ANNO SANTO. DONNE MISERICORDIOSE – RIFLESSIONE DI PADRE RUNGI

rungi-informazioni

Donne misericordiose a immagine di Maria, Madre di misericordia

 Riflessione di padre Antonio Rungi

Introduzione 

Nell’anno giubilare che stiamo celebrando, un’importanza enorme assume il ruolo della donna. Forse, più degli stessi uomini, le donne quasi costituzionalmente sono persone di misericordia o misericordiose.

E questo per due motivi essenziali:

-primo, perché sono aperte alla vita ed hanno il senso della maternità;

-secondo perché hanno, in genere, un cuore più buono, più sensibile, più disponibile al perdono, soprattutto nei confronti dei figli o comunque nei confronti dei familiari, degli amici o delle persone care.

 

1.Che cosa significa per noi cristiani misericordia?

 

Papa Francesco, nella Bolla di indizione dell’Anno Giubilare, dal titolo Misericordiae vultus, scrive: “L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa «vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia». Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa. Dall’altra parte, è triste dover vedere come l’esperienza del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza” (MV, 10).

 

Ed aggiunge:  “Non possiamo dimenticare il grande insegnamento che san Giovanni Paolo II ha offerto con la sua seconda Enciclica Dives in misericordia, che all’epoca giunse inaspettata e colse molti di sorpresa per il tema che veniva affrontato. Due espressioni in particolare desidero ricordare. Anzitutto, il santo Papa rilevava la dimenticanza del tema della misericordia nella cultura dei nostri giorni: « La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra (cfr Gen 1,28). Tale dominio sulla terra, inteso talvolta unilateralmente e superficialmente, sembra che non lasci spazio alla misericordia … Ed è per questo che, nell’odierna situazione della Chiesa e del mondo, molti uomini e molti ambienti guidati da un vivo senso di fede si rivolgono, direi, quasi spontaneamente alla misericordia di Dio». (MV, 11).

 

2.Donne misericordiose cominciando dalla preghiera

 

San Giovanni Paolo II, Papa nell’enciclica «Dominum et Vivificantem» scrive: «In molti individui e in molte comunità matura la consapevolezza che, pure con tutto il vertiginoso progresso della civiltà tecnologico-scientifica, nonostante le reali conquiste e le mete raggiunte, l’uomo è minacciato, l’umanità è minacciata. Dinanzi a questo pericolo (…) molti cercano la forza di risollevare l’uomo, di salvarlo da se stesso, dai propri sbagli e abbagli che spesso rendono nocive le sue stesse conquiste. E così scoprono la preghiera».

 

Il Papa poi aggiunge che «La Chiesa persevera nella preghiera con Maria». E precisa: «Questa unione della Chiesa orante con la Madre di Cristo fa parte del mistero della Chiesa fin dall’inizio».

 

Come Maria è Madre della Misericordia perché da colui che è il «Dives in Misericordia» per eccellenza si è lasciata interamente plasmare, così la donna misericordiosa deve e può essere a immagine sua solo se, come lei, si lascia «plasmare» dalla misericordia divina.

 

In altri termini, la misericordia è preghiera, ma non solo preghiera, è anche azione e corrispondere alla grazia di Dio. Ciò vale per ogni cristiano, vale doppiamente per una qualsiasi donna, nubile, sposata, consacrata, in quanto la misericordia entra nella struttura genetica della donna, in quanto ella tende istintivamente ad elevarsi in alto con la preghiera e con la bontà del cuore.

 

Non sarà, tuttavia solo la preghiera a renderla tale, cioè a renderla misericordiosa, ma tutto comincia dalla preghiera e che, senza un rinnovamento a partire da essa, invano si può sperare che s’imponga un nuovo modello di donna capace, a sua volta, di rinnovare il mondo. Purtroppo, oggi ci troviamo di fronte alla donna kamikaze, alla donna violenta, alla donna in carriera che si fa spazio a gomitate per affermarsi, in tutti i campi, troviamo la donna a capo di organizzazioni criminali e non più la donna angelicata e perfetta, con quale si sono cimentate intere generazioni di cultori, pensatori, studiosi e teologi.

 

Che la società e la Chiesa stessa debbono impegnarsi a maggior giustizia nei confronti della donna, eliminando tante discriminazioni, che debbono prendere atto delle sue capacità specifiche e di tutte le sue reali possibilità su diversi fronti, è verissimo. Ma alla fine non tornerebbero i conti se si battesse solo questa strada.

 

Importa invece che la donna, lei in prima persona, prenda consapevolezza del suo Mistero per poter poi abbracciare, con gioia, sempre più ampi specifici ministeri.

 

E il suo mistero è quello di essere «a immagine e somiglianza di Dio», ma alla maniera di Maria, la creatura-vertice della creazione: quella che, esente dal peccato, è piena di grazia perché abitata e fecondata dallo Spirito Santo. Il suo mistero è quello di essere Madre.

 

3.Come Maria, ogni donna misericordiosa è plasmata dallo Spirito del Signore

 

Maria è Madre della Misericordia lo è perché lo Spirito Santo «la Persona-Amore» «la Persona – Dono» per esprimerci come Giovanni Paolo II, ha plasmato in lei le «viscere di misericordia» che la rendono tanto sollecita verso le necessità degli altri.

 

Come si comporta Maria, quale madre di misericordia. La osserviamo che accorre per un soggiorno di misericordioso servizio presso Elisabetta, la sua cugina anziana in attesa di Giovanni Battista. Ma non basta. Eccola attenta ai guai degli sposi a Cana in un momento in cui difficilmente altri si sarebbero accorti del loro disagio. Soprattutto qui Maria esprime la misericordia come un fatto di quotidianità e la esprime come un possibile tipico atteggiamento della donna continuamente rinnovata in Cristo. Lo Spirito Santo aveva formato in lei la natura umana del Cristo, legandola al Figlio con i più intimi legami del sangue, dell’anima e, appunto di Se stesso: Spirito Vivificante.

 

Dallo Spirito Santo, Maria ricevette la forza di «conservare tutto nel suo cuore», come donna eminentemente orante; da Lui, a Cana, fu ispirata a dire ai servi quelle parole programmatiche per un’intera esistenza: «Fate tutto quello che Egli (Gesù) vi dirà».

 

Così la donna potrà essere davvero esempio di misericordia nella famiglia, nel mondo del lavoro, nelle relazioni umane e sociali e, soprattutto, nella comunità cristiana se assumerà con piena consapevolezza questo suo essere unita in modo singolare allo Spirito Santo.

 

E sarà donna «misericordiosa» nella misura in cui, si lascerà plasmare e guidare da Lui, indicando all’uomo che la via della pace e della salvezza passa attraverso le direttive date da Gesù Cristo nel suo Vangelo: fare, cioè, tutto quello che è scritto in esso, tutto quello che ci dice il Signore meditante le molteplici forme di comunicazione con noi, che sono la parola di Dio, la Chiesa, le sofferenze del mondo e il creato entro il quale siamo, viviamo ed operiamo.

 

Come Maria, alle nozze di Cana, pronunciò quelle parole dopo essersi messa dalla parte degli sposi e averne sposato in certo senso il disagio, così la donna potrà esortare l’uomo a fare quel che dice Gesù, ad accogliere in pieno il Vangelo, se prima esplicherà il suo carisma essenzialmente materno.

La donna ha una precisa missione di essere madre sia da un punto di vista biologico che spirituale. La maternità della donna, trova oggettivo e pieno riscontro nella maternità di Maria, Madre di Dio.

 

Per poco che si rifletta, appare evidente come sia tipico di questo carisma materno avere «antenne» per tutto quello che è richiamo d’un dolore, d’una fame e sete, d’una incompiutezza, d’un anelito spesso anche soffocato; di avere antenne per ogni grido anche represso di paura, di angoscia, di frustrazione, di profondo disagio esistenziale. E questo avere «antenne» comporterà sempre una capacità di «simpatia» profonda nel senso etimologico del termine (patire con).

E anche qui la Vergine di Cana rimanda a quella del Calvario ed è un’unica entità di Mistero Materno, di Mistero di Misericordia.

 

4.Donna di misericordia nell’oggi della Chiesa e del mondo

 

Nella sua prima lettera Pietro (3,1-17) ha un’esortazione alle donne che mi pare molto importante nel contesto dell’anno giubilare della misericordia. La ritengono come una regola di vita, in questo tempo di grazia, che soprattutto le donne devono avere presente nella quotidianità, soprattutto nell’ambito della vita coniugale: 1Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di credere alla parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati 2considerando la vostra condotta casta e rispettosa. 3Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti -; 4cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio. 5Così una volta si ornavano le sante donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, 6come Sara che obbediva ad Abramo, chiamandolo signore. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da alcuna minaccia. 7E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: così non saranno impedite le vostre preghiere. 8E finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili; 9non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per avere in eredità la benedizione. 10Infatti: Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra da parole d’inganno; 11eviti il male e faccia il bene, cerchi la pace e la segua, 12perché gli occhi del Signore sono sopra i giusti e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere; ma il volto del Signore è contro coloro che fanno il male.  13E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? 14E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, 15ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, 16con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. 17E’ meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male”.

Teniamo presente che sulla scorta di S. Agostino, dei padri della Chiesa (soprattutto orientali) e dei mistici, oggi si tende a riscoprire il cuore in senso biblico come fondamento della persona umana non solo nella sua capacità affettiva, ma decisionale, nel suo immediato contatto con il Dio della vita.

 

Non a caso proprio alla donna è rivolta la parola di Pietro circa il ritorno a cuore.

 

Fa eco alla sapienza scritturistica quella di un autore moderno: Saint Exupéry che afferma: «Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».

 

Sulla linea dunque del ritorno al cuore che è quella dell’interiorità e della misericordia deve muoversi un autentico rinnovamento della donna. E, si badi, non l’intimismo ma la profondità aiuterà la donna a realizzare, in modo creativo, una nuova e vigile e misericordiosa attenzione ai fratelli.

 

Dal cuore, da un’approfondita vita spirituale e materna, la donna potrà, anche all’interno della Chiesa, riqualificare il discorso sull’amore come dimensione della relazionalità, dall’abbandonare ogni forma di egoismo e imboccare la strada vera ed autentica  della gratuità per l’intera esistenza

 

Conclusione

 

Chiaramente, tutto questo sarà possibile, nella misura in cui il cuore della donna tende a diventare l’eco del cuore di Maria, Madre della misericordia.

Papa Francesco scrive a tale proposito:  ”Il pensiero ora si volge alla Madre della Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore. Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende « di generazione in generazione» (Lc 1,50). Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di sostegno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimentare i frutti della misericordia divina. Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù”(MV, 24).

ANNO SANTO. DONNE MISERICORDIOSE – RIFLESSIONE DI PADRE RUNGIultima modifica: 2016-01-29T08:48:31+01:00da pace2005
Reposta per primo quest’articolo