Un banchetto succulente per chi vuole salvarsi

1396602524.JPGCelebriamo oggi la XXVIII Domenica del T.O. e la parola di Dio ci invita ad accogliere il regno di Dio nella nostra vita nel modo migliore possibile, con semplicità, purezza di sentimenti, autenticità, purificati nel corpo e nella mente in un atteggiamento di conversione permanente. E’ soprattutto il testo del Vangelo di Matteo a proporsi un cammino di adesione progressiva e responsabile del regno di Dio, dal qual nessuno è escluso, in quanto la salvezza e per tutti. C’è il rischio di autoescludersi da questo regno, ma da parte di Chi questo regno è venuto ad istituirlo in questo mondo non c’è nessuna preclusione per alcuno; anzi tutti sono inviati al banchetto e tutti possono parteciparvi nella misura in cui si parte dall’accettazione del regno stesso, di quella fede in Gesù Cristo che è il fondamento stesso della religione cristiana nella quale crediamo. Non possiamo aderire a questo regno solo per formalità o tradizione familiare, solo perché si è fatto sempre così nelle nostre famiglie e nei nostri ambienti, ma perché questo regno lo sento che mi appartiene e al quale liberamente aderisco. Vi entro con quella veste della purificazione, del battesimo di penitenza o del battesimo sacramento che mi introduce in modo degno e responsabile all’interno della famiglia di Dio, invitata a partecipare al banchetto dell’amore e della misericordia in questo tempo e soprattutto in vista dell’eternità. In questo regno ognuno ha un ruolo ed una missione, tutti dobbiamo lavorare per l’unico scopo che ci unisce che è quello di far conoscere,amare e servire Dio e gli uomini quali figli del Figlio suo che ha redento il mondo con la croce e la risurrezione.  In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Il monito finale del testo del Vangelo dei tanti chiamati e dei pochi eletti dovrebbe far scattare l’attenzione di ognuno di noi sull’operato in vista della nostra salvezza eterna. Il rischio di aver accolto il regno e non di non aver vissuto in esso e con esso esiste di fatto soprattutto ai nostri giorni. Tanti i cristiani battezzati, pochissimi i praticanti e i convinti che la via maestra per la felicità in questo mondo è solo Cristo e la sua Parola. Molti pensano che la felicità sia altrove e disertato il banchetto della vera felicità, in cerca di illusorie felicità del mondo, che piena e duratura felicità non può dare adesso e neppure per sempre. I fatti di questi giorni con la recessione mondiale in atto con la crisi delle banche, del denaro ci fa ripetere con il Papa, Benedetto XVI e con i santi di sempre, che il soldi ed il denaro sono un nulla, mentre Dio è tutto. Chi si mette nella prospettiva di Dio e segue la via di Cristo non può che essere che una persona felice. E’ necessario accogliere l’invito, non dilazionare il tempo di partecipazione al banchetto della parola e dell’eucaristia al quale il Signore ci invita e rispondere subito e generosamente, lasciando da parte anche altri impegni e convinzioni. Ci rammenta tutto questo anche il brano della prima lettura di oggi, tratto dal libro del profeta Isaìa: “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte». Gustare il sapore di questo regno, sperimentare la dolcezza dei cibi succulenti e di bevande speciali che questo regno particolare ci offre non è andare ad un ristorante qualsiasi dei nostri giorni, ma ad un albergo a cinque stelle, il massimo possibile e proponibile, dove non conta il lusso esterno, ma la nobiltà dell’anima, la signorilità del cuore e della mente e soprattutto la bontà d’animo. Come non rispondere a questo invito pressante che il Signore ci rivolge indirizzando i nostri pensieri ai luoghi di preghiera, di raccoglimento, di ascolto della sua parola, alla mensa eucaristica che si celebra ogni giorno nelle nostre comunità parrocchiali. Quanti assenti ingiustificati, quanti che trovano scusa per non partecipare, quanti che preferiscono altri banchetti meno impegnativi e apparentemente più sazianti e gratificanti, lasciando davvero a pochi eletti quotidianamente il potersi gustare la parola di Dio e partecipare al banchetto eucaristico. La crisi di fede e di religiosità praticata oggi soprattutto in alcune realtà del mondo ci dà la chiave di lettura di questa parabola e ce ne fa capire i risvolti pratici. La conclusione di questa nostra riflessione sulla parola di Dio ed in particolare su testo del Vangelo non può che essere il sintetico ma ricco testo della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési: Tutto posso in Colui che mi da forza. “Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen”. Davvero Cristo è la nostra forza e la nostra gioia, la nostra speranza, la nostra certezza, la nostra pasqua nel tempo e la nostra pasqua eterna. Su questa forza che viene dal cielo fondiamo la nostra vita e la nostra felicità. Egli non ci deluderà, perché saprà ricompensarci nel tempo e nell’eternità facendoci assaporare le dolcezze che solo Dio può dare ad un cuore che ama. 

Un banchetto succulente per chi vuole salvarsiultima modifica: 2008-10-10T15:15:00+02:00da pace2005
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