Covid-19

P.RUNGI. TEMPO DI AVVENTO, TEMPO PER VACCINARSI. LE BEATITUDINI DEGLI ITALIANI IN TEMPO DI PANDEMIA

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ITRI (LT). Le beatitudini degli italiani in tempo di pandemia

Tempo di Avvento, tempo per vaccinarsi

In occasione dell’inizio dell’Avvento, padre Antonio Rungi, teologo passionista, rivolge a tutti gli italiani un caloroso appello a tradurre in vita concreta il vangelo della carità e della solidarietà, come quello che si ascolta in preparazione all’annuale solennità del Santo Natale. Tempo di Avvento, quindi tempo per vaccinarsi in tutti i sensi.

Si tratta di una riflessione su alcuni temi di grande attualità che il teologo passionista della comunità di Itri-Santuario della Civita proporne in questo tempo di pandemia. Sono dieci le beatitudini che il sacerdote indica come cammino sinodale e natalizio dei cittadini italiani in questo difficile momento della storia dell’Italia e del mondo.

1.Beato quell’italiano che prende a cuore le sorti dei suoi connazionali e sente il dovere di vaccinarsi, per il bene di se stesso e degli altri.

2.Beato quell’italiano che difende il lavoro proprio e quello altrui non ponendo ostacoli alla prevenzione e cura della salute per contrastare qualsiasi chiusura.

3.Beato quell’italiano attento alla voce della scienza, della medicina e della politica, se veramente libera, che mette in pratica tutti i consigli sanitari.

4.Beato quell’italiano che non discute sul se e sul ma, ma comprende e si adegua alle esigenze della nazione italiana.

5.Beato quell’italiano che ha a cuore di salvare fede, tradizioni e relazioni umane e sociali in occasione del Natale 2021 e per i prossimi 100 anni.

6.Beato quell’italiano che governa, amministra e svolge ruoli ed uffici di valenza sociale in modo saggio, oculato, rispettoso delle leggi e della dignità di ogni persona umana.

7.Beati tutti quegli italiani che dall’inizio della pandemia hanno preso seriamente a cuore la salute ed il bene dei cittadini usando tutti gli accorgimenti necessari per difendere i più deboli e fragili da questo virus mortale.

8.Beati noi tutti italiani di questo splendido Paese, benedetto da Dio, protetto dal cielo e curato con materna cura da Maria, Madre di Dio, salute degli infermi e nostra ausiliatrice in questo tempo di pandemia.

9.Beati tutti gli italiani che in questo Natale 2021 si vaccineranno o completeranno il ciclo vaccinale, perché con questo atto di rispetto ed amore permetteranno a tutti gli altri di festeggiare un Natale sereno in famiglia, tra gli amici, senza paura di contrarre il Covid.

10.Beati tutti quelli che verranno insultati, umiliati, maltrattati, perché difendono il dovere di vaccinarsi, che non è una verità di fede, ma è un dato scientifico, quello del Coronavirus, dal quale ci libereremo se saremo uniti ed assumiamo gli stessi atteggiamenti e comportamenti di persone buone e civili, rispettosi della propria ed altrui salute.

APPELLO DEL TEOLOGO RUNGI. IL 26 APRILE ALLE 12 UN MINUTO DI SILENZIO PER TUTTE LE VITTIME DEL COVID-19

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ITRI (LT). IL PASSIONISTA, PADRE ANTONIO RUNGI, PER IL 26 APRILE 2021, A MEZZOGIORNO PROPONE UN MINUTO DI SILENZIO E PREGHIERA PER TUTTI I MORTI DI COVID-19

In vista delle prossime aperture, già da lunedì 26 aprile 2021, padre Antonio Rungi, teologo passionista, delegato arcivescovile per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Gaeta, propone a tutti gli italiani un minuto di silenzio alle ore 12 per ricordare tutti i morti di Covid-19. “Si tratta di un’iniziativa di carattere simbolica e di sensibilità umana e cristiana verso coloro che hanno perso la vita in questo anno e che non possono essere dimenticati”, afferma padre Rungi, nella sua articolata riflessione etica e sociale, alla vigilia delle riaperture di tante attività sul territorio italiano.
La nota completa del teologo spazia su altri temi di grande attualità, su cui egli invita “a riflettere, soprattutto ad organizzare il futuro, con la consapevolezza di quanto si è vissuto e si sta continuando a vivere”.
Ecco il testo completo della riflessione di questa domenica 18 aprile 2021.
“Dal prossimo 26 aprile 2021, si dice che l’Italia apre i battenti dopo la serrata a causa del Covid-19. Una riapertura parziale visto che non saremo nell’assoluta libertà di muoverci, di non usare protezioni, né di incontrare chiunque. Riprendono quelle attività economiche e produttive finalizzate a non affossare ulteriormente l’economia del nostro Paese, da sempre segnato dalla mancanza di lavoro e di prospettive future.
Tutto giusto, tutto opportuno, ma rimane il problema della pandemia, che continua a fare strage in ogni parte d’Italia e del mondo. I morti continuano ad esserci ogni giorno, i malati di Covid continuano ad essere ricoverati in ospedale o rimanere a casa. I contagi persistono e non si sono azzerati, a conferma che dall’emergenza sanitaria non siamo ancora usciti e quindi ci vuole prudenza e saggezza nel nostro agire.
Tutte le campagne di vaccinazioni, tutta la nostra speranza di uscire fuori da questa tempesta sanitaria con la vaccinazione globale si scontra con la realtà, coni dati quotidiani e le costatazioni di 13 mesi di grandi sofferenze per tutti, non ancora superate.
I circa 117.000 morti, ad oggi, tra cui medici, infermieri, forze dell’ordine, volontari, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, fedeli laici, non possono passare sotto silenzio o essere dimenticati facilmente, perché preme l’esigenza di una ripresa della vita che deve dimenticare subito il passato e soprattutto la morte, che ha lasciato segni profondi nei pensieri, nella vita e nel cuore di tutti gli italiani. Noi siamo facili a dimenticare, perché l’oblio ci aiuta a vivere, ma non è così. I morti di coronavirus appartengono a tutti gli italiani e a tutto il mondo, perché sono il volto della sofferenza, del dolore e del buio, in questo anno terribile della pandemia. Pertanto, per il 26 aprile 2021 quando si ritornerà quasi del tutto alla vita normale in Italia, mentre altrove già questo è avvenuto, propongo che il nostro primo pensiero sia quello di ricordare tutti i morti di quest’anno, soprattutto coloro che hanno data la vita per salvare vite. Ricordarli a mezzogiorno del 26 aprile 2021, con un minuto di silenzio e di preghiera, in tutti i luoghi ed istituzioni, in base al proprio credo religioso, ricordare tutti i martiri del coronavirus. Questi nostri fratelli e sorelle non possono essere accantonati nel ricordo del passato, in quanto il passato non è quello remoto, ma quello prossimo e più vicino a noi, è il passato messo alle spalle da pochi minuti e secondi, né tantomeno possono essere rimossi dalla nostra coscienza, perché dobbiamo pensare al futuro e non più al passato.
E’ vero che siamo nel tempo di Pasqua e questo significa risurrezione, ma il Risorto porta con sé i segni della passione, della sofferenza e della croce.
Con Cristo la vita trionfa sulla morte, la speranza sulla disperazione, la fiducia sulla sfiducia, la gioia sulla tristezza, la ritrovata armonia degli incontri rispetto all’assurda solitudine di questo anno, ma in una sola cosa non potrà esserci passaggio al meglio ed al definitivo, soprattutto in questo tempo di pandemia, se abbiamo vissuto, sperimentato e testimoniato in questi 13 mesi l’amore verso il prossimo, specialmente nei confronti di chi era più debole e fragile sul territorio italiano, dove viviamo, ma anche dimostrando sensibilità verso tutta l’umanità, perché l’amore non ha confini,  non ha bisogno di perfezionarsi, e se è vero, autentico, generoso, e se è totale esso si esprime donando la vita come Cristo ha fatto per ciascuno di noi sulla croce.
L’esperienza della pandemia, che non è finita, e che non è alle nostre spalle, è semplicemente accantonata e messa temporaneamente in standby per motivi economici e di opportunità non può farci dimenticare quello che è successo in questi 13 mesi e che se non siamo accorti e prudenti in futuro, saggi ed intelligenti, potrà succederci di peggio. L’incoscienza, l’imprudenza e la superbia sono sempre all’angolo di ogni strada delle nostre città e della presunzione di quanti non considerano i limiti della mente, della ragione e della scienza.
Dio ci liberi da altri morti da pandemia e da altre sofferenze che con sé ha portato e porta questo terribile morbo, che ha ammorbato il mondo intero e dal quale usciremo vincitori solo se camminiamo a lavoriamo insieme per il bene dell’intera nazione italiana e  di tutta la comunità mondiale, e non solo di una parte di essa, non sempre, poi, quella più in necessità ed urgenza di essere curata, protetta e difesa da ogni morbo e non solo dal Covid-19, ma di tutta l’umanità bisognosa di sentirsi accumunata in un piano di salvezza globale e non solo per la pandemia, ma anche per il resto delle necessità di tutti gli esseri umani. Buona domenica a tutti.