Archivi Mensili: dicembre 2016

P.RUNGI. APPELLO PER CAPODANNO 2017. NO AI BOTTI, SI’ ALLA BENEFICENZA

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Si rinnova anche questo anno l’appello di padre Antonio Rungi,  a non sparare i fuochi di fine anno, nel passaggio al 2017.

Il teologo passionista rivolge a tutti con queste parole:

“Vi supplico, in nome di Cristo, evitate di usare fuochi artificiali per festeggiare il passaggio al nuovo anno. Sappiamo il danno che essi provocano alle persone e alle cose ogni volta che ci troviamo a conteggiare i morti, i feriti e le rovine che provoca l’uso improprio di tali strumenti pericolosi. Lasciate agli esperti e ai tecnici del settore di organizzare comunitariamente lo spettacolo di fine anno in appositi luoghi sicuri e visibili a tutti. Non usate armi da fuoco o qualsiasi altro strumento di morte o pericoloso per festeggiare il Capodanno 2017. Iniziamo il nuovo anno -continua padre Rungi – nel segno della serenità, della pace, del rispetto della vita propria ed altrui, evitando di sparare i fuochi dalle case, dai balconi, in strada o in altre zone pericolose per l’incolumità pubblica”.

E poi un suggerimento, molto utile. “I soldi che avete deciso di spendere per i fuochi artificiali destinateli alla beneficenza, soprattutto per i tanti bambini e per le tante famiglie italiane, specialmente quelle delle zone terremotate, che hanno bisogno di aiuto economico e delle cose più ovvie. Siate dalla parte di coloro che vogliono festeggiare l’arrivo del nuovo anno alla grande, facendo non spettacoli pirotecnici in proprio, ma valorizzando il denaro per fare qualche opera importante per i terremotati. I tanti milioni di fuochi artificiali che si spendono in ogni Capodanno, destinatili ad opere di bene e alla salvaguardia dell’ambiente e della natura, che viene puntualmente aggredita in occasione della fine dell’anno”.

L’appello è rivolto ai giovani, agli adulti e a tutte quelle persone che per tradizione usano festeggiare il passaggio al nuovo anno in questo modo per nulla civile.

“Mi rivolgo a tutti i sacerdoti, ai fedeli dell’Italia, soprattutto del Sud, dove la tradizione dei fuochi di Capodanno è più consolidata perché evitino quest’anno, con il terremoto in atto e con i vari rischi attinenti alla sicurezza pubblica, di sparare qualsiasi fuoco, soprattutto quelli più rischiosi e proibiti per la loro pericolosità. Oggi ultimo dell’anno, tutti i sacerdoti nelle messe e al canto del Te Deum rivolgano questo appello e trasmettano in tutti i modi questo messaggio di silenzio e di rispetto per le tante vittime innocenti del 2016 che hanno bisogno di riposare in pace almeno nella notte di San Silvestro”.

Da ieri padre Rungi questo appello lo ha lanciato attraverso i profili personali dei social network. Ora confida nella larga diffusione dell’appello mediante gli organi di informazione più seguiti e dettagliati come, agenzie di stampa, giornali, Tv, Radio, siti internet e rete telematica

P.RUNGI. PREGHIERA PER IL NUOVO ANNO 2017

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Preghiera per il Nuovo Anno

Signore Gesù, ti ringraziamo

per il dono di questo nuovo anno,

che da poco abbiamo iniziato a vivere

nella speranza che possa essere per tutti

un anno di pace, giustizia e serenità.

 

Signore, non siamo degni di meritare così tanto

dalla tua infinità bontà, che nulla fa mancare

ai nostri passi lungo il cammino quotidiano.

 

Senza alcuna pretesa da parte nostra

fa che questo nuovo anno

sia positivo per tutta l’umanità.

 

A nessuno manchi il cibo quotidiano,

la famiglia, gli affetti e tutto ciò

che è necessario per una degna vita umana.

 

Scompaiano dal mondo guerre,

odi e violenze di qualsiasi genere

ed inizi un tempo di pace vera per tutta l’umanità,

garantendo a piccoli e grandi

un percorso di vita vera

senza ostacoli di alcun genere.

 

Non manchi, o Signore,

a noi, tuoi figli, ciò che è necessario

per alimentare il nostro spirito

e sull’esempio di Maria, Madre di Dio,

sappiamo custodire gelosamente, nel nostro cuore,

ogni parola che esce dalla tua bocca

per la nostra santificazione

O Dio d’amore e di tenerezza infinita. Amen

 

(Padre Antonio Rungi, Capodanno 2017)

 

 

RIFLESSIONI DI PADRE ANTONIO RUNGI PER L’INIZIO DEL NUOVO ANNO

FESTA DELLA MAMMA 2016-pagi1

PRIMO GENNAIO 2017

 

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

 

Messaggeri di pace, con l’aiuto della Madre di Dio

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

Dopo i ringraziamenti al Signore per il dono di un anno che è ormai alle spalle, dopo i festeggiamenti per il passaggio al nuovo anno 2017,  ci ritroviamo, insieme a pregare, all’inizio del nuovo anno solare 2017, confidando nell’aiuto di Dio, fidandoci di Lui e affidandoci completamente alla sua guida e direzione di marcia.

 

Nulla è impossibile a Dio e nulla è impossibile perché questo nuovo anno possa essere carico di belle aspettative e di sogni di cristiana speranza. Con Maria, la Madre di Dio, di cui oggi ricorre la solennità e portiamo al battesimo questo  anno del Signore 2017 e che ci auguriamo possa trascorrere serenamente e in pace.

 

Nell’antifona di ingresso di questa solennità, comprendiamo il senso di questa celebrazione di apertura del nuovo anno: “Oggi su di noi splenderà la luce, perché è nato per noi il Signore;  Dio onnipotente sarà il suo nome, Principe della pace, Padre dell’eternità: il suo regno non avrà fine”. (cf. Is 9,2.6; Lc 1,33).

A sette giorni dalla solennità della nascita di Gesù, la Chiesa ci invita ad assumere come modello di riferimento per tutto l’anno, Maria, la Madre del Signore e Madre nostra. D’altronde se vogliamo incontrare Gesù, in modo più certo ed immediato è quello di incontrare Maria, che ci porta direttamente a Lui, che è la nostra vita e la nostra luce.

 

La nostra preghiera all’inizio di questo anno è, infatti, dedicata a Maria, Regina della Pace e Madre del Principe della Pace, visto che oggi celebriamo anche la giornata mondiale della pace: “Padre buono, che in Maria, vergine e madre, benedetta fra tutte le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi, donaci il tuo Spirito, perché tutta la nostra vita nel segno della tua benedizione si renda disponibile ad accogliere il tuo dono”.

 

Iniziamo il nuovo anno con la speciale benedizione del Signore, il cui testo, ricco di significato religioso, spirituale ed umano, troviamo nel testo del libro dei Numeri  che è la prima lettura di questa solennità della Madre di Dio: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.

 

Penso che altra richiesta al Signore all’inizio del 2017 non può essere quella che abbiamo rivolto a Lui, nella preghiera, con queste espressioni: Dio ci benedica, ci custodisca, ci faccia vedere il suo volto di luce, di gioia e di pace. Non abbiamo bisogno che di questo. Il resto è davvero spazzatura, come quella che si usa buttare via alla fine dell’anno, per esprimere simbolicamente ciò che non ha valore e ciò che ha costituito motivo di sofferenza nell’anno che è passato.

 

Ogni anno nuovo è benedizione di Dio ed arrivarci è sempre un dono di cui dobbiamo essere riconoscenti al Signore. Perché senza alcun nostro merito siamo arrivati a questo nuovo appuntamento che segna l’inizio di un nuovo cammino nel tempo e in vista dell’eternità. Se il tempo passa, l’eternità resta. Se le parole dell’uomo hanno una scadenza, quella di Dio rimangono per sempre e come tali sono certezze e sostegni nel nostro itinerario terreno. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno, ci ricorda Gesù. Ecco, perciò, oggi con il Salmo 66, possiamo rivolgerci al Signore con queste parole di speranza e di futuro: Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.

Nel brano della lettera di San Paolo Apostolo ai Galati veniamo trasportati idealmente e spiritualmente alla nascita di Gesù, definito questo periodo come pienezza dei tempi, come tempi maturi per accogliere la venuta di Cristo atteso da sempre. Anche questo testo ci parla della figura di Maria, essendo Gesù nato da donna, sotto la legge, per salvare quanti erano in attesa della redenzione. E che Cristo ci ha redento mediante la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, lo comprendiamo meglio nei versetti seguenti: E che noi siamo figli  lo prova il fatto che Dio mandò lo spirito del suo figlio, mediante il quale noi possiamo rivolgerci a Dio con il nome di Padre; per cui siamo figli liberi e non schiavi di nessuno, ed essendo figli siamo anche eredi, per grazia, del paradiso. Aver questa sicurezza ci aiuta a vivere nel mondo con lo sguardo fisso nell’eternità. E il tempo che il Signore ci concede serve proprio per questo.

La buona notizia del vangelo, quello della nascita del redentore, ci fa capire il testo di oggi, non va custodita gelosamente tutta per se stessi, ma va annunciata e diffusa mediante gli strumenti della comunicazione odierna con urgenza, forti dell’esperienza dei pastori che andarono senza indugio alla grotta di Gesù. E noi affrettiamoci a portare a tutti il messaggio di pace, a partire dai nostri vicini. Noi dobbiamo essere trasmettitori, non freddi e distaccati, ma con cuore e passione del vangelo della gioia e della pace.

RIFLESSIONE SUL NATALE 2016 DI PADRE ANTONIO RUNGI

PAPAFRANCESCONATALE

NATALE DEL SIGNORE 2016 – MESSA DELLA NOTTE

 

Purezza, zelo e buone opere sono i criteri per vivere un Natale con “i fiocchi”

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

La liturgia della messa della notte di Natale apre con l’antifona d’ingresso che rappresenta il motivo più autentico di fare festa nel Signore, in questo giorno straordinariamente importante e significativo per tutti i cristiani: “Rallegriamoci tutti nel Signore perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo”.

Tutti siamo invitati a rallegrarci e dalla gioia del Natale nessuno è escluso, ricco e povero, uomo o donna, piccolo o grande, sani o ammalati. Tutti dobbiamo godere di questo lieto annunzio della nascita del Salvatore e per il dono natalizio della pace e della gioia.

Ma come poter gioire se il nostro cuore è triste? Una risposta la troviamo nella notte santa di ogni Natale, in cui Dio ha l’ ha illuminato questa con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo. A questa luce potentissima di Gesù Bambino vogliamo tutti accostarci per essere illuminati dalla sua grazia e dalla sua tenerezza e bontà.

Il profeta Isaia nel brano della prima lettura di questa solennità ci indica Gesù come luce del mondo, che dirada le tenebre del peccato e dell’errore. Egli, infatti, ci ricorda che il popolo camminava nelle tenebre e in un determinato momento della storia vide questa Luce. Si riferisce al momento della venuta del Salvatore, alla venuta di Gesù, il Messia. E’ uno dei testi più belli del profeta che guarda avanti nella direzione del Messia e descrive il futuro dell’umanità, dopo la venuta del Redentore, come un futuro bello, positivo, aperto alla gioia e alla speranza: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te tutte le genti”. E’ la gioia del Natale che deve pervadere il cuore e la mente di tutte le genti e che deve rompere le catene dell’odio, della schiavitù, della guerra, delle ingiustizie e di tutto ciò che è tenebre morale, spirituale e sociale. La nascita di Gesù, anticipata in questo bellissimo testo profetico dà il vero senso al Natale anche di questo 2016, di questi giorni, segnati da tante ingiustizie, cattiverie, guerre e terrorismo. Il Natale porti a tutti un tempo di pace e di serenità. Anche il Salmo 95 ci invita a fare l’esperienza della gioia in questo Natale, a non lasciare cadere nel vuoto l’invito alla gioia in questo giorno e sempre: “Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta”. Siamo, quindi, tutti invitati a vivere nella gioia e ad essere persone gioiose. Il Vangelo della gioia deve essere annunciato e vissuto anche nelle situazioni più difficili del mondo. Non bisogna mai interrompere il circuito della felcità che viene dall’alto.

Nel sintetico testo della seconda lettura della messa di questa notte, tratto dalla lettera di san Paolo Apostolo a Tito, noi ritroviamo un stile natalizio che dobbiamo vivere ed attuare, soprattutto in questo periodo, ma anche per il resto dei nostri giorni. Una formazione cristiana e morale non può essere  occasionale, temporale o finalizzata al momento. Essa deve improntare la nostra vita. Perciò l’apostolo Paolo scrivendo all’amico Tito gli raccomanda di “rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”. E poi sollecita una vita santa, avendo come modello Gesù Cristo, “Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone”. Purezza, zelo e buone opere sono questi i criteri operativi per vivere il Natale secondo il cuore di Cristo.

In questo bravo del brano possiamo dire che troviamo i certificato storico della nascita di Gesù. E’ raccontato nei minimi particolari dall’evangelista Luca ciò che successe in quella splendida ed unica notte della nascita di Gesù, il Figlio di Dio, che ha cambiato la il corso della storia e ha introdotto il tema della salvezza e della redenzione, mediante il figlio di Dio venuto tra di noi. Infatti, Giuseppe e Maria trovandosi a Betlemme per farsi registrare in occasione del censimento disposto dal Cesare Augusto, imperatore di Roma che governava nella Palestina, mediante i suoi rappresentanti locale, per Maria si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”. La registrazione di questo evento storico della nascita di Gesù è descritto con semplicità e con poche, ma profonde e e significative parole: Maria diede alla luce Gesù, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”. Il motivo di questa nascita in una condizione di povertà è detto in questa espressione: perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

Potremmo domandarci, oggi, a distanza di 2016 anni da quella notte santa: cìè posto per Gesù nella nostra vita, nella nostra storia, nel nostro mondo, nella nostra cultura? Forse è davvero poco o per nulla lo spazio di accoglienza di Cristo nella vita di oggi. Ce lo fanno capire comportamenti, atteggiamenti, modi di vedere e vivere la vita, senza Dio e senza speranza, senza amore e senza cuore. Questo Gesù che viene a nascere, porti davvero a tutti un cambiamento di rotta e di mentalità e faccia di questo Natale 2016, il Natale della rinascita spirituale, morale e sociale di tutta l’umanità.

Chiudo la mia riflessione per il giorno di Natale, augurandovi una santa festa in famiglia, tra gli amici, tra le persone a voi case o con le persone con le quali avete scelto di vivere questo giorno con semplicità, con una bellissima preghiera del Natale e per il Natale di San Giovanni Paolo II, Papa:

Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!

Accarezza il malato e l’anziano!

Spingi gli uomini a deporre le armi

e a stringersi in un universale abbraccio di pace!

Invita i popoli, misericordioso Gesù,

ad abbattere i muri creati

dalla miseria e dalla disoccupazione,

dall’ignoranza e dall’indifferenza,

dalla discriminazione e dall’intolleranza.

Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,

che ci salvi liberandoci dal peccato.

Sei Tu il vero e unico Salvatore,

che l’umanità spesso cerca a tentoni.

Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità,

vieni a vivere nel cuore

di ogni uomo e di ogni famiglia.

Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.

LA PREGHIERA DI NATALE 2016 DI PADRE ANTONIO RUNGI

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Siamo qui davanti a Te, Gesù Bambino, per adorarti e ringraziarti, di aver scelto di stare con noi, tra le tante difficoltà della vita umana e sociale del tuo tempo, che non era molto diverso dal tempo presente.

 

Siamo qui, in questo Natale 2016, per chiederti perdono delle nostre fragilità e debolezze umane, che Tu riscontri in ogni essere umano, che ha la consapevolezza di essere un peccatore e un uomo bisognoso del tuo perdono.

 

Siamo qui, anche in questo anno che volge al termine, con tanti ricordi belli, tristi e sofferti, che hanno segnato la nostra storia personale ed hanno caratterizzato oggettivamente l’intero anno.

 

Siamo qui a prostrarci ed abbassarci, imparando da Te ad essere umili, senza pretesa alcuna, ma tutti immersi nella tua luce natalizia che è forza e coraggio per il nostro avvenire.

 

Siamo qui a contemplare il Paradiso
venuto sulla terra, con il canto festoso degli angeli, con Maria, la tua tenera e dolcissima Madre, con Giuseppe l’uomo giusto e contemplativo dei divini misteri dell’Altissimo.

Siamo qui e ci resteremo, per sempre, davanti alla tua grotta, nella quale sei nato e dove ti  hanno adagiato in una mangiatoia, perché per Te e per la tua famiglia, non c’era posto per farti venire alla luce.

 

Tu Signore, Luce di eterna luce vieni ad illuminare chi sta nelle tenebre dell’errore e del peccato e non sente il bisogno di confessare i propri peccati, neppure in questo Natale 2016, che ci chiede di vivere nella gioia e nel gaudio, perché Tu, principe della pace e consigliere ammirabile, sei venuto a salvarci e consolarci.

 

Gesù Bambino, ti preghiamo, vieni a nascere nel nostro cuore e non permettere che il buio della notte, senza la stella cometa del tuo orientamento, possa turbare il nostro animo e quello di tanti fratelli che sono in una reale sofferenza.

 

Gesù Bambino, ci inchiniamo davanti a Te che sei l’unica speranza della vita  che ci hai donato e che vale moltissimo in considerazione del tuo primo ed ultimo avvento. Amen.

 

Padre Antonio Rungi

 

NOVENA DEL SANTO NATALE 2016 COMPOSTA DA PADRE ANTONIO RUNGI

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NOVENA DEL SANTO NATALE 

ANNO 2016

 

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI

PASSIONISTA

 

 

In occasione del Natale 2016, vi offro questo sussidio di preghiera. Continuiamo nel cammino di preparazione al Natale, facendo tesoro della parola di Dio, delle riflessioni dei santi e del magistero della Chiesa per comprendere meglio il grande evento della storia dell’umanità e della salvezza. Dopo la celebrazione dell’Anno Santo della Misericordia, riflettere insieme sul mistero di Cristo Redentore, inginocchiandoci tutti ai piedi di Gesù Bambino, ci aiuterà a fare restare sempre aperta la porta del nostro cuore per accogliere Gesù ed accogliere tutti. Buona novena del Santo Natale a quanti faranno questo cammino spirituale in questi giorni di preparazione più intensa alla venuta del Salvatore.

PRIMO GIORNO

1.Gesù, vero Dio e vero Uomo

 

Dal vangelo secondo Matteo  21,1-11

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

Dal magistero di Papa Francesco

La grazia che è apparsa nel mondo è Gesù, nato dalla Vergine Maria, vero uomo e vero Dio. Egli è venuto nella nostra storia, ha condiviso il nostro cammino. È venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce. In Lui è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Gesù è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi.

I pastori sono stati i primi a vedere questa “tenda”, a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. E sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. E’ legge del pellegrino vegliare, e loro vegliavano. Con loro ci fermiamo davanti al Bambino, ci fermiamo in silenzio. Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù, e con loro lasciamo salire dal profondo del cuore la lode della sua fedeltà: Ti benediciamo, Signore Dio Altissimo, che ti sei abbassato per noi. Tu sei immenso, e ti sei fatto piccolo; sei ricco, e ti sei fatto povero; sei l’onnipotente, e ti sei fatto debole.

Pater, Ave e Gloria

Preghiera

Gesù, vero Dio e vero uomo,

che viene in mezzo a noi

nel segno della pace e della riconciliazione

guida il cammino dell’umanità

verso i pascoli eterni della serenità.

Tu pastore d’Israele,

non permettere che nulla nel mondo

possa ostacolare la fede in chi crede in Te,

principe della pace,

benedetto nei secoli,

atteso dall’umanità.

Nella nostra vita di tutti i giorni,

possa la luce della tua regalità,

portare verità, santità e fraternità

in tutto il genere umano,

per il quale sei nato nel grembo verginale

di Maria tua e Madre ed hai offerto la tua

vita sulla croce, re di pace e di perdono.

 

Canto natalizio

 

SECONDO GIORNO

2. Gesù, Verbo Incarnato

 

Dal Vangelo secondo Giovanni – CAP.1, 1ss

In principio era il Verbo,  il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre,  ma le tenebre non l’hanno accolta. ..Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente,  ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto,  ha dato potere di diventare figli di Dio:  a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue,  né da volere di carne,  né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne  e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria,  gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità…Dio nessuno l’ha mai visto:  proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Dal magistero di Papa Francesco

Quando, dunque, sentiamo parlare della nascita di Cristo, restiamo in silenzio e lasciamo che sia quel Bambino a parlare; imprimiamo nel nostro cuore le sue parole senza distogliere lo sguardo dal suo volto. Se lo prendiamo tra le nostre braccia e ci lasciamo abbracciare da Lui, ci porterà la pace del cuore che non avrà mai fine. Questo Bambino ci insegna che cosa è veramente essenziale nella nostra vita. Nasce nella povertà del mondo, perché per Lui e la sua famiglia non c’è posto in albergo. Trova riparo e sostegno in una stalla ed è deposto in una mangiatoia per animali. Eppure, da questo nulla, emerge la luce della gloria di Dio. A partire da qui, per gli uomini dal cuore semplice inizia la via della vera liberazione e del riscatto perenne. Da questo Bambino, che porta impressi nel suo volto i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre, scaturisce per tutti noi suoi discepoli, come insegna l’apostolo Paolo, l’impegno a «rinnegare l’empietà» e la ricchezza del mondo, per vivere «con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12).

Pater, Ave e Gloria

Preghiera

Verbo Incarnato, che nuovamente

condividi con noi il tuo Natale

insegnaci a condividere con gli altri

i nostri progetti di pace e solidarietà.

Tu che nella Grotta di Betlemme

hai proposto agli uomini di ogni tempo

un itinerario di amore e riconciliazione

illumina l’umanità di oggi a ritrovare

la strada che porta ad incontrare l’altro

nel dialogo, nell’amore e nel rispetto profondo.

Piccolo grande Dio, che nell’umiltà più sentita

hai indicato in Te la via maestra che porta alla verità

aiutaci ad eliminare da questa terra l’orgoglio,

la falsità e la menzogna, cause dirette

del male del mondo moderno.

Tu che leggi nel profondo di ogni cuore

trasforma i nostri personali risentimenti

in atteggiamenti e comportamenti fraterni,

gli unici che danno gioia vera e

trasformano il Natale in festa vera.

Messia atteso da secoli

e giunto nella pienezza dei tempi

guida l’umanità del terzo millennio

verso mete di giustizia più certe

per ogni uomo di questa Terra.

Tu che tutto sai e puoi

conosci le attese di ciascuno di noi

anche per questo annuale anniversario

della tua venuta tra noi

fa nascere nel cuore di tutti gli uomini della terra

un solo raggio della tua infinita carità

e della tua bontà illimitata.

Non permettere, Gesù, Figlio dell’Uomo,

che nessun bambino, giovane, adulto ed anziano

del Pianeta Terra continui a soffrire a causa

della cattiveria che si annida nel cuore di tanta gente.

Fa di tanti cuori segnati dall’odio e dalla morte

cuori capaci di amare e di perdonare

come tu hai perdonato alla Maddalena,

ai tuoi crocifissori ed al buon ladrone

morto in croce accanto a Te sul Golgota.

Dalla capanna di Betlemme

anche quest’anno si irradi in tutto il mondo

la luce del tuo Natale, che è sempre

motivo di speranza e di pace per l’intera umanità. Amen

 

Canto natalizio

 

TERZO GIORNO

3. Gesù Figlio di Dio

 

Dal Vangelo di Matteo 4,3-6

E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani». Ma egli rispose: Sta scritto: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: “Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra».

Dal magistero di Papa Francesco

Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia. Il Salvatore del mondo viene a farsi partecipe della nostra natura umana, non siamo più soli e abbandonati. La Vergine ci offre il suo Figlio come principio di vita nuova. La luce vera viene a rischiarare la nostra esistenza, spesso rinchiusa nell’ombra del peccato. Oggi scopriamo nuovamente chi siamo! In questa notte ci viene reso manifesto il cammino da percorrere per raggiungere la meta. Ora, deve cessare ogni paura e spavento, perché la luce ci indica la strada verso Betlemme. Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia. Ecco il motivo della gioia e della letizia: questo Bambino è «nato per noi», è «dato a noi», come annuncia Isaia (cfr 9,5). A un popolo che da duemila anni percorre tutte le strade del mondo per rendere partecipe ogni uomo di questa gioia, viene affidata la missione di far conoscere il “Principe della pace” e diventare suo efficace strumento in mezzo alle nazioni.

Pater, Ave e Gloria

Preghiera

Asciuga, Bambino Gesù,  le lacrime dei fanciulli!

accarezza il malato e l’anziano!

Spingi gli uomini a deporre le armi

e a stringersi in un

universale abbraccio di pace!

Invita i popoli, misericordioso Gesù,

ad abbattere i muri creati

dalla miseria e dalla disoccupazione,

dall’ignoranza e dall’indifferenza,

dalla discriminazione e dall’intolleranza.

Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,

che ci salvi liberandoci dal peccato.

Sei Tu il vero e unico Salvatore,

che l’umanità spesso cerca a tentoni.

Dio della Pace, dono di pace all’intera umanità,

vieni a vivere nel cuore di ogni uomo

e di ogni famiglia.

Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.

Canto natalizio

QUARTO GIORNO

4.GESU’, L’ EMMANUELE

Dal Vangelo di Matteo- Cap. 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Dal magistero di Papa Francesco

In questo giorno, dalla Vergine Maria, è nato Gesù, il Salvatore. Il presepe ci fa vedere il «segno» che Dio ci ha dato: «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12). Come i pastori di Betlemme, anche noi andiamo a vedere questo segno, questo avvenimento che ogni anno si rinnova nella Chiesa. Il Natale è un avvenimento che si rinnova in ogni famiglia, in ogni parrocchia, in ogni comunità che accoglie l’amore di Dio incarnato in Gesù Cristo. Come Maria, la Chiesa mostra a tutti il «segno» di Dio: il Bambino che Lei ha portato in grembo e ha dato alla luce, ma che è Figlio dell’Altissimo, perché «viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20). Per questo Lui è il Salvatore, perché è l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo (cfr Gv 1,29). Insieme ai pastori, prostriamoci davanti all’Agnello, adoriamo la Bontà di Dio fatta carne, e lasciamo che lacrime di pentimento riempiano i nostri occhi e lavino il nostro cuore. Tutti ne abbiamo bisogno!

Solo Lui, solo Lui ci può salvare. Solo la Misericordia di Dio può liberare l’umanità da tante forme di male, a volte mostruose, che l’egoismo genera in essa. La grazia di Dio può convertire i cuori e aprire vie di uscita da situazioni umanamente insolubili.

Dove nasce Dio, nasce la speranza: Lui porta la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c’è più posto per l’odio e per la guerra.

Pater, Ave e Gloria

Preghiera

«Vieni, o Emmanuele, Dio con noi. Vieni!».

Lo gridano con voce unanime, lo Spirito e la Chiesa.

Vieni, o germoglio dell’alleanza eterna di Dio con il suo popolo!

Vieni! Lo grida, con una sola voce,

tutta la creazione e con essa tutta l’umanità.

Vieni, Signore Gesù, il tempo è carico di speranza,

lo spazio della nostra tenda è ormai pronto ad accoglierti.

Vieni, te lo chiediamo a nome di tutta l’umanità.

Vieni, Signore, e abita la nostra vita,

entra in ogni spazio del nostro cuore e riempilo della tua luce,

facci rinascere con te: rendici in te una nuova creazione.

Con Maria entriamo con gioia

nel mistero di una attesa totalmente abitata dalla grazia di Dio,

dal suo amore per noi, dal suo farsi carne per la nostra salvezza.

Con Maria, madre e sorella nel credere,

contempliamo l’entrare sconvolgente di Dio nella vita,

nella semplice quotidianità, nelle tante speranze di popoli, storie e culture,

nella storia di un mondo che ancora non ha compreso pienamente l’amore.

Canto natalizio

QUINTO GIORNO

5.Gesù Messia

Dal Vangelo secondo Giovanni 1,19-28

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?”. Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?” Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?” Rispose: “No”. Gli dissero dunque; “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?” Rispose: “Io sono ‘‘voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore’’, come disse il profeta Isaia”. Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?” Giovanni rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Dal magistero di Papa Francesco

Faccio mio il canto degli angeli, che apparvero ai pastori di Betlemme nella notte in cui nacque Gesù. Un canto che unisce cielo e terra, rivolgendo al cielo la lode e la gloria, e alla terra degli uomini l’augurio di pace. Invito tutti ad unirsi a questo canto: questo canto è per ogni uomo e donna che veglia nella notte, che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere.

Gloria a Dio!

A questo prima di tutto ci chiama il Natale: a dare gloria a Dio, perché è buono, è fedele, è misericordioso. In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo.

E ognuno di noi possa dare gloria a Dio soprattutto con la vita, con una vita spesa per amore suo e dei fratelli.

Pater, Ave e Gloria

Preghiera

Vieni di notte,

ma nel nostro cuore è sempre notte:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,

noi non sappiamo più cosa dirci:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,

ma ognuno di noi è sempre più solo:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni, Figlio della pace,

noi ignoriamo cosa sia la pace:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a liberarci,

noi siamo sempre più schiavi:

E dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a consolarci,

noi siamo sempre più tristi:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a cercarci,

noi siamo sempre più perduti,:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni, tu che ci ami:

nessuno è in comunione col fratello

se prima non è con te, o Signore.

Noi siamo tutti lontani, smarriti,

né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.

Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.

 

Canto natalizio

SESTO GIORNO

6.Gesù Redentore

 

Dal Vangelo secondo Luca – Cap.2, 33-35

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima».

Dal magistero di Papa Francesco

Gesù è il “giorno” luminoso che è sorto all’orizzonte dell’umanità. Giorno di misericordia, nel quale Dio Padre ha rivelato all’umanità la sua immensa tenerezza. Giorno di luce che disperde le tenebre della paura e dell’angoscia. Giorno di pace, in cui diventa possibile incontrarsi, dialogare, e soprattutto riconciliarsi. Giorno di gioia: una «gioia grande» per i piccoli e gli umili, e per tutto il popolo (cfr Lc 2,10).

Pater, Ave e Gloria

 Preghiera

Signore Gesù, siamo qui raccolti davanti a te:

il successore del tuo apostolo Pietro e la Chiesa

Tu sei il Figlio di Dio fatto uomo,

da noi crocifisso e dal Padre risuscitato.

Tu, il vivente, realmente presente in mezzo a noi.

Tu, la via, la verità e la vita.

Tu, che solo hai parole di vita eterna.

Tu, l’unico fondamento della nostra salvezza

e l’unico nome da invocare per avere speranza.

Tu, l’immagine del Padre e il donatore dello Spirito.

Tu, l’amore: l’amore non amato!

Signore Gesù, noi crediamo in te,

ti adoriamo, ti amiamo con tutto il nostro cuore,

e proclamiamo il tuo nome al di sopra di ogni altro nome.

Signore Gesù, donaci la pace,

tu che sei la pace

e nella tua croce hai vinto ogni divisione.

E fa’ di noi veri operatori di pace e di giustizia:

uomini e donne che si impegnano a costruire

un mondo più giusto, più solidale e più fraterno.

Signore Gesù, ritorna in mezzo a noi

e rendici vigilanti nell’attesa della tua venuta. Amen.

Canto natalizio

SETTIMO GIORNO

7.Gesù Salvatore

Dal Vangelo secondo Luca – Cap. 9, 18-22

Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio». Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. «Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».

La Chiesa canta il mistero del Salvatore e Redentore in un inno riportato da san Paolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce » (Fil 2,5-8).

 

Dal magistero di Papa Francesco

Gesù, il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, è nato per noi. E’ nato a Betlemme da una vergine, realizzando le antiche profezie. La vergine si chiama Maria, il suo sposo Giuseppe.

Sono le persone umili, piene di speranza nella bontà di Dio, che accolgono Gesù e lo riconoscono. Così lo Spirito Santo ha illuminato i pastori di Betlemme, che sono accorsi alla grotta e hanno adorato il Bambino. E poi lo Spirito ha guidato gli anziani Simeone e Anna, umili, nel tempio di Gerusalemme, e loro hanno riconosciuto in Gesù il Messia. «I miei occhi hanno visto la tua salvezza» – esclama Simeone – «salvezza preparata da [Dio] davanti a tutti i popoli» (Lc 2,30).

Sì, fratelli, Gesù è la salvezza per ogni persona e per ogni popolo!

Pater, Ave e Gloria

 Preghiera

Tu sei il Cristo, il mio padre santo, il mio Dio misericordioso, il mio grande re.

Sei il mio buon pastore, il mio unico maestro, il mio migliore aiuto.

Sei il mio amore bellissimo, il mio pane vivo, il mio sacerdote per sempre.

Sei la mia guida alla patria, la mia luce vera, la mia dolcezza santa.

Sei la mia strada diritta, la mia fulgida sapienza, la mia limpida semplicità.

Sei la mia concordia pacifica, la mia sicura protezione, la mia preziosa eredità, la mia salvezza eterna…

Cristo Gesù, amabile Signore!

Perché ho amato, perché ho bramato in tutta la mia vita altra cosa fuori di te, Gesù mio Dio?

Dov’ero quando non pensavo a te? O voi tutti miei desideri, da questo momento ardete e confluite nel Signore Gesù. Correte, già troppo indugiaste!

Affrettatevi verso il traguardo cui tendete, cercate davvero colui che cercate!

O Gesù! Chi non ti ama sia anàtema!

Chi non ti ama sia saziato di amarezze… Gesù dolce, ogni cuore buono e incline alle tue lodi ti ami, in te si diletti, di te si stupisca!

Dio del mio cuore e mia eredità, Cristo Gesù!

Venga meno il mio cuore dentro di me e sii tu a vivere in me.

Si accenda nel mio spirito la brace viva del tuo amore, e divampi in un incendio!

Arda sempre sull’altare del mio cuore, bruci nel mio intimo, avvampi le fibre più nascoste della mia anima.

Nel giorno della mia morte sia trovato consumato dall’amore presso di te.Amen.

Canto natalizio

 

OTTAVO GIORNO

8. Gesù, Figlio di Maria  e Giuseppe

 

Dal Vangelo di Luca- cap. 2,41-52

I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo l’usanza; ma, trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Non avendolo trovato tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua Madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo angosciati”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua Madre custodiva tutti questi fatti nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Dal magistero di Papa Francesco

Gesù tornò a Nazareth ed era sottomesso ai suoi genitori (cfr Lc 2,51). Anche questa immagine contiene un bell’insegnamento per le nostre famiglie. Il pellegrinaggio, infatti, non finisce quando si è raggiunta la meta del santuario, ma quando si torna a casa e si riprende la vita di tutti i giorni, mettendo in atto i frutti spirituali dell’esperienza vissuta. Conosciamo che cosa Gesù aveva fatto quella volta. Invece di tornare a casa con i suoi, si era fermato a Gerusalemme nel Tempio, provocando una grande pena a Maria e Giuseppe che non lo trovavano più. Per questa sua “scappatella”, probabilmente anche Gesù dovette chiedere scusa ai suoi genitori. Il Vangelo non lo dice, ma credo che possiamo supporlo. La domanda di Maria, d’altronde, manifesta un certo rimprovero, rendendo evidente la preoccupazione e l’angoscia sua e di Giuseppe. Tornando a casa, Gesù si è stretto certamente a loro, per dimostrare tutto il suo affetto e la sua obbedienza. Fanno parte del pellegrinaggio della famiglia anche questi momenti che con il Signore si trasformano in opportunità di crescita, in occasione di chiedere perdono e di riceverlo, di dimostrare l’amore e l’obbedienza.

Pater, Ave e Gloria

 

PREGHIERA

Vergine e Madre Maria,

tu che, mossa dallo Spirito,

hai accolto il Verbo della vita

nella profondità della tua umile fede,

totalmente donata all’Eterno,

aiutaci a dire il nostro “sì”

nell’urgenza, più imperiosa che mai,

di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.

 

Tu, ricolma della presenza di Cristo,

hai portato la gioia a Giovanni il Battista,

facendolo esultare nel seno di sua madre.

Tu, trasalendo di giubilo,

hai cantato le meraviglie del Signore.

Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce

con una fede incrollabile,

e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,

hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito

perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.

Ottienici ora un nuovo ardore di risorti

per portare a tutti il Vangelo della vita

che vince la morte.

Dacci la santa audacia di cercare nuove strade

perché giunga a tutti

il dono della bellezza che non si spegne.

Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,

madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,

intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,

perché mai si rinchiuda e mai si fermi

nella sua passione per instaurare il Regno.

Stella della nuova evangelizzazione,

aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,

del servizio, della fede ardente e generosa,

della giustizia e dell’amore verso i poveri,

perché la gioia del Vangelo

giunga sino ai confini della terra

e nessuna periferia sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente,

sorgente di gioia per i piccoli,

prega per noi. Amen.

Canto natalizio

 

NONO GIORNO

9. Gesù Bambino

 

Dal Vangelo di Luca – CAP. 2,1-20

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli  e pace in terra agli uomini che egli ama». Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Dal magistero di Papa Francesco

In questa santa notte, mentre contempliamo il Bambino Gesù appena nato e deposto in una mangiatoia, siamo invitati a riflettere. Come accogliamo la tenerezza di Dio? Mi lascio raggiungere da Lui, mi lascio abbracciare, oppure gli impedisco di avvicinarsi? “Ma io cerco il Signore” – potremmo ribattere. Tuttavia, la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a cercarmi, a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Questa è la domanda che il Bambino ci pone con la sua sola presenza: permetto a Dio di volermi bene?

E ancora: abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di Dio.

La risposta del cristiano non può essere diversa da quella che Dio dà alla nostra piccolezza. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine. Quando ci rendiamo conto che Dio è innamorato della nostra piccolezza, che Egli stesso si fa piccolo per incontrarci meglio, non possiamo non aprirgli il nostro cuore, e supplicarlo: “Signore, aiutami ad essere come te, donami la grazia della tenerezza nelle circostanze più dure della vita, donami la grazia della prossimità di fronte ad ogni necessità, della mitezza in qualsiasi conflitto”.

Pater, Ave e Gloria

Preghiera

Gloria a te, o Padre,

che manifesti la tua grandezza

in un piccolo Bambino

e inviti gli umili e i poveri

a vedere e udire le cose meravigliose

che tu compi nel silenzio della notte,

lontano dal tumulto dei superbi

e dalle loro opere.

Gloria a te, o Padre,

che per nutrire di vera manna

gli affamati

poni il Figlio tuo, l’Unigenito,

come fieno in una mangiatoia

e lo doni quale cibo di vita eterna:

Sacramento di salvezza e di pace. Amen.

Canto natalizio

COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DELLA TERZA DOMENICA DI AVVENTO 2016

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TERZA DOMENICA DI AVVENTO

DOMENICA 11 DICEMBRE 2016

VIENI, SIGNORE GESU’, ABBIAMO BISOGNO DI TE

Commento di padre Antonio Rungi

La terza domenica di Avvento ha una sua specificità liturgica. Si chiama la domenica della gioia, perché la parola di Dio è incentrata sull’attesa del Messia, che porta gioia e vita a chi lo aspetta con amore e in Lui vede la realizzazione delle proprie aspettative.

L’antifona d’ingresso della liturgia della messa di oggi, ci fa pregare con queste splendide parole di speranza cristiana e di fiducia piena nel Signore che viene: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto -ricorda l’Apostolo Paolo ai cristiani di Filippi – rallegratevi, il Signore è vicino”.

Considerato il tempo che ci separa dal Natale 2016 non possiamo non accogliere questo invito alla gioia per la prossima venuta del Salvatore nell’annuale celebrazione liturgica del mistero dell’Incarnazione.

Gesù che è venuto nella storia umana non solo l’ha cambiato nella forma, ma soprattutto nella sostanza di un messaggio d’amore e di pace che Egli stesso porta a compimento con la sua morte e risurrezione. Il bambino della grotta di Betlemme è lo stesso Cristo che sale al Calvario e muore in croce per redimere l’umanità dai sui peccati.

In questo messaggio di salvezza un posto privilegiato l’hanno i poveri e gli ultimi, in quanto Gesù viene su questa terra anche per alleviare le sofferenze di chi non contava e non conta in un mondo basato solo sul proprio tornaconto. Questo clima di gioia e di speranza si respira già accostandoci alla prima lettura di questa domenica, tratta dal profeta Isaia, il profeta dell’Avvento per eccellenza.

Infatti, i primi versetti del testo che ascoltiamo oggi ci introducono nel clima di gioia con parole che toccano il cuore e la mente di chi è sensibile al discorso di Dio e si lascia prendere per mano dall’Onnipotente e buon Signore. Si rallegrino il deserto e la terra arida. Esulti e fiorisca la steppa…Irrobustite le mani fiacche, rende salde le ginocchia vacillanti…. Coraggio, non temete, viene il nostro Dio…Egli viene a salvarci.. Felicità perenne splenderà sul nostro capo, gioia e felicità ci inseguiranno ed andranno definitivamente via la tristezza e il pianto.

Per chi ha fede e fiducia nel Signore, tutto questo avviene davvero ogni volta che ci accostiamo al Natale annuale con la consapevolezza che la vera festa sta nel sperimentare una gioia profonda nell’incontrare il Signore nella sua parola, nel suo perdono, nell’eucaristia, in una vita fatta di amore e dedizione verso gli altri. Dio è provvido e sostegno per tutti, specialmente per quanti sono nel bisogno di qualsiasi genere. Egli è la misericordia e guarda con amore tutti i suoi figli bisognosi di tutto, come ci ricorda il salmo responsoriale, tratto dal Salmo 145.

 

Nella seconda lettura di oggi, l’apostolo Giacomo, che in questa domenica terza di Avvento, viene in nostro soccorso con i suoi scritti di grande respiro umanitario e solidaristico, ma anche mettendoci in guardia da ogni ipocrisia e falsa attesa del Messia.

In ragione di questa imminente venuta, che per noi è il Santo Natale 2016, non dobbiamo lamentarci gli uni degli altri, come, purtroppo, normalmente facciamo in tutti gli ambienti di vita umana e sociale; bisogna avere pazienza, costanza e capacità vera di sopportazione, prendendo a modello di tali atteggiamenti i profeti, che hanno parlato nel nome del Signore.

Tre parole e tre impegni prossimi alla solennità del Natale dobbiamo assumerci con sincerità: fedeltà, coraggio e sopportazione.

Per essere aiutati in questo itinerario pre-natalizio, possiamo assumere come ulteriore modello di comportamento, Giovanni Battista che nuovamente sale in cattedra, come maestro dell’Avvento, per indicarci la strada che porta al riconoscimento di Gesù come Messia e Salvatore.

E’ Gesù stesso che esalta la figura di Giovanni Battista nel testo del Vangelo di Matteo che oggi ascoltiamo: Giovanni Battista è per Gesù, più di un profeta, è il suo messaggero, che è stato chiamato a preparare la via al Signore che viene. Giovanni Battista, tra i nati di donna, non ve ne è uno più grande di lui. Tuttavia, pur essendo di grande statura morale e spirituale, davanti al Signore, Redentore e Salvatore, il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Come dire, che chi si lascia toccare dalla grazia di Dio ed entra in comunione con il Signore, diventa grande non agli occhi del mondo, ma agli occhi di Dio, perché è santo già in questa vita. Alla luce di queste parole sante dette da Gesù ai discepoli di Giovanni che, inviati dal Signore, vogliono sapere se era lui l’atteso Messia, non c’è altro da fare che mettersi all’opera per essere annunciatori di gioia e di vita in una società dove la gioia è poca vissuta e la vita per nulla amata e difesa, spesso è maltrattata e vilipesa. Gesù che sana i malati, guarisce e conforta gli afflitti è il Dio della vita che viene a portare agli uomini la parola della gioia e della bontà immensa del Padre celeste. Sia questa la nostra umile preghiera nel giorno del Signore, nel quale siamo invitati ad assaporare la vera gioia e ad allontanare tristezze e malinconie nella nostra vita: Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro al colui che viene e fà che, perseverando nella pazienza e nell’amore di Cristo, maturiamo in noi il frutto della fede ed accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia.

A Maria, Madre della gioia, che in questi giorni scorsi abbiamo festeggiato con il titolo di Immacolata, chiediamo il dono di vivere nella gioia e di portare gioia.

E con umiltà profonda diciamo, attraverso Maria, ci rivolgiamo a Dio con queste parole: “Signore fà che la mia fede sia gioiosa e dia pace e letizia al mio spirito e lo abiliti all’orazione con Dio e alla consacrazione con gli uomini”.

COMMENTO ALLA SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA 2016

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SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA – 8 DICEMBRE 2016

TUTTA BELLA SEI MARIA, MADRE DELLA PUREZZA E DELLA TENEREZZA

Commento di padre Antonio Rungi

Tutta bella sei Maria, macchia di peccato non è assolutamente in te, per un singolare privilegio che il Signore ha riservato a te, umile ancella, in vista della nascita del Redentore. Proprio perché sei senza peccato originale e lontana da ogni altro peccato, tu per noi sei la madre della purezza e della tenerezza ed oggi, solennità del tuo immacolato concepimento, noi ringraziamo il Signore per questo privilegio che il cielo ti ha donato, per Gesù, per te e per tutti noi.

L’antica antifona che caratterizza la solennità dell’Immacolata concezione, come Maria la Tutta bella, è un forte invito a riflettere oggi sul dogma dell’Immacolata, proclamato da Pio IX nel 1854 e trarre da esso una forte spinta a rinnovarsi nella vita e a cercare di essere sempre più purificati nell’anima e nel modo di comportarci. Scrive Papa Francesco: “La festa dell’Immacolata Concezione esprime la grandezza dell’amore di Dio. Egli non solo è Colui che perdona il peccato, ma in Maria giunge fino a prevenire la colpa originaria, che ogni uomo porta con sé entrando in questo mondo. E’ l’amore di Dio che previene, che anticipa e che salva. L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden si risolve nel progetto di un amore che salva. Le parole della Genesi riportano all’esperienza quotidiana che scopriamo nella nostra esistenza personale. C’è sempre la tentazione della disobbedienza, che si esprime nel voler progettare la nostra vita indipendentemente dalla volontà di Dio. E’ questa l’inimicizia che attenta continuamente la vita degli uomini per contrapporli al disegno di Dio. Eppure, anche la storia del peccato è comprensibile solo alla luce dell’amore che perdona. Il peccato si capisce soltanto sotto questa luce. Se tutto rimanesse relegato al peccato saremmo i più disperati tra le creature, mentre la promessa della vittoria dell’amore di Cristo rinchiude tutto nella misericordia del Padre. La parola di Dio di questa solennità non lascia dubbi in proposito. La Vergine Immacolata è dinanzi a noi testimone privilegiata di questa promessa e del suo compimento”. Ed aggiunge: Nella festa dell’Immacolata, contemplando la nostra Madre tutta bella, riconosciamo anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere trasformati dall’amore, essere trasformati dalla bellezza di Dio. Guardiamo lei, nostra Madre, e lasciamoci guardare da lei, perché è la nostra Madre e ci ama tanto; lasciamoci guardare da lei per imparare a essere più umili, e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere il tenero abbraccio del suo Figlio Gesù, un abbraccio che ci dà vita, speranza e pace”.

Nell’immacolato concepimento della Madonna, comprendiamo meglio quanto scrive san Paolo Apostolo nella sua lettera agli Efesìni, riguardo la nostra dignità di figli di Dio e quanto Dio ha fatto e continua a fare per noi. In un inno cristologico, tra i più belli scritti dall’Apostolo delle Genti, noi meditando attentamente su queste parole ci sentiamo benedetti, amati, indirizzati verso la gloria del cielo, dove abbiamo la nostra stabile e definitiva dimora, essendo eredi, mediante Gesù Cristo, del Paradiso.

Maria ci aiuta ad entrare nella logica della gloria e dell’onore, che passa attraverso la purificazione da ogni peccato, che può contaminare la nostra vita e rendere più difficile il possesso del paradiso.

Maria in tale regno di luce vi è entrata per i meriti di Gesù, essendo scelta quale Madre del Figlio di Dio, e vi è entrata anima e corpo con la sua assunzione al cielo. Pura da sempre, per sempre non poteva non essere la prima dei viventi di questa terra ad avere accesso diretto nel Regno del suo Figlio.

Ecco perché, oggi, la parola di Dio ci sprona a guardare a Maria come modello di ogni perfezionamento della propria vita nell’orizzonte di Dio. Lo possiamo comprendere tutto questo in ascolto del testo del vangelo di questa solennità che ci riporta al momento dell’Annunciazione.

Maria dubbiosa di come potesse nascere nel suo grembo il Figlio di Dio, dal momento che non conosceva uomo, alla fine si affida completamente a Dio, confida in Lui e si fida di Lui.

Il miracolo della vita, con il suo Fiat, avviene proprio in quell’istante. Maria entra con la sua piena adesione nel progetto di Dio di salvare l’umanità, dopo la caduta nel paradiso terrestre, dove un’altra donna, Eva, aveva, insieme ad Adamo contravvenuto alla legge divina, avviandosi così ad un destino di miseria morale e spirituale, dalla quale Gesù ci salverà, con la disponibilità di Maria ad accogliere nel suo grembo verginale, proprio il salvatore dell’umanità.

Con Papa Francesco, in questo giorno di luce, splendore, bellezza, purezza e tenerezza eleviamo al Signore, mediante la Tutta Bella, la Vergine santissima Immacolata, questa preghiera modificata per le nostre esigenze spirituali ed adattata a questa solennità dell’Immacolata 2016.

 

O Maria, Madre nostra,

oggi noi tutti siamo in festa per Te

e ti veneriamo come Immacolata,

preservata da sempre dal contagio del peccato.

 

Accogli l’omaggio che ti offriamo

a nome della Chiesa che è nel mondo intero.

 

Sapere che Tu, che sei nostra Madre,

sei totalmente libera dal peccato

ci dà grande conforto.

Sapere che su di te il male non ha potere,

ci riempie di speranza e di fortezza

nella lotta quotidiana che noi dobbiamo compiere

contro le minacce del maligno.

 

Ma in questa lotta non siamo soli, non siamo orfani,

perché Gesù, prima di morire sulla croce,

ci ha dato Te come Madre.

Noi dunque, pur essendo peccatori,

siamo tuoi figli, figli dell’Immacolata,

chiamati a quella santità che in Te risplende

per grazia di Dio fin dall’inizio.

 

Animati da questa speranza,

noi oggi invochiamo la tua materna protezione per noi,

per le nostre famiglie,

per le nostre Città, per il mondo intero.

 

La potenza dell’amore di Dio,

che ti ha preservata dal peccato originale,

per tua intercessione liberi l’umanità

da ogni schiavitù spirituale e materiale,

e faccia vincere, nei cuori e negli avvenimenti,

il disegno di salvezza di Dio.

 

Fa’ che anche in noi, tuoi figli, la grazia prevalga sull’orgoglio

e possiamo diventare misericordiosi

come è misericordioso il nostro Padre celeste.

 

In questo tempo che ci conduce

alla festa del Natale di Gesù 2016,

insegnaci ad andare controcorrente:

a spogliarci di noi stessi, ad abbassarci,

a donarci, ad ascoltare, a fare silenzio,

a decentrarci dal nostro egoismo,

per lasciare spazio alla bellezza di Dio,

riflessa soprattutto in Te, Vergine Madre

Madre della purezza e della tenerezza. Amen.