P.RUNGI. COMMENTO ALLA DOMENICA XI DEL TEMPO ORDINARIO – 12 GIUGNO 2016

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DOMENICA XI DEL TEMPO ORDINARIO

12 GIUGNO 2016

IL PERDONO E LA CONVERSIONE, NASCONO DALL’AMORE

COMMENTO DI PADRE ANTONIO RUNGI

 

Il tema del peccato, della conversione, della misericordia, oggi è al centro della Parola di Dio di questa XI Domenica del tempo ordinario.

I tre testi biblici, sono, infatti improntati al tema del peccato e del pentimento, alla conversione del cuore e al cambiamento radicale della vita, nella misura in cui ci lasciamo toccare dalla grazia di Dio e ci immergiamo in una vita più prettamente spirituale e meno materiale, più eticamente rispondente al Vangelo, che alle nostre personali idee e convinzioni o progetti di vita.

 

Un esempio di questo cambiamento radicale del modo di pensare ed agire è riportato nel testo della prima lettura di oggi, nel quale è citato il gravissimo peccato del Re Davide, che è il mandante dell’assassinio del marito di Bersabea, Uria l’Ittita, che Davide voleva a tutti i costi fare sua la moglie di Uria.

Si leggono in queste vicende del passato, anche riportate dai testi sacri, la cronaca dei nostri giorni con violenze di ogni genere, con omicidi efferati di ogni tipo.

Grande è il peccato di chi uccide il fratello per interessi personali o per altri motivi che hanno attinenza con le leggi, con le guerre, con il terrorismo e con la violenza. Ogni omicidio grida vendetta al cospetto di Dio.

Davide sa di aver fatto una cosa gravissima al cospetto di Dio e si pente. Certo Uria, marito di Bersabea, non tornerà più in vita, come non tornano in vita chi muore per violenza o naturalmente.

 

La morte chiude ogni vicenda umana ed apre l’orizzonte dell’eternità, per il bene o per il male, per la gioia o per la sofferenza.

Chiediamoci oggi perché facciamo il male a noi stessi e agli altri, in tanti modi, più o meno palesi o subdoli.

Forse al solo fine di godere della sofferenza degli altri o di impossessarsi dei beni degli altri, della vita degli altri, dei pensieri degli altri, delle donne degli altri, delle cose degli altri? Non dimentichiamo due importanti comandamenti: Non desiderare la donna d’altri. Non desiderare la roba d’altri.

 

Un discernimento va fatto seriamente nella nostra vita di cristiani dal momento che non siamo affatto esenti da certi comportamenti immorali e violenti.

Quante guerre di religione abbiamo combattuto anche noi e quante guerre ci facciamo tra di noi? Mors tua, vita mea, sembra essere la legge che domina nelle coscienze di tutti, cristiani, atei e fedeli di altre religioni del mondo, quando tutti dovrebbero predicare la pace, l’amore e il perdono. “Perché dunque disprezziamo la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi?”.

 

La consapevolezza dei nostri errori passa attraverso la coscientizzazione del male fatto. E se non ne siamo in grado di capirne la portata, qualcuno altro pure ce lo deve far capire: «Ho peccato contro il Signore!», dice Davide.

Da qui si parte per ottenere il perdono di Dio, come avvenne al Re Davide, tramite Natan. Infatti, il profeta Natal  comunica a Davide che «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».

Il testo del Vangelo di oggi, è tra i più belli e significativi nell’orizzonte della misericordia di Dio.

Parla della donna peccatrice che Gesù perdona, nel cui cuore e nei cui sentimenti, Gesù  vede un riflesso d’amore. Infatti chi ama molto, sa perdonare molto. Amore e perdono camminano insieme.

Il Vangelo ci racconta di questo fatto, avvenuto nella casa di un fariseo, dove Gesù era entrato per pranzare.

In poche parole, entra in una casa di osservanti esteriori della legge di Dio, autoesaltati e che si ritenevano giusti nei confronti del resto del popolo.  Gesù, anche in questa circostanza non discrimina nessuno. Mentre lo fanno proprio coloro che erano presente al pranza. Cosa fanno osservare a Gesù? Che in quella agape c’è una donna ben conosciuta in città, tanto da essere identificata con una peccatrice pubblica.

Cosa successe in quella casa? Il tutto è raccontato dall’evangelista Luca, con dovizia di particolari. “In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo”. Ciò che venne dopo questo atto di culto, amore, affidamento al Signore, lo si legge nei versetti che si susseguono e che fanno parte del brano dedicato alla peccatrice pentita e coraggiosa a prendere il cammino alla sequela di Cristo. “Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

 

La conversione del cuore nasce dalla fede vera e solo chi ha una grande fede avverte il peso del peccato, delle sue debolezze e la necessità di cambiare strada.

Aver la consapevolezza del male e del bene, ci fa sperimentare la gioia di stare in comunione con Dio, quando siamo nella sua grazia e nella sua misericordia, come ci ricorda il Salmo responsoriale di questa domenica

“Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato.

Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto

e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,

non ho coperto la mia colpa.

Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»

e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,

mi circondi di canti di liberazione.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!

Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!”

 

I giusti sperimentano la vera gioia che viene dal cielo. Cosa che abbiamo notato in tanti personaggi della Bibbia, i quali con grande umiltà, ma anche con profondo convincimento interiore, hanno saputo discernere il bene dal male e trarne le conseguenze.

Infatti, una volta imboccata la strada della verità, della giustizia, della pace e dei valori biblici e cristiani hanno vissuto nella serenità.

D’altra parte, l’apostolo Paolo nel brano della sua lettera ai Gàlati che ascoltiamo come seconda lettura di questa domenica, ci ricorda “che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo… poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno”.

Chi vive in Cristo è una persona nuova, la sua legge fondamentale è l’amore, la donazione e l’oblazione. Infatti, scrive San Paolo, io “sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano”.

Concludendo la nostra meditazione sulla parola di Dio di questa domenica, eleviamo al Signore la nostra umile preghiera con le espressioni che la liturgia pone all’attenzione dell’assemblea domenicale, convocata per la celebrazione della Pasqua settimanale: “Dio, che non ti stanchi mai di usarci misericordia, donaci un cuore penitente e fedele che sappia corrispondere al tuo amore di Padre, perché diffondiamo lungo le strade del mondo il messaggio evangelico di riconciliazione e di pace”. Amen.

P.RUNGI. COMMENTO ALLA DOMENICA XI DEL TEMPO ORDINARIO – 12 GIUGNO 2016ultima modifica: 2016-06-10T19:28:52+02:00da pace2005
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