Archivi Mensili: aprile 2009

Informazione religiosa. Festa primo maggio

Mondragone (Ce). La festa di San Giuseppe Artigiano con il cuore rivolto ai terremotati.
 
Il fatto più 23042009.jpgsignificativo della Festa di San Giuseppe Artigiano in quest’anno 2009 è sicuramente la venuta nella Chiesa dei Passionisti il primo maggio del parroco di San Giuseppe Artigiano a L’Aquila con alcuni studenti universitari. La presenza del sacerdote e dei giovani studiosi vuole essere un segno tangibile della vicinanza della comunità passionista e parrocchiale al dramma dei fratelli dell’Abruzzo, che continuano a vivere dopo il disastroso sisma del 6 aprile scorso. In prospettiva anche un eventuale gemellaggio tra la Parrocchia di San Giuseppe Artigiano di Mondragone e quella de L’Aquila, chiesa a disposizione degli studenti insieme al parroco e aperta fino alle due di notte. Ora come tante altre chiese anche questa è rimasta chiusa a causa del terremoto. Di questa iniziativa singolare ne ha parlato il parroco di San Giuseppe Artigiano in Mondragone, padre Luigi Donati a conclusione della messa delle ore 9,30 celebrata da padre Antonio Rungi, oggi domenica 26 aprile. E sempre questa sera un altro significativo appuntamento di carattere religioso in vista della festa di San Giuseppe Artigiano, in programma il 30 aprile e 1 maggio. Nella chiesa parrocchiale, alle ore 18,30 si è svolta la giornata della famiglia con la celebrazione della santa messa, alla quale hanno partecipato le coppie di sposi della parrocchia. Durante la celebrazioni le coppie presenti hanno rinnovato le promesse matrimoniali e l famiglie con una speciale preghiera sono state affidate alla custodia di San Giuseppe. A conclusione della santa messa officiata dal parroco c’è stata l’accensione della lampad votiva a San Giuseppe Artigiano. E’ iniziata così la settimana in onore del patrono della parrocchia dei padri passionisti, la cui festa è stata celebrata per la prima volta all’esterno nel maggio 1986, quando era parroco padre Enrico Cerullo, superiore padre Emilio Vicini, di venerata memoria e Vice-superiore padre Antonio Rungi. Fu allora che venne realizzato il gruppo ligneo San Giuseppe Artigiano e Bambino, opera di artisti di Ortisei, donazione alla parrocchia di padre Sebastiano Cerrone, già parroco della comunità dagli anni negli anni 1971-1982. La settimana in onore del santo prseguirà domani, lunedì 27 aprile 2009 con un pomeriggio di incontro, di fraternità e di giochi per tutti i bambini e ragazzi della parrocchia. Nei giorni 27-29 aprile il triduo predicato da padre Mario Caccavale, passionista, con la riflessione durante la messa delle ore 18,30. Martedì 28 aprile, alle 20,30 incontro e dialogo sul tema del lavoro; mercoledì 29 aprile, alle ore 20,30 adorazione eucaristica animata dal novello diacono passionista, padre Aurelio Aparecido Miranda. Giovedì 30 aprile, alle ore 20.00 inizio della XVI Sagra delle Fave con Pecorino ed altro, animata da un gruppo musicale fino alle 24.00. Venerdì primo maggio, giornata di festa di grande intensità, con le varie messe in programma: ore 7,30; 9,30, 11.00 e 19.00. Alle ore 11.00 sarà il Vescovo diocesano, mons. Antonio Napoletano, a presiedere la solenne eucaristia, durante al quale 40 giovani della parrocchia riceveranno il sacramento della confermazione. Nel pomeriggio, con inizio alle ore 17.00 si svolgerà la processione della Statua di San Giuseppe per le principali vie della parrocchia che, come si sa, interessa la zona mare- nord di Mondragone, detta Domiziana del Garigliano, a partire dall’incrocio di Viale Margherita fino alla Fimarella ed oltre. Al rientro della processione la snta messa celebrata dall’attuale superiore provinciale dei passionisti, padre Salvatore Enzo Del Brocco, con la supplica conclusiva a San Giuseppe. Alle ore 20.00 , secondo giorno della Sagra delle Fave e Pecorino, con serata musicale e la conclusione dei festeggiamenti. La festa esterna si svolgerà nel giardino dei passionisti, parte integrante del convento iniziato nel 1955 e completato nella parte più consistente nel 1962. La struttura è stata per oltre un ventennio, dal 1962 al 1983, Convitto per minori in difficoltà familiare, economica e sociale; poi ha ospitato la scuola statale, dal 1983 al 2004, attualmente ospita il Centro Laila sempre per minori in disagio sociale. Nata per uno scopo sociale, la struttura ha mantenuto nel tempo la sua finalità originaria rispondendo così alle sfide del mondo di oggi, in sintonia con il carisma del fondatore dei Passionisti, san Paolo della Croce che verso i sofferenti, soprattutto bambini ebbe una speciale attenzione, vedendo in loro il volto di Gesù Crocifisso. I passionisti vi risiedono stabilmente dal 1958. Padre Sebastiano Cerrone vi risiede dal 1968 e svolge il ministero di confessore, e padre Antonio Rungi dal 1978, con l’interruzione di un quadriennio (2003-2007) avendo ricoperto in questo periodo l’ufficio di superiore provinciale nella comunità passionista di Napoli, che è vice-superiore, cappellano delle Suore, docente e missionario. Da soli due anni, dal settembre 2007 sono presenti in comunità, padre Luigi Donati (superiore-parroco) e padre Giuseppe Polselli (missionario).  I religiosi della comunità lavorano in vari campi della pastorale, da quella parrocchiale a quella del turismo, della predicazione e della scolastica. E’ una comunità impegnata apostolicamente su tutto il territorio casertano ed oltre, nello spirito di San Paolo della Croce e secondo le esigenze della Chiesa e del mondo contemporanei. La parrocchia fu istituita dal compianto vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Vittorio Maria Costantinidei Frati Conventuali e da allora ha sempre operata nella struttura messa a disposizione dai passionisti per tale scopo pastorale ed ecclesiale. Alla guida della parrocchia si sono susseguiti vari parroci che per esigenze di regole interne all’istituto cambiano periodicamente. La parrocchia si avvale del Consiglio pastorale che, nel caso specifico della Festa in onore del Patrono, si è attivato con uno specifico comitato, presieduto dal Parroco ed ha organizzato la Festa in onore di San Giuseppe. Festa che come è noto è stata sempre basata sull’essenzialità, la semplicità e improntata al risparmio, pur riuscendo sempre un momento di sano divertimento e di fraternità vera tra i parrocchiani e le migliaia di persone che ogni anno anche se per pochi minuti prendono parte alla festa, soprattutto alla sagra e alle serate musicali. Non noti e costosi artisti, ma cantanti accessibili, ma graditi soprattutto al pubblico dei giovani e degli adulti, quello che normalmente è interessato alla musica italiana e napoletana del passato e del presente.

Il commento della parola di Dio di Domenica

III Domenica di Pasqua

26 Aprile 2009

Con Cristo non si può essere turbati ed aver paura!

di padre Antonio Rungi

Celebriamo oggi la terza domenica del periodo liturgico di Pasqua. Tempo durante il quale siamo invitati a riflettere bene sul mistero della Redenzione portato al compimento da Gesù Cristo nella sua Pasqua di Morte e Risurrezione. Il Vangelo di oggi ci presenta una nuova apparizione di Gesù agli Apostoli, alla presenza dei Discepoli di Emmaus che rientrati dal villaggio stavano raccontando quello che avevano visto e l’esperienza fatta con Gesù, apparso a loro come viandante e poi riconosciuto nello spezzare il pane. La nuova apparizione di Gesù è finalizzata a dare coraggio e sostegno ai Apostoli, che non ancora avevano compreso esattamente che egli era davvero risorto, tanto che Gesù nuovamente si presenta con i segni della passione. Tutto questo a conferma che era lo stesso Cristo Crocifisso ad avere assunto un corpo glorificato dopo la momentanea discesa negli inferi. Aver fede ed accettare Cristo significa accettarlo sulla Croce e quale vincitore della morte. Egli è infatti è venuto a portare la pace agli uomini afflitti da tante paure e tante angosce, quelle che non danno tregua alla mente ed ai pensieri dell’essere vivente. Quante paure e preoccupazioni per la nostra salute, per la nostra vita, per la società, il mondo, per quanto ci attende, per il futuro nostro e degli altri e paura della stessa eternità. Gesù ci dice che dove sta lui non c’è motivo di temere. La sua presenza non deve essere di contorno o di abbellimento, tipo di quelle immagini sacre che riempiono le pareti delle nostre case e delle nostre chiese, ma non le corde del nostro cuore. Egli deve essere presente in modo vivo ed operativo nella vita di quanti si professano suoi discepoli e costituiscono la sua famiglia. Gesù dirada ogni paura e porta pace davvero all’umanità intera, quando il suo messaggio e la sua missione vengono accettati e condivisi soprattutto da quanti sono battezzati e si professano cristiani. Di questa presenza viva, reale, in corpo, sangue e divinità sappiamo con la certezza della fede e della dottrina che l’abbiamo nel sacramento dell’altare. La Pasqua di Cristo è prima di tutto ripartire dal banchetto eucaristico come esperienza di una vita nuova nel Cristo che si offre a noi come nostro cibo e bevanda e come farmaco di immortalità. “In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
Gesù porta gioia e serenità e questa gioia, anche se non è egli stesso a comunicarcela con parole suadenti e confortanti come fu per i discepoli dopo la risurrezione, egli comunque ce le trasmette in altro modo, per altri versi e in altre forme che ben conosciamo e sono i sacramenti della penitenza e della comunione. Quando la nostra coscienza è a posto, quando siamo in grazia di Dio noi assaporiamo la vera gioia e non dobbiamo più temere di nulla e di nessuno. Dio con noi è la forza della nostra vita e la sorgente della nostra gioia terrena ed eterna. Quanto cammino dobbiamo ancora fare per raggiungere questo grado di serenità che nessun psicologo o altra persona più darci in un modo pieno, certo e duraturo come la persona di Cristo, che noi accogliamo nell’eucaristia. Non a caso anche questa apparizione ci presenta Gesù con gli apostoli che si mette a tavola e mangia del pesce con loro, segno evidente dell’eucaristia. I primi cristiani, soprattutto quelli che dovettero fare i conti con le persecuzioni, nelle catacombe lasciano i segni indelebili della celebrazione dell’eucaristia in questi luoghi sotterranei e isolati proprio lasciando i segni del pane e del vino impressi nelle pareti delle catacombe o di altri luoghi fortuiti di riunione della comunità orante. L’eucaristia è espressione di una comunione profonda con Cristo e con gli altri. In questa prospettiva eucaristica si comprende cosa ci voglia dire il brano degli Atti degli Apostoli che è la prima lettura di oggi: Pietro invita al pentimento e alla conversione davanti al mistero della morte e risurrezione di Cristo. La Messa che è memoriale, cioè attualizzazione della Pasqua di Cristo, è la celebrazione delle celebrazioni in cui la comunità si ritrova nella pace e nella fraternità a condividere il pane della parola e il pane della vita, Cristo eucaristia. Noi dobbiamo metterci da parte di coloro che non rinnegano o condannano Cristo a morte, ma lo invocano in aiuto e soccorso: Vieni Signore Gesù, il mondo ha bisogno di te, ha bisogno di pace, di giustizia e di vera solidarietà. “In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati». Anche a, noi presunti giusti è rivolta nuovamente questa parola di conversione di allontanamento dal peccato e da ogni miseria umana. Noi non siamo migliori degli altri, molte volte forse siamo più cattivi di quanti per ignoranza non conoscono Cristo e non seguono la sua dottrina. La conversione è prima di tutti per coloro che presumevano al tempo di Gesù chi doveva e poteva essere davvero il Messia. La fine della morte in Croce di Gesù a causa dei Giudei e dei loro capi fu proprio perché non riconobbero in Gesù il Messia, il Figlio di Dio, l’autore della vita. Su questa stessa lunghezza d’onda si colloca poi il brando della seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di san Giovanni apostolo, nella quale c’è un chiaro invito a non peccare, ad allontanarsi da uno stile di vita espressione di morte e di alienazione, per recuperare una dignità di vita basata sull’osservanza dei comandamenti divini Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto”.
Il cristiano fedele alle proprie scelte battesimali e alla propria religione sa come deve fare e come lo deve fare. Molte volte pur conoscendo ciò che è bene facciamo il male a noi stessi e agli altri, non ci lasciando guidare dallo Spirito Santo e dalla carità, ma dalle passioni e dagli interessi terreni, egoistici e materiali. Con il Salmo 4 ricordo e ripeto a me stesso e a voi quanto troviamo scritto in questa preghiera della fiducia e della speranza cristiana: “Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco. Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare”.
Sia questa la nostra preghiera comunitaria che vogliamo porre a fondamento della celebrazione eucaristica di questa domenica, ma soprattutto a fondamento di tutta la nostra vita di fede: “O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati, hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa’ di noi i testimoni dell’umanità nuova, pacificata nel tuo amore”. Amen.

Calvi Risorta (Ce). Raduno ex-alunni passionisti

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Calvi Risorta (Ce). Aseap-Day. Il XIX Raduno degli ex-alunni passionisti. Mons. Nesti celebra l’eucaristia. Tutti gli Ex-Provinciali alla celebrazione.

Sarà sua eccellenza monsignor Piergiorgio Silvano Nesti, passionista, ex-Segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società apostoliche a presiedere la solenne celebrazione eucaristica in occasione dell’annuale Raduno degli Ex-Alunni Passionisti. Raduno che si terrà presso il Convento dei Passionisti di Calvi Risorta (Ce), nella Diocesi di Teano-Calvi, il giorno 25 aprile e che vedrà per un’intera giornata impegnati nella riflessione, nella preghiera e nello studio tutti gli ex-alunni passionisti con le rispettive famiglie. Monsignor Nesti celebrerà la santa messa alle ore 12.00 e ricorderà il suo 50° anniversario di sacerdozio, insieme ad alcuni religiosi della Provincia dell’Addolorata che quest’anno celebrano il loro giubileo sacerdotale: Padre Bartolomeo Avagliano (65°); i padri Pancrazio Scanzano e Valente (60°), padre Lorenzo Vetrella (50°). All’Aseap-day sono invitati a partecipare tutti gli ex-Superiori provinciali della Provincia dell’Addolorata: PP.Sebastiano Cerrone, Pancrazio Scanzano, Valente Schiavone, Stanislao Renzi, Ludovico Izzo, Giovanni Cipriani, Antonio Rungi, eletti nei capitoli provinciali, come pure tutti i familiari degli ex-alunni passionisti che nella scuola apostolica di Calvi Risorta o in altri conventi dei passionisti del Lazio e Campania hanno fatto un cammino iniziale, poi liberamente interrotto per seguire altre chiamate, soprattutto alla vita coniugale. In oltre 80 anni di attività della scuola apostolica sono alcune migliaia gli ex-alunni passionisti che hanno seguito altre strade, pur mantenendo quel vincolo spirituale con la Congregazione della Passione, fondata da San Paolo della Croce. Ogni anno si ritrovano insieme con i loro rispettivi educatori, compagni di studio, direttori, confessori e docenti per una verifica congiunta del cammino di vita cristiana ed umana, nel ricordo della passione di Cristo, che è passione per la vita. Nel corso dell’anno vengono seguiti da un assistente spirituale che, attualmente è padre Ludovico Izzo. Ad accogliere, alle 9,30 tutti gli ex-alunni e i loro familiari sabato sarà il superiore della casa di Calvi Risorta, padre Pierluigi Mirra. Seguirà il saluto dell’assistente provinciale, padre Ludovico Izzo e la relazione del presidente dell’Aseap, sig. Antonio Romano, che parlerà su: “La nostra radice passionista è la nostra forza”. Alle ore 11,30 la parola sarà data ai religiosi che ricordano il loro giubileo sacerdotale. Subito dopo la santa messa officiata da mons. Nesti durante la quale verranno ricordati gli anniversari dei matrimoni degli ex-alunni passionisti con la benedizione degli anelli. La liturgia sarà animata dal coro dell’Aseap-Boys. A conclusione della messa saranno premiati: l’ex-alunno più anziano e quello più giovane; il familiare più anziane e giovane; il socio dell’Aseap che ha recuperato più ex-alunni. Poi tutti insieme fraternamente l’agape nel grande convento dei Passionisti, in grado di ospitare migliaia di persone contemporaneamente, data la grandezza e la vastità della struttura, ancora funzionale, nonostante la vetusta età. L’Associazione ex-alunni passionisti, che conta diverse centinaia di iscritti, ma migliaia di simpatizzanti, è guidata da Antonio Romano, che è a conclusione del suo mandato quadriennale. Il raduno di sabato sarà anche l’occasione per rinnovare l’intero direttivo.

Festa di San Biagio a Valle di Cervinara (Av)

25950G.jpgInizia domani, giovedì 16 aprile, il triduo di preparazione alla festa di San Biagio che si svolge ogni anno nella frazione Valle di Cervinara, nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria a Valle. Frazione e parrocchia di 600 abitanti del Comune di Cervinara, nella Diocesi di Benevento- Forania Valle Caudina. A tenere la predicazione per questa fausta ricorrenza, su invito del parroco don Nicola Fiore, è padre Antonio Rungi, misisonario passionista, teologo morale campano, ex-superiore provinciale dei passionisti della Campania e del Lazio Sud, originario della vicina Airola. Padre Rungi sarà a Valle di Cervinara dalle ore 18.00, alle 20.00, per le confessioni, la celebrazione della santa messa e l’omelia in preparazione alla festa del protettore della comunità parrocchiale. Domenica, poi, 19 aprile, domenica in Albis e della Divina Misericordia, la solenne celebrazione eucaristica delle ore 9,30 con il panegirico sul Santo. La devozione a San Biagio è di antica data in Cervinara e in tutta la Valle Caudina. Un eremo dedicato al grande santo, protettore dei mali della gola, sorge sul Monte Pizzuto, a testimonianza di un culto che attinge alla storia passata delle popolazioni locali. La festa liturgica che si celebra il 3 febbraio, a Valle viene svolta nella domenica in Albis, in quel clima di spirituale della pasqua che è segno di risurrezione e vita.Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana – in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti – Avellino – Benevento – e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell’atto risale il rito della “benedizione della gola”, compiuto con due candele incrociate o usando l’olio benedetto in onore di San Biagio, con l’orazione “Per intercessione di San Biagio il Signore ti liberi da ogni male di gola e da ogni altro male”. Olio che viene benedetto dal sacerdote nel giorno della festa del 3 febbraio e con il quale si unge la gola dei fedeli con la croce. Questa sana tradizione viene rispettata dagli anziani e dai giovani. Di fronte ai tanti mali fisici, a volte inguaribili, i devoti del santo si affidano a San Biagio perché li protegga. Su questi apsetti del culto in onore del martire con i vari risvolti spirituali e pastorali si incentrerà la predicazione del teologo Rungi, durante il suo ministero apostolico a Santa Maria a Valle di Cervinara. La Chiesa molto frequentata dalla piccola comunità cristiana è un punto di riferimento spirituale e sociale per la frazione Valle, guidata da anni, da non Nicola Fiore, sacerdote zelante e attento alle esigenze spirituali dei suoi parrocchiani-Cervinara_S_MariaDellaValle.jpg

E’ risorto. Non è qui. Cerchiamo il Cristo della vita

Domenica di Risurrezione

 

12 Aprile 2009

 

E’ risorto, non è qui. Cerchiamo Cristo non nella morte, ma in tutto ciò che è vita.

 

di padre Antonio Rungi

 

20260AE.jpgCelebriamo oggi la domenica di risurrezione la Pasqua. La domenica delle domeniche, in quanto questo è davvero il giorno del Signore, nel quale siamo invitati a rallegrarci, a gioire, non più solo a sperare, ma ad avere la convinzione che ogni speranza è certezza per un credente che affida il suo sguardo e la sua proiezione di vita in Cristo. Egli è risorto, non è più nel sepolcro e se vogliamo incontrarlo, trovarlo, attraverso il dono della fede, è necessario non andare verso la morte, ovvero il peccato, ma verso la vita e la luce, che è la grazia e che è la verità. Quanto sia vero tutto questo in questa Pasqua 2009 lo comprendiamo alla luce di quanto abbiamo visto in questi giorni, davanti alla distruzione del terribile terremoto che ha seminato dolore, morte e ha messo seriamente alla prova la fede di tanti credenti, terremoto che si è verificato a L’Aquila in Abruzzo nella notte della Domenica delle Palme. Davanti alle tante bare di tanti fratelli e sorelle morti, tra cui diversi bambini e giovani, come tanti possiamo chiedere: dove eri Dio? La riposta della nostra fede in questo giorno della vita, la troviamo nel testo del vangelo e in tutta la liturgia della parola di Dio di questa giornata di risurrezione. La sequenza che leggeremo oggi tra la seconda lettura e il vangelo ci fissa i contenuti essenziali della nostra fede nel risorto: “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. Questo grido di speranza quante persone vorrebbero elevarlo davanti alla sofferenza, alla morte dei propri cari, di fronte al dolore, di fronte ai tanti casi di morte apparente, di coma irreversibile. Vorrebbero gridare: è vivo, ce l’ha fatta, è uscito fuori dal coma. Questi “miracoli” della vita spesso avvengono anche in questo mondo segnato da troppi eventi di morte, di sofferenza, di distruzione, di cui veniamo a conoscenza in modo rapido ed immediato attraverso i mezzi di comunicazione sociale. La televisione, la radio, i giornali sembrano che non abbiano altro da farci vedere, ascoltare, leggere e meditare se non fatti di violenza, di morte, di distruzione quasi a sottolineare che la nostra vita sia solo una cronaca nera all’infinito. Invece non è così. Ci sono tanti segnali di vita, risurrezione, luce speranza che attingono il loro significato proprio da quel sepolcro vuoto che lascia Gesù, dopo tre giorni (in realtà poche ore, tra il venerdì della morte in croce e l’alba della domenica) di chiusura temporanea nella tomba nuova, davanti alla quale era stata posta una pietra. Segno evidente che la temporaneità della morte non riguarda solo Cristo, ma tutti gli uomini. Egli infatti verrà a giudicare i vivi e i morti ed il suo regno non avrà più fine. In questa fede nella risurrezione sappiamo che risorgeremo anche noi dai nostri corpi mortali e assumeremo il corpo glorioso e glorificato del Cristo risorto. Questa speranza nella risurrezione, questa certezza di vita oltre la vita ci fa attenuare la sofferenza quando ci troviamo davanti alla tragedia della morte dei nostri cari e dei nostri fratelli, come ci siamo trovati tristi, angosciati ed addolorati davanti alle bare delle vittime del terremoto de L’Aquila della notte del 6 aprile 2009, i cui funerali solenni sono stati celebrati il 10 aprile 2009, Venerdì santo, con una messa di suffragio, presieduta dal cardinale segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, con deroga di celebrare messa in una giornata nella quale, di norma, non si può celebrare l’eucaristia. Segno evidente che anche nel mistero della morte, la liturgia ci fa pensare immediatamente alla vita. E la messa non è soltanto il memoriale della passione e morte in croce del Signore è soprattutto il memoriale della sua risurrezione, della vita che esplode prepotente da quel sepolcro lasciato vuoto, per dirci che non dobbiamo assolutamente essere tristi per una morte che è solo temporanea in attesa della risurrezione finale. La paura e l’angoscia della morte non può albergare nella mente di un cristiano che crede fermamente nel risorto. D’altronde se facciamo tesoro della parola di Dio di oggi e ci rifacciamo ai racconti che sono stati scritti dai diretti testimoni della risurrezione, comprendiamo il senso della nostra fede nella risurrezione. L’evangelista Giovanni ci riporta la cronaca di quell’evento in modo più diretto, in quanto testimone dei fatti raccontati, essendo stato l’unico discepolo a rimanere sul Calvario ed assistere de visu alla morte di Gesù. Egli che ebbe dal Signore il comando di accogliere la Madonna nella sua casa e di riconoscerla nella fede come la sua Madre e quindi come la Madre di tutta la Chiesa e dell’umanità, poté meglio capire subito il significato ed il valore di quel sepolcro vuoto. “Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.

La buona notizia ormai attraverso Maria di Magdala era giunta agli apostoli. La prima testimone della risurrezione è proprio Maria che è chiamata a raccontarci nella liturgia di oggi che cosa ha visto? Il racconto di Maria è dettagliato, ma anche in lei nascono dei dubbi circa la sicura risurrezione. Da qui la necessità di confrontarsi con la Chiesa ufficiale, rappresentata da Pietro e Giovanni. Pietro e Giovanni si avviarono al sepolcro per verificare la cosa e appena entrati credettero. Ebbero la necessità lungo il breve tratto di strada di pensare bene alla cosa, alla notizia di Maria e a rimuovere dalla loro mente e da loro cuore eventuali dubbi, soprattutto Pietro che aveva rinnegato Gesù durante la Passione e non era presente sul Calvario. Quel tratto di via indica la sofferenza e il lavorio della grazia e dello Spirito Santo quando ci deve illuminare e farci capire le cose di Dio, che razionalmente ed umanamente non possiamo comprendere e spiegare. E’ la continua lotta tra credere e non credere, tra la certezza e il dubbio. Quel dubbio che spesso, tuttavia, fa progredire la fede e che altrettanto spesso può minare irrimediabilmente la fede. Il punto di partenza è allora in questo cammino della fede è sì la ragione, ma soprattutto la parola del Signore. Gli apostoli non credettero subito alla risurrezione, come non crederà subito Tommaso, che avrà necessità di toccare e vedere personalmente, ebbero bisogno di camminare verso il sepolcro, perché non avevano ancora creduto alle scritture. La fede è questo faticoso cammino che deve fare i conti con la parola rivelata, con l’insegnamento magisteriale, con la tradizione della Chiesa, istituita da Cristo stesso per il bene dell’umanità e soprattutto con i tanti drammi della vita quotidiana, su cui la Chiesa esprime il suo pensiero.  Quella chiesa di cui ci raccontano gli Atti degli Apostoli e che nel brano di oggi è attenta al discorso di Pietro sulla risurrezione, impegnato a diffondere il primo annuncio del vangelo della vita: “In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Credere nella Pasqua di Cristo è professare la fede nella vita, in quella vita che va oltre la vita terrena, perché l’uomo creato ad immagine somiglianza di Dio non può essere destinato alla morte eterna, ma alla vita eterna. In ragione di questa meta ben precisa per tutti noi, credenti e non, siamo chiamati a vivere su questo mondo ben orientati verso il destino eterno di gioia per ogni uomo. Sì creda o non si creda, l’uomo non rimarrà nel sepolcro per sempre. Comunque la risurrezione rientra in quella certezza non solo della fede, ma anche della ragione che vola verso la verità, come una delle due ali che spingono l’uomo a volare in alto. San Paolo Apostolo, il grande missionario della risurrezione di Cristo, il grande evangelizzatore pasquale, ci rammenta nel brano della sua lettera ai Colossesi che se siamo risorti con Cristo, dobbiamo cercare le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; dobbiamo rivolgere il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Il motivo è presto detto: noi siamo morti al peccato nel Battesimo e la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, nostra vita, si sarà manifestato, allora anche noi appariremo con lui nella gloria. Sono fissati i termini della nostra esistenza terrena ed oltre la morte. La risurrezione non è una celebrazione di un giorno, ma è la celebrazione delle celebrazioni, perché noi siamo già risorti con Cristo, noi siamo figli della risurrezione e non della morte, apparteniamo a un Dio che è vita, è luce, è speranza è certezza di ogni vera e definitiva felicità.

Buona Pasqua 2009, con il dolore nel cuore per la sofferenza di tanti nostri fratelli, non solo terremotati, ma in difficoltà ovunque nel mondo, che continuano a sperimentare la croce di Cristo, ma anche con la sicura certezza che tutto ciò che è dolore, morte e sepolcro è solo per un breve periodo, mentre ci attende una risurrezione e una felicità senza fine, con tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e godono già della visione beatifica di Dio nel Santo Paradiso. Perciò possiamo oggi con grande gioia nel cuore cantare l’Alleluja della vita con questo inno pasquale: Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: facciamo festa nel Signore. Amen. Alleluia.

 

 

La predica della Desolata a Casoria (Na)

Vergine_addolorata_G.jpgLa ricorrenza della Madonna Desolata ha prodotto intense emozioni ai diversi fedeli e alla comunità delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato di Casoria (Na). La ricorrenza annuale, capitata il 3 aprile 2009, è stata ricordata con una cerimonia religiosa tra le più significative e coinvolgenti in onore della Madonna Addolorata. Anche quest’anno è stato padre Antonio Rungi, religioso passionista, ex-superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, teologo morale campano a dettare le meditazioni sui Sette Dolori della Vergine Maria. Padre Rungi ha toccato tematiche di grande attualità, nel cotesto delle riflessioni proposte all’attento, numeroso e devoto gruppo di fedeli e di Suore. Un ricordo speciale, padre Rungi ha dedicato al Servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, nel quarto anniversario della sua morte. Tra testi biblici relativi ai sette dolori della Madonna ai riferimenti al Magistero della Chiesa, tutti attinti dal magistero di Giovanni Paolo II, meditazioni e considerazioni varie i novanta minuti di preghiera si sono susseguiti in un crescendo di emozioni e sentimenti profondi. I temi del dolore, i temi sociali degli emarginati, dei rifugiati, degli extracomunitari, quelli relativi all’educazione dei figli, alla famiglia in generale, ai rapporti tra madre e figli, all’amore vero ed autentico, alla morte, alla fede sono stati affrontati in clima di riferimento alla parola di Dio e all’insegmamento di Giovanni Paolo II. Apprezzata da tutti i presenti la predicazione tenuta da padre Rungi, alla presenza della Madre Generale, Gemma Imperatore e Consiglio Generale della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, fondata dalla Beata Maria Cristina Brando (le cui spoglie sono conservate nella Chiesa della Casa generalizia di Casoria). Partendo dal primo dolore della Madonna che fa riferimento alla profezia del Vecchio Simeone, nel momento della Presentazione al Tempio di Gesù, per poi percorrere l’itinerario spirituale della Via Matris (La Via del Dolore della Madre), in stretto rapporto con la Via Crucis (La via del dolore del Figlio di Dio), con la fuga in Egitto della Santa Famiglia di Nazareth, poi lo smarrimento e il ritrovamento nel tempio di Gerusalemme di Gesù Cristo in occasione della Pasqua, quando il Signore aveva appena 12 anni, per seguire con l’incontro della Madre Addolorata con Gesù sulla Via del Calvario, alla Morte in Croce di Gesù, alla sua deposizione dalla Croce, accolto nel grembo della sua desolata Madre, alla deposizione di Gesù nel Sepolcro, padre Rungi hai coinvolto tutti i presenti in un’esperienza mistica incentrata sulla Pasione di Cristo e sulla Passione della Vergine Maria.Tutta la liturgia è stata animata dal Coro delle Suore, che hanno eseguito, all’inizio, in latino, lo Stabat Mater e poi ha accompgnato i vari momenti della predicazione con bellissimi canti mariani, strettamente collegati alla missione di Maria e alla sua sofferenza, condivisa con il suo Figlio, Gesù. Due fedeli laici hanno letto i testi del Vangelo riguardanti i sette dolori della Madonna e il breve commento ad essi tratto dai testi magisteriali di Giovanni Paolo II. La riflessione di padre Rungi, puntuale e attinente ai dolori della Vergine Addolorata ha toccato le corde più profonde dei fedeli presenti. La predica della Madonna Desolata nella Chiesa delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato è un’antica tradizione che si conserva e si rinnova ogni anno, nell’ultimo Venerdì della Quaresima e prima del Venerdì Santo. Vari i predicatori, per lo più Passionisti, che si sono succeduti negli anni sul pulpito per dettare le meditazioni. Padre Rungi è stato più volte predicatore ufficiale in questa circostanza particolarmente significativa per l’immediata preparazione alla Pasqua. Per commemorare la Desolata, anticamente detta delle “Le Tre Ore di Maria Desolata”, quasi tutti hanno utilizzato le parole scritte dal grande Metastasio. La rappresentazione è costituita da un mirabile collage di canti, preghiere e riflessioni ispirate alla Passione di Gesù e al dolore di Maria, Madre Desolata. La pia funzione in onore di Maria Addolorata affonda le sue radici nel ‘600 ed è un’ antica tradizione dei Padri dell’Oratorio di S. Filippo Neri che hanno sempre avuto una particolare devozione verso la Madonna Addolorata, poi fatta propria nel secolo XVIII dalla Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Passionisti) medianate il loro fondatore, San Paolo della Croce, grande missionario e predicatore della Passione di Cristo. L’intera struttura della predicazione del 3 aprile 2009 dalle Suore Sacramentine di Casoria è stata elaborata da padre Rungi che ha prestato molta attenzione a mettere in risalto la sofferenza di Cristo, della Madonna con le tante sofferenze dell’uomo di oggi e di sempre. Sofferenze aperte alla speranza cristiana e alla gioia della vita oltre la vita, alla risurrezione. La funzione religiosa si è conclusa con lo scambio di auguri pasquali che padre Rungi ha voluto indirizzare a tutti i presenti, alle Suore e a quanti da vicino e da lontano hanno seguito spiritualmente la cerimonia, utilizzando il testo pubblicato dal predicatore su Internet.