hanno altre prospettive di soggiogare le persone e il mondo alle proprie idee e posizioni. Nella prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, che oggi ascoltiamo, ci viene proprio evidenziata la missione di Cristo. Una missione che si concentra sul tema della morte e risurrezione, sulla Pasqua. Ci istruisce a tal proposito l’Apostolo delle Genti: “Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.

E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti”.

Gesù Cristo quindi, al centro della redenzione “consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza”. Per cui, “è necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte”. Una regalità per la vita e non per la morte. La morte, infatti, è la negazione della vita, è l’opposto e l’opposizione della vita. Cristo è per la vita e la vita oltre la vita, senza la quale non possiamo parlare di vera vita.

Questo Re, inoltre, si indentifica con il pastore umile, buono ed accorto, perché tutte le sue pecorelle possano trovare conforto e gioia in Lui, e che nessuna di essanon avverta la solitudine dell’esistenza o dello smarrimento, ma solo l’amore che è ricerca e attenzione, come ci rammenta il brano della prima lettura di questa solennità, tratto dal Profeta Ezechiele: “Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri”.

Il nostro Dio, il nostro Re, è un Dio che va alla ricerca e soffre se anche una sola delle sue pecore dovesse perdersi, smarrirsi, non ritrovare la strada del paradiso. In questa sua affannosa ricerca, se gli uomini non rispondono a questo amore, alla fine c’è la separazione, c’è il giudizio, tra pecore e pecora e tra montoni e capri. Segno evidente che Dio non può fare a meno di emettere il suo verdetto sul nostro comportamento, se non va verso il pentimento, verso la conversione permanente.

Sia questa allora la nostra umile preghiera in questo giorno di lode e ringraziamento al Re dei Re: O Padre, che hai posto il tuo Figlio come unico re e pastore di tutti gli uomini, per costruire nelle tormentate vicende della storia il tuo regno d’amore, alimenta in noi la certezza di fede, che un giorno, annientato anche l’ultimo nemico, la morte, egli ti consegnerà l’opera della sua redenzione, perché tu sia tutto in tutti”.

Concludo questa mia riflessione con una delle espressioni più belle che hanno accompagnato il canto e la preghiera della Chiesa nei secoli: Christus vincit, Christus regnat, Christus, Christus imperat.

E con un saluto finale che fino a non molti anni fa tutti utilizzavamo per salutare i sacerdoti, i parroci: “Cristo, regni!”. “Sempre”.

Regni sempre nella nostra mente, nei nostri pensieri, nel nostro agire, nel nostro vivere quotidiano nella gioia e nella sofferenza che tante volte può interessare la nostra vita e la vita degli altri. Regni il Signore, perché il suo Regno è un Regno d’amore e di gioia, comunque e sempre. Amen

 

 

ITRI (LT). TEODORO FRASCA DA 65 ANNI AL SANTUARIO DELLA CIVITA

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IL PERSONAGGIO
Itri (Lt). Teodoro Frasca, custode del Santuario delle Civita da 65 anni

di Antonio Rungi

E’ la memoria storica del Santuario della Civita da 65 anni. Si tratta di Teodoro Frasca, originario della terra umbra ed approdato al Santuario della Madonna della Civita nel 1949, nell’immediato dopo-guerra e qui rimasto da 65 anni. La ricorrenza infatti del suo 65 anniversario della sua permanenza al Santuario con vari compiti è oggetto di approfondita riflessione per quanti amano la solitudine e questi luoghi mariani, lontano dal caos della città. Domenica, 16 novembre sarà festeggiato questo avvenimento in coincidenza dell’onomastico dell’anziano custode del santuario.

Teodoro era giovanissimo quando venne per la prima volta al Santuario della Civita accolto dai padri Guanelliani che allora custodivano il santuario e lo guidavano pastoralmente e spiritualmente. Poi un’esperienza come novizio tra tali religiosi e il successivo rientro al Santuario della Civita, dal quale non si è mai distaccato se non per pochi giorni nel corso dei suoi sessantacinque di permanenza in questo luogo tanto caro ai devoti della Madonna di Costantinopoli, il cui prodigioso quadro è fonte di ispirazione per tanti che sono alla ricerca della fede o la vogliono approfondire alla sequela di Maria, donna di fede incrollabile.

Con la partenza dei padri Guanelliani dal Santuario della Civita e dopo alcuni anni di intervallo, nel 1985 subentrarono i Padri Passionisti della Provincia dell’Addolorata.

Nel cambiamento della direzione del Santuario, i padri Passionisti vollero che Teodoro Frasca, rimanesse con loro in questo luogo, dove aveva vissuto e continua a vivere la sua vita serena, fatta di poche essenziali cose.

Una persona preparata, attenta, molto critica e soprattutto capace di osservare e fissare nella sua memoria la storia di questo luogo di preghiera, frequentato da moltissimi fedeli e devoti della Madonna della Civita, che vengono dai paesi della provincia di Latina, di Frosinone, di Caserta, Napoli o da altre regioni e città d’Italia o dall’estero, dove il culto alla Madonna della Civita, soprattutto in America, è stato esportato dagli immigrati che lasciarono Itri nell’immediato dopo guerra in cerca di lavoro.

Tutti coloro che, ancora oggi, salgono al Santuario della Civita conoscono e chiedono di Teodoro il custode e l’eremita laico della Civita, che, nonostante i suoi 87 anni, da pochi mesi compiuti o con qualche acciacco conseguenza dell’età, resiste al logorio del tempo ed esprime una voglia di vivere e guardare avanti come un bambino di pochi anni.

A registrare, passo dopo passo, la crescita e lo sviluppo del Santuario della Civita negli ultimi decenni, è proprio lui, Teodoro Frasca, la memoria storica del Santuario della Civita che può ricostruire nei minimi particolari gli avvenimenti di questi ultimi 65 anni. Lo stato del santuario dopo la guerra, le strade di accesso, i pellegrinaggi, le autorità civili e religiose che lo hanno frequentato. Il suo ricordo più bello e sentito è la visita di Papa Giovanni Paolo II il 25 giugno del 1989, nello storica ricorrenza dei 140 anni dalla visita di Papa Pio IX al Santuario della Civita.

Teodoro, che è l’orologio del tempo (da pochi giorni è stato riattivato l’orologio della torre campanaria del Santuario, a quale provvedeva lo stesso Teodoro) che passa anche al Santuario della Civita,  ma con una connotazione particolare: è un tempo di preghiera e di contemplazione ai piedi dell’immagine della Madonna della Civita, che tanta scuola fa, nel silenzio e nella solitudine della montagna a chi raggiunge questo luogo mariano o vi abita con spirito di fede e in ascolto del divino Maestro, accogliendo l’invito di Maria, alle nozze di Cana: fate quello che il Signore vi dirà.

P.RUNGI. PREGHIERA DEGLI SPOSI

preghiera degli sposi

Preghiera degli sposi

 

Tutti e due gli sposi insieme

 

Dio Tu sei l’amore eterno,

guidaci nel cammino del nostro amore terreno,

affinché nessun tentennamento possa minare

il nostro impegno di vita coniugale

assunto davanti al tuo santo altare.

 

Signore insegnaci ad amarci nell’assoluta fedeltà,

come tu sei stato e sei fedele all’umanità

e alla tua Chiesa, tua sposa amatissima,

fino a sacrificarti per esse sul Calvario.

 

Donaci la capacità di saperci perdonare,

quando nelle nostre fragilità umane e morali

commettiamo gravi errori nei confronti dell’altra parte.

Nessuna debolezza possa costituire per noi

un motivo per non continuare sulla strada dell’amore.

 

Lo sposo o la sposa singolarmente

 

Dammi la forza, umana e spirituale,

per saper dire grazie per il dono della vita,

della famiglia, di ogni gesto di attenzione nei miei confronti

e soprattutto per questa tua creatura

che hai messo al mio fianco perché io possa

camminare sulla strada della santità coniugale.

 

Nessun difetto o limite umano, in me o nell’altro,

sia occasione per distrarmi dai miei doveri

coniugali di amare come Tu ci hai amato.

 

Nei momenti di sconforto, rabbia e delusione,

mai alberghi nel mio cuore odio e risentimento,

ma la mia giornata si concluda sempre

con un gesto di tenerezza ed affetto,

che compensa le tante amarezze e sofferenze.

 

Tutti e due gli sposi insieme

 

Donaci, Signore, la sapienza del cuore,

buoni e santi figli, che sappiano avere in noi

un modello di vita di amore e comprensione,

di dialogo e collaborazione e che ogni giorno

diano un autentico esempio di buona condotta,

di unione e comunione coniugale e familiare,

sul modello di Gesù, Giuseppe a Maria,

la santa famiglia, che ispira la nostra vita. Amen

 

Preghiera composta da padre Antonio Rungi, passionista

Santuario della Civita, 14 novembre 2014.

 

 

Roma. Seminario di studio sulla famiglia.

anno-eucaristia

Roma. Seminario di Studio alla Lateranense sulla famiglia.

di Antonio Rungi

Si svolgerà per l’intero pomeriggio di dopodomani 14 novembre 2014, presso  Pontificia Università Lateranense, il primo seminario di studio, dopo la celebrazione del Sinodo straordinario sulla famiglia, che ha come tema: Chiesa, icona della famiglia, alla luce della croce gloriosa. A promuovere questa iniziativa sono i padri passionisti italiani, che curano, presso la Lateranense la Cattedra “Gloria Crucis”, finalizzata all’approfondimento biblico, teologico e dottrinale del mistero della Croce gloriosa. L’inizio è previsto per le ore15,00 con il saluto del Rettore Magnifico della PUL, S.E.Mons. Enrico dal Covolo sdb. A seguire la presentazione del seminario da parte del Direttore della Cattedra Prof. Fernando Taccone, passionista. Modererà i lavori la professoressa Teresa Piscitelli, patrologa del Federico II di Napoli. La prima relazione sarà a cura del Professore, Romano Penna, biblista, “Chiesa, icona della famiglia alla luce della Croce gloriosa (Ef 5,31-32) “. Segue la comunicazione dal titolo: “Il protagonismo del laicato nella famiglia oggi”, a cuora dei coniugi Carla Maria e Carlo Volpini. Dopo, la pausa, si riprende con la seconda sessione del seminario, alle ore 16,30 con la relazione: “Chiesa − famiglia nell’ecclesiologia odierna”, a cura del Prof. Gianfranco Grieco, Ofmconv, Capo Ufficio del Pontificio Consiglio della famiglia, giornalista e scrittore. Segue poi una seconda comunicazione sul tema: “Chiesa − famiglia: le sfide della cultura dominante”, a cura della professoressa Gabriella  Gambino del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II alla PUL. A conclusione di ogni relazione e comunicazione i partecipanti possono intervenire apportando il loro contributo di idee e riflessioni. Alle ore 18.00 la conclusione del Seminario a cura del moderatore e del Direttore della cattedrale della Gloria Crucis, che rappresenta un’opportunità per gli studenti universitari che vogliono le tematiche passiologiche nel contesto della cultura, della chiesa e del mondo contemporanei.  

 

 

 

 

preghieradeisacerdoti

Preghiera dei sacerdoti

 

Signore Gesù Cristo,

sommo ed eterno sacerdote,

tu che mi hai chiamato a servire

la causa del vangelo mediante

il ministero sacerdotale,

fa che la mia vita sia una risposta d’amore

fedele, pura e convinta alla mia vocazione sacerdotale.

 

Ti chiedo umilmente, o Gesù,

di svolgere il ministero sacerdotale

con la gioia nel cuore e portando gioia

a chi vive nel dolore e nella sofferenza,

amministrando con fervore e zelo

i santi sacramenti.

 

Nella celebrazione quotidiana

della santissima eucaristia,

possa immedesimarmi nel mistero che celebro,

quale memoriale della tua Pasqua

di morte e risurrezione,

quale strada maestra di liberazione.

 

Nella preghiera costante

possa assaporare la gioia

di una profonda comunione spirituale,

elevando la mia mente e il mio cuore

ai gradi alti dell’ascesi sacerdotale.

 

Nell’ascolto della tua parola di vita,

possa portare vita a chi non ha più speranza di vivere,

con l’essere vicino ai giovani, agli adulti e ai bambini,

agli anziani, agli ammalati

e a quanti sono prossimi all’eternità.

 

Ogni mio gesto e comportamento

di uomo e sacerdote, consacrato interamente a Te,

sia un inno perenne alla bellezza e alla grandezza

dell’eterno e sommo Dio, Padre di infinito amore e compassione,

che ha riposto il suo sguardo misericordioso su di me,

povera ed inerme creatura.

 

Maria, la Madre di tutti i sacerdoti,

sia il modello di coraggio, fedeltà,

purezza a santità, per me, tuo indegno servo,

e per quanti hai chiamato, Gesù, ad essere

tuoi fedeli ministri nella sacra liturgia. Amen

 

Preghiera composta da padre Antonio Rungi

Santuario della Civita, 12 novembre 2014