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SOLENNITA’ DELLA SS..TRINITA’ – 31 MAGGIO 2015

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SOLENNITA’ DELLA   SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO B)

DOMENICA 31 MAGGIO 2015 

In compagnia della SS.Trinità per arrivare all’eternità 

Commento di padre Antonio Rungi 

“La fede di tutti i cristiani si fonda sulla Trinità” (San Cesario d’Arles).  Oggi, nella liturgia celebriamo il primo grande mistero della nostra fede: il mistero della Santissima Trinità. Tale mistero è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina.  La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei “misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati. Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell’opera della creazione e nella sua Rivelazione lungo il corso dell’Antico Testamento. Ma l’intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d’Israele, prima dell’Incarnazione del Figlio di Dio e dell’invio dello Spirito Santo.

A rivelarci il grande mistero dell’unità e della trinità di Dio è Gesù stesso, il Figlio di Dio, venuto sulla terra a salvare l’umanità dal peccato, morendo e risorgendo. Tutta la predicazione di Cristo è incentrata su questo annuncio del mistero Trinitario e tutte le epifanie e manifestazioni riguardanti Cristo nel suo cammino terreno ci attestano questa verità di fede: dal battesimo di Giovanni Battista, alla morte in croce e alla risurrezione, all’ascensione. Tutto parla di un Dio, che è Padre, è Figlio ed è Spirito Santo. Il Vangelo di questa domenica della SS.Trinità ci fa entrare con la mente ed il cuore in questo mistero di comunione e missione: “In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Gesù ha rivelato che Dio è “Padre” in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo Unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in relazione al Padre suo: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Per questo gli Apostoli confessano Gesù come “il Verbo” che “in principio” “era presso Dio”, “il Verbo” che “era Dio” (Gv 1,1), come “l’immagine del Dio invisibile” (Col 1,15), come l’“irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza” (Eb 1,3). Sulla loro scia, seguendo la Tradizione Apostolica, la Chiesa nel 325, nel primo Concilio Ecumenico di Nicea, ha confessato che il Figlio è “consustanziale” al Padre, cioè un solo Dio con lui. Il secondo Concilio Ecumenico, riunito a Costantinopoli nel 381, ha conservato tale espressione nella sua formulazione del Credo di Nicea ed ha confessato “il Figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre”.

Inoltre, prima della sua Pasqua, Gesù annunzia l’invio di un “altro Paraclito” (Difensore), lo Spirito Santo. Lo Spirito che opera fin dalla creazione,  che già aveva “parlato per mezzo dei profeti”, dimorerà presso i discepoli e sarà in loro, per insegnare loro ogni cosa  e guidarli “alla verità tutta intera”. Lo Spirito Santo è in tal modo rivelato come un’altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre.

La verità rivelata della Santa Trinità è stata, fin dalle origini, alla radice della fede vivente della Chiesa, principalmente per mezzo del Battesimo. Trova la sua espressione nella regola della fede battesimale, formulata nella predicazione, nella catechesi e nella preghiera della Chiesa. Simili formulazioni compaiono già negli scritti apostolici, come ad esempio questo saluto, ripreso nella Liturgia eucaristica: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”.

Nel corso dei primi secoli, la Chiesa ha cercato di formulare in maniera più esplicita la sua fede trinitaria, sia per approfondire la propria intelligenza della fede, sia per difenderla contro errori che la alteravano. Fu questa l’opera degli antichi Concili, aiutati dalla ricerca teologica dei Padri della Chiesa e sostenuti dal senso della fede del popolo cristiano. Per la formulazione del dogma della Trinità, la Chiesa ha dovuto sviluppare una terminologia propria ricorrendo a nozioni di origine filosofica: “sostanza”, “persona” o “ipostasi”, “relazione”, ecc. Così facendo, non ha sottoposto la fede ad una sapienza umana, ma ha dato un significato nuovo, insolito a questi termini assunti ora a significare anche un Mistero inesprimibile, “infinitamente al di là di tutto ciò che possiamo concepire a misura d’uomo” [ Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 2].

Prima di tutto professiamo che la Trinità è Una. Noi non confessiamo tre dèi, ma un Dio solo in tre Persone: “la Trinità consustanziale”. Le Persone divine non si dividono l’unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura”. “Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l’essenza o la natura divina”.  Le Persone divine sono realmente distinte tra loro. “Dio è unico ma non solitario”. “Padre”, “Figlio” e “Spirito Santo” non sono semplicemente nomi che indicano modalità dell’Essere divino; essi infatti sono realmente distinti tra loro: “il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio, e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio”. Sono distinti tra loro per le loro relazioni di origine: “È il Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito Santo che procede”.

Poi professiamo che l’Unità divina è Trina.  Le Persone divine sono relative le une alle altre. La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l’unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: “Nei nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio, il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all’uno e all’altro; quando si parla di queste tre Persone considerandone le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o sostanza. Infatti “tutto è una cosa sola in loro, dove non si opponga la relazione”. “Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio”. Ai catecumeni di Costantinopoli san Gregorio Nazianzeno, detto anche “il Teologo”, consegna questa sintesi della fede trinitaria: Innanzi tutto, conservatemi questo prezioso deposito, per il quale io vivo e combatto, con il quale voglio morire, che mi rende capace di sopportare ogni male e di disprezzare tutti i piaceri: intendo dire la professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Io oggi ve la affido. Con essa fra poco vi immergerò nell’acqua e da essa vi trarrò. Ve la dono, questa professione, come compagna e patrona di tutta la vostra vita. Vi do una sola Divinità e Potenza, che è Uno in Tre, e contiene i Tre in modo distinto. Divinità senza differenza di sostanza o di natura, senza grado superiore che eleva, o inferiore che abbassa. . . Di tre infiniti è l’infinita connaturalità. Ciascuno considerato in sé è Dio tutto intiero. . Dio le Tre Persone considerate insieme. . . Ho appena appena incominciato a pensare all’Unità ed eccomi immerso nello splendore della Trinità. Ho appena incominciato a pensare alla Trinità ed ecco che l’Unità mi sazia”.

Tutta l’Economia divina è l’opera comune delle tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione. “Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principi della creazione, ma un solo principio”. Tuttavia, ogni Persona divina compie l’operazione comune secondo la sua personale proprietà. Così la Chiesa rifacendosi al Nuovo Testamento [1Cor 8,6] professa: “Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose”. Le missioni divine dell’Incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle che particolarmente manifestano le proprietà delle Persone divine. Tutta l’Economia divina, opera comune e insieme personale, fa conoscere tanto la proprietà delle Persone divine, quanto la loro unica natura. Parimenti, tutta la vita cristiana è comunione con ognuna delle Persone divine, senza in alcun modo separarle. Chi rende gloria al Padre lo fa per il Figlio nello Spirito Santo; chi segue Cristo, lo fa perché il Padre lo attira [Gv 6,44 ] e perché lo Spirito lo guida [Rm 8,14]. Il fine ultimo dell’intera Economia divina è che tutte le creature entrino nell’unità perfetta della Beata Trinità [ Gv 17,21-23 ]. Ma fin d’ora siamo chiamati ad essere abitati dalla Santissima Trinità: “Se uno mi ama”, dice il Signore, “osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).

Il mistero della Trinità è un mistero che si fa storia e cammino con ciascuno di noi. E’ un mistero di fede che richiede un cammino di fede autentica, come ci ricorda la prima lettura di oggi: “Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre». O come afferma l’Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua lettera ai Romani: “Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”.

Il cammino verso l’eternità è un cammino con la Santissima Trinità e come tale è un cammino di amore e di perfezionamento, che solo chi è docile allo Spirito Santo, può intraprendere e portare a termine, avendo lo sguardo fisso in Gesù Cristo e la mente rivolta esclusivamente al cielo, pur camminando nella vita terrena. Con la preghiera di Santa Elisabetta della Trinità, ci rivolgiamo oggi alla Santissima Trinità: “ O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per stabilirmi in te, immobile e serena come se la mia anima fosse già nell’eternità; nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da te, o mio Immutabile, ma che ogni minuto mi porti più addentro nella profondità del tuo Mistero! Pacifica la mia anima; fanne il tuo cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla tua azione creatrice . Amen.

 

SOLENNITA’ DELLA PENTECOSTE 2015 – COMMENTO DI P.RUNGI

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DOMENICA DI PENTECOSTE – MESSA DEL GIORNO (ANNO B)

Domenica 24 maggio 2015 

NOI TEMPIO DELL’AMORE DI DIO MEDIANTE IL SUO SPIRITO

Commento di padre Antonio Rungi 

L’annuale solennità della Pentecoste, che, come sappiamo e leggiamo oggi nella parola di Dio, ci ricorda la discesa dello Spirito Santo, la Terza Persona della Santissima Trinità, sugli apostoli riuniti in preghiera nel cenacolo, insieme alla Madre di Gesù, ci riporta al mistero del Dio amore che nel piano della creazione del mondo e della redenzione del genere umano ci dimostra la sua grande benevolenza, soprattutto nel mistero dell’invio del suo Spirito di amore, santità e verità su di noi. Oggi, in questa solennità ci sentiamo rivitalizzati nella mente, nello spirito e nel corpo, perché nuovamente scende su di noi lo Spirito del Signore. Infatti, ci ricorda l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani che “l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori”. Oggi, quindi è in modo del tutto speciale la festa dell’amore cristiano. Di un amore che si infiamma e si accende davanti alle sfide del mondo e della storia, perché col dono dello Spirito Santo, ricevuto in modo del tutto particolare nel sacramento della confermazione, noi siamo stati inviati per portare a tutto il mondo l’annuncio della salvezza che solo in Cristo l’uomo può raggiungere pienamente e completamente. Quello Spirito d’amore che deve produrre in noi effetti di grazia devastanti in senso positivo e propositivi, nella direzione dello scongelamento delle nostre freddezze ed autosufficienze, che deve rompere la rigidità di cerchi schemi di pensare e modi di viver, che raddrizzi i nostri ed altrui comportamenti che vanno chiaramente nella direzione opposta del vangelo dell’amore e della misericordia. E’ quanto chiediamo oggi con umiltà al Signore, perché, nella preghiera e nei sacramenti della rivitalizzazione dell’animo, possiamo sperimentare un nuova ed autentica Pentecoste della nostra vita. Solo il linguaggio dell’amore può rendere comprensivi i rapporti umani. Un amore che trova la sua sorgente in Dio, passa attraverso i fratelli e le realtà umane e terrene e ritorna alla sede della sua naturale fonte che è il Dio dell’amore e della misericordia.

Davanti al male assoluto che spesso incrociamo nella storia di ieri e di oggi, nel comportamento di singole persone o di gruppi anche nell’ambito della vita della Chiesa, nasce spontanea la domanda: ma i sacramenti ricevuti, del battesimo e della cresima, quale effetto di cambiamento radicale nella vita del credente hanno provato e continuano a provocare? Ad analizzare la cattiveria umana, le guerre, le ingiustizie, l’odio sconfinato di certe persone che amano fare il male e godono del male c’è davvero da chiedersi: Signore dove sei? Ecco davanti ad una Pentecoste che mai è stata celebrata e vissuta nella vita di persone, noi Gesù, ci rivolgiamo a te e ti preghiamo: manda il tuo spirito e ricreaci nell’amore; manda il tuo spirito e rinnova la faccia della terra. Per rinnovare questa faccia triste della terra, è necessario che tu metta le cuore dei tuoi messaggi di speranza, la gioia di annunciare la buona novella del regno, rivolgendosi a tutti i popoli e agganciando tutte le culture del mondo, come ci ricorda il brano della prima lettura di oggi, tratto dagli Atti degli Apostoli che descrive il momento della discesa dello Spirito Santo sul gruppo dei discepoli di Gesù e che avviene un modo fragoroso, quasi come un vento che si abbatte impetuoso e modifica l’assetto mentale delle persone e ambientale in cui esse vivono. Con le conseguenze che ben conosciamo in quella circostanza: “Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Con il dono dello Spirito Santo, con l’effusione di Lui su ognuno di noi, se siamo docili alla sua azione egli ci trasformerà in creature nuove, capaci soli di amare e non di odiare, capaci di fare il bene e non il male, capaci di rischiare la vita per il Signore e non richiudersi nelle proprie paure. Lo evidenzia con termini di grande impatto sociale e morale il brano della seconda lettura di oggi, ricavata dalla lettera di san Paolo Apostolo ai Galati:Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere”. E conclude con un forte appello alla conversione e alla testimonianza di una vita retta e limpida nello spirito: “Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”.

Chiediamo al Signore, in questa Pentecoste 2015, mentre la Chiesa guarda al mondo con grande senso di rispetto e di preoccupazione, che mandi il suo Spirito su tutti noi: dal Papa, ai vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Mandi lo Spirito di illuminazione nel cuore di chi è lontano da Dio, non crede ed è nella sincera ricerca della verità e dalla bontà, convinti più che mai che “quando verrà lui, lo Spirito della verità, ci guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e ci annuncerà le cose future”.

Sia questa la nostra preghiera conclusiva, mediante l’intercessione della Madonna, che stiamo ricordando ogni giorno, in questo mese di maggio, a lei dedicato e che volge al termine: “O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo”. Opera o Signore il grande prodigio di trasformare i cuori di pietra di tanti uomini e donne di questa terra in cui capaci di tenerezza, misericordia e perdono. Amen.

Solennità dell’Ascensione – Domenica 17 maggio 2015.

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ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO B)

 

Con il cuore pieno di gioia rivolto al cielo

 

Commento di padre Antonio Rungi

 

La solennità dell’Ascensione che oggi celebriamo è un forte appello alla gioia del cuore, una gioia che sperimentiamo sulla terra e soprattutto a quella gioia che aspiriamo di raggiungere nella pienezza nel cielo, dove Cristo ci ha preceduto e ha preparato un posto per tutti, senza esclusione di nessuno. La liturgia della santa messa di oggi inizia proprio con la bellissima preghiera della colletta: “Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria”. La gioia che siamo chiamati a sperimentare è di tutta la chiesa e di tutta l’umanità, in quanto in Cristo asceso al cielo noi abbiamo la certezza, se seguiamo le sue orme ed il suo insegnamento, di raggiungerlo a conclusione dei nostri giorni terreni. Questa certezza assoluta ci spinge a comportarci in maniera degna della nostra vocazione.

Ed il salmo responsoriale di questa solennità ci invita nuovamente a vivere nella gioia e ad esultare per quanto oggi celebriamo: “Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia, perché terribile è il Signore, l’Altissimo, grande re su tutta la terra. Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni, cantate inni al nostro re, cantate inni. Perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo”.

Siamo quindi ad esultare di gioia tutti. Ma siamo persone gioiose, viviamo davvero nella gioia che ci viene dall’alto, dove Cristo si è assiso alla destra del Padre, come ci ricorda il testo degli Atti degli Apostoli: “Mentre (gli apostoli) lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Il mistero della fede nell’ascensione del Signore è un mistero di tale profondità, che solo chi ha vera fede può aderirvi pienamente. Di fronte ad una cultura che guarda solo nell’orizzonte terreno, parlare di un destino eterno dell’uomo non è facilmente accettabile e condivisibile. Per cui, convinti più che mai che siamo persone fatte per l’eternità, noi dobbiamo camminare verso il cielo con sempre maggiore consapevolezza che è quella la nostra patria definitiva. Non possiamo avere tentennamenti o indecisioni, ma solo certezze e sicurezze di fede e di comportamenti rispondenti ai cercatori del cielo e non delle cose della terra. Ce lo rammenta con parole molto belle e semplici, l’Apostolo Paolo nel brano della sua lettera agli Efesini che oggi ascoltiamo:  “Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.  Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.  A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

I capisaldi della morale cristiana e dell’ascesi cristiana che ci indirizza all’eternità trovano in questo brano quelli più di immediata lettura, interpretazione ed applicazione. Le virtù fondamentali della vita morale stanno indicate in questo testo: umiltà, dolcezza, magnanimità, sopportazione, amore, unità e pace. Sono virtù che dobbiamo esercitare senza mezze misure. Il Paradiso lo si conquista con questi comportamenti morali che attingono la loro forza proprio dal mistero del Cristo morto, risorto ed asceso al cielo. Di queste verità di fede dobbiamo tutti farci portavoce, senza paura di fronte ad un mondo distratto da tante cose e che ha decretato, in molti ambienti, la morte di Dio, lasciando l’umanità nello smarrimento e nella confusione più totale. Noi, che confermiamo ancora una volta oggi, la nostra fede nell’eternità, vogliamo annunciare il vangelo della gioia con la stessa forza e lo stesso coraggio dei primi apostoli. Essi su mandato di Gesù stesso, prima di ascendere al cielo, fecero esattamente quello che il Maestro e Signore chiese a loro. Infatti ci ricorda il brano del Vangelo di Marco che “essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.

Missionari della gioia nel mondo, come ci raccomanda Papa Francesco continuamente nel suo magistero, a partire dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium alla quale dobbiamo ispirare, oggi, nel contesto della chiesa del XXI secolo l’azione evangelizzatrice in ogni angolo della terra, a partire dai nostri ambienti di vita e di missione. “Invito ogni cristiano –scrive Papa Francesco-  in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!”.

 

 

 

TUTTO SULLA CANONIZZAZIONE DELLA BEATA MARIA CRISTINA BRANDO

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Presentazione
Domenica 17 maggio 2015, in Piazza San Pietro, Papa Francesco, proclamerà santa Suor Maria Cristina Brando, fondatrice delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, durante la solenne celebrazione eucaristica delle ore 10.00, presieduta dallo stesso Papa Francesco e alla quale, verranno elevato agli onori degli altari altre tre religiose non italiane. Alla celebrazione parteciperanno tutte le Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, con la loro madre Generale, Carla Di Meo. A rivolgere l’istanza al Santo Padre perché la Brando, venga canonizzata, sarà l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe. Fu, infatti nella città partenopea che la novella santa nacque, nel 1856, e visse buona parte della sua breve, ma intensa vita terrena, conclusa a Casoria nel 1906 ad appena 50 anni.

CENNI BIOGRAFICI DI SANTA MARIA CRISTINA BRANDO

di Antonio Rungi

Santa Maria Cristina dell’Immacolata Concezione (al secolo Adelaide Brando) nacque a Napoli il 1° Maggio 1856 da Giovanni Giuseppe Brando e Concetta Marrazzo. Lo stesso giorno viene battezzata nella chiesa di San Liborio. Il giorno 8 Dicembre 1864 ricevette la prima Comunione ed il 25 Dicembre 1868, all’età di dodici anni circa, fece voto di verginità perpetua. La sua aspirazione fu quella di vittima consacrata interamente al Signore, nonché di riparazione. Nel 1871 entrò nel monastero delle Fiorentine a Chiaia, dove maturò in lei la fondazione di un’opera di Adoratrici. Dimessa dal predetto istituto per ragioni di salute, rimessasi alquanto, entrò nel monastero delle Sacramentine e ne vestì l’abito il 4 Maggio 1876. Costretta ad abbandonare anche le Sacramentine, nel Luglio 1878 si ritirò nel Conservatorio delle Suore Teresiane di Torre del Greco, conducendo ivi una vita religiosa veramente esemplare. La Brando vedeva Gesù nell’Eucaristia, Vittima perennemente sacrificata al Padre Suo in riparazione ed espiazione, sentiva che il suo posto era accanto al Tabernacolo per offrirsi, con Gesù Ostia, vittima di riparazione e di espiazione perenne. Di grande aiuto e conforto furono San Ludovico da Casoria e il Servo di Dio Michelangelo Longo da Marigliano. Dopo altre vicende, il 22 Novembre 1884, su invito del preposito curato di Casoria, il canonico Domenico Maglione (fratello del cardinale Luigi Maglione, Segretario di stato di Pio XII), Suor Maria Cristina Brando si trasferì a Casoria, con le sue suore, presso la proprietà Maglione, e poi nell’attuale casa madre dell’Istituto in via G. D’Anna, dove costruì un meraviglioso Tempio eucaristico in stile neo gotico. Il 16 Agosto 1903, approvato dalla Santa Sede, l’istituto prese il nome ufficiale di “Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato”. La sera del 14 Gennaio 1906, dopo il vespro, la Madre radunò la comunità per l’ultima volta, raccomandò la carità vicendevole. Alle ore 22 di quella stessa sera avvertì un malessere e la mattina del 20, dopo breve agonia, morì dopo aver ricevuto i sacramenti, a circa 50 anni di vita. La notizia che la Madre di Casoria era morta, si diffuse subito. Si piangeva e si pregava mentre si affermava che era morta una Santa. Negli anni 1927-40 furono celebrati i processi ordinari sulla fama di santità. Il 4 Maggio 1972 fu introdotta la causa di beatificazione e canonizzazione, istruita in Napoli alla presenza del cardinale Corrado Ursi. Il 2 Luglio 1994 Papa Giovanni Paolo II la dichiarò” Venerabile”. Nel 1992 per l’intercessione della Venerale presso Dio, avvenne un miracolo nelle Filippine alla signora Federica de la Fuente, colpita da malattia di Wegner, a localizzazione polmonare bilaterale, di vasta estensione e a notevole attività evolutiva e con grandi complicanze.
Il 27 Aprile 2003 Maria Cristina Brando venne iscritta da Giovanni Paolo II nell’albo dei beati che la dichiarava “fervente devota dell’Eucaristia e testimone della carità di Cristo”. Nel frattempo molte grazie dai fedeli e devoti della Beata venivano attribuite all’intercessione di Maria Cristina Brando. Il 10 Gennaio 2013 la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi per l’esame di un altro evento straordinario ed eccezionale a favore della signora Di Mauro Maria Angela di Amorosi (BN), per una gravidanza avvenuta nonostante una elevata incidenza di recidiva di gravidanza extrauterina, con parere incerto.
All’unanimità è stato espresso un parere affermativo, ravvisando, così nell’evento in esame un miracolo operato da Dio per intercessione della Beata Maria Cristina dell’Immacolata Concezione.
I Cardinali e i Vescovi nella sessione ordinaria del 16 Settembre 2014 hanno giudicato il caso in esame un vero miracolo attribuito all’intercessione della Beata. Il 20 Settembre 2014 il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo, dichiarando Maria Cristina Brando “Santa”.
Nel Concistoro del 14 Febbraio 2015 il Santo Padre Francesco comunica la canonizzazione in Roma Piazza S. Pietro: Domenica 17 Maggio 2015.
L’Istituto Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, di diritto pontificio, fondato a Casoria da Santa Maria Cristina Brando, si è diffuso in Italia e all’estero, in particolare nelle Filippine e in Indonesia. Conta circa 400 religiose, molte delle quali sono straniere. Le Costituzioni e Regolamenti, già aggiornati dopo il Concilio Vaticano II, a distanza di 30 anni sono stati rivisti nel capitolo straordinario del 2012, ed approvati dalla Santa Sede all’inizio del 2013.

IL MESSAGGIO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE
ARCIVESCOVO DI NAPOLI
PER LA CANONIZZAZIONE DELLA BEATA MARIA CRISTINA BRANDO

MADRE CRISTINA BRANDO “MADRE DI CASORIA”

Carissimi fratelli e sorelle,
la canonizzazione di Maria Cristina Brando è un evento di grazia che il Signore dona alla Chiesa di Napoli e alla Chiesa Universale, nell’Anno della Vita Consacrata.
Vogliamo rendere grazie a Dio e a quanti ha scelto come suoi strumenti: il Santo Padre Francesco, le tante persone che hanno incontrato, conosciuto e amato Maria Cristina e ne hanno testimoniato il cammino di santità, e soprattutto le Suore Vittime Espiatrici del SS. Sacramento e tutti coloro che hanno tenuto viva la memoria di questa donna napoletana continuandone le opere e lasciandosi ispirare dal suo carisma.
Il rendimento di grazie diventa per tutti un richiamo alla riscoperta della comune vocazione alla santità: questo è il grande progetto d’amore e di fedeltà che da sempre Dio ha stabilito per tutti e per ciascuno di noi: ci vuole santi, come lui è santo!
Nel nostro cuore, non può esserci altro desiderio, altra aspirazione che fare nostro il progetto di Dio. Cammineremo così sulla strada della santità: una strada divina e allo stesso tempo umana ed umanizzante.
Con la canonizzazione di Maria Cristina, la Chiesa dichiara autorevolmente che il desiderio di farsi santa è stato il sentimento dominante del suo cuore a tal punto da esclamare: “Voglio farmi santa a qualunque costo”. Da tale desiderio, è scaturito l’impegno a vivere in comunione con Dio offrendosi come vittima espiatrice per i peccati commessi dall’umanità contro l’Eucaristia, come anche il suo fecondo apostolato a servizio dell’istruzione e dell’educazione delle giovani generazioni con conservatori femminili, educandati, orfanatrofi, scuole interne ed esterne, istruzione catechistica.
Maria Cristina Brando, al battesimo Adelaide, nacque a Napoli il primo maggio 1856 da genitori benestanti. La piccola Adelaide, dall’indole mite e docile, ricevette in famiglia una buona educazione religiosa. A sette anni avvertì la chiamata alla vita consacrata ed a dodici anni, nella notte di Natale, davanti all’immagine di Gesù Bambino, emise il voto di castità perpetua. Successivamente entrò come candidata nelle Clarisse del Monastero delle Fiorentine a Napoli ma, per ben due volte, dovette rientrare in famiglia a causa della sua malferma salute.
Dopo la guarigione entrò nuovamente nel monastero delle Sacramentine e, all’età di venti anni, nel 1876, vestì l’abito religioso con il nome di Suor Maria Cristina dell’Immacolata Concezione. Ammalatasi di nuovo gravemente, si trasferì nel Conservatorio delle Teresiane a Torre del Greco, dove maturò l’idea di fondare una nuova famiglia religiosa, che poi prenderà il none di “Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato”.
Dopo tante difficoltà, su consiglio di padre Ludovico da Casoria, che le diceva: “Vada, vada a Casoria a fare la fondazione. Gesù lo vuole”, giunse a Casoria nel 1884, con tre suore ed alcune educande. Qui realizzò la profezia di padre Ludovico, che le ripeteva spesso: “In mezzo di questa cittadina erigerai una casa centrale”.
Nella sua vita consacrata, Maria Cristina Brando ha saputo coniugare contemplazione e azione. Considerava le occasioni per fare il bene come segnali urgenti da parte di Dio; fino a tarda sera, soprattutto per non farsi notare, attraversava le strade di Casoria per portare soccorso a famiglie bisognose… tutto con dolcezza e bontà. La forza del servizio aveva la sua origine nell’Eucaristia che adorava in una cella chiamata “grotticella”.
Grazie al suo fascino straordinario conquistava il cuore delle persone e delle sue figlie spirituali, che la seguivano con fede e profonda umiltà.
Ella si consumò nella preghiera e nelle opere con grande fede e generosità.
Morì all’età di 50 anni, il 20 gennaio 1906.
Mi piace definire la santità di Maria Cristina, una santità mistica e umanamente contagiosa; una santità che la conduceva a vivere nell’intimità di Dio e ad aprirsi e donarsi agli uomini in ogni ambito della loro esistenza.
Napoli ha ancora fame di santità. La nostra Città, la nostra Diocesi sia un cantiere aperto di santità, luogo in cui la relazione con Dio e il servizio appassionato per l’uomo prevalgono sul “sospetto” di Dio e sull’interesse personale. Invito tutti a lasciarsi trasformare dallo Spirito, a non aver paura di tendere verso l’alto!

Napoli, 25 marzo 2015
Annunciazione del Signore
+ Crescenzio Card. Sepe

LETTERA CIRCOLARE DELLA MADRE GENERALE
PER LA CANONIZZAZIONE DELLA FONDATRICE DELLE SUORE VITTIME ESPITARICI DI GESU’ SACRAMENTATO

Mie dilettissime figlie in Gesù Cristo è con intensa commozione che vi annuncio il grande evento della Canonizzazione della nostra amata Fondatrice e nostra amabilissima Madre che si terrà a Roma, in piazza San Pietro il 17/05/2015, anno che Papa Francesco ha voluto dedicare alla vita consacrata. Come prima responsabile dell’Istituto sento il dovere di invitare tutte voi, mie figlie spirituali, a un cammino di riflessione sulla santità della nostra Madre Maria Cristina. Nell’intraprendere questo cammino, voglio appunto indicarvi come stella di orientamento la lettera apostolica che Papa Francesco ha dedicato a tutti i consacrati, in cui ci esorta a guardare il passato con gratitudine – a vivere il presente con passione -e abbracciare il futuro con speranza.
Ma voglio soffermarmi sul primo obiettivo : guardare il passato con gratitudine. Il Santo Padre ci esorta a pensare alla”ricca storia carismatica da cui proviene il nostro istituto e il pensiero corre a Santa Maria Cristina.Dio l’ha chiamata ad una sequela ravvicinata con Lui, l’ha chiamata a tradurre il Vangelo in una particolare forma di vita, a leggere con gli occhi della fede i segni dei tempi, a rispondere con creatività alle necessità della chiesa. L’esperienza degli inizi è poi cresciuta e si è sviluppata, coinvolgendo altri membri in nuovi continenti geografici e culturali, dando vita a modi nuovi di attuare il carisma, a nuove iniziative ed espressione di carità apostolica. E’ come il seme che diventa albero espandendo i suoi rami. Ancora Papa Francesco ci esorta, in quest’anno, a ricordare gli inizi e lo sviluppo storico della nostra Congregazione, per ringraziare Dio che ha offerto alla Chiesa così tanti doni che la rendono bella e attrezzata per ogni opera buona. Fin qui, è Papa Francesco a parlare ed io mi faccio eco della sua voce dicendovi: Per noi è un anno doppiamente importante e impegnativo. Potremo rispondere alle aspettative del Santo Padre proprio perché le manifestazioni per la Sua Canonizzazione ci permetteranno di scoprire e raccontare la nostra storia, scoprire la “Scintilla ispiratrice” della Fondatrice. Prendere coscienza di come è stato vissuto il Carisma lungo la storia, quale creatività ha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare e come sono state superate.
Per questo, invito tutte le comunità, piccole e grandi, che operano in Italia, nel Continente Latino Americano, nelle Isole Filippine e in Indonesia, a curare momenti di grazia, in cui privilegiamo le celebrazioni eucaristiche e prendano spazio riflessioni sul Carisma e la santità di Santa Maria Cristina. All’ascolto segue la contemplazione in cui, la riparazione – espiazione ,diventi un punto essenziale per trasmetterlo negli spazi pastorali della scuola, della parrocchia e delle associazioni. Dobbiamo sottolineare che il carisma di Santa Maria Cristina non è passato di moda ma ” L’Eucaristia è il vero Tesoro della Chiesa”. L’Eucaristia costituisce il filo dorato che, a partire dall’ultima Cena, annoda tutti i secoli della storia fino ad oggi, come ha scritto il Cardinale Angelo Amato (Prefetto della Congregazione dei santi) e il Vescovo Marcello Bartolucci così disse nella sua omelia il 20 Gennaio, festa liturgica di Santa Maria Cristina, Maria Cristina ha avuto i pensieri di Gesù, ha avuto i sentimenti di Gesù, ha compiuto le opere di Gesù, perché si nutriva soprattutto di Eucaristia, adorava l’Eucaristia, l’Eucaristia portò in lei la presenza e la santità di Gesù. Per Madre Maria Cristina l’Eucaristia fu la forza che la sostenne sulla via della santità. Fu il suo modello di vita.
Figlie mie, Santa Maria Cristina ci ha lasciato la “Vittimalità espiatoria” come nota peculiare del Carisma. Ripeteva e ripete oggi a noi:” Dobbiamo essere vittime di fatto, fino a voler dare la vita per Gesù”. Nella logica dell’amore, dono, gustiamo l’amore nel talamo nuziale dell’Eucaristia, liete della sorte ereditata. Pronte a tutto ciò che Gesù vorrà da noi, a qualunque sacrificio, nella logica della nuzialità che vanta totale appartenenza “Il mio diletto è tutto per me e io per Lui”.(Costituzioni No 13)
Invito a vivere quest’anno sotto l’auspicio di Papa Francesco il quale ci augura che: quest’anno, sia un’ occasione per gridare al mondo con forza la santità e la vitalità presenti in noi, chiamate a seguire Cristo nella vita consacrata. Ed io, mie care figlie, vi auguro che sia un anno ricco di grazie che il Signore vorrà elargire a ciascuno di noi e al nostro Istituto. Abbiamo bisogno di bellezza e santità. Facciamoci Sante! Le uniche parole che scandiremo con la nostra bocca saranno : Voglio farmi santa ! Debbo farmi santa a qualunque costo!
Grata fin d’ora a tutte voi per il prezioso dono della collaborazione vi accompagna la mia benedizione.
Dalla Casa Generalizio, 15 Febbraio 2015
Sesta Domenica del Tempo ordinario
Madre Carla Di Meo, Superiora Generale

Il miracolo che ha portato la beata Maria Cristina Brando alla canonizzazione.

Un forte desiderio di maternità e una fede incrollabile, hanno consentito che accadesse un miracolo.
Miracolo che ha permesso alla beata di essere proclamata santa il 17 Maggio 2015 da Papa Francesco. I protagonisti di questa vicenda sono Maria Angela Di Mauro, Carmine Cacchillo e Pasqualino Cacchillo, bambino di 10 anni, di Amorosi, cittadina in provincia di Benevento.
La signora, dopo due gravidanze impossibili da portare a termine, presentava una situazione sempre più complicata per i gravi danneggiamenti riportati alle tube. I medici nutrivano forti dubbi sulle sue future gravidanze. C’ erano poche speranze di rimanere incinta. La giovane coppia non si arrende, la voglia di avere un figlio era troppo grande! Iniziarono, così a consultare i migliori specialisti, a sottoporsi ad una serie di esami e alla fine le fu consigliato di non provare più ad avere una gravidanza in maniera naturale ma di ricorrere alla fecondazione assistita .Da buon cristiani, cattolici praticanti non accettarono ma neppure volevano arrendersi. Nel 2003,ben conoscendo il dramma che stavano vivendo, furono invitati a partecipare ad una veglia di preghiera in preparazione alla Beatificazione di Maria Cristina Brando.
Fu in questa circostanza che la Beata iniziò la sua potente opera di intercessione. L’angoscia, che la signora Angela portava dentro di sé come un pesante fardello, si trasformò in grande pace interiore, profonda e duratura, dovuta all’ascolto di alcuni scritti della Beata. Decise di accettare la volontà di Dio ed essere madre con il cuore per i tanti figli abbandonati. Sempre nel 2003, partecipò alle Quarantore, animate dalle suore della Brando. In questa occasione sentì forte il desiderio di chiedere la grazia di un figlio, a Maria Cristina. Dopo nove mesi nacque Pasqualino in modo del tutto naturale. Bambino sano, bello e forte.
Dopo la nascita di Pasqualino, la signora rimase incinta altre due volte ma in entrambi i casi le gravidanze non andarono a buon fine. Pasqualino è proprio il figlio del miracolo! Affermarono tutti quelli che l’avevano accompagnato con le loro preghiere. Il ginecologo Achille Tolino, professore ordinario di ginecologia dell’università degli studi di Napoli Federico II e perito medico di parte afferma:” Quando ho letto tutta la documentazione della signora Maria Angela mi sono reso conto che la gravidanza dal punto di vista scientifico era impossibile, era successo qualcosa al di fuori della norma, con due gravidanze extrauterine ed entrambe le tube danneggiate non era assolutamente possibile una fecondazione. Maria Angela ha avuto una normale gestazione nell’utero, tutto è andato bene ed è nato un bambino sano. La mia relazione è stata acquisita agli atti, ho partecipato alla consulta medica in Vaticano e il caso della sig. Maria Angela è stato ritenuto un miracolo”.

PROGRAMMA DEL DOPO-CANONIZZAZIONE DI SANTA MARIA CRISTINA BRANDO
PEREGRINATIO “URNA SANTA MARIA CRISTINA” E RACCONTO MUSICALE ISPIRATO ALLA VITA E AL CARISMA DI SANTA MARIA CRISTINA BRANDO
-SABATO 23 MAGGIO ORE: 16,00: CHIESA DELLE “SACRAMENTINE” IN NAPOLI.
-DOMENICA 24 MAGGIO ORE: 16,00 DUOMO DI NAPOLI E ALLA ORE: 17,00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA DI RINGRAZIAMENTO, PRESIEDUTA DA SUA EMINENZA CARD. CRESCENZIO SEPE ARCIVESCOVO DELL’ARCIDIOCESI DI NAPOLI
-DAL 25 AL 26 MAGGIO CASORIA: PARROCCHIA DI “SAN MAURO”.
-DAL 27 AL 28 MAGGIO CASORIA: PARROCCHIA “SAN PAOLO”.
-08 – 09 – 10 GIUGNO – AVERSA: PARROCHIA “S. LORENZO FUORI LE MURA”.
-11-12-13-14 GIUGNO A GRUMO NEVANO, PARROCCHIA “SAN TAMMARO”.
-18 – 19 -20 – 21-GIUGNO AMOROSI (BN), PARROCCHIA “S. MICHELE ARCANGELO”.
-22 – 23 – 24 GIUGNO SANT’ANTIMO , PARROCCHIA SANT’ANTIMO”.
-25 – 26 – 27 – 28 GIUGNO FRATTAMAGGIORE, PARROCCHIA “S. SOSSIO”.
-02 – 03 – 04 – 0502 – 03 – 04 – 05 LUGLIO MUGNANO DI NAPOLI SANTUARIO “SACRO CUORE”.
A SEGUIRE PEREGRINATIO CON LA “RELIQUIA” IN ALTRE LOCALITA’ DA STABILIRE
ALTRI EVENTI
-30 MAGGIO – ORE 17,00- CASORIA- PROFESSIONE DEI VOTI PERPETUI DI 14 SUORE
-1-6 GIUGNO – CASORIA – SETTIMANA EUCARISTICA, IN PREPARAZIONE ALLA SOLENNITA’ DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE.
-7 GIUGNO – SOLENNITA’ DEL CORPO E SANGUE DEL SIGNORE , SOLENNE PROCESIONE INTERPARROCCHIALE A CASORIA

PREGHIERA A SANTA MARIA CRISTINA BRANDO
COMPOSTA DA PADRE ANTONIO RUNGI

Anima, eminentemente eucaristica,
Santa Maria Cristina Brando,
mi rivolgo a te, in questo momento,
per ottenere da Dio la grazia
di cui necessito per la mia ed altrui vita.

Davanti al Santissimo Sacramento dell’Altare
hai trascorso la tua breve vita,
in una preghiera incessante e sentita,
gustando la dolcezza dell’amore eucaristico
che ha riempito il tuo cuore
di anima consacrata alla sua gloria.

Dal cielo, ove ora godi per sempre
della visione beatifica della Santissima Trinità,
insieme a Maria, la tua e nostra madre dolcissima,
proteggi il popolo che ricorre a te fiducioso
per avere il conforto nell’ora della prova.

Insegnaci, o anima santa,
ad amare con tutto il cuore e la mente
il tuo dolce Gesù,
nel sacramento dell’altare,
divenendo adoratore perenne di Lui,
nelle chiese di tutto il mondo
e nel volto sofferente di tanti nostri fratelli e sorelle.

Ti chiediamo di proteggere dal cielo
i bambini, i giovani, gli anziani
e soprattutto gli ammalati,
tu che hai assaporato il patire
in ogni momento della tua vita.

Santa della gioia eucaristica,
rivolgi il tuo sguardo d’amore
verso i religiosi di tutto il mondo
perché, sul tuo esempio,
siano testimoni della gioia perenne.

Dal tuo amato Gesù ottieni al nostro tempo
giorni di pace e di serenità,
perché nessuno sulla terra
possa temere le tenebre
del male morale, personale e sociale,
ma sperimentare solo solidarietà
ed amore in questo mondo . Amen.

COMMENTO ALLA PAROLA DI DIO – DOMENICA 10 MAGGIO 2015

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VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO B) 

DOMENICA 10 MAGGIO 2015 

DIO ACCOGLIE TUTTI NELLE BRACCIA DELLA SUA MISERICORDIA 

COMMENTO DI PADRE ANTONIO RUNGI 

La sesta domenica del tempo di Pasqua, ci proietta quasi istintivamente alla celebrazione del giubileo della Divina Misericordia, indetto da Papa Francesco e che inizierà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 30 novembre 2016, solennità di Cristo Re dell’Universo.

Basta dare una occhiata al testo degli Atti degli Apostoli che oggi costituisce il brano della prima lettura della liturgia della Parola di Dio di questa domenica, per rendersi conto di quanto sia vero il tema dell’accoglienza da parte di Dio di ogni persona, nella sua infinita misericordia, nel considerare la dimensione più autentica di un Dio amore e non di Dio solo giudice che condanna tutti.

Nel brano degli Atti degli apostoli, Pietro dice verità sacrosante circa Dio e le afferma con la consapevolezza di chi ha fatto un cammino di fede vera: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».

La convinzione di tutto questo, scaturisce dal fatto che “Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni”.

Un Dio aperto a tutti, che accoglie tutti, purché tra i tutti della terra ci siano i giusti, che lo amino sinceramente e amino ogni fratello nella verità e nella rettitudine. Un Dio quindi che è misericordia, amore, che ha le braccia spalancate verso ogni uomo e verso il mondo intero. Questo Dio che non incute timore o terrore, ma offre  solo amore, è il Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato, di cui ci ha parlato, in quanto questa parola di Dio si incarna e si realizza in pienezza proprio in Gesù Cristo.

Egli è la parola di Dio per eccellenza ed è la parola definitiva, nella quale ogni persona umana, a qualsiasi nazione appartenga, trova senso, valore e significato vero.

Un Dio amore, quindi, che lascia al suo Figlio di testimoniare questo amore infinito mediante la sua passione e morte in Croce, la più grande e stupenda opera dell’amore di Dio.

Il brano del vangelo di questa domenica dice esattamente tutto questo e lo afferma con le stesse parole che l’evangelista Giovanni mette sulla bocca di Gesù, in quanto diretto testimone di questi discorsi ed ascoltatore privilegiato di quanto Cristo ha detto nel suo ministero pubblico, fino alla sua Ascensione al cielo. “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Nel testo di approfondimento che lo stesso san Giovanni apostolo ci offre nella sua prima lettera viene ribadita la centralità dell’amore Dio e dell’amore vicendevole. L’apostolo, infatti, con parole semplici ed incisive, con un vero appello e monito rivolto a tutti e non solo ai cristiani, dice: “Carissimi amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. Ed indica la sorgente di questo amore che parte da un punto di luce ben preciso, che è la pasqua di Cristo e si diffonde in tutte le realtà del mondo: “In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”.

Il richiamo alla morte in croce di Cristo è un invito dell’apostolo a salire il monte dell’amore, che è lo stesso monte calvario, dove si è consumato il gesto più grande dell’amore di Dio per l’umanità.

Non c’è spazio per cristiani che non si amano sinceramente in Cristo. Solo chi fa dell’amore il centro della sua vita e l’impegno fondamentale in ogni circostanza della sua esistenza può definirsi e soprattutto essere un buon cristiano, uno che è entrato coscientemente nel cammino della santità, che è cammino di amore nel senso verticale ed orizzontale della direzione di marcia. Un insegnamento che diventa preghiera di ringraziamento e di lode, ma anche di presa di coscienza di quanto cammino c’è ancora da fare in noi, tra noi e in tutta l’umanità sul versante dell’amore vero e sincero: “O Dio, che ci hai amati per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché riceviamo la vita per mezzo di lui, fa’ che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli.

In questa seconda domenica del mese di maggio, dedicato alla Madonna, nella quale celebriamo anche la festa della mamma, il nostro pensiero va a tutte le nostre madri, viventi e defunte, che ci hanno educati all’amore. Ma soprattutto il nostro pensiero va alla Madre di tutti, alla Beata Vergine Maria che è stata associata al mistero dell’amore infinito di Dio, perché è stata scelta quale madre purissima e castissima del Figlio di Dio, Gesù Cristo, fatto uomo nel suo grembo verginale per opera dello Spirito Santo.

A Maria, Madre del bell’Amore, chiediamo in questo giorno e sempre di aiutarci ad amare sempre più il Signor e di amore in lui sinceramente ogni fratello e sorella di questa terra. Amen.

 

MESE DI MAGGIO 2015. I SANTI MARIANI.

MESE DI MAGGIO CON I SANTI MARIANI 2015-def-COPERTINA

MESE DI MAGGIO CON I SANTI MARIANI 

A CURA DI PADRE ANTONIO RUNGI 

SACERDOTE PASSIONISTA 

Questo mese di maggio 2015, dedicato alla Madonna, intendiamo viverlo seguendo l’esempio dei santi che hanno amato, venerato ed onorato la Madre di Dio. Ogni giorno vi verrà proposto un santo, non secondo il calendario liturgico e la data della loro festa o memoria, ma a caso.

Dopo un’attenta selezione, ho scelto i santi più venerati, popolari, fondatori di ordini e congregazioni maschili e femminili, di papi, sacerdoti, vescovi, religiosi e laici.

A partire da San Giuseppe, con il quale apriamo il mese di maggio, anche perché è il giorno in cui la liturgia ci fa celebrare la festa di San Giuseppe Lavoratore fino all’ultimo del mese che ho scelto, san Francesco di Sales, il nostro itinerario spirituale mariano in questo mese passa anche attraverso santi come Paolo della Croce, Padre Pio, Santa Gemma, Santa Teresa, Santa Rita, San Francesco e Sant’Antonio, ben conosciuti ed amati e che ci hanno lasciato un grande insegnamento nella devozione mariana

A tutti i 31 santi di questo mese di maggio 2015 ci affidiamo, perché la loro intercessione presso il Signore, possa ottenere a noi pellegrini nel tempo verso l’eternità la gioia di incontrare, al termine dei nostri giorni, il volto di Dio e il volto di Maria, insieme all’immensa schiera dei santi che popolano il Paradiso.

Ecco l’elenco di tutti i santi che ci accompagneranno in questo mese mariano: 

  1. SAN GIUSEPPE
  2. SAN LUCA
  3. SAN PAOLO DELLA CROCE
  4. SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA
  5. SANT’IGNAZIO DI LOYOLA
  6. SANTA MARIA GORETTI
  7. SAN PIO DA PIETRELCINA
  8. SAN GIOVANNI PAOLO II
  9. SANT’ALFONSO MARIA DEI LIGUORI
  10. SAN DOMENICO DI GUZMAN
  11. SANTA CATERINA DA SIENA
  12. SAN BERNARDO
  13. SAN FRANCESCO D’ASSISI
  14. SANT’ANTONIO DI PADOVA
  15. SAN GIOVANNI BOSCO
  16. SANTA GEMMA GALGANI
  17. SANTA TERESA D’AVILA
  18. SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY
  19. SAN MASSIMILIANO KOLBE
  20. SANTA TERESA DI GESU’ BAMBINO
  21. SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT
  22. SANTA BERNARDETTA SOUBIROUS
  23. SAN FILIPPO NERI
  24. SANTA RITA DA CASCIA
  25. SANTA CHIARA
  26. SAN BENEDETTO
  27. SAN TOMMASO D’AQUINO
  28. SANT’AGOSTINO
  29. SAN GIOVANNI XXIII
  30. SANTA MONICA
  31. SAN FRANCESCO DI SALES

Ognuno di voi che intende seguirmi in questo cammino spirituale del mese di maggio 2015, prenda, a conclusione di esso, un santo come modello a cui ispirare l’intera sua esistenza e ne faccia tesoro per gli anni a venire. Vi invito anche ad integrare le notizie dei santi, tratte dalla Biblioteca Sanctorum, con altri testi e libri, per arricchire la nostra conoscenza, ma soprattutto il vostro cuore nell’amore il Signore, seguendo le orme dei santi e della Regina di tutti i Santi.

 

L’Autore

P.Antonio Rungi

Passionista

 PRIMO MAGGIO: SAN GIUSEPPE 

CENNI BIOGRAFICI 

Il nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”. San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia” nella quale nacque, per opera dello Spirito Santo, Gesù Cristo figlio del Dio. Di cui San Giuseppe fu il padre putativo. E orientando la propria vita sulla lieve traccia di alcuni sogni, dominati dagli angeli che recavano i messaggi del Signore, diventò una luce dell’esemplare paternità. Certamente non fu un assente. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figliolo con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla di Betlemme, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario di scappare vie dalle mani assassine di Erode, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”. Morì probabilmente  poco prima che Gesù iniziasse la vita pubblica, spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel padre da secoli viene venerato anche quale patrono della buona morte. Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno. Strumenti di lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega, tutti costruiti dall’abilità di quelle mani ruvide e callose.   Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca.

Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi. Da molte loro leggendarie notizie presero però le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo (347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274). Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria. In quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione.  San Giuseppe non è solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime modello di vigilanza e provvidenza” nonché della Chiesa universale, con festa solenne il 19 marzo. Egli è oggi anche molto festeggiato in campo liturgico e sociale il 1° maggio quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII.   

PREGHIERA

Dio onnipotente,  che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. Te lo chiediamo per l’intercessione di Maria, Madre di Dio e madre nostra. Amen.

 FIORETTO

Dona il corrispettivo di un’ora del tuo lavoro o del tuo tempo libero per scopi di bene.

 2 MAGGIO: SAN LUCA EVANGELISTA

 

CENNI BIOGRAFICI 

Un’antica tradizione afferma che San Luca evangelista sia originario di Antiochia, tanto da essere denominato “il medico antiocheno”. Luca, il cui nome è probabilmente abbreviazione di Lucano, fu inizialmente pagano, poi diventò proselita o quanto meno simpatizzante della religione ebraica; infine cristiano.   Egli non era discepolo di Gesù di Nazaret; si convertì dopo, pur non figurando nemmeno come uno dei primitivi settantadue discepoli. Diventò membro della comunità cristiana antiochena, probabilmente verso l’anno 40. Fu poi compagno di San Paolo (Tarso, inizio I° secolo/ forse 8 d.C.-Roma, 67 ca.) in alcuni suoi viaggi. Lo si trova con l’apostolo delle genti a Filippi, Gerusalemme e Roma. Conobbe anche con San Giacomo il Minore, capo della Chiesa di Gerusalemme, San Pietro, San Barnaba e forse anche San Marco. La qualifica di medico attribuita a Luca viene confermata, secondo gli studiosi, dall’esame interno delle sue opere. La sua cultura e la preparazione specifica erano sicuramente note tra le comunità di cui faceva parte; potrebbe addirittura avere curato la Madre del Signore. Perciò nel suo vangelo registriamo una grande attenzione alla persone di Maria. Certamente la sua cultura generale e la sua esperienza degli uomini erano piuttosto notevoli. Prove ne siano lo stile e l’uso della lingua greca nonché la struttura stessa dei suoi scritti: il terzo Vangelo e gli Atti degli Apostoli. Luca coltivava anche l’arte e la letteratura. Un’antica tradizione lo vuole addirittura autore di alcune “Madonne” che si venerano ancora ai nostri giorni, come in Santa Maria Maggiore a Roma. Egli è il solo evangelista a dilungarsi sull’infanzia di Gesù ed a narrare episodi della vita della Madonna che gli altri tre non hanno riferito. Le fonti della sua narrazione furono i racconti dei discepoli e delle donne che vissero al seguito di Gesù; quasi sicuramente i Vangeli di Matteo e di Marco, che lui conosceva. Con la precisione cronologica e spesso geografica con la quale riferì delle vicende del Vangelo, così egli, insieme a tanta passione, raccontò negli Atti i primi passi della comunità cristiana dopo la Pentecoste.

Per alcuni studiosi Luca avrebbe scritto parecchio nella regione della Beozia, regione dell’antica Grecia confinante a sud con il golfo di Corinto e l’Attica. Tale regione fu sede di regni importanti come quello di Tebe. Per i Greci addirittura l’evangelista sarebbe morto in quei luoghi all’età di ottantaquattro anni, senza essersi mai sposato e senza avere avuto figli. Per altri invece egli sarebbe morto in Bitinia, regione nord-occidentale dell’odierna Turchia.

Per la verità nulla di certo si sa della vita di Luca dopo la morte di San Paolo. Addirittura non si conosce sicuramente se egli abbia terminato la propria esistenza terrena con una morte naturale oppure come martire appeso ad un olivo. Ovviamente ignoto è il luogo della prima sepoltura.

PREGHIERA

Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo con la predicazione e con gli scritti il mistero della tua predilezione per i poveri, fa’ che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza. Te lo chiediamo per intercessione di Maria madre di Dio e madre nostra. Amen. 

FIORETTO

Leggerai oggi almeno un capitolo del Vangelo di San Luca, dove si parla della  Madonna 

 3 MAGGIO: SAN PAOLO DELLA CROCE

CENNI BIOGRAFICI

Paolo Danei nasce ad Ovada (Alessandria), secondo di sedici figli, all’alba del 3 gennaio 1694 da Luca e Annamaria Massari. Ancora bambino apprende dalla mamma l’amore verso il Crocifisso che caratterizzerà tutta la sua vita. Nel 1720 una visione lo orienta più chiaramente. Rapito in spirito si vede “vestito di nero sino a terra”. La Madonna più volte gli indica la strada e gli mostra anche l’abito della nuova congregazione che avrà nella passione di Gesù la ragione del suo esistere. Il 22 novembre dello stesso anno monsignor Francesco Arborio Gattinara vescovo di Alessandria lo riveste di una tunica nera da eremita. Paolo si ritira in una stanzetta attigua alla chiesa di San Carlo a Castellazzo Bormida (Alessandria). Vi resta chiuso dal 23 novembre 1720 al primo gennaio 1721.  Dal 2 al 7 dicembre scrive la regola dei Passionisti. L’agosto successivo parte per Roma con la speranza di essere ricevuto dal papa cui intende chiedere l’approvazione del nuovo istituto. Da una guardia viene respinto come uno dei tanti avventurieri. Paolo, amareggiato, si reca a pregare nella chiesa di Santa Maria Maggiore dove rinnova l’impegno di fondare la congregazione ed emette il voto di dedicarsi a risvegliare nel cuore dei fedeli la “memoria della passione di Gesù”. Tornando a casa si ferma brevemente sul Monte Argentario (Grosseto): vi tornerà presto con il fratello Giovanni Battista vestito da eremita anche lui e fin dall’infanzia suo inseparabile compagno di penitenza, di contemplazione e di ideali. Il 21 maggio 1725 il papa Benedetto XIII gli concede a voce il permesso di radunare compagni consacrati alla stessa missione. Per oltre un anno si ferma a Roma presso l’ospedale di San Gallicano; insieme al fratello si dedica all’assistenza degli ammalati anche se l’istituto coltivato nel cuore ha ben altre finalità. Con Giovanni Battista viene ordinato sacerdote in San Pietro dal papa Benedetto XIII. Nel 1728 i due fratelli tornano all’Argentario. Il 14 settembre 1737 sul monte Argentario inaugura la prima casa religiosa dedicata alla Presentazione di Maria al tempio. L’ha disegnata lui con il suo bastoncello. Quando era ancora a Castellazzo la Madonna gli aveva detto: “Paolo, vieni all’Argentario dove sono sola”. Nel 1741, il 15 maggio, arriva l’approvazione delle Regole da parte del papa Benedetto XIV. L’11 giugno 1741 insieme a cinque compagni emette la professione religiosa: sulla tonaca nera indossata dai religiosi compare per la prima volta il tipico stemma passionista. In questa circostanza Paolo aggiunge al suo nome l’appellativo “della Croce”. Nel 1773 apre a Roma quella casa religiosa che sarà la sede centrale della Congregazione: la basilica e il convento dei Santi Giovanni e Paolo, a Celio. trascorre il resto della sua vita. Vi muore  il pomeriggio del 18 ottobre 1775. Amare la chiesa, vivere nella preghiera, nella solitudine e nella povertà; contemplare il Crocifisso; predicare a tutti la passione di Gesù. Queste le sue ultime volontà. Pio IX lo proclamerà santo nel 1857.

PREGHIERA

O Padre, che hai ispirato a san Paolo, della Croce un grande amore per la passione del tuo Figlio, fa’ che scorretti dal suo esempio e dalla sua intercessione non esitiamo ad abbracciare la nostra croce. Te lo chiediamo nel nome di Maria, Madre Addolorata. Amen.

FIORETTO

Oggi farai una mezzora di meditazione sulla passione di Cristo e sui dolori di Maria.