Presentazione al Tempio di Gesù Cristo- Commento di P.Antonio Rungi

DSC07206

FESTA DELLA PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI N.S.GESU’ CRISTO 

2 FEBBRAIO 2014 

CRISTO LUCE DEL MONDO 

Commento di padre Antonio Rungi, passionista 

La quarta domenica del tempo ordinario coincide quest’anno 2014 con la festa della presentazione al tempio di nostro Signore Gesù Cristo ed è anche la giornata mondiale della vita consacrata. Il tema della luce, anche perché in questa circostanza si benedicono le candele, è al centro della liturgia di questa giornata di festa. Abbiamo bisogno di luce vera, quella che illumina ogni uomo e lo rende davvero libero in Cristo Signore. I testi biblici di questa festività sono di una straordinaria ricchezza spirituale e di grande insegnamento per tutti. I protagonisti di questa cerimonia, prevista dalle norme ebraiche, sono tanti e tutti con una missione particolare che porta tutti al centro di tutto: Cristo Messia e Salvatore. Simone, Anna, Giuseppe, Maria il Bambino e quanti circolavano intorno al tempio in attesa dell’avvento del messia hanno tutto un preciso compito nel quadro del vangelo della gioia e della speranza. In Cristo tutto assume un nuovo significato e valore. In quel pargolo portato al tempio per i riti previsti, ad appena otto giorni della nascita, è il grande mistero dell’amore di Dio, fattosi piccolo ed umile in un Bambino. Nella preghiera iniziale della festa di oggi noi così preghiamo: “Dio onnipotente ed eterno,  guarda i tuoi fedeli riuniti  nella festa della Presentazione al tempio  del tuo unico Figlio fatto uomo,  e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito”. Rinnovarsi nello spirito, iniziare un cammino di conversione e revisione della propria vita cristiana. Davanti al mistero del Cristo, il credente non può restare indifferente, si deve lasciare coinvolgere dallo splendore del volto del Signore, che si è fatto uomo nel grembo verginale di Maria ed ha assunto su di sé la natura umana, per elevare questa alla dignità soprannaturale. Come ci ricorda il profeta Malachia nel brano della prima lettura di questa festa: Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.  Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.  Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani». L’invito alla conversione è esplicito e nessuno può esimersi da dire io non ho bisogno di conversione, perché sono esente da peccato. In quanto tutti peccatori, tutti abbiamo bisogno del Redentore e della Redenzione che egli porta a compimento nel mistero della Pasqua. Il testo del Vangelo, infatti, che ci racconta, potremmo dire passo dopo passo ciò che è avvenuto nel tempio, ci aiuta a comprendere, attraverso le parole del vecchio Simeone, la missione di Gesù Cristo nel mondo: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». Ma ricchezza e la bellezza del brano evangelico ci obbliga a leggerlo integralmente e sottolineare alcuni aspetti importanti ed atteggiamenti delle persone, come quelli di Simeone che aveva atteso tutta una vita per vedere il Messia. E fu accontentato dal Signore, essendo egli stato privilegiato nell’accogliere tra le sue braccia il Redentore. Quanta gioia in questo anziano sacerdote che officiava al tempio di Gerusalemme di aver visto il Messia, al punto tale che chiede di poter chiudere serenamente gli occhi e vederlo nel suo splendore pieno nel santo paradiso. Leggiamo nel brano del Vangelo di Luca di questa giornata: “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.  Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.  Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti  e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. risto il consacrato e l’Unto del Padre è lì tra le braccia di Simeone. Quante ispirazioni dettate da quel bambino che sono arrivate direttamente alla mente ed al cuore di quello straordinario sacerdote del tempio di Gerusalemme, al punto tale che la vita è completamente cambiata, si rinnova nel Signore. Come ci ricorda Papa Francesco nella sua recente esortazione apostolica Evangelii gaudium “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. E l’esperienza dell’amore infinito di Dio che si manifesta completamente nella morte e risurrezione del Cristo che, il credente assapora la dolcezza e la tenerezza di un Dio Crocifisso per amore, come ci ricorda la lettera agli Ebrei: “Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.  Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”. Gesù così diventa luce e speranza anche nelle notte oscure della nostra vita e del nostro intimi. Egli solo può ridare la speranza spenta nel cuore di tanti uomini che pensano di poter fare a meno di Dio, senza neppure accorgersi che vanno la perdizione e il fallimento più totale. Ci ricorda, infatti, il brano della lettera agli Ebrei che Gesù “doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”. Il Dio bambino tra le braccia di un anziano sacerdote, fervoroso e zelante nel servizio a Dio. Solo chi come Simeone, Maria e Giuseppe portano in braccio con amore il Redentore possono portare nelle loro braccia e soprattutto nel loro cuore le tante sofferenze del mondo. Possiamo allora rivolgerci al Signore ed accendere idealmente e realmente una candela in ricordo di questa giornata pregando con la stessa orazione di benedizione sui ceri: “O Dio, fonte e principio di ogni luce, che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone il Cristo, vera luce di tutte le genti, benedici questi ceri e ascolta le preghiere del tuo popolo, che viene incontro a te con questi segni luminosi e con inni di lode; guidalo sulla via del bene, perché giunga alla luce che non ha fine”. Amen.

Presentazione al Tempio di Gesù Cristo- Commento di P.Antonio Rungiultima modifica: 2014-02-01T19:57:46+01:00da pace2005
Reposta per primo quest’articolo