Archivi Mensili: aprile 2012

Il decalogo del sacerdote “buon pastore”

DSC04363.JPGIn occasione della giornata mondiale delle vocazioni, che coincide con la quarta domenica di Pasqua, padre Antonio Rungi, sacerdote passionista, teologo morale, commentando l’omelia di Papa Benedetto XVI, pronunciata durante la messa per l’ordinazione sacerdotale di 9 presbiteri nella Basilica Vaticana e il Regina caeli del 19 aprile 2012, ha stilato uno speciale decalogo per i sacerdoti che “vogliono, nonostante le fragilità umane, sinceramente percorrere la via della santità e rispondere sempre meglio al dono e al mistero della vocazione che hanno ricevuto dal Signore a servizio della Chiesa e della comunità umana”.
Dieci essenziali regole di santificazione sacerdotale che “si ispirano al Vangelo e agli obblighi sacerdotali che ogni sacerdote si assume liberamente nel momento dell’ordinazione presbiterale”. Ecco il decalogo sacerdotale:

1. Preghi ogni giorno assiduamente, senza distrarsi in cose terrene, avendo speciale attenzione alla sua vita spirituale e interiore. Abbia a cuore lo zelo per la casa del Signore e il bene delle anime.
2. Faccia una vita elevata moralmente ed eticamente, senza dare scandalo di alcun genere.
3. Viva una vita casta, povera ed obbediente e mantenga gli impegni sacerdotali per tutta la vita, essendo egli sacerdote in eterno e per sempre. Sia obbediente al Magistero della Chiesa.
4. Celebri l’eucaristica con lo stesso spirito di Cristo, che si è offerto sulla croce come vittima innocente per i peccati dell’umanità.
5. Amministri il sacramento della riconciliazione con le necessarie disposizioni interiori, con calma e con tutto il tempo necessario.
6. Visiti gli ammalati, gli anziani e i vari sofferenti nel corpo e nello spirito, spesso senza alcun umano conforto o sostegno morale e spirituale.
7. Segua con particolare cura i giovani, le famiglie, il mondo degli adulti e quanti sono nel dubbio e sono alla ricerca dell’assoluto, che vagano nel mondo delle idee senza guide illuminate, senza pastori e senza alcuna indicazione.
8. Non faccia politica, ma si impegni per il bene comune senza prende posizione per qualcuno. Sia sempre dalla parte della verità e dell’assoluta trasparenza nella gestione del bene della gente.
9. Difenda la causa del povero e lotti costantemente per la giustizia e la pace nelle famiglie e nell’umana società, soprattutto dove la pace e la serenità è minata dall’assenza dei beni essenziali.
10. Sia equilibrato nel parlare, convincente nell’insegnamento dottrinale, sereno nell’esprimere giudizi, obiettivo nel valutare la realtà non con i propri schemi mentali, ma con il cuore di Cristo, unico e perfetto sacerdote della nuova ed eterna alleanza.

“Sono questi alcuni dei fondamentali doveri che competono al sacerdote di oggi e di sempre. Di fronte ad una crisi evidente di vocazioni alla vita sacerdotale specialmente in Occidente, in Europa ed in Italia, ritornare ad uno stile di sacerdote più contemplativo e meno attivista o impegnato nel sociale, sicuramente potrà contribuire a far crescere l’interesse nei giovani per la vita sacerdotale”, afferma padre Rungi. “Essere sacerdote non è la stessa cosa che svolgere un lavoro o mestiere qualsiasi, per quanto nobile esso sia. Essere sacerdote è una vocazione, una missione, un impegno di vita per servire, anima e corpo, la causa di Cristo, della Chiesa e del Vangelo. Quel Vangelo che è la nuova ed eterna buona notizia, che ogni uomo in Cristo, mediante la vita sacramentale, possa accedere alla felicità eterna, vivendo in questo mondo santamente”.

La mia preghiera per le vocazioni

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Signore, Buon pastore,
sii guida e maestro
ai nostri pastori,
chiamati da te a pascere
il tuo popolo santo,
in cammino verso l’eternità.

Fa che tutti i pastori della Chiesa cattolica,
dal Santo Padre, ai Vescovi, ai presbiteri,
a quanti esercitano il servizio nel nome di Dio,
possano essere modello di vita per tutti
che sono affidati alle loro cure pastorali.

Non permettere che i pastori
abbandonino il loro gregge,
per vili interessi umani e personali,
ma sostienieli nei momenti di difficoltà,
che possono incontrare lungo
le difficili strade del mondo di oggi.

Fa che anche il gregge non abbandoni
il loro pastore, per andare alla ricerca
di altri pastori, più tolleranti e permissivi
o più confacenti alle sue personali esigenze.

Tutti, pastori e fedeli, vivano nell’armonia
e nella pace, per un solo progetto di Chiesa
che solo Tu, Buon Pastore delle nostre anime,
puoi conservare nell’unità.

Manda al popolo cristiano
santi pastori, che siano competamente dediti
al bene delle anime e dell’umana società.

Nei momenti di crisi e di difficoltà
che possono incontrare nel loro apostolato,
sostienili con la tua grazia e con il tuo
dolcissimo sguardo di Padre e Maestro.

La Vergine santa, la buon pastora,
sia dal Cielo, sostegno sicuro
per tutti i ministri del culto.
Guidi il Papa, i Vescovi e i sacerdoti
a rendere sempre più visibile l’infinito amore di Dio
con la loro vita, tutta offerta per amore
a Colui che per amore li ha chiamati
per servire la causa del Vangelo
in ogni angolo del mondo e della terra.
Amen

Padre Antonio Rungi
Giornata delle vocazioni
29 aprile 2012

Riflessione. La chiamata alla vita consacrata può trovare un punto di partenza anche nella rete.

474522_375712589126072_100000620022139_1188832_1067961134_o.jpgPer promuovere le vocazioni in Italia e nel mondo, un ruolo importante oggi hanno i nuovi strumenti della comunicazione sociale, soprattutto la rete telematica. Questa nuova  e concreta possibilità di intercettare sul Web i giovani che vogliono fare un cammino vocazionale la si registra dalla quantità enorme di giovani che usano Internet, i Net-work sociali, Facebook, Twitter ed altri, tra cui tantissimi giovani cattolici e comunque vicino alla chiesa e ai vari gruppi e movimenti ecclesiali.
Inoltre, la grande quantità di sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi e religiose che sono presenti in Internet aiuta sicuramente i giovani che vogliono conoscere le varie possibilità per poter realizzare il loro progetto vocazionale è un aiuto ulteriore per presentare il volto più bello della scelta vocazionale.
Non bisogna assolutamente demonizzare o mitizzare Internet in questo e in altri settori della vita pastorale ed ecclesiale, anche se i rischi e le strumentalizzazioni sono tantissimi; ma bisogna valorizzare ciò che oggi la tecnica e la scienza mettono nelle nostre mani per poter raggiungere una quantità di persone, anche se in modo virtuale nella fase iniziale,  e dal vivo successivamente, che intendono fare un cammino serio di discernimento vocazionale.
Certo sarebbe interessante, da un punto di vista statistico, sapere quanti sacerdoti, religiosi e seminaristi hanno fatto la loro scelta di vita religiosa o sacerdotale navigando su Internet, considerato che questi strumenti sono alla portata di tutti i giovani da circa un trentennio.
Uno studio appropriato in questo campo aiuterebbe meglio a fare promozione vocazionale on-line. Questa idea  ha avuto un positivo riscontro in alcune giovani vocazioni. Tanto è vero che sono diversi i giovani che conoscendo il carisma dei fondatori di una Congregazione religiosa o l’attività di un vero e santo pastore, quale sacerdote, vescovo, Papa, hanno deciso nella massima libertà di seguire la strada stretta dei consigli evangelici o dell’impegno sacerdotale. Pensiamo a quanto è riuscito a fare con il suo carisma il beato Giovanni Paolo II, affascinando intere generazioni di giovani, diversi dei quali hanno intrapreso, sulla scia, la vita di consacrazione a Dio nella vita sacerdotale o consacrata. La testimonianza di vita conta molto e i media hanno un potere enorme per far passare il bene e non solo ciò che non va nella vita della Chiesa e nella vita di alcuni consacrati. Se si va in cerca sui media degli scandali e non si cercano i preti e i pastori santi, portando ad esempio degli altri la loro vita, tutto diventa estremamente difficile anche su questo versante della vita della chiesa.
Segno evidente che si può proporre la vita consacrata e sacerdotale non solo a faccia a faccia, a tu per tu nelle parrocchie e nell’attività ecclesiali dal vivo, ma anche attraverso queste nuove forme di comunicazione e di contatto globale.
La rete telematica può aiutarci a cercare giovani, che vogliono intraprendere il cammino della vita sacerdotale, monastica e religiosa.
Per superare la crisi delle vocazioni, soprattutto in Italia e nel mondo occidentale, è necessario che alle modalità tradizionali di reperire le vocazioni facciano da riscontro oggi di altri strumenti di comunicazione e di informazione, tra cui i social net-work.
Molti giovani navigano in Internet e qui colgono tante opportunità per realizzare le loro aspirazioni. Alcuni navigano anche a fin di male e per fare del male, per provocare, per corrompere, per alimentare odio alla religione, alla fede cattolica, alla Chiesa e al clero. Tuttavia, tra i giovani ce ne sono moltissimi su Internet per scopi  nobilissimi, che vorrebbero anche fare esperienza presso istituti di vita consacrata o seminari diocesani per esaminare se stessi al fine di una verifica del germe vocazionale che si avvertono dentro di loro e non sanno discernere con esattezza. Statisticamente si sa che un buon numero di giovani, di ambo i sessi, hanno sentito il desiderio di essere sacerdote, religiosa o suora e che non sono riusciti a manifestare questo loro desiderio.
In genere nella loro famiglia vengono scoraggiati e bloccati sul nascere quando esprimono simili progetti di vita. Da qui un progetto di promozione ed animazione vocazionale on-line, non per costruire preti virtuali, ma per lanciare attraverso il web una nuova forma di sensibilizzazione per i giovani che vogliono avvicinarsi alla vita religiosa e sacerdotale mediante gli strumenti che mette a disposizione la tecnologia più innovativa.
In un istituto religioso i ragazzi possono trovare la vera e definitiva aspirazione della propria vita. Basta conoscere, frequentare ed approfondire il carisma e la finalità di quella istituzione o la vocazione sacerdotale in generale per amarla e forse anche sceglierla come possibilità di vita nella prospettiva umana, terrena e soprattutto soprannaturale ed eterna.
Da questo punto di vista  Internet può dare un sostegno enorme ai giovani e ai responsabili della pastorale vocazionale diocesana e italiana per capire meglio la chiamata di Dio e la risposta dell’uomo al “vieni e seguimi” di Gesù Cristo; ma essa non potrà mai, in alcun modo, sostituire il percorso di discernimento vocazionale che va fatto negli ambienti e nei luoghi adatti, che sono i seminari per quanti sono chiamati alla vita sacerdotale o il probandato, il noviziato, lo studentato per quanti sentono la chiamata alla vita consacrata in un istituto religiosi maschile o femminile.
Pregare oggi, giornata mondiale per le vocazioni, che in Italia ha trovato il suo contenuto essenziale nello slogan del Centro Nazionale Vocazioni della Conferenza Episcopale Italiana: “Rispondere all’amore… si può”, vuol dire alimentare nel cuore dei giovani in cammino vocazione in quelli che già sono incamminati e sono avanti in questo cammino, il dono meraviglioso dell’amore di Dio e dei fratelli. Esso si propone come invito a vivere con creatività, responsabilità e fedeltà la propria vocazione. E’ un grande inno all’amore, che riecheggia in tante pagine bibliche, e che si esprime nelle due grandi espressioni e modalità dell’amore: la vita di coppia e la verginità donata nel ministero ordinato del Sacerdote o nella Vita consacrata. Sono due espressioni dell’Amore che si innestano sullo stesso tronco dalle radici profonde, che attingono fecondità dalla sorgente viva che è Gesù, e come due rami fioriti si liberano in alto per cercare gli spazi infiniti del Cielo.  Brani biblici di riferimento: 1 Gv 4,19; Cantico dei Cantici 8, 6-7; Geremia 20,7.

Oggi, perciò, domenica del Buon Pastore,  quarta Domenica di Pasqua,  29 Aprile 2012,  si celebra la 49.a  Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni,  proposta alla Chiesa universale con profetica intuizione, da Papa Paolo VI nel 1964. In questo giorno si avverte il bisogno di parlare della positività di questo meraviglioso dono di Dio fatto ad uomini e donne che hanno risposto a questo amore con generosità, fedeltà, coraggio e santità e ci impegna a continuare a farlo.
Ce lo chiede  il S. Padre Benedetto XVI che ha proposto alla riflessione e la preghiera delle comunità  cristiane il seguente tema: “Le vocazioni dono della carità di Dio”, tratto dalla sua Enciclica “Deus caritas est” n.17.  
Ciò significa riscoprire la gratuità del dono di ogni vocazione e di ogni chiamata a vivere la propria vita nel segno delle Beatitudini e dell’Amore, in continuità con quanto afferma Gesù nel vangelo di Matteo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).

Padre Antonio Rungi

Mondragone (Ce). Ritiro spirituale alle Suore della Stella Maris e ai laici

DSC04585.JPGSi svolgerà, oggi, 25 aprile 2012, festa di San Marco Evangelista e Festa nazionale della Liberazione, il ritiro mensile delle Suore di Gesù Redentore e dei fedeli laici che fanno riferimento alla struttura della Stella Maris di Mondragone. A guidare la giornata di spiritualità è padre Antonio Rungi, passionista della comunità di Itri, che parlerà in due conferenze sulla fede pasquale di Victorine Le Dieu.

Si inizia alle ore 9.00 con l’accoglienza; poi alle 9,30 la preghiera delle lodi nella capella delle Suore; alle 10,00 la prima meditazione di padre Rungi; alle 10,45, pausa; alle 11.00 adorazione eucaristica e confessioni; alle 12.00 la santa messa; alle 13.00 il pranzo; alle 14.00 la pausa; alle 15,00 la preghiera personale; alle 16.00 la seconda meditazione del predicatore; alle 17.00 la preghiera del Vespro; alle 17,30 il saluto finale e l’arrivederci.

Sono circa 40 i partecipanti che ogni mese si ritrovano per fare questa forte esperienza di spiritualità nella casa di ospitalità e di accoglienza delle Suore di Gesù Redentore. Quest’anno i ritiri sono stati animati da padre Antonio Rungi, per lunghi anni assistente spirituale e cappellano delle Suore della Stella Maris di Mondragone e tema portante di tutti gli incontri è stata “La fede” nella vita dei cristiani e della serva di Dio Victorine Le Dieu.

Al ritiro partecipano le suore della comunità, il personale della struttura e i fedeli laici che da oltre 6 anni si sono riuniti nel cenacolo di preghiera, che si svolge ogni ultimo venerdì del mese. Un bel gruppo di laici che condivide la spiritualità delle Suore di Gesù Redentore, che a Mondragone, alla Stella Maris, sono presenti da oltre 60 anni.

Proposta. Uno chiesabus per le parrocchie disagiate geograficamente

chiesabus.jpgAlcune riflessioni e proposte pastorali di padre Antonio Rungi, religioso passionista, per venire incontro alle esigenze dei fedeli e pubblicamente esposte durante la celebrazione eucaristica e il commento alla parola di Dio di questi giorni di Pasqua.

Per favorire la partecipare alla messa domenicale bisogna organizzare il trasporto parrocchiale. La limitata partecipazione alla messa domenicale  richiede una diversa organizzazione parrocchiale, interparrocchiale o cittadina, pensando a quanti, soprattutto anziani e senza mezzi di trasporto proprio e che abitano lontano fisicamente dalla chiesa vogliono partecipare alla messa e non possono fare, perché non hanno chi li accompagni e li vada a riprendere. Una sorta  Chiesa-bus, sul modello dei Scuola-bus comunali o dei Scuola-bus privati, in questo caso gestito dalle parrocchie o da più parrocchie che svolgano, durante la domenica, il servizio di navetta per portare i fedeli in chiesa. E ciò anche in considerazione della crisi economica e del costo della benzina e del gasolio. Un servizio di trasporto con uno o più pullmini che assicurino il trasferimento di quei fedeli impossibilitati a muoversi autonomamente, su indagine e richiesta preventiva. Un servizio gratis per i fedeli, pagato dalla comunità parrocchiale o con un piccolo contributo dei passeggeri. Oggi sempre più si ha difficoltà a trovare qualcuno, soprattutto gli anziani, anche all’interno della famiglia che sia attento a queste legittime esigenze di persone di una certa età, con vari problemi di salute, che vogliono andare in chiesa e partecipare alla messa e fare la comunione e non possono farlo, solo ed esclusivamente per questa ragione. Molte parrocchie italiane sono in luoghi disagiati, in quanto si trovano distribuite su un territorio vasto ed articolato, a livello cittadino, collinare o montuoso, che richiedono collegamenti specifici per favorire la partecipazione alla messa ed altre funzioni religiose. Se questo viene assicurato in determinate feste, ricorrenze e circostanze, dovrebbe essere fatto ogni domenica e per tutte le feste comandate. I bilanci delle casse parrocchiali, gli uffici affari economici delle parrocchie, in quei luoghi dove questo servizio viene considerato indispensabile potranno preventivare nel loro bilancio questo tipo di assistenza pastorale, inizialmente ad experimentum e successivamente, se dovesse decollare ed avere effetti benefeci e significativi sulla maggiore e miglior qualità di partecipazione alla messa, potrebbe essere una delle iniziative da sostenere nel tempo. Certo se la spesa non devesse valere l’impresa, nel senso che se non si dovessero vedessero risultati migliori e più consistenti a livello di partecipazione alla messa domenicale, tutto rientrerebbe nella normalità. Ma sono convinto che soprattutto per le persone anziane, che hanno problemi di lontananza geografica dalla chiesa, questo servizio sarebbe apprezzato e soprattutto utilizzato. Portare in chiesa soprattutto nelle domeniche e feste importanti, 50  o 100 persone in più, anche attraverso questi servizi e queste forme di assistenza parrocchiale e pastorale, farebbe crescere quel rapporto tra centro e periferia delle parrocchie, tra i responsabili della parrocchia e i fedeli lontani solo geograficamente dalla chiesa. Molte delle persone che non possono andare in chiesa per questi motivi, seguono per televisione i programmi religiosi e la santa messa e solo nelle grandi circostanze vi partecipano realmente in quanto trovano un’anima buona che li accompagna, perché pure tra i familiari è difficile oggi trovare una persona che venga incontro a queste ed altre necessità spirituali. La nuova evangelizzazione passa anche attraverso una diversa e migliore organizzazione della parrocchia e dei servizi pastorali sul territorio. Il servizio della Chiesa-bus potrebbe essere un aiuto in più per favorire la partecipazione alle attività liturgiche, formative e pastorali della parrocchia di appartenenza  o di frequenza”.

Padre Antonio Rungi

Falciano del Massico (Ce). Ad un mese e mezzo dall’Ordinanza del Sindaco di “Non morire”

Chiese_Fa_01.jpgvista.jpgNel contesto del tempo pasquale sembra quanto mai appropriato il richiamo, per una doverosa riflessione sul tema del rispetto dei morti, all’ordinanza sindacale del Primo cittadino, il dottore Giulio Cesare Fava, del Comune di Falciano del Massico, in provincia di Caserta, nella Diocesi di Sessa Aurunca, N. 9 del 5 marzo 2012, nella quale dispone il “divieto di oltre passare il confine della vita terrena per andare nell’aldilà”, in poche parole dispone di “non morire” per i suoi concittadini. Non è una trovata pubblicitaria, forse sarà una vera provocazione per sollecitare l’interesse della città e delle istituzioni superiori all’Ente locale, circa la questione della mancanza di loculi nel cimitero locale e quindi l’impossibilità di dare segna sepoltura nel Comune di residenza a quanti lasciano questo mondo.
Le motivazioni sono chiaramente espresse nella premessa, ove si legge: “Premesso che: – il Comune di Falciano del Massico non ha il Cimitero nel proprio patrimonio immobiliare; – dalla data della acquisita autonomia, avvenuta nel settembre 1964, il Comune di Falciano del Massico si è sempre servito del vicino Cimitero “S. Lorenzo”, di proprietà del Comune di Carinola e ubicato nel suo territorio comunale; – che la gran parte delle tumulazioni è stata organizzata dalle locali confraternite che storicamente hanno avuto la disponibilità di un numero di loculi sufficiente per le esigenze cittadine; – tale Cimitero è arrivato a saturazione anche per quanto riguarda la componente confraternite che non dispongono più di adeguato numero di loculi”; inoltre si legge nell’ordinanza: “ Preso atto che il Comune di Falciano del Massico ha stipulato una convenzione con il Comune di Carinola per l’ampliamento dell’attuale Cimitero “S. Lorenzo”, ma che a tutt’oggi non sono iniziati i lavori; atteso che, allo stato, i cittadini di questo Comune incontrano gravi difficoltà, se non anche impossibilità, nel reperimento di loculi dove tumulare i propri cari deceduti; atteso che la mancanza di tumulazione di un defunto pone un grave problema di emergenza sanitaria e di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale; ritenuto di dover adottare apposita ordinanza contingibile e urgente, assumendo i poteri derivanti dall’art. 50, comma 5, del D. Lgs. 267/2000”, il Sindaco, Giulio Cesare Fava “Ordina: 1. Con decorrenza immediata, e per quanto nelle possibilità di ciascuno, è fatto divieto ai cittadini residenti nel Comune di Falciano del Massico, o comunque di passaggio per il territorio comunale, di oltrepassare il confine della vita terrena per andare nell’aldilà; 2. Di notificare la presente ordinanza ai cittadini di Falciano del Massico a mezzo notifica collettiva con affissione all’Albo Pretorio comunale on line e nelle bacheche comunali”.
Da tutto il contesto è facile rilevare l’amarezza del Primo Cittadino che da quasi 50 anni il Comune di Falciano del Massico non riesce ad avere uno spazio autonomo e realizzare il cimitero cittadino per una serie di motivi addotti dallo stesso Sindaco, ma che poi in concreto ingloba altri significativi aspetti umani, sociologici, storici e localistici.
Attualmente il Comune circa 4.000 abitanti, due parrocchie, 1.300 nuclei familiari. Molti sono gli anziani che vivono in questo piccolo centro a ridosso di Carinola e di Mondragone, dal quale dista 7 Km. L’attività prevalente è quella agricola, con limitato impegno nelle attività del terziario, dell’industria e del turismo. In assenza di lavoro i giovani della cittadino sono costretti ad emigrare in altre parti d’Italia o all’estero. Mancano le scuole superiori, manca il cimitero, mancano quei servizi utili alla popolazione, in ragione del fatto del limitato numero degli abitanti. Eppure dall’autonomia in poi, risalente al 1964, il Comune di Falciano è progredito tantissimo nei vari campi e nei servizi. Anche la presenza del noto Lago di Falciano costituisce un richiamo turistico per la zona, meta di costante visite di scuole e di villeggianti.
Ma la storia del piccolo centro parte da molto lontano. Risalgono, infatti, tra i 70.000 e i 30.000 anni fa i primi ritrovamenti in località “Grottolelle” , poco fuori il centro abitato non lontano dalla strada provinciale Falciano -Mondragone. Nei lavori di escavazione di una cava fu scoperta una grotta nel cui interno si rinvennero numerosi strumenti in selce.Poco a nord del centro storico si localizza un altro sito riconducibile al Paleolitico Superiore (35.000 10.000 anni fa) che ha restituito cospicui manufatti preistorici. Falciano si consolida nella sua identità geografica e storica durante l’epoca romana. Nel 340 a.c. l’Ager Falernus (corrispondenti agli attuali territori dei comuni di Falciano del Massico Carinola e Mondragone) viene conquistato dai romani e tolto agli Aurunci. Nel suo centro i romani vi fondano la città di Foro Popilio (tra Falciano e Carinola), vi costruiscono la via Appia (312 a.C.) e distribuiscono il territorio (centurazione) a numerosi coloni. Intorno alla seconda metà del II secolo a. C. nascono molte ville rustiche, munite nella gran parte di una stanza per il torchio (torcular) nelle quali veniva prodotto il famoso Falerno, il vino più rinomato in età romana esportato in tutto il mondo allora conosciuto. Ancora oggi, sulle colline prospicienti Falciano, è possibile ammirare le vestigia di queste ville ( Castellone, Castelluccio, Le Mura, Finocchiaro, Macerone, ecc.). Mura in opera poligonale, pavimenti in cocciopesto con caratteristici disegni formati da tessere in marmo resti di torchi, cisterne, ecc. Ulteriore sviluppo della cittadina si registra durante l’intero Medioevo. Infatti, con la scomparsa nel V secolo d. C. del centro egemone di Foro Popili si assiste al proliferare dei nuovi nuclei abitati ed all’espansione dei pagi romani tra cui Falciano (Fauciano – Faustiano). Nell’alto Medioevo si segnala la grangia benedettina, di cui si ha notizia nell’875, di “S. Maria in Fauciano” e il Monastero di S. Laro di cui sono ancora visibili i resti presso l’omonima masseria. Particolare importanza riveste il monastero di Martino, Santo vissuto alla fine del VI secolo sulla cui tomba ben presto nacque un monastero, poi benedettino. Nella grotta che ospitò l’eremita sono presenti diversi cicli pittorici con affreschi che vanno dal IX secolo fino a tutto il periodo barocco Il museo (in via di allestimento) ospiterà i reperti archeologici di età preistorica e romana che nel corso di questi ultimi anni sono venuti alla luce a seguito dei numerosi scavi condotti in zona dalla Sopraintendenza. Ceramica a vernice nera, sigillata italica e sigillata africana troveranno spazio in bacheche con approfondite didascalie. Saranno visibili una ricostruzione a grandezza reale di un torchio di età romana nonché i vari tipi di anfore prodotte in zona(tipico contenitore per il trasporto del vino). Non mancheranno numerose epigrafi e pannelli a tema che aiuteranno il visitatore a seguire le dinamiche storico-evolutive del territorio. Una sezione del museo sarà dedicata alla fase preistorica con l’esposizione dei materiali in selce.
Falciano è una comunità profondamente cristiana con feste importanti come quella di San Rocco e San Pietro. Si divide in due parrocchie che in gergo comune sono dette di Falciano-capo e Falciano-Selice. Il nucleo più antico è quello che fa riferimento alla parrocchia S. Pietro. La chiesa è riccamente decorata da stucchi barocchi sembra sorta nel XVII secolo. Da ammirare al suo interno la splendida cantoria lignea con quattro scene neotestamentarie: Circoncisione di Gesù; Fuga in Egitto; Predica di S. Giovanni nel deserto e Battesimo di Gesù. L’altra chiesa parrocchiale è dedicata ai Santi Martino e  Rocco. Si accede nella piccola chiesa attraverso un portale architravato sormontato da una lunetta con archivolto decorata da motivi zoomorfi. Quest’ultimo è stato riutilizzato e può essere forse di età romanica. I numerosi quadri (dal XVI al XIX secolo),qui una volta presenti sono oggi conservati presso la nuova ed omonima chiesa in via Alloro.
Il Patrono è San Rocco e si festeggia il 16 agosto con una grande festa popolare che richiama in Paese i tanti falcianesi che sono emigrati all’estero o vivono altrove in Italia e che mantengono le loro radici nel loro paese d’origine.
A distanza di un mese e mezzo dall’ordinanza del Sindaco di Falciano del “divieto di oltrepassare il confine della vita terrena”, in altre parole di non morire, sarebbe interessante sapere quante persone sono morte in questi giorni e quale cittadino ha disobbedito al dispositivo del Sindaco. Sarebbe forse il caso di mettere anche una multa al caro estinto, se qualcuno se ne è andato su “volontà di Dio” che è Padrone della vita e della morte, contravvendo alle disposizioni sindacali. Certo un’anomala ordinanza del genere fa riflettere e ci fa pensare come oggi non solo sia difficile vivere, ma anche morire. E’ difficile trovare un posto non solo al Cimitero di Falciano, che cimitero non ha e deve far ricorso altrove, ma in tante altre parti d’Italia. Questo apre al problema della cremazione, che in molti comuni è autorizzata e che gli stessi cattolici possono praticare, purché non sia contro la fede e l’insegnamento del magistero della Chiesa.

Riflessione. Gli sportivi si curino meglio e si preoccupino di più della loro salute. Spesso hanno famiglia e figli!

Morosini1.jpgIl caso Morosini solleva anche questioni di ordine morale. La cura della salute, viene prima di ogni attività sportiva professionistica, fosse pure quella certificata come ai massimi livelli diagnostici e di prevenzione. Bisogna prestare maggiore attenzione alla salute e non solo fisica degli atlenti, evitando di sottoporli a sforzi continuativi, se non a livello fisico, a livello psicologico e neurologico. Oggi il calcio, come tanti altri sport stressa gli atleti, in quanto le prestazioni ad alto livello e il buon rendimento in campo, compensa anche il rendimento fuori campo. Per cui lo sforzo di riuscire sempre meglio, spesso si paga con il compromettere la salute complessiva. La competizione eccessiva, il contesto culturale, sociale ed economico in cui si muove il cacio e gli altri sport non aiutano a far stare sereni né i calcatori e né i tifosi. Ridimensionare il fenomeno e l’affare calcio penso che sia dovere di tutti. Troppo esaltazione e troppa rivalità, ma anche troppi interessi che ruotano intorno al mondo del calcio. Di fronte alla morte di un giovane giocatore, bisogna non solo sospendere il campionato per una partita, che non necessariamente si deve recuperare (un turno lo si può anche annullare), ma si tratta di ripensare tutto il settore non solo alla luce delle conoscenze e del progresso medico, ma anche dell’etica in generale e della deontologia professionale. A tale riguardo  bisogna valutare attentamente da un punto di vista di etica cristiana, personale e sociale fino a che punto il calcio portato a questi livelli rispetti davvero la persona umana e nel caso specifico il “lavoratore” sportivo. E’ bene ricordare quanto è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica circa il quinto comandamento di “Non uccidere”, circa la cura della salute: “La vita e la salute fisica sono beni preziosi donati da Dio. Dobbiamo averne ragionevolmente cura, tenendo conto delle necessità altrui e del bene comune.La cura della salute dei cittadini richiede l’apporto della società perché si abbiano le condizioni d’esistenza che permettano di crescere e di raggiungere la maturità: cibo e indumenti, abitazione, assistenza sanitaria, insegnamento di base, lavoro, previdenza sociale. Se la morale richiama al rispetto della vita corporea, non ne fa tuttavia un valore assoluto. Essa si oppone ad una concezione neo-pagana, che tende a promuovere il culto del corpo, a sacrificargli tutto, a idolatrare la perfezione fisica e il successo sportivo. A motivo della scelta selettiva che tale concezione opera tra i forti e i deboli, essa può portare alla perversione dei rapporti umani. La virtù della temperanza dispone ad evitare ogni sorta di eccessi, l’abuso dei cibi, dell’alcool, del tabacco e dei medicinali. Coloro che, in stato di ubriachezza o per uno smodato gusto della velocità, mettono in pericolo l’incolumità altrui e la propria sulle strade, in mare, o in volo, si rendono gravemente colpevoli. L’uso della droga causa gravissimi danni alla salute e alla vita umana. Esclusi i casi di prescrizioni strettamente terapeutiche, costituisce una colpa grave. La produzione clandestina di droghe e il loro traffico sono pratiche scandalose; costituiscono una cooperazione diretta, dal momento che spingono a pratiche gravemente contrarie alla legge morale”. Sono riferimenti e richiami morali molto precisi, soprattutto in ordine al successo sportivo, che richiede la virtù della temperanza da parte di chi sono i responsabili dei club e ai giocatori. Bisogna evitare eccessi di ogni genere, così pure nell’uso dei medicinali, degli stimolatori, dei vari integratori che si usano per recuperare le energie dopo prolungati sforzi e stress da attività sportiva. Tutto deve contribuire al bene della persona e lo sport deve essere occasione di sano divertimento  e non di frustrazioni di ogni genere. Le cause della morte di Morosini che saranno gli esperti a stabilirle scientificamente, mediante l’esame autoptico, qualsiasi risultaro darà (davvero secondario rispetto alla morte di un giovane atleta) deve fare riflettere seriamente tutto il settore dello sport. Anche se una sola morte in campo ogni 40 anni è un dato statistico irrilevante, come sembra sia capitato in Italia, rimane una sconfitta, perché, al di là dell’evento imprevedibile come un aneurisma cerebrale, rimane il fatto che la salute fisica, psichica e spirituale dei calciatori va controllata non ogni sei mesi o ogni anno, ma tutte le volte che iniziano gli allenamenti e soprattutto le gare, quelle che si presentano con più cariche motivazionali ed emotive. I controlli devono essere sistematici in ragione anche al tipo di vita ed anche alla storia della salute dello sportivo e dei suoi familiari. I fattori ereditari ed a rischio in determinate famiglie non possono non essere considerati quando si sottopone un atleta a sforzi continui, tra ritiri, allenamenti, partite di due tre alla settimana, spostamenti in pullman o in aero, ritorno a casa e i tanti pensieri che occupano la mente dei calciori e sportivi. A ciò si aggiunga la pressione dei media e tutto ciò che viene valutato dallo stesso giocatore utile o dannoso per se e il quadro di preoccupazione e tensione si può innalzare facilmente. Poi lo stress in campo, gli sconti corporali volontari ed involontari durante le partite, certo tutte queste cose non aiutano lo sportivo a stare in salute, al contrario gli mettono ansia e producono stanchezza e stress. Il calcio come lo sport in genere a livello professionistico non è più un sano divertimento e un relax,  ma un lavoro a tutti gli effetti che se si fa sotto stress e pressione può generare sofferenze e malattie di ogni genere e qualche volta anche la morte in campo o fuori campo, questo poco importa. La vita umana anche se una sola vale più di miliardi e miliari di soldi e successi che circolano intorno allo sport e anche oltre lo sport”.

Riflettere sul senso della vita e della morte

morosini.jpgMorosini1.jpgmorosini_193122--473x264.jpgDi fronte alla morte improvvisa di un giovane calciatore, come Piermario Morosini, che militava in serie B nel Livorno, si resta interdetti e shoccati. Non ci sono parole di fronte ad immagini terribili in diretta Tv che molti hanno visto, che registrano il crollo fisico di una persona, giovanissima, 25 anni, che in pochi secondi, lascia questo mondo per volare in cielo, dove ad attenderlo ci sono i suoi genitori, morti abbastanza giovani, un fratello e tante altre persone a lui care. Tutti descrivono Morosini come un ragazzo d’oro, pulito, dal cuore semplice, provato dalla vita e dalla sofferenza, impegnato nel campo sociale, sempre sorridente nonostante la sofferenza che si portava dentro. Muore un giocatore come muoiono ogni giorno milioni di persone al mondo, mentre ne nascono altrettante. E’ la storia della vita umana segnata dalla nascita e dalla morte, che ha un inizio ed ha una fine, un termine che non sta nelle nostre possibilità conoscerlo con esattezza e precisione di anno, giorno, ore, minuti e secondi. Tutto resta un mistero. Davanti alla morte di un giovane che ha fatto il giro del mondo, ha giustamente costretto i responsabili della Figc e del Coni di sospendere tutti i campionati di calcio per lutto, che ha provocato tanta sofferenza in tante persone che lo conoscevano, suoi parenti, la fidanzata, i calciatori, i suoi amici e compagni, noi vogliamo capire perché succede questo. Un motivo c’è. Non è vero che non si può spiegare una morte così improvvisa? Non è la fatalità, né il destino. Per cui se non è questo qualcosa altro sarà. Sarà un progetto di Dio sulla nostra vita che va capito. E allora anche la morte di Morosini entra nei misteri di quella vita umana, come entra nei misteri della vita umana la morte di tanti bambini, giovani, adulti, anziani, ammalati che ogni giorno nelle varie parti del mondo lasciano la terra per volare in cielo. Altrimenti dobbiamo capire il perchè di una morte, le cause del decesso, che verranno determinate scientificamente dall’autopsia sul corpo del giovane atleta, che verrà esequita lunedì, visto che devono passare almeno 24 ore dalla dichiarazione di morte per procedere all’autopsia. Sarà stato infarto? Aneurisma cerebrale? Tutte e due le cose o qualche altra causa. Sta di fatto che Piermario non c’è più su questa terra è già nella gloria del cielo e in attesa della risurrezione finale. Come tanti messaggi sottolineano in questo momento di dolore egli è volato in cielo ad incontrare i suoi genitori. In quel cielo in cui spesso fissava lo sguardo quando entrava in campo o nei momenti di gioia o di dolore o quando diceva che giocava a pallone per far sorridere in cielo i suoi genitori che non c’erano più. Il cielo, che bello dire il cielo, l’infinito ed azzurro cielo dove ci attende oltre lo stesso cielo, chi del cielo è il Signore. Ci attende Cristo che ha vinto la morte ed è risorto ed è andato a prepararci un posto proprio nel cielo. In questi giorni di Pasqua è consolante pensare al cielo e alla vita oltre al morte, anzi oltre la vita terrena ed anche di fronte alla morte di un giovane calciatore che ha lasciato interdetti tutti noi pensarlo in cielo è davvero una gioia più che un dolore, una sofferenza per quanti non sanno vedere la propria esistenza oltre questo orizzonte. Rivedere le immagini di questo giocatore che entrava in campo e come tanti si faceva il segno della croce, è esprimere quella necessità di protezione dal cielo che questa volta c’è stata ugualmente perché quel cielo lo ha voluto lassù, perché era giunta la sua ora. Nessuno nasce e muore per caso, ma tutti nasciamo e moriamo perchè così è scritto nel libro della vita. Quel libro che custodisce gelosamente Dio e dove egli ha già scritto la parola fine, che per Lui e per noi significa inizio. Inizio di una vita più bella, eterna, senza più morte, dolore e sofferenza, perché è la vita di Dio ed è la vita per sempre in Dio.

Lì sta Piermario e lì ci sono tutte quelle persone che nella vita hanno sofferto ed hanno costruito non tanto un avvenire calcistico, economico, di benessere, ma hanno costruito il loro Paradiso, perché hanno vissuto con il cuore ed i sentimenti di Cristo.

Speciale preghiera per Papa Benedetto in occasione degli 85 anni di vita.

papa-benedetto-xvi-e1299672249463.jpgA pochi giorni dall’85° compleanno di Papa Benedetto XVI (16 aprile 2012), padre Antonio Rungi, teologo morale, sacerdote passionista, ha composto una speciale preghiera per il Santo Padre che affida alla recita dei vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli in questi giorni precedenti alla fausta ricorrenza per il Papa e per la chiesa universale. “Sarebbe bello che si facesse un triduo di ringraziamento nelle nostre chiese e parrocchie per ricordare l’85° genetliaco di Papa Ratzinger, da sette anni alla guida della chiesa in uno dei periodi più problematici della storia della chiesa e dell’umanità. Sostenere il Santo Padre con la preghiera come da lui stesso espressamente richiesto -afferma P.Rungi – in occasione della sua elezione a Sommo Pontefice e continuamente ribadito è un dovere spirituale, morale e affettivo da parte di tutti i cattolici del mondo. Questa semplice preghiera da me composta è un rendere lode al Signore perché ha suscitato nella Chiesa un così coraggioso e forte pastore, caratterizzato da un insegnamento e magistero di straordinaria ricchezza e vitalità, nonché da un intensa attivita pastorale a livello universale. Siamo grati a Dio per averci donato Papa Benedetto XVI, dopo la straordinaia figura carismatica e santa del Beato Giovanni Paolo II”.
Ecco il testo dell’orazione composta da padre Antonio Rungi, passionista.

Preghiera per l’85 compleanno di Papa Benedetto XVI

Signore, che doni una lunga vita
a quanti sono forti nel corpo e nello spirito
ti ringraziamo per gli 85 anni di vita
del Romano Pontefice, Papa Benedetto XVI.

Dona al pastore universale della chiesa,
per moltissimi anni ancora,
una lunga e salutare vita,
per il bene dell’intera umanità.

Nel costante servizio alla verità, alla vita,
alla giustizia e alla pace universale,
fa che ogni sua parola, proclamata nel Tuo nome,
possa raggiungere il cuore di quanti credono,
e di quanti non credono,
di quanti sono artefici delle sorti delle nazioni
e di quanti sono operatori di violenza di ogni genere.

Non permettere, Signore della vita e della storia,
che il successore di Pietro,
in questo inizio del  nuovo millennio,
soffra a causa della poca fede nella chiesa e nel mondo,
della scarsa carità non vissuta dai piccoli e dai grandi,
dell’assenza della speranza che più non alberga
nel cuore del genere umano.

In questa tappa importantissima
della sua avventura terrena ed umana,
dona a Papa Benedetto, la serenità, la pace,
il sorriso e la gioia di vivere di uomo di Dio,
quale pastore universale del popolo eletto,
sparso su tutta la terra e in cammino verso i pascoli eterni.

Conservalo sempre di più nelle energie fisiche,
umane e spirituali, perché possa continuare
il suo alto magistero in mezzo all’umanità,
segnata da tanti dubbi, incertezze e smarrimenti,
perché la sua parola, pronunciata nel Tuo nome, Dio di verità,
ne possa illuminare la strada e indicarne la direzione finale.

Dona, o Signore, a Papa Benedetto,
la tua santa benedizione dal cielo,
e per intercessione della Vergine benedetta,
concedi a lui il sollievo da tante sofferenze
causate  dai membri della chiesa,
e da quanti avversano la barca di Pietro.

Possa il suo cuore e la sua mente,
di sapiente ed oculato Pontefice,
godere di una lunga e serena vita,
come semplice e umile lavoratore nella Vigna del Signore. Amen

Padre Antonio Rungi, passionista

Composta preghiera per la donna

Mentre il santo padre Benedetto XVI ieri, lunedì in Albis e dell’Angelo, 9 aprile 2012, nel Reginae coeli, recitata dalla sua residenza di Castelgandolfo,ris7.jpg ricordava l’importante ruolo che le donne hanno nel vangelo, ecco questa bellissima preghiera composta per tutte le donne al mondo che fanno della gioia di vita il motivo dominante della loro esistenza di donne, madre, nubili, lavoratrici e attente al discoro dell’amore vero ed autentico.

Preghiera della donna

Signore, mi rivolgo a Te
 con la confidenza di un bambino,
 con l’umiltà del povero,
 con il coraggio dei martiri.
 
Donami la forza di parlarti
 con la sincerità del cuore,
 con l’umiltà di chi conosce
 la sua fragilità, con il coraggio
 che spesso manca nella mia vita
 quotidiana.
 
Fa’ della mia vita un inno alla vita,
 un canto perenne alla gioia,
 un immenso atto d’amore
 verso chi attende amore.
 
Nella mia debolezza non abbandonarmi.
 Nell’incertezza, illuminami la mente.
 
Nel dolore, fa’ che io sappia camminare
 con Te sulla via della croce.
 
Ti chiedo, per intercessione di Maria,
 Madre del bell’Amore, di essere una
 DONNA capace d’amare ogni persona
 del genere umano, soprattutto se
 debole e fragile, a partire dai miei cari.
 Amen!
 (Padre Antonio Rungi)