Archivi Mensili: gennaio 2014

Una speciale preghiera per la Shoà scritta da P.Rungi

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P.RUNGI (TEOLOGO MORALE). UNA SPECIALE PREGHIERA PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Una speciale preghiera per celebrare degnamente, come cristiani, la giornata della memoria di questo 27 gennaio 2014, è stata composta da padre Antonio Rungi, sacerdote passionista, teologo morale, docente di filosofia e scienze umane nelle scuole statali. Padre Rungi nella sentita orazione mette in risalto il dramma vissuto dagli ebrei nel corso della seconda guerra mondiale e come questo dramma interpelli la coscienza di tutti gli uomini di buona volontà e soprattutto i cattolici. Ecco il testo integrale dell’orazione che il sacerdote affida alla recita dei cattolici in questa giornata del 27 gennaio 2014.

Preghiera per la Shoà di padre Antonio Rungi, passionista. 27 gennaio 2014

Signore Gesù Cristo, Messia atteso dai secoli,

unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre,

ci rivolgiamo a te, in questo giorno della memoria,

durante il quale, con profondo dolore,

ricordiamo le tante vittime dell’olocausto,

consumato ai danni dei nostri fratelli ebrei,

nei lager della Germania di Hitler.

 

Non permettere più che nel mondo

ci siamo stragi di persone innocenti,

di qualsiasi razza, religione, popolo,

nazione, condizione sociale e personale

o colore degli occhi o della pelle.

Mai più olocausti del genere,

ma solo pace e speranza per il mondo intero.

 

In questo giorno, in cui sentiamo forte l’appello

a fare memoria di quanti sono stati uccisi

nei lager nazisti e bruciati vivi,

quali veri martiri del ventesimo secolo,

nei forni crematori di Aushwitz,

Ti eleviamo la nostra umile preghiera,

perché possa illuminare le coscienze e i progetti

dei potenti di oggi e di sempre

di quella vera luce che viene dal cielo

e che Tu hai rivelato a Mosé sul Monte Sinai

e Gesù Cristo ha portato a compimento

sul Monte Calvario, ove tuo Figlio

si è sacrificato ed è morto per i peccati dell’umanità.

 

Noi rinnoviamo la nostra fede

nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe,

e ci impegniamo a vivere in comunione con tutti

i nostri fratelli e sorelle del mondo intero,

specialmente con i nostri cugini e predecessori

nella fede nell’unico Dio,

che a tutti ha lasciato come quinto comandamento

quello di Non uccidere e di amare e difendere la vita.

 

Perdona quanti hanno massacrato fratelli e sorelle

in umanità, durante la seconda guerra mondiale.

Mostri, come i tanti dittatori del scolo scorso,

non abbiano più spazio e possibilità di affermarsi,

in questa umanità del terzo millennio dell’era cristiana,

ma vengano abbattuti con la forza della ragione e della fede

prima che compiano crimini di ogni genere.

 

Mai più Signore, esaltati e prepotenti che uccidono

e distruggono la vita della gente,

azzerando la speranza e la gioia dell’umano genere.

Mai più crimini contro l’umanità. Mai più per l’eternità!

Te lo chiediamo per l’intercessione di Maria, Regina della pace

e consolatrice degli afflitti e dei disperati,

Te lo chiediamo, inoltre, per intercessione di San Massimiliano Kolbe,

vittima sacrificale  sull’altare dell’olocausto

della Germania hitleriana.

Te lo chiediamo, infine, per intercessione

di Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein,

la monaca carmelitana, convertita al cristianesimo,

che ha visto gli orrori infiniti della Shoà. Amen.

COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 26 GENNAIO 2014

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Terza Domenica del Tempo Ordinario – 26 gennaio 2014 

Gesù Maestro: Luce, sequela ed annuncio 

Commento di padre Antonio Rungi, passionista 

La terza domenica del tempo ordinario nel brano del vangelo Matteo ci presenta Gesù impegnato nella sua opera di evangelizzazione. Il suo ministero pubblico è in pieno svolgimento, tanto è vero che chiama per se i primi discepoli, insegna, guarisce, porta a tutti la parola di speranza e di vita. Possiamo sintetizzare in tre parole chiavi il vangelo di oggi: luce, sequela, insegnamento. Gesù, infatti, è la luce. Egli chiama i primi discepoli, ed insegna ed evangelizza, non trascura assolutamente le esigenze di salute e guarigione degli infermi. Ascoltiamo il testo del Vangelo di questa domenica che di nuovo ci fa pensare a Giovanni battista e strettamente legata alla sua persona, quella di Gesù Messia e salvatore. Giovanni ormai è stato fatto arrestare da Erode, e Gesù lasciando la sua terra della sua infanzia si trasferisce a Cafarnao, dove inizia la sua missione pubblica invitando tutti alla conversione, perché in Lui il regno di Dio si è concretizzato storicamente ed è già presente nel popolo che viveva nelle tenebre. E’ lui la luce che dirada ogni incertezza e dubbio ed apre il cuore alla gioia e alla vita. Questa sua incisiva predicazione fu ben accolta dai primi discepoli, affascinati dalla sua parola o forse anche interessati alle promesse del nuovo maestro, per cui lasciarono tutto e lo seguirono. La sua opera missionaria spaziava su tutto il territorio della Galilea, tanto che non c’era luogo dove egli non predicasse, comprese nelle sinagoghe. La sua predicazione era seguita da guarigioni e tante persone poterono beneficiare della sua azione taumaturgica. Era evidente che di fronte alla guarigione di tante persone aumentasse la stima e il numero dei discepoli del Signore, che non erano solo i 12 apostoli, chiamati direttamente da lui, ma gli altri settantadue che li inviò a due a due e le migliaia di seguaci che lo rincorrevano dovunque andasse per ascoltare la sua parola ed essere risanati nel corpo e nello spirito, quello che più ave va bisogno allora, come oggi, di essere guarito. Ascoltiamo il testo integrale del brano del vangelo:  “Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”. Tale vangelo è bene espresso già nella prima lettura, anzi ne è l’esplicitazione ulteriore del brano di Isaia. Il testo del vangelo infatti riporta quasi integralmente quello che ascolteremo nella brano di Isaia. Ma qui c’è una connotazione e una contestualizzazione diversa. Il messia a cui fa riferimento Isaia, alla luce che diraderà le tenebre farà seguito un’era di pace, un’era di gioia, un’era di speranza. Il Vangelo della gioia è qui anticipato. E troviamo il riferimento a quanto papa Francesco ha scritto nella sua recente esortazione apostolica Evangelii gaudium. Intenso e fortemente aperto alla speranza il brano del più grande dei profeti dell’Antico Testamento: “In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Mádian”. Moltiplicare la gioia, aumentare la letizia è questo lo scopo principale dell’annuncio missionario. All’indomani della conclusione dell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani e della festa della conversione dell’Apostolo delle Genti, Paolo di Tarso, risulta di grande sostegno spirituale nel nostro cammino di formazione cristiana quanto leggiamo nella seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti, nella quale è espressamente indicato il cammino che come cristiani dobbiamo fare, il cammino dell’unità, della comunione, dell’amore a Cristo Crocifisso, della fraternità vera tra tutti coloro che si professano discepoli del Signore e non si attribuiscono altre appartenenze o identità: “Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire.  Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo”. In questa ultima domenica del mese di gennaio 2014, facciamo nostra la preghiera espressa nel salmo responsoriale di oggi, il numero 26: “Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario”.  Chiediamo al Signore dal profondo del nostro cuore di abitare tutti i giorni della nostra vita nella sua casa, così saremo sempre felici in Lui, con Lui, perché al di fuori di Cristo non c’è vera ed autentica felicità su questa terra e nell’eternità.

MONTE SAN BIAGIO. PADRE RUNGI PREDICA NOVENARIO IN PREPARAZIONE ALLA FESTA PATRONALE

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Monte San Biagio (Lt). Festa di San Biagio. Oggi inizia il novenario, predicato dal teologo Rungi 

Inizia oggi, 24 gennaio 2014, il novenario in preparazione alla festa di San Biagio, il 3 febbraio, che si celebra a Monte San Biagio. Per il terzo anno consecutivo il predicatore è padre Antonio Rungi, sacerdote passionista della comunità del Santuario della Civita, teologo morale e già superiore provinciale dei passionisti di Napoli, docente di Filosofia e scienze umane nelle scuole superiori statali. Padre Antonio Rungi, invitato dal parroco, don Emanuele Avallone, tratterà nel corso del novenario le tematiche spirituali, pastorali ed ecclesiali che si incontrano nei primi due documenti ufficiali di Papa Francesco: l’Enciclica “Lumen Fidei” e l’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”. Ogni serà il sacerdote tratterà uno dei temi di maggiore attualità nel contesto della festa del santo patrono di Monte San Biagio. Questa sera per le ore 18.00, è previsto l’intronizzazione del busto argenteo del Santo patrono che verrà trasferito dalla sua cappella laterale sull’altare maggiore, dove resterà all’esposizione della venerazione dei fedeli fino al 9 febbraio 2014. In queste due settimane di predicazione, il popolo dei devoti di San Biagio, come è tradizione, parteciperanno numerosi al novenario e al post-novenario predicato dal teologo Rungi. In un dettagliato programma tutte le manifestazioni religiose, culturali, ricreative che si terranno in occasione della festa. Grande importanza, come tutti gli anni, alla processione per tutto il paese, importante e storico centro tra Fondi e Terracina. San Biagio è stato eletto a patrono della città dal Consiglio Comunale nella seduta del 20 dicembre 1862, all’indomani dell’Unità d’Italia. La delibera fu approvata con Regio Decreto il 18/1/1863.

Le origini di Monte San Biagio si fanno risalire all’età medioevale quando, intorno al castello roccaforte prima del Ducato di Gaeta (867-906) e poi di Fondi (934) , al confine con il Latium, ebbero origine varie abitazioni. Il castello è costruito su ruderi romani dei quali, circa un metro di cementizio, si osserva incorporato nella base di esso a pochi metri dal Portone.

La prima notizia che si conosce, quella del castrum Monticelli appare in un atto dell’Archivio Cassinese, stipulato nel 1099 nella rocca di Monticelli, allora abitata da Crescenzo, figlio del defunto Giovanni, console e duca di Fondi.

Nell’atto è scritto che Crescenzo, abitante nella fortezza di Monticelli, vende a Docibile Gattula, abitante a Castro Asprano, un appezzamento di terreno per costruire una casa nell’interno di Castro Asprano. Nacque così il castrum Monticelli e più tardi l’Universitas Monticelli la cui storia è legata a quella di Fondi con la quale molto spesso s’intreccia e si confonde.

Il feudo di Monticelli nel 1145 passò sotto il dominio della famiglia dell’Aquila ed estinta la discendenza maschile il feudo fu affidato a Giovanna dell’Aquila che sposò Loffredo Caetani. I più noti rappresentanti di questa famiglia furono Onorato I e Onorato II. In seguito passò sotto i Colonna e dai Colonna passò ai Carafa , ai Mansfeld e infine ai Di Sangro. Posta a controllo della più importante via di comunicazione del Regno di Napoli nell’inverno del 1788 subì l’invasione delle truppe francesi che incendiarono e devastarono i due archivi comunali e parrocchiali.

Ricordato in modo particolare è il periodo tra il 1860 e il 1870 quando il paese fu vittima del fenomeno del “Brigantaggio ” e molti cittadini pagarono con la vita perché si rifiutavano di collaborare e dare loro indicazioni e aiuti. L’ultimo erede che conservò il titolo di principe di Monticelli fu Giuseppe di Sangro, al quale il Comune intentò una causa demaniale al fine di rientrare in possesso della terra comunitativa.

Con il 1860 dopo la spedizione di Garibaldi entrò come parte integrante dello stato unitario. Nel 1862 il Prefetto , invitò il Sindaco a cambiare il nome al paese perché Monticelli si confondeva con Monticelli di Rocca Guglielmina (Esperia );fu perciò denominato Monte San Vito. Tuttavia, anche Monte San Vito creava confusione con l’omonimo paese in provincia di Ancona ed il Prefetto ordinò un ulteriore mutamento di denominazione.

Monte San Biagio è un paese agricolo e conta circa 6200 abitanti, distribuiti in due parrocchie: quella di San Giovanni Battista, dove si svolge la festa del Patrono e che si trova al vertice del paese, e la parrocchia di Villa Marina, che si trova a valle. La cittadina è composta in buona parte da anziani, in quanto i pochi giovani per motivi di lavoro o di studio si sono spostati altrove. Molte sono le tradizioni antiche che si conservano sul posto, come la sagra della salsiccia ed altre di tipo artigianale, culturale ed artistico. Una comunità comunque attiva e viva che ha dato alla chiesa vari sacerdoti, religiosi e religiose e dove lo spirito cristiano e le sane tradizioni della fede cattolica persistono al logorio del tempo e alle mode che si affermano anche in questi piccoli centri di allontanarsi dalla chiesa, non per mancanza di fede, ma per mancanza di tempo e per difficoltà oggettive in molti casi. Basta considerare anche la posizione della Chiesa, che si trova nel centro storico del paese e praticamente è accessibile solo a piedi. Centro storico abitato da poche persone e di una certa età, mentre buona parte della cittadinanza si è sistemata nella zona residenziale, a valle, lungo la statale Appia, nei pressi della stazione ferroviaria, che è una delle più importanti della linea Roma-Napoli, Via Formia. Da questa stazione ogni mattina, soprattutto per Roma partono i pendolari, i giovani e quanti vanno in cerca di lavoro o devono raggiungere il capoluogo della provincia, Latina, o la capitale per altre esigenze, comprese quella della cura della salute, per gli studi e per le attività professionali libere.

FRATTAMAGGIORE (NA). RITIRO SPIRITUALE SU EVANGELII GAUDIUM

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RITIRO SPIRITUALE – 23 GENNAIO 2014

SUORE ANCELLE DEL SACRO CUORE – FRATTAMAGGIORE (NA)

IL VANGELO DELLA GIOIA

PRESENTAZIONE DELL’ESORTAZIONE DI PAPA FRANCESCO

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA

1.INTRODUZIONE 

E’ il primo ritiro spirituale del nuovo anno che ci vede riuniti insieme per potenziare il nostro cammino di formazione umana, cristiana e spirituale alla scuola di Santa Caterina Volpicelli, che a ben ragione può essere definita la santa della gioia missionaria, avendo incentrato il suo cammino di santità sulla devozione al cuore di Cristo e sull’Apostolato della preghiera. In questo itinerario di approfondimento personale sul dono della fede e di quanto sia utile per la nostra vita di credenti ci viene in aiuto l’esortazione apostolica di papa Francesco, di cui abbiamo parlato nel prendente nostro ritiro, in prossimità del santo Natale 2013.  Oggi ci ritorniamo sopra, in un contesto liturgico e temporale diverso: siamo nell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani e non possiamo non considerare quanto, proprio ieri, mercoledì 22 gennaio 2014, il santo padre, Papa Francesco ha detto a tal proposito, nel corso dell’udienza generale: “Dobbiamo riconoscere sinceramente e con dolore, che le nostre comunità continuano a vivere divisioni che sono di scandalo. Le divisioni fra noi cristiani sono uno scandalo. Non c’è un’altra parola: uno scandalo”. E’ uno scandalo non amarsi, essere divisi e non solo come confessioni religiose di cattolici, protestanti ed ortodossi, ma anche essere divisi all’interno delle nostre comunità, famiglie e chiese. Rimane come dice il papa uno scandalo comunque e sempre il non essere in sintonia, in accordo e in amicizia nel nome di quell’unico Dio salvatore e redentore dell’uomo. Ci aiuterà ad avere un quadro sintetico della chiesa e del mondo contemporanei l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, che focalizza la  attenzione su alcuni aspetti della nostra vita di credenti e di religiosi.

2.DALLA SACRA SCRITTURA

1 Corinzi 1, 10-15 Siate uniti: abbiate gli stessi pensieri e le stesse convinzioni 

Fratelli, in nome di Gesù Cristo, nostro Signore, vi chiedo che viviate d‘accordo. Non vi siano contrasti e divisioni tra voi, ma siate uniti: abbiate gli stessi pensieri e le stesse convinzioni. Purtroppo alcuni della famiglia di Cloe mi hanno fatto sapere che vi sono litigi tra voi. Mi spiego: uno di voi dice: ―Io sono di Paolo; un altro: ―Io di Apollo, un terzo sostiene: ―Io sono di Pietr; e un quarto afferma: ―Io sono di Cristo. Ma Cristo non può essere diviso! E Paolo, d‘altra parte, non è stato crocifisso per voi. E nessuno vi ha battezzati nel nome di Paolo. Grazie a Dio non ho battezzato nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio. Così nessuno può dire di essere stato battezzato nel mio nome. 

Luca 22, 24-30 Tra i discepoli sorse una discussione 

Tra i discepoli sorse una discussione per stabilire chi tra essi doveva essere considerato il più importante. Ma Gesù disse loro: I re comandano sui loro popoli e quelli che hanno il potere si fanno chiamare benefattori del popolo. Voi però non dovete agire così! Anzi, chi tra voi è il più importante diventi come il più piccolo; chi comanda diventi come quello che serve. Secondo voi, chi è più importante: chi siede a tavola oppure chi sta a servire? Quello che siede a tavola, non vi pare? Eppure io sto in mezzo a voi come un servo. Voi siete quelli rimasti sempre con me, anche nelle mie prove. Ora, io vi faccio eredi di quel regno che Dio, mio Padre, ha dato a me. Quando comincerò a regnare, voi mangerete e berrete con me, alla mia tavola. E sederete su dodici troni per giudicare le dodici tribù del popolo d‘Israele. 

3.LA SINTESI DELL’ESORTAZIONE E.G.- PRIMA PARTE 

“Desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani – scrive il Papa – per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” (1). Si tratta di un accorato appello a tutti i battezzati perché con nuovo fervore e dinamismo portino agli altri l’amore di Gesù in uno “stato permanente di missione” (25), vincendo “il grande rischio del mondo attuale”: quello di cadere in “una tristezza individualista” (2). Il Papa invita a “recuperare la freschezza originale del Vangelo”, trovando “nuove strade” e “metodi creativi”, a non imprigionare Gesù nei nostri “schemi noiosi” (11). Occorre “una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno” (25) e una “riforma delle strutture” ecclesiali perché “diventino tutte più missionarie” (27). Il Pontefice pensa anche ad “una conversione del papato” perché sia “più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione”. L’auspicio che le Conferenze episcopali potessero dare un contributo affinché “il senso di collegialità” si realizzasse “concretamente” – afferma – “non si è pienamente realizzato” (32). E’ necessaria “una salutare decentralizzazione” (16). In questo rinnovamento non bisogna aver paura di rivedere consuetudini della Chiesa “non direttamente legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate nel corso della storia” (43). Segno dell’accoglienza di Dio è “avere dappertutto chiese con le porte aperte” perché quanti sono in ricerca non incontrino “la freddezza di una porta chiusa”. “Nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi”. Così, l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia”. (47). Ribadisce di preferire una Chiesa “ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa … preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci … è che tanti nostri fratelli vivono” senza l’amicizia di Gesù (49). Il Papa indica le “tentazioni degli operatori pastorali”: individualismo, crisi d’identità, calo del fervore (78). “La più grande minaccia” è “il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando” (83). Esorta a non lasciarsi prendere da un “pessimismo sterile” (84) e ad essere segni di speranza (86) attuando la “rivoluzione della tenerezza”(88). Occorre rifuggire dalla “spiritualità del benessere” che rifiuta “impegni fraterni” (90) e vincere “la mondanità spirituale” che “consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana” (93). Il Papa parla di quanti “si sentono superiori agli altri” perché “irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato” e “invece di evangelizzare … classificano gli altri” o di quanti hanno una “cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo” nei bisogni della gente. (95). Questa “è una tremenda corruzione con apparenza di bene … Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali!” (97). Lancia un appello alle comunità ecclesiali a non cadere nelle invidie e nelle gelosie: “all’interno del Popolo di Dio e nelle diverse comunità, quante guerre!” (98). “Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?” (100). Sottolinea la necessità di far crescere la responsabilità dei laici, tenuti “al margine delle decisioni” da “un eccessivo clericalismo” (102). Afferma che “c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa”, in particolare “nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti” (103). “Le rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne …non si possono superficialmente eludere” (104). I giovani devono avere “un maggiore protagonismo” (106). Di fronte alla scarsità di vocazioni in alcuni luoghi afferma che “non si possono riempire i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione” (107). Affrontando il tema dell’inculturazione, ricorda che “il cristianesimo non dispone di un unico modello culturale” e che il volto della Chiesa è “pluriforme” (116). “Non possiamo pretendere che tutti i popoli … nell’esprimere la fede cristiana, imitino le modalità adottate dai popoli europei in un determinato momento della storia” (118). Il Papa ribadisce “la forza evangelizzatrice della pietà popolare” (122) e incoraggia la ricerca dei teologi invitandoli ad avere “a cuore la finalità evangelizzatrice della Chiesa” e a non accontentarsi “di una teologia da tavolino” (133). Si sofferma “con una certa meticolosità, sull’omelia” perché “molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie” (135). L’omelia “deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione” (138), deve saper dire “parole che fanno ardere i cuori”, rifuggendo da una “predicazione puramente moralista o indottrinante” (142). Sottolinea l’importanza della preparazione: “un predicatore che non si prepara non è ‘spirituale’, è disonesto ed irresponsabile” (145). “Una buona omelia … deve contenere ‘un’idea, un sentimento, un’immagine’” (157). La predicazione deve essere positiva perché offra “sempre speranza” e non lasci “prigionieri della negatività” (159). L’annuncio stesso del Vangelo deve avere caratteristiche positive: “vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna” (165). 

Casoria (Na). Preparativi per la professione temporanea di sette suore indonesiane.

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Casoria (Na). Sette nuove religiose tra le Sacramentine della Beata Cristina Brando

di Antonio Rungi 

Sette suore indonesiane della Congregazione delle Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile, fondato dalla Beata Maria Cristina Brando (prossima santa) in Casoria (Na), emetteranno la professione temporanea il prossimo 5 febbraio 2014, durante la solenne celebrazione eucaristica, presieduta da padre Antonio Rungi, passionista, già superiore provinciale, alle ore 17.00 nella Chiesa delle Suore Sacramentine a Casoria (Istituto Brando). Questi i nomi delle prossime neo-professe: Ermelinda Elu, Yulita Abi, Elsabet Salu, Maria Wilfrida Bota, Wilfrida Pakae, Getrudis Sarabiti ed Essi Diana Tati. A questo momento decisionale della loro vita le suore si sono preparate con un corso di esercizi spirituali, tenuto dallo stesso padre Antonio Rungi, della comunità passionista del Santuario della Civita in Itri (Lt), nei giorni 15-19 gennaio 2014. Il predicatore ha curato la formazione spirituale immediata alla professione temporanea delle sette religiose, tutte giovanissime, 25 anni. Si tratta dell’ultimo gruppo di suore indonesiane che sono state formate, per tutto il periodo, qui in Italia, con il probandato, con lo juniorato e con il noviziato. Cinque anni di formazione intensa svolta tra Mugnano di Napoli, storica sede dell’Istituto con il Santuario del Sacro Cuore e Casoria, Casa Madre della Congregazione, dove visse e morì la Beata Maria Brando e dove vengono gelosamente custodite le spoglie mortali di una grande santa napoletana. Ed è stato a Mugnano, nell’Istituto del sacro Cuore, fondato da Madre Maria Pia Brando, sorella della Beata, che nei giorni 15-19 gennaio 2014 le sette religiose, con la presenza della Madre generale, Madre Carla Di Meo e della responsabile della formazione, suor Leonia, hanno seguito il corso di esercizi spirituali sul tema: “Alla scuola del Maestro Crocifisso e Risorto. La dimensione pasquale della vita consacrata”. Il corso si è concluso domenica 19 gennaio 2014 con la messa solenne, nel Santuario del Sacro Cuore di Mugnano, presieduta da padre Rungi e concelebrata dal cappellano dell’Istituto don Giuseppe Pedata, alla presenza di un gran numero di fedeli, ai quali sono state presentate le 7 novizie, prossime professe delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato. Successivamente, il giorno 20 gennaio, nella Casa generalizia del Congregazione, in occasione della festa liturgica della Beata Maria Cristina Brando, monsignor Nunzio D’Elia, postulatore della causa di canonizzazione della Brando ha presieduto, a conclusione del triduo in onore della Beata, la solenne liturgia eucaristica delle ore 18.00, con la partecipazione di tantissime suore delle varie comunità italiane, del consiglio generale e di tanti fedeli laici che sono associati spiritualmente alla Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, come Adoratori ed Adoratrici, che sull’esempio della Beata Maria Cristina Brando, il cui iter per la canonizzazione è in dirittura d’arrivo, svolgono il loro servizio di preghiera davanti al SS.Sacramento, specialmente nelle ore di adorazioni quotidiane e nelle solenni ricorrenze dell’adorazione speciale di Gesù Sacramentato, come le settimane eucaristiche che si celebrano in prossimità del Corpus Domini o dell’inizio della Quaresima.

Mondragone (Ce). La vita di San Massimiliano Maria Kolbe in un dramma in atto unico di Pietro Ciriello

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Mondragone (Ce). La vita di San Massimiliano Maria Kolbe in un Recital

di Antonio Rungi

La straordinaria vita di San Massimiliano Maria Kolbe è stata fissata in un dramma, in atto unico, che verrà presentato ufficialmente per la prima volta in assoluta a Mondragone, presso il Salone del Convento San Francesco dei Frati Minori della cittadina domizia. Il tutto avverrà venerdì 24 gennaio 2014, con inizio alle ore 17.00. Il recital, dal titolo “Il Gigante Kolbe”, l’infinitamente piccolo, scritto dal professore di religione cattolica, Pietro Ciriello, verrà presentato a conclusione di un convegno di studi sulla figura del grande martire del periodo nazista, che offrì la sua vita, per salvare quella di un padre di famiglia. La presentazione del lavoro verrà fatta dal Ministro Provinciale dei Frati Minori di Napoli, Padre Agostino Esposito; mentre sarà il professore Pasquale Giustiniani, docente della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale a relazionare sulla figura di San Massimiliano. Interverranno con le loro testimonianze le Suore Francescane dell’Immacolata di Napoli. Le conclusioni del convegno saranno tratte dal professore Raffaele Fiore. Modera i lavori, il professore Mario Zannone. L’ interessante lavoro teatrale è stato reso possibile con la sponsorizzazione della Pontificia Facoltà Meridionale di Napoli- Sezione San Tommaso d’Aquino- Capodimonte e del Convento dei Frati Minori di Mondragone (Ce). In circa un’ora di spettacolo è stata reso possibile sintetizzare la vita di questo straordinario testimone della fede del secolo XX, esempio di vita cristiana, religiosa  e sacerdotale per i cristiani dei nostri giorni, in cui, come ricorda continuamente Papa Francesco, i martiri continuano a dare la loro vita e a spargere il loro sangue, in varie parti del mondo d’oggi a causa delle persecuzioni e per la diffusione del Vangelo. Questo convegno e questa rappresentazione teatrale si colloca all’interno dell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, che per la comunità francescana di Mondragone è stato nel recente passato ed oggi occasione di incontri ecumenici a largo raggio, nel solco di Francesco d’Assisi, il santo dell’ecumenismo.

Casoria. Prima professione religiosa di sette suore indonesiane

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Sette suore indonesiane della Congregazione delle Vittime espiatrici di Gesù Sacramentato, istituto religioso femminile, fondato dalla Beata Maria Cristina Brando (prossima santa) in Casoria (Na), emetteranno la professione temporanea il prossimo 5 febbraio 2014, durante la solenne celebrazione eucaristica, presieduta da padre Antonio Rungi, passionista, già superiore provinciale, alle ore 17.00 nella Chiesa delle Suore Sacramentine a Casoria (Istituto Brando). A questo momento decisionale della loro vita le suore si stanno preparando con un corso di esercizi spirituali, predicato dallo stesso padre Antonio Rungi, della comunità passionista del Santuario della Civita in Itri (Lt). Il predicatore dal 15 gennaio fino a domenica curerà la formazione spirituale immediata alla professione temporanea delle sette religiose, tutte giovanissime. Si tratta dell’ultimo gruppo di suore indonesiane che sono state formate, per tutto il periodo, qui in Italia, con il probandato, con lo juniorato e con il noviziato. Cinque anni di formazione intensa svolta tra Mugnano e Casoria. Ed è a Mugnano, presso il santuario del Sacro Cuore, fondato da Madre Maria Pia Brando, sorella della Beata, che in questi giorni le sette religiose, con la presenza della Madre generale, Madre Carla e della responsabile della formazione, suor Leonia, stanno seguendo questo corso di esercizi spirituale con grande interesse e con frutti spirituali evidenti. Tema del corso “Alla scuola del Maestro Crocifisso e Risorto. La dimensione pasquale della vita consacrata”. Il corso terminerà domenica sera con la messa solenne, nel Santuario del Sacro Cuore di Mugnano, che sarà presieduta da padre Rungi e concelebrata dal cappellano dell’Istituto don Gennarino, alla presenza del popolo di Dio, al quale verranno presentate le 7 novizie, prossime professe delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato

Commento alla Parola di Dio di padre Antonio Rungi per domenica 19 gennaio 2014

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SECONDA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

19 GENNAIO 2014

GIOVANNI PRIMO TESTIMONE DELLA FEDE NEL SALVATORE

COMMENTO DI PADRE ANTONIO RUNGI 

La seconda domenica del tempo ordinario ci offre nuovamente come spunto di meditazione e riflessione la figura di Giovanni il Battista. Potremmo dire che tutto il tempo di Avvento, del Natale e queste prime domeniche del nuovo il protagonista principale del Vangelo è Giovanni il Battista. Egli è il testimone diretto, immediato e credibile della presenza del Messia e salvatore del mondo in mezzo al suo popolo. Nel brano del Vangelo di questa domenica, infatti, Giovanni Battista indica in Gesù l’unico salvatore del mondo, senza confusioni di ruolo e di missione. Egli è semplicemente colui che indica Gesù Cristo come il vero centro di tutta la storia e della salvezza. Anche i termini utilizzati in questo brano del Vangelo di Giovanni precisano appunto la vera natura del Cristo e della sua missione nel mondo: Agnello di Dio, il Figlio di Dio. “In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». In tal modo, Giovanni il Battista diventa l’anello di congiunzione tra il popolo e Cristo e attraverso la sua parola e la sua voce il popolo stesso riconoscerà in Gesù Cristo il salvatore. Come dire che ogni persona in base alla sua profonda fede, diventa uno strumento docile e flessibile nelle mani di Dio, per annunciare al mondo le meraviglie che il Signore ha compiuto nella creazione e specialmente nel mistero della redenzione. Essere strumenti di annuncio di speranza e di gioia è il compito che spetta ad ogni cristiano, come ci ripete sistematicamente Papa Francesco nei suoi molteplici interventi magisteriali. La missione di Cristo nel mondo è ben delineata dal profeta Isaia che si concentra nel suo rivelazione sulla figura del Messia e del Servo di Dio, che è Gesù. Il testo della prima lettura di questa domenica ci aiuta alla comprensione della natura divina del Cristo e della sua importante missione nel popolo di Israele. “Il Signore mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». La dimensione apostolica della fede ci obbliga moralmente ad annunciare Cristo, a farlo conoscere e amarlo, perché al di fuori di Cristo non c’è vera salvezza per l’uomo. E’ un dovere di tutti i battezzati annunciare con la gioia il gaudio del vangelo, la buona notizia del Regno e dire che solo Cristo è il Salvatore e non dobbiamo attendere altri salvatori se non Gesù solo. Entra in gioco quello che è una priorità assoluta per ogni battezzato e cresimato, quella della testimonianza della fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l’Agnello immolato per la nostra salvezza. Abbiamo il coraggio come Giovanni Battista di dire apertamente chi è il Cristo? O come l’Apostolo Paolo che dopo la conversione si fa pone al servizio del Vangelo nella piena consapevolezza della sua grandezza e della sua povertà? Leggiamo, infatti, oggi, nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla a prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, queste parole autobiografiche di San Paolo, che è “chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene”- Lui per la missione che gli compete si rivolge, in questa lettera, “alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro”. Si rivolge a loro con il saluto fraterno inserito nella celebrazione dei divini misteri: “Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!. Cristo è venuto a portare pace all’umanità e nel nome di questo consacrato di Dio che ogni cristiano, discepolo di così grande maestro è chiamato a vivere in pace e a costruire la pace, anche se la pace non è sempre possibile e perseguibile. La buona volontà e la retta intenzione aiutano il cammino e il processo di avvicinamento a Dio, specie quando sono intere famiglie con il loro sistema di vita, non hanno più bisogno di nessuno e tantomeno dell’idea di Dio. Come non ricordare e citare l’Esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii gaudium, nella quale mette in evidenza l’importanza dell’annunzio missionario nei tempi e nei modi più consoni al mondo odierno. Esempio di questo annuncio lieto, gioioso, coraggioso, fino al martirio, senza compromesso alcuno è proprio il Precursore del Signore. Nel ricordare la figura di San Giovanni Battista, nel giorno della sua solennità, il 24 giugno scorso, Papa Francesco ha detto che una Chiesa ispirata alla figura di Giovanni il Battista esiste per proclamare, per essere voce di una parola, del suo sposo che è la parola e per proclamare questa parola fino al martirio.  Chi è Giovanni. E’ egli stesso a dircerlo. Egli, infatti quando «gli scribi, i farisei, vanno a chiedergli di spiegare meglio chi fosse», risponde chiaramente: «Io non sono il Messia. Io sono una voce, una voce nel deserto». Di conseguenza la prima cosa che si capisce è che «il deserto» sono i suoi interlocutori; gente con «un cuore così, senza niente».  Mentre lui è «la voce, una voce senza parola, perché la parola non è lui, è un altro. Lui è quello che parla, ma non dice; quello che predica su un altro che verrà dopo». In tutto questo c’è «il mistero di Giovanni» che «mai si impadronisce della parola; la parola è un altro. E Giovanni è quello che indica, quello che insegna», utilizzando i termini «dietro di me… io non sono quello che voi pensate; ecco viene dopo di me uno al quale io non sono degno di allacciare i sandali». Dunque «la parola non c’è», c’è invece «una voce che indica un altro». Tutto il senso della sua vita «è indicare un altro. Nelle tenebre di quel tempo Giovanni era l’uomo della luce: non una luce propria, ma una luce riflessa. Come una luna. E quando Gesù cominciò a predicare», la luce di Giovanni iniziò ad affievolirsi, «a diminuire, ad andare giù». Egli stesso lo dice chiaramente parlando della propria missione: «È necessario che lui cresca e io venga meno». Quindi: «Voce, non parola; luce, ma non propria, Giovanni sembra essere niente». Ecco svelata “la vocazione” del Battista: «Annientarsi. E quando noi contempliamo la vita di quest’uomo tanto grande, tanto potente — tutti credevano che fosse il Messia — quando contempliamo come questa vita si annienta fino al buio di un carcere, contempliamo un mistero» enorme. Infatti,  «noi non sappiamo come sono stati» i suoi ultimi giorni. È noto solo che è stato ucciso e che la sua testa è finita «su un vassoio come grande regalo da una ballerina a un’adultera. Credo che più di così non si possa andare giù, annientarsi». Il Battista poteva vantarsi, sentirsi importante, ma non lo ha fatto: egli «indicava soltanto, si sentiva voce e non parola». Questo è «il segreto di Giovanni». Egli «non ha voluto essere un ideologo». È stato un «uomo che si è negato a se stesso, perché la parola» crescesse. Ecco allora l’attualità del suo insegnamento: «Noi come Chiesa possiamo chiedere oggi la grazia di non diventare una Chiesa ideologizzata», per essere invece  una «Chiesa che ascolta religiosamente la parola di Gesù e la proclama con coraggio»;  «una Chiesa sempre al servizio della Parola; una Chiesa che mai prenda niente per se stessa». Sia questa la nostra umile preghiera che innalziamo all’inizio della celebrazione della santa messa: O Padre, che in Cristo, agnello pasquale e luce delle genti, chiami tutti gli uomini formare il popolo della nuova alleanza,  conferma in noi la grazia del battesimo con la forza del tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo”. Amen.

FORMIA. DOMANI LE SUORE OMR PARTONO PER IL MESSICO

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Conferito, questa mattina, 15 gennaio 2014 il mandato missionario a Suor Carmelina e Teresina Picano, delle Suore Opus Mariae Reginae di Formia, che partiranno domani, 16 gennaio, per il Messico, accompagnate da Suor Rosina (Madre Generale) e Suor Agnese. Resteranno in Messico per la loro attività missionaria solo suor Teresina e Carmelia. Molto bella e sentita la cerimonia questa mattina dalle 7 alle 8 con la presenza di 13 suore delle comunità di Formia, Itri e Fondi e tanti momenti significativi vissuti in un clima di preghiera e di fraternità. La celebrazione della santa messa e il rito del mandato sono stati officiati da padre Antonio Rungi, passionista della Comunità della Civita, da due anni cappellano delle Suore. fondate da P.Mario Maria Merlin. Durante l’omelia, padre Rungi ha messo in risalto alcuni fondamentali aspetti della missione. E’ un giorno storico per la vostra famiglia religiosa quello di oggi, in quanto vi aprite alle missioni estere oltre oceano, portando in questo mondo per la prima volta il carisma del fondatore. Ecco il testo della celebrazione di questa mattina con la messa e la benedizione delle missionarie.

SUORE OPUS MARIAE REGINAE – FORMIA (LT)

MANDATO MISSIONARIO ALLE SUORE CHE PARTONO PER IL MESSICO

CELEBRAZIONE  DEL MATTINO – MERCOLEDI’ 15 GENNAIO 2014

PRESIEDE P.ANTONIO RUNGI, PASSIONISTA

 

MESSA E BENEDIZIONE DEGLI INVIATI  

ALL’ANNUNZIO MISSIONARIO DEL VANGELO

 
 Canto d’inizio C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.R. Amen.
C. Il Signore, che dalle tenebre ci ha chiamati alla sua  Meravigliosa luce,   sia con tutti voi.R. E con il tuo spirito
C. Carissime sorelle, con questa celebrazione eucaristica e con la benedizione delle due missionarie della Congregazione Opus Mariae Reginae si rinnova oggi per noi l’esperienza della Chiesa delle origini, la quale inviava alcuni suoi Figli non solo a confermare nella fede i propri fratelli, ma anche ad annunziare con franchezza apostolica il Vangelo ai popoli che ancora non conoscevano il Cristo. L’invio di queste nostre sorelle in Messico, secondo le concrete necessità della Chiesa particolare, la Diocesi di Tenancingo, renda più forte il vincolo di comunione fraterna che già vive e opera mediante la preghiera. Pertanto, al termine della preparazione spirituale immediata  assicurata in questi giorni alle due consorelle, al fine di celebrare degnamente questi santi misteri, riconosciamo umilmente i nostri peccati e chiediamone perdono al Signore dal profondo del nostro cuore.

Confesso…

Dio Onnipotente…. 

Signore pietà… 

Gloria. 

Preghiamo.
C. O Dio, tu vuoi che tutti gli uomini siano salvi  e giungano alla conoscenza della verità;  guarda quant’è grande la tua mèsse e manda i tuoi operai, perché sia annunziato il Vangelo a ogni creatura e il tuo popolo, radunato dalla parola di vita  e plasmato dalla forza dei sacramenti,  proceda nella via della salvezza e dell’amore.  Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.

 

LETTURA DELLA PAROLA (dalla messa dell’Evangelizzazione dei popoli)

Dopo il Vangelo e prima dell’omelia 

PRESENTAZIONE DELLE MISSIONARIE

La Madre Generale (Suor Rosina Di Russo) presenta le due missionarie: Questi sono i nomi delle consorelle che sospinte dalla carità e confermate  dall’obbedienza, partono dal nostro Istituto Opus Mariae Reginae per annunziare il Vangelo in Messico, nella Diocesi di Tenancingo:

–      Suor Carmelina Picano (che va verso l’altare) e risponde: Eccomi

–      Suor Teresina Picano (che va verso l’altare) e risponde: Eccomi

OMELIA TENUTA DA PADRE ANTONIO RUNGI 

C. Invochiamo ora l’intercessione della Regina degli apostoli e dei santi nostri patroni perché proteggano la vostra famiglia religiosa in Italia e ora anche in Messico, con l’invio di due consorelle della vostra famiglia religiosa. 

L. Santa Maria, Madre di Dio…………………………………………….prega per noi

San Giovanni Battista………………………………………………………….prega per noi

San Giuseppe…………………………………………………………….…….prega per noi

Santi Pietro e Paolo…………………………………………………………pregate per noi

Sant’Andrea……………………………………………………………………..prega per noi

San Giovanni Battista…………………………………………………………prega per noi

Sant’Erasmo……………………………………………………………………prega per noi

Santa Teresa di Gesù Bambino ………………………………………..…prega per noi

Santa Giovanna D’Arco…………………………………………………..…prega per noi

San Paolo della Croce……………………………………………………….prega per noi

Santi e sante di Dio…………………………………………………………..pregate per noi

PREGHIERA DI BENEDIZIONE (PER LE DUE MISSIONARIE) 

Ti benediciamo e ti lodiamo, o Dio, perché nel misterioso disegno della tua misericordia  hai mandato nel mondo il tuo Figlio  per liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato  mediante l’effusione del suo sangue e colmarli dei doni dello Spirito Santo. Egli, vinta la morte,  prima di salire a te, o Padre, mandò gli Apostoli,  vicari del suo amore e del suo potere regale, per annunziare ai popoli il Vangelo della vita  e immergere i credenti nelle acque rigeneratrici del Battesimo.  Guarda, Signore, queste tue serve,  che investite del segno della croce  inviamo come messaggere di salvezza e di pace in terra messicana. Guida i loro passi con la tua destra  e sostienile con la potenza della tua grazia,  perché non vengano meno  sotto il peso delle fatiche apostoliche.  Risuoni nelle loro parole la voce di Cristo  e quanti le ascolteranno siano attirati all’obbedienza del Vangelo.  Infondi nei loro cuori il tuo Santo Spirito,  perché, fatte tutte a tutti,  conducano a te, o Padre, una moltitudine di figli  che nella santa Chiesa ti lodino senza fine. Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.

CONSEGNA DELLA CROCE 

C. Signore, Padre santo,  che hai voluto fare della croce del tuo Figlio  l’origine di ogni benedizione  e la fonte di ogni grazia,  benedici X queste croci e fà che quanti le porteranno davanti agli uomini  si impegnino a rinnovarsi  a immagine del tuo Figlio.  Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

R. Amen.

C. Ricevete questo segno   della carità di Cristo   e della nostra fede.   Predicate il Cristo crocifisso,  potenza di Dio e sapienza di Dio.

Amen.

CONSEGNA DELLA BIBBIA E DELLE COSTITUZIONI  E DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO “EVANGELII GAUDIUM” 

RINNOVAZIONE DELLE PROMESSE BATTESIMALI

PREGHIERA DEI FEDELI

C. Innalziamo la nostra preghiera a Dio Padre, ricco di misericordia, che consacrò il suo Figlio con l’unzione dello Spirito Santo, per evangelizzare i poveri, sanare i contriti di cuore e consolare gli afflitti. Diciamo insieme:

R. Lode a te, Signore, da tutta la terra.

L. Dio eterno e misericordioso, che nel tuo disegno universale di salvezza vuoi che tutti gli uomini  giungano alla conoscenza della verità,  noi ti rendiamo grazie, perché hai dato al mondo  il tuo Figlio unigenito, nostro Maestro e Redentore. R.

L. Tu che hai mandato Gesù Cristo ad annunziare il lieto messaggio ai poveri, la liberazione ai prigionieri e a predicare il tempo di grazia,  rendi sempre più missionaria la tua Chiesa,  perché abbracci gli uomini di ogni lingua e nazione. R.

L. Tu che chiami le genti  dalle tenebre alla tua meravigliosa luce, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi  in cielo, sulla terra e sotto terra,  rendici cooperatori e testimoni del Vangelo. R.

L. Donaci un cuore retto e sincero  pronto ad accogliere la tua parola e suscita in noi e nel mondo intero  frutti abbondanti di santità. R. Amen

Altre intenzioni…………………….

C. Signore, ascolta queste nostre umili preghiere e quelle che portiamo nel nostro cuore. Fa che ogni tua parola ed ogni tuo insegnamento e comportamento possa guidare il cammino di queste nostre sorelle che partono per la missione in Messico e guidare il cammino di tutti noi che le incoraggiamo con la nostra preghiera e il nostro sostegno spirituale e morale continuo.

R. Amen.

CANTO OFFERTORIALE

LA MESSA PROSEGUE COME AL SOLITO

CONCLUSIONE

C. Dio, che ha manifestato  la sua verità e la sua carità in Cristo,  vi faccia apostoli del Vangelo  e testimoni del suo amore nel mondo.

R.  Amen.

C. Il Signore Gesù, che ha promesso alla sua Chiesa  di essere presente sino alla fine dei secoli,  guidi i vostri passi e confermi le vostre parole.

R.  Amen.

C. Lo Spirito del Signore sia sopra di voi,  perché camminando per le strade del mondo  possiate evangelizzare i poveri  e sanare i contriti di cuore.

R.  Amen.

C. E su voi tutti qui presenti,  scenda la benedizione di Dio onnipotente,  Padre e Figlio  e Spirito Santo.

R.  Amen.

CANTO FINALE DAVANTI ALLA STATUA DELLA MADONNA REGINA DELLA PACE.

 

 

Formia (Lt). Le Suore Opus Mariae Reginae in partenza per la Missione in Messico

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Formia (Lt). Parte da Formia la missione per il Messico delle Suore  delle Suore Opus Mariae Reginae, fondate da padre Mario Maria Merlin.

di Antonio Rungi 

Parte da Formia la missione per il Messico delle Suore Opus Mariae Reginae, istituto fondato da padre Mario Merlin, religioso dei Servi della Carità, morto il 18 giugno del 2009. Saranno, infatti, due Suore di Formia, Suor Carmelina e e Teresina Picano a spiccare il volo per il Messico, da giovedì prossimo 16 gennaio 2014. Le due Suore, secondo il carisma del Fondatore, e su decisione del Consiglio Generale dell’Istituto, presieduto da Suor Rosina Di Russo, anche lei formiana, avvieranno la loro presenza in Messico, dando vita all’Oratorio femminile per le ragazze, dedicato alla Madonna di Guadalupe. Le due suore saranno accolte nella Diocesi di Tenancingo e dal Vescovo del luogo, Monsignor Raùl Gòmez Gonzàlez, che è ben felice di avviare questa esperienza missionaria con religiose italiane. La Diocesi di Tenancingo è di recente erezione. E’ stato, infatti, Papa Benedetto XVI, nel novembre 2009, ad erigerla a nuova Diocesi con territorio smembrato della Diocesi di Toluca, trasformandola in suffraganea della Chiesa Metropolitana di Città del Messico e nominando, come primo vescovo della stessa monsignor Raúl Gómez González, 60 anni, fino allora vicario generale della Diocesi di San Juan de los Lagos. La nuova Diocesi di Tenancingo, ha appena quattro anni di vita ed ha una superficie di 2.896 chilometri quadrati e una popolazione di 350.406 abitanti, 332.829 dei quali cattolici. Ha 28 parrocchie, 47 sacerdoti diocesani e 18 sacerdoti religiosi, 86 religiose e 12 seminaristi maggiori. Ad arrivare a questa decisione congiunta ci sono voluti diversi mesi, contatti e visite reciproche tra il Vescovo che è venuto in Italia e la Madre Generale, Suor Rosina Di Russo, che è andata in Messico. Il tutto, chiaramente, d’intesa con l’Arcivescovo di Gaeta, Monsignor Fabio Bernardo D’Onorio che ha benedetto ed incoraggiato l’opera e questa apertura alla missione “Ad gentes”, secondo il monito di Gesù ai suoi discepoli: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo”, e secondo i recenti insegnamenti magisteriali di Papa Francesco, soprattutto dell’Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”, programma pastorale e di missionarietà delle Suore Opus Mariae Reginae, la cui casa generalizia è ubicata tra Formia e Itri, sulla Statale Appia, dove vive una comunità religiosa, assistita spiritualmente da padre Antonio Rungi, passionista del Santuario della Civita, da due anni cappellano della comunità. Sarà padre Antonio Rungi a preparare spiritualmente le Suore che andranno in Messico nei prossimi giorni, con la riflessione mattutina della messa delle ore 7.00 che tutti i giorni, tranne la domenica e le feste e solennità, il sacerdote passionista celebra con regolarità. La storia di questa Congregazione, di diritto diocesano, parte dal 1941, quando P.Mario Maria Merlin, si sentì ispirato, sull’esempio di San Giovanni Calabria a dar vita ad una fondazione per la donna, perché questa, guardando alla Madonna, prendesse coscienza della sua alta dignità e valore della sua femminilità. Questa opera fu benedetta da Papa Pio XII l’8 dicembre del 1942. Ma l’istituto fu riconosciuto ufficialmente, successivamente, dopo aver espletato tutto l’iter canonico per l’approvazione, con decreto dell’arcivescovo di Gaeta, monsignor Luigi Maria Carli, il 21 aprile 1979, con l’approvazione delle Costituzioni. Queste sono state revisionate ed nuovamente approvate dall’arcivescovo Fabio Bernardo D’Onorio l’8 dicembre 2011. La Congregazione delle Suore dell’Opera di Maria Regina si propone come fine la santificazione dei suoi membri secondo lo spirito del Fiat della Vergine Maria e la formazione degli stessi al più autentico spirito evangelico nella professione dei voti religiosi. La natura specifica dell’istituto è affermata nell’articolo 3 delle nuove costituzioni, dove si legge: “Il fine si concretizza nell’apostolato rivolto in modo particolare alla donna affinché ella possa formarsi e prepararsi coscientemente al suo domani di responsabilità nella società, a seconda della specifica attitudine e vocazione personale”. Come dire che si tratta di un istituto particolarmente adatto al contesto sociale e culturale in cui viviamo, dove spesso la donna è offesa, vilipesa, maltrattata, e eliminata fisicamente e socialmente in varie culture, nazioni e società del mondo. Da qui l’impegno nel campo della formazione delle donne mediante varie forme e soprattutto attraverso l’oratorio. Si legge, infatti, al n.46 delle nuove Costituzioni: “L’apostolato della Congregazione comprende molteplici forme di attività, tra cui principalmente oratori, incontri di preghiera, corsi di formazione, circoli culturali, sale di lettura, catechesi per i fanciulli e gli adolescenti”.  Con questo scopo e perseguendo tali finalità istituzionali che le Suore Opus Mariae Reginae iniziano questa avventura apostolica in Messico, aprendo nuovi spazi di promozione vocazionale per la chiesa e per lo stesso istituto. Sono, infatti, appena 38 le religiose che costituiscono la piccola Congregazione in fase di crescita e che ha avvertito nel contesto della chiesa e del mondo contemporanei, sollecitate anche dall’insegnamento di Papa Francesco, di varcare le soglie dell’Italia ed aprirsi alla realtà sociale ed ecclesia messicana.