La riflessione di padre Antonio Rungi per la seconda domenica di Natale – 5 gennaio 2014

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Seconda Domenica di Natale

5 gennaio 2014

In principio era il Verbo 

Commento alla Parola di Dio a cura di padre Antonio Rungi 

La filosofia, la scienza e la religione si sono da sempre posto il problema dell’origine di ogni cosa, del mondo, dell’uomo e di Dio stesso. La risposta l’hanno trovata in vari ragionamenti, in vari supposizioni, in varie congetture. La religione cristiana non fa congetture ci parla del Verbo di Dio fatto carne, in Gesù Cristo. La risposta non sta quindi in un concetto astratto, ma in una persona precisa, che è Gesù. Egli era ed è il Verbo, la parola di Dio. Era prima di tutto e di tutti, cioè è sempre esistito e sempre esisterà. Dio eterno che si rivela nel suo Figlio, fatto carne e comunica tutta la sua natura e la sua identità, attraverso Gesù Cristo, Colui che è nel seno del Padre e che rivela il vero volto di Dio, che nessuno aveva visto fino. Nel prologo del vangelo di Giovanni, di chiara impostazione filosofica e teologia possiamo trovare le risposte ai vari interrogativi e dubbi circa l’origine e la fine di ogni cosa. In Gesù Cristo tutto è stato fatto per mezzo di Lui ed in vista di Lui. Il centro, l’inizio e la fine di ogni cosa è Cristo. Da Cristo bisogna partire e ripartire per capire il senso della nostra vita ed il senso della storia dell’uomo. Ce lo ricorda con parole altamente incoraggianti e di ampio spesso spirituale e teologico l’Apostolo Paolo nella seconda lettura di oggi, seconda domenica di Natale, a pochi giorni dell’inizio del nuovo anno del Signore, il 2014, con queste splendide parole fissate nella sua lettera agli Efesini: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato”. In Gesù Cristo siamo stati scelti dall’eternità ad essere figli adottivi di Dio. Questo non essere figli ci pone nella condizione di ripresentare il volto stesso del nostro Genitore che è Dio, cioè il volto dell’amore, perché Dio nella sua stessa natura ed essenza è amore, amore trinitario, amore di profonda relazione interpersonale. Padre, Figlio e Spirito Santo è l’Amore dell’unico Dio, in tre persone, con una missione precisa per ognuna delle persone. Gesù viene a portare la luce su questo grande mistero di Dio. Egli ci rivela tutto della Trinità. Ecco perché nella preghiera inziale della Messa di oggi ci rivolgiamo a Dio con queste espressioni: “Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno”. Gesù è quindi la Sapienza incarnata come viene opportunamente evidenziato nella prima lettura di oggi, tratta appunto dal libro veterotestamentario del Siracide:  “La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata, nella santa assemblea viene ammirata, nella moltitudine degli eletti trova la sua lode e tra i benedetti è benedetta, mentre dice: «Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti” . Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora».In questi testi sacri chi è mosso dal dubbio della fede, chi è ancora in ricerca della fede e delle risposte fondamentali di ogni persona che vuole legittimamente aspirare alla conoscenza, trova le risposte teologiche e filosofiche. Qui è messo in risalto l’esistenza di un Dio da sempre, di un Dio creatore, ordinatore, ma anche di un Dio che scende alla condizione umana, per salvare l’uomo dal suo peccato, che nei testi sacri è espresso con il concetto delle tenebre, mentre Dio è luce.Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. ..Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. E’ quella espressione di ateismo velato o dichiarato di chi non accetta Cristo come Figlio di Dio, come Verbo incarnato che ci rivela la natura stessa di Dio, che è bontà, misericordia, tenerezza e amore. Infatti a quanti hanno avuto la possibilità di fare esperienza di vera fede in Cristo salvatore, la loro vita è cambiata radicalmente dalle tenebre alla luce, perché “ a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” A conclusione delle feste natalizie, questo richiamo alla centralità di Cristo nella nostra vita, al valore insostituibile della fede fa bene anche come verifica personale della nostra risposta a Gesù Cristo in questi giorni di festa. Sapersi chiedere e domandare nella sincerità del proprio cuore: la luce del Natale, del Verbo fatto carne, di Gesù Cristo ha diradato le tenebre del peccato, del dubbio, della mancanza di speranza, dell’amore verso Dio o verso gli uomini? O persistono ancora incertezze e la fede invece di accrescersi, diminuisce, fino a scomparire del tutto?Gesù Bambino, il Verbo Incarnato che ancora oggi contempliamo nella grotta di Betlemme in attesa dell’arrivo dei Magi e dei sapienti del tempo di Cristo, possa togliere dalla nostra mente le tenebre dell’errore e dal nostro cuore le tenebre della mancanza di amore, Lui che per amore è disceso dal cielo e si è incarnato nel seno della Beata Vergine Maria e si è fatto uomo, perché noi fossimo davvero uomini capaci di amare e donarsi come Lui ha amato e si è donato all’umanità, rivelando il volto bello e tenero di un Dio carità. 

La riflessione di padre Antonio Rungi per la seconda domenica di Natale – 5 gennaio 2014ultima modifica: 2014-01-02T11:31:44+01:00da pace2005
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