Archivi Mensili: marzo 2015

PENSIERI QUARESIMALI DI PADRE ANTONIO RUNGI

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In 40 anni di vita sacerdotale ho constato conversioni vere di persone, di ogni genere e stato di vita, che hanno cambiato totalmente vita e si sono dedicate a Dio e ai fratelli. E conversioni apparenti, fatte solo di esteriorità, di parole, di atteggiamenti nuovi, di cambiamenti di ruoli, posti, attività, missioni. Persone vuote che fino allora avevano vissuto nel lusso, nello spreco, non prendendo minimamente in considerazione la povera gente. E poi chissà per quale misteri…oso evento, divenuti grandi umanitari, solo con la bocca. Vorrei domandare a quanti oggi si riempiono la bocca di fare il bene, di ricordarsi dei poveri, dei bambini in particolare, quando spendevano centinaia di migliaia di euro, dove stavano i bambini, i poveri, dove stavano nel loro cuore le sofferenze di tante persone? Non credo a conversioni di facciata, dovute alle circostanze e forse per nascondere problemi più seri di queste persone apparentemente convertite all’amore, alla carità, alla giustizia sociale. Dopo una vita dissoluta, di piaceri, goduti sui sacrifici altrui, sul lavoro altrui, sulle rinunce altrui, si fanno paladini di campagne promozionali a favore dei poveri del mondo. Quanta falsità e quanto opportunismo in tutti i campi ed i settori della vita sociale. Il tempo di Quaresima è invito alla conversione vera e non di facciata e di apparenza. Meglio avere la coscienza di peccatori, che avere la presunzione di essere i nuovi santi e giusti, i nuovi profeti e messia della globalizzazione dell’amore e della solidarietà delle sole parole e non dei fatti. Smettiamola una volta per sempre ad essere ipocriti e farisei. Buona notte carissimi amici che avete avuto sempre l’attenzione e la preoccupazione verso chi soffre, vivendo da poveri con i poveri e non da ricchi tra i poveri, come spesso ci troviamo a costatare nella vita di tante persone che predicano bene e razzolano male, soprattutto nel servizio ai poveri e ai sofferenti di tutto il mondo, a partire dai poveri della nostra terra, spesso dimenticati per aiutare altri poveri, lontani dal controllo dell’opinione pubblica, che oggi è molto attenta, vigile e critica.

PADRE ANTONIO RUNGI

ESULTATE E GIOITE NEL SIGNORE. QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA

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IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE (ANNO B)

15 MARZO 2015 

Esultate e gioite nel Signore 

Commento di padre Antonio Rungi 

“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. Con queste splendide parole inizia l’esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii gaudium. Parole molto appropriate alla celebrazione di questa quarta domenica di Quaresima che ci prepara alla festa annuale della Pasqua, che è la giornata per eccellenza della vera gioia, quella cristiana, quella che Cristo è venuta a portare al mondo, dalla sua incarnazione nel grembo verginale di Maria, fino all’ascensione al cielo e all’invio dello Spirito santo sulla Chiesa. Questa ha il dovere, nel nome di Cristo risorto, di portare la gioia ad ogni uomo annunciando la buona notizia del Regno. Ed è significativo che la messa di questa domenica inizi con l’antifona, con una citazione del profeta Isaia, il profeta della gioia messianica “Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione. (cf. Is 66,10-11). Tale gioia messianica è evidenziata nella seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, nella quale, l’Apostolo delle genti sottolinea l’importanza della redenzione, operata da Cristo nel mistero della sua incarnazione, passione, morte e risurrezione: “Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”.

Quale gioia allora che sperimentiamo, ma anche attendiamo in modo completo? La prima gioia è la misericordia di Dio, che ci riporta alla grazia della sua amicizia con lui, nella Pasqua redentrice del suo Figlio, che da ricco si fece povero. La gioia della salvezza eterna e della risurrezione finale. La gioia della fede, che abbiamo ricevuto e che speriamo di alimentare e potenziare. La gioia di essere davvero opera delle mani sapienti e forti delle mani di Dio. La gioia della luce che Cristo è venuto a portale al mondo, che viveva nelle tenebre e oggi, per sua libera scelta, continua a vivere nelle tenebre dell’errore, del peccato, del rifiuto di Dio. San Giovanni Apostolo nel brano del vangelo di oggi, ci ricorda proprio questo. La missione della gioia che Cristo è venuto a portare a compimento su questa terra, passa, paradossalmente, attraverso il mistero del dolore e della croce. Il Cristo innalzato sulla croce è segno della gioia che nasce dall’amore, che si fa dono e sacrificio, fino a versare l’ultima goccia del suo sangue per la salvezza dell’umanità. Cristo Crocifisso non è solo l’uomo del dolore, ma è soprattutto l’uomo della gioia, perché egli ci ha detto ed insegnato che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. E Gesù ha dato il massimo che poteva, ha dato tutto se stesso per noi. La sua gioia diventa la nostra gioia quando incontriamo Cristo Crocifisso che si manifesta a noi nel volto sofferente e provato di tanti nostri fratelli.Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.

La gioia è luce e grazia. Il peccato è tenebre e disgrazia. Lo capirono perfettamente gli israeliti quanto furono deportati in Babilonia e sperimentarono la sofferenza di essere lontani dalla patria e piangevano per la condizione in cui si trovavano. L’esilio è una dura esperienza di sofferenza ed è mancanza di gioia, assenza di ogni legittimo piacere della vita, in quanto si è lontani dalle proprie abitudini, terre, luoghi di culto, riferimenti ambientali e storici. E’ l’esperienza della solitudine non solo del singolo, ma dell’intero popolo che si esamina e riconosce i male fatto davanti a Dio, fino al punto di essere stati allontanati dalla terra promessa che il Signore gli aveva indicato, lasciando la terra d’Egitto, dopo la lunga e dolora esperienza di schiavitù sotto il potere dei faraoni. La causa di questa deportazione la troviamo sinteticamente espressa nei primi versi del secondo libro delle Cronache, che oggi ascoltiamo come prima lettura della parola di Dio della quarta domenica di Quaresima:  “In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio”. Le conseguenze di questa ira divina, secondo una visione punitiva vetero-testamentaria, che emerge chiaramente in questo brano circa l’immagine di Dio e l’azione di Dio, furono: incendio del tempio del Signore, l’abbattimento delle mura, la messa a ferro a fuoco la città, la distruzione delle cose sacre e di valore. Dopo questo scempio, la cosa più grave e devastante: la deportazione in  Babilonia dei superstiti e dei prigionieri. Tutti via, nuovamente schiavi in altra realtà geografica e politica. Dopo aver scontata la pena, il ritorno in patria e la gioia di rivedere la propria terra e di riappropriarsi del proprio culto, della propria fede e del tempio riscostruito da Ciro, Re di Persia.

La storia di Israele e degli Ebrei è segnata da queste diaspore, deportazioni, distruzioni e ricostruzioni. Nel piano di Dio questo popolo che doveva essere più attento e fedele alla voce del Signore, era invece disattento e quindi disattendeva all’osserva della legge di Dio. Invece di fare il bene, facevano il male e si rovinavano con le loro mani. La stessa cosa che avviene oggi nel popolo santo di Dio, che è la Chiesa. I suoi membri ne rovinano e ne offuscano l’immagine, portandola lontano da Dio con i loro comportamenti immorali, tenebrosi e tristi.

Speso la gioia non abita nei loro cuori e non fa capolino nella loro vita. Prevale la tristezza, la noia, la depressione, la mancanza di speranza e fiducia. In poche parole celebrano la Pasqua solo esteriormente, senza sperimentare la gioia della conversione del rinnovamento della mente, del cuore e della vita.

Con le parole di Papa Francesco immergiamoci in questa esperienza di gioia pasquale che vogliamo sperimentare in questo 2015: “Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto. Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!”. Amen.

HAITI. PADRE RICK FRECHETTE, PASSIONISTA, DA 30 ANNI A SERVIZIO DEI POVERI

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HAITI. PADRE RICHARD FRECHETTE, PASSIONISTA DA 30 ANNI IL GRANDE APOSTOLO DELLA CARITA’

di Antonio Rungi

I Passionisti sono presenti da 30 anni sull’Isola di Haiti con padre Richard Frechette, medico, sacerdote passionista, noto in tutto il mondo per il suo impegno umanitario in questo luogo. Padre Rick, 61 anni, di origine americana arrivò ad Haiti per continuare l’opera di padre William Wasson, passionista fondatore della Onlus Nuestros Pequenos Hermanos, che soccorre i bambini nelle nazioni dove nascendo si entra già all’inferno. Ad Haiti un bambino su tre non raggiunge i cinque anni, e la speranza media di vita è intorno ai 40.

L’allora giovane missionario realizzò in fretta che, sapendo di medicina, avrebbe potuto salvare molti piccoli, e si affrettò a ripartire per gli Stati Uniti per laurearsi in tempi record. E ritornare, naturalmente, tra i bambini di Haiti. Da allora ogni sua giornata è stata scandita da 3-4 ore di sonno, mentre tutte le altre si sono tradotte in orfanotrofi, scuole di strada, ospedali pediatrici, scuole artigianali per insegnare un lavoro, distribuzioni di acqua e cibo. Ma anche trattative con le gang che imperversano nella capitale Port-au-Prince, per ottenere la liberazione di numerosi rapiti: padre Rick è l’unico americano che rispettano, perché essendo medico ha curato anche i loro figli. Sono migliaia e migliaia i bambini (e non solo) che questo missionario dal volto umano e dall’aspetto solare ha salvato dalla morte, dalla miseria, dall’abbrutimento. Per tantissimi altri fa tutto quello che può, certo che le uniche tre cose destinate a durare siano fede, speranza e amore; ma l’amore è la più importante. Ci sono gocce d’amore anche nell’unguento che ogni giovedì spalma sotto il naso, prima di raggiungere con qualche collaboratore una fossa in collina assediata dai maiali. L’unguento gli serve a sopportare l’odore dei cadaveri, che sottrae a quello scempio per deporli in bare di cartapesta e seppellirli con una benedizione. In questo periodo continua a imperversare il colera e non tutti riescono a salvarsi, chi viene colpito da questa terribile epidemia. In questa realtà, padre Rick lavora ininterrottamente. Molte le iniziative nei prossimi mesi del 2015 per sostenere l’opera altamente umanitaria di padre Frechette in Haiti, che è un uomo dai modi franchi e dal sorriso solare, anche in jeans e t-shirt, e che comunica la sua natura di uomo di Dio. Bastano pochi minuti per sentirne la fede pratica e profonda, operativa e meditata.
Perché proprio la fede granitica è la marcia in più di questo missionario già fuori del comune, un sacerdote che non teme di confrontarsi con nessuna delle sfide intellettuali e storiche del mondo d’oggi.
Gli insegnamenti e gli insegnamenti di Papa Francesco, per padre Rick sono vita vissuta da circa 30 anni della sua intensa attività sacerdotale e missionaria vicino al dolore e alla sofferenza di tutti e specialmente dei bambini e degli adolescenti di Haiti. Noi ci auguriamo che possa continuare questa sua opera a favore dei bambini come ha fatto sempre, nel silenzio e nell’apprezzamento generale delle persone che lo hanno conosciuto. Ha vissuto da povero e vive da povero con i poveri. Non ha speso soldi ingenti per se stesso, per auto, per tecnologie, per viaggi, per divertimenti, per cene, per pranzi, per viaggi di rappresentanza, per fare carriera, come alcuni fanno in certi ambienti, ma tutto ha fatto e continua a fare per amore dei bambini e del popolo haitiano. Lo si può solo aiutare ed imitarlo nel silenzio e nella laboriosità, senza prendersi meriti che non si hanno e soprattutto non avendo la stessa competenza, disponibilità del cuore, della mente, bontà e rettitudine della vita e le sue stesse energie spirituali ed umane o generosità nel servizio, che altri non hanno e non potranno mai avere, perché vengono da altre esperienze di benessere, di concezione di potere e non di servizio, come ha dimostrato e dimostra il carissimo padre Rick. Buon lavoro, padre Rick anche in questa Pasqua 2015.

CASORIA. IL PROGRAMMA PER LA CANONIZZAZIONE DI MADRE MARIA CRISTINA BRANDO

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CASORIA. DEFINITO IL PROGRAMMA GENERALE PER LA CANONIZZAZIONE DI MARIA CRISTINA BRANDO

di Antonio Rungi

La Madre Generale delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, suor Carla Di Meo, con il suo consiglio e con la collaborazione dei componenti del comitato per la canonizzazione di Madre Cristina Brando, il 17 maggio 2015, ha approvato e divulgato il programma definitivo di tutte le manifestazioni religiose, culturali e civili prima e dopo la proclamazione di Madre Cristina Brando, santa. Si tratta di un articolato programma che spazia dai momenti prettamente liturgici e di preghiera, a quelli più aperti al confronto sulla esemplarità della novella santa. Convegni, iniziative per le scuole, teatro musica e ricordi vari costituiscono l’ossatura di tutto il programma. Poi la peregrinatio delle spoglie mortale della neo-santa subito dopo la canonizzazione, in vari comuni della Campania, regione dove praticamente ha vissuto ed ha concluso la sua vita, in giovane età, ad appena 50 anni, la santa adoratrice di Gesù Sacramentato. Ecco in dettaglio tutto il programma che invita, prima e dopo la canonizzazione, ad essere “Insieme per Santa Maria Cristina”.

INSIEME PER SANTA MARIA CRISTINA 

SABATO-07 MARZO – ORE:17,00 – TARGA IN RICORDO DEL BATTESIMO RICEVUTO DA SANTA MARIA CRISTINA nella  CHIESA DI SAN LIBORIO (NA) 

DOMENICA: 15-22 MARZO- 12-19-26 APRILE – MISSIONE NELLE PARROCCHIE

GIOVEDI’: 19 MARZO“CAMMINO DEI SANTI”                       

DOMENICA: 22 MARZO ALLA MENSA DELLA MADRE: EUCARISTIA E CARITA’  

VENERDI’: 27 MARZO – ORE 17,00 ” MEDITAZIONE DEI DOLORI DELLA MADONNA                                              

VENERDI’: 27 MARZO – ORE 19,00 – VIA CRUCIS DECANALE PRESSO L’ISTITUTO BRANDO 

GIOVEDI’ SANTO: 2 APRILE  ORE: 17,00 –  CELEBRAZIONE  CENA DEL SIGNORE

ADORAZIONE  NOTTURNA DALLE ORE: 19.00 ALLE ORE 06.00 DEL VENERDI’ SANTO                           

DOMENICA 19 APRILE – GIORNATA DELLO SPORT ORE 10,00 -12,00                                                             

MARTEDI’: 21 APRILE – ORE 17,30 CONVEGNO MEDICO: “MARIA CRISTINA  LA VIA DELLA SANTITA'”

SEDE DEL CONVEGNO : TEMPIO EUCARISTICO DELLE SUORE “VEGS” IN VIA G. D’ANNA N°7 -CASORIA

GIOVEDI’: 23 APRILE –  ORE 9,30 -13,30  GRANDE SPETTACOLO SCUOLE MEDIE E  SCUOLE  SUPERIORI 

“I GIOVANI INCONTRANO I GIOVANI PER CONOSCERE MADRE CRISTINA”                     

MERCOLEDI’: 29 APRILE – ORE 18,30 SOLENNE CELEBRAZIONE IN MEMORIA DELLA NASCITA DI “SANTA MARIA CRISTINA”  CON LA PARTECIPAZIONE DI  TUTTE LE PERSONE CHE PORTANO IL NOME DI “MARIA CRISTINA”

GIOVEDI’: 30 APRILE – ORE 16,30- GRANDE MANIFESTAZIONE  SCUOLE  PRIMARIE  E  SCUOLE CATECHISTICHE PREMIAZIONE DEL QUIZZONE: “CIAO, IO SONO MARIA CRISTINA”

GIOVEDI’: 7 MAGGIO – CONVEGNO: VOLTI DI … DONNA

5-6-7-8-11-12-13 MAGGIO-ADORAZIONE EUCARISTICA NELLE  PARROCCHIE  IN PREPARAZIONE ALLA CANONIZZAZIONE 

GIOVEDI’: 14 MAGGIO – PELLEGRINAGGIO A PIEDI AL SANTUARIO EUCARISTICO: “SAN PIETRO A PATIERNO”CON FIACCOLATA                      

 

17 MAGGIO –  CANONIZZAZIONE

ORE 10,00 PIAZZA S. PIETRO

PAPA FRANCESCO

SABATO 23 MAGGIO – ORE: 16,00 – CHIESA DELLE SACRAMENTINE PEREGRINATIO”URNA SANTA MARIA CRISTINAIN SERATA CONCERTO AUDIO VISIVO: “VOGLIO FARMI SANTA A QUALUNQUE COSTO”

DOMENICA: 24 MAGGIO- ORE: 16,00-PEREGRINATIO SANTAMARIA CRISTINA DUOMO DI NAPOLI ORE: 17,00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA DI RINGRAZIAMENTO PRESIEDUTA DA SUA EMINENZA CARD. CRESCENZIO SEPE, ARCIVESCOVO DELL’ARCIDIOCESI DI NAPOLI

 DAL 25 AL 29 MAGGIO: PEREGRINATIO – PARROCCHIE DI CASORIA

30 MAGGIO – ORE 17,00  VOTI PERPETUI                                                  

1-6 GIUGNO : SETTIMANA EUCARISTICA IN PREPARAZIONE ALLA SOLENNITA’ DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE

7 GIUGNO – SOLENNITA’ CORPO E SANGUE DEL SIGNORE : SOLENNE PROCESSIONE INTERPARROCCHIALE   

11-12-13-14 – GIUGNO- PEREGRINATIO DI SANTA MARIA CRISTINA A GRUMO NEVANO PARROCCHIA” S. TAMMARO “ 

18-19–20-21-GIUGNO -PEREGRINATIO SANTA MARIA CRISTINA AD AMOROSI-PARROCCHIA “S. MICHELE ARCANGELO”

22-23- 24- GIUGNO- PEREGRINATIO SANTA MARIA CRISTINA A SANT’ANTIMO – PARROCCHIA SANT’ANTIMO” 

25-26-27-28 GIUGNO -PEREGRINATIO SANTA MARIA CRISTINA A FRATTAMAGGIORE-    PARROCCHIA “S. SOSSIO”

02-03-04-0502-03-04-05 LUGLIO -PEREGRINATIO SANTA MARIA CRISTINA A  -MUGNANO – SANTUARIO “SACRO CUORE”                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        

A SEGUIRE PEREGRINATIO CON LA “RELIQUIA” E CONCERTO – (PROGRAMMA DA STABILIRE) 

PROGRAMMA A CURA DELLA REV.MA MADRE GENERALE E DEL COMITATO ORGANIZZATIVO PER LA CANONIZZAZIONE “SANTA MARIA CRISTINA BRANDO”

FESTA DELLA DONNA – 8 MARZO 2015

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ITRI (LT). DAI PASSIONISTI FESTA RELIGIOSA DELLA DONNA 

Domenica, 8 marzo 2015, festa della donna, i padri passionisti del Santuario della Civita che curano anche il convento della città, festeggeranno la donna con una preghiera particolare, composta da padre Antonio Rungi, con la benedizione delle donne presenti alla celebrazione della messa del mattino delle ore 8.00 e con la distribuzione della mimosa benedetta. La celebrazione della messa in occasione della festa religiosa della donna sarà presieduta da padre Antonio Rungi che a conclusione del rito distribuirà le mimose benedette e il testo della preghiera della donna, composta dallo stesso sacerdote e già diffusa in rete.

“Penso –ha detto il sacerdote – che sia un dovere di tutti ringraziare le donne di tutto il mondo per quello che sono, fanno e rappresentano nella società umana. Di fronte a tante violenze nei loro confronti, abbiamo tutti il dovere di pregare e sostenere la causa mondiale del rispetto totale di ogni donna a partire dal suo primo giorno di vita fino alla fine dei suoi giorni. Basta con le tante offese alle donne in Italia e nel Mondo e diamo un valido contributo a che la cultura del rispetto, dell’accoglienza sia sempre più diffusa nel mondo. Quel genio femminile di cui parlava San Giovanni Paolo II sia utilizzato al massimo in tutti i campi della vita sociale ed ecclesiale. Ecco perché in questo giorno, dedicato alla festa della donna, che ricorda un drammatico fatto di cronaca del secolo scorso, oltre a pensare alle donne che soffrono nel mondo a causa di tante ingiustizie, prodotte da un cultura maschilista, dobbiamo sentire l’obbligo morale, come cristiani e persone di buona volontà di far crescere un livello sempre più alto di coscientizzazione globale che senza la donna e senza il suo pieno e totale rispetto la società e l’umanità è destinata a finire inevitabilmente in un vicolo cieco di indifferenza e di violenza. Alle donne, dalle nostre madri – conclude padre Rungi – alle nostre sorelle, alle mogli per chi è sposato, alle colleghe di lavoro, alle amiche sincere, alle suore,  alle nubili, dobbiamo non solo dire grazie in questo giorno, ma sempre per tutto quello che fanno per l’intera umanità. Dove c’è la donna c’è la gioia e la vita”.

Ecco il testo dell’orazione composta dal teologo morale, padre Antonio Rungi.

 PREGHIERA DELLA DONNA 

Signore, mi rivolgo a Te

con la confidenza di un bambino,

con l’umiltà del povero,

con il coraggio dei martiri.

 

Donami la forza di parlarti

con la sincerità del cuore,

con l’umiltà di chi conosce

la sua fragilità, con il coraggio

che spesso manca nella mia vita quotidiana.

 

Fa’ della mia vita un inno alla vita,

un canto perenne alla gioia,

un immenso atto d’amore

verso chi attende amore.

Nella mia debolezza non abbandonarmi.

Nell’incertezza, illuminami la mente.

 

Nel dolore, fa’ che io sappia camminare

con Te sulla via della croce.

 

Ti chiedo, per intercessione di Maria,

Madre del bell’Amore,

di essere una  donna capace d’amare

ogni persona del genere umano,

soprattutto se debole e fragile,

a partire dai miei cari. Amen!

TERZA DOMENICA DI QUARESIMA – 8 MARZO 2015 – COMMENTO DI P.RUNGI

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TERZA DOMENICA DI QUARESIMA

8 MARZO 2015 

Cristo conosce bene il nostro cuore 

Commento di padre Antonio Rungi 

La terza domenica di Quaresima ci pone davanti al mistero della Pasqua di Cristo, di morte e risurrezione, con la coscienza di quello che siamo realmente, davanti a Dio, senza finzioni e senza ipocrisia. Gesù incamminato verso la via della sofferenza e della risurrezione ci indica la strada da percorrere insieme a lui: è la strada della fedeltà e dell’autenticità, è la strada della verità e della sincerità con noi stessi, con Dio e con gli altri. In un cristiano autentico non può trovare spazio nella sua vita il fariseismo, l’apparire diversi da quelli che in realtà siamo. Dio legge nel nostro cuore e conosce perfettamente chi siamo e come agiamo. Ci lascia la libertà della nostra azione anche davanti al male e al peccato, di cui siamo i diretti responsabili, perché siamo noi a deciderci per il bene o per il male, per la grazia o per la disgrazia morale. La coscienza dei nostri fallimenti e delle nostre paure, infedeltà, indecisioni ci devono spronare verso una vita più improntata alla coerenza, all’autenticità, che passa attraverso l’osservanza, non esteriore, della legge di Dio, ma con un’osservanza integrale, senza omissioni o adattamenti personalizzati, della legge morale, che dobbiamo avere a cuore nelle nostre azioni quotidiane.

In sintesi è questo il messaggio che ci arriva dalla parola di Dio di questa terza domenica di quaresima che ci fa capire, se vogliamo celebrare degnamente questa Pasqua 2015, l’urgenza di dare una svolta alla nostra vita spirituale e morale.

Nel vangelo di oggi, leggiamo, infatti, che Gesù “mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo”.

Quale verità stava nel cuore della gente che andava da lui a partire dai discepoli? La triste verità di pensare ad un messia esclusivamente nell’orizzonte materiale, politico, economico, di posizione sociale e quindi di affiancarsi a Lui per meri interessi materiali.

Lo scandalo della croce, i discepoli non lo accettarono, scapparono via dal loro maestro condannato a morte, crocifisso.

Ci volle un bel po’ per capire che il crocifisso era anche il Risorto, il tempio del suo corpo distrutto dall’odio di quanti volevano la morte di Gesù, viene ricostruito più bello e perfetto con la risurrezione, con la certezza di una vita oltre la vita, il cui punto di partenza per tutta l’umanità è proprio Cristo Risorto. Quella Pasqua cristiana che è il centro del messaggio di Cristo e della Chiesa.

Il testo del vangelo di Giovanni ci ricorda, infatti, che“quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”.

Lo stile pasquale di Cristo deve diventare il nostro stile di vita.

In che cosa consiste questo stile? Prima di tutto nel recupero di una vita di preghiera. Gesù che è letteralmente arrabbiato per la condizione in cui si trovava il tempio di Gerusalemme, ha il coraggio di ribellarsi e di agire con forza e diciamo con violenza davanti a chi aveva trasformato il luogo di preghiera in un vero mercato, offendendo la dignità di quel luogo sacro.

Quanto siano attuali queste parole di Gesù anche per noi cristiani del XXI secolo lo possiamo capire da soli, di fronte a certi interessi economici che si realizzato in nome della Chiesa, di Cristo, dei santi, delle varie feste e usanze cristiane.

La fede e la religione diventano un affare economico e non è più un affare spirituale, interiore di vera contemplazione dei misteri della redenzione.

Riflettere attentamente sul comportamento di Gesù in questa specifica circostanza, ci aiuta a discernere quale atteggiamento vero dobbiamo assumere davanti allo sfruttamento della religione e dei luoghi di culto per interessi economici.

Leggiamo nel vangelo: “Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Anche per noi si avvicina la Pasqua, non solo quella del 2015, ma quella eterna e noi dobbiamo rendere conto a Dio della nostra vita.

Una vita vissuta solo ad accumulare beni terreni, in molti casi, dimenticandoci di accumulare in beni eterni quelli che non sono soggetti ad inflazione, a logoramento e a distruzione.

L’attaccamento ai soldi e ai beni della terra non potranno mai, assolutamente mai, farci celebrare una Pasqua vera.

Buttiamo via le opere di questo genere e facciamo spazio al  Dio nell’intimo del nostro cuore e nella nostra vita di tutti i giorni.

San Paolo Apostolo ci ricorda nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua prima lettera ai Corinzi, che la vera sapienza e la vera gioia, sta in Gesù Crocifisso. In lui possiamo e dobbiamo sperimentare la felicità, salendo il calvario, elevandoci spiritualmente in un’ascesi mistica della Passione di Cristo: “Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.

Ecco dove sta la vera sapienza nella presunta stoltezza della croce, che in Cristo è diventato strumento di salvezza e redenzione. E ciò che deve essere valido anche per noi.

Logica conseguenza di questo nuovo modo di intendere la vita secondo lo spirito, secondo il vangelo e più in generale secondo la Bibbia, è andare all’origine della nostra fede e della nostra morale personale e sociale, che troviamo codificata nelle tavole della legge, i cosiddetti 10 comandamenti, che ben conosciamo e che oggi ci vengono richiamati alla nostra attenzione nel brano della prima lettura, tratto dal libro dell’Esodo, il libro della liberazione, dell’itineranza, dell’alleanza sinaitica.

Vivere i comandamenti di Dio, più che osservali esteriormente come i farisei, è l’esperienza più vera della gioia pasquale verso la quale ci stiamo incamminando, celebrando il nostro esodo ogni giorno, in questo tempo di quaresima, con la consapevolezza del peso delle nostre colpe e debolezze e della necessità di pregare davvero per la nostra conversione e per la conversione di tutto il mondo. Sia questa la nostra orazione oggi: “Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia”.  Con fede profonda che sgorga dal nostro cuore diciamo: “Signore,volgiti a noi e abbi misericordia di tutti,  perché siamo poveri, soli ed infelici senza incontrare Te in questa vita e nell’eternità”. Amen.