Archivi Mensili: giugno 2021

LA SERVA DI DIO CONCETTA PANTUSA, PROSSIMA ALLA VENERABILITA’

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La testimonianza di Padre Antonio Rungi, vice postulatore della causa di beatificazione della Serva di Dio, Madre Concetta Pantusa.

“Sono grato al Signore, alla Madonna e alla Congregazione vaticana per le cause dei santi che il 21 aprile scorso, con proprio decreto ha riconosciuto la validità dell’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione di Concetta Pantusa, madre di famiglia, che da anni è stata assunta come impegno prioritario della Pia Unione del Volto Santo di Airola”, è quanto dichiara padre Antonio Rungi, passionista, vice-postulatore della causa di beatificazione di Concetta Pantusa, attuale vicario episcopale per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Gaeta, di comunità a Itri-Civita.

“Questo è un ulteriore passo verso la dichiarazione dell’eroicità delle virtù della nostra Serva di Dio, Concetta Pantusa, che rende particolarmente felici tutti noi airolani –ha detto padre Rungi – e particolarmente quelli che come me, anche se in tenera età, ho conosciuto Concetta Pantusa e sono stato accolto tra le sue braccia, alla mia nascita il 7 luglio 1951. La mia vita si è incrociata, per tanti aspetti, con la Serva di Dio, in quanto la nostra famiglia, insieme a papà Giovanni Rungi, mamma Tommasina Ricciardi, mia sorella Cira (tutti  e tre passati a miglior vita) e mio fratello Pompeo abitavamo con la Serva di Dio nello stesso stabile di Via Monteoliveto, oggi divenuta la celebre casa del Volto Santo di Airola, nella quale sono custodite le spoglie mortali di Concetta Pantusa. Bisogna ricordare che Airola ha considerata Concetta Pantusa “santa” durante la vita e dopo la morte. Basta dire che i passionisti, in particolare, subito hanno preso a cuore la testimonianza di vita santa di Concetta Pantusa. La serva di Dio per anni è stata sepolta nella cappella cimiteriale dei passionisti. Per questa ragione, visto anche la devozione della gente che visitavano la sua tomba, iniziarono un lavoro certosino, portato avanti da padre Tommaso Tatangelo, passionista. Fu lui a stilare, in modo preciso e circostanziato, una documentazione rigorosamente storica, avallata da giuramento, degli avvenimenti più rilevanti, circa la vita, le virtù e le opere della Serva di Dio Maria Concetta Pantusa, morta in concetto di santità in Airola (BN) il 27 marzo 1953. Documentazione, ad uso esclusivo dei processi diocesani, che fu consegnata l’8 settembre 1974 a monsignor Ilario Roatta, allora il vescovo di Sant’Agata dei Goti. Da questa prima documentazione si è partiti per portare avanti, poi, con l’opera di padre Stefano Pompilio (vice postulatore, passato a miglior vita) e dei Frati Minori della Provincia del Sannio, dietro incoraggiamento continuo della Pia Unione del Volto Santo di Airola, l’attuale fase del processo per la beatificazione della Serva di Dio, Concetta Pantusa.

Ricordo benissimo che il processo per la causa di beatificazione fu aperto ufficialmente il 10 febbraio 2007, alla presenza del Vescovo diocesano di Cerreto-Telese-Sant’Agata dei Goti, monsignor Michele De Rosa, nella Chiesa della SS.Annunziata di Airola (Bn) e dopo 9 anni e mezzo chiuso la sera del 22 agosto 2016, dallo stesso Vescovo De Rosa. Fu sigillata tutta la documentazione prodotta sotto giuramento da parte dei testimoni e verbalizzato dal tribunale diocesano. Tale documentazione fu immediatamente portata a Roma ed ora dopo quasi 5 anni di attesa, di studio e lettura degli esperti, è arrivato questo decreto sulla validità degli atti processuali, che permetterà al Postulatore generale, padre Giovangiuseppe Califano, Frate Minore, di stilare la positio per la dichiarazione della venerabilità, che sarà decretata da Papa Francesco, dopo l’approvazione della commissione teologica e dei cardinali.

In questi 5 anni abbiamo lavorato nel silenzio e fatta conoscere la Serva di Dio, attraverso la diffusione della sua biografia, con video, immagini, preghiere, interventi per radio, televisione, sui social e abbiamo e continuiamo a far pregare tante persone che hanno avuto modo di conoscere Concetta Pantusa durante la sua vita e dopo la sua morte. Nel mio ministero di predicatore itinerante passionista, dal momento che faccio riferimento spesso alla Serva di Dio,  incontro di frequente persone che da sempre si rivolgono, con la preghiera, alla Serva di Dio per ottenere grazie e vengono esaudite. Certo dobbiamo insistere per ottenere, per sua intercessione, un vero miracolo dal Signore, per poterla vedere prima beata e poi, dopo un altro miracolo, anche canonizzata.  A Mondragone, a Frattamaggiore, nel napoletano, casertano e beneventano, Concetta Pantusa  e Casa del Volto Santo sono un riferimento importante per tanti devoti della prossima venerabile. Siamo solo all’inizio di un cammino – precisa padre Antonio Rungi – che speriamo possa, in pochi mesi, giungere alla dichiarazione della venerabilità o meglio dell’eroicità delle virtù esercitate da questa straordinaria mamma di famiglia, con il cuore di consacrata laica, che a mio avviso può essere definita la santa Rita del Sud. Nubile, sposata, vedova, con l’unica figlia monaca delle clarisse di Airola e lei con il desiderio di consacrarsi a Dio nella vita religiosa. Cosa che non le fu possibile, ma visse da vera consacrata alla passione di Cristo, prendendo molto dalla spiritualità passionista del vicino convento di Monteoliveto e parimenti moltissimo dalla spiritualità francescana, avendo una figlia monaca clarissa e un riferimento importantissimo nel convento di San Pasquale in Airola, con i frati Minori che la seguirono in vita e dopo la morte si sono assunti l’onere di portare avanti il processo di beatificazione, avviato a nome e per conto della Pia Unione del Volto Santo che grandissimo merito ha in tutto questo”.

 

Nella foto in bianco e nero: padre Antonio Rungi tra le braccia della Serva di Dio Concetta Pantusa, Madre di famiglia, con la sua sorella Cira (morta l’11 agosto 2016) e il fratello Pompeo Pasqualino di Airola

IL PROGRAMMA DELLA FESTA DELLA CIVITA NEL SUO SANTUARIO DI ITRI (LT)

MANIFESTO DELLA FESTA

Comunicato stampa

Il santuario della Civita si prepara alla festa annuale della Titolare

“Ad un mese esatto dalla festa del 21 luglio 2021, questa mattina è stato ufficializzato il programma religioso per la celebrazione annuale della Festa della Madonna della Civita, esattamente nel luogo dove oltre 1000 fa, fu rinvenuto il miracoloso quadro e che è il punto di riferimento spirituale per  tantissimi devoti della Beata Vergine Maria, venerata sotto questo particolare titolo”, è quanto comunica padre Antonio Rungi, quale responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali del Santuario, in una Nota diffusa oggi 21 giugno 2021. Il santuario di proprietà dell’arcidiocesi di Gaeta, dal 1985 è affidato alla cura pastorale dei Passionisti di Itri-Civita.

“D’intesa con il Rettore del santuario, si è stilato un programma di massima – precisa padre Rungi – anche in considerazione dell’attuale situazione della pandemia che non è del tutto superata e che richiede attenzione, prudenza e vigilanza non solo nelle chiese e nei santuari, ma anche in altri luoghi, dove facilmente si può abbassare la guardia. Noi stiamo prestando molta attenzione a questo aspetto, sia al Santuario, che nei luoghi adiacenti. Le celebrazioni previste si svolgeranno nel rispetto delle norme anti-covid 19, tuttora vigenti anche se attenuate in tanti aspetti”.

Il programma dettagliato è stato anche pubblicato sui social e diffuso attraverso pubblici manifesti al Santuario e in altri luoghi che fanno riferimento diretto con questo tempio mariano che, come scrive l’arcivescovo di Gaeta, monsignor Luigi Vari “è un luogo dove si può trovare rifugio come del resto è accaduto per molti durante gli eventi della seconda guerra mondiale. Per tutti è un approdo di pace”.

L’immagine di Maria rassicura i devoti che pregano davanti ad essa in due modi: “Ti rassicura –scrive monsignor Vari – con lo sguardo che la tradizione vuole sia proprio quello suo impresso nella memoria e nell’arte dell’evangelista Luca che è un po’ il poeta di Maria. Ti rassicura per il bambino che è già grande e con le braccia aperte sembra imitare la madre nello stesso sguardo e nello stesso gesto che sembra un abbraccio. Ci rassicura continuando a offrirci e a indicarci Gesù”.

Ecco in dettaglio il programma: Dal 12 al 20 luglio 2021, si svolgerà la novena in preparazione alla festa, con la celebrazione delle messe alle ore 11 e ore 17, con omelia e preghiera alla Madonna della Civita. Il giorno 20 Luglio 2021, vigilia della festa sono doversi i momenti di preghiera programmati: Ore 11: messa del giorno; ore 17, messa prefestiva della solennità; ore 19, messa per la veglia di preghiera; ore 20, veglia mariana di preghiera; ore 21, fiaccolata per il Santuario. Il giorno 21 Luglio 2021, Solennità della Madonna della Civita, Compatrona dell’Arcidiocesi di Gaeta, questi i vari impegni religiosi: Ss. Messe del mattino, alle ore 8 – 9 -10 – 11- 12. La concelebrazione delle ore 11, sarà presieduta dall’arcivescovo di Gaeta, monsignor Luigi Vari. La santa messa verrà trasmessa in diretta streaming sulle frequenze di Radio Civita InBlu. Nel pomeriggio, ulteriori celebrazioni di messe alle ore 17 – 18  – 19.

“In poche parole, dopo un anno di grandi difficoltà – afferma padre Rungi – anche il Santuario della Civita riprende piano piano la sua vitalità e il suo importante ruolo nella formazione delle coscienze, nella direzione spirituale, nell’assistenza a quanti ricorrono ai piedi di Maria, chiedendo grazie, lumi e tante volte veri e propri miracoli, non solo nell’ordine della salute fisica, ma sempre più nell’ambito dello spirituale. I passionisti, ben sette sacerdoti, di cui due a tempo pieno a servizio del Santuario, sono sempre a disposizione dei pellegrini e di quanti arrivano al Santuario con il desiderio di cambiare vita”.

MANIFESTO DELLA FESTA

LA LITURGIA DELLA PAROLA DELLA XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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Domenica XI del Tempo ordinario

Domenica 13 giugno 2021

Crescere in santità, senza pretesa di essere i più santi

Commento di padre Antonio Rungi

Dopo il lungo periodo del tempo pasquale e post-pasquale, rientriamo nell’ordinarietà anche per quanto riguarda la liturgia. Celebriamo oggi l’XI domenica del tempo ordinario e il vangelo che abbiamo ascoltato ci introduce nel grande tema, trattato direttamente da Gesù, che è quello del Regno di Dio.

Attraverso parabole, mirate e precise, Gesù insegna alla gente ed ai discepoli il contenuto essenziale della fede da Lui stesso annunciata, testimoniata e trasmessa con i linguaggi più adatti alla comprensione della gente. Questa volta Gesù ci parla del Regno di Dio di come un seme gettato sul terreno e che da piccolo, come era in partenza, diventa poi un grande albero, su cui si possono poggiare e nidificare gli uccelli. Modo di dire per catturare l’interesse della gente su altro e più importante argomento che è il centrale in tutta la narrazione: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?

La domanda posta da Gesù trova una precisa risposta da parte del Maestro: “È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

A cosa voglia alludere Gesù con questa parabola o esempio si comprende alla fine dello stesso discorso, quando l’evangelista Marco afferma che “con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere”.

Quindi Gesù ha principalmente nel suo cuore un intento formativo del gruppo dei discepoli e della gente.

Spiegando e rispiegando le cose, facendo una molteplicità di esempi alla fine un risultato lo avrebbe ottenuto con i suoi discepoli e con quanti ormai sistematicamente si ponevano ad ascoltarlo, affascinati dal suo parlare convincente, rispetto ai maestri del tempio, che non parlavano chiaro e tantomeno meno spiegavano la parola di Dio in modo comprensibile e quindi da poi attuare nella vita.

Gesù proprio perché si doveva far capire dai più piccoli ai più grandi usava un linguaggio accessibile a loro con la speranza che poi potessero imboccare le strade buone e non quelle tortuose che portano alle tenebre e non alla luce. Gesù, quindi, per non far sbagliare i suoi discepoli e seguaci non parlava loro senza parabole, cioè con esempi e riferimenti alla vita pratica e quotidiana accessibile concettualmente dai soggetti preparati culturalmente e quelli meno abituati a masticare di sacra scrittura. Nonostante questo sforzo espositivo per farsi capire, alla fine chi non ci riusciva a capirlo, come gli apostoli, in privato, spiegava loro ogni cosa. Gesù non è solo il maestro pubblico che parla a tutti, ma anche il precettore che si prende cura dei suoi alunni, in questo caso i dodici, e li segue passo passo nella spiegazione dei divini misteri che riguardano la sua persona e che poi capiranno perfettamente dopo la sua morte, risurrezione e ascensione al cielo e soprattutto dopo l’effusione dello spirito santo che apre il cuore e la mente alla comprensione della salvezza di tutti gli uomini delle terra. Ricordiamo quello che abbiamo ascoltato nel testo del vangelo: La senape è il più piccolo di tutti i semi, ma crescendo e sviluppandosi diventa più grande di tutte le piante dell’orto”. Così è del Regno di Dio così è colui che cresce nella santità della vita e da piccolo diventa grande davanti agli occhi di Dio e mai davanti agli occhi del mondo. Perché chi si fa grande davanti agli uomini, è piccolo davanti a Dio e chi invece si abbassa sarà innalzato e si eleverà come gli alberi che svettano verso il cielo.

Sulla crescita naturale delle cose piccole è incentrato il brano della prima lettura di questa domenica, tratta dal profeta Ezechiele, che riportando il pensiero di Dio scrive un testo letterario di grande fascino ambientale e spirituale: «Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà”. Il simbolismo è chiaro.

Anche se si parla di piante ed alberi, in realtà, quello che riporta il profeta in nome di Dio è solo un forte richiamo agli esseri umani e alla stessa creazione e creature che l’abitano che Dio è il Signore, che umilia l’albero alto e innalzo l’albero basso, fa seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Una vera rivoluzione di modo di pensare per riportare al centro di ogni cosa il tema dell’umiltà e l’abbassamento dell’orgoglio.

San Paolo Apostolo nel brano odierno della sua seconda lettera ai Corinzi ci incoraggia ad sempre pieni di fiducia e, parimenti, ci ricorda che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo. Lo sappiamo tutti, anche se è difficile capirlo ed accettarla questa condizione di esiliati. In questa condizione particolare in cui ci troviamo noi camminiamo nella fede e non nella visione. Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.

Questo desiderio di ritornare a Dio contrasta con la nostra voglia di vivere su questa terra e con quel morboso attaccamento alle cose di questo mondo. Perciò, dobbiamo sforzarci a capire che sia abitando nel corpo sia andando in esilio, bisogna impegnarsi ad essere graditi a Dio. Il motivo è molto semplice e chiaro e ha attinenza con il giudizio personale ed universale. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando eravamo nel corpo, sia in bene che in male. Il giudizio di Dio non ci deve terrorizzare, ma spingere verso una vita santa e di conversione al bene, distanziandoci sempre di più dal male.

Ricordiamo quello che ascoltiamo nel Salmo 91 di oggi: “Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi, per annunciare quanto è retto il Signore, mia roccia: in lui non c’è malvagità.