Archivi Mensili: giugno 2016

P.RUNGI. COMMENTO ALLA XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Domenica 26 Giugno 2016

Seguire Cristo incondizionatamente

Commento di padre Antonio Rungi

Come è difficile seguire gli altri, mettersi sulla scia di chi ci precede e vuole condurci verso mete importanti. Seguire Gesù è molto più difficile di quanto si creda e si afferma, in quanto la sua sequela non ammette condizionamenti, richiede una totale risposta di amore e di impegni, non attende, ma deve trovare risposta subito. Il vangelo di questa XIII domenica del tempo ordinario ci pone, noi cristiani, e soprattutto coloro che hanno ricevuto una speciale chiamata e vocazione dal Signore di fronte a scelte coraggiose, decise e senza tentennamenti. Rileggere il brano del Vangelo, oggi, alla luce della precarietà e della labilità delle nostre tante decisioni, ci fa convincere, sempre di più, che le scelte fatte, all’inizio di un cammino della nostra specifica vocazione stato di vita, hanno subito cambiamenti continui e, a volte, sono state del tutto abbandonate e non vissute. Quanti matrimoni falliti, quante vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa interrotte, quanti impegni pastorali assunti nella comunità, come servizio ed amore verso il Signore e la Chiesa, e poi lasciati cadere alla prima difficoltà o contrasto. Gesù vuole da noi, invece, coraggio e nessun tentennamento. Lui è andato spedito per la strada, anche se la sua strada ha richiesto di salire il calvario e morire sulla croce per l’umanità L’esempio è Lui e noi dobbiamo ispirarci a Lui in tutte le nostre scelte. Non possiamo dire come i chiamati del vangelo di oggi: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre»; oppure “Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia”. Apparentemente sono legittime richieste quelle che sono evidenziate nel testo del Vangelo, ma in realtà esse nascondono l’incapacità dell’uomo di rispomdere all’amore subito e con totale dedizione alla volontà di Dio. Questo nostro limite umano è comprensibile se valutiamo la nostra esistenza nell’orizzonte del tempo e delle cose che ci legano ad esso; ma se abbiamo gli occhi e la mente orientati all’eterno, sappiamo essere capaci di scelte totali e radicali per amore di Cristo e della Chiesa.

Un esempio di questa generosità nel servizio della parola, ci viene proposo nel brano della prima lettura di oggi, tratto dal Primo Libro dei Re, dove è narrata la vocazione di Eliseo, che si pone alla sequela del suo grande maestro e profeta, Elia. Infatti, Eliseo, che era un contadino, lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te». Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio”.

In questo esempio di sequela possiamo dedurre, la necessità per tutti noi, che siamo battezzati ed abbiamo ricevuto l’investitura e il mantello della profezia, ciò che dobbiamo fare quando siamo chiamati a servire Cristo, la Chiesa e i fratelli che sono in necessità. Non dobbiamo cercare prestigi personali e situazioni di comodo per noi, magari strumentalizzando la chiesa e la religione, ma dobbiamo dare il nostro apporto e il nostro contributo, di qualsiasi genere, dai servizi più umili a quelli più eccelsi, nella costruzione del Regno di Dio in mezzo a noi. Ognuno può e deve dare una mano per costruire il mosaico dell’amore universale nel nome del Signore e del Cristo Redentore.

Di questo è particolarmente convinto l’Apostolo Paolo, nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla bellissima e stimolante lettera ai cristiani della Galazia: “Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù”. Redenti dal sangue prezioso di Gesù, noi cristiani siamo persone libere nella sostanza e nella realtà. La nostra libertà, non è capacità di fare il bene o il male o ciò che ci piace, la nostra libertà è Cristo. In Lui noi abbiamo acquisito questo valore importantissimo per ogni persona umana, in quanto siamo stati liberati dal peccato. Perciò l’Apostolo ci esorta a non ritornare nella condizione di prima, di uomini peccatori. E per realizzare questo nostro sogno spirituale, è bene vivere secondo lo spirito e non secondo la carne, in quanto come ci ricorda San Paolo: “la carne  ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste”. Ma se ci lasciamo guidare dallo Spirito, non saremo più sotto la Legge, cioè sotto il peccato. In definitiva se camminiamo secondo lo Spirito e non saremo portati a soddisfare il desiderio della carne. E poi vivremo in pace, in armonia, senza conflitti e gelosie, senza divisioni o contrasti che portano persone, gruppi, popoli e nazionali a lottarsi su tutti i fronti, per prevalere sugli altri e schiacciare la libertà degli altri. Tutta la morale cristiana, tutto il Vangelo trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!. Quanto è vera questa terribile e attuale affermazione di Paolo detta ai cristiani della Galazia. Oggi in tante situazioni, anche all’interno della chiesa si sperimenta la lotta senza confini contro tutto e contro tutti; mentre dovrebbe regnare suprema la legge dell’amore e della misericordia. Sia questa la nostra umile preghiera, oggi, domenica, giorno del Signore: “O Dio, che ci chiami a celebrare i tuoi santi misteri, sostieni la nostra libertà con la forza e la dolcezza del tuo amore, perché non venga meno la nostra fedeltà a Cristo nel generoso servizio dei fratelli”. Amen

ITRI (LT). FESTA DI SANTA MARIA GORETTI 2016

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COMUNICATO STAMPA

ITRI (LT). FESTA DI SANTA MARIA GORETTI DAI PASSIONISTI. IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI

La comunità passionista di Itri-Civita, composta da padre Emiddio Petringa (Superiore-Rettore), da padre Antonio Rungi (Vice-Superiore e predicatore), padre Cherubino De Feo (Decano della comunità e confessore), padre Mario Corvino (Cappellano, Vice-parroco a Formia), padre Francesco Vaccelli (Confessore), ha organizzato la festa religiosa e liturgica in onore di Santa Maria Goretti.

“La festa di Santa Maria Goretti di quest’anno giubilare della misericordia  –scrive padre Antonio Rungi, nella presentazione del programma – assume un significato particolare per tutti i devoti della giovane martire delle Ferriere, morta ad appena 12 anni, per aver resistito alle forze del male, con fede e coraggio, che solo Dio può donare ad una persona, soprattutto, come lei, ragazzina, piena di amore di Dio e dei fratelli.  Santa Maria Goretti, infatti, rappresenta una delle sante dei nostri tempi, definite della misericordia, in quanto effettivamente ha perdonato di cuore, in punta di morte, il suo aggressore ed assassino, chiedendo al Signore di portarlo con sé in Paradiso.  Esempio di perdono e di misericordia verso coloro che ci fanno del male, chiediamo a questa nostra santa e “Bambina di Dio”, di saper perdonare non una sola volta nella vita, ma come dice il Vangelo, 70 volte 7, cioè sempre”.

Il programma dell’intera festa, prevede i seguenti momenti esclusivamente liturgici e religiosi.

 

DOMENICA 3 LUGLIO 2016,  ORE 8.OO e Ore 18.00: Santa Messa solenne e inizio Triduo predicato e  intronizzazione della statua di Santa Maria Goretti, concessa, per la festa, dal parroco, don Guerino Piccione. Presiede padre Antonio Rungi.

 

LUNEDI 4 LUGLIO—MARTEDI’ 5 LUGLIO 2016, Ore 7,30 Santa Messa con preghiera alla Santa. Ore 17.30: Santo Rosario meditato con pensieri spirituali attinti dalla vita della santa. Ore 18.00: Santa Messa con omelia sulla Santa  e Preghiera finale.

 

MERCOLEDI’ 6 LUGLIO 2016: FESTA LITURGICA DI SANTA MARIA GORETTI

ORE 8.00 e ORE 18.00 MESSA SOLENNE CON PANEGIRICO.

 

Le celebrazioni verranno presiedute e concelebrate dai padri della comunità passionista di Itri-Civita e dai sacerdoti della città di Itri (don Guerino e don Maurizio). “Occasione –ha precisato padre Rungi – la festa in onore di Santa Maria Goretti, per prepararci spiritualmente ad accogliere il nuovo arcivescovo di Gaeta, monsignor Luigi Vari, che farà ingresso in Diocesi il 9 luglio prossimo. Momento anche per pregare e ringraziare monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, arcivescovo emerito di Gaeta, che conclude il suo ministero episcopale nella chiesa gaetana”.

 

 

 

P.RUNGI. COMMENTO ALLA DOMENICA XI DEL TEMPO ORDINARIO – 12 GIUGNO 2016

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DOMENICA XI DEL TEMPO ORDINARIO

12 GIUGNO 2016

IL PERDONO E LA CONVERSIONE, NASCONO DALL’AMORE

COMMENTO DI PADRE ANTONIO RUNGI

 

Il tema del peccato, della conversione, della misericordia, oggi è al centro della Parola di Dio di questa XI Domenica del tempo ordinario.

I tre testi biblici, sono, infatti improntati al tema del peccato e del pentimento, alla conversione del cuore e al cambiamento radicale della vita, nella misura in cui ci lasciamo toccare dalla grazia di Dio e ci immergiamo in una vita più prettamente spirituale e meno materiale, più eticamente rispondente al Vangelo, che alle nostre personali idee e convinzioni o progetti di vita.

 

Un esempio di questo cambiamento radicale del modo di pensare ed agire è riportato nel testo della prima lettura di oggi, nel quale è citato il gravissimo peccato del Re Davide, che è il mandante dell’assassinio del marito di Bersabea, Uria l’Ittita, che Davide voleva a tutti i costi fare sua la moglie di Uria.

Si leggono in queste vicende del passato, anche riportate dai testi sacri, la cronaca dei nostri giorni con violenze di ogni genere, con omicidi efferati di ogni tipo.

Grande è il peccato di chi uccide il fratello per interessi personali o per altri motivi che hanno attinenza con le leggi, con le guerre, con il terrorismo e con la violenza. Ogni omicidio grida vendetta al cospetto di Dio.

Davide sa di aver fatto una cosa gravissima al cospetto di Dio e si pente. Certo Uria, marito di Bersabea, non tornerà più in vita, come non tornano in vita chi muore per violenza o naturalmente.

 

La morte chiude ogni vicenda umana ed apre l’orizzonte dell’eternità, per il bene o per il male, per la gioia o per la sofferenza.

Chiediamoci oggi perché facciamo il male a noi stessi e agli altri, in tanti modi, più o meno palesi o subdoli.

Forse al solo fine di godere della sofferenza degli altri o di impossessarsi dei beni degli altri, della vita degli altri, dei pensieri degli altri, delle donne degli altri, delle cose degli altri? Non dimentichiamo due importanti comandamenti: Non desiderare la donna d’altri. Non desiderare la roba d’altri.

 

Un discernimento va fatto seriamente nella nostra vita di cristiani dal momento che non siamo affatto esenti da certi comportamenti immorali e violenti.

Quante guerre di religione abbiamo combattuto anche noi e quante guerre ci facciamo tra di noi? Mors tua, vita mea, sembra essere la legge che domina nelle coscienze di tutti, cristiani, atei e fedeli di altre religioni del mondo, quando tutti dovrebbero predicare la pace, l’amore e il perdono. “Perché dunque disprezziamo la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi?”.

 

La consapevolezza dei nostri errori passa attraverso la coscientizzazione del male fatto. E se non ne siamo in grado di capirne la portata, qualcuno altro pure ce lo deve far capire: «Ho peccato contro il Signore!», dice Davide.

Da qui si parte per ottenere il perdono di Dio, come avvenne al Re Davide, tramite Natan. Infatti, il profeta Natal  comunica a Davide che «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».

Il testo del Vangelo di oggi, è tra i più belli e significativi nell’orizzonte della misericordia di Dio.

Parla della donna peccatrice che Gesù perdona, nel cui cuore e nei cui sentimenti, Gesù  vede un riflesso d’amore. Infatti chi ama molto, sa perdonare molto. Amore e perdono camminano insieme.

Il Vangelo ci racconta di questo fatto, avvenuto nella casa di un fariseo, dove Gesù era entrato per pranzare.

In poche parole, entra in una casa di osservanti esteriori della legge di Dio, autoesaltati e che si ritenevano giusti nei confronti del resto del popolo.  Gesù, anche in questa circostanza non discrimina nessuno. Mentre lo fanno proprio coloro che erano presente al pranza. Cosa fanno osservare a Gesù? Che in quella agape c’è una donna ben conosciuta in città, tanto da essere identificata con una peccatrice pubblica.

Cosa successe in quella casa? Il tutto è raccontato dall’evangelista Luca, con dovizia di particolari. “In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo”. Ciò che venne dopo questo atto di culto, amore, affidamento al Signore, lo si legge nei versetti che si susseguono e che fanno parte del brano dedicato alla peccatrice pentita e coraggiosa a prendere il cammino alla sequela di Cristo. “Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

 

La conversione del cuore nasce dalla fede vera e solo chi ha una grande fede avverte il peso del peccato, delle sue debolezze e la necessità di cambiare strada.

Aver la consapevolezza del male e del bene, ci fa sperimentare la gioia di stare in comunione con Dio, quando siamo nella sua grazia e nella sua misericordia, come ci ricorda il Salmo responsoriale di questa domenica

“Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato.

Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto

e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,

non ho coperto la mia colpa.

Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»

e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,

mi circondi di canti di liberazione.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!

Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!”

 

I giusti sperimentano la vera gioia che viene dal cielo. Cosa che abbiamo notato in tanti personaggi della Bibbia, i quali con grande umiltà, ma anche con profondo convincimento interiore, hanno saputo discernere il bene dal male e trarne le conseguenze.

Infatti, una volta imboccata la strada della verità, della giustizia, della pace e dei valori biblici e cristiani hanno vissuto nella serenità.

D’altra parte, l’apostolo Paolo nel brano della sua lettera ai Gàlati che ascoltiamo come seconda lettura di questa domenica, ci ricorda “che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo… poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno”.

Chi vive in Cristo è una persona nuova, la sua legge fondamentale è l’amore, la donazione e l’oblazione. Infatti, scrive San Paolo, io “sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano”.

Concludendo la nostra meditazione sulla parola di Dio di questa domenica, eleviamo al Signore la nostra umile preghiera con le espressioni che la liturgia pone all’attenzione dell’assemblea domenicale, convocata per la celebrazione della Pasqua settimanale: “Dio, che non ti stanchi mai di usarci misericordia, donaci un cuore penitente e fedele che sappia corrispondere al tuo amore di Padre, perché diffondiamo lungo le strade del mondo il messaggio evangelico di riconciliazione e di pace”. Amen.