P.Rungi. Il commento domenicale della Parola di Dio

Seconda Domenica di Avvento

7 Dicembre 2008

Noi operai nel costruire il vero domani

di padre Antonio Rungi

Celebriamo oggi la seconda domenica di Avvento, tempo propizio per prepararci all’annuale ricorrenza del Santo Natale e come strumento di accompagnamento spirituale è sicuramente la parola di Dio che in questo tempo forte dell’anno liturgico assume un ruolo ed una funzione molto importante per la nostra vita cristiana. Da essa partiamo per capire il senso più vero della venuta di Dio tra e la stessa festa del Natale del Signore in questo nostro tempo, segnato da tanta sofferenza, ma anche da tanta speranza nel cuore.  Nella preghiera iniziale della celebrazione eucaristica riponiamo, infatti, oggi tutto il senso della nostra preghiera e della nostra personale e comunitaria attesa del Redentore: O Dio, Padre di ogni consolazione, che agli uomini pellegrini nel tempo hai promesso terra e cieli nuovi, parla oggi al cuore del tuo popolo, perché in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome”. La nostra condizione di viandanti e pellegrini ci immette in quel clima di cammino verso l’infinto e l’eterno, verso quel secondo e definitivo avvento del Signore, perché questo nostra camminare sia nel segno del Redentore dell’umanità. Già nella prima lettura di oggi, tratta dal profeta Isaia ci ritroviamo quasi immersi in quella speranza umana e cristiana che ci viene proprio dall’atteso Salvatore dell’umanità. Il grande profeta dell’Antico Testamento, Isaia, punta direttamente al cuore del grande evento che Israele attendeva da sempre. E lo fa con il richiamare l’impegno personale comunitario, affinché l’attesa non si trasformi in ozio e passività, anzi diventi stimolo per rinnovarsi e rinnovare. Quel invito a preparare la strada del Signore, ad abbassare l’orgoglio e la presunzione, l’arroganza e l’autosufficienza di chi pensa di poter fare a meno di Dio, ci dice esattamente di che cosa ha avuto bisogno il popolo di Israele di che cosa abbia oggi bisogno il nuovo popolo di Dio, ma anche l’intera umanità. La nascita di Cristo e sua morte e risurrezione e per tutti gli uomini e per ogni uomo.«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –.Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». In questo tempo di attesa e conversione abbiamo bisogno di voci profetiche anche ai nostri giorni, non diversamente dai tempi del profeta Isaia. Voci forti e coraggiose, che sappiano dire la verità fino in fondo e non abbiano paura di nulla e di nessuno pur di far emergere tutto ciò che è vero e giusto, retto e che necessita di essere perseguito comunque e sempre. Questa voce profetica al tempo di Cristo fu Giovanni Battista. Il breve brano del Vangelo di Marco ci fa capire la sua missione e la sua funzione in vista del salvatore. Il precursore ha un suo preciso posto nel piano della salvezza e Gesù stesso ne valorizza appieno la sua funzione. “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Conosciamo cosa ha fatto Giovanni e quale sia stato il suo atteggiamento di fronte al male, al peccato, alle deviazioni, all’immoralità. Egli ha gridato forte ed ha denunciato senza mezzi termini il male esistente nel suo tempo. Non ha gridato solo, ma ha operato e vissuto sulla sua pelle l’esperienza di un impegno e di una fedeltà alla verità e alla moralità. La fine per lui fu la decapitazione, ma non indietreggiò davanti ai potenti ed ha corrotti. La sua vita retta, limpida, penitente, pura e senza macchia già di per sé era una testimonianza ed una denuncia di ciò che non andava e di ciò che era utile fare per preparare la strada al Redentore ed al Messia. La stessa sua denuncia rimane attuale e valida anche ai nostri giorni. Noi tutti abbiamo bisogno di ascoltare questa voce propedeutica all’incontro del Messia, che ci invita a convertirci, a cambiare vita, a rinnovarci, a fare penitenza, ad incentrare su Cristo la nostra esistenza. Giustamente l’Apostolo Pietro, nel brano della seconda lettura, nel breve testo della su seconda lettera ci richiama al senso della vita, del tempo, della storia, degli avvenimenti e ci indirizza verso un orizzonte di eternità, dal qual non possiamo assolutamente prescindere se vogliamo capire il significato più vero della Nascita di Cristo e il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. “Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta. Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia”.  La chiara coscienza e consapevolezza dell’eternità ci spinge spontaneamente ad agire in vista di questo traguardo ultimo di tutta la nostra vita. I cieli nuovi e la terra nuova non sono solo attese della parusia, ma impegno nel costruire ogni giorno quell’umanità nuova basata sull’amore, sulla verità, sulla tolleranza, sulla fraternità. In attesa di quello che sarà alla fine dei giorni del mondo, abbiamo il sacrosanto dovere di impegnarci a realizzare quello che Gesù vuole da noi, mediante scelte di vita evangelica nel segno del rinnovamento e della gioia perenne. Noi siamo i veri operai che lavoriamo in ogni situazione per costruire il nostro domani nel Signore, con il Signore e per il Signore che viene per noi a salvarci e a redimerci dalla nostra condizione di miseria e peccato. Egli “verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”. 

P.Rungi. Il commento domenicale della Parola di Dioultima modifica: 2008-12-06T15:15:00+01:00da pace2005
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