terremotati

P.Rungi guida pellegrinaggio a S.Gabriele

Rungi-Marcianise2008-3.jpgMondragone (Ce). P.Rungi guida il pellegrinaggio dell’Associazione nazionale dei Carabinieri Sez. Marcianise al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata. Vicino ai terrmotati de L’Aquila

Sarà padre Antonio Rungi, religioso passionista della comunità di Mondragone, teologo morale campano, ex-Superiore provinciale dei Passionisti della Campania e Lazio Sud, a guidare domenica, 25 ottobre, il pellegrinaggio dell’Associazione nazionale carabinieri, Sezione di Marcianise, presieduta dal maresciallo Davide Morrone, al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, all’Isola del Gran Sasso d’Italia, in provincia di Terano. Il gruppo di pellegrini partirà da Marcianise e Caserta alle ore 7.00 ed arriverà alle ore 10,30. Alle ore 11.00 è prevista la santa messa nel Santuario di San Gabriele, presieduta da padre Antonio Rungi ed animata dal gruppo dei pellegrini. L’associazione si presenterà alla celebrazione in uniforme e renderà culto al grande santo, protettore dell’Abruzzo e compatrono della gioventù cattolica italiana. La sezione di Marcianise dell’Associazione nazionale dei Carabinieri conta oltre 100 iscritti e ne fanno parte militari in servizio, ex-militari, parenti e conoscenti diretti dei Carabinieri della zona di Marcianise e Caserta. Una bellissima realtà umana e sociale, oltre che spirituale, che ha un punto di riferimento stabile in Marcianise e il suo assistente spirituale in padre Antonio Rungi che ne segue la crescita spirituale nei momenti forti dell’anno liturgico come la Festa della Virgo Fidelis, quest’anno in programma il 22 novembre alle ore 11.00 presso la Chiesa dell’Assunta ai Pagani in Marcianise, retta dal parroco don Alfonso Marotta. Il precetto pasquale, i vari pellegrinaggi ed altri momenti di preghiera condivisa tra tutti gli associati, come la recente celebrazion eucaristica del 20 settembre scorso nella Chiesa dei Padri passionisti di Mondragone. Il pellegrinaggio a San Gabriele dell’Addolorata è motivato dal fatto che diversi membri dell’Associazione sono sentiti e fedeli devoti di questo santo della famiglia passionista, fondata da San Paolo della Croce, i cui figli spirituali hanno avuto ed hanno una presenza significativa nella Provincia di Caserta, non solo con conventi, ma anche con la predicazione itineranti in vari comuni della Provincia di Terra di Lavoro. Basta ricordare il convento dei passionisti nella Reggia di Caserta, poi chiuso, con un’importante via che costeggia la Reggia dedicata ai passionisti, o la presenza dei passionisti ad Aversa, convento chiuso. Oggi i religiosi pssionisti sono presenti in provincia di Caserta a Mondragone e Calvi Risorta. La devozione a San Gabriele è stata diffuso attraverso la predicazione delle missioni popolari e la predicazione itinerante che ancora oggi viene assicurata in varie parti del casertano. Quindi un gesto di gratitudine ad un santo della grande famiglia passionista, San Gabriele dell’Addolorata, punto di riferimento spirituale per giovani, adulti, anziani, ammalati, persone in difficoltà che ricorrono a questo santo nel cuore dell’Abruzzo, toccato dal disastroso terremoto del 6 aprile scorso e che in parte ha interessato l’antico santuario di San Gabriele dell’Addolorata. Il gruppo dei fedeli, circa 50 devoti, guidato da padre Antonio Rungi, partirà alla volta dell’Isola el Gran Sasso, con la speranza di ritornare da questo momento di preghiera davanti alle sacre spoglie di San Gabrile dell’Addolorata più ricaricati spiritualmente per affrontare le sofferenze, le prove e le pene della vita quotidiana contando sull’aiuto e la protezione di questo grande e miracoloso santo,ma anche per portare conforto e solidarietà alle popolazioni terremotate de L’Aquila e dintorni.

Informazione religiosa. Festa primo maggio

Mondragone (Ce). La festa di San Giuseppe Artigiano con il cuore rivolto ai terremotati.
 
Il fatto più 23042009.jpgsignificativo della Festa di San Giuseppe Artigiano in quest’anno 2009 è sicuramente la venuta nella Chiesa dei Passionisti il primo maggio del parroco di San Giuseppe Artigiano a L’Aquila con alcuni studenti universitari. La presenza del sacerdote e dei giovani studiosi vuole essere un segno tangibile della vicinanza della comunità passionista e parrocchiale al dramma dei fratelli dell’Abruzzo, che continuano a vivere dopo il disastroso sisma del 6 aprile scorso. In prospettiva anche un eventuale gemellaggio tra la Parrocchia di San Giuseppe Artigiano di Mondragone e quella de L’Aquila, chiesa a disposizione degli studenti insieme al parroco e aperta fino alle due di notte. Ora come tante altre chiese anche questa è rimasta chiusa a causa del terremoto. Di questa iniziativa singolare ne ha parlato il parroco di San Giuseppe Artigiano in Mondragone, padre Luigi Donati a conclusione della messa delle ore 9,30 celebrata da padre Antonio Rungi, oggi domenica 26 aprile. E sempre questa sera un altro significativo appuntamento di carattere religioso in vista della festa di San Giuseppe Artigiano, in programma il 30 aprile e 1 maggio. Nella chiesa parrocchiale, alle ore 18,30 si è svolta la giornata della famiglia con la celebrazione della santa messa, alla quale hanno partecipato le coppie di sposi della parrocchia. Durante la celebrazioni le coppie presenti hanno rinnovato le promesse matrimoniali e l famiglie con una speciale preghiera sono state affidate alla custodia di San Giuseppe. A conclusione della santa messa officiata dal parroco c’è stata l’accensione della lampad votiva a San Giuseppe Artigiano. E’ iniziata così la settimana in onore del patrono della parrocchia dei padri passionisti, la cui festa è stata celebrata per la prima volta all’esterno nel maggio 1986, quando era parroco padre Enrico Cerullo, superiore padre Emilio Vicini, di venerata memoria e Vice-superiore padre Antonio Rungi. Fu allora che venne realizzato il gruppo ligneo San Giuseppe Artigiano e Bambino, opera di artisti di Ortisei, donazione alla parrocchia di padre Sebastiano Cerrone, già parroco della comunità dagli anni negli anni 1971-1982. La settimana in onore del santo prseguirà domani, lunedì 27 aprile 2009 con un pomeriggio di incontro, di fraternità e di giochi per tutti i bambini e ragazzi della parrocchia. Nei giorni 27-29 aprile il triduo predicato da padre Mario Caccavale, passionista, con la riflessione durante la messa delle ore 18,30. Martedì 28 aprile, alle 20,30 incontro e dialogo sul tema del lavoro; mercoledì 29 aprile, alle ore 20,30 adorazione eucaristica animata dal novello diacono passionista, padre Aurelio Aparecido Miranda. Giovedì 30 aprile, alle ore 20.00 inizio della XVI Sagra delle Fave con Pecorino ed altro, animata da un gruppo musicale fino alle 24.00. Venerdì primo maggio, giornata di festa di grande intensità, con le varie messe in programma: ore 7,30; 9,30, 11.00 e 19.00. Alle ore 11.00 sarà il Vescovo diocesano, mons. Antonio Napoletano, a presiedere la solenne eucaristia, durante al quale 40 giovani della parrocchia riceveranno il sacramento della confermazione. Nel pomeriggio, con inizio alle ore 17.00 si svolgerà la processione della Statua di San Giuseppe per le principali vie della parrocchia che, come si sa, interessa la zona mare- nord di Mondragone, detta Domiziana del Garigliano, a partire dall’incrocio di Viale Margherita fino alla Fimarella ed oltre. Al rientro della processione la snta messa celebrata dall’attuale superiore provinciale dei passionisti, padre Salvatore Enzo Del Brocco, con la supplica conclusiva a San Giuseppe. Alle ore 20.00 , secondo giorno della Sagra delle Fave e Pecorino, con serata musicale e la conclusione dei festeggiamenti. La festa esterna si svolgerà nel giardino dei passionisti, parte integrante del convento iniziato nel 1955 e completato nella parte più consistente nel 1962. La struttura è stata per oltre un ventennio, dal 1962 al 1983, Convitto per minori in difficoltà familiare, economica e sociale; poi ha ospitato la scuola statale, dal 1983 al 2004, attualmente ospita il Centro Laila sempre per minori in disagio sociale. Nata per uno scopo sociale, la struttura ha mantenuto nel tempo la sua finalità originaria rispondendo così alle sfide del mondo di oggi, in sintonia con il carisma del fondatore dei Passionisti, san Paolo della Croce che verso i sofferenti, soprattutto bambini ebbe una speciale attenzione, vedendo in loro il volto di Gesù Crocifisso. I passionisti vi risiedono stabilmente dal 1958. Padre Sebastiano Cerrone vi risiede dal 1968 e svolge il ministero di confessore, e padre Antonio Rungi dal 1978, con l’interruzione di un quadriennio (2003-2007) avendo ricoperto in questo periodo l’ufficio di superiore provinciale nella comunità passionista di Napoli, che è vice-superiore, cappellano delle Suore, docente e missionario. Da soli due anni, dal settembre 2007 sono presenti in comunità, padre Luigi Donati (superiore-parroco) e padre Giuseppe Polselli (missionario).  I religiosi della comunità lavorano in vari campi della pastorale, da quella parrocchiale a quella del turismo, della predicazione e della scolastica. E’ una comunità impegnata apostolicamente su tutto il territorio casertano ed oltre, nello spirito di San Paolo della Croce e secondo le esigenze della Chiesa e del mondo contemporanei. La parrocchia fu istituita dal compianto vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Vittorio Maria Costantinidei Frati Conventuali e da allora ha sempre operata nella struttura messa a disposizione dai passionisti per tale scopo pastorale ed ecclesiale. Alla guida della parrocchia si sono susseguiti vari parroci che per esigenze di regole interne all’istituto cambiano periodicamente. La parrocchia si avvale del Consiglio pastorale che, nel caso specifico della Festa in onore del Patrono, si è attivato con uno specifico comitato, presieduto dal Parroco ed ha organizzato la Festa in onore di San Giuseppe. Festa che come è noto è stata sempre basata sull’essenzialità, la semplicità e improntata al risparmio, pur riuscendo sempre un momento di sano divertimento e di fraternità vera tra i parrocchiani e le migliaia di persone che ogni anno anche se per pochi minuti prendono parte alla festa, soprattutto alla sagra e alle serate musicali. Non noti e costosi artisti, ma cantanti accessibili, ma graditi soprattutto al pubblico dei giovani e degli adulti, quello che normalmente è interessato alla musica italiana e napoletana del passato e del presente.

E’ risorto. Non è qui. Cerchiamo il Cristo della vita

Domenica di Risurrezione

 

12 Aprile 2009

 

E’ risorto, non è qui. Cerchiamo Cristo non nella morte, ma in tutto ciò che è vita.

 

di padre Antonio Rungi

 

20260AE.jpgCelebriamo oggi la domenica di risurrezione la Pasqua. La domenica delle domeniche, in quanto questo è davvero il giorno del Signore, nel quale siamo invitati a rallegrarci, a gioire, non più solo a sperare, ma ad avere la convinzione che ogni speranza è certezza per un credente che affida il suo sguardo e la sua proiezione di vita in Cristo. Egli è risorto, non è più nel sepolcro e se vogliamo incontrarlo, trovarlo, attraverso il dono della fede, è necessario non andare verso la morte, ovvero il peccato, ma verso la vita e la luce, che è la grazia e che è la verità. Quanto sia vero tutto questo in questa Pasqua 2009 lo comprendiamo alla luce di quanto abbiamo visto in questi giorni, davanti alla distruzione del terribile terremoto che ha seminato dolore, morte e ha messo seriamente alla prova la fede di tanti credenti, terremoto che si è verificato a L’Aquila in Abruzzo nella notte della Domenica delle Palme. Davanti alle tante bare di tanti fratelli e sorelle morti, tra cui diversi bambini e giovani, come tanti possiamo chiedere: dove eri Dio? La riposta della nostra fede in questo giorno della vita, la troviamo nel testo del vangelo e in tutta la liturgia della parola di Dio di questa giornata di risurrezione. La sequenza che leggeremo oggi tra la seconda lettura e il vangelo ci fissa i contenuti essenziali della nostra fede nel risorto: “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. Questo grido di speranza quante persone vorrebbero elevarlo davanti alla sofferenza, alla morte dei propri cari, di fronte al dolore, di fronte ai tanti casi di morte apparente, di coma irreversibile. Vorrebbero gridare: è vivo, ce l’ha fatta, è uscito fuori dal coma. Questi “miracoli” della vita spesso avvengono anche in questo mondo segnato da troppi eventi di morte, di sofferenza, di distruzione, di cui veniamo a conoscenza in modo rapido ed immediato attraverso i mezzi di comunicazione sociale. La televisione, la radio, i giornali sembrano che non abbiano altro da farci vedere, ascoltare, leggere e meditare se non fatti di violenza, di morte, di distruzione quasi a sottolineare che la nostra vita sia solo una cronaca nera all’infinito. Invece non è così. Ci sono tanti segnali di vita, risurrezione, luce speranza che attingono il loro significato proprio da quel sepolcro vuoto che lascia Gesù, dopo tre giorni (in realtà poche ore, tra il venerdì della morte in croce e l’alba della domenica) di chiusura temporanea nella tomba nuova, davanti alla quale era stata posta una pietra. Segno evidente che la temporaneità della morte non riguarda solo Cristo, ma tutti gli uomini. Egli infatti verrà a giudicare i vivi e i morti ed il suo regno non avrà più fine. In questa fede nella risurrezione sappiamo che risorgeremo anche noi dai nostri corpi mortali e assumeremo il corpo glorioso e glorificato del Cristo risorto. Questa speranza nella risurrezione, questa certezza di vita oltre la vita ci fa attenuare la sofferenza quando ci troviamo davanti alla tragedia della morte dei nostri cari e dei nostri fratelli, come ci siamo trovati tristi, angosciati ed addolorati davanti alle bare delle vittime del terremoto de L’Aquila della notte del 6 aprile 2009, i cui funerali solenni sono stati celebrati il 10 aprile 2009, Venerdì santo, con una messa di suffragio, presieduta dal cardinale segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, con deroga di celebrare messa in una giornata nella quale, di norma, non si può celebrare l’eucaristia. Segno evidente che anche nel mistero della morte, la liturgia ci fa pensare immediatamente alla vita. E la messa non è soltanto il memoriale della passione e morte in croce del Signore è soprattutto il memoriale della sua risurrezione, della vita che esplode prepotente da quel sepolcro lasciato vuoto, per dirci che non dobbiamo assolutamente essere tristi per una morte che è solo temporanea in attesa della risurrezione finale. La paura e l’angoscia della morte non può albergare nella mente di un cristiano che crede fermamente nel risorto. D’altronde se facciamo tesoro della parola di Dio di oggi e ci rifacciamo ai racconti che sono stati scritti dai diretti testimoni della risurrezione, comprendiamo il senso della nostra fede nella risurrezione. L’evangelista Giovanni ci riporta la cronaca di quell’evento in modo più diretto, in quanto testimone dei fatti raccontati, essendo stato l’unico discepolo a rimanere sul Calvario ed assistere de visu alla morte di Gesù. Egli che ebbe dal Signore il comando di accogliere la Madonna nella sua casa e di riconoscerla nella fede come la sua Madre e quindi come la Madre di tutta la Chiesa e dell’umanità, poté meglio capire subito il significato ed il valore di quel sepolcro vuoto. “Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.

La buona notizia ormai attraverso Maria di Magdala era giunta agli apostoli. La prima testimone della risurrezione è proprio Maria che è chiamata a raccontarci nella liturgia di oggi che cosa ha visto? Il racconto di Maria è dettagliato, ma anche in lei nascono dei dubbi circa la sicura risurrezione. Da qui la necessità di confrontarsi con la Chiesa ufficiale, rappresentata da Pietro e Giovanni. Pietro e Giovanni si avviarono al sepolcro per verificare la cosa e appena entrati credettero. Ebbero la necessità lungo il breve tratto di strada di pensare bene alla cosa, alla notizia di Maria e a rimuovere dalla loro mente e da loro cuore eventuali dubbi, soprattutto Pietro che aveva rinnegato Gesù durante la Passione e non era presente sul Calvario. Quel tratto di via indica la sofferenza e il lavorio della grazia e dello Spirito Santo quando ci deve illuminare e farci capire le cose di Dio, che razionalmente ed umanamente non possiamo comprendere e spiegare. E’ la continua lotta tra credere e non credere, tra la certezza e il dubbio. Quel dubbio che spesso, tuttavia, fa progredire la fede e che altrettanto spesso può minare irrimediabilmente la fede. Il punto di partenza è allora in questo cammino della fede è sì la ragione, ma soprattutto la parola del Signore. Gli apostoli non credettero subito alla risurrezione, come non crederà subito Tommaso, che avrà necessità di toccare e vedere personalmente, ebbero bisogno di camminare verso il sepolcro, perché non avevano ancora creduto alle scritture. La fede è questo faticoso cammino che deve fare i conti con la parola rivelata, con l’insegnamento magisteriale, con la tradizione della Chiesa, istituita da Cristo stesso per il bene dell’umanità e soprattutto con i tanti drammi della vita quotidiana, su cui la Chiesa esprime il suo pensiero.  Quella chiesa di cui ci raccontano gli Atti degli Apostoli e che nel brano di oggi è attenta al discorso di Pietro sulla risurrezione, impegnato a diffondere il primo annuncio del vangelo della vita: “In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Credere nella Pasqua di Cristo è professare la fede nella vita, in quella vita che va oltre la vita terrena, perché l’uomo creato ad immagine somiglianza di Dio non può essere destinato alla morte eterna, ma alla vita eterna. In ragione di questa meta ben precisa per tutti noi, credenti e non, siamo chiamati a vivere su questo mondo ben orientati verso il destino eterno di gioia per ogni uomo. Sì creda o non si creda, l’uomo non rimarrà nel sepolcro per sempre. Comunque la risurrezione rientra in quella certezza non solo della fede, ma anche della ragione che vola verso la verità, come una delle due ali che spingono l’uomo a volare in alto. San Paolo Apostolo, il grande missionario della risurrezione di Cristo, il grande evangelizzatore pasquale, ci rammenta nel brano della sua lettera ai Colossesi che se siamo risorti con Cristo, dobbiamo cercare le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; dobbiamo rivolgere il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Il motivo è presto detto: noi siamo morti al peccato nel Battesimo e la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, nostra vita, si sarà manifestato, allora anche noi appariremo con lui nella gloria. Sono fissati i termini della nostra esistenza terrena ed oltre la morte. La risurrezione non è una celebrazione di un giorno, ma è la celebrazione delle celebrazioni, perché noi siamo già risorti con Cristo, noi siamo figli della risurrezione e non della morte, apparteniamo a un Dio che è vita, è luce, è speranza è certezza di ogni vera e definitiva felicità.

Buona Pasqua 2009, con il dolore nel cuore per la sofferenza di tanti nostri fratelli, non solo terremotati, ma in difficoltà ovunque nel mondo, che continuano a sperimentare la croce di Cristo, ma anche con la sicura certezza che tutto ciò che è dolore, morte e sepolcro è solo per un breve periodo, mentre ci attende una risurrezione e una felicità senza fine, con tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e godono già della visione beatifica di Dio nel Santo Paradiso. Perciò possiamo oggi con grande gioia nel cuore cantare l’Alleluja della vita con questo inno pasquale: Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: facciamo festa nel Signore. Amen. Alleluia.