Archivi Mensili: marzo 2009

Marcianise (Ce). Precetto pasquale per l’associazione nazionale Carabinieri

Rungi-Marcianise2008-3.jpgSarà padre Antonio Rungi, teologo morale campano, ex-superiore provinciale dei passionisti della Campania e del Basso Lazio, a presiedere domani, domenica, 29 marzo 2009, alle ore 11,30 la solenne celebrazione eucaristica festiva nella Chiesa di Maria SS.Assunta dei Pagani in Marcianise (Ce), in occasione dell’annuale precetto pasquale per l’Associazione nazionale dei Carabinieri -Sezione di Marcianise. Associazione presieduta dal maresciallo in pensione, cav. Davide Morrone e che conta oltre un centinaio di iscritti. Invitati a parrtecipare alla messa precettuale i carabinieri in servizio della Compagnia di Marcianise e le altre Forze dell’Ordine presenti sul territorio. Un momento di preghiera e di riflessione che sarà guidato da padre Rungi, un religioso sempre disponibile per un servizio pastorale per le Forze dell’Ordine che operano sul territorio casertano. La messa sarà preceduta da una liturgia penitenziale presieduta dallo stesso sacerdote, per dare possibilità ai vari carabinieri, familiari, parenti e simpatizzanti di poter usufruire del sacramento della confessione, in occasione appunto della Pasqua. La doppia celebrazione penitenziale ed eucaristica si svolge nella Chiesa della Madonna dei Pagani, guidata pastoralmente da don Alfonso Marotta, sempre disponibile per mettere a servizio dei Carabiniere la sua chiesa parrocchiale e tutte le strutture logistiche e liturgiche per far celebrare degnate la liturgia in preparazione alla Pasqua. La messa verrà animata dalla schola cantorum parrocchiale, polifonica, che esguirà canti di particolare significato religioso e spirituale in questo tempo quaresimale di penitenza e di preghiera.

Il Commento della Parola di Dio di domenica 29 marzo 2009

Quinta domenica di Quaresima

 

Quinta domenica di Quaresima

29 Marzo 2009

 

Cristo, cicco di grano che muore per dare la vita all’uomo

 

di padre Antonio Rungi

 

Celebriamo oggi la quinta domenica di Quaresima e la parola di Dio ci porta già alla vigilia della passione di Cristo. Sono questi gli ultimi giorni di Quaresima durante i quali siamo stati invitati a percorrere lo stesso itinerario del Cristo, ritirato nel deserto, tentato e resistente ad ogni tentazione, capace di grandi gesti umani di rinuncia e di coraggio, uomo della penitenza, del silenzio e della preghiera. A conclusione di essi, la chiesa ci invita a concentrarci maggiormente sul mistero della Passione e morte di nostro Signore. E lo fa proponendoci un brano della Vangelo di Giovanni, nel quale si parla di Cristo quale cicco di grano, che per legge naturale se non muore, non dà frutto. Gesù morirà sulla croce e dalla sua morte nasce la vera vita per l’umanità. La misericordia di Dio entra con la sua potenza nella storia dell’umanità. Chi comprende che in Gesù scopriamo il volto misericordioso di Dio capisce il senso più vero della Passione. Una Passione, quella del Cristo, che si presenta drammatica all’orizzonte fin da questo primo annuncio. E’ Gesù stesso che si rivolge al Padre chiedendo di salvarlo da quell’ora tremenda del dolore. Un grido di aiuto che spiega tutti i gridi di aiuto che da ogni persona e da ogni parte del mondo si alzano a Dio, quando la sofferenza, più terribile e incomprensibile, soprattutto dei bambini innocenti, tocca persone di ogni ceto sociale e condizione minandone l’integrità fisica, ma soprattutto spirituale. Tutti vorrebbero rifuggire dal dolore, ma il dolore non sempre è rimovibile dalla vita dell’uomo. Un dolore che si comprende alla luce della croce, che è anche glorificazione e primariamente amore. “In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire”.

Il dramma di Cristo sulla Croce è espresso in modo lapidario e con accenti forti nel breve brano della Lettera agli Ebrei: “Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”.

L’obbedienza di Cristo è modello di obbedienza alla volontà di Dio per tutti gli uomini, anche quando questa obbedienza ci invita a salire il Calvario e a metterci ai piedi del Crocifisso non solo per compiangere il suo soffrire, ma per completare quanto manca alla sua passione.

E’ il profeta Geremia che nel brano della prima lettura che ci dà la chiave interpretativa di tutto ciò che la parola di oggi ci invita a meditare sulla speranza, sui tempi nuovi e messianici, in cui Dio stipulerà una nuova alleanza con il suo popolo. E’ l’alleanza del Mote Calvario, non più del monte Sinai. Il passaggio del mar rosso per il popolo di Israele è un lontano ricordo, in quanto un nuovo più importante passaggio l’umanità viene chiamata a compiere, quella dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà. Cristo che muore e risorge come il chicco di grano è la grande speranza, anzi è la certezza che l’uomo non è abbandonato a se stesso, ma Dio è con lui e Dio e per lui. Un Dio che dona il suo Figlio sulla Croce, perché dalla Croce gli uomini riabbiano la gioia di una vita in Dio, nella sua amicizia e nell’amicizia con tutti i suoi fratelli. “Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato”.

Nel Salmo responsoriale di oggi, tratto dal Salmo 50, c’è questa elevazione di preghiera a Dio per ottenere la sua misericordia davanti al peccato individuale e soggettivo e al peccato collettivo e oggettivo: “Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro”.

Di fronte ad un mondo che ha perso il senso di Dio e di conseguenza anche la coscienza del peccato, delle proprie debolezze, il forte richiamo che ci viene dalla parola di Dio oggi alla misericordia è un invito a ripartire da quella esperienza di fede che ci fa sperare nella salvezza, ma non ci fa abusare della misericordia di Dio. E’ tempo di conversione, è tempo di pentimento è tempo, soprattutto, di iniziare una vita nuova vera in Cristo, che per noi ha accettato la Croce come autentica via di liberazione, in quanto via dell’amore e dell’oblazione. Il Signore ci illumini a prendere coscienza dei nostri peccati e per quanto è nelle nostre facoltà di togliere il peccato dalla nostra vita, per vivere nella grazia e nell’amicizia con Dio.

Ecco perché possiamo doverosamente e legittimamente pregare così in questo giorno di festa e di speranza per tutti: Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Amen.

 

Mondragone (Ce). Domani termina lo stage delle studentesse del Liceo socio-psico-pedagogico e delle Scienze sociali presso il Centro Laila, coordinato da padre Rungi

23022009(005).jpgSi conclude domani, 27 marzo 2009, nel pomeriggio lo stage formativo “Con i bambini e per i bambini”, diretto alle studentesse del Liceo Socio-pisco-pedagogico e delle Scienze Sociali, indirizzo di Studi che far riferimento al Liceo Scientifico Statale “G.Galilei” di Mondragone. Lo stage è iniziato il 3 marzo scorso e ha coperto 40 ore di attività pomeridiane presso il Centro Laila di Mondragone, ospitato nell Ex-Convitto San Giuseppe dei Padri Passionisti e diretto dal signor Angelo Luciano.
Quattro i docenti impegnati, titolari di pedagogia, scienze sociali, italiano e inglese, e tre le classi che hanno aderito al progetto: IV/A e V/A del Liceo psico-pedagogico e IV/B del Liceo delle Scienze sociali. A coordinare il progetto è stato il professore Antonio Rungi, docente di Filosofia, psicologia e scienze dell’Educazione in detto Liceo.
Un mese intero a contatto con i bambini che le studentesse hanno circondati di particolare affetto e attenzione, come si conviene a ragazze che studiano materie finalizzare alla professione di pedagoghi, psicologi, sociologi, assistenti sociali.
Interessante il lavoro svolto in sintonia con i docenti, con il personale della struttura e soprattutto con i bambini del Centro Laila. Le studentesse hanno potuto sperimentare sul campo come agire ed operare con i bambini e per i bambini, durante le attività pomeridiane, visto che il Centro Laila è autorizzato a funzionare come Centro diurno.
Lo stage oltre ad essere stato finalizzato alla formazione iniziale delle studentesse in campo socio-assistenziale è stato anche all’attribuzione di eventuale credito scolastico, in base alle deliberazioni dei singoli consigli di classe e alla positività dell’esperienza fatta.
Hanno partecipato circa 50 alunne, che guidate dai rispettivi docenti, hanno fatto esperienza di come stare con i bambini e cosa fare per i bambini da un punto di vista formativo, in considerazione del fatto che si tratta di bambini provenienti da altre culture e continenti, figli di extracomunitari presenti sul territorio del litorale Domiziano.
Lo stage si è sviluppato su giochi, animazione, disegni, teatro, fiaba, comunicazione verbale e non verbale, integrazione sociale, i nuovi linguaggi. La disponibilità del responsabile del Centro Laila, signor Angelo Luciano, con tutta la sua equipe, ha permesso di mettere su questo progetto di attività didattica per le studentesse del Liceo socio-psico-pedagogico e delle Scienze sociale e di portarlo positivamente al termine.
Domani la conclusione ufficiale con le ultime tre ore dedicate ai bambini con questo programma: dalle 14 alle 15, saluti, scenette e sfilate; dalle 15 alle 16, giochi all’aperto, con caccia al tesoro, palloncini ed altro; dalle 16 alle 17, musica, canti, balli e buffet conclusivo della positiva esperienza con i bambini, che ha lasciato nel cuore e nella sensibilità di studentesse e docenti un forte segnale di curare maggiormente l’infanzia soprattutto abbandonata del territorio domiziano. Si è certi che dopo questa esperienza le ragazze continueranno a frequentare il Centro Laila, come hanno più volte espresso liberamente e a mantenere un rapporto umano con i bambini, svolgendo volontariato in detta struttura, insieme a parenti ed amici, apportando quel contributo umano e professionale che va oltre il momento della scuola e si colloca all’interno di un percorso di formazione complessivo per se stesse e per gli altri.

P.Rungi. “Basta offese al Santo Padre. Punire chi offende, calunnia e ingiuria”

prev31.jpgCondivido totalmente quello che ha detto il presidente della Cei, Cardinale Angelo Bagnasco, oggi, all’apertua del periodico consiglio permamente dei Vescovi Italiani (Cei). Non si può non essere d’accordo con i nostri Pastori che hanno preso nuovamente posizione sulle tante offese che circolano sulla stampa e su Internet nei confronti del Papa. Vorrei dire a tali soggetti inqualificabili, se il papa fosse un loro parente, una persona cara, permetterebbero tutte queste assurde ed ingiustificate offese, umiliazioni? E’ tempo di darsi delle regole anche nell’uso dei media. Esistono leggi civili e penali che dovrebbero essere applicate anche nei confronti di chi calunnia, ingiuria, maltratta, molesta una persona. Il codice penale deve essere applicato, perché ci sono troppe persone che parlano impunemente e scrivono cose assurde offendendo non solo il Papa, ma anche i Vescovi, i sacerdoti, i laici, i cattolici. Ci sono poi psuedo cattolici che del rispetto al Papa non sanno nulla e né vogliono saperne. Che persone sono queste, se offendono il loro pastore e il capo universale della Chiesa di Cristo? E’ tempo di conversione e mi rivolgo ai miei amici. Eliminate dai vostri contatti quanti offendono il Papa o qualsiasi altra persona, perché non fanno altro che criticare, guardando la pagliuzza nell’occhio del fratello e dimenticandosi della trave che hanno nei loro occhi. Hanno i paraocchi e pensano di sapere vedere e leggere il mondo, la chiesa con una presunzione ed un’arroganza tale che è calunnia e comportamento criminale.

LA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 22 MARZO 2009

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA 

 

22 Marzo 2009

 

Chi è di Cristo sceglie la strada della verità e della gioia.

 

di padre Antonio Rungi

 

Celebriamo oggi la quarta domenica di Quaresima definita della gioia, in latino “laetare”. Prende infatti il nome dall’antifona d’ingresso alla celebrazione eucaristica che riporta una citazione del profeta Isaia: Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione. (cf. Is 66,10-11). Ci avviamo verso la Pasqua e la Quaresima è abbastanza avanti nel tempo. Ciò significa che anche la parola di Dio ci orienta al senso più vero dell’annuale celebrazione della Pasqua, che è la festa della gioia per eccellenza, in quanto Cristo Risorto, più dello stesso Cristo Incarnato è motivo di profonda gioia e speranza per l’umanità, espressa in quella Gerusalemme di cui parla il profeta Isaia, che nella sua stessa terminologia indica la città della pace e della gioia. Per un cristiano la gioia di cui deve andare orgoglioso è quella che viene da Dio, da quella fede nel Cristo, Redentore dell’umanità che ha aperto gli spazi di una gioia che va oltre il tempo e la contingenza.

San Giovanni Evangelista nel brano di oggi punta direttamente al cuore del tema del Redentore e ci illumina sul senso del nostro essere di Cristo. “In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Dio manda nel mondo il suo Figlio per salvarci e non per condannarci. Aver fiducia nella misericordia di Dio è credere sul valore della salvezza operata da Cristo sulla Croce. Disperare della salvezza, significa non riconoscere Cristo come salvatore. Certo la Luce che è Cristo non sempre è accolta, anzi il mondo preferisce vivere nelle tenebre e nel peccato, perché scegliere Cristo, significa liberarsi da tutte le zavorre del male e del maligno. Il credente è colui che ripone la piena fiducia nel redentore ed accetta di essere illuminato e guidato da Lui.  Lontani da Cristo è come il popolo ebraico lontano dalla patria con la nostalgia del ritorno, con la sofferenza di un ritorno ritardato per mancanza di disponibilità alla conversione radicale del cuore e della mente per il Signore. . Il Salmo 136 ci fa toccare con mano questa nostalgia di un popolo deportato e lontano dalla propria patria: “Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre. Perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: «Cantateci canti di Sion!». Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra. Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia”.

Da parte sua, l’Apostolo Paolo nel brano della lettera agli Efesini che oggi ascoltiamo come secondo testo della parola di Dio ci dice esattamente cosa significhi per noi uomini credenti il mistero del Cristo Redentore “Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”.

L’apostolo ci riporta al centro della scelta fondamentale della nostra vita, che è la scelta della fede, senza la quale non si dà senso all’esistenza umana. Noi infatti veniamo salvati mediante questa fede, che è accettare Cristo, il suo messaggio e conformarsi a Lui nel modo più totale possibile. Alla fede devono corrispondere le opere buone che sono espressione di un raccordo tra ciò che professiamo e ciò che facciamo, ciò che siamo e ciò che operiamo. Non si può dire di aver fede per poi vivere concretamente come se la fede non ci fosse. Una sintonia tra il pensiero e l’azione è necessario ricuperarla nella vita di ogni giorno, anche se ci chiede sacrifici e sforzi di ogni genere.

Se la fede non la si vive, se non diventa un vissuto, rimane una lettera morta, solo scritta. Lo sapevano bene gli israeliti che lungo la loro storia hanno dovuto costatare sulla loro pelle e sulle loro vicende interne ed esterne come l’aversi allontanata dalla fede dei padri abbia poi determinato una crisi generale. Quanto sono attuali oggi queste cose anche per noi popolo cristiano o umanità che pensa di poter fare a meno di Dio e trovare soluzione dei suoi drammi al di fuori di un riferimento soprannaturale e divino.

Rileggendo il testo del libro delle Cronache, che è la prima lettura di oggi ci rendiamo perfettamente conto cosa abbia significato per Israele, anche storicamente, il suo deviare continuo dalla legge di Dio. “In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi. Il re [dei Caldèi] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni». Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

Ancora oggi il Signore parla all’umanità e soprattutto alla sua chiesa profeti che indicano la strada retta che conduce alla libertà Ed anche oggi come allora molti si beffano di tali profeti (penso al Papa, Benedetto XVI, alle tante persone che quotidianamente vivono nell’assoluta fedeltà alla parola di Dio e alla Chiesa) si beffano delle loro parole, li scherniscono, li attaccano, li criticano pesantemente, li offendono, cercano di screditarne l’operato e il messaggio. Con quali risultati? Con uno smarrimento morale, sociale, mondiale, perché senza Dio non si può né sopravvivere nel vivere nella pace e nella gioia che nasce da un cuore disponibile ai progetti di Dio.

Sia questa la nostra preghiera conclusiva sia della celebrazione dell’eucaristia e sia della nostra preghiera personale: “O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto, perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero”.

 

 

Napoli. Secondo numero della Rivista Presenza Missionaria Passionista, diretta del teologo morale padre Antonio Rungi

Rivista_Definitiva_Page_01.jpgE’ stato pubblicato in questi giorni è in fase di distribuzione il secondo numero, relativo ai mesi di marzo-aprile 2009, della Rivista religiosa Presenza Missionaria Passionista, diretta da padre Antonio Rungi e organo ufficiale dei religiosi passionisti del Lazio Sud e Campania. Questo secondo numero è particolarmente interessante per i vari riferimentia alla Quaresima e alla Pasqua, nonché alle catechesi, all’informazione, alle rubriche, ai notizie di ogni genere, alle testimonianze, ai racconti. L’editoriale a firma del direttore è dedicato alla seconda opera di misercordia corporale “Dar da bere agli assetati”; segue nelle pagine successive il Messaggio del Papa per la Quaresima del 2009; il Padre Nostro; La carità fraterna nelle lettere paoline; Verso la Pasqua; l’Ottantesimo anniversario dei Patti Lateranensi; La generazione web; le notizie passioniste dall’Italia e dal mondo; La formica e la foglia; C’è chi arranca per la via; uan testimonianza sulla vita consacrata; La serva di Dio Rachelina Ambrosini; la posta dei lettori; la pagina della solidarietà; il racconto del missionario;le notizie dai gruppi laicali; la cronaca dei lutti; la pagina della saggezza e del buon umore; la pagina dei defunti. La copertina è dedicata allultima cena di Gesù con i suoi Apostoli che ci porta direttamente al cuore del mistero pasquale; l’ultima di copertina è dedicata ai giovani e agli auguri pasquali. Una rivista che molti considerano completa e armonica nelle sue parti come si potrà leggere nella pagina dedicata alla Posta dei nostri lettori. Hanno collaborato a questo numero i seguenti padri: Antonio Rungi, Giuseppe Comparelli, Pierluigi Mirra, Giovanni Cipriani, Stefano Pompilio, Giuseppe Polselli, Mario Caccavale, Valentino Orefice. Chi volesse ricevere la rivista a titolo gratuito inizialmente può rivolgersi a padre Pierluigi Mirra al seguente indirizzo di posta elettronica: pierluigimirra@virgilio.it o al seguente numero telefonico: 0823652217; oppure inviare un’email al direttore, padre Antonio Rungi, al seguente indirizzo: antonio.rungi@tin.it

Mondragone (Ce). Itinerario quaresimale seguendo le ore di San Paolo Apostolo

20400AV.jpgL’itinerario quaresimale nella Chiesa dei Padri Passionisti di Mondragone, dedicata a San Giuseppe Artigiano, avrà come momento qualificante una specifica formazione sulla figura e l’insegnamento dottrinale dell’Apostolo delle Genti. “Sulle orme di San Paolo Apostolo per riscoprire la nostra identità cristiana e la nostra chiamata alla santità nella famiglia”, è questo il tema unificante dei cinque incontri, uno per settimana, previsto dal parroco, padre Luigi Donati, per preparare i fedeli della comunità parrocchiale alla solennità della Pasqua 2009. Domani il primo incontro di riflessione e formazione sul tema “La chiamata alla santità nell’Epistolario paolino”. Relatore della serata e dell’intero ciclo di conferenze è padre Antonio Rungi, teologo morale campano, ex-superiore provinciale dei passionisti di Napoli, docente nelle scuole statali, religioso della comunità passionista di Mondragone, noto e conosciuto missionario. L’incontro aperto a tutti i fedeli della parrocchia e della città, nonchè di quanti sono interessati ai vari argomenti oggetto di studio e di comunicazione del corso di formazione teologica, catechetica e spirituale tenuto da padre Rungi, si terrà nel salone parrocchiale della Chiesa San Giuseppe Artigiano dei Padri Passionisti, che si trova sulla Statale Domiziana, con inizio alle ore 19.30. L’iniziativa promossa dal parroco e fatta conoscere nei dettagli durante le celebrazioni delle sante messe di ieri, prima domenica di Quaresima, nonché con la consegna del programma delle varie celebrazioni previste per la Quaresima 2009, avrà sicuramente un positivo riscontro, dato l’interesse che ha suscitato la notizia tra le gente che ha partecipato ieri alle sante messe festive. Appuntamento per tutti a domani sera, alle ore 19,30 nel Salone del Convento dei Passionisti di Mondragone per camminare sulle orme di San Paolo Apostolo e capire cosa il Signore attende da ognuno dei credenti per rispondere all’universale chiamata alla santità. I successivi incontri sono previsti per lunedì 9 marzo 2009 sul tema: La comunità dei credenti, scuola di formazione alla santità”; martedì 17 marzo sul tema “La famiglia nelle Lettere di San Paolo Apostolo”; martedì 24 marzo sul tema “L’educazione cristiana dei figli nell’epistolario paolino”; martedì 31 marzo sul tema “Maria, modello di santità coniugale e familiare in San Paolo Apostolo”. Luogo ed orario degi incontri sono sempre gli stessi: parrocchia san Giuseppe, ore 19,30.