Commento alla parola di Dio di padre Antonio Rungi – Domenica 9 febbraio 2014

2014-02-02 20.12.55

Quinta Domenica del Tempo Ordinario – 9 febbraio 2014

 

Risplendere per coerenza e fedeltà alla parola di Dio

 

Commento di padre Antonio Rungi, passionista

 

La quinta domenica del tempo ordinario nel brano del vangelo Matteo ci presenta Gesù impegnato a far capire ai discepoli chi davvero davanti a Dio e agli uomini e fa una serie di riferimenti alle cose di uso comune, mediante le quali fa risaltare la vocazione al discepolato e l’impegno per la missione e l’evangelizzazione: essere sale, essere luce. Due elementi naturali indispensabili per la vita dell’uomo e per identificarlo nella sua vera essenza. Il sale serve a dare sapore a fare uscire la persona dalla sua improduttività;  e la luce serve a dare chiarore e a far uscire dal buio la propria esistenza. La testimonianza di vita cristiana e del discepolato impegna quindi ogni cristiano a seguire le orme del maestro ed essere coerenti tra il dire e il fare. Il testo del vangelo è molto esplicito al riguardo: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.  Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». La chiesa ed il mondo hanno bisogno di testimoni, più che di maestri di parola, di sofisti del pensiero debole del mondo d’oggi. I testimoni sono quelli che parlano con le azioni e poco con la bocca, perché dare esempio conta molto di più che dare parole senza corrispettivo nella propria vita. Si diventa annunciatori di falsità, in quanto la verità parte da se stessi se è vissuta rettamente. Nella preghiera iniziale della santa eucaristia di oggi, preghiamo con queste significative parole: “O Dio, che nella follia della croce  manifesti quanto è distante la tua sapienza dalla logica del mondo, donaci il vero spirito del Vangelo, perché ardenti nella fede e instancabili nella carità  diventiamo luce e sale della terra. Custodisci sempre con paterna bontà  la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione”.

La luce passa per la fattiva azione di carità e solidarietà. Non può risplendere a bontà e la tenerezza del Signore se i cristiani non sono teneri e buoni tra di loro e si collaborano reciprocamente per le bene della santa madre Chiesa. Ecco così scrive i profeta Isaia mettendoci in guardia da una vanagloria e superbia della vita.

“Così dice il Signore: «Non consiste forse [il digiuno che voglio],  nel dividere il pane con l’affamato,  nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?  Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.  Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.  Allora invocherai e il Signore ti risponderà,  implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,  il puntare il dito e il parlare empio,  se aprirai il tuo cuore all’affamato,  se sazierai l’afflitto di cuore,  allora brillerà fra le tenebre la tua luce,  la tua tenebra sarà come il meriggio».

La migliore testimonianza di fede nel Signore è vivere la carità concretamente, con gesti visibili e leggibili non per mettersi in mostra, ma semplicemente nel fare le cose che si dicono. Le opere di misericordia corporale sono la concreta esplicitazione del vangelo della carità e dell’attenzione verso gli ultimi e i bisognosi del mondo. E ce ne sono tantissimi soprattutto di questi giorni, come ripetutamente ci ricorda Papa Francesco nelle sue quotidiani e settimanali riflessioni sulla parola di Dio e con le sue catechesi pieni di amore, carità e speranza.

 La sorgente di questo stile di amore e carità verso ogni persona è Gesù Crocifisso, è quella sapienza della croce che solo può dare legittima spiegazione all’amore che si fa dono e si fa croce e martirio per noi. Lo sottolinea in modo chiaro ed evidente l’Apostolo Paolo nella seconda lettura di oggi della Sacra Scrittura, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi: “Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”.

L’annuncio del vangelo richiede l’umiltà del cuore, ma sublimità delle cose apprese attraverso una forte esperienza mistica alla scuola del Divin Crocifisso. Solo chi si inginocchia con fede davanti al Redentore che può parlare agli altri ed essere credibile per le cose che dice ed afferma. Anche dobbiamo andare orgogliosi come tanti santi ed in particolare San Paolo della Croce di potere annunciare Cristo e Cristo Crocifisso, in cui c’è la salvezza e la redenzione per sempre.

La sapienza umana e quella dell’orgoglio e della presunzione della scienza che vuole spiegare tutto con il suo metodo specifico, non potrà mai incontrare Cristo, che segue la strada del calvario e invita tutti a farsi suoi discepoli su questa strada e non su altre. Noi speriamo di accogliere sempre questo invito di Gesù ad essere sale e luce per noi stessi, gli altri, chi ci è vicino e chi vive lontano e che dalla nostra buona testimonianza di vita cristiana possa trovare conforto e speranza per il loro domani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commento alla parola di Dio di padre Antonio Rungi – Domenica 9 febbraio 2014ultima modifica: 2014-02-08T01:09:42+01:00da pace2005
Reposta per primo quest’articolo