Archivi Mensili: aprile 2015

VIA CRUCIS 2015 – VENERDI’ SANTO – MEDITAZIONI DI P.ANTONIO RUNGI – PASSIONISTA

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Rito della Via Crucis

Meditazioni e preghiere di P.Antonio Rungi cp

Venerdì Santo 2015 

RITO INIZIALE  

V. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. R. Amen. 

V. Il Signore sia con voi. R. E con il tuo spirito 

Fratelli e sorelle, siamo qui riuniti in preghiera, in questo tempo speciale di grazia e benedizione dal cielo, per svolgere la pia pratica della Via Crucis, che ci offre l’opportunità di camminare con Cristo, verso il Calvario, dove Egli immolerà se stesso quale vitta di espiazione per i peccati del mondo. Nel invitare ciascuno di voi a fare della Via Crucis un percorso di fede alla sequela di Cristo Crocifisso, ogni stazione diventi un momento di profonda ed intima preghiera al Signore, affinché camminando con Lui lungo la via della Croce, possiamo alla fine della nostra vita terrena, godere della visione beatifica di Dio nel Santo Paradiso. 

Breve pausa di silenzio 

Preghiamo.

O Dio, che hai redento l’uomo col sangue prezioso del tuo Figlio unigenito concedi a tutti noi la sapienza della croce per celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio e gustare la dolcezza del tuo perdono. Per Cristo nostro Signore. Amen. 

Padre nostro..Santa Madre. 

PRIMA STAZIONE

Gesù è condannato a morte

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Marco. 15, 10-19

[Pilato] sapeva che i sommi sacerdoti gli avevano consegnato [Gesù] per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: “Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”.  Ed essi di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”. Ma Pilato diceva loro :”Che male ha fatto?”. Allora essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

 

Meditazione

Gesù è la persona innocente condannata a morte per la cattiveria, la gelosia, l’invidia, l’odio dei potenti, ma anche dei deboli manipolati dai potenti. Egli è il modello di vita a cui dobbiamo ispirarci ogni volta che veniamo accusati ingiustamente o addirittura condannati per gli stessi motivi per i quali condannarono il divino maestro. Pensiamo a tutte le volte che davanti ai vari giudici di questo mondo si sono trovate persone davvero innocenti e che sono state condannate, mentre persone colpevoli, come nel caso di Barabba, vengono liberate, perché la legge umana, civile e penale ha i suoi limiti e non potrà mai essere perfetta, la legge divina, invece, rinfranca il cuore e dona la vita.

 

 

PREGHIAMO

Signore dacci la forza di accettare tutte le prove della vita che ci vengono dai giudizi falsi e perversi degli altri, frutto della cattiveria umana. Non siamo santi, siamo dei peccatori come tutti del resto in questo mondo, ma nessun sia giudice degli altri, ma solo tu Signore che conosci la mente, il cuore e le azioni di ognuno di noi. Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati. Donaci la forza di perdonare sempre chi ci ha fatto del male e non ricambiare a nessuno male per male. Per Cristo nostro Signore. R. Amen

 

Padre nostro…Santa Madre…

 

 

Stabat Mater dolorosa,

iuxta crucem lacrimosa,

dum pendebat Filius.

 

 

SECONDA STAZIONE

Gesù è caricato della Croce

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 12-16

Pilato cercava di liberare  [Gesù]; ma i Giudei gridarono: “Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare”. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.  Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via, via, crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i sommi sacerdoti: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

 

Meditazione

Gesù è caricato del pesante legno della croce e così inizia il suo cammino verso il calvario, dopo essere stato maltratto e deriso, umiliato e offeso nella sua dignità umana. E’ proprio vero che la sofferenza non viene mai da sola, ad una se ne aggiungono delle altre. Gesù è il modello di sopportazione e di accettazione incondizionata di questa croce. Aveva pregato il Padre nel Getsemani affinché allontanasse dal Lui quella immensa sofferenza che stava davanti a sé a poche ore e a pochi metri. Ormai non si può più tornare indietro. Il cuore degli uomini è così incattivito, così privo d’amore e di bontà, che non sa vedere in Gesù l’innocente, Colui che passò beneficiando tutti. Lo caricano della croce senza alcun rimorso pentimento e ripensamento. Quanto è triste trovarsi di fronte ad un mondo che non sa riconoscere i propri limiti, non sa rivedere le proprie decisioni, non sa guardare il fratello con gli occhi della misericordia, ma solo con gli occhi dell’odio. Chi non ha Dio nel cuore non può amare l’uomo.

 

PREGHIAMO

Signore con il pesante legno della croce ti avvii al calvario per salvarci dalla morte dell’anima. Insegnaci a portare anche noi la croce, solo per amore e solo come strumento di liberazione. Non mancano nella nostra vita le croci, piccole o grandi che siano, ma sono croci che nel mistero della tua Croce diventano più accettabili e sopportabili. Donaci la forza di portarle in silenzio e con dignità ogni volta che siamo chiamati in causa. Per Cristo nostro Signore. R.Amen.

 

Padre nostro… Santa Madre….

 

Cuius animam gementem,

contristatam et dolentem

pertransivit gladius.

 

TERZA STAZIONE

Gesù cade per la prima volta

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal libro del profeta Isaia. 53, 4-8

…Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo.

 

Meditazione

Tanti, troppi in questo mondo si sentono giusti, si vedono perfetti, si valutano senza colpa e senza macchia, facili al giudizio di condanna verso gli altri. Gesù cade la prima volta sotto la croce per ricordare a ciascuno di noi che siamo fragili, in tutte le nostre cose, siamo fragili nella fede, nella carità, nella speranza, nella moralità. Abbiamo un tesoro immenso, ma in vasi di creta che facilmente si frantumano. La caduta è alla porta di tutti, perché lo spirito è pronto, ma molto, molto frequentemente la carne è debole e cede alla tentazione e alla passione. Gesù Tu ti sei rialzato e hai continuato a camminare. Dacci la forza di poter riprendere il cammino dopo il peccato. Solo la tua grazia ci può sostenere in questo cammino di rinnovamento e purificazione. Non farci mancare la tua misericordia.

 

PREGHIAMO

Signore Gesù, ti chiediamo perdono se, senza volerlo, spesso cadiamo sotto il peso delle nostre debolezze. Vediamo il bene, ma facciamo il male. Donaci la grazia di vedere e fare sempre il bene e se tante volte ricadiamo negli stessi peccati ed errori, tu donaci la grazia di rialzarci e riprendere il cammino della santità. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

Padre nostro… Santa Madre….

 

O quam tristis et afflicta

fuit illa benedicta

mater Unigeniti!

 

 

QUARTA STAZIONE

Gesù incontra sua Madre

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Luca. 2, 34-35. 51

Simeone parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” …Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

 

Meditazione

Lungo la via del Calvario Gesù incontra la sua tenerissima Madre. E’ un incontro senza parole, senza gesti, ma solo un incontro di sguardi, di amore e di dolore. Cosa hai provato Tu Gesù, e cosa ha provato la tua e nostra Madre: solo voi due l’avete potuto sapere. Ma è facile capire che in quell’incontro c’è tutta la storia della salvezza, in cui Tu hai scelto una speciale madre e l’hai associata a Te nel mistero della gioia, ma anche nel mistero del dolore. Gesù i vostri sguardi sono sguardi di amore, segnati dalla purezza, ma sono sguardi segnati anche dalla sofferenza vera. Insegnaci a guardare in faccia alla realtà, anche quando essa è segnata dall’ingratitudine umana, insegnaci ad avere sguardi d’amore e di bontà per tutti e sguardi di condivisione e sofferenza per chi viene ogni giorno il mistero del dolore.

 

PREGHIAMO

Signore Gesù, nel ricordare questo speciale incontro con tua madre lungo la via del Calvario, insegnaci a sapere coniugare una degna devozione al Crocifisso e all’Addolorata. Insegnaci a vedere i crocifissi e i sofferenti ovunque si presentato con lo stesso tuo volto insanguinato e con il volto di Maria Addolorata. Tu che sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

Padre nostro… Santa Madre….

 

 

Quæ mærebat et dolebat

pia mater, cum videbat

Nati pœnas incliti.

 

QUINTA STAZIONE

Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce

 

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Marco. 15, 21-22

Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna,

padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Golgota,

che significa luogo del cranio.

 

Meditazione

Costringere qualcuno a portare la croce non è un atto d’amore, né una particolare attenzione e predilezione. Il povero Cireneo che tornava dal lavoro è costretto a farlo, contro la sua volontà, e deve prendere la croce di Gesù. Impossibile per ogni uomo portare la croce di Cristo, troppo pesante anche per gli uomini più santi. La croce di Cristo ha il peso dell’amore infinito e come tale solo Lui e soltanto Lui la può portare nel modo migliore. Nel cireneo ci siamo tutti noi, uomini e donne, che rifiutano di portare la croce e quando costretti a farlo non pensiamo ad altro se non al modo in cui dobbiamo quanto prima passare il testimonio. Gesù insegnaci a portare con generosi e senza forzatura le nostre croci.

 

 

PREGHIAMO

Scenda su noi largamente, o Dio, la tua benedizione; nei misteri della passione redentrice, donaci di aprire il cuore alla salvezza conquistata da Cristo, nostro Signore e nostro Dio. Egli vive e regna per i secoli eterni. R. Amen.

 

Padre nostro… Santa Madre

 

Quis est homo qui non fleret,

Matrem Christi si videret

in tanto supplicio?

 

 

SESTA STAZIONE

La Veronica asciuga il volto di Gesù

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

 

Dal libro del profeta Isaia. 53, 2-3

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia.

 

Meditazione

E’ una delle stazioni più emotivamente cariche di significato spirituale e umano. Asciugare il volto di Gesù ed avere in dono l’immagine del suo volto, impresso su quel panno bianco, segnato ormai dal sangue di Cristo, nei suoi minimi particolari e dettagli, è un dire grazie del Signore a quella pia donna che si commuove ed interviene per asciugare il volto insanguinato di Gesù. Quante volte nella nostra vita siamo stati chiamati in causa per asciugare il volto piangente e sofferente delle persone ed invece di intervenire abbiamo preferito voltare la faccia altrove ed interessarci di altre cose. La globalizzazione dell’indifferenza è un dato ricorrente soprattutto ai nostri giorni, apparentemente attenti alla carità fraterna. Nella Veronica della via della Croce troviamo un mirabile esempio di come soccorrere chi soffre ed è nel dolore, almeno per dare un sollievo temporaneo e far sperimentare a chi porta la croce uno sguardo di tenerezza e di attenzione che  nasce dal cuore e si alimenta nell’amore sincero.

 

 

PREGHIAMO

O Dio, tra le opere più mirabili è la rigenerazione dell’uomo; rendi vana l’azione del tentatore e spezza le catene mortali del peccato perché sia distrutta l’invidia che ci ha perduto e vinca l’amore che ci ha salvato. Per Cristo nostro Signore. R.Amen

 

Padre nostro… Santa Madre….

 

Quis est homo qui non fleret,

Matrem Christi si videret

in tanto supplicio?

 

 

SETTIMA STAZIONE

Gesù cade per la seconda volta

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal libro delle Lamentazioni. 3, 1-2. 9. 16

Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce…Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri…Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere.

 

Meditazione

Ricadere, un verbo che si coniuga perfettamente con la natura umana. Gesù cade la seconda volta sotto la croce, perché le difese fisiche sono ormai abbassate. Maltrattato, dissanguato, un vero scheletro di dolore e sofferenza. Nuovamente è con il volto a terra nella polvere, sotto il peso della croce e sotto il controllo del potere militare, politico e religioso che ha deciso il suo destino e deve portare a compimento della missione della crocifissione. Gesù poteva anche finire lì, in quel momento, invece va avanti verso il Calvario, il luogo della morte. Cade e si rialza e riprende il cammino più indebolito. Ogni caduta è sempre un ridurre le capacità di camminare e di riprendere completamente. E’ un fratturarsi le ossa e dalle fratture difficilmente si esce risanati. Gesù si sta consumando lentamente ed anche il suo camminare verso la montagna del dolore è un camminare verso la vita e la gioia che non ha fine. Gesù donaci la forza di andare sempre avanti, senza esitazione ed inganno.

 

 

PREGHIAMO

O Misericordioso  ed eterno Iddio, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente l’insegnamento della sua passione per partecipare alla gloria della risurrezione.

Egli vive e regna per i secoli eterni. R.Amen.

 

Padre nostro…Santa Madre….

 

Pro peccatis suæ gentis

vidit Iesum in tormentis

et flagellis subditum.

 

 

OTTAVA STAZIONE

Gesù incontra le donne di Gerusalemme

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Luca. 23, 28-31

Gesù , voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”.

 

Meditazione

Gesù ci invita a piangere su noi stessi ed invita a piangere le madri sui loro figli. E, infatti, quante lagrime di mamme e di donne ai nostri giorni. Lagrime versate per la violenza, la mancanza di lavoro, per malattie, per assenza di ogni prospettiva. Lagrime versate per la morte dei propri giovani figli attraverso la guerra, il terrorismo, la droga, la strada, le stragi continue che si fanno in ogni angolo della terra, dove dietro la morte di un figlio c’è un mare di lagrime di ogni mamma. Signore fa che le mamme di oggi non piangano più per il male e l’odio.

 

PREGHIAMO

Signore, non chiudere la porta anche se ho fatto tardi. Non chiudere la porta: sono venuto a bussare. A chi ti cerca nel pianto apri, Signore pietoso. Tu che vivi e regni nei secoli eterni. R. Amen.

 

 

Padre nostro…Santa Madre….

 

Tui nati vulnerati,

tam dignati pro me pati,

pœnas mecum divide.

 

 

NONA STAZIONE

Gesù cade per la terza volta

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal libro delle Lamentazioni. 3, 27-32

È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza; porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non rigetta mai… Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia.

 

Meditazione

Ultimo atto del cammino di Gesù verso il calvario è la terza caduta sotto il pesante legno della croce. Più si avvicina il traguardo e la meta e più vengono meno le forze fisiche e la resistenza. Gesù cade così la terza volta, ma si rialza pure per la terza volta. La sua missione deve essere portata a conclusione, non può essere interrotta nel bel mezzo dell’itinerario della salvezza che si sta per compiere. Cade per sempre e si rialza per sempre. Il suo cadere e rialzarsi è segno chiaro ed evidente che il bene ed il male sono in conflitto tra loro, ma alla fine a trionfare è sempre il bene e sempre la rinascita per risalire e raggiungere la cima più alta dell’amore e della compassione. Gesù donaci la tua stessa forza interiore fisica per non abbatterci mai e non rimanere per sempre con la faccia sotto terra.

 

PREGHIAMO

Dio ricco di misericordia, dona a tutti i credenti la salvezza operata dalla passione redentrice e infrangi per il tuo amore infinito i vincoli dell’antica condanna in cui ricadiamo continuamente a motivo della nostra fragilità. Per Cristo nostro Signore. R.Amen.

 

Padre nostro…Santa Madre….

 

 

Eia Mater, fons amoris,

me sentire vim doloris

fac, ut tecum lugeam.

 

 

DECIMA STAZIONE

Gesù è spogliato delle vesti

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Marco. 15, 24

I soldati si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.

 

Meditazione

Gesù è spogliato di tutto anche della semplice tunica, non divisibile, in quanto di un pezzo intero. Come dire che Cristo non può essere spezzato in tante parti, ma egli è tutto intero e completo in tutto quello che fa ed dice. Anche nella spoliazione di se stesso, questo liberarsi dalle cose inutile lo vive come dono e non come privazione o sofferenza. Chi è spogliato di tutto e non ha davvero nulla è più felice e sicuramente sereno di ha tutto e si deve preoccupare di conservare gli alti livelli delle prestazioni di ogni genere. Gesù aiutarci ad essere distaccati dalla sete e dal bisogno di fare carriera e successo nella vita, ma a rimanere poveri e sereni di fronte alla vita che già ci priva ogni giorno di molte cose che pure sono essenziali per la nostra vita e santificazione. Memori del vangelo della carità fa che siamo generosi verso chi non ha nulla ed aspetta almeno il poco.

 

PREGHIAMO

O Dio, che hai redento l’uomo con il sangue prezioso del tuo Figlio unigenito, a quelli che adorano la croce, concedi la liberazione dal peccato e la vita eterna che dalla stessa croce è per noi scaturita. Per Cristo nostro Signore. R. Amen.

 

 

Padre nostro…Santa Madre….

 

Fac ut ardeat cor meum

in amando Christum Deum,

ut sibi complaceam.

 

UNDICESIMA STAZIONE

Gesù è inchiodato sulla Croce

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Marco. 15, 25-27

Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l’iscrizione con il motivo della condanna diceva: “Il re dei Giudei”. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra.

 

Meditazione

Cristo inchiodato alla croce, è il segno più eloquente che ogni responsabilità va assunta ed eseguita senza mai distaccarsi dal compito. Si può anche legittimamente vacillare e cadere in certi momenti, ma il resta saldi nei propri propositi e mantenere la propria vocazione costantemente agganciata alla croce è forza trainante verso conquiste spirituali più esaltanti e gratificanti. Gesù donaci la forza della perseveranza e della fedeltà.

 

PREGHIAMO

O Salvatore, sacerdote tu sei divenuto vittima; Redentore nostro ti sei fatto nostro prezzo: custodisci da tutti i mali coloro che tu hai redento.  Tu che vivi e regni per i secoli eterni.  R.Amen.

 

 

Padre nostro…Santa Madre….

 

 

Sancta Mater, istud agas,

Crucifixi fige plagas,

cordi meo valide.

 

 

DODICESIMA STAZIONE

Gesù muore sulla Croce

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

 

Dal Vangelo secondo Marco. 15, 33-34. 37. 39

Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì , Eloì , lema sabactà ni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?… Ed egli, dando un forte grido, spirò …Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”.

 

Meditazione

Morire in croce e sulla croce. Morire in croce e sulla croce per amore. Morire in croce e sulla croce da figlio di Dio e non da figlio del diavolo. A noi sta la scelta di quale e con quale morte vogliamo passare all’eternità. Gesù ci indica la strada che, sia nella vita che nella morte, è indispensabile seguire e percorrere: la strada di affidarsi a Dio. Ogni giorno che non viviamo completamente la nostra dimensione spirituale è un morire lentamente e silenziosamente, senza produrre frutti di salvezza eterna, ma solo frutti diabolici di odio e violenza. Gesù donaci la grazia di vivere e morire nella tua amicizia e riconciliati con tutti e in pace con il mondo intero.

 

PREGHIAMO

O Padre, che ci hai ridato la vita eterna nella pasqua del tuo Unigenito venuto a farsi condannare per nostro amore, rivolgi a lui i nostri cuori e la nostra vita perché sia mite con noi quando ci verrà a giudicare e ci unisca alla sua gloria di Salvatore risorto.

Egli vive e regna per i secoli eterni.  R.Amen.

 

 

Padre nostro…Santa Madre….

 

 

Vidit suum dulcem Natum

morientem desolatum,

cum emisit spiritum

 

TREDICESIMA STAZIONE

Gesù è deposto dalla Croce

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Marco. 15, 42-43. 46

Sopraggiunta ormai la sera, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il Regno di Dio, comprato un lenzuolo, calò il corpo di Gesù giù dalla croce.

 

Meditazione

C’è un momento di salire sulla croce, ma c’è anche il tempo per scendere dalla croce. Gesù è l’esempio di come salire e come discendere dalla croce: Egli è l’amore crocifisso, ma non l’amore deposto o deportato per non essere più visto e assaporato. No. Egli è l’amore che continua a dire quanto sia grande ed infinita la misericordia di Dio. Nella deposizione c’è un grembo, quella della sua Madre, ad accoglierlo nuovamente tra le sue braccia. L’amore che si incarna nel grembo verginale di Maria e che viene alla luce nella nascita di Gesù, è lo stesso amore crocifisso che riviene alla luce e si rende a noi visibili nell’immagine della Madonna Addolorata. Due cuori in una sola capanna: quella dell’amore e della misericordia verso l’umanità. Gesù e Maria sono lì a parlarci dell’amore misericordioso di Dio, che non ha risparmiato suo Figlio, ma lo ha donato all’umanità su patibolo della croce, ormai lontano e non più utile. Avanza il giorno della gloria.

 

PREGHIAMO

Signore, che per la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa’ che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per Cristo nostro Signore.  R.Amen.

 

Padre nostro… Santa Madre….

 

Fac me vere tecum flere,

Crucifixo condolere,

donec ego vixero.

 

QUATTORDICESIMA STAZIONE

Gesù è deposto nel sepolcro

 

V. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.

R. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

 

Dal Vangelo secondo Marco. 15, 46-47

Giuseppe d’Arimatea, avvolto il corpo di Gesù in un lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del sepolcro. Intanto Maria di Magdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva deposto.

 

Meditazione

Gesù è avvolto dai segni della morte ed è consegnato al freddo luogo del sepolcro. Ma lui vive anche avvolto dai veli della morte. Lui è vivo anche in quel luogo di buio, solitudine e chiusura. Chi non vive è il mondo fuori dal sepolcro, quel mondo che ha pensato di tappare la bocca alla vera ed unica credibile parola della storia. Gesù parla nel silenzio della morte e predispone ogni cosa perché la parola della vita esploda con quella pietra del sepolcro sbalzata via con la sua potenza di Risorto e di ritornato alla vita, con un corpo segnato dalla passione e dal dolore, ma glorificato nella pienezza del suo essere il Dio con noi, l’Emmanuele rinato e risorto per sempre.

 

PREGHIAMO

Scenda, Signore, la tua benedizione su noi che abbiamo commemorato la morte del tuo Figlio nella speranza di risorgere con lui; venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede, si rafforzi la certezza nella redenzione eterna. Per Cristo nostro Signore.  R.Amen.

 

Padre nostro… Santa Madre….

 

Quando corpus morietur,

fac ut animæ donetur

paradisi gloria. Amen.

 

RITO DI CONCLUSIONE

Un Pater, Ave e Gloria secondo le intenzioni del Santo Padre, Papa Francesco e per l’acquisto delle indulgenze.

 

Preghiamo

Scenda, Signore, la tua benedizione su noi che hai riscattato con la morte del tuo Figlio; venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede, si rafforzi la certezza della redenzione eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.

(Il sacerdote imparte la benedizione con la croce)

 

V. La benedizione di Dio onnipotente: Padre, Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e vi rimanga sempre. R. Amen.

Canto finale

GIOVEDI’ SANTO 2015 – COMMENTO ALLA LITURGIA DI PADRE ANTONIO RUNGI

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Giovedi’ Santo 2015 

Messa in coena Domini 

Fate questo in memoria di me 

Commento di padre Antonio Rungi 

Nella notte in cui Gesù fu tradito, ci ricordano gli evangelisti, egli nel cenacolo, ove era convenuto insieme a tutto il gruppo degli apostoli stava celebrando la pasqua, come facevano e fanno tutti gli israeliti. Ad un certo momento della cena Gesù prende un pezzo di pane azzimo (senza sale e lievitazione) e dice agli apostoli lì in religioso ascolto e in piena disponibilità a quanto il Maestro pronuncia: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Così fece dubito dopo con il calice del vino, dicendo le parole che ben conosciamo: Questo è il calice del mio sangue, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Gesù va oltre il momento celebrativo di quella speciale cena pasquale che sta celebrando con i suoi. Aggiunge un comando molto chiaro ed esplicito: fate questo in memoria di me. San Paolo Apostolo che non era tra il gruppo, commentando l’istituzione dell’eucaristia nella notte della cena pasquale in quel cenacolo che rappresenta la chiesa e l’umanità per tutti i secoli, dice: ogni volta mangiamo del corpo del Signore e beviamo del sangue del Signore, noi annunciamo la sua morte, nell’attesa della sua venuta. Mangiare il corpo di Cristo, bere il suo sangue. Sì esattamente il grande mistero dell’eucaristia è il mistero dell’amore, del dono, della condivisione. Certo i cristiani non sono né cannibali, né altra specie di esseri umani che si alimentano del sangue delle persone e tantomeno del sangue fisico del Cristo. Quel corpo donato e sangue versato di Gesù, una volta e per sempre è stato offerto sulla croce per la redenzione dell’umanità. Noi partecipiamo a questo grande mistero del dono attraverso i segni sacramentali del pane e del vino che, come ci insegna la chiesa, la dottrina cattolica, nel momento della consacrazione si trasformano in corpo e sangue di Gesù, ovvero cambiamo di sostanza, pur rimanendo nella forma, sapere e configurazione pane e vino, fatto di farina, acqua ed uva. L’eucaristia memoriale perpetuo della Morte e Risurrezione di Cristo è un cambiamento di sostanza. E quei c’è tutto il nucleo portante della celebrazione del Giovedì santo, nella messa in coena Domini, che in tutte le chiese del mondo si svolge oggi. Questo giorno ci ricorda infatti l’istituzione di due importanti sacramenti della chiesa: l’eucaristia e il sacerdozio. Due sacramenti strettamente legati l’uno e l’altra, senza i quali non c’è la chiesa e la chiesa non può essere tale senza eucaristia e sacerdozio. Come ben sappiamo è la festa dei sacerdoti, perché oggi ricordano la loro consacrazione alla missione nella Chiesa in nome di Cristo, Sommo ed eterno sacerdote. Oggi rinnovano le loro promesse fatte a Dio nel giorno in cui hanno detto sì al Signore per seguirlo nella via del totale amore verso di Lui, verso la Chiesa e verso l’umanità. E’ il giorno in cui i cristiani sono chiamati a pregare incessantemente per i sacerdoti, perché il Signore continui a dare abbondanti e generosi uomini, santi, retti e coraggiosi, alla sua chiesa per servire la causa del vangelo, la causa dei poveri, della giustizia e della verità. E’ singolare che durante la messa in coena Domini la liturgia abbia inserito nella celebrazione la lavanda dei piedi, a conferma dello stretto rapporto tra eucaristia e servizio, eucaristia e carità. Il pastore deve essere l’uomo della carità, del servizio umile e disinteressato, che sappia guidare con la testimonianza della sua vita il popolo santo di Dio sui sentire della gioia e della fraternità.

L’essenza di questa giornata è tutto qui. L’eucaristia è vita, è comunione, è missione è condivisione. Quello che ha fatto Gesù dobbiamo farlo anche noi. Dobbiamo servire e non essere servire, dobbiamo donare la vita e non togliere la vita, dobbiamo versare il sangue e non far versare il sangue, dobbiamo patire noi e non far soffrire gli altri, dobbiamo crocifiggere noi stessi e non crocifiggere gli altri, dobbiamo sapere accettare i tradimenti e sapere anche perdonare, dobbiamo, in poche parole cingerci i fianchi con la veste dell’amore e della carità, quella che è unica a farci comprende il grande mistero del santissimo sacramento dell’altare, che è sacramento dell’amore e della carità.

Non sia la nostra quotidiana, settimanale, occasionale partecipazione all’eucaristia un modo per condividere solo superficialmente l’amore di Cristo e dei fratelli. Non ci mettiamo dalla parte di coloro che come Giuda, in quella notte di vita e di luce, vive l’esperienza della notte e della morte. L’eucaristia, la comunione con Gesù apre il cuore alla misericordia e al perdono, alla luce vera che dona serenità e pace ai cuori afflitti da tanti mali di oggi e di sempre. La nostra preghiera in questo giorno sia per tutti i sacerdoti, vivi e defunti, che hanno servito fino all’ultimo istante della loro vita, nella totale fedeltà al dono della vocazione ricevuta, Cristo, la Chiesa e l’umanità. Ma a pregare siano in primo luogo gli stessi sacerdoti che nella preghiera autentica, sentita e approfondita devono quotidianamente rinsaldare la loro vocazione ad essere servi per amore:

 

Signore Gesù Cristo,

sommo ed eterno sacerdote,

tu che mi hai chiamato a servire

la causa del vangelo mediante

il ministero sacerdotale,

fa che la mia vita sia una risposta d’amore

fedele, pura e convinta alla mia vocazione sacerdotale.

 

Ti chiedo umilmente, o Gesù,

di svolgere il ministero sacerdotale

con la gioia nel cuore e portando gioia

a chi vive nel dolore e nella sofferenza,

amministrando con fervore e zelo

i santi sacramenti.

 

Nella celebrazione quotidiana

della santissima eucaristia,

possa immedesimarmi nel mistero che celebro,

quale memoriale della tua Pasqua

di morte e risurrezione,

quale strada maestra di liberazione.

 

Nella preghiera costante

possa assaporare la gioia

di una profonda comunione spirituale,

elevando la mia mente e il mio cuore

ai gradi alti dell’ascesi sacerdotale.

 

 

Nell’ascolto della tua parola di vita,

possa portare vita a chi non ha più speranza di vivere,

con l’essere vicino ai giovani, agli adulti e ai bambini,

agli anziani, agli ammalati

e a quanti sono prossimi all’eternità.

 

Ogni mio gesto e comportamento

di uomo e sacerdote, consacrato interamente a Te,

sia un inno perenne alla bellezza e alla grandezza

dell’eterno e sommo Dio, Padre di infinito amore e compassione,

che ha riposto il suo sguardo misericordioso su di me,

povera ed inerme creatura.

 

Maria, la Madre di tutti i sacerdoti,

sia il modello di coraggio, fedeltà,

purezza a santità, per me, tuo indegno servo,

e per quanti hai chiamato, Gesù, ad essere

tuoi fedeli ministri nella sacra liturgia. Amen

(Preghiera composta da padre Antonio Rungi)

COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA PASQUA 2015

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DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE (ANNO B)
 Cristo risorto è sempre con noi

Commento di padre Antonio Rungi

 

La verità assoluta del mistero della risurrezione di Gesù Cristo dai morti è questa: Cristo risorto è sempre con noi. Non muore più, vive con noi, dentro di noi ed è Egli il motivo vero del nostro vivere, morire e risorgere. La Pasqua sta in questo. Non siamo fatti per morire, ma per vivere eternamente in Dio. La morte è stata sconfitta dalla vittoria di Cristo, nell’attesa della vittoria definitiva del morire umano che ci sarà nel giudizio universale. Noi viviamo tra due risurrezioni, non tra due morti o tra tanti morti. La prima fondamentale risurrezione è quella di Cristo nella sua Pasqua; la seconda risurrezione è quella che verrà e che ci sarà alla conclusione della storia dell’umanità, quando tutti risorgeremo per una vita senza più limiti di spazio, tempo, provvisorietà, precarietà, senza nessuna altra sofferenza, ma solo gioia per sempre anche nel nostro essere corporeo, trasformato in una vita nuova.

Non è solo Cristo il risorto, ma in lui siamo tutti risorti perché Cristo ci ha porta e continua a portare la vita. Chi sta con Cristo sta dalla parte della vita e della gioia, non soffre, non pena, non dispera, ma tutto ama, spera e vive profondamente.

Come gli apostoli, oggi, in questa Domenica di pasqua, siamo chiamati ad essere i testimoni del risorto con una vita degna di essere definita tale, da ogni punto di vista: da quello spirituale soprattutto a quello anche umano, relazionale, sociale, corporale. Gesù ci ha ordinato come ai suoi discepoli “di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio…Chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome. Essere testimoni della misericordia di Dio. Non c’è pasqua nel nostro cuore e nella nostra vita se non siamo in pace con Dio, con la nostra coscienza, con le persone e con il mondo intero. La pasqua inizia da questa conversione del cuore alla misericordia. Nell’anno santo indetto da Papa Francesco sulla misericordia, dobbiamo sforzarci tutti nel vivere concretamente questa dimensione della risurrezione di Cristo che è la misericordia, avere, cioè, un cuore aperto al perdono, un cuore aperto a rivedere le proprie idee e convinzioni su stessi e sugli altri.

Con uno sguardo misericordioso sappiamo vedere la vita nella giusta direzione e prospettiva. Sappiamo, cioè, vivere la vita presenta con uno sguardo sempre proteso verso il cielo, dove ci attende la Trinità, ma anche Maria e tutti i santi del paradiso. Perciò l’apostolo Paolo, nel bellissimo brano della sua lettera ai Colossesi ci sollecita ad avere chiaro il nostro rollino di marcia: “Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria”.

La Pasqua è cercare quindi le cose di lassù, cioè le cose vere, belle, certe, serie, eterne e non quelle di quaggiù, fatte di falsità, incertezze, precarietà e mondanità. La Pasqua vera che il cristiano celebra, al di là della liturgia, è quella si sentirsi con un piede in paradiso continuamente, non con un piede nella fossa e nella morte, che pure è una verità che ci riguarda e che spesso si avvera inaspettatamente.

Anche a noi, la Pasqua di Cristo, la sua risurrezione, come a Maria, la donna che vide per prima la resurrezione di Gesù, ci viene chiesto; cosa ha visto e cosa vuoi continuare a vedere. Raccontaci, fratello, sorella, che a che tipo di Pasqua ti sei preparato o quale Pasqua vuole davvero celebrare?

A noi spetta in questo giorno di gioia raccontare la stessa gioia dei discepoli che andarono al sepolcro e capirono esattamente ciò che era avvenuto: la risurrezione di Dio. Rechiamoci anche noi al sepolcro della nostra vita non fedele alla nostra chiamata alla santità e seppelliamo tutto il male che è dentro e fuori di noi. Facciamo vincere l’amore e non l’odio, la vita e non al morte, la gioia e non la tristezza, l’eternità e non la mondanità.

Anche noi con grande gioia nel cuore raccontiamo quello che abbiamo sperimentato in questo giorno della Pasqua di Cristo. Abbiamo visto «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti”. Dopo di che, visti i segni della sua passione, possiamo proclamare a voce alta e forte, che “Cristo, nostra speranza, è risorto e ci precede in Galilea», cioè in quelle regioni e terre del mondo dove attendono la speranza della vita quanti hanno solo segni di morte e violenza nella loro quotidiana esistenza. Egli sta nelle periferie esistenziali del mondo e ci ha preceduto portando la vita e la gioia. Noi dobbiamo seguire a ruota il maestro che ha tracciato il solco e la strada per cambiare il mondo con i fatti e non con le sole parole buttate al vento da quei seminatori di falsità e menzogne che oggi, come al tempo di Cristo, vivono, operano in ogni parte del mondo e in tutti i luoghi e le situazioni del vivere quotidiano.

Anche noi portiamo l’annunci pasquale della gioia con la perenne alleluja della nostra vita e di quella degli altri, in quanto non è pasqua se a celebrarla, non solo liturgicamente, ma anche umanamente, siano poche persone e non tutto il genere umano. Egli, Gesù è risorto e nuovamente risorge per tutti gli uomini della terra, che ha bisogno di vivere e sperare, partendo dalla certezza che il nostro Maestro ci ha preceduto nella Galilea vera, nella quale attende di incontrare per sempre tutta l’umanità. Perciò, la preghiera di oggi, ben si configura al mistero che celebriamo: “O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto”.

La Pasqua è davvero uno giorno unico e speciale per ogni cristiano che può legittimamente cantare dal profondo del proprio cuore: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo”.

Rallegrarsi come Maria, Giovanni, Pietro e gli apostoli che, pur nell’incertezza e nel dubbio, vanno al sepolcro e costatano la tomba vuota, come sottolinea l’evangelista Giovanni, quel discepolo che subito credette alla risurrezione: “Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”.

Correre verso la vita, correre verso Gesù, correre verso la gioia, correre in fretta verso una speranza che non muore mai e che si riaccende ogni volta che ci accostiamo a Cristo con la fede degli apostoli e dei martiri, di quanti cercano Dio con cuore sincero. Correre verso il Risorto e come gli apostoli non troveremo Gesù più nel sepolcro buio della morte, ma nella luce del nuovo giorno, nella libertà di una vita che è pienezza solo ed esclusivamente in Dio. Buona Pasqua 2015.