COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 26 GENNAIO 2014

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Terza Domenica del Tempo Ordinario – 26 gennaio 2014 

Gesù Maestro: Luce, sequela ed annuncio 

Commento di padre Antonio Rungi, passionista 

La terza domenica del tempo ordinario nel brano del vangelo Matteo ci presenta Gesù impegnato nella sua opera di evangelizzazione. Il suo ministero pubblico è in pieno svolgimento, tanto è vero che chiama per se i primi discepoli, insegna, guarisce, porta a tutti la parola di speranza e di vita. Possiamo sintetizzare in tre parole chiavi il vangelo di oggi: luce, sequela, insegnamento. Gesù, infatti, è la luce. Egli chiama i primi discepoli, ed insegna ed evangelizza, non trascura assolutamente le esigenze di salute e guarigione degli infermi. Ascoltiamo il testo del Vangelo di questa domenica che di nuovo ci fa pensare a Giovanni battista e strettamente legata alla sua persona, quella di Gesù Messia e salvatore. Giovanni ormai è stato fatto arrestare da Erode, e Gesù lasciando la sua terra della sua infanzia si trasferisce a Cafarnao, dove inizia la sua missione pubblica invitando tutti alla conversione, perché in Lui il regno di Dio si è concretizzato storicamente ed è già presente nel popolo che viveva nelle tenebre. E’ lui la luce che dirada ogni incertezza e dubbio ed apre il cuore alla gioia e alla vita. Questa sua incisiva predicazione fu ben accolta dai primi discepoli, affascinati dalla sua parola o forse anche interessati alle promesse del nuovo maestro, per cui lasciarono tutto e lo seguirono. La sua opera missionaria spaziava su tutto il territorio della Galilea, tanto che non c’era luogo dove egli non predicasse, comprese nelle sinagoghe. La sua predicazione era seguita da guarigioni e tante persone poterono beneficiare della sua azione taumaturgica. Era evidente che di fronte alla guarigione di tante persone aumentasse la stima e il numero dei discepoli del Signore, che non erano solo i 12 apostoli, chiamati direttamente da lui, ma gli altri settantadue che li inviò a due a due e le migliaia di seguaci che lo rincorrevano dovunque andasse per ascoltare la sua parola ed essere risanati nel corpo e nello spirito, quello che più ave va bisogno allora, come oggi, di essere guarito. Ascoltiamo il testo integrale del brano del vangelo:  “Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”. Tale vangelo è bene espresso già nella prima lettura, anzi ne è l’esplicitazione ulteriore del brano di Isaia. Il testo del vangelo infatti riporta quasi integralmente quello che ascolteremo nella brano di Isaia. Ma qui c’è una connotazione e una contestualizzazione diversa. Il messia a cui fa riferimento Isaia, alla luce che diraderà le tenebre farà seguito un’era di pace, un’era di gioia, un’era di speranza. Il Vangelo della gioia è qui anticipato. E troviamo il riferimento a quanto papa Francesco ha scritto nella sua recente esortazione apostolica Evangelii gaudium. Intenso e fortemente aperto alla speranza il brano del più grande dei profeti dell’Antico Testamento: “In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Mádian”. Moltiplicare la gioia, aumentare la letizia è questo lo scopo principale dell’annuncio missionario. All’indomani della conclusione dell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani e della festa della conversione dell’Apostolo delle Genti, Paolo di Tarso, risulta di grande sostegno spirituale nel nostro cammino di formazione cristiana quanto leggiamo nella seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti, nella quale è espressamente indicato il cammino che come cristiani dobbiamo fare, il cammino dell’unità, della comunione, dell’amore a Cristo Crocifisso, della fraternità vera tra tutti coloro che si professano discepoli del Signore e non si attribuiscono altre appartenenze o identità: “Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire.  Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo”. In questa ultima domenica del mese di gennaio 2014, facciamo nostra la preghiera espressa nel salmo responsoriale di oggi, il numero 26: “Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario”.  Chiediamo al Signore dal profondo del nostro cuore di abitare tutti i giorni della nostra vita nella sua casa, così saremo sempre felici in Lui, con Lui, perché al di fuori di Cristo non c’è vera ed autentica felicità su questa terra e nell’eternità.

COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO DI DOMENICA 26 GENNAIO 2014ultima modifica: 2014-01-25T00:25:48+01:00da pace2005
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