Archivi Mensili: febbraio 2014

Formia (Lt). Convegno sulla povertà, promosso da Libera e Gruppo Abele

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Formia (Lt) Convegno sulla povertà promosso da Libera

di Antonio Rungi

Un convegno pubblico a sostegno della campagna “Miseria Ladra” – La povertà ruba la speranza, la dignità e i diritti- promossa da Libera e dal Gruppo Abele, si svolgerà sabato 15 febbraio 2014, alle ore 10,30 nella Sala Ribaud del Comune di Formia. Interverranno il Sindaco della Città, dott. Sandro Bartolomeo;  Giuseppe De Marzo coordinatore nazionale campagna “Miseria ladra”; Giovanni Rasile cooperativa Mancoop ex dipendenti Evotape; Don Antonio De Arcangelis responsabile Caritas Arcidiocesi di Gaeta; Emiliana Renella referente culturale Banca Popolare Etica; Gisele e Antonio Luciano responsabili del Centro Laila Onlus Volontariato, con sede in Mondragone, presso il Convento dei Padri Passionisti,; Carlo De Angelis presidente Coord.to regionale Comunità di Accoglienza; Alberto De Monaco referente del Comitato Provinciale Difesa Acqua pubblica Latina. Modera il dibattito Annibale Mansillo.

La Campagna “Miseria ladra” è una campagna di denuncia delle condizioni di povertà, disoccupazione e disuguaglianza in cui versa il nostro Paese. I dati ISTAT relativi al 2012 parlano di 9 milioni e 563 mila persone, pari al 15,8% della popolazione, in condizione di povertà relativa, con una disponibilità di 506 euro mensili, con un aumento di due punti percentuali rispetto all’anno precedente, mentre ci sono ben 4 milioni ed 814 mila persone che vivono in uno stato di povertà assoluta. Tante sono le cause di questa povertà – la disoccupazione, il lavoro precario, la corruzione, la criminalità organizzata, l’usura, ecc. – ma il risultato è unico: è la dignità umana che, in queste condizioni, viene calpestata ed è la stessa democrazia ad essere in crisi perché povertà e malcontento mettono a rischio la fiducia nelle istituzioni, nelle regole etiche e nelle leggi, alimentando il conflitto.
Miseria ladra è anche una campagna di sensibilizzazione e di proposta, con dieci punti da realizzare subito. Nell’occasione, verranno sollecitati il governo ed i comuni della zona ad istituire un Fondo Sociale destinato alle persone che vivono in stato di disagio, anche immigrate, con particolare riferimento alle persone che non dispongono di beni primari e alle persone senza fissa dimora; le amministrazioni locali, per quanto di loro competenza, saranno invitate a fronteggiare le emergenze, da sole o in concorso con altre enti o istituzioni, con l’obbiettivo di raggiungere i seguenti obiettivi:
1) ricostituire, da parte del nuovo governo, il fondo sociale e il fondo per la non autosufficienza ai livelli del 2008;
2) attuare una moratoria ragionevole rispetto l’immediata esigibilità dei crediti da parte di Equitalia e dal sistema bancario, negoziando modalità differenti di pagamento in base alle varie situazioni di insolvenza;
3) onorare i debiti da parte delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti di tutti i “fornitori” di beni, prestazioni e servizi;
4) riprendere in esame le proposte già avanzate di compensazione di debiti-crediti con la Pubblica Amministrazione, pagamento di imposte;
5) programmare una “allocazione diversa delle risorse a saldo invariato” al fine di reperire i fondi per gli interventi di contrasto alle povertà;
6) avviare l’applicazione della nuova versione Isee, con modalità che evitino il pericolo di negare l’accesso alle prestazioni sociali a persone a rischio di povertà, in particolare quando già beneficiarie di agevolazioni senza le quali potrebbero ricadere sotto la soglia della povertà, escludendo dal campo di applicazione dell’Isee – almeno fino al superamento della grave crisi economica – le prestazioni previdenziali e l’assegno di accompagnamento;
7) sospendere gli sfratti esecutivi, offrendo nuove opportunità di negoziazione e garanzia per il pagamento del fitto, a protezione del reddito dei piccoli proprietari che sull’acquisto della casa hanno messo i loro risparmi a garanzia di un futuro spesso non coperto da pensioni;
8) destinare, e con maggiore celerità, il patrimonio immobiliare confiscato alle attività criminali di stampo mafioso e attualmente sfitto (case, palazzi, appartamenti, ville) ad un uso sociale, tra cui i “condomini solidali”;
9) rimettere sul mercato il patrimonio immobiliare sfitto nelle città, individuando opportunità di mediazioni soddisfacenti (quote di affitto, auto recupero, conto affitto, altre garanzie) sia per i proprietari che per le persone indigenti;
10) estendere la pratica attuata in molte città rispetto ai senza dimora, concedendo la residenza presso il Municipio o in un’altra sede comunale a tutte quelle figure che possono essere definite “temporaneamente in difficoltà” quali i richiedenti asilo, le vittime di tratta, le vittime di violenza che, in virtù di tale dispositivo, vedrebbero riconosciuto il diritto di accesso ai servizi sociali e sanitari e al lavoro stesso (senza residenza non viene rilasciata la Carta di Identità, necessaria per stipulare il contratto di lavoro) e potrebbero avere maggiore possibilità di rendere più breve il loro disagio “temporaneo”.
Il convegno costituisce uno dei “cento passi”, alcuni dei quali già realizzati dal Presidio di Formia, che l’Associazione LIBERA sta realizzando in vista della Giornata della Memoria e dell’Impegno, organizzata da Libera ed Avviso Pubblico, il 21 marzo, in memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie, con la manifestazione nazionale che si terrà sabato 22 marzo 2014 a Latina con il logo “Radici di memoria, frutti d’impegno”.
In questo discorso la Chiesa cattolica è in prima linea nell’Arcidiocesi di Gaeta, non solo mediante gli organismi di partecipazione ecclesiale, ma anche con la Caritas e il Volontariato in generale. L’Associazione Libera di don Ciotti è uno dei punti di forza a livello locale e diocesano per far avanzare il senso della partecipazione alla vita sociale e la cittadinanza attiva, a partire dalla lotta alla miseria, alla povertà, all’illegalità, nel nome di quel Vangelo della carità e della giustizia sociale di cui Papa Francesco è il primo coraggioso profeta dei nostri giorni.

Roma. Iniziato l’Anno dell’Eucaristia per le Suore di Gesù Redentore

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Roma. 150 anni di adorazione eucaristica delle Suore di Gesù Redentore.

di Antonio Rungi

Le Suore di Gesù Redentore, in quest’anno 2014, ricordano 150 anni di adorazione eucaristica, con un anno speciale dedicato, nella loro famiglia religiosa, al Santissimo Sacramento dell’Altare. La loro fondatrice, Madre Victorine Le Dieu, diede inizio all’adorazione eucaristica nella sua casa paterna il 2 febbraio 1864 ad Avranches in Francia. Fu allora che per la prima volta le suore da lei fondate poterono adorare costantemente il Santissimo Sacramento dell’altare per tutta la giornata in un’adorazione permanente che in 150 anni non si è mai fermata, né mai rallentata o spenta.

Oggi le Suore di Gesù Redentore continuano a vivere il carisma della loro fondatrice incentrato sul mistero dell’adorazione, della riparazione e della riconciliazione con grande zelo spirituale in tutte le comunità.

Sono questi i tre cardini fondamentali della famiglia religiosa fondata della Serva di Dio Victorine Le Dieu nella Francia della post-rivoluzione di fine Settecento.

 Victorine nasceva in Francia il 22 maggio del 1809 e chiudeva la sua esistenza terrena il 26 ottobre 1884 a Roma.

L’istituto da lei fondato veniva approvato a voce da Pio IX il 15 gennaio del 1863; mentre l’8 febbraio del 1933 Pio XI dichiarava di diritto pontificio la Congregazione delle Suore di Gesù Redentore, Ex-Patrocinio San Giuseppe. Attualmente le figlie spirituali di Victorine sono presenti in varie parti d’Italia e all’estero.

La Congregazione conta circa 200 religiose di varia età e di diverse provenienze geografiche e culturali. 

Impegno fondamentale delle suore è il servizio della carità ai bambini e alle bambine in difficoltà, seguendo così l’esempio della loro fondatrice che fin dai primi passi dell’Istituto, da lei fondato, svolse questa attività di recupero dei bambini e delle bambine abbandonati della Francia post-rivoluzionaria.

Le Suore presenti in varie parti d’Italia e dell’Europa  assistono i bambini, svolgono l’attività didattica nelle scuole dell’infanzia, ma sono anche vicine ai malati, ai carcerati, a quanti soffrono nel corpo e nello spirito. In poche parole sono religiose che dall’adorazione eucaristica vissuta davanti al Gesù Sacramentato, presente realmente in corpo, sangue, anima e divinità nel pane e vino consacrati, fanno scaturire quotidianamente il loro impegno verso gli ultimi e gli emarginati dei vari paesi dell’Europa e del mondo in cui sono presenti ed operano, nel silenzio, ma con grande spirito di sacrificio e di abnegazione, al Signore e ai fratelli.

In questo anno dell’Eucaristia, tutte le Suore di Gesù Redentore, saranno impegnate nell’approfondimento del carisma di fondazione, con particolare attenzione al mistero del santissimo sacramento dell’Altare.

Convegni, seminari di studio, formazione permanente delle religiose e dei laici, cenacoli di preghiera accompagneranno il cammino dell’Istituto in quest’anno 2014.

Un sussidio specifico è stato predisposto dal Consiglio generale, guidato da Madre Marilena Russo, sul tema dell’Eucaristia, nel quale sono trattati alcuni punti cardini della spiritualità eucaristica della Fondatrice della sua famiglia religiosa: Eucaristia e contemplazione; Eucaristia e stupore; Eucaristia e santità; Eucaristia e offerta di sé; Eucaristia, forza del cammino; Eucaristia e obbedienza; Eucaristia e amore fraterno; Eucaristia e servizio; Eucaristia e dono; Eucaristia e identificazione;  Eucaristia e parola; Eucaristia e annuncio; Eucaristia e Trinità; Eucaristia e unità.

Quattordici tematiche che coprono l’intero anno del 2014 fino al febbraio 2015, quando si chiuderà questo anno speciale per le Suore di Victorine Le Dieu, che in una delle sue poesie scriveva queste testuali parole a Gesù Eucaristia: “O Agnello innocente, vittima perfetta, il cuore che languisce sospira verso di Te. La Tua carne viva nutre la nostra fede. Il Tuo Sangue prezioso lava il nostro crimine. Questo divino nettare, dono del Tuo Amore, estingue la sete dell’anima assetata che, inebriata d’amore, si lancia verso di Te”.

Il cammino è iniziato in tutte le comunità con il 2 febbraio scorso con i ritiri spirituali e le giornate di spiritualità eucaristica e si concluderà il 2 febbraio del 2015. Così a Roma il 9 febbraio scorso, domenica, nella casa di Via Appio Claudio si sono radunati  circa 50 persone tra religiose e fedeli laici per partecipare al ritiro spirituale sul tema “Eucaristia e obbedienza”. In precedenza nella comunità di Mondragone, il 22 gennaio scorso, le Suore insieme ai laici hanno partecipato al ritiro spirituale sul tema “Eucaristia, forza del cammino”. A guidare entrambi i ritiri spirituali è stato padre Antonio Rungi, passionista della comunità del santuario mariano della Civita, ad Itri, in provincia di Latina.

Roma. Ieri il ritiro spirituale mensile dalle Suore di Gesù Redentore, allo Statuario.

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Ieri, domenica 9 febbraio 2014 a Roma, dalle Suore di Gesù Redentore, nella struttura dello Statuario, in Via Appio Claudio, un gruppo di suore e laici hanno vissuto una bellissima giornata di spiritualità, incentrata sul tema “Eucaristia ed obbedienza”. La giornata di festa è iniziata con l’Ora Media alle 11,45, poi la Recita dell’Angelus alle ore 12.00 in sintonia con Papa Francesco, subito dopo la santa messa con omelia sui testi biblici della quinta domenica del tempo ordinario. Alle 13,30 l’agape fraterna nella sala pranzo della struttura delle Suore, che è casa di ospitalità. Alle ore 15,30 la meditazione sul tema della giornata, dettata da padre Antonio Rungi, passionista della comunità del Santuario della Civita, nella sala conferenza delle Suore di Gesù Redentore, ha fatto seguito un interessante dibattito, al quale hanno partecipato quasi tutti i presenti.
Nella mattinata erano circa 25 persone; nel pomeriggio il numero dei partecipanti ha raddoppiato raggiungendo circa 50 presenze al ritiro mensile, che tengono, mensilmente, le Suore di Gesù Redentore, insieme ai laici e collaboratori. Il tema di quest’anno è l’Eucaristia, in quanto ricorre il 150° anniversario dell’inizio dell’adorazione eucaristica della Serva di Dio Victorine Le Dieu, fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, nella sua casa paterna di Avranches, autorizzata dalle autorità religiose competenti. Da allora sono passati un secolo e mezzo e le Suore, sull’esempio della loro fondatrice, hanno fatto dell’adorazione eucaristica il punto centrale del loro carisma e del loro apostolato in mezzo alle genti.
La giornata di spiritualità, infatti, si è conclusa con l’adorazione eucaristica dalle ore 17.00 alle 18.00 e con la benedizione eucaristica conclusiva. Oltre alle tre suore della comunità: Margherita, Regina e Monica, erano presenti le suore Angela e Veridiana di Mondragone.
Diverse le coppie presenti alla giornata di spiritualità che è risultata gradita, nonostante l’iniziale handicap del tempo cattivo che poi si è cambiato in una giornata solare. Il prossimo incontro è stato fissato per la seconda domenica del mese di marzo il giorno 9 marzo 2014.

Monte San Biagio. Conclusi i solenni festeggiamenti in onore del patrono.

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Con la collocazione del busto argenteo di San Biagio nella sua cappella della Chiesa parrocchiale di Monte San Biagio, dedicata a San Giovanni Battista, si sono conclusi i solenni festeggiamenti in onore del patrono del rinomato centro cittadino ai confini di Fondi e Terracina. Il tempo pessimo della mattinata di domenica 9 febbraio 2014, non ha permesso di svolgere la processione con il busto argenteo, come già era capitato la settimana scorsa. Cosicché la processione è rinviata ad altra circostanza con il tempo più favorevole. Alla messa di chiusura del novenario e del post novenario, presieduta dal parroco, don Emanuele Avallone c’erano oltre 500 fedeli, che hanno riempito la chiesa e il salone laterale. Insieme a don Emanuele ha concelebrato padre Fedele, sacerdote di colore che aiuta il parroco nei fine settimana. In aiuto per le confessioni c’era padre Mario Corvino, passionista e a conclusione della messa è giunta da Roma anche padre Antonio Rungi, predicatore ufficiale del novenario e del post-novenario. C’erano fedeli di tutte le comunità parrocchiali della zona ed anche le autorità civili, con il sindaco e l’amministrazione comunale, i vigili urbani, la protezione civile. La festa ha fatto registrare un’ottima partecipazione dei fedeli sia durante il novenario che nel dopo novenario. Il culto verso san Biagio si è consolidato mediante anche l’incisiva predicazione di padre Antonio Rungi, noto predicatore ed oratore dei passionista, già superiore provinciale, teologo morale e docente. A conclusione della celebrazione, il parroco ha rinnovato l’invito a padre Antonio Rungi di predicare anche il prossimo anno in occasione della festa del patrono. Invito accolto con piacere da padre Antonio, divenuto un sacerdote di casa in questa comunità parrocchiale e cittadina, guidata dal dinamico e giovane parroco don Emanuele Avallone, sacerdote impegnato in due parrocchie, con uffici diocesani e regionali, prossimo al dottorato in teologia.
La celebrazione si è conclusa con il trasferimento del busto argenteo di san Biagio nella sua cappella, tra le preghiere, i canti e l’ovazione dei fedeli presenti che a più riprese hanno gridato a voce ferma e fervente: “W San Biagio”. E come tutti gli anni quando si chiudono i festeggiamenti, scende nel cuore dei fedeli un po’ di nostalgia, temperata dall’impegno, come ha detto padre Antonio Rungi, nel suo saluto conclusivo, dalla sincera volontà di mettere in pratica nella vita di tutti i giorni ciò che il Signore ha dettato al cuore di ogni devoto del Santo Patrono dei mali della gola e di ogni altro male, in questi 15 giorni di missione e di evangelizzazione curata con passione, amore, competenza e generosità da padre Antonio Rungi, da padre Mario Corvino, da don Emanuele Avallone, da padre Fedele e dai tanti sacerdoti che hanno partecipato ai festeggiamenti e soprattutto dall’arcivescovo, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio che ha presenziato il solenne pontificale di lunedì 3 febbraio 2014, alle ore 11.00 in occasione della festa liturgica del grande e famoso taumaturgo, il vescovo e martire armeno Biagio da Tagaste, divenuto il protettore di Monte San Biagio nel 1863 e da allora ogni anno venerato con particolare fede da parte di tutti i monticellani e dei devoti di altri comuni ed abitanti del vasto territorio della piana di Fondi. Il successo di tutta la manifestazione di fede e di cultura in onore di San Biagio è merito anche del dinamico comitato che ha organizzato la festa in sintonia con il parroco; merito della schola cantorum, delle persone che hanno donato olio e pane per la festa e si sono rese disponibili, anche nel silenzio e nella riservatezza, per il sereno svolgimento di tutto il ciclo di festività in onore del santo e venerato patrono.

Commento alla parola di Dio di padre Antonio Rungi – Domenica 9 febbraio 2014

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Quinta Domenica del Tempo Ordinario – 9 febbraio 2014

 

Risplendere per coerenza e fedeltà alla parola di Dio

 

Commento di padre Antonio Rungi, passionista

 

La quinta domenica del tempo ordinario nel brano del vangelo Matteo ci presenta Gesù impegnato a far capire ai discepoli chi davvero davanti a Dio e agli uomini e fa una serie di riferimenti alle cose di uso comune, mediante le quali fa risaltare la vocazione al discepolato e l’impegno per la missione e l’evangelizzazione: essere sale, essere luce. Due elementi naturali indispensabili per la vita dell’uomo e per identificarlo nella sua vera essenza. Il sale serve a dare sapore a fare uscire la persona dalla sua improduttività;  e la luce serve a dare chiarore e a far uscire dal buio la propria esistenza. La testimonianza di vita cristiana e del discepolato impegna quindi ogni cristiano a seguire le orme del maestro ed essere coerenti tra il dire e il fare. Il testo del vangelo è molto esplicito al riguardo: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.  Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». La chiesa ed il mondo hanno bisogno di testimoni, più che di maestri di parola, di sofisti del pensiero debole del mondo d’oggi. I testimoni sono quelli che parlano con le azioni e poco con la bocca, perché dare esempio conta molto di più che dare parole senza corrispettivo nella propria vita. Si diventa annunciatori di falsità, in quanto la verità parte da se stessi se è vissuta rettamente. Nella preghiera iniziale della santa eucaristia di oggi, preghiamo con queste significative parole: “O Dio, che nella follia della croce  manifesti quanto è distante la tua sapienza dalla logica del mondo, donaci il vero spirito del Vangelo, perché ardenti nella fede e instancabili nella carità  diventiamo luce e sale della terra. Custodisci sempre con paterna bontà  la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione”.

La luce passa per la fattiva azione di carità e solidarietà. Non può risplendere a bontà e la tenerezza del Signore se i cristiani non sono teneri e buoni tra di loro e si collaborano reciprocamente per le bene della santa madre Chiesa. Ecco così scrive i profeta Isaia mettendoci in guardia da una vanagloria e superbia della vita.

“Così dice il Signore: «Non consiste forse [il digiuno che voglio],  nel dividere il pane con l’affamato,  nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?  Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.  Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.  Allora invocherai e il Signore ti risponderà,  implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,  il puntare il dito e il parlare empio,  se aprirai il tuo cuore all’affamato,  se sazierai l’afflitto di cuore,  allora brillerà fra le tenebre la tua luce,  la tua tenebra sarà come il meriggio».

La migliore testimonianza di fede nel Signore è vivere la carità concretamente, con gesti visibili e leggibili non per mettersi in mostra, ma semplicemente nel fare le cose che si dicono. Le opere di misericordia corporale sono la concreta esplicitazione del vangelo della carità e dell’attenzione verso gli ultimi e i bisognosi del mondo. E ce ne sono tantissimi soprattutto di questi giorni, come ripetutamente ci ricorda Papa Francesco nelle sue quotidiani e settimanali riflessioni sulla parola di Dio e con le sue catechesi pieni di amore, carità e speranza.

 La sorgente di questo stile di amore e carità verso ogni persona è Gesù Crocifisso, è quella sapienza della croce che solo può dare legittima spiegazione all’amore che si fa dono e si fa croce e martirio per noi. Lo sottolinea in modo chiaro ed evidente l’Apostolo Paolo nella seconda lettura di oggi della Sacra Scrittura, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi: “Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”.

L’annuncio del vangelo richiede l’umiltà del cuore, ma sublimità delle cose apprese attraverso una forte esperienza mistica alla scuola del Divin Crocifisso. Solo chi si inginocchia con fede davanti al Redentore che può parlare agli altri ed essere credibile per le cose che dice ed afferma. Anche dobbiamo andare orgogliosi come tanti santi ed in particolare San Paolo della Croce di potere annunciare Cristo e Cristo Crocifisso, in cui c’è la salvezza e la redenzione per sempre.

La sapienza umana e quella dell’orgoglio e della presunzione della scienza che vuole spiegare tutto con il suo metodo specifico, non potrà mai incontrare Cristo, che segue la strada del calvario e invita tutti a farsi suoi discepoli su questa strada e non su altre. Noi speriamo di accogliere sempre questo invito di Gesù ad essere sale e luce per noi stessi, gli altri, chi ci è vicino e chi vive lontano e che dalla nostra buona testimonianza di vita cristiana possa trovare conforto e speranza per il loro domani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monte San Biagio. In corso i festeggiamenti patronali. Oggi il Vescovo.

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Con la benedizione dell’olio e del pane di ieri sera, due febbraio 2014, festa della presentazione al tempio di Gesù Cristo, sono entrati nel vivo i solenni festeggiamenti in onore di San Biagio, vescovo e martire, patrono di Monte San Biagio. Alla festa odierna, la comunità si è preparata con un solenne novenario, predicato, anche quest’anno, per la terza volta, da padre Antonio Rungi, teologo, docente e missionario passionista della comunità del Santuario della Civita. Durante il novenario si è registrato una buona partecipazione di fedeli alle prediche del noto missionario passionista, superiore provinciale emerito della provincia religiosa dei passionisti del Basso Lazio e Campania. In aiuto del confratello, padre Mario Corvino, passionista della stessa comunità della Civita. Ieri sera la partecipazione rilevante dell’intera comunità alla messa officiata dal parroco, don Emanuele Avallone, con celebrata da don Fedele, con la collaborazione di padre Antonio Rungi che ha provveduto ad amministrare il sacramento della confessione e l’olio benedetto di san Biagio alla conclusione della messa, Chiesa stracolma, con la presenza delle autorità civili e militari, e con la schola contorum parrocchiale che ha animato i canti. Tantissimi i pani portati all’altare e benedetti e  poi distribuiti. Una bellissima cerimonia religiosa che per antica tradizione vede tutti i monticellani stringersi intorno al santo patrono, protettore dei mali della gola e di ogni altro male, come recita la formula per l’ amministrazione dell’olio benedetto in onore di San Biagio. Questa mattina la festa liturgica con varie celebrazione eucaristiche e con il pontificale, presieduto dall’arcivescovo di Gaeta, monsignor Fabio Bernardo D’Onorio, alle ore 11.00 alla presenza dei fedeli della città e del territorio e delle autorità civili e militari della provincia. Poi, tempo permettendo, la processione per le principali  vie della città del busto argenteo di San Biagio, esposto alla venerazione dei fedeli dal 24 gennaio 2014 e che resterà a tale esposizione sull’altare maggiore fino a domenica prossima, 9 febbraio 2014, quando verrà ricollocato nella sua cappella. Intanto a partire da domani si terrà l’ottavario di ringraziamento con la predicazione di padre Antonio Rungi che in tal modo, come da tre anni, completerà il ciclo di formazione spirituale portato avanti con il novenario e il post-novenario. Ciclo al quale hanno partecipato con viva attenzione e gradimento il popolo santo di Dio, convocato a riflettere sui testi del magistero di Papa Francesco “Lumen fidei” e “Evangelii gaudium”. Da questa mattina, intanto, è in corso un via vai di fedeli per partecipare alle messe delle ore 8.00, 9.00 e quelle successive delle 11.00, delle 16.30  e delle 18,30 che concluderà la giornata di festa in onore del patrono di Monte San Biagio. Quest’anno durante il novenario si sono vissuti momenti davvero molto belli, come la giornata degli sportivi di mercoledì 29 gennaio, con l’incontro dell’Azione cattolica adulti e tanti altri momenti significativi da un punto di vista soprattutto spirituale e religioso. “Il tutto a gloria di Dio e per la degna venerazione di un grande vescovo e martire -ha detto padre Rungi – che ha segnato la storia della fede, della speranza e della carità nella chiesa d’Oriente e d’Occidente, essendo San Biagio il taumaturgo, ma anche il vescovo e consigliere, il pastore e il testimone della fede che con coraggio ha affrontato il martirio per amore di Cristo. Una fede che trova un riscontro da secoli nella vita del popolo di Monte San Biagio che ha voluto indicare come guida spirituale di se stesso con la dichiarazione a patrono della città nel lontano 1863. Oggi Monte San Biagio vive di questa forte esperienza di fede e di devozione verso il santo patrono che unisce tutti nella carità di Cristo, intorno alla mensa dell’amicizia e della pace”.

Presentazione al Tempio di Gesù Cristo- Commento di P.Antonio Rungi

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FESTA DELLA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI N.S.GESU’ CRISTO 

2 FEBBRAIO 2014 

CRISTO LUCE DEL MONDO 

Commento di padre Antonio Rungi, passionista 

La quarta domenica del tempo ordinario coincide quest’anno 2014 con la festa della presentazione al tempio di nostro Signore Gesù Cristo ed è anche la giornata mondiale della vita consacrata. Il tema della luce, anche perché in questa circostanza si benedicono le candele, è al centro della liturgia di questa giornata di festa. Abbiamo bisogno di luce vera, quella che illumina ogni uomo e lo rende davvero libero in Cristo Signore. I testi biblici di questa festività sono di una straordinaria ricchezza spirituale e di grande insegnamento per tutti. I protagonisti di questa cerimonia, prevista dalle norme ebraiche, sono tanti e tutti con una missione particolare che porta tutti al centro di tutto: Cristo Messia e Salvatore. Simone, Anna, Giuseppe, Maria il Bambino e quanti circolavano intorno al tempio in attesa dell’avvento del messia hanno tutto un preciso compito nel quadro del vangelo della gioia e della speranza. In Cristo tutto assume un nuovo significato e valore. In quel pargolo portato al tempio per i riti previsti, ad appena otto giorni della nascita, è il grande mistero dell’amore di Dio, fattosi piccolo ed umile in un Bambino. Nella preghiera iniziale della festa di oggi noi così preghiamo: “Dio onnipotente ed eterno,  guarda i tuoi fedeli riuniti  nella festa della Presentazione al tempio  del tuo unico Figlio fatto uomo,  e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito”. Rinnovarsi nello spirito, iniziare un cammino di conversione e revisione della propria vita cristiana. Davanti al mistero del Cristo, il credente non può restare indifferente, si deve lasciare coinvolgere dallo splendore del volto del Signore, che si è fatto uomo nel grembo verginale di Maria ed ha assunto su di sé la natura umana, per elevare questa alla dignità soprannaturale. Come ci ricorda il profeta Malachia nel brano della prima lettura di questa festa: Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.  Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.  Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani». L’invito alla conversione è esplicito e nessuno può esimersi da dire io non ho bisogno di conversione, perché sono esente da peccato. In quanto tutti peccatori, tutti abbiamo bisogno del Redentore e della Redenzione che egli porta a compimento nel mistero della Pasqua. Il testo del Vangelo, infatti, che ci racconta, potremmo dire passo dopo passo ciò che è avvenuto nel tempio, ci aiuta a comprendere, attraverso le parole del vecchio Simeone, la missione di Gesù Cristo nel mondo: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». Ma ricchezza e la bellezza del brano evangelico ci obbliga a leggerlo integralmente e sottolineare alcuni aspetti importanti ed atteggiamenti delle persone, come quelli di Simeone che aveva atteso tutta una vita per vedere il Messia. E fu accontentato dal Signore, essendo egli stato privilegiato nell’accogliere tra le sue braccia il Redentore. Quanta gioia in questo anziano sacerdote che officiava al tempio di Gerusalemme di aver visto il Messia, al punto tale che chiede di poter chiudere serenamente gli occhi e vederlo nel suo splendore pieno nel santo paradiso. Leggiamo nel brano del Vangelo di Luca di questa giornata: “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.  Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.  Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti  e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. risto il consacrato e l’Unto del Padre è lì tra le braccia di Simeone. Quante ispirazioni dettate da quel bambino che sono arrivate direttamente alla mente ed al cuore di quello straordinario sacerdote del tempio di Gerusalemme, al punto tale che la vita è completamente cambiata, si rinnova nel Signore. Come ci ricorda Papa Francesco nella sua recente esortazione apostolica Evangelii gaudium “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. E l’esperienza dell’amore infinito di Dio che si manifesta completamente nella morte e risurrezione del Cristo che, il credente assapora la dolcezza e la tenerezza di un Dio Crocifisso per amore, come ci ricorda la lettera agli Ebrei: “Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.  Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”. Gesù così diventa luce e speranza anche nelle notte oscure della nostra vita e del nostro intimi. Egli solo può ridare la speranza spenta nel cuore di tanti uomini che pensano di poter fare a meno di Dio, senza neppure accorgersi che vanno la perdizione e il fallimento più totale. Ci ricorda, infatti, il brano della lettera agli Ebrei che Gesù “doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”. Il Dio bambino tra le braccia di un anziano sacerdote, fervoroso e zelante nel servizio a Dio. Solo chi come Simeone, Maria e Giuseppe portano in braccio con amore il Redentore possono portare nelle loro braccia e soprattutto nel loro cuore le tante sofferenze del mondo. Possiamo allora rivolgerci al Signore ed accendere idealmente e realmente una candela in ricordo di questa giornata pregando con la stessa orazione di benedizione sui ceri: “O Dio, fonte e principio di ogni luce, che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone il Cristo, vera luce di tutte le genti, benedici questi ceri e ascolta le preghiere del tuo popolo, che viene incontro a te con questi segni luminosi e con inni di lode; guidalo sulla via del bene, perché giunga alla luce che non ha fine”. Amen.