L’anziano eremita. Un bellissimo racconto sul Papa emerito

papabenedettoaddio.jpgPapa Bemedetto XVI. Teologo Rungi gli dedica un bellissimo racconto per la sua vita futura

“L’anziano eremita” è questo il titolo che padre Antonio Rungi, teologo morale, missionario passionista, ha voluto dare ad un bellissimo racconto per descrivere la futura vita di Papa Benedetto XVI, dopo il 28 febbraio, in seguito alle dimissioni date liberamente. E’ un racconto di straordinaria ricchezza e bellezza che sottoponiamo alla riflessione e meditazione di tutti i cattolici, vicini al Papa e Romano Pontefice emerito.

L’anziano eremita
 
 

Da molto tempo aveva deciso di ritarsi tutto soletto su un alto monte a pregare il Signore perché lo liberasse dal peso delle fatiche che quotidianamente doveva sostenere per il bene dei suoi fratelli.  

Un giorno decise di farlo nell’assoluta libertà, lasciando interdetti quelli di casa e quanti avevano sperato in lui per continuare a lavorare negli stessi uffici e negli stessi ruoli.  

L’età avanzata, la salute precaria, l’antico desiderio di farsi frate, la nostalgia di una vita contemplativa spinsero l’anziano signore a lasciare ogni cosa e ritarsi in contemplazione.  

Lasciò la sua vecchia abitazione che aveva occupato per ragioni d’ufficio solo per 8 anni, prendendo possesso di un antico monastero, sistemato per lui, alla meglio, perché oltre che a pregare, potesse continuare a fare le cose a cui si era dedicato da una vita.  

Era felice di aver fatto una scelta così radicale e forte, perché avvertiva nel suo cuore di padre, e per certi versi nonno, che solo immergendosi totalmente nella preghiera si è più vicino ai vicini e ai lontani, più di quanto possa assicurare la vicinanza fisica e materiale.  

Il giorno in cui per la prima volta si sentì davvero libero nel profondo del suo cuore, senza preoccupazioni per salvaguardare la dottrina e poi l’ufficio, gli sprizzavano gli occhi dalla gioia di aver visto il Signore.  

Anche lui, come i tre apostoli con Gesù, era salito sul monte Tabor e da lì contemplava meglio il volto di Dio mediante la preghiera dalla sera alla mattina.  

Non sentiva nostalgia di nulla e di nessuno, perché la sua vera nostagia era quella di Dio e una volta compensata tale nostalgia il suo volto e il suo viso ringiovanirono.  

Anche la salute migliorò per l’anziano eremita, non dovendo sottoporsi a stress continui per gestire l’ufficio al meglio e dare sicurezza e garanzia su molti versi.  

Passavano così le giornate nel suo eremo spirituale, su uno dei colli più rinomati e conosciuti della zona, dove spesso la gente accorreva per trovare ristoro e refrigerio alle loro anime perse e senza mete.  

L’anziano eremita non poteva vedere nessuno e né incontrare nessuno, non perché non lo potesse fare, ma perché così aveva liberamente scelto di fare, in quanto stando lontano dal mondo, stava più a contatto con nostro Signore e con lo stesso mondo.  

A Gesù, buon Pastore, si rivolgeva per pregare per quanti si affidavano a lui nella preghiera. E lui tutti poneva sull’altare, quando celebrare l’eucaristia quotidiana, assistito dal suo segretario personale e da alcune amabilisse suore, che nulla facevano mancare al saggio eremita di quel monastero singolare.  

L’eremita si nutriva di poche cose, faceva penitenza, faceva silenzio, studiava, suonava, passeggiava e nei suoi lunghi passeggi mattutini e serali contava i passi che lo distanziavano dall’eternità. Vestiva di un semplice abito bianco in ricordo della sua veste battesimale. 

Tutto immerso nella meditazione dei divini misteri, cosciente della valenza e dell’attualità dei novissimi, quali la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso, non considereva ipotesi plausibile una fine lontana della sua vita, ma preparato orami ad incontrare Dio, ogni giorno allargava sempre di più il suo pensiero sull’orizzonte dell’eternità, mentre il tempo scorreva inesorabilmente sul mondo.  

Anche il giorno del suo abbandono, in cui tutti piansero per aver lasciato l’incarico, lo rileggeva nell’ottica della gioia e della speranza per il mondo, perché da quel giorno l’anziano eremita pregava continuamente Iddio per la sua gente e per quanti credevano fermamente in un mondo diverso. Un mondo senza protagonismi di nessun genere, ma solo con il desiderio di esercitarsi nell’umiltà, quella virtù morale che è capace di cambiare il mondo in un solo istante.  

Non si era separato dal mondo, ma vi era più vicino con la preghiera autentica di un eremita saggio, santo ed intelligente.

Padre Antonio Rungi cp

L’anziano eremita. Un bellissimo racconto sul Papa emeritoultima modifica: 2013-02-26T19:21:00+01:00da pace2005
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