Il Commento alla Parola di Dio di domenica 23 febbraio 2014- Settima del T.O.

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SETTIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) 

LA NECESSITA’ DI UN AMORE TOTALE SENZA SE  E SENZA MA 

Commento di Padre Antonio Rungi 

La fede cristiana è esigente per sua natura, perché Cristo ci ha insegnato l’amore e ci ha parlato di un Dio amore, anzi lui stesso ci ha comunicato questo amore totale con la sua morte in croce. Dalla Croce, infatti, ribadisce la necessità dell’amore che si esprime con il perdono verso coloro che sono nemici, sono avversarsi, sono quelli che fanno del male positivamente agli altri. E purtroppo ce ne sono tanti nel mondo. E le vittime di chi fa il male aumenta di giorno in giorno, dovunque l’uomo diventa lupo e non agnello per un altro uomo come lui. La legge del taglione, come spesso si rivendica confligge apertamente con la legge del perdono della misericordia che Cristo è venuta a confermarci con la sua vita e con la sua passione, morte e risurrezione. I testi biblici di questa settima domenica del tempo ordinario ci fanno riflettere seriamente sul come viviamo concretamente il vangelo nelle situazioni quotidiani, nelle quali dobbiamo porgere l’altra guancia, dobbiamo aver coloro che ci hanno fatto e continuano a farci del male, coloro che ci hanno costretto e ci costringono ad andare in tribunale per cause inesistenti o per motivi insignificanti, ma solo per il gusto di fare del male, e via dicendo. Tutta la casistica in cui Gesù ci chiede di dare una risposta d’amore e di perdono sta nel brano del vangelo di oggi, che è il seguito di quello di domenica scorsa ed al quale si aggancia idealmente e contenutisticamente.

Leggiamo il testo di questo breve ma intenso brano del vangelo di Matteo. “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.  Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

La parola autorevole di Gesù ci fa comprendere come bisogna superare certi steccati di normative umane e civile e collocarsi nella legge della misericordia e del perdono, che comunque non esclude la legge del rispetto della giustizia, della restituzione del dovuto e della legittima aspettativa che chi sbaglia chieda perdono sinceramente alle persone che ha offeso o maltrattato, calunniato, diffamato fatto del male volontariamente o involontariamente. Vergognarsi del male che si fa a se stessi e agli altri, ha detto Papa Francesco, in questi giorni è salutare per tutti, in quanto ci abitua a coabitare maggiormente con la virtù dell’umiltà che non è facile trovare in giro e nelle relazioni umane. Ci aiuti in questo cammino di conversione verso la misericordia e il perdono la preghiera che eleviamo al Signore all’inizio della santa messa di questa giornata: “O Dio, che nel tuo Figlio, spogliato e umiliato sulla croce,  hai rivelato la forza dell’amore,  apri il nostro cuore al dono del tuo Spirito  e spezza le catene della violenza e dell’odio,  perché nella vittoria del bene sul male

 testimoniamo il tuo Vangelo di pace”.

L’itinerario di vita spirituale che porta ad amare anche quanti ci hanno fatto del male, non si ferma qui, in una semplice orazione o predisposizione del cuore a cambiare e che, poi, in realtà, non si cambia. Questo cambiamento deve essere vero, effettuale, evidente e chiaro per chi conosce le dinamiche spirituali della vera conversione del

cuore e della vita ai progetti di Dio.

La prima lettura di questa domenica tratta dal libro del Levìtico, è molto esplicita e chiara. Non necessita di ulteriori precisazioni per la sua innegabile validità nel comunicare alle persone il vero bene interiore. “Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

Alcuni concetti qui espressi e consigli dati, vanno direttamente alla nostra mente ed ai nostri sentimenti. Il non coverai odio per il fratello non è facile attuarlo, quando chi ha fatto del male veramente, rovinando l’esistenza degli altri lasciano il segno nella vita di chiunque. Amare il prossimo pienamente è un grande dono del cielo, ma anche un impegno personale a superare tutte le barriere, di qualsiasi genere, anche quelle culturali, razziali e religiose. Bisogna ispirarsi a Dio per  poter raggiungere questo obiettivo nella nostra vita di relazioni con gli altri, in quanto, come ci ricorda il Salmo 102, “misericordioso e pietoso è il Signore,  lento all’ira e grande nell’amore.

 Non ci tratta secondo i nostri peccati  e non ci ripaga secondo le nostre colpe… Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono”.

Chiedere al Signore quella sapienza del cuore che ci fa essere umili e disponibili nei riguardi di Dio e generosi verso i fratelli. Il vero cristiano si mette alla sequela del suo maestro e percorre la stessa strada della bontà, dell’amore misericordioso, dell’amore che si fa dono fino al sacrificio supremo della Croce. E’ la sapienza della croce che deve dettare le regole di vita a quanti pensano di fondare la loro esistenze su altre sapienze che sono espressioni solo dell’orgoglio e della presunzione umana. San Paolo Apostolo nel bellissimo testo della seconda lettura di oggi, tratto dalla Prima Lettera  ai Corinzi ci ricorda a chiare lettere: “ Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”.

Noi siamo di Cristo, non apparteniamo neppure a noi stessi, perché la vita è un dono di Dio ed è un doppio dono dell’Altissimo il dono della fede, quella che rende stolta la sapienza di questo mondo è dà il giusto rilievo e valore alla sapienza che viene dal cielo e che si fonda su Gesù Cristo, unico salvatore e redentore dell’uomo e del mondo.

 

Il Commento alla Parola di Dio di domenica 23 febbraio 2014- Settima del T.O.ultima modifica: 2014-02-21T00:23:12+01:00da pace2005
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