Archivi Mensili: febbraio 2014

Liturgia.Ottava Domenica del tempo ordinario. Commento di padre Antonio Rungi

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VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

DOMENICA 2 MARZO 2014 

CERCATE DIO E IL SUO REGNO, POI IL RESTO NE VIENE DI CONSEGUENZA 

Commento di padre Antonio Rungi 

Cercare Dio, prima di tutto e il suo Regno e tutto il resto, a livello materiale e umano, ne viene di conseguenza. Per un cristiano la priorità assoluta in tutte le situazioni e in tutti gli stati di vita è questa ansia per il Regno di Dio da cercare, prima di tutto, noi e poi diffonderlo attraverso la nostra testimonianza di vita. Invece, nella nostra storia personale, familiare, sociale, mondiale ci accorgiamo che la prima e fondamentale ricerca è quella di carattere economica, materiale. Ci preoccupiamo di cosa dobbiamo indossare, cosa dobbiamo mangiare, esattamente come ci fa osservare il vangelo di questa domenica ottava del tempo ordinario, che già ci proietta al mercoledì delle Ceneri, il 5 marzo prossimo, con l’inizio della Quaresima in preparazione alla Pasqua di questo anno 2014. Le preoccupazioni maggiori delle persone, soprattutto oggi, in una crisi economica mondiale e specialmente italiana, sono di questo tipo. Basta vedere ogni giorno la televisione, sentire la radio, leggere i giornali, consultare Internet, il linguaggio unico e ricorrente è sempre lo stesso: non abbiamo nulla, non possiamo mangiare, non possiamo vestirci, non possiamo curarci e giù di lì le tante lamentele che esprimiamo perché ci mancano le cose e siamo preoccupati per questo. Il discorso della Provvidenza, quello sulla fiducia filiale in Dio passa in secondo piano, anzi a volte quello che leggiamo nei testi sacri, sembra essere assurdo, impossibile da capire e soprattutto da condividere ed accettare. Neppure la testimonianza dei santi che hanno contato molto sulla provvidenza di Dio e nulla è mancato nella loro vita, avendo avuto a cuore, prima di tutto il Regno dei cieli, ci insegna qualcosa e ci incoraggia a vivere nella disponibilità totale alla volontà di Dio. Il bellissimo e incisivo brano del vangelo ci pone pertanto davanti ad una scelta fondamentale: scegliere il Signore, distaccati da ogni cosa ed abbandonati totalmente in Lui, oppure cercare il successo personale e di gruppo rincorrendo dio mammona, il denaro e la posizione economica? La scelta sta a noi. Ma il Vangelo ci ammonisce chiaramente o si serve un padrone e un altro, non si possono conciliare termini antitetici per sostanza e per natura di cose. La vera ricchezza dell’uomo è Dio e non il denaro. Capire questo significa fare la scelta della vera felicità e della serenità. E’ meglio non avere nulla, o magari l’essenziale, che vivere in continua agitazione per le cose si posseggono e non danno sicurezza. Perché chi fonda la vita sul denaro o cose similari è un fallito umanamente, in questa vita e per l’eternità. Tranne qualche caso particolare, la ricchezza non è mai stata la via privilegiata per la santità. Non a caso Cristo è nato povero, è vissuto povero ed è morto povero, spogliato di tutto, sul patibolo della croce.  

Leggiamo con attenzione e meditiamolo accuratamente questo testo del Vangelo di Matteo:  “In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?

E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». 

Discorso più chiaro di questo non possiamo farlo. Ogni giorno, lo sappiamo benissimo, che ci presenta il conto del dolore e della pena, ma anche vero che chi vive nel Signore ci presenta il conto della gioia e dell’amore. Non bisogna abbattersi di fronte ai tanti problemi di ogni genere che dobbiamo affrontare quotidianamente. Una maggiore fiducia in Dio ed una più sicura docilità alla sua parola ci aiuta a maturare a livello spirituale e a capire ciò che veramente è necessario per la nostra vita, considerata che passa come l’erba del campo e appassisce come il fiore di una bellissima aiuola, qual è la nostra esistenza qui su questa terra. 

La tenerezza del nostro Dio, del suo Figlio Gesù Cristo, il calore dell’amore che spigiona per noi lo Spirito Santo, li cogliamo congiuntamente nell’immagine che il profeta Isaia ci ha lasciato in questo sintetico ma accattivante testo del suo libro:Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”.

Dio ci conosce per nome e sa chi siamo noi, dentro e fuori, perché Egli privilegia la lettura del cuore, ma non dimentica il volto di ogni uomo. Perciò Dio è il nostro Padre e la nostra Madre, sempre e non solo in determinate circostanze della nostra vita. Egli davvero non ci abbandona mai, specie quando più giù siamo. 

Con il Salmo 61, possiamo a ben ragione, in un contesto di preghiera e di celebrazione gridare ad alta voce e con giubilo: Solo in Dio riposa l’anima mia: da lui la mia salvezza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare… Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore”. 

E con l’Apostolo Paolo, nel brano della lettura di oggi, tratto dal Prima Lettera ai Corinzi, ognuno prenda coscienza della sua vocazione, della sua missione, della sua responsabilità davanti a Dio e ai fratelli circa la vita presente e quella futura:Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.

A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!

Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode”.

Dio è il nostro giudice imparziale e misericordioso. A dobbiamo rende conto della nostra vita, anzi la rendicontazione avviene attimo per attimo, perché tutto quello che facciamo e siamo, tutto è presente davanti a Dio, nel bene, come, purtroppo, nel male. 

Sia allora la nostra preghiera di oggi, la stessa che pregheremo insieme ai nostri fratelli nella fede, all’inizio della santa messa di questo giorno del Signore, giorno di festa, di conversione e di fiducia nel Signore: “Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall’avidità e dall’egoismo, ma operiamo con piena fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno”.

Amen.

FESTA DI SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA ANNO 2014

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San Gabriele dell’Addolorata. La festa di un giovane santo e santo dei giovani

di Antonio Rungi

L’annuale festa liturgia di San Gabriele dell’Addolorata, del 27 febbraio, anche quest’anno presenta vari momenti spirituali, liturgici, culturali ed associativi. Domani festa del santo alle Ore 6.30 si svolgerà nella basilica superiore celebrazione del transito del santo. Sarà  padre Joachim Rego, superiore generale dei Passionisti a presiedere il rito alla presenza di tutti i passionisti italiani ed esteri che saranno presenti al santuario domani mattina. Le messe previste per la giornata di domani seguono l’orario festivo. Il momento più forte ed atteso è la celebrazione della messa solenne officiata da mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri, alle ore 11.00 con la partecipazione di fedeli di ogni parte dell’Abruzzo, essendo san Gabriele, compatrono della gioventù italiana e patrono principale dell’Abruzzo, dove la venerazione è equiparata ai grandi santi del nostro tempo. Il suo santuario dell’Isola del Gran Sasso, infatti, è meta di pellegrinaggi continui da ogni parte d’Italia e del mondo, dove i passionisti hanno fatto conoscere il santo giovane della Congregazione della Passione, fondata da San Paolo della Croce.

Il 2 Marzo 2014 ore 11.00 si svolgerà la cerimonia dell’ inaugurazione della Porta degli  emigrati realizzata dall’artista Paolo Annibali. Presiede il card. Antonio Maria Vegliò, presidente del pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti. Anima la messa la corale “Crossover Academy” con il tenore Piero Mazzocchetti.

Dal 3 all’8 marzo l’urna di  San Gabriele sarà in pellegrinaggio a Castelmauro, Ripamolisani, Montefalcone del Sannio (CB). A seguire, poi, il 10 marzo 100 il tradizionale raduno degli studenti italiani che dovranno sostenere gli esami di stato in quest’anno, con 12 mila maturandi delle scuole superiori. Comprensibile tutto questo, essendo san Gabriele da tutti riconosciuto come il santo dei giovani, il santo dei miracoli, il santo del sorriso tre appellativi che lo hanno reso famoso, come santità giovane e per i giovani in tutto il mondo.

Nato ad Assisi, terra di San Francesco,  il 1 marzo 1838,  San Gabriele dell’Addolorata (al secolo Francesco Possenti) moriva ad appena 24 anni il 27 marzo 1862 ad Isola del Gran Sasso, dopo soli sei anni di vita consacrata, vissuta nella famiglia religiosa di San Paolo della Croce. La scelta della vita religiosa per lui fu radicale fin dall’inizio. Aveva trovato finalmente la sua felicità. Scriveva ai familiari: “La mia vita è una continua gioia. Non cambierei un quarto d’ora di questa vita”. La sua fu una vita semplice, senza grandi gesta, contrassegnata dall’eroicità del quotidiano, che viveva da innamorato del Crocifisso e della Madonna. San Gabriele è il santo dei miracoli, invocato in ogni parte del mondo come potente intercessore presso Dio. Sulla sua tomba continuano ad accadere numerosi prodigi e sono tanti coloro che raccontano grazie e guarigioni da lui ottenute. Si contano a migliaia gli ex voto portati dai devoti al santuario in segno di riconoscenza. San Gabriele è il santo del sorriso. Seppe vivere sempre con gioia ed entusiasmo la sua esistenza. Né le varie sofferenze della sua vita, né la morte in giovane età riuscirono a spegnere il suo sorriso. Il 30 giugno 1985 Giovanni Paolo II compie una storica visita al santuario durante la quale, in un messaggio ai giovani, trasmetto dalla Rai in mondovisione, addita il santo come modello per le giovani generazioni. Il Papa inaugura la cripta e la cappella della riconciliazione del nuovo santuario. Il 27 agosto 2000, nel corso del Grande Giubileo, il santuario organizza il primo raduno mondiale dei miracolati e di coloro che portano il nome di  Gabriele o Gabriella. Parteciparono oltre 20 mila persone, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero.

Ceccano (Fr). Sabato 1 marzo 2014, ordinazione sacerdotale di Daniele Curci

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Ceccano (Fr). Novello Sacerdote nella Congregazione dei Passionisti. Mons. Spreafico consacra presbitero il giovane Daniele Curci

di Antonio Rungi

Sarà Sua Eccellenza monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli- Ferentino ad ordinare sacerdote Daniele  Curci, un giovane diacono passionista della comunità di Ceccano (Fr).

La celebrazione eucaristica, durante la quale per la preghiera e l’imposizione delle mani del vescovo diocesano verrà ordinato sacerdote, si svolgerà nel Santuario e Parrocchia di Santa Maria a Fiume in Ceccano, sabato 1 marzo 2014 alle ore 17.00.

Daniele Curci, romano di nascita, è entrato tra i passionisti, giovanissimo, a Paliano (Fr), dopo aver compiuti gli studi superiori. Ha svolto, in vari conventi, il  probandato, il noviziato e lo studentato teologico. Lo scorso hanno 2013 ha emesso la professione perpetua e ha  ricevuto il Diaconato.

Impegnato in parrocchia ha seguito, in questi anni, particolarmente i giovani; ha svolto alcune missioni popolari tra i passionisti della Provincia dell’Addolorata, Lazio Sud e Campania,  ed è stato impegnato nel campo della comunicazione sociale e nei new media, seguendo l’ultimo Capitolo generale dei Passionisti del 2012.

Ha partecipato lo scorso anno, come testimonial, alla Tendopoli dei giovani al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, portando la sua testimonianza di religioso passionista, consacrato al servizio di Dio e della Chiesa, sulle ore di San Paolo della Croce e del santo dei giovani, Gabriele dell’Addolorata.

Vive attualmente nella comunità passionista della Badia di Ceccano, Ritiro fondato da San Paolo della Croce nel 1748, dove i Passionisti operano, oggi, con una duplice presenza missionaria ed apostolica nelle parrocchie della Badia e di Santa Maria a Fiume, Patrona principale di Ceccano. Qui, padre Daniele Curci  riceverà l’ ordine del Presbiterato, sabato prossimo, 1 marzo 2014, da monsignor Ambrogio Spreafico e alla presenza dei suoi confratelli, parenti amici e conoscenti soprattutto giovani.

Falvaterra (Fr). E’ morto padre Renato Santilli, passionista

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Falvaterra (Fr). E’ morto padre Renato Santilli, passionista, ex-Rettore del Santuario della Civita

 di Antonio Rungi 

Alle prime ore di questa mattina, 22 febbraio 2014, nel Ritiro di S.Sosio Martire dei Padri Passionisti di Falvaterra (Fr), è morto padre Renato Santilli, sacerdote passionista.

Padre Renato il prossimo 2 maggio avrebbe compiuto 86 anni. Era, infatti, nato il 2 maggio 1928 a Falvaterra (Fr), nella Diocesi di Veroli.

Mosso dallo spirito di San Paolo della Croce, molto venerato nel vicino convento dei Passionisti e della stessa cittadina di Falvaterra, padre Renato era entrato giovanissimo tra i figli spirituali del grande missionario del Crocifisso, fondatore dello stesso Ritiro di Falvaterra nel 1751.

Padre Renato dell’Immacolata, al secolo Giovanni Santilli, di Giuseppe e Vittoria Petrochini, professa tra i passionisti il 10 novembre 1946 a Ceccano (Fr) e viene ordinato sacerdote, a Roma, dopo aver ultimati gli studi filosofici e teologici, il 3 maggio 1953.

I suoi impegni tra i passionisti hanno spaziato tra vari incarichi, tra cui quello di superiore e di parroco. Ma la sua persona è legata profondamente al Santuario della Civita, dove per lunghi anni è stato prima Superiore della comunità e poi anche Rettore del celebre santuario mariano in terra di Itri (Lt), nell’Arcidiocesi di Gaeta. Santuario affidato dall’Arcidiocesi di Gaeta alla cura pastorale dei Passionisti nel 1985.  

Qui nel giugno 1989 incontrò Papa Giovanni Paolo II, in visita al Santuario, in occasione dei 150 anni della venuta alla Civita di Papa Pio IX.

Dalla Civita padre Renato partiva nel 2003, per assumere l’incarico di parroco nella sua cittadina d’origine, Falvaterra, dove ha svolto il suo ministero fino allo scorso settembre 2013.

Vari problemi di salute ne avevano minato il fisico, soprattutto negli ultimi anni e nonostante le difficoltà ha portato avanti il suo compito con generosità e spirito di dedizione ed abnegazione.

Profondamente legato alla vita passionista e al Fondatore San Paolo della Croce è stato per lui un vanto continuo seguire la scia del mistico della Passione e fare amare Gesù Crocifisso, la Madonna e i santi a quanti ha incontrato nel suo lungo ministero, che ha spaziato tra il Lazio Sud e la Campania.

Uomo di preghiera e sacrificio, era anche di grande sensibilità e generosità, soprattutto verso i più poveri.

Il suo impegno a favore dei bambini abbandonati del Brasile, dove aveva fatto un’esperienza missionaria ed apostolica per alcuni mesi, lo vedevano in prima linea quando si trattava di aiutare quanti non aveva nulla e soffrivano la fame.

Nel suo ministero al Santuario della Civita, svolto negli anni ottanta-novanta, con la collaborazione di un vasto gruppo di laici, devoti della Madonna, ha lasciato un buon ricordo della sua persona affabile e disponibile. Il suo parlare era immediato, facile, comprensibile e cercava di entrare nel cuore delle persone con la sua parola convincente ed insistente. Piaceva vivere tra le persone ed essere amico e sacerdote di tutti.

L’amore alla Madonna e la sua proverbiale devozione al Santuario della Civita non si sono mai interrotti, nonostante i compiti di parroco assunti, successivamente, al suo trasferimento dal Santuario, per motivi di salute ed età.

I pellegrinaggi che una volta egli accoglieva alla Civita, poi li faceva lui per portare ai piedi di Maria i fedeli della sua comunità parrocchiale di Falvaterra o gruppi di fedeli ai lui vicini.

Con la morte di un altro anziano religioso, a distanza di soli due giorni dalla morte di padre Valentino Orefice in Napoli, la Provincia dell’Addolorata perde un altro valido sacerdote, confessore, predicatore, zelante apostolo del Crocifisso nel Lazio Sud. A Falvaterra, infatti, dove dimorava dal 2003 ha chiuso gli occhi a questo mondo, vicino ai suoi confratelli ed ai suoi parenti.

I solenni funerali di padre Renato Santilli si svolgeranno, domenica 23 febbraio 2014, alle ore 15.00 a Falvaterra nel Santuario di S.Sosio Martire, Ritiro dei Passionisti.

Padre Renato verrà subito dopo tumulato nella cappella cimiteriale dello stesso Ritiro, dove riposano in pace tanti religiosi passionisti vissuti a Falvaterra, in quasi 300 anni di storia e lì morti serenamente e santamente, tra cui il Venerabile Padre Fortunato De Gruttis.

Il Commento alla Parola di Dio di domenica 23 febbraio 2014- Settima del T.O.

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SETTIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) 

LA NECESSITA’ DI UN AMORE TOTALE SENZA SE  E SENZA MA 

Commento di Padre Antonio Rungi 

La fede cristiana è esigente per sua natura, perché Cristo ci ha insegnato l’amore e ci ha parlato di un Dio amore, anzi lui stesso ci ha comunicato questo amore totale con la sua morte in croce. Dalla Croce, infatti, ribadisce la necessità dell’amore che si esprime con il perdono verso coloro che sono nemici, sono avversarsi, sono quelli che fanno del male positivamente agli altri. E purtroppo ce ne sono tanti nel mondo. E le vittime di chi fa il male aumenta di giorno in giorno, dovunque l’uomo diventa lupo e non agnello per un altro uomo come lui. La legge del taglione, come spesso si rivendica confligge apertamente con la legge del perdono della misericordia che Cristo è venuta a confermarci con la sua vita e con la sua passione, morte e risurrezione. I testi biblici di questa settima domenica del tempo ordinario ci fanno riflettere seriamente sul come viviamo concretamente il vangelo nelle situazioni quotidiani, nelle quali dobbiamo porgere l’altra guancia, dobbiamo aver coloro che ci hanno fatto e continuano a farci del male, coloro che ci hanno costretto e ci costringono ad andare in tribunale per cause inesistenti o per motivi insignificanti, ma solo per il gusto di fare del male, e via dicendo. Tutta la casistica in cui Gesù ci chiede di dare una risposta d’amore e di perdono sta nel brano del vangelo di oggi, che è il seguito di quello di domenica scorsa ed al quale si aggancia idealmente e contenutisticamente.

Leggiamo il testo di questo breve ma intenso brano del vangelo di Matteo. “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.  Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

La parola autorevole di Gesù ci fa comprendere come bisogna superare certi steccati di normative umane e civile e collocarsi nella legge della misericordia e del perdono, che comunque non esclude la legge del rispetto della giustizia, della restituzione del dovuto e della legittima aspettativa che chi sbaglia chieda perdono sinceramente alle persone che ha offeso o maltrattato, calunniato, diffamato fatto del male volontariamente o involontariamente. Vergognarsi del male che si fa a se stessi e agli altri, ha detto Papa Francesco, in questi giorni è salutare per tutti, in quanto ci abitua a coabitare maggiormente con la virtù dell’umiltà che non è facile trovare in giro e nelle relazioni umane. Ci aiuti in questo cammino di conversione verso la misericordia e il perdono la preghiera che eleviamo al Signore all’inizio della santa messa di questa giornata: “O Dio, che nel tuo Figlio, spogliato e umiliato sulla croce,  hai rivelato la forza dell’amore,  apri il nostro cuore al dono del tuo Spirito  e spezza le catene della violenza e dell’odio,  perché nella vittoria del bene sul male

 testimoniamo il tuo Vangelo di pace”.

L’itinerario di vita spirituale che porta ad amare anche quanti ci hanno fatto del male, non si ferma qui, in una semplice orazione o predisposizione del cuore a cambiare e che, poi, in realtà, non si cambia. Questo cambiamento deve essere vero, effettuale, evidente e chiaro per chi conosce le dinamiche spirituali della vera conversione del

cuore e della vita ai progetti di Dio.

La prima lettura di questa domenica tratta dal libro del Levìtico, è molto esplicita e chiara. Non necessita di ulteriori precisazioni per la sua innegabile validità nel comunicare alle persone il vero bene interiore. “Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

Alcuni concetti qui espressi e consigli dati, vanno direttamente alla nostra mente ed ai nostri sentimenti. Il non coverai odio per il fratello non è facile attuarlo, quando chi ha fatto del male veramente, rovinando l’esistenza degli altri lasciano il segno nella vita di chiunque. Amare il prossimo pienamente è un grande dono del cielo, ma anche un impegno personale a superare tutte le barriere, di qualsiasi genere, anche quelle culturali, razziali e religiose. Bisogna ispirarsi a Dio per  poter raggiungere questo obiettivo nella nostra vita di relazioni con gli altri, in quanto, come ci ricorda il Salmo 102, “misericordioso e pietoso è il Signore,  lento all’ira e grande nell’amore.

 Non ci tratta secondo i nostri peccati  e non ci ripaga secondo le nostre colpe… Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono”.

Chiedere al Signore quella sapienza del cuore che ci fa essere umili e disponibili nei riguardi di Dio e generosi verso i fratelli. Il vero cristiano si mette alla sequela del suo maestro e percorre la stessa strada della bontà, dell’amore misericordioso, dell’amore che si fa dono fino al sacrificio supremo della Croce. E’ la sapienza della croce che deve dettare le regole di vita a quanti pensano di fondare la loro esistenze su altre sapienze che sono espressioni solo dell’orgoglio e della presunzione umana. San Paolo Apostolo nel bellissimo testo della seconda lettura di oggi, tratto dalla Prima Lettera  ai Corinzi ci ricorda a chiare lettere: “ Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”.

Noi siamo di Cristo, non apparteniamo neppure a noi stessi, perché la vita è un dono di Dio ed è un doppio dono dell’Altissimo il dono della fede, quella che rende stolta la sapienza di questo mondo è dà il giusto rilievo e valore alla sapienza che viene dal cielo e che si fonda su Gesù Cristo, unico salvatore e redentore dell’uomo e del mondo.

 

Napoli. Domani mattina, 21 febbraio 2014, i solenni funerali di padre Valentino

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Napoli. E’ morto padre Valentino Orefice, missionario passionista

di Antonio Rungi 

All’età di 90 anni, compiuti l’11 gennaio scorso, è morto nel Ritiro dei Padri Passionisti di Napoli, dedicato a Santa Maria ai Monti, padre Valentino Orefice, noto ed apprezzato missionario passionista con oltre 60 anni di intenso impegno apostolico, nel solco del carisma di San Paolo della Croce, fondatore dei missionari passionisti.

Padre Valentino era davvero un missionario zelante ed instancabile, che ha svolto il suo ministero fino a pochi minuti prima di lasciare questa terra, in attesa della risurrezione finale.

Padre Valentino, si è spento improvvisamente, questa mattina, 20 febbraio 2014, verso le 10.00, dopo aver accusato un lieve malore. Niente faceva presagire la sua fine, pur avendo una veneranda età.

Era nato, infatti, l’11 gennaio del 1924 ad Amorosi (Bn), nella Diocesi di Cerreto Sannita, da Fioravante e da Giuseppa Armieri.

Giovanissimo entra tra i passionisti, attratto dal carisma dei figli spirituali di San Paolo della Croce, che avevano ed hanno una presenza storicamente e pastoralmente rilevante nella vicina città di Airola (Bn), con il noto monastero di Monteoliveto. Città molto cara, al compianto padre Valentino, dove negli anni ottanta risiedette alcuni anni, avviando moltissime iniziative di carattere spirituale, apostolico, missionario, culturale ed artistico, che ancora oggi rimangono vive nella coscienza del popolo di Airola.

Padre Valentino dell’Immacolata, al secolo Domenico Orefice, dopo gli studi delle medie e l’anno di noviziato, emette i voti religiosi di povertà, castità ed obbedienza, ed il quarto voto della Memoria Passionis, il giorno 22 settembre 1940, nel Santuario della Madonna delle Grazie dei Padri Passionisti di Pontecorvo (Fr). Dopo gli studi liceali, filosofici e teologici, svolti durante il difficile periodo della seconda guerra mondiale, viene ordinato sacerdote il 19 marzo 1947 a Paliano (Fr). Date le sue spiccate qualità alla predicazione, al suo parlare semplice, ma essenziale, viene subito impegnato nella Provincia religiosa dei Passionisti del Basso Lazio e Campania, intitolata all’Addolorata, in vari uffici e compiti: economo, vicario, superiore in varie comunità (Ceccano, Forino) fino ad assumere l’ufficio di consultore all’Apostolato, nel quadriennio 1978-1982. Terminato questo ufficio restò impegnato direttamente e indirettamente nel campo dell’Apostolato, sia a livello provinciale che nazionale dei Passionisti italiani, fissando la sua stabile dimora al Convento di Santa Maria ai Monti in Napoli, dove questa mattina si è spento serenamente.

Non si contano le missioni predicate da padre Valentino, gli esercizi spirituali  tenuti, i novenari, i settenari, i tridui, i mesi di maggio, i panegirici e quanto altro di utile e secondo le esigenze della nuova evangelizzazione, che egli faceva con la passione di un giovane e gioioso missionario del Vangelo. Autore di alcuni importanti libri sulla storia dei Conventi della Provincia dell’Addolorata, si era dedicato anche alla pubblicazione mensile dei suoi racconti missionari, sulla Rivista Presenza Missionaria Passionista, soprattutto durante il ventennio di direzione della Rivista (1991-2011) da padre di Padre Antonio Rungi, giornalista pubblicista e superiore provinciale dei passionisti dell’Addolorata nel quadriennio 2003-2007. Rubrica che tuttora curava personalmente e nella quale riversava, molte volte simpaticamente, le sue straordinarie esperienze missionarie in vari paesi d’Italia e negli ultimi anni nel suo ministero sistematico al Santuario del Volto Santo di Napoli.

Con padre Valentino Orefice se ne va uno dei missionari passionisti più costanti, fervorosi, zelanti e pieni di entusiasmo, apprezzato per il suo linguaggio semplice ed immediato, predicatore di massime, catechista, confessore.

La sua napoletanità la esprimeva anche in un amore ed una passione viscerale per la città di Napoli e per la sua squadra del cuore il Napoli.

Negli ultimi anni aveva appreso anche le tecniche della comunicazione multimediale e molto del suo lavoro lo svolgeva nella ricerca sistematica di idee, progetti, proposte pastorali su Internet.

Amava leggere, informarsi, tenersi aggiornato. Persona solare e improntata al positivo, che vedeva sempre il bene in tutte le persone e difficilmente era mosso da sentimenti che non fossero di stima e di apprezzamento, specie per quanti lavoravano alacremente nel campo dell’apostolato e della missione specifica dei passionisti nella Campania o nel Lazio Sud.

Le sue prediche sulla Passione di Cristo durante le missioni sono rimaste memorabili e la capacità di far muovere i cuori delle persone era davvero forte ed incisiva.

Lo si può capire da un’attenta lettura di quanto ha scritto, detto, fatto nel corso di 90 anni di vita terrena, 74 anni di professione religiosa tra i passionisti, 67 anni di vita sacerdotale vissuti in Italia, in Europa e oltre Oceano, nella cara missione in terra brasiliana dei Passionisti napoletani.

I solenni funerali del noto missionario, si svolgeranno, domani mattina, alle ore 10,00, nella Chiesa dei Passionisti di Santa Maria ai Monti in Napoli e subito dopo le spoglie mortali saranno tumulate nel cimitero della stessa chiesa dei Passionisti della Casa provincializia, dove padre Valentino ha vissuto buona parte della sua vita religiosa e sacerdotale, legato a questo convento da una profonda devozione alla Madonna dei Monti, venerata qui come Regina degli Apostoli.

E lui di apostolato ne ha capito tanto, ma soprattutto ne ha svolto tantissimo, seminando il buon seme della Parola di Dio e della grazia in tantissime persone che ha incontrato, dai vescovi, ai sacerdoti, alle suore, ai fedeli laici.

Padre Valentino è nel cuore e nei ricordi di tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato come persona e come missionario della Croce.

Napoli. E’ morto padre Valentino Orefice, missionario passionista

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Napoli. E’ morto padre Valentino Orefice, missionario passionista

di Antonio Rungi

All’età di 90 anni, compiuti l’11 gennaio scorso, è morto nel Ritiro dei Padri Passionisti di Napoli, dedicato a Santa Maria ai Monti, padre Valentino Orefice, noto ed apprezzato missionario passionista da oltre 60 anni di intenso impegno apostolico, nel solco del carisma di San Paolo della Croce, fondatore dei missionari passionisti. Padre Valentino era davvero un missionario zelante ed instancabile, che ha svolto il suo ministero fino a pochi minuti prima di lasciare questa terra, in attesa della risurrezione finale. Padre Valentino, si è spento improvvisamente, questa mattina, 20 febbraio 2014, verso le 10.00, dopo aver accusato un lieve malore. Niente faceva presagire la sua fine, pur avendo una venerando età. Era nato, infatti, l’11 gennaio del 1924 ad Amorosi (Bn), nella Diocesi di Cerreto Sannita. da Fioravante e da Giuseppa Armieri. Giovanissimo entra tra i passionisti, attratto dal carisma dei figli spirituali di San Paolo della Croce, che aveva ed hanno una presenza storicamente e pastoralmente rilevante nella vicina città di Airola (Bn), con il noto monastero di Monteoliveto. Città molto cara, al compianto padre Valentino, dove negli anni ottanta risiedette alcuni anni, avviando moltissime iniziative di carattere spirituale, apostolico, missionario, culturale ed artistico, che ancora oggi rimangono vive nella coscienza del popolo di Airola. Padre Valentino dell’Immacolata, al secolo Domenico Orefice, dopo gli studi delle medie e l’anno di noviziato, emette i voti religiosi di povertà, castità ed obbedienza, ed il quarto voto della Memoria Passionis, il giorno 22 settembre 1940, nel Santuario della Madonna delle Grazie dei Padri Passionisti di Pontecorvo. Dopo gli studi liceali, filosofici e teologici, svolti durante il difficile periodo della seconda guerra mondiale, viene ordinato sacerdote il 19 marzo 1947 a Paliano (Fr). Date le sue spiccate qualità alla predicazione, al suo parlare semplice, ma essenziale, viene subito impegnato nella Provincia religiosa dei Passionisti del Basso Lazio e Campania, intitolata all’Addolorata, in varie uffici e compiti: economo, vicario, superiore in varie comunità (Ceccano, Forino) fino ad assumere l’ufficio di consultore all’Apostolato, nel quadriennio 1978-1982. Terminato questo ufficio resto impegnato direttamente e indirettamente nel campo dell’Apostolato, sia a livello provinciale che nazionale dei passionisti italiani, fissando la sua stabile dimora al Convento di Santa Maria ai Monti in Napoli, dove questa mattina si è spento serenamente. Non si contano le missioni predicate da padre Valentino, gli esercizi spirituali, i novenari, i settenari, i tridui, i mesi di maggio, i panegirici e quanto altro di utile e secondo le esigenze della nuova evangelizzazione faceva con la passione di un giovane e gioioso missionario del Vangelo. Autore di alcuni importanti libri sulla storia dei Conventi, si era dedicato anche alla pubblicazione mensile dei suoi racconti missionari, sulla Rivista Presenza Missionaria Passionista, soprattutto durante il ventennio di direzione della Rivista (1991-2011) da padre di Padre Antonio Rungi, giornalista pubblicista e superiore provinciale dei passionisti dell’Addolorata nel quadriennio 2003-2007. Rubrica che tuttora curava personalmente e nella quale riversava, molte volte simpaticamente, le sue straordinarie esperienze missionarie in vari paesi d’Italia e negli ultimi anni nel suo ministero sistematico al santuario del Volto Santo di Napoli.

Con padre Valentino Orefice se ne va uno dei missionari passionisti più costanti, fervori, zelanti e pieni di entusiasmo, apprezzato per il suo linguaggio semplice ed immediato, predicatore di massime, catechista, confessore. La sua napoletanità la esprimeva anche in un amore ed una passione viscerale per la città di Napoli e per la sua squadra del cuore il Napoli. Negli ultimi anni aveva appreso anche le tecniche della comunicazione multimediale e molto del suo lavoro lo svolgeva nella ricerca sistematica di idee, progetti, proposte pastorali su Internet. Amava leggere, informarsi, tenersi aggiornato. Persona solare e impronta a positivo, che vedeva sempre il bene in tutte le persone e difficilmente era mosso da sentimenti che non fossero di stima e di apprezzamento, specie per quanti lavoravano alacremente nel campo dell’apostolato e della missione specifica dei passionisti nella Campania o nel Lazio Sud. Le sue predice sulla Passione di Cristo durante le missioni sono rimaste memorabili e la capacità di far muovere i cuori delle persone era davvero forte ed incisiva. Lo si può capire ad un’attenta lettura di quanto ha scritto, detto, fatto nel corso di 90 anni di vita terrena, 74 anni di professione religiosa tra i passionisti, 67 anni di vita sacerdotale vissuta in Italia, in Europa e oltre Oceano, nella cara missione in terra brasiliana dei Passionisti napoletani.

I solenni funerali del noto missionario, si svolgeranno, domani mattina, alle ore 10,00, nella Chiesa dei Passionisti di Santa Maria ai Monti in Napoli e subito dopo le spoglie mortali saranno tumulate nel cimitero della stessa chiesa dei Passionisti della Casa provincializia, dove padre Valentino ha vissuto buona parte della sua vita religiosa e sacerdotale, legato a questo convento da una profonda devozione alla Madonna dei Monti, venerata qui come Regina degli Apostoli. E lui di apostolato ne ha capito tanto, ma soprattutto ne ha svolto tantissimo, seminando il buon seme della parola di Dio e della grazia in tantissime persona che ha incontrato, dai vescovi, ai sacerdoti, alle suore, ai fedeli laici. Padre Valentino è nel cuore e nei ricordi di tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato come persona e come missionario della Croce.

Mondragone (Ce). Convegno pubblico sulla famiglia

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Mondragone (Ce). Un convegno sulla famiglia, segno di speranza.

di Antonio Rungi

“La famiglia, segno di speranza”, è questo il titolo del convegno pubblico, promosso dall’Azione Cattolica della Diocesi di Sessa Aurunca, sulla dispersione familiare. Convegno che si svolgerà sabato prossimo, 22 febbraio 2014, a partire dalle ore 16.00 nell’Auditorium della Parrocchia di San Rufino in Mondragone (Ce).

Il convegno sarà presieduto dal nuovo vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Orazio Francesco Piazza, che concluderà i lavori dell’attesa assise diocesana, dopo le varie relazioni ed interventi in programma. Introduce il Convegno il Sig. Mario Di Fusco, presidente diocesano di Azione Cattolica. Sull’analisi della dispersione familiare, relazionerà la dott.ssa Marfisa Varone, assistente sociale specialistica del Comune di Mondragone, che presenterà il quadro generale della dispersione familiare a livello nazionale e diocesano, con particolare attenzione ai matrimoni, alle separazioni, ai divorzi, alle convivenze di fatto e la loro incidenza sui minori. Seguirà la sintesi del lavoro svolto dal Laboratorio pastorale sulla famiglia. Sul tema del convegno “La famiglia come speranza della società”, relazioneranno Stefano e Rita Sereni, coordinatori Area Famiglia e Vita dell’Azione Cattolica Nazionale. I due relatori parleranno sulle varie problematiche familiari a livello nazionale, ma con un occhio ed un orizzonte rivolto al futuro della famiglia e della società nel mondo di oggi.

L’Azione Cattolica nella Diocesi di Sessa Aurunca è molto attiva sia nel settore degli Adulti che in quello dei ragazzi. Il Convegno di sabato prossimo vuole riportare l’attenzione a livello locale su questa istituzione fondamentale, che sta attraversando una crisi profonda, dalla quale può uscire con maggiore coscienza della sua dignità e della sua collocazione nella società, partendo da un concetto di famiglia cristiana, fondata sul matrimonio, unico ed indissolubile, espressione di un amore sincero tra uomo e donna, aperto al dono della vita, impiantato sulla fedeltà reciproca e su un progetto educativo finalizzato al bene della prole, ma al bene della coppia stessa. I maggiori problemi che oggi la coppia avverte è proprio l’educazione dei figli, tanto da parlare, oggi, nella chiesa italiana di un’emergenza educativa, a partire dalla famiglia, che bisogna affrontare con la coscienza e la consapevolezza che i primi educatori ai valori umani, sociali e religiosi sono i genitori. E l’Azione Cattolica questa consapevolezza l’ha sempre avuta, organizzato il suo cammino formativo guardando con speranza alla famiglia nel suo insieme, genitori e figli. Si attende un’ampia partecipazione al Convegno, anche perché è il primo del genere, che sarà svolto alla presenza del nuovo Vescovo di Sessa Aurunca, insediatosi nel mese di settembre 2013.

Napoli. Sacerdoti, guide spirituali. Un corso specialistico per i giovani presbiteri.

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Napoli. Come diventare guide spirituali. Un corso di formazione per i sacerdoti dell’arcidiocesi di Gaeta

di Antonio Rungi

Si svolgerà da lunedì 17 a mercoledì 19 febbraio 2014,a Napoli, presso l’eremo dei Camaldoli, un corso di formazione per i sacerdoti dell’arcidiocesi di Gaeta e finalizzato a “Come diventare guide spirituali”. Al corso vi prenderanno parte tutti i sacerdoti dell’arcidiocesi, guidati dall’arcivescovo monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, consapevoli del fatto che la vita spirituale del sacerdote ed il suo ministero pastorale vanno uniti a quel continuo lavoro su se stessi – corrispondenza all’opera di santificazione dello Spirito Santo − che consente di approfondire e raccogliere in armonica sintesi sia la formazione spirituale, sia quella umana, intellettuale e pastorale. Il Direttorio per il ministero della vita dei presbiteri” sollecita una formazione permanente dei sacerdoti a tutti i livelli ed in particolare per il loro compito specifico di essere guide spirituali per quanti avvertono la necessità di incontrare nel presbitero la persona competente e specialista nel campo dello spirito. Sarà P. Carlo Chiappini sj, direttore spirituale  presso il Seminario regionale campano, che guiderà il gruppo dei sacerdoti dell’arcidiocesi di Gaeta dal 17 al 19 p.v. a Napoli – Camaldoli presso l’Eremo SS. Salvatore, a riflettere su questa missione e questo impegno apostolico nell’ambito del loro servizio pastorale nelle parrocchie o nelle altre realtà ecclesiali dell’arcidiocesi. Sono invitati a partecipare soprattutto i sacerdoti giovani che possono e debbono svolgere la loro missione di guide spirituali tra i giovani della parrocchie, delle scuole, dei movimenti, dei gruppi e delle associazioni cattoliche.

Commento alla parola di Dio di domenica 16 febbraio 2014- Sesta Domenica del T.O.

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SESTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) 

La legge dell’amore che guida le sagge decisioni dell’uomo 

Commento di Padre Antonio Rungi 

E’ la legge dell’amore che guida le sagge decisioni dell’uomo. Quando manca l’amore tutto diventa intollerabile, impossibile, inaccettabile e non c’è regola umana, civile che possa reggere di fronte a chi non ama e non sente nel cuore la voce di Dio, che è amore. Possiamo dire che in queste poche significative parole è la sintesi di tutta la parola di Dio di questa domenica sesta del tempo ordinario. Partiamo dal vangelo di oggi, ben noto, come il vangelo delle varie prescrizioni o precetti da osservare e che costituiscono l’ossatura morale di ogni buon cristiano. Gesù, infatti, sottolinea la sua missione, che non è stata di abrogare ciò che Dio aveva già manifestato in precedenza attraverso i profeti e gli eventi del popolo eletto, ma viene a portare a compimento quella legge, fatta di molte prescrizioni, e che oggi, includendo le stesse, le migliora in una visione di carità e di amore verso Dio e verso gli uomini. I dieci comandamenti sono richiamati direttamente o indirettamente nel brano del Vangelo, che riporta il discorso di Gesù Cristo: Non uccidere, il rispetto della dignità degli altri, la carità e la riconciliazione, non commettere adulterio, non dare scandalo, non giurare, essere sinceri e coerenti. Un forte richiamo sta nel vangelo di oggi al discorso del matrimonio e del rispetto reciproco di coloro che sono chiamati a vivere in questo stato. Potremmo dire che Gesù mette in guardia quanti non vivono la fedeltà coniugale dal rischio della separazione, del divorzio e dell’adulterio. Emerge chiara la volontà di Cristo di ribadire la sacralità del matrimonio e la reciproca fedeltà e l’indissolubilità dello stesso atto, con cui due persone si consacrano a vivere nell’amore. Proprio nel giorno della festa degli innamorati, il 14 febbraio 2014, Papa Francesco parlando ai 20.000 giovani in cammino verso il matrimonio ha ribadito che il matrimonio che è durevole se è basato sull’amore e sul rispetto reciproco. Non si tratta di salvare un matrimonio se poi non ci si ama. La qualità dell’amore determina anche la bellezza di una coppia di vivere per sempre insieme. Come dire che sulla famiglia unità e amorevole è strutturata un’esistenza autenticamente cristiana per i coniugi e per i figli. Leggiamo il brano del Vangelo di Matteo nella sua forma integrale per comprendere meglio i vari richiami alla normativa della legge mosaica ed ebraica e a quella cristiana: “ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.  Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.  Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

 Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

 Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

 Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Giustamente la chiesa ci fa pregare oggi all’inizio della santa messa con questa orazione di forte richiamo ai testi biblici ed in particolare al vangelo: “O Dio, che riveli la pienezza della legge  nella giustizia nuova fondata sull’amore,  fa’ che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto,  sia coerente con le esigenze del Vangelo,  e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace.

Sul tema dell’osservanza della legge di Dio e sulla rettitudine morale è incentrato il testo della prima lettura di oggi, tratto dal libro del Siracide. Evitare il peccato, vivere nella giustizia e nella pace, essere persone coerenti con i principi religiosi a cui uno ispira la propria esistenza terrena. Leggiamo, infatti, “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;  se hai fiducia in lui, anche tu vivrai. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:  là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:  a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.

 Grande infatti è la sapienza del Signore; forte e potente, egli vede ogni cosa.  I suoi occhi sono su coloro che lo temono,  egli conosce ogni opera degli uomini. A nessuno ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare”. A questo brano risponde, in forma di vera e propria preghiera, il salmo responsoriale, con esplicito richiamo alla beatitudine che deriva all’uomo in base all’osservanza della legge del Signore. Chi vive nella norma dettata da Dio è la persona più saggia e felice che ci possa esistere: “Beato chi è integro nella sua via

 e cammina nella legge del Signore. Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore.  Tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati interamente. Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti.  Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita, osserverò la tua parola. Aprimi gli occhi perché io consideri  le meraviglie della tua legge. Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti  e la custodirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore.

Paolo apostolo nel brano della prima lettera ai Corinti che ci accompagna oggi nel nostro itinerario spirituale sulle orme di Cristo e della sua parola proclamata nella chiesa, con l’autorevolezza e la sapienza di chi, cosciente della sua missione, parla nel nome di Dio agli uomini del suo tempo, come del nostro tempo. La sapienza a cui fa ricorso Paolo e dovrebbero far riscorso tutti i cristiani viene dal cielo e non viene dai libri o dall’esperienza concreta. Non è un discorso razionale, ma è un discorso di Dio e sul suo grande amore verso l’umanità, fino ad inviare il suo Figlio sulla terra, come parola che realizza ciò che è e dice. L’azione santificatrice di Dio, continua con la presenza dello Spirito Santo che opera il grande miracolo quotidiano di predisporre il cuore e la mente di ogni credente verso l’amore e la carità senza limiti, in Cristo. “Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.  Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.  Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio”.

In conclusione sono se la nostra vita si basa sulla legge dell’amore che anche le leggi più superficiali ed esteriori, che possono modificarsi nel tempo ed essere adattate alle nuove situazioni di vita, assumono valore e vengono osservate con precisione, come quella fondamentale del rispetto reciproco delle persone, soprattutto nel matrimonio e nella famiglia, fondata sul vincolo santo dell’uonione coniugale.